Pensieri che permettono di staccarsi per un momento dalla realtà quotidiana, e meditare su qualcosa di più grande, a cui ciascuno di noi può dare un interpretazione personale.
2. Sarà capitato a chiunque di noi di ritagliarsi del
tempo per leggere qualcosa, qualsiasi cosa sia, un
articolo di giornale, un capitolo di un libro, una ri-
vista, una lettera… Da alcuni anni ricevo quotidia-
namente delle mail dall’amico Paolo. Ma la mail,
travolti come siamo oggi da tutte quelle forme di
comunicazione web 2.0, permette di essere ac-
cantonata per un momento, ci consente di essere
“parcheggiata” lì sul nostro computer per essere
letta in un secondo momento. E non si offende, al
massimo siamo noi che non leggendola perdiamo
un informazione che qualcuno ha voluto trasmet-
terci. E così è stato per me all’inizio, quando anco-
ra non mi concedevo un momento durante la gior-
nata per leggere qualcosa che non fosse legato al
“mondo del lavoro” o alla mia sfera personale. Poi
mi sono accorto che ogni giorno le mail di Paolo
non erano mail scritte a caso, mail per un saluto
o per comunicarci qualcosa. Le mail di Paolo sono
invece dei pensieri che permettono di staccarsi per
un momento dalla realtà quotidiana, e meditare su
qualcosa di più grande, a cui ciascuno di noi può
dare un interpretazione personale. E da lì aprire
orizzonti nuovi, magari anche su argomenti scono-
sciuti…aprire argomenti di confronto e di scambio
con le persone vicine, con le persone che si in-
-
mento quotidiano con le mail di Paolo. In questa
raccolta abbiamo voluto condividere con chiunque
abbia voglia di dedicarsi del tempo, o semplice-
mente incuriosito da pagine che non hanno nes-
su argomenti anche trasversali, alcune di queste
devolvere il ricavato di questo impegno verso le
attività di una preziosa realtà sociale come la Ca-
ritas di Novellara.
Paolo Bigi
3. L’intero ricavato di questa iniziativa
verrà devoluto presso il centro
CARITAS di Novellara
Questa edizione è stata possibile anche grazie al pre-
zioso contributo e supporto delle seguenti persone ed
attività, a cui gli autori porgono un sentito ringraziamen-
to.
- Azienda agricola Zarantonello Paolo e Pierluigi
- Ortofrutticola di Genovesi e Anversa, Sabbioneta (MN)
- Conad Novellara
- Bertozzi geom. Franco e geom. Gabriele
- Puglisi Ferruccio
- Giorgio Pagliani
- Un caro amico che ci tiene a mantenere l’anonimato
Un ringraziamento speciale al PORTICO di Novellara,
vera anima dell’informazione locale, supporter speciale
di progetti legati al mondo della solidarietà.
4. Prefazione
Nell’era tecnologica, ove impera il fare e
il dire, sembra quasi provocatorio proporre
una dieta del parlare. Ho inviato quasi quo-
tidianamente a familiari ed amici, attraverso
frasi, aforismi, commenti ed articoli spediti
a quotidiani specialmente reggiani, un peri-
metro mattiniero di meditazione, libero dalle
-
ture differenti, a epoche storiche distanti, a
religioni diverse o anche a nessuna religione.
che ho tratto specialmente da libri, che inten-
dono essere come una specie di guida dove
un pensiero da comunicare, un’intuizione, un
messaggio, un fremito della coscienza.
Le citazioni e le lettere ai giornali è calei-
“è quello dell’uomo che pensa e che ama e
che quindi vive in modo autentico”, un po’
come suggerisce la tradizione indù: “Se hai
due pezzi di pane, danne uno ai poveri: vendi
l’altro e compera dei giacinti per nutrire con
la loro bellezza la tua anima”.
Paolo Pagliani
5.
6. Paolo Pagliani 11 Novembre 2010
Teniamo la mente aperta
E’ da anni che conservo e rileggo volentie-
ri un pensiero di Herbert Spencer, che tro-
vo sempre più attuale nelle vicende di tutti
i giorni che recita: ”C’è una norma che è di
ostacolo a qualsiasi conoscenza, che è imper-
meabile a qualunque argomentazione e che
inevitabilmente mantiene l’uomo in uno stato
di eterna ignoranza, tale norma consiste nel
disprezzare ancor prima di tentare di com-
prendere”.
In molti casi oggi si ha una mente chiu-
sa, specialmente in campo politico ed etnico,
piena di pregiudizi, senza ascoltare chi ti par-
la, che ti potrebbe capire, sembra una socie-
tà fatta di barriere, i silenzi, di indifferenza.
Le menti chiuse provocano danni, come ad
esempio da un giudice che ti condanna pri-
ma di vederti, da un insegnante che approva
solo ciò che corrisponde a quanto pensa lui
premiando i conformisti e condannando gli
innovatori, agli effetti delle ideologie fanati-
che, attentati di kamikaze tra la folla, gulag,
lager;; è gente ottusa anche cattiva.
Quando riusciamo a liberarci da questa
6
7. Paolo Pagliani
schiavitù del pregiudizio, per un istante la
nostra mente si apre parlando con l’altra per-
sona, scopriamo stupiti che è invece bello,
divertente, ci si apre davanti una prospettiva
a cui non avremmo mai pensato.
In ogni essere umano c’è sempre qualcosa
che possiamo scoprire e valorizzare, andan-
dogli incontro, guardandolo negli occhi sorri-
dente, interessato al suo modo di pensare, ai
suoi problemi;; in pratica è un arricchimento
personale sentendo le sue esperienze. Solo
chi ha una mente aperta sa giudicare obiet-
tivamente, perchè oltre all’intelligenza, pos-
siede nella sua essenza, amicizia e slancio
morale.
7
8. Paolo Pagliani 18 Ottobre 2010
Liberi o servi
Uno domanda: ”e poi, che cosa accade ?”
L’altro, invece, domanda soltato: ”Quello che
faccio, è giusto ?” Ecco, si distin gue così il
libero da un servo.
Hans Theodor Storm
Egli traccia la linea di demarcazione tra
l’uomo autenticamente libero e morale e co-
lui che è servo, pur illudendosi di essere fur-
bo e previdente. Quest’ultimo infatti, si pre-
occupa solo del risultato vantaggioso o meno
delle sue azioni. Tutto è computato secondo
un criterio egoistico ed esteriore.
La persona veramente responsabile e co-
sciente si interroga, invece, sulla morali-
tà della sua azione, sulla correttezza etica
dell’opera che sta per intraprendere, pronto
a riunziare anche a un vantaggio derivante,
qualora l’atto in sè sia perverso.
La vera ricompensa egli la cerca nella pace
della sua coscienza, nella dignità della retti-
tudine, nella coerenza della sua vita. Que-
sto gusto interiore si fa sempre più raro, non
8
9. Paolo Pagliani
perchè si vogliano a tutti costi violare l’enor-
me ma perchè l’attitudine generale è quel-
la dell’amoralità, dell’evitare ogni domanda
scomoda, ogni autocritica, ogni capacità di
rinuncia.
Ci si crea, così, una coscienza essiccata e
sterile oppure la si rende talmente elasti-
ca da saper coprire tutto, rendendola in tal
modo disabilitata a distinguere il bene dal
male e ad aver quel rigurgido di vita morale
che è il rimorso.
9
10. Paolo Pagliani 14 Ottobre 2010
Soli o isolati
Vivo in quella solitudine che è penosa in
gioventù, ma è deliziosa negli anni della ma-
turità.
Albert Einstein
Due sono i volti della solitudine: pace e tor-
mento, serenità e gelo, dieta dell’ anima ma
anche “campo da gioco di Satana” come scri-
veva Nabokov (romanziere russo).
Già l’ antico Seneca riconosceva che “la so-
litudine è per lo spirito quello che è il cibo
per il corpo”:eppure non aveva torto neppure
Victor Hugo quando affermava che “la soli-
tudine crea persone d’ ingegno o idioti o di-
sperati”.
-
quiete, contemplazione. Ma dobbiamo anche
vaccinarci contro l’ isolamento che rinchiude
in noi stessi, in un buio interiore desolato.
La società in cui viviamo, da un lato, è mas-
sa amorfa e fusa insieme;; d’ altro lato, è una
folla di solitudini amare. La vera pace è in
10
11. Paolo Pagliani
equilibrio delicato tra comunione e identità.
Quante persone, forse vecchi, malati, ab-
bandonati, stranieri, stanno giorni interi da-
vanti al telefono, aspettando che suoni e,
invece, esso resta inesorabilmente muto per-
ché non c’ è più nessuno che pensa a loro.
11
12. Paolo Pagliani 13 Ottobre 2010
Durante la notte
Amore, non temere se un brutto sogno ti fa
piangere durante la notte. Anche se nasco-
ste, le stelle scintillano sempre di luce duran-
te la notte. La gioia rinascerà domattina e la
vita tornerà a colmarsi di speranza, anche se
tristi sogni ci hanno turbato durante la notte.
Ninnananna scozzese
L’oscurità, come è noto, è una metafora del-
le nostre paure, del nulla e del male. Questa
sensazione attanaglia spesso la nostra vita e
ci fa quasi trattenere il respiro. Il messaggio
che questa piccola ballata contiene è eviden-
te: anche nel fondo tenebroso della prova,
non bisogna mai dimenticare che alla notte
subentra l’ alba e che oltre le nubi fosche le
stelle continuano a scintillare.
avanzare anche quando il buio ci avvolge e
non si intravede la meta. La sua dolce luce ci
fa progredire passo dopo passo, con pazienza
e costanza.
Il poeta francese Charles Péguy giustamen-
12
13. Paolo Pagliani
a voce bassa vergognosamente. La cosa fa-
cile è disperare ed è la grande tentazione”.
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14. Paolo Pagliani 11 Ottobre 2010
Il vetro infranto
essere spezzati!
Motto tedesco
Quanto è stato detto e scritto sulla feli-
cità! Il fatto stesso che in italiano (ma non
solo) tale parola abbia tanti sinonimi è già
emblematico della sua complessità e fragili-
tà: gioia, beatitudine, soddisfazione, piacere,
delizia, esultanza, godimento, benessere, tri-
pudio, giubilo, allegria e così via.
Eppure se analizziamo questi e altri voca-
boli, ci accorgiamo che sono sempre in ag-
guato sensazioni e sentimenti tra loro contra-
ri come infelicità, scontentezza, amarezza,
tristezza, insoddisfazione, malinconia, dolo-
Ecco allora la verità del proverbio tedesco,
del vetro: è trasparente, limpido, rispecchia,
brilla ma basta una disattenzione o un picco-
lo ciottolo per ridurlo in schegge.
Bisogna, dunque, custodire la gioia con cau-
14
15. Paolo Pagliani
tela e premura. Essa non è genuina quando
è eccessiva, pagliaccesca, “caciarona” (come
si dice a Roma).
Lo scrittore francese Renè de Chateau-
briand osservava che “la vera felicità è sem-
plice e costa poco, ma è rarissima”. Non la
si può acquistare, al massimo si compra il
piacere, vivendo con noi stessi, con la nostra
dimensione più profonda e spirituale.
Proprio per questo è facile perderla, appe-
grossolani, immaginando che essa sia fuori di
noi e nelle cose.
15
16. Paolo Pagliani 8 Ottobre 2010
Non di solo pane
Il pane conserva quasi una maestà divina.
Mangiarlo nell’ ozio è da parassita;; guada-
gnarlo laboriosamente sembra un dovere;; ri-
Charles Pierre S.J.
Centrale è certo il tema della fame nel
mondo, un argomento spesso declamato con
-
ve di un millimetro l’impegno degli stati e le
scelte della società.
Alla mensa della terra, noi occidentali ci
siamo accaparrati i posti migliori e ci siamo
-
mensa che è in piedi o sdraiata, pronta solo a
catturare le nostre briciole.
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17. Paolo Pagliani 8 Ottobre 2010
Nelle piccole cose
Nelle grandi cose gli uomini si mostrano
come conviene a loro mostrarsi. Nelle picco-
le, invece, si mostrano come sono.
Nicolas De Chamfort
Le sue parole sono sacrosante. Quando sia-
mo in pubblico, cerchiamo di far colpo con
tutte le risorse possibili, comprese quelle
dell’inganno, del fuoco di paglia, dell’ipocri-
sia.
Le “grandi cose” sono per buona parte frut-
-
ne. Nelle “piccole cose, quando non è neces-
sario allargare la ruota del pavone, ciò che
conta è la realtà, la fedeltà, la pazienza.
Ed è qui che si svela ciò che noi siamo: for-
egoisti, gretti e meschini.
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18. Paolo Pagliani 7 Ottobre 2010
Perdere
Dov’è è la vita che abbiamo perso vivendo?
Dov’è è la saggezza che abbiamo persa nel
sapere? Dov’è è il sapere che abbiamo perso
mettendo insieme nozioni?
Thomas S. Eliot
Il grande poeta Eliot nato nel Missouri nel
1888 e morto a Londra nel 1965, evoca in
questi versi un verbo perdere che era tanto
caro a Qualcuno, tanto da descrivere un pa-
radosso, quello del “perdere per trovare”, del
donare per avere.
Usando però lo stesso verbo in altra direzio-
ne (al contrario), spesso ci si aggrappa alla
vita cercando di goderla in ogni suo attimo,
stringendola egoisticamente nelle braccia per
non sciuparne un brandello, tenendola tutta
sembra vuota, fuggita via come sabbia che
scorre da una mano.
Similmente si afferra il sapere, convinti di
alzarsi sopra gli altri, di scoprire la via del
successo, l’abilità nel guadagno e la gloria del
18
19. Paolo Pagliani
-
scere il senso profondo della propria vita.
Come dice l’ultimo verso, abbiamo “messo
insieme tante nozioni” ma non abbiamo tro-
esistenza, non abbiamo mai provato il gusto
del conoscere, del comprendere, del vivere in
pienezza. E’ questo “perdere” il vero dram-
ma, e non tanto il “perdere” soldi o fortuna
o successo.
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20. Paolo Pagliani 6 Ottobre 2010
Promesse
Promettete, promettete a lungo, perché la
speranza è più viva della riconoscenza.
Abbè De La Roche
La battuta è interessante ed è spesso una
divisa dei politici che certamente non rispar-
miano sulle promesse. La riconoscenza è ben
alla speranza di favori.
Questa è una verità sacrosanta: tutti forse
hanno scoperto che, se sei ritenuto neces-
sario per un favore o per la carriera di un
altro, sei sempre da lui blandito o, comunque
tenuto in considerazione e rispetto. Una volta
raggiunto lo scopo, l’altro ti ringrazia e tutto
pura e sincera. Ma anche evitiamo, se è in
nostro potere fare un favore, di giocare con
le promesse e di far sperare inutilmente a
lungo. Mark Twain notava che “la gratitudine
è un debito che di solito si va accumulando,
come succede con i ricatti: più paghi, più te
ne chiedono!”.
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21. Paolo Pagliani 5 Ottobre 2010
Un idiota ricco
Un idiota povero è un idiota. Un idiota ricco
è un ricco.
Se l’imbecille è ricco, ecco che appare su-
bito la differenza rispetto al cretino che è po-
vero. A lui si riserva sempre un trattamento
di favore a causa della forza del suo denaro.
E’ questa, una legge a cui tutti ci adattia-
mo: quante volte si è pronti ad incensare il
ricco o il potente di turno, anche se quelle
che emette sono solo idiozie e insulsaggini. Il
mitico ragionier Fantozzi che striscia di fronte
al padrone anche quando gli prospetta un’as-
surdità alberga, seppur in minima parte, un
pò in tutti noi.
21
22. Paolo Pagliani 5 Ottobre 2010
Demone della perdizione
Talora noi obbediamo allo stesso impul-
so che induce l’uomo a tentare il pericolo, a
ringhiera aerea, a saggiare un veleno con la
punta della lingua. Il demone della perdizio-
ne, cosiddetto, forse.
Dino Buzzati
Tutti, almeno una volta in vita, si sono sen-
titi in balia di questo “demone della perdizio-
ne” che spinge verso il proibito e l’impossibi-
le. E’ qualcosa di diverso dal rischio, perchè
-
lità positive di riuscita.
Qui, invece, è solo il gusto di voler provare
l’ebbrezza della distruzione e della follia. Ne
sappiamo qualcosa quando si ha notizia di
certi giochi assurdi dei giovani che tentando
di varcare la soglia tra vita e morte con un
balzo, spesso con esiti fatali.
E’ il caso delle corse d’auto, con relative
scommesse, su strade urbane col risultato
non raro di seminare morte e di imboccare la
22
23. Paolo Pagliani
via del suicidio. Un gusto quasi masochistico
del proibito. L’avvio, dunque, può essere in-
Attenzione quindi, alla sottile presa del “de-
mone della perdizione” e ai suoi imprevedibili
approdi.
23
24. Paolo Pagliani 1 Ottobre 2010
La cornacchia e i pavoni
Una cornacchia presuntuosa si agghindò di
penne di pavone e si mescolò a quegli splen-
didi uccelli. I pavoni la riconobbero e le piom-
barono addosso per strapparle di dosso quel-
la maschera ingannevole. “Smettete” gridò
la cornacchia, “avete già riavuto il vostro!”
Ma i pavoni vedendo le penne migliori della
cornacchia, risposero: “Taci, miserabile, che
anche queste potrebbero essere non tue!”. E
continuarono a beccare.
Gotthold E. Lessing
La vanità è un vizio che si ripercuote ma-
lamente su chi lo pratica. Costui, dopo aver
provato l’ebbrezza dell’esaltazione, precipi-
ta nell’ abisso dell’ umiliazione. Entrambi gli
estremi sperimentati sono falsi, sia quello
-
giamento che spesso va ben oltre la realtà
del vanitoso.
Eppure la vanità continua a giocare brutti
scherzi a tutti perché, almeno in un angolino
dell’anima, distilliamo questo sottile piacere
24
25. Paolo Pagliani
tentando prima di esaltarci coi sogni e poi
cercando di aureolarci all’esterno.
Illusi dal nostro orgoglio, avanziamo pavo-
neggiandoci e le nostre orecchie sono turate,
così da non udire i sarcasmi degli altri;; alla
lode dall’ironia, il successo dal ridicolo.
25
26. Paolo Pagliani 30 Settembre 2010
Antipatici
Non voglio che la gente sia troppo simpati-
ca: questo mi risparmia il disturbo di volerle
molto bene.
Jane Austen
L’idea è interessante: che la gente sia an-
tipatica ci dispensa dal dover intessere rap-
porti con essa. E’ una sorta di alibi per igno-
rare il prossimo. Bisogna riconoscere che ci
sono persone che operano attivamente per
rendersi insopportabili e crearsi attorno una
cortina di isolamento. Ma c’è un’ altra consi-
derazione più umana da fare: la simpatia o
l’antipatia sono contagiose. Allora, se voglio
mutare il clima avvelenato delle relazioni,
devo agire in modo antitetico, non adeguan-
domi a quell’atmosfera perversa.
Per spiegare questo atteggiamento uno
scrittore inglese (W. Thackeray) affermò: “Il
mondo è come uno specchio che a ciascuno
restituisce la sua immagine: fategli il broncio
e vi guarderà male, ridete di lui e con lui, e
sarà per voi un gioviale e cortese compagno”.
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27. Paolo Pagliani 25 Settembre 2010
Occhi nuovi
A volte, più che di un mondo nuovo, c’è bi-
sogno di occhi nuovi per guardare il mondo.
Claudio Baglioni
Spesso si ricorre all’immagine delle lenti
che, se scure, obnubilano l’intero orizzonte.
Il mondo talvota ci pare tanto brutto e mal-
vagio perchè è il nostro sguardo a non essere
più abilitato a cogliere i colori e le diversità.
C’è una sorta di daltonismo spirituale che
assegna il grigio a tutta la realtà rendendola
odiosa e insopportabile. Lo scrittore inglese
Chesterton evocava in una sua opera la bat-
tuta di una bambina che diceva: “Un ottimi-
sta è un uomo che vi guarda gli occhi, un
pessimista un uomo che vi guarda i piedi”.
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28. Paolo Pagliani 23 Settembre 2010
I nodi si sciolgono
I nodi più tenaci si sciolgono da soli, poichè
la corda si consuma. Tutto se ne va, tutto
passa, l’acqua scorre e il cuore dimentitca.
Gustave Flaubert
Così meditava il famoso scrittore Gustave
Flaubert. Le immagini sono incisive: l’usura
dei nodi con il passare del tempo e col con-
dell’acqua, il dissolversi delle cose, l’oblio
dell’anima.
Certo, questa regola che segna le vicende
estinzione, concede una tregua alle tensio-
ni, genera nuove attese e così via. Proprio
per questo non bisogna mai disperare, bensì
aspettando con costanza e coraggio il futuro.
Ogni giorno porta con sè la sua pena ma è
anche vero che ogni alba che sorge, può con-
con realismo sulla fragilità della vita e delle
cose.
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29. Paolo Pagliani
-
zione è perituro. I nodi fermi si allentano, le
stesse passioni sveniscono, i beni si dissipa-
no ed è per questo che rimane sempre valido
l’appello evangelico a cercare tesori che non
siano consumati o rapinati da ladri.
Sono quei valori permanenti che si fonda-
no sull’amore, sulla giustizia, sulla verità, sul
bene: queste sono verità eterne.
29
30. Paolo Pagliani 21 Settembre 2010
Il sorpasso
“Preferisco essere superato che inseguito”.
Purtroppo sono rari i maestri che accettano
di essere superati. Ancor più rari quelli che
ti sollecitano al sorpasso e ne sono lieti. La
grosso, pretenderebbero che tutti si accam-
passero stabilmente nelle posizioni acquisite
e agitassero i ventagli delle ripetizioni.
Alessando Ponzato
L’educatore, come dice la stessa etimologia
del termine, dovrebbe essere colui che “con-
duce fuori” dall’altro tutta la sua ricchezza,
E invece spesso si vuole prevalere, avere
il primato pretendendo che l’allievo lo segua
o al massimo stia al suo livello “agitando il
ventaglio” dell’adulazione o della ripetizione.
E invece dovrebbe avere il coraggio, ma-
estro, sacerdote, genitore, guida sociale, di
spingere il giovane ad andare oltre nel cam-
mino della conoscenza e della vita per svilup-
pare quei doni che ognuno ha a suo modo e
30
32. Paolo Pagliani 20 Settembre 2010
La nave e la tempesta
Non si deve abbandonare la nave alle tem-
peste solo perché non si possono estinguere
i venti: si deve operare, invece, nel modo più
adatto per cercare di rendere se non altro
minore quel male che non si è in grado di
volgere al bene.
Tommaso Moro
L’immagine della nave sballottata da forze
naturali che superano ogni capacità umana
ben illustra la scelta da compiere che non è
quella della rassegnazione inerte e scorag-
-
teica e suicida.
Si ha, così, una lezione sulla pazienza ope-
rosa, sulla perseveranza nelle piccole cose.
Certo, per vincere nella bufera della vita
spesso bisogna accettare umiliazioni, tollera-
re molte prove, lavorare con costanza attor-
no a piccole cose.
E questo non dà né medaglie né grandi elo-
gi o consolazioni. Eppure è solo così che si
riescono a superare ostacoli a prima vista in-
32
33. Paolo Pagliani
valicabili. Luigi Pirandello diceva: “E’ molto
più facile essere un eroe, che un galantuomo.
Eroi si può essere una volta tanto;; galantuo-
mini, si dev’essere sempre”.
33
34. Paolo Pagliani 15 Settembre 2010
Solo o insieme
Se vuoi arrivare primo, corri da solo. Se
vuoi camminare lontano, cammina insieme.
Proverbio del Kenya
Sgomitare, calpestare, prevaricare per cor-
rere da soli e così essere primi: è un pro-
gramma che ci ha abituato la civiltà contem-
poranea, nella convinzione che questa sia la
via del successo.
Con questa calamita dentro, ci muoviamo
con frenesia e raggiungiamo anche mete alte
in breve tempo. Raggiunto il successo, ci si
accorge subito che è breve e fragile, non
ci accontenta ma inquieta, non estingue le
aspirazioni ed ecco, allora, la possibilità della
crisi, dell’insoddisfazione, dello stress da po-
tere o da ricchezza.
L’ importante, infatti, per la creatura umana
non è primeggiare ma attuarsi in pienezza.
Come dice il bellissimo (per me), aforisma
keniota, ciò che conta non è arrivare primo
Ed è per questo che è necessario essere in-
34
35. Paolo Pagliani
sieme. Nel tempo della caduta, se hai vicino
l’altro che ti vuol bene, egli ti solleva e ti so-
stiene. Paul Claudel poeta francese diceva:
“la chiave di un uomo si trova negli altri: è il
contatto con il prossimo che ci illumina su noi
stessi, e da questo contatto scaturisce la luce
su noi stessi”.
35
36. Paolo Pagliani 14 Settembre 2010
Più sforzi per le famiglie in crisi
-
ma che merita un’attenzione speciale e che,
per la gravità delle conseguenze sul tessu-
to sociale, richiede la catalizzazione di tut-
te le risorse disponibili. L’estate in corso ci
sta riservando un marasma di sciocchezze,
d’insulti, di nefandezze che sentire parlare un
autorevole economista che “Bisogna tornare
”, dovrebbe
risultare per noi un faro stimolante.
Purtroppo a proposito del quoziente fami-
liare, tranne in campagna elettorale, non si
parla di serie iniziative che troppe volte ri-
-
tuzioni, a separazioni sempre in aumento;; la
al declino.
Leggevo che in Francia il capitale investito
per le politiche familiari è circa il 4,4% del
-
ria molto grande, che per essere maneggiata
richiede processi contabili molto rigorosi. La
“ridistribuzione monetaria” è riconducibile a
36
37. Paolo Pagliani
servizi per la prima infanzia, famiglie nume-
rose, abitazione, aiuto alle famiglie monopa-
rentali, strappare le famiglie alla povertà;; la
proporzione dei bambini poveri in Oltralpe è
passata dal 27,7% al 7,7% (fonte Unicef).
L’azione sociale riguarda principalmente i
servizi alla prima infanzia (75%) ma vi sono
compresi anche abitazione, sostegno alla
funzione genitoriale, mediazione familiare,
accompagnamento sociale delle famiglie in
-
litica, invece di pensare solo ad alleanze e
non guardare ai bisogni della gente, al bene
comune, ai problemi delle persone, a comin-
ciare dagli ultimi della scala sociale;; per so-
istituzioni che hanno a cuore la coesione del-
la società.
La famiglia è un serio capitale, da non sper-
perare a cuor leggero;; essa è e continuerà
a essere un soggetto portante e importan-
37
38. Paolo Pagliani
singoli in quella solidarietà degli affetti che
si traduce in aiuto reciproco quando vi è un
anziano in casa quando va in crisi il lavoro
quando qualcuno si ammala... Ogni volta che
la famiglia diviene più debole, anche la socie-
tà lo è un po’ di più.
38
39. Paolo Pagliani 1 Settembre 2010
Progetti
Il risultato dei progetti programmati con
cura è sempre scambiato per fortuna dagli
stupidi.
Dashiell Hammet
I progetti sono promesse che la fantiasia fa
pericolosi.
Jean Louis Vaudoyer
Gli stupidi non sanno che per raggiunge-
paziente lavoro di progettazione e program-
mazione. Pensano, invece, che basti solo la
fortuna (intendiamoci, anch’essa può avere
la sua parte).
-
gnano sovrane ed è ad esse che, purtroppo,
spesso arride la fortuna.
39
40. Paolo Pagliani 26 Luglio 2010
Dopo la violenza, sono tante le cose catti-
ve: l’inganno, il mentire, il tradire. Ma una
delle peggiori è il corrompere, il far morire
con i giovanissimi, con gli stessi bambini...
giovani non più un’ alba di maggio ma solo le
ombre di una sera senza stelle - e mai più il
sole - non fa onore agli uomini di quaranta,
cinquant’anni.
Anna Maria Ortese
Qual’è mai la testimonianza e l’esempio
che noi offriamo alle giovani generazioni?
loro spegnendo ogni loro attesa e mostran-
sul buio, sul non senso, sul vuoto? Certo, è
infame corrompere il bambino con gli orro-
sottile devastazione ed è quella di seminare
indifferenza morale, scetticismo, volgarità,
40
41. Paolo Pagliani
Diceva ancora la Ortese: “Non si può cre-
-
chiare di colpo”. E’ ciò che spesso vediamo
davanti a noi: ragazzi divenuti già vecchi per-
ché corrotti, pessimisti, banali, rassegnati e
inerti.
E’ questo spreco di energie e di qualità che
bisogna arrestare, e famiglia, scuola e comu-
nità ecclesiale non possono assistere rinun-
41
42. Paolo Pagliani 22 Luglio 2010
Il bene comune
Tra le idee che più frequentemente vengo-
no espresse in questo periodo, sento parlare
di “Bene comune“, (non ultima l’acqua), una
verità che sembra andare in eclisse. La teoria
del bene comune o della fraternità, dovrebbe
esser misurata sulla condivisione o sul “prin-
cipio del dono” .
Purtroppo oggi ciò che vediamo attorno a
noi contraddice spesso il bene comune. Molti
neppure se ne rendono conto, vittime forse
della logica del cosiddetto libero mercato,
oggi sistema dominante, che parte dall’as-
sunto che la molla dello sviluppo economico
sia la ricerca individuale del proprio benesse-
re e vantaggio, nella convinzione che la ric-
chezza così accumulata si riversi poi su tutta
la società. Ha come metro di valutazione il
“PIL”, prodotto interno lordo che si ottiene
sommando la ricchezza prodotta in un anno
dalle imprese e dai singoli dividendola poi tra
tutti i cittadini. Questa è la ricchezza pro ca-
pite.
Ma lo vede anche un cieco che questo è
un calcolo che nega il “bene comune“ im-
42
43. Paolo Pagliani
maginando una società dove tutti sarebbero
ugualmente ricchi ma solo per le statistiche.
La realtà purtroppo è ben diversa ed è la
solita storia dei polli: uno ne mangia quattro,
un altro tre, un altro uno e uno non vede
neppure le piume... Eppure secondo la stati-
stica, ciascuno ne ha mangiato due a testa:
pro capite appunto.
quanto più ci si adopera per il bene comune“,
che si potrebbe chiamare anche impegno po-
litico, ossia un impegno per la comunità civile
e politica intendendo quest’ultima però polis,
che dal greco vuol dire la città;; un valore che
fa attenti non solo al benessere di ciascun
individuo ma anche alla qualità della vita di
“noi tutti“.
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44. Paolo Pagliani 21 Luglio 2010
Distribuzione delle risorse
La popolazione dell’Africa ha superato 1 mi-
liardo di persone e stando alle previsioni nel
2050, potrebbe raggiungere i 2 miliardi. La
crescita maggiore arriva proprio dai Paesi più
poveri del mondo mentre in Europa, al netto
addirittura diminuire.
L’aumento vertiginoso del numero di abi-
tanti genererà un vero e proprio esodo dalle
aree rurali verso le città creando baraccopoli
alle porte delle metropoli. Saranno più fre-
quenti fenomeni di xenofobia, come quelli re-
centi in Sudafrica a scapito dei profughi dello
Zimbawe;; neri contro neri, proletariato con-
tro sottoproletariato.
L’Africa è anche il continente dove vive la
popolazione più giovane del pianeta e si sti-
ma che nel 2050 il suo numero raggiungerà
i 349 milioni pari al 29% dei giovani di tutto
il mondo. Dalle statistiche emerge che l’at-
tuale popolazione del Canada è quasi uguale
a quella dell’Uganda, impossibile comparare
il reddito ovviamente e la forchetta si allar-
gherà sempre di più perchè sempre nel 2050,
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45. Paolo Pagliani
gli ugandesi si triplicheranno mentre i cana-
desi ora 34 milioni arriveranno a 42, al netto
dell’immigrazione.
Il dato drammatico riguarda la distribu-
zione delle risorse economiche;; già oggi la
metà del mondo vive in situazione di pover-
tà: secondo statistiche americane attendibili,
nel 2009 il 48% della popolazione mondiale
ha vissuto con un reddito di 2 dollari al gior-
no. Non solo, è più che fondata l’ipotesi che
centinaia di milioni di persone non godano
neppure di questa somma giornaliera, vivono
con meno;; di niente.
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46. Paolo Pagliani 14 Luglio 2010
Attenzione o ammirazione
Val molto di più avere la costante attenzio-
ne degli uomini che la loro occasionale am-
mirazione.
Jean Jacques Rousseau
Sui giornali si esaltano attori, scrittori, per-
sonaggi pubblici ma di costoro che cosa si
dirà l’anno prossimo o fra dieci anni? Saran-
no certamente dimenticati perché purtroppo
la società in cui viviamo si regge sull’ammi-
razione più che sull’attenzione.
La stessa comunicazione di massa ha adot-
tato la via dell’eccesso per cui fa notizia il
gesto più esasperato, la novità più pittoresca
fuoco di paglia, l’esplosione pirotecnica, la
spettacolarità, l’enormità meritano sempre la
prima pagina o l’apertura di telegiornale.
L’attenzione, invece, suppone un pacato
argomentare, l’offerta di ragioni, l’approfon-
dimento ed esige “tensione”, come dice il ter-
mine stesso.
E’ solo così che si è veramente maestri:
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48. Paolo Pagliani 12 Luglio 2010
Sulla sabbia o nel cuore?
Ho scritto il tuo nome sulla sabbia, ma l’on-
da l’ ha cancellato. Ho inciso il tuo nome su
un albero, ma la corteccia è caduta. Ho scol-
pito il tuo nome sul marmo, ma la pietra si è
rotta. Preso dalla disperazione, ho nascosto
il tuo nome nel mio cuore e là il tempo l’ha
conservato.
Anonimo
Il tema è semplice e può toccare sia l’amo-
re di coppia sia ogni genere di relazione in-
terpersonale e, in senso più lato, ogni impe-
gno di donazione al prossimo. Le professioni
si sa, i bei discorsi lasciano tracce esili, anche
quando sono frementi e incisivi.
E’ l’ingresso nel santuario della coscienza,
nel profondo della volontà, nella serietà del-
la vita che rende l’amore solido e costante.
Le molte parole, le smancerie, le espressioni
retoriche lasciano il tempo che trovano, pur
avendo una loro funzione.
Ciò che conta e permane è la scelta del
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49. Paolo Pagliani
cuore, ossia dell’interiorità, che si consacra
all’altro con verità e intensità.
Purtroppo l’educazione a vivere in questo
modo l’amore è rara e accade quello che
scetticamente osservava nel Gattopardo To-
per un anno e cenere per trenta!”.
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50. Paolo Pagliani 9 Luglio 2010
Il nostro campo visivo
Ognuno di noi confonde i limiti del suo cam-
Arthur Schopenhauer
pessimista, coglie in modo ironico un atteg-
giamento a cui tutti siamo tentati di indulge-
re, quello di ritenere noi stessi misura di ogni
cosa. Spesso, sull’onda di questa attitudine,
-
zione cercando di difendere l’indifendibile e di
opporsi anche all’evidenza.
Alla radice di questo comportamento c’è la
smisurata venerazione del proprio io, delle
proprie idee e convinzioni. Quando si inco-
mincia a praticare questo “massaggio” dolce
e appassionato del “super-ego”, come dicono
Anzi, si può persino giungere alla convin-
zione di essere vittime di invidia o cattiveria
quando altri tentano di mostrarci che il mon-
do della verità è ben più ampio del nostro pe-
rimetro intellettivo e visivo. E così si diventa
50
51. Paolo Pagliani
acrimoniosi, ci si lamenta di essere incom-
presi, ci si racchiude in un altezzoso silenzio.
Ecco, allora, la necessità dell’autocritica,
dell’esame di coscienza e di quella virtù che
ai nostri giorni è sbeffeggiata, l’umiltà.
Il grande poeta anglo-americano Thomas
S.Eliot (1888-1965) ammoniva che questa
niente è più arduo a morire della volontà di
pensar bene di se stessi, sempre e comun-
que”. Non per nulla, il primo dei vizi capitali è
proprio la superbia.
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52. Paolo Pagliani 30 Giugno 2010
Abbattere i muri
Chiudere la porta non garantisce la sicurez-
za, e la storia l’ha dimostrato. L’unico modo
per accrescere la sicurezza non è alzare altri
muri, ma creare spazi aperti nei quali tutti
possano dialogare e sentirsi partecipi dello
stesso mondo.
Zigmunt Bauman
Si dice che l’unica opera umana terrestre
visibile dalle grandi altezze stratosferiche sia
la Muraglia cinese, un imponente e possente
sistema di difesa che però non riuscì a rende-
re inviolabile la Cina. L’illusorietà delle odier-
ne porte blindate, simbolo del nostro vivere
quotidiano, è evidente: noi oggi abbiamo più
paura di ieri.
Lo spazio aperto del confronto e del dialogo
è, certo, rischioso, ma è l’orizzonte più adat-
to a essere veramente creature umane e non
bestie feroci che hanno bisogno di recinti e
serragli.
Siamo anche noi diversi rispetto ad altri,
siamo pure aggressivi;; abbiamo identità a cui
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53. Paolo Pagliani
non dobbiamo rinunciare, evitando di cade-
re in un letargo fatto di indifferenza. Eppure
tutti siamo “partecipi dello stesso mondo” e
il primo nostro nome - che precede quelli fa-
miliari, tribali e nazionali - è Adamo, ossia in
ebraico “uomo” ed è a questa riscoperta della
identità comune che dobbiamo dedicarci.
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54. Paolo Pagliani 28 Giugno 2010
Il Merito e la qualità
Il mondo ricompensa più spesso le appa-
renze del merito che non il merito stesso... Il
male che facciamo non ci attira tante perse-
cuzioni e tanto odio quanto ce ne procurano
le nostre buone qualità.
Francois La Rochefoucauld
-
troppo, anche molto veritiere. Entrambe toc-
cano la perversione dei giudizi che la società
pratica assai allegramente.
Da un lato, c’è appunto il giudizio sul me-
rito delle persone: non bisogna essere par-
ticolarmente pessimisti per riconoscere che
è l’apparenza a essere premiata e non cer-
to il valore genuino. Tutto questo è favorito
dal contesto in cui viviamo: mai come oggi è
l’apparire a spuntarla sempre, è la capacità
di imbonimento e di ornamento ad avere la
meglio.
D’altro lato spesso si è pronti a a compren-
dere e a perdonare i vizi di una persona (essi
ci fanno, infatti, sentire superiori) ma non si
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55. Paolo Pagliani
riesce a tollerare la statura morale, il rigore,
l’intelligenza di un altro.
Siamo inclini a dipingere quell’onestà come
ipocrisia, come inganno, come vantaggio per-
sonale e forse inzuppiamo il pane nella tazza
dell’ironia, della critica, della mormorazione.
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56. Paolo Pagliani 18 Giugno 2010
Corruzzione: da noi reato non grave
Ho il fondato sospetto che l’Italia sia il solo
Paese dell’Occidente che considera la corru-
zione un reato non grave. Nessuno pare chie-
dersi se ce lo possiamo permettere, quali ne
saranno i frutti, quali i costi economici e im-
materiali;; quale il futuro di una Nazione dove
“corrotto” e “corruttore” sono considerati at-
uno “scippatore”, “immigrato clandestino”,
automobilista distratto”, e la corruzione così
-
nalizzazione o una permanente amnistia.
Sono convinto che quel mascalzone di Ma-
doff, che ha trafugato 50 miliardi di dollari
ai suoi investitori, ne gioirebbe maledicendo
di non essere nato italiano. E’ stupefacente
questo silenzio, questo occultamento specie
televisivo, perché ognuno di noi paga anco-
ra oggi e pagherà domani quasi sette punti
di prodotto interno lordo ogni anno, 25 mila
euro di debito per ciascun cittadino della Re-
pubblica, neonati compresi.
La corruzione dovrebbe trovare una sua as-
soluta priorità nell’ agenda politica e gli ita-
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57. Paolo Pagliani
liani se ne rendono conto, lo sanno, lo sap-
piamo che per trovare un lavoro, un appalto,
una consulenza, occorre passare dal clan po-
litico locale;; non c’ era bisogno degli ultimi
arresti per capire che l’ Italia è disseminata
di centinaia di Anemone.
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58. Paolo Pagliani 1 Giugno 2010
Il dito e il braccio
Molti, se porgi un dito, ti prendono un brac-
cio: sono quelli che, se ti occorre un braccio,
non porgeranno un dito.
Guido Mazzoni
Quante volte anche noi ci siamo lamentati
di persone che ci hanno chiesto una mano e
poi ci hanno preso anche il braccio e spesso
non siamo più riusciti a divincolarci dal loro
peso ormai avvinghiato a noi. E la gratitudine
che ti manifestavano era la muta (o esplicita)
Certe persone sono invece la discrezione
incarnata: mai si azzarderebbero a importu-
narti anche quando la loro situazione è grave
e meriterebbe sostegno. Ma ci sono anche
quelli che non hanno ritegno e, con faccia
tosta, non esitano a martellarti di richieste,
-
recano.
Quando tu hai bisogno di questi petulanti
che ti hanno preso dito e braccio, puoi star
certo che non muoveranno un dito. La ragio-
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59. Paolo Pagliani
ne è chiara: chi è egoista non può che porre
se stesso al centro e far ruotare gli altri a co-
stellazione attorno a sé;; mai riesce a varcare
quel centro egocentrico per indirizzarsi verso
l’altro donando qualcosa di sé.
scrittore americano Ambrose Bierce: “Una
persona che si interessa più di sé che di me!!”
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60. Paolo Pagliani 24 Maggio 2010
Il razzismo
Il pregiudizio razziale troverà sempre un
fertile terreno in quella piccola e debole cosa
che è il cervello umano.
James Baldwin
Il razzismo pacchiano e isterico del nazi-
smo, quello un po’ ridicolo e fanfarone del fa-
scismo, la xenofobia che ancor oggi serpeg-
gia sotto apparenti forme di autodifesa nasce
appunto dalla paura dell’ altro e del diverso.
Certo, la coesistenza delle differenze è
spesso ardua ed esige un paziente lavoro di
dialogo e di rispetto da entrambe le parti.
Tuttavia la brutalità del rigetto razzista, oltre
a non risolvere i problemi, anzi a renderli più
tesi, non libera dai timori e rende la vita pie-
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61. Paolo Pagliani 22 Maggio 2010
I propri errori
Non ho mai conosciuto un uomo che, ve-
dendo i propri errori, ne sapesse dar la colpa
a se stesso.
Confucio
Quando la vita ci dimostra che abbiamo
sbagliato, a tutto siamo pronti, anche a giun-
gere all’assurdo e al ridicolo, pur di non rico-
noscere che la colpa è nostra. Le scuse in-
fantili addotte dal bambino sorpreso con le
mani nella marmellata sono le stesse, certo,
riproporre da adulti, pur di non confessare la
nostra fragilità e responsabilità.
Il coraggio di confessare i propri errori ci fa-
rebbe più forti e più apprezzati, diceva Gan-
dhi, ma è una strada scarsamente imboccata.
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62. Paolo Pagliani 20 Maggio 2010
Cinismo dilagante
Giorni orsono qualcuno ha ricordato che
quando eravamo più poveri sembravamo
migliori. Non credo siano bastati “un po’ di
soldi a ridurci così”. E’ cambiata la speranza,
deformata dal dilagare del cinismo, seminato
a piene mani dal potere. Qualcuno dirà che
è necessario per sopravvivere in un mondo
di lupi;; qualche altro affermerà che deve es-
sere l’indispensabile dote di chi comanda o
ha responsabilità, altri ancora pensano e mi
pare che lo dichiarasse Lenin, che il cinismo
è nella realtà stessa delle cose e della storia.
Sono nato insieme alla Costituzione, in una
casa dove per anni la carta igienica ha avuto
la forma rettangolare di fogli di giornali vec-
chi ritagliati allo scopo. A partire dalla metà
degli anni Cinquanta quella carta poco igie-
nica, fu sostituita da un “rotolo“ che da bene
di lusso si trasformava in bene popolare. Av-
vertii intorno a me, oltre a qualche benesse-
possibile un “mondo migliore”.
Oggi imboccare la strada del cinismo è sci-
volosa e non si sa a quale approdo conduce,
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63. Paolo Pagliani
certamente alla spregiudicatezza e persino
alla crudeltà. Oscar Wilde aveva coniato una
che sa il prezzo di ogni cosa e il valore di
nessuna”.
Il rischio maggiore è appunto quello di cal-
colare freddamente ogni persona ed evento
solo per quanto ti possano essere utili ed ho
la sensazione che oggi venga diffuso ad arte
e serva al potere per regolare i suoi conti.
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64. Paolo Pagliani 19 Maggio 2010
Uomini liberi
Non è la libertà che manca, mancano gli
uomini liberi.
Leo Longanesi
Incisivo e sferzante, Leo Longanesi, noto
giornalista, colpiva con questa frase gli italia-
ni appena usciti dal regime fascista ma poco
inclini a gustare la vera libertà. Essere liberi
interiormente è un esercizio severo, suppone
Vuol dire persino di andare controcorrente,
forse anche in mezzo al sarcasmo o alle bef-
fe. Il grande Goethe faceva notare che “nes-
suno è più schiavo di colui che si ritiene libero
senza esserlo dentro di sé”. C’è, quindi, con-
fusione quando si blatera di libertà e poi si è
disonesti, ingiusti con gli altri, egoisti, volgari
e prepotenti.
La libertà è, infatti, un atteggiamento in-
teriore, una scelta di vita con una serie di
valori e di contenuti, è cercare un senso per
sé e la società e non un frenetico agitarsi. Più
-
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65. Paolo Pagliani
tà morale che si conquista e perfeziona ogni
giorno. I veri uomini liberi non sono i libertini
né i libertari parolai. Tagore, poeta indiano,
scriveva: ”E’ facile soffocare, in nome della
libertà esteriore, la libertà interiore dell’uo-
mo”.
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66. Paolo Pagliani 18 Maggio 2010
Un uomo può avere due volte vent’anni,
senza averne quaranta.
Vitaliano Brancati
Ci sono, da un lato, persone che hanno una
vitalità straordinaria e non mostrano mai la
realtà della loro anagrafe riuscendo a soste-
nere un impegno che non conosce soste.
D’altro lato però, c’è pure la possibilità di
scoprire persone che giungono alla maturità
cronologica ma che si rivelano ancora puerili,
passata su di loro senza lasciare traccia.
Si può, perciò, dire che uno ha quarant’anni
ma è come se fossero due volte venti, per
l’operosità e la freschezza interiore e si può
anche riconoscere che uno è giunto alla ma-
turità ma che sembra essere un duplice ven-
tenne, sbadato e svagato.
Un bilancio è positivo solo se si è capaci di
un esame di coscienza serio e il risultato non
deve essere né ragione di scoraggiamento né
motivo di illusione, ma principio di decisione
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68. Paolo Pagliani 17 Maggio 2010
Noi
Noi: è la solitudine che se ne va. Noi: è la
tristezza che diventa felicità. Noi: sono le tue
mani che cercano le mie. Noi: è essere insie-
me anche quando sono solo. Oggi, domani
e ancora quando dirò “Noi”, parlerò sempre
di te.
Gino Paoli
E’ un pronome importante, usato e abusa-
to, “noi”: enfatico, quando è impiegato per
darsi un contegno coinvolgendo gli altri con
il nostro pensiero, suggestivo quando indica
una vera amicizia o un amore che non ti fa
più dire “io” perché la tua vita è unita a quel-
la dell’ altro, in una comunione e intimità di
affetti, di scelte, di ideali.
Ha ragione Gino Paoli: se puoi dire con sin-
cerità “noi”, avendo accanto un’altra persona
a cui vuoi bene, la solitudine se ne va, la tri-
stezza svapora, le mani si stringono, l’isola-
mento cessa e la vita s’illumina.
Qohelet, sapiente biblico, ammoniva: “Guai
a chi è solo: se cade, nessuno lo rialzerà;;
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69. Paolo Pagliani
se dorme da solo nessuno lo riscalderà;; se è
aggredito, nessuno lo aiuterà a resistere”. E
lo scrittore russo Nabokov giustamente dice-
va che “la solitudine è il campo da gioco di
Satana“.
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70. Paolo Pagliani 14 Maggio 2010
Il volto
Il volto: la parte più indifesa di noi, la più
esposta, la più rivelatrice, ma anche la più
guardandolo in faccia.
Italo Mancini
L’odio e la paura dell’altro nascono proprio
da questa incapacità di guardarci in faccia:
scopriremmo di essere del tutto simili, se-
gnati dalla stessa impronta umana, fratelli
nel dolore e nella gioia. E’ per questo che gli
innamorati veri, esaurite le parole, si guarda-
no negli occhi.
Il viso è la nostra identità svelata ed è
per questo che, quando si è in imbarazzo o
in tensione, si cerca di evitare lo sguardo.
Lo scrittore tedesco settecentesco Georg
Lichtenberg notava che “il volto umano è la
E il nostro scrittore Oreste del Buono
(1923-2003) ribadiva che “non c’è nulla di
più sconosciuto della faccia di una persona
che conosci: se la guardi a lungo diventa non
70
71. Paolo Pagliani
so cosa, un paesaggio”. Riscopriamo allora,
questa particolare capacità silenziosa di dia-
logo e di incontro con gli altri, così da far ca-
dere prevenzioni e da accendere simpatia e
comprensione.
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72. Paolo Pagliani 11 Maggio 2010
Il cavallo dei sioux
Regala un cavallo a chi ti assicura che dirà
sempre la verità. Ne avrà bisogno per fuggire
quando scoprirai che ha sempre mentito.
Proverbio Sioux
L’asprezza della considerazione la rende
autentica: la sapienza popolare, infatti, non
indulge all’ encomio e al vezzeggiativo, ma
spesso punta sui vizi per sbeffeggiarli. E bi-
sogna riconoscere che quasi sempre tocca
nel segno. Chi non ha sperimentato la delu-
sione di essere stato ingannato da un amico
che ti aveva promesso fedeltà e verità? Ma
al tempo stesso anche noi talvolta abbiamo
promesso sincerità e schiettezza e poi ci sia-
mo impegolati in doppiezze e falsità.
Ostentare lealtà e verità è, purtroppo, un
esercizio che deve mettere in sospetto il de-
stinatario;; è quella malattia dell’ anima chia-
mata ipocrisia. Goldoni nel Il Bugiardo osser-
vava giustamente: ”Le bugie sono per natura
così feconde, che una ne suole partorire cen-
il cavallo dei Sioux!
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73. Paolo Pagliani 11 Maggio 2010
Sorridere
Dio ti dà il tuo volto. Sorridere tocca a te.
Motto irlandese
Tutti abbiamo una faccia bella o brutta di
cui non siamo responsabili;; possiamo però
che riesce a fare un sorriso. E’ stato detto
che ridere è un’azione tipicamente umana,
-
dens, ha in sè una forza dirompente perchè
Ecco, allora, la necessità di non ridursi a
persone come sempre cupe, che sembrano
inseguite per le strade da un avvoltoio. E’
possibile ritrovare, anche nell’amarezza, un
sbocciare in un sorriso.
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74. Paolo Pagliani 10 Maggio 2010
Ridere
Chi ha il coraggio di ridere è padrone degli
altri, come chi ha il coraggio di morire.
Giacomo Leopardi
E’ un passo del suo Zibaldone che contie-
ne una verità molto delicata, spesso pronta
a travalicare in errore, come infrangendosi.
Ribadiva “Grande tra gli uomini e di gran ter-
rore è la potenza del riso: contro il quale nes-
suno si trova difeso da ogni parte. Chi ha il
coraggio di ridere è padrone del mondo, poco
diversamente di chi è preparato a morire”.
Infatti, il vero riso non solo vede il lato po-
sitivo della realtà e ti aiuta a vivere anche nei
contesti più ardui (noto è il detto secondo cui
il ridere “fa buon sangue”) ma ti aiuta pure a
demolire le ipocrisie, facendo vedere che “il
re è nudo”, nonostante la propaganda dica il
contrario. E’ per questo che l’ ironia è segno
di libertà e di intelligenza ed è ciò che manca
ai benpensanti gretti, tra i dittatori, tra i “la-
mentosi” sistematici.
Bisogna però ricordare che il vero ridere
74
75. Paolo Pagliani
-
ronia non deve precipitare nello sberleffo, la
satira verso l’ offesa cattiva, il linguaggio sar-
castico trasformarsi in insulto truce.
il riso eccessivo o l’ ironia esagerata è come
“il fegato delle oche di Strasburgo (quello
l’individuo”.
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76. Paolo Pagliani 5 Maggio 2010
I corrieri del re
Venne data la possibilità di scegliere fra di-
ventare re o corrieri del re. Come bambini,
vollero tutti esser corrieri. Per questo ci sono
soltanto corrieri, scorrazzano per il mondo e,
poiché di re non ce ne sono, gridano i mes-
saggi ormai privi di senso l’uno all’altro. Vo-
vita, ma non osano farlo per via dell’impegno
che si sono presi.
Franz Kafka
Forse noi ci accontentiamo spesso del meno.
Soprattutto ci cattura l’idea più esteriore,
più appariscente più dinamica. Vuoi mettere
essere libero di correre dove vuoi, vedendo
orizzonti sempre nuovi? E’ un’avventura che
rende la vita allegra, piena di cose: non im-
porta che il messaggio che devi trasmettere
sia ormai del tutto svuotato di senso.
Ripeti le parole, consumi atti e tempi;; ma
che tutto questo sia senza senso. Non c’è
più un re, ossia una sorgente vera di quelle
76
77. Paolo Pagliani
parole, un punto di riferimento stabile come
un trono. C’è solo una gazzarra di movimen-
ti e di voci, come in un formicaio impazzito.
E’ necessario fermarsi. Anche se si ha paura
a guardare nel fondo dell’anima, è solo per
questa via che si può ritornare a una dignità
77
78. Paolo Pagliani 29 Aprile 2010
Se io potrò impedire a un cuore di spezzar-
si, non avrò vissuto invano. Se allevierò il do-
lore di una vita o guarirò una pena o aiuterò
un pettirosso caduto a rientrare nel nido, non
avrò vissuto invano.
Emily Dickinson
-
gio immediato e cristiano. Non si è vissuto
invano, non perché non si sono realizzati
grandi progetti, non perché folle non ti hanno
acclamato e neppure perché hai lasciato libri
che s’impolverano nelle biblioteche.
Il vero lascito che assicura l’eternità è l’a-
more che si è seminato, anche nei piccoli ge-
sti com’è quello di sorreggere un pettirosso
appena nato o fare una carezza a chi ha una
pena e forse non sa esprimerla. “L’impedire
un cuore spezzato”, indica che troppo spes-
so noi passiamo in mezzo al nostro prossimo
con la sicurezza e il distacco di un principe
che non si cura della gente.
Non ci accorgiamo delle domande mute,
78
79. Paolo Pagliani
delle persone deboli che spintoniamo, dei
sentimenti delicati che ignoriamo e persino
senza smancerie ma con dolcezza, darà agli
altri e a noi la consapevolezza di non essere
vissuti invano.
79
80. Paolo Pagliani 28 Aprile 2010
A pesca e a caccia
Il Maestro pescava con l’amo mai con la
rete. Quando andava a caccia con l’arco, non
tirava mai a un uccello sul nido.
Confucio
La metafora è chiara: la rete devasta i fon-
dali e ammassa ogni genere di pesci, da quel-
li appena formati o rari a quelli di specie più
che è sul nido e sta covando, è pura crudel-
tà eliminarlo. Nell’immagine di Confucio c’è
una virtù che ai nostri giorni è spesso margi-
nalizzata, la compassione. In un mondo così
sguaiato come il nostro, non si va troppo per
il sottile e si spazza via ogni sentimento di
-
boli. Quante volte si assiste all’indifferenza
di giovani e di adulti di fronte all’ anziano o
al disabile che sale su un mezzo pubblico:
stravaccati sui sedili, li si ignora e persino li si
sbeffeggia. Scriveva Dostoevskij nell’Idiota:
“La compassione è la più importante e forse
l’unica legge dell’umanità intera”.
80
81. Paolo Pagliani 28 Aprile 2010
Le sopracciglia
Furono dati gli occhi a un cieco: subito chie-
se di avere anche le sopracciglia.
Aforisma georgiano
L’insoddisfazione non ci permette neppure
di godere quello che abbiamo ottenuto per-
chè, subito dopo, siamo pronti a protestare
perchè desidereremmo qualcos’altro. Voglia-
mo, esigiamo, pretendiamo, reclamiamo, ri-
chiediamo senza sosta, quasi tutto ciò fosse
dovuto. E’, questo, un vizio che riguardo non
solo il possesso ma anche l’intelligenza: vor-
remmo capire e risolvere tutto.
Il poeta russo Sergej Esenin scriveva: “mo-
strarsi semplici e sorridenti è l’arte suprema
del mondo”. Vivere con semplicità e pensare
con grandezza genera la pace interiore, libe-
ra da tensioni incessanti, ed è il dono più pre-
zioso dell’esistenza.
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82. Paolo Pagliani 27 Aprile 2010
Il grido solitario non ha valore, per quanto
grande sia la sua eco.
Josè Carlos Mariategui
L’autore peruviano ci ricorda, sulla base di
questa immagine, un principio che vale un
po’ per tutti e non solo per i grandi della sto-
ria. Se uno tiene per sé il tesoro di intelligen-
za e di umanità che ha ricevuto e lo fa brillare
soltanto sul picco isolato della sua interiorità
simile a coloro che seppelliscono in luoghi
inaccessibili uno scrigno d’oro che invece po-
trebbe sfamare molti.
L’isolamento altezzoso e sprezzante non
è la tentazione solo dell’intellettuale, ma è
spesso anche il risultato comune di tanto
egoismo o pigrizia e persino di superbia.
I grandi artisti, i fondatori, i santi sono
sempre scesi dalla vetta della loro creatività,
dalla torre d’avorio della loro esperienza, dal-
la foresta mistica per offrire le loro opere a
chi viveva nel grigiore quotidiano o nella mi-
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84. Paolo Pagliani 26 Aprile 2010
Il cattivo esempio
Quando il più anziano agisce male, il più
giovane impara a comportarsi male.
Publio Siro
Il cattivo esempio è una piaga morale che
-
Ma può essere anche qualcosa di più quo-
tidiano e la Bibbia stessa non di rado stig-
matizza l’anziano che depone la dignità della
sua esperienza e si getta nel vizio, divenendo
così un cattivo maestro.
Si delinea, dunque, un aspetto spesso di-
menticato, quello dell’insegnamento fatto
non tanto a parole ma con l’agire. Ci sono
loro, per primi, sono pronti ad essere ingiu-
Seneca sapiente latino scriveva: “Lunga è
-
cace quella degli esempi“.
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85. Paolo Pagliani 25 Aprile 2010
Non ho mai pensato di cambiare il mondo.
Ho solo cercato di essere una goccia d’ac-
qua pulita. Se anche tu diventerai una goc-
cia d’acqua pulita, saremo già in due. E se lo
sarà anche tua moglie o tuo marito, saremo
in tre e poi in quattro, dieci, cento...
Madre Teresa di Calcutta
Rispose così madre Teresa di Calcutta,
durante la conferenza stampa a Oslo per la
consegna del Nobel della pace del 1979, a
un giornalista che banalmente le chiedeva se
fosse sua intenzione cambiare il mondo.
C’è una forza segreta nella goccia che si
limpido e poi in un lago, in attesa di feconda-
re anche il Mar Morto. Anche gli antichi latini
erano convinti che gutta cavatlapidem, cioè
che la goccia riesce a perforare pure la pietra.
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86. Paolo Pagliani 24 Aprile 2010
La mano storpia
Una mano che è sempre aperta o sempre
chiusa è una mano storpia. Un uccello che
non sa aprire e chiudere le ali non volerà mai.
Gialal Al Din Rumi
Nella vita bisogna saperci aprire agli altri
come una mano, donando, amando, soste-
nendo. Ma ci sono momenti in cui bisogna
-
cere, per incontrare la propria coscienza. L’e-
sistenza esige questi due ritmi fondamentali
della mano aperta all’altro e della mano chiu-
sa in preghiera o sul petto.
E’ in questa alternanza tipiche anche delle
ali (che sono un po’ le mani degli uccelli),
che si vive veramente, volando ora raso ter-
ra ora verso l’alto dei cieli. Il solo agire con
le mani può renderci protesi all’esterno, in
stringere le mani su noi stessi ci rende egoisti
e solitari. La mano che non è storpia si apre e
si chiude in un ritmo armonico e libero.
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87. Paolo Pagliani 24 Aprile 2010
Tre dita contro di noi
La nostra natura è incline a vedere solo il
male dell’avversario, attribuendogli sempre
il male, anche quello che non c’è. Il male
che vediamo in lui dipende spesso dal nostro
modo affrettato e meschino di vedere l’uomo.
Gandhi
Qui si mette a fuoco un vizio comune, quel-
lo di giudicare gli altri con ferocia, soprattut-
to quando si tratta di persone a noi antipati-
che o considerate come avversarie. Prima di
puntare l’indice contro qualcuno, proviamo a
-
dito per indicare l’altro, almeno tre dita ri-
mangono rivolte verso di noi, in un implicito
atto d’accusa quasi mai immotivato.
Ci sono talora in noi alcune faziosità nel de-
persino ridicoli, tanto è il furore e l’eccesso
con cui liquidiamo chi ci è di ostacolo o sem-
plicemente ci risulta odioso.
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88. Paolo Pagliani 23 Aprile 2010
I due tipi di disgrazie
Le calamità sono di due specie: la disgrazia
che capita a noi e la fortuna che capita agli
altri.
Ambrose Bierce
Quante volte, di fronte al successo di una
persona, abbiamo creato una cortina fumo-
gena di sarcasmi, di recriminazioni e persi-
no di sdegno. Certo, alcuni esiti di carriera
possono lasciare sconcertati e far appellare
al caso o anche gridare allo scandalo.
Ma dobbiamo riconoscere che il tarlo dell’
invidia inesorabilmente attacca il nostro cuo-
re davanti al trionfo di un amico, e tutta la
retorica delle congratulazioni è striata dal se-
greto veleno dell’amarezza e della gelosia.
Oscar Wilde diceva che è molto facile ab-
bracciare e consolare un amico provato e
umiliato, ma che è eroico e quasi impossibi-
le stare in platea ad applaudirlo con sincero
entusiasmo quando è nel giorno della gloria.
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89. Paolo Pagliani 22 Aprile 2010
Una candelina
E’ molto più importante accendere una pic-
cola candela che maledire l’oscurità.
Confucio
Se sei immerso nel buio, vale di più una
contro l’oscurità. La lamentazione sterile è
di solito l’alibi dei pigri i quali pretendono di
essere liberati dai loro mali ma non muovono
un dito per cominciare loro stessi a reagire.
-
boso, la lagnanza permanente, nascondo-
no un’inerzia e una debolezza di spirito che
non sono certo indizio di sdegno nobile ma
di concordata acquiescenza. Non fermiamo-
ci a disapprovare soltanto, muoviamoci per
illuminare e trasformare il mondo;; il mare è
fatto di piccole gocce ed è solo così che rivela
la sua grandezza.
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90. Paolo Pagliani 21 Aprile 2010
In questo periodo di scontri calcistici de-
cisivi, mi sovveniva una citazione di Indro
Montanelli che delinea lo stile incisivo da tut-
ti riconosciuto e che diceva: ”Oggi manca la
capacità di indignazione. Spesso si dice che
l’opinione pubblica è indignata. E magari è
anche vero: al mattino. Alla sera siamo tutti
a guardare la partita”.
Bisogna sempre ripetere che, se l’ira rab-
biosa è uno dei vizi capitali, lo sdegno etico
è una virtù. Ciò, che, invece, si registra di
fronte alle palesi ingiustizie della società, alle
menzogne pubbliche e alle ipocrisie è, sì, il
fuoco di paglia di una protesta solitamente
sguaiata. Ma subito dopo si passa o all’ac-
quiescenza o persino all’ effettiva conniven-
za. Ancor oggi basta che uno prometta un’
elargizione o cancellazione di tasse e riesca a
narcotizzare la massa con qualche sport po-
polare, che si ha facilmente la caduta di ogni
indignazione morale.
Il vantaggio personale, a scapito di quello
nei giudizi riescono agevolmente a far dimen-
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91. Paolo Pagliani
ticare il bene comune, il senso dello Stato, gli
obblighi civici. E’ per questo che lo sdegno
autentico, come fremito della coscienza, ri-
tengo possa considerarsi una virtù.
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92. Paolo Pagliani 16 Aprile 2010
La grandezza
La grandezza fugge chi la cerca e segue chi
la fugge.
Talmud
L’ansia per raggiungere grandezza, impor-
tanza, fama è spesso frustrata, anche perché
nasce da un’ aspirazione orgogliosa che non
da un merito effettivo. Chi, invece, ha den-
tro di sé una vera ricchezza conquista quella
vetta che, però, non necessariamente è am-
mirata da chi sta nella valle della mediocrità.
Sì, perché dobbiamo distinguere tra fama e
grandezza.
Ci sono infatti personaggi famosi che sono
meschini, gretti, miseri d’animo;; si può es-
ser celebri persino se si è criminali, (la storia
insegna). Ma se stiamo alla vera grandezza,
possiamo scoprire che grandi sono alcune
persone nascoste, che incrociamo nella no-
stra vita quotidiana e che sono per noi una
lezione vivente di sapienza o di amore.
Essi non hanno cercato questo valore come
un appannaggio da ostentare, bensì l’hanno
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93. Paolo Pagliani
-
re per gli altri. Questa meta è possibile a tutti
perchè la grandezza d’animo non si misura
sul successo o sull’acclamazione esteriore.
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94. Paolo Pagliani 10 Aprile 2010
Consigli e denaro
Nessuno accetta consigli, ma tutti sono
pronti ad accettare denaro. Non c’è dubbio,
allora, che il denaro valga più dei consigli.
Jonathan Swift
un consigliere sincero e saggio: al massimo
di essere pagato. Non è raro il caso di chi
la prende alla larga, chiedendo apparente-
mente suggerimenti o informazioni, ma ap-
prodando progressivamente verso la ben più
rassicurante petizione di denaro.
E’ questa una delle umiliazioni a cui va in-
contro il rapporto tra le persone, un rappor-
inclini a un’immediatezza piuttosto brutale e
a un realismo sfacciato. Certo è che il voler
dare consigli in buona fede è una scelta ab-
bastanza perdente.
La Rochefoucald scrittore e moralista, os-
servava sarcasticamente che “i vecchi si
compiacciono di dare buoni consigli per con-
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95. Paolo Pagliani
solarsi di non dare cattivi esempi”. Eppure
l’assenza di veri sapienti e maestri è grave;;
già Isaia diceva “Guardai ma non c’era nes-
suno capace di consigliare, nessuno da inter-
rogare per avere una risposta”.
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96. Paolo Pagliani 7 Aprile 2010
La nuvola
Quando il cielo è sereno, com’è bella la vita,
poi una nuvola di colpo, ripristina che il tra-
dimento c’è.
Cesare Zavattini
L’idea che questo scrittore e regista ci pro-
pone è, in pratica, la sintesi della vita di tutti.
Ora siamo immersi nella solarità della felici-
tà, il cuore batte impazzito di gioia, le labbra
si aprono spontaneamente al canto. E’ la fe-
sta della vita, dell’amore del successo.
Ma ecco, all’improvviso, una nuvola che
oscura il sole. Appaiono subito i fantasmi del
dubbio, la voce gioiosa si spegne, lo sguardo
si incupisce. Spesso l’infelicità è legata ad un
essere anche la delusione di un ideale infran-
to, di un sogno spezzato, di un progetto fal-
lito;; la parola “tradimento”, Zavattini la usa
per indicare l’oscurità che ora incombe all’o-
rizzonte. E’ proprio nel giorno oscuro che si
misura il coraggio di vivere e la grandezza
della persona.
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97. Paolo Pagliani
D’altronde, per capire la gioia è necessario
la stoffa della gioia è intessuta” (Henri Lu-
bac). La vita infatti oscilla come un pendolo
tra la gioia e il dolore: bisogna avere occhi
capaci di scoprire sempre le sue tonalità sen-
za chiuderli mai davanti a ciò che è sgradito.
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