2. Le PRASSIE non sono semplici
movimenti, ma sistemi coordinati di
movimenti in funzione di
un'INTENZIONE
un RISULTATO
Piaget (1960)
3.
4. L'a-prassia è caratterizzata dalla
dissociazione automatica-volontaria: durante
la vita quotidiana il paziente aprassico non è
particolarmente limitato dal suo disturbo. Al
contrario, quando si trova in una situazione
non pragmatica ed altamente intenzionale,
(come durante un test a tavolino) affiora la
rottura dell'organizzazione gestuale.
Lo stesso gesto che viene eseguito
correttamente in risposta a sollecitazioni
contestuali o a esigenze interiori non viene
prodotto quando richiesto al di fuori di ogni
motivazione interna o esterna, come
produzione artificiale o intenzionale
5. 1. APRASSIA
IDEATIVA (AI) o di utilizzazione,il
paziente è incapace a rappresentarsi e ad "ideare"
il gesto da compiere:
NON SA COSA DEVE FARE
PERDITA
DELLA
GESTO.
RAPPRESENTAZIONE
DEL
Difetto di ideazione, errori nell'uso di oggetti
(riconosciuti), o nell'organizzazione della sequenza
d'uso.
6.
7. GLI ERRORI CHE L’ADULTO CON
LESIONE CEREBRALE COMPIE (paraprassie)
- perplessità, il paziente non sa cosa fare
- perseverazione, il paziente non riesce a portare a
termine il movimento perché persevera nella riproduzione
di un elemento del gesto
- maldestrezza, il paziente esegue l'azione in modo rozzo
e inefficace
- omissioni, il paziente salta uno o più passaggi nell'azione
- errori di localizzazione, l'azione è appropriata ma
eseguita nel luogo errato
- uso erroneo, l'azione è concettualmente inappropriata
- errori di sequenza, il soggetto compie singole azioni
corrette, ma nella sequenza sbagliata, ad es. l'oggetto è
usato prima che sia stata eseguita un'operazione
preliminare necessaria.
8. MODELLO DI LIEPMANN (1905-1920)
reinterpretato da Geschwind (1950)
L'ORGANIZZAZIONE GESTUALE DI ENTRAMBI GLI
ARTI E DELLA MUSCOLATURA BUCCO-FACCIALE È
CONTROLLATA DALL'EMISFERO SINISTRO
(senso-motorio),
dove sarebbero depositati gli
engrammi cenestesico-innervatori ossia "le memorie
dei comandi motori e delle rispettive sensazioni
propriocettive" che vengono attivate in blocco quando
il soggetto esegue un GESTO ABITUALE
Il concetto di senso-motorio è stato sostituito da
Geshwind con quello di corteccia pre-motoria, stazione
finale degli ordini che guidano il gesto
9.
10.
11. La corretta esecuzione del gesto implica
l’esistenza di un PIANO MOTORIO che
determina la sequenza spaziale e temporale
dei singoli gesti
(centro prassico con sede nel lobo parietale
di sinistra).
Il piano motorio deve essere tradotto in un
PROGRAMMA DI INNERVAZIONE
adeguato (area pre-motoria di sinistra).
12. DISPRASSIA EVOLUTIVA vs APRASSIA
Partiamo dal presupposto che è
impensabile che il neonato sia già dotato di
un magazzino di engrammi motori e visuocenestesici!
Ciò che accade è una costruzione e
aggiornamento progressivo dalla nascita fino
all’età adulta
13. COME SI COSTRUISCE UNA PRASSIA?
Un gesto abituale non deve essere pensato e
monitorato, ma si realizza senza controllo
cognitivo (attentivo).
Se il gesto è nuovo il soggetto deve invece
selezionare la sequenza degli atti e controllare
il loro svolgimento ed eventualmente
modificare il piano.
Il progetto d'azione deve cioè essere
immaginato e monitorato nell'atto della
realizzazione
14. • Nell'individuo normale l'acquisizione di un
nuovo schema motorio progredisce attraverso
stadi in cui il movimento è controllato in modo
attivo e accurato. I singoli movimenti devono
essere prodotti lentamente prestando
attenzione ad ogni singola azione e alle sue
conseguenze.
• Ciascuna azione deve essere selezionata e la
sequenza deve essere assemblata e
immagazzinata in memoria (ordine e timing).
Con la pratica la sequenza si consolida e
diviene automatica.
15. FASI DI ACQUISIZIONE DI UNA PRASSIA:
-PREPARAZIONE: l’azione viene eseguita molto
lentamente, viene esercitato un forte controllo,
vengono curate le singole parti dell’azione
-COMPOSIZIONE: l’azione viene eseguita più
velocemente ma vengono commessi errori di
esecuzione
- PROCEDURALIZZAZIONE: a questo livello l’azione
viene svolta fluentemente, in modo routinario,
automatizzato
17. DISPRASSIA EVOLUTIVA
Il disturbo evolutivo specifico
della funzione motoria
rappresenta un
quadro
di frequente
riscontro nel_
l’ambito
della popolazione
infantile (3-6%)
(Aicardi, 1994).
18. COS’E’ LA DISPRASSIA EVOLUTIVA??
La Disprassia
(DIS= MALE
PRASSIA= FARE)
è l'incapacità di compiere movimenti
volontari, coordinati sequenzialmente tra
loro, in funzione di uno scopo.
Spesso può influenzare il modo di
apprendere di un bambino a scuola.
19. Disturbo di sviluppo della
Coordinazione (DCD; DSM-IV)
ll disordine consiste in un danno marcato nello sviluppo
della coordinazione motoria non dovuto a ritardo mentale
né a cause neurologiche note
Disordine Specifico dello Sviluppo della
Funzione Motoria (SDDMF; ICD-10)
Si tratta di un serio danno nello sviluppo della coordinazione
motoria che non può essere interamente spiegato da una
generale condizione di ritardo mentale o da danni neurologici
specifici congeniti o acquisiti.
Spesso alla goffagine motoria si accompagnano difficoltà in
compiti visuo-spaziali.
20. Che cos’è l’ICD10?
L’ICD10 è la classificazione internazionale delle malattie e dei problemi
correlati, proposta dall'OMS
Esso fornisce un modello di riferimento
eziologico, ovvero diretto all’individuazione
delle cause; pertanto fornisce una “diagnosi”
delle malattie, dei disturbi o di altri stati di
salute.
Che cos’è il DSM-IV?
Il DSM è il Diagnostic and Statistical Manual for Mental Disorders (DSM), il
manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali che viene prodotto
dall’APA (l’Associazione degli Psichiatri Americani) dal 1952 e che è
attualmente alla sua sesta versione. Il DSM è quindi il manuale ufficiale che
viene usato negli Stati Uniti dagli psichiatri, e da più di 400 mila operatori
della salute mentale, per effettuare diagnosi psichiatriche, ma che è
largamente in uso anche altrove, Italia compresa. Il suo sistema di
classificazione fornisce la tassonomia psichiatrica standard sulla base della
quale possono essere diagnosticati, e di conseguenza curati, i disordini mentali
21. * Le prestazioni in compiti di
* coordinazione motoria, fini o
* grosso motori, sono
* significativamente al di sotto
* del livello atteso rispetto all’età
* e allo sviluppo intellettivo. La
* valutazione va condotta con
* esame individuale utilizzando
* uno strumento che misura la
* coordinazione fine e grosso
* motoria. Le difficoltà di
* coordinazione motoria
* dovrebbero essere presenti sin
* dall’inizio dello sviluppo e non
* dipendono da deficit acquisiti.
22. * Le prestazioni nelle attività di
* vita quotidiana, che richiedono
* coordinazione motoria,
* risultano sostanzialmente
* inferiori rispetto il livello atteso
* per età ed intelligenza. Le
* difficoltà possono manifestarsi
* con ritardo nell’acquisizione
* delle prime competenze
* motorie (gattonare, sedersi,
* camminare) e con
* comportamenti quali facilità
* nel far cadere oggetti,
* “goffagine”, scarse
* competenze negli sport e
* difficoltà nella scrittura.
23. 1. Difficoltà di coordinazione, presente dalle prime fasi di sviluppo e non dipendente da deficit
neurosensoriali e neuromotori; il deficit della coordinazione motoria non può essere spiegato
da una condizione di ritardo mentale.
2. Entità della compromissione variabile e modificabile in funzione dell’età.
3. Ritardo di acquisizione, (non costante), delle tappe di sviluppo motorio, a volte
accompagnato da ritardo dello sviluppo del linguaggio (componenti articolatorie).
4. Goffaggine nei movimenti.
5. Ritardo nell’organizzazione del gioco e del disegno (tipo di deficit costruttivo).
6. Difficoltà in compiti visuo-spaziali.
7. Presenza (non costante) di segni neurologici sfumati, privi di sicuro significato
localizzatorio.
8. Presenza (non costante) di difficoltà scolastiche e di problemi socio-emotivocomportamentali.
24. Spesso i bambini disprattici vengono
considerati poco intelligenti, pigri, svogliati.
Il rischio è quindi quello di innescare disturbi
comportamentali e psicopatologici
25. Disprassia e DCD (disturbo della coordinazione
dovrebbero essere considerati sinonimi”
(“Dyspraxia o DCD ? un enigma da risolvere”, Gibbs 2007).
)
Ultimamente nella clinica si trova più frequentemente usato il
termine
DCD.
E’ da tenere presente che sono presenti componenti disprattiche in
vari disturbi “specifici” dello sviluppo in età evolutiva, ad es.:
DSA con conclamata disgrafia su base
disprattica.
DSL con componenti disprattiche (DCD).
ADHD, o ADD in cui si evidenziano gravi
componenti disprattiche.
DGS, Disturbo Generalizzato dello Sviluppo.
26. Eziologia (cause)
Prematurità,
postmaturità
problemi perinatali
Basso peso alla nascita
(small for date)
hanno riscontrato difficoltà percettivomotorie nel 48% dei bambini di 6 anni nati prematuri
(<35°settimane di e.g.). Nel 10% di questi non erano
evidenti altri problemi.
Jongmans et al. (1998)
In alcuni casi, lesioni cerebrali rilevate con tecniche di imaging alla nascita
non erano più visibili al follow up.
La dismaturità è correlata alla paralisi cerebrale infantile nel modo
seguente:(Ellemberg JH, 1979).Cooke e coll. (1999), Miyahara et al. (2003)
hanno trovato alterazioni alla RMN alla nascita nel 42,5%
dei soggetti di un gruppo di small for date.
Questi ed altri dati fanno ritenere che alcuni bambini
goffi si possono collocare al limite della paralisi cerebrale
infantile
27. La disprassia è dunque da considerarsi come
disturbo multisistemico che coinvolge diversi
aspetti dello sviluppo che vengono ad influenzarsi
reciprocamente dove la disorganizzazione sul
piano motorio e deficit percettivi hanno gravi
ricadute su altri ambiti dell’apprendimento
(L.Sabbadini)
28. Il bambino disprassico puo
avere muscoli e
intelligenza normali, il
problema sta nel PONTE
tra l’intelletto e i muscoli.
29. La DISPRASSIA
E' più comune nei ragazzi piuttosto che nelle ragazze e può
comportare goffaggine, problemi nell'organizzare il lavoro e nel
seguire delle istruzioni.
Il bambino disprattico utilizza le funzioni che ha acquisito in modo
stereotipato, con strategie povere e ridotte alternative.
Tramite la pratica continuativa può acquisire funzioni e svolgere
senza grosse difficoltà le attività della vita quotidiana.
30. I bambini disprassici imparano una cosa
ma fanno fatica a generalizzare,
associare, trovando strategie.
La prevalenza del disturbo è stimata
intorno al 3-6% della popolazione infantile
tra i 5 e gli 11 anni.
Il rapporto è di 3 M : 1 F , in parte per
differenze culturali (Taylor, 1990).
.
31. DISPRASSIA EVOLUTIVA
BAMBINI GOFFI (CLUMSY)
1. EON negativo
2. normale coordinazione
3. normale livello intellettivo
4. riscontro costante di una discrepanza tra
abilità verbali (buone) e visuo-spaziali
(ridotte)
5. difficoltà di scrittura e disegno
Walton(1962), Gubbay (1965, 1972, 1985)
Selezione tramite un test
di EFFICIENZA MOTORIA
(personalmente uso il test APCM di Sabbadini)
32. DISPRASSIA EVOLUTIVA
De Ajaiaguerra & Stamback, 1969; De Ajaiaguerra, 1970
Associazione con disordini dello schema
corporeo, disordini costruttivi e spaziali
DISPRASSIA come disturbo percettivomotorio, gnosico e concettuale
33. Denckla (1984)
Povertà di strategie, goffaggine, impugnature
anomale
predittori di futuri disturbi dell’apprendimento
La disprassia è intesa come disturbo che
coinvolge sia i gesti rappresentazionali
(atti significativi)
sia gesti non rappresentazionali (atti non
significativi)
34. Cosa succede nella vita
quotidiana?
• fatica ad afferrare una palla, ad
andare in bicicletta, sull’altalena
• difficoltà nell’utilizzo delle posate
• inciampa spesso,
• urta mobili e sedie,
• cade sulle scale…
35. …e
a scuola?
• tracciare una linea diritta con il
gesso,
• leggere una riga in modo stabile,
“salta da una parola all’altra”
• Identificare figure simili
• Invertire le sillabe o le parole
• Copiare dalla lavagna…
36. Vari tipi di disprassia:
disprassia orale che interessa l’apparato
fonatorio (i bambini affetti non riescono
da lattanti a succhiare e presentano
problemi di alimentazione);
• la fonazione e l’articolazione del linguaggio
è più o meno compromessa, il bambino non
riesce a soffiare, a fare le bolle di sapone,
a pronunciare correttamente diversi
fonemi,ecc;
37. disprassia dello sguardo:
interessa l’apparato visivo
il bambino fatica
• a spostare lo sguardo dalla lavagna
al
foglio e viceversa,
• salta da una riga all’altra,
• salta delle parole.
39. SPESSO,ASSOCIATA ALLA DISPRASSIA FINE MOTORIA
VI E’ DISGRAFIA
Quadri che vanno dall’assenza di scrittura, a
una scrittura caratterizzata dal ricorso a
segni stereotipati, in cui le lettere prodotte
risultano scarsamente differenziabili, hanno
la stessa forma, nelle parole viene ripetuta la
stessa strategia di esecuzione.
Quadri più lievi si caratterizzano per una
ridotta fluenza del gesto, per un’inadeguata
gestione dello spazio e mantenimento delle
corrette relazioni spaziali tra le parti con
fluttuazioni nelle dimensioni delle lettere
che vengono spesso eseguite ricorrendo a
pattern grafo-motori poco convenzionali
40.
41.
42. La disgrafia riguarda l’implementazione del programma
prassico, non è un problema di transcodifica dei fonemi
in grafemi (come la disortografia)
ma di ORGANIZZAZIONE DEL PIANO MOTORIO
(RECUPERO ALLOGRAFICO, RECUPERO DEI PATTEN
GRAFO-MOTORI)
I
casi trattati precocemente e costantemente con un
trattamento visuo-motorio arrivano a scrivere in modo
leggibile.
La copia di modelli è sempre peggiore della scrittura.
43. disprassia grosso-motoria
difficoltà a pianificare una sequenza
di movimenti coordinati
• es. il bambino può prima lavarsi e poi
tirarsi su le maniche
difficoltà a passare dal piano ideativo a
quello motorio
• es. il bambino sa che il naso è in
mezzo agli occhi, ma non riesce a
disegnarlo correttamente
44. Inoltre si possono evidenziare altre
diverse forme di disprassia che a volte
coesistono in modo disomogeneo:
•Disprassia verbale.
•Disprassia orale.
•Diaprassia labio-glosso-velare.
•Disprassia degli arti.
•Disprassia dell’abbigliamento.
•Disprassia del disegno.
•Disprassia della scrittura.
•Disprassia costruttiva.
•Disprassia della marcia.
45. La povertà di strategie e le ridotte abilità di
generalizzazione rendono tuttavia difficoltosa
l'acquisizione di nuovi compiti e il trasferimento di
soluzioni strategiche già acquisite.
Nel bambino disprattico si riscontra una
ridotta capacità di rappresentazione
dell'oggetto su cui agire, dell'intera azione
e delle sequenze che la compongono
46. Difficoltà
di pianificazione,
ad avviare i programmi,
a prevedere il risultato,
a controllare le sequenze e l'intera
attività,
a verificare e eventualmente correggere il
piano d'azione.
(Pensiamo a cosa implica a livello
scolastico…)
47. ALCUNI DISPRATTICI HANNO
DIFFICOLTA’ NELLA
COSTRUZIONE DI MODELLI:
analisi visivuo-percettiva del
modello
traduzione dell’informazione
visiva in programma motorio
(pianificazione)
output motorio (esecuzione)
48. Nei soggetti disprassici vengono descritte
ridotte abilità di rappresentazione degli
oggetti oltre che delle sequenze motorie.
In un percorso riabilitativo/educativo è
importante
RIEDUCARE LA CAPACITÀ DI
RAPPRESENTAZIONE E LAVORARE SULLA
MANIPOLAZIONE DELLE
RAPPRESENTAZIONI
(capovolgere, ribaltare, ruotare...),
portare il bambino a immaginare
modificazioni e alternanza di punti di
vista
(Sabbadini)
49. Maggiore è il GRADO DI STRUTTURAZIONE
DELLA RAPPRESENTAZIONE interna della
realtà, maggiore sarà l'abilità di agire
sull'oggetto e di riconoscimento dello
stesso.
Il modo tramite cui si è realizzata la
conoscenza influenza il grado della stessa.
La possibilità di sperimentare (di
immaginare) le caratteristiche di un
oggetto da tanti punti di vista migliorano le
capacità di PRENSIONE E MANIPOLAZIONE
dello stesso. Educare a conoscere e
rappresentarsi gli oggetti da più punti di
vista assume fondamentale importanza
nella RIABILITAZIONE di bambini disprattici
o con difficoltà di riconoscimento.
50. DIFFICOLTA’ CHE POTETE
IDENTIFICARE:
• problemi di motricità fine
• problemi di motricità globale
• mancanza di lateralizzazione e di
integrazione bilaterale
• difficoltà visuo-percettive
• scarsa consapevolezza corporea: cinestesia
• scarsa consapevolezza propriocettiva
• cambiamenti
• sequenze
51. Il bambino in età scolare
Difficoltà che deve affrontare:
•
•
•
•
•
•
•
•
•
Orientamento spaziale all’interno della scuola
Routine quotidiana
Adattamento al nuovo gruppo classe
Gioco di squadra e società durante l’intervallo
Risoluzione dei compiti in autonomia
Educazione motoria
Autonomie personali
Memoria e rispetto delle regole scolastiche
Leggere e scrivere
52. Indicazioni per la scuola:
• Evitate di chiedere la riscrittura di un compito
• Concedergli più tempo
• Fornirgli tutte le istruzioni frazionandole in frasi semplici
• Aiutarlo nell’organizzazione del materiale
Scolastico
• Consentirgli delle pause quando è stanco
• Premiarlo per aver tentato anziché per essere riuscito
• Incoraggiare il lavoro di gruppo
53. Educazione motoria:
• Concedere più tempo per il cambio
• Evitare giochi di squadra ed esercizi
individuali complessi
• Ripetere più volte le istruzioni e
illustrargliele fisicamente
54. Ev adozione di
Sistemi compensativi e dispensativi
(computer, mappe concettuali, ecc)….su
ev. indicazione dello specialista
55. Se v'è per l'umanità una speranza
di salvezza e di aiuto, questo
aiuto non potrà venire che dal
bambino, perché in lui si
costruisce l'uomo.
MARIA MONTESSORI
da Educazione per un mondo
nuovo)
56. BIBLIOGRAFIA:
1-La disprassia in età evolutiva: criteri di valutazione ed intervento
(Letizia Sabbadini) Ed. Springer Verlag 2005,
2- Protocollo per la valutazione delle abilità prassiche e della
coordinazione motoria (APCM) Autore Sabbadini Letizia; Tsafrir
Yael; Iurato Enrico Ed. Springer Verlag 2005
3- Guida alla riabilitazione neuropsicologica in età evolutiva.
Esemplificazioni cliniche ed esperienze Autore Sabbadini Letizia;
Sabbadini Giorgio Franco Angeli editore
4- Manuale di Neuropsicologia di Denes et all,
Ed Zanichelli 1986
5- «Educazione per un mondo nuovo» M. Montessori- Ed Garzanti
2000
Articoli tratti dai seguenti siti internet:
http://www.dyspraxiafoundation.org.uk/index.php
http://www.disprassia.org/
http://www.aidee.it/
http://www.dyspraxiausa.org/