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Il “sopralluogo
psicologico” nei casi di
presunto abuso sessuale
Angelo ZAPPALÀwww.centroscienzeforensi.org
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Peculiarità dell’investigazione nei
casi di presunto abuso sessuale.
 A differenza di altri crimini (es. omicidio, rapina, furto,
incendio doloso) nei casi di abuso sessuale su minore
quando inizia l’investigazione non sempre si sa se e cosa
sia successo.
 Spesso manca la prova certa che il crimine sia successo.
+
Decisioni corrette ed errori.
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Decisioni corrette ed errori.
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Decisioni corrette ed errori.
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Le prove certe nell’abuso sessuale
su minore.
 Una confessione di chi ha commesso l’abuso (escludendo le
false confessioni).
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 La presenza di un trauma fisico nelle aree genitali
(escludendo altri tipi di traumi).
 La presenza di una malattia sessualmente trasmissibile nella
vittima.
+
Nella maggioranza dei casi però…
Le dichiarazioni della presunta vittima costituiscono l’elemento
centrale della notizia di reato e della successiva investigazione.
+
L’equivoco diffuso.
 Accertare se un abuso sessuale sia avvenuto o meno non è
fare una diagnosi psicologica, psichiatrica o
neuropsichiatrica.
 Gli abusi sessuali non lasciano una impronta nella
personalità che possa essere apprezzata attraverso una
diagnosi clinica.
 Non esiste nei manuali di psichiatria (DSM IV-TR o ICD 10)
una “sindrome da abuso sessuale”.
+
Gli indicatori dell’abuso sessuale.
 Non esistono «indicatori specifici» grazie ai quali si possa
concludere che la presunta vittima abbia patito un abuso
sessuale.
 Le conoscenze sessuali inadeguate per l’età potrebbero
esserlo se si conoscessero però quali sono oggi le
conoscenze adeguate (nel senso di conoscenze comuni) per
una data età!
+
I fraintendimenti dell’indagine
psicodiagnostica.
 Non esistono esami psicodiagnostici che indichino o
suggeriscano un abuso sessuale (l’abuso sessuale è un
evento/i che può/possono essere successi non è una
diagnosi).
 I test proiettivi (Rorschach, CAT ed altri) non hanno la
capacità di discriminare fra bambini abusati e non abusati.
+
Il comportamento sessualizzato.
Un comportamento sessuale non appropriato all’età del
bambino è fortemente associato con esperienze di abuso
sessuale ma è pure correlato con altri fattori (più probabili)
nella vita dei bambini vulnerabili; es:abuso fisico, violenza a
casa, stress eccessivo, e esposizione non appropriata alle
attività sessuale di altri membri della famiglia.
Il comportamento deve essere osservato da qualcuno e spesso
l’obiettività dei genitori è opinabile.
+ Il comportamento sessualizzato.
E’ necessario però considerare che:
1. distinguere comportamenti normali da quelli non
appropriati (dipende dall’età);
2. dipende dalla cultura della famiglia, dalla personalità del
bambino etc.;
3. meno della metà dei bambini sessualmente abusati
mostrano comportamenti sessualizzati, e al contrario,
bambini con altri problemi (abuso fisico,
trascuratezza) possono mostrarli.
+
Giochi sessuali.
 Sono comuni soprattutto intorno ai sei anni, e spesso tenuti
segreti da adulti.
 85% degli adulti hanno riferito giochi sessuali nell’infanzia
(Lamb & Coakley,‘93).
 Fra questi casi, gli adulti hanno scoperto le attività nel 44%.
 Attenzione quindi perché giochi consueti possono dare
luogo ad un’investigazione.
+
Lo strumento più utile per
l’investigazione.
L’intervista alla presunta vittima.
+
Non solo le parole…
 sviluppare le indagini in modo da non fondare il
procedimento esclusivamente sulla prova dichiarativa del
minore, raccogliendo il maggior numero di elementi di
conferma, attraverso attività investigativa che preveda altre
attività
+ L’intervista al minore presunto
abusato.
 Prima viene condotta l’intervista, meglio è.
 La registrazione è assolutamente necessaria!
(Videoregistrazione da preferire).
+
L’intervista al minore presunto
abusato.
 L’investigazione nei casi di abuso deve essere fatta nel modo
più adatto possibile ai bisogni del bambino ma non è
un’intervento terapeutico e soprattutto non è un’intervista
clinica dove sono accettate le interpretazione da parte di
chi intervista!
+
I problemi e le soluzioni con
l’intervista.
 Conoscere il funzionamento della memoria, dello sviluppo
del linguaggio e dell’attenzione dei bambini.
 Conoscere ed evitare/limitare la suggestibilità.
 Lavorare per ipotesi.
+
La memoria, l’attenzione e il linguaggio
dei bambini.
+
La memoria del bambino.
 Fino agli anni ’80 si pensava che i bambini avessero
capacità mnemoniche molto limitate (es: Piaget).
 Fivush & Almond, 1990: bambini di 2 e ½ anni possono
ricordarsi di eventi personalmente vissuti.
 Adesso sappiamo che a due anni si sviluppano i primi
ricordi che i bambini sanno verbalizzare  spesso
molto limitati
 Tendenzialmente i bambini piccoli richiedono
supporto per verbalizzarli.
+
Lo sviluppo della memoria.
 La memoria è correlata allo sviluppo della linguaggio:
più il linguaggio è sviluppato più il bambino è capace
a ricordarsi e raccontare le sue esperienze.
 Fra 4 e 6 anni queste capacità si sviluppano
rapidamente.
 Bambini di 4 anni possono già ricordarsi di eventi
centrali e dettagli importanti senza troppi aiuti da parte
di un adulto.
+
Lo sviluppo della memoria.
 I bambini si ricordano meno dettagli degli adulti.
 Bambini di 3-6 anni dimenticano più velocemente degli
adulti.
 Se interrogati in modo corretto i bambini non
commettono più errori degli adulti – quel che si
ricordano non è meno corretto.
+
L’amnesia infantile.
 Di solito non ci ricordiamo di eventi passati prima dei 3
e ½ anni (variando fra 2-8 anni).
 Eccezioni sono eventi unici, come la nascita di fratelli,
sorelle.
 I bambini non sanno raccontare memorie precedenti
allo sviluppo verbale (anche se ci sono memorie già
prima).
+
La concentrazione dei bambini.
 Influisce tanto sulla capacità del bambino nell’intervista.
 Le capacità di concentrarsi su qualcosa di specifico anzichè
capire e seguire istruzioni si sviluppano intorno ai 6-7 anni
 Bambini più piccoli sanno concentrarsi se sono interessati.
+
I tempi della concentrazione.
I bambini si concentrano per tempi (variabili, ma) più
brevi degli adulti (Herbert & Wookey, 2004):
2 anni: 7 minuti
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5 anni: 15 minuti
6-7 anni: 60 minuti
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La stanza dell’intervista.
 Nessuna distrazione. Confortevole, bella ma non piena di
giochi.
+
La suggestione.
+
La suggestionabilità.
L’intervistatore altera volontariamente o involontariamente le
risposte dell’intervistato.
Escludere la non volontà di qualcuno di suggestionare non
significa escludere automaticamente la suggestione.
+
La suggestionabilità.
Nelle sentenze della Cassazione non si parla mai dell’impiego di
strumenti per saggiare la suggestibilità del minore ma neanche
nelle diverse consensus conference.
IL BTSS (Endress et al., 1996) per bambini in età prescolare e il
GSS (Gudjonsson, 1987). Producono valutazioni quantitative, e non
soggettiva, della tendenza alla suggestibilità.
+
L’atteggiamento del bambino.
 I bambini cercano di rispondere alla parte della domanda
che hanno capito.
 Cercano spesso di indovinare quel che intende
l’intervistatore.
 Un bambino di 3 anni già capisce che le domande richiedono
delle risposte.
+
Il miglior protocollo di intervista
(quello che è stato oggetto di molti
studi empirici).
 Sviluppato della National Institute of Child
Health and Human Development (Maryland,
Washington, USA)
 Autore: Michael E. Lamb e i suoi colleghi
 Creato per trasmettere conoscenza teorica in
pratica
 Il protocollo più studiato
 Semi-strutturato e quindi flessibile
+
+
+
L’intervista strutturata
 L’introduzione: presentazione, spiega il perchè e il luogo
dell’intervista
 Le regole dell’intervista: dimmi se non mi capisci, se
non ti ricordi, se dico qualcosa di sbagliato…  esempi
concreti
“Se ti chiedo: Come si chiama il mio cane,cosa diresti?”
+
L’intervista strutturata
 Verità e bugie: esempi pratici e sottolineare che il
bambino deve dire la verità di cose veramente accadute
 L’intervista di pratica: chiede al bambino di raccontare
un evento recente significante  utilizzando domande
aperte
 Importante che il bambino si abitui al modo inconsueto
della intervista forense
+
Parlare del sospetto
 “Adesso che ti conosco meglio,vorrei parlare di perché
sei venuto qui a parlare con me oggi.Lo sai?”
 “Ho capito che qualcosa ti è potuto accadere. Raccontami
tutto di questo.”
 Se il bambino non parla del sospetto, riferisce a
discussioni anteriore. “Ho capito che tu hai parlato con
(la mamma,un medico ecc) in (posto).Raccontami di
questo.”
+
Parlare del sospetto
 Se necessario, da una breve descrizione del sospetto senza
nominare l’autore presunto e senza fornire troppi dettagli
 Una volta il bambino comincia a parlare del sospetto:
 Utilizza domande aperte: “Raccontami tutto su di questo”,“poi
cosa è successo?”,“raccontami più di X”
+
Focalizzare su punti importanti nel
racconto
 Dopo che tutta l’informazione possibile è stata
ottenuta tramite questione aperte, si può riferire
a qualcosa detto prima dal bambino:
“Mi hai parlato di un negozio.Dov’era?”
“Hai detto che era un vicino.Quel vicino?”
“Come si chiama?”
 A ricordarsi che bambini spesso rispondono a
questo tipo di domande anche senza sapere le
risposte o esserne sicuri!
+
Distinzione degli incidenti
“È successo una o più volte?”
 Se più volte, chiede al bambino di raccontare della volta
dalla quale si ricorda meglio
 Ripete il seguito di domande: prima domande aperte, poi
domande aperte focalizzando su diversi aspetti
 Domande selettive ben definite possono essere usate
+
Chiusura
 Chiedere al bambino se ha altre cose importanti da a
raccontare o domande
 Ringrazia il bambino
 Ritorna a argomenti neutrali
+
I vantaggi del protocollo
 Usando il protocollo, una più grande parte
dell'informazione viene prodotto tramite domande che
non mettono in pericolo la credibilità del racconto
 Significa che l'informazione ottenuta ha più valore nel
processo
 Aiuta l'intervistatore a formulare le sue domande in un
modo adatto
 Utilizzabile da 4 anni (a volte meno – dipende dallo
sviluppo verbale dal bambino)
+
NICHD: Le prove scientifiche
Studi in paesi e lingue diversi (più recente in
francese) hanno mostrato che utilizzando
questo protocollo semi-strutturato:
 Le intervistatori utilizzano più domande
aperte e meno domande “pericolose”
 Una più grande parte dell’informazione
viene elicitata in un modo che non la
contamina
 Anche bambini di tenere età (4 anni) sanno
rispondere a domande aperte (contrario ad
argomenti popolari che essi debbano essere
“aiutati” a raccontare)
+
Formarsi e farsi supervisionare
costantemente.
 Non è sufficiente fare uno o due corsi per condurre le
interviste correttamente.
 Senza supervisione e senza feedback sul proprio operato
non si sa se cosa si sta facendo (se non sai dove vai ogni
strada ti ci porta).
+
Bambini riluttanti a raccontare.
 Bambini che non vogliono raccontare le loro esperienze
lo mostrano presto nell’intervista.
 Richiedono sopporto, ma:
 Domande suggestive NON aiutano questi bambini a
raccontare.
 Intervistare un bambino attualmente riluttante in un
modo suggestivo mette in pericolo le future possibilità
per il bambino di raccontare ed essere creduto!
+ Le bambole anatomiche aiutano i
bambini a raccontare?
 Rischiano di creare distorsioni nei racconti.
 Il bambino non capisce che le bambole simbolizzano
vere persone in situazioni realmente successe.
 L’uso delle bambole non permette di distinguere i giochi
dei bambini abusati daquelli dei non abusati.
+
L’uso delle bambole anatomiche
nell’intervista.
 Non c'è evidenza che mostra che aiuta i bambini a
raccontare.
 Tanti studi hanno mostrato che gli intervistatori tendono
ad usare più domande suggestive quando vengono
usate le bambole.
 Santtila, Korkman, Sandnabba, 2004: gli intervistatori
parlavano più e usavano più domande suggestive
quando le bambole venivano usate.
+
La presenza dei genitori
è fortemente sconsigliata:
 Più facile creare un vero contatto col bambino senza i
genitori presenti.
 Strano per il bambino che la mamma è presente ma non
risponde alle domande.
 Imbarazzo nel raccontare di argomenti a contenuto
sessuale.
 Rischio che il genitore parli per il bambino.
 A volte i genitori hanno propri interessi.
 Bambini non vogliono far soffrire i genitori.
+
La presenza dei genitori...
 Non c’è evidenza che aiuterebbe il bambino a parlare,
anzi:
Santtila, Korkman & Sandnabba, 2004:
 I bambini parlano meno.
 Gli intervistatori fanno più domande suggestive.
+
Scoprire le menzogne.
 Non esistono tecniche per differenziare racconti genuini da
racconti non genuini (inventati, involontariamente alterati
dalla suggestione, inquinati da false memorie).
+
Lavorare per ipotesi.
+
Impiegare le ipotesi.
 Si fanno ipotesi (che possano essere falsificabili)
mutuamente esclusive (nelle ipotesi si deve menzionare
quali evidenze falsificano le l’ipotesi)
 Si deve cercare di falsificare le ipotesi.
 L’ipotesi che riceve più supporto è l’ipotesi quella più
probabile.
+
Il ragionamento Bayesiano.
+
Interpretare la valenza
probabilistica dei sintomi
probabilistico (esempio).

Esiste il sospetto che una Anna sia stata sessualmente abusata.

Il base rate (la frequenza di base) per l’abuso è del 10%.

Anna mostra ansia.

Nel 70% delle bambine abusate si osserva ansia.

Quale è la probabilità che Anna sia stata sessualmente abusata
(considerando unicamente questo sintomo?).
+
Diagnosticità del sintomo.

Non è abbastanza conoscere quanti bambini abusati mostrano un
determinato sintomo, si deve anche conoscere quanti bambini non
abusati mostrano quel sintomo.

Abusati: mostrano ansia nel 70% dei casi.

Non abusati : mostrano ansia nel 30% dei casi.
55
+
Il calcolo.

Consideriamo 100 bambine

10% sono state abusate : 10 bambine

90% non sono state abusate: 90 bambine

Le bambine abusate presentano ansia nel 70% dei casi

70% di 10 = 7 bambine

Le bambine non abusate presentano ansia nel 30% dei casi

30% di 90 = 27 bambine

La probabilità che Anna sia stata sessualmente abusata
considerando la presenza dell’ansia come ”indicatore” è:

7/34*100 = 21%
+
Le evidenze fisiche traumatiche, il
ragionamento Bayesiano e il lavoro con le
ipotesi.
+
Evidenze traumatiche e intervista.
 L’intervista al minore presunto abusato non deve mai essere
suggestiva anche se si vi sono prove fisiche che evidenziano
che un abuso sessuale vi è stato (malattia sessualmente
trasmissibile, segni di traumi).
+
Le conclusioni circa l’abuso in seguito
alla osservazione di assenza o
presenza di traumi fisici.
 C’è il sospetto che una bambina sia stata penetrata
vaginalmente.
 Gli esami non evidenziano nessun trauma nella vagina.
 La conclusione è:
 1: Non c’è conflitto tra la penetrazione e l’assenza di
trauma, solo nel 15% dei casi le bambine penetrate
vaginalmente mostrano un trauma fisico.
 2: L’assenza di trauma fisico non esclude in nessun modo la
penetrazione, solo nel 15% dei casi le bambine penetrate
mostrano un trauma fisico.
+
Cosa chiedersi?
 In quali circostanze l’osservazione di assenza di trauma fisico
esclude la penetrazione?
 Cosa dobbiamo sapere oltre il fatto che solo il 15% delle
bambine che hanno avuto una penetrazione vaginale
esibisce un trauma fisico?
 Quali sono le ipotesi che si devono comparare?
60
+
Le 2 ipotesi.
 Ipotesi 1: Penetrazione avvenuta.
 Ipotesi 0: Penetrazione non avvenuta.
 Il lavoro è valutare il cambio della probabilità delle due
ipotesi
 Provabilità a priori
 Osservazione
 Probabilità a posteriori
61
62
63
64
65
66
+
Osservazione:Trauma Fisico
 L’osservazione del trauma fisico.
 Decrementa la probabilità della ipotesi della non
penetrazione.
 Incrementa la probabilità della ipotesi della penetrazione.
67
Osservazione: Nessun trauma fisico
 L’osservazione di nessun trauma.
 Incrementa la probabilità della ipotesi di non penetrazione.
 Decrementa la probabilità della ipotesi di penetrazione.
68
+
Una recente opinione autorevole in
tema di abusi sessuali su minore …
+Reati sessuali su minori e percorsi
di accertamento penale (Palermo, 24
febbraio 2012, Dr. Luigi Marini, terza sez.pen. Cassazione)
 1.2    le “false memorie” sono difficilmente intercettabili – un
esperto può, invece, intercettare le dichiarazioni maliziose
(non si capisce cosa cosa significhi)
 b) è elevato il rischio di auto-colpevolizzazione (Non si sa
quanto sia rilevante)
 c) a questo rischio si collega spesso la tendenza del minore a
ritrattare il racconto quando si accorge delle conseguenze
che il racconto provoca sui familiari e sulle persone che ha
attorno (prove empiriche non fanno vedere queste cose)
+Reati sessuali su minori e percorsi
di accertamento penale (Palermo, 24
febbraio 2012, Dr. Luigi Marini, terza sez.pen. Cassazione)
in via di principio le dichiarazioni del minore ritenuto capace
di testimoniare e successivamente valutato attendibile hanno
valore di prova e non hanno necessità di riscontri esterni (non
è corretto ricercare e concentrarsi su una attendibilità
intrinseca del minore)
+Reati sessuali su minori e percorsi
di accertamento penale (Palermo, 24
febbraio 2012, Dr. Luigi Marini, terza sez.pen. Cassazione)
 Con sentenza n.9801 del 2006, rv 23605, la Terza Sez.Pen. ha
fissato il principio che quando il teste di riferimento, cioè il
minore assunto con incidente probatorio, sia stato chiamato a
rendere dichiarazioni e non abbia risposto, le dichiarazioni de
relato assumono pieno valore di prova e non costituiscono
semplice materiale indiziario o strumento per la prova logica.
Ma la Corte si è spinta ancora oltre con la sentenza della Terza
Sez.Pen., n.35728 del 2007, rv 237500, affermando che qualora
l’esame del minore non possa essere effettuato nel
contraddittorio perché l’esame sarebbe “idoneo a turbare il suo
equilibrio psichico”, possono essere acquisite al fascicolo
dibattimentale le dichiarazioni che egli ha reso al perito e da
costui registrate (non ci si può fondare sulle memorie di
discussioni avvenute con il minore se non si hanno delle
registrazioni!!) (!)
+Reati sessuali su minori e percorsi
di accertamento penale (Palermo, 24
febbraio 2012, Dr. Luigi Marini, terza sez.pen. Cassazione)
 “(…)’importanza che al minore le domande vengano poste
in modo da non condizionarne la genuinità, evitando cioè
domande che sollecitino il suo desiderio di accontentare
l’interlocutore, domande che presuppongano la risposta, e
così via.(…)” (dovrebbe esplicitare quale protocollo usare
tutti sanno che non vanno poste domande suggestive).
+Reati sessuali su minori e percorsi
di accertamento penale (Palermo, 24
febbraio 2012, Dr. Luigi Marini, terza sez.pen. Cassazione)
 Premessa la generale distinzione fra domande nocive,
vietate e suggestive, esiste un contrasto di giurisprudenza
che deve essere conosciuto (per il divieto di domande
suggestive anche qualora sia il presidente a condurre
l’esame:Terza Sez.Pen.11 maggio 2011, n.25712, rv 250615 ;
per l’assenza di tale divieto,Terza Sez.Pen.28 ottobre 2009,
n.9157, rv 246205; per la giustificazione di tali domande
qualora si tratti di “vincere la reticenza ovvero la ritrosia nel
deporre” manifestate dal minore,Terza Sez.Pen., sentenza
n.13981 del 2008, rv 239966 – si veda anche Silvestri in
Cass.Pen. 2009, 4, 1556). ( “vincere la reticenza ovvero la
ritrosia nel deporre”)
Angelo Zappalà
www.angelozappala.it
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Zappala investigazione abuso sessuale

  • 1.
  • 2. + Il “sopralluogo psicologico” nei casi di presunto abuso sessuale Angelo ZAPPALÀwww.centroscienzeforensi.org
  • 3. + Peculiarità dell’investigazione nei casi di presunto abuso sessuale.  A differenza di altri crimini (es. omicidio, rapina, furto, incendio doloso) nei casi di abuso sessuale su minore quando inizia l’investigazione non sempre si sa se e cosa sia successo.  Spesso manca la prova certa che il crimine sia successo.
  • 7. + Le prove certe nell’abuso sessuale su minore.  Una confessione di chi ha commesso l’abuso (escludendo le false confessioni).  Un documento video che mostri l’abuso.  La presenza di un trauma fisico nelle aree genitali (escludendo altri tipi di traumi).  La presenza di una malattia sessualmente trasmissibile nella vittima.
  • 8. + Nella maggioranza dei casi però… Le dichiarazioni della presunta vittima costituiscono l’elemento centrale della notizia di reato e della successiva investigazione.
  • 9. + L’equivoco diffuso.  Accertare se un abuso sessuale sia avvenuto o meno non è fare una diagnosi psicologica, psichiatrica o neuropsichiatrica.  Gli abusi sessuali non lasciano una impronta nella personalità che possa essere apprezzata attraverso una diagnosi clinica.  Non esiste nei manuali di psichiatria (DSM IV-TR o ICD 10) una “sindrome da abuso sessuale”.
  • 10. + Gli indicatori dell’abuso sessuale.  Non esistono «indicatori specifici» grazie ai quali si possa concludere che la presunta vittima abbia patito un abuso sessuale.  Le conoscenze sessuali inadeguate per l’età potrebbero esserlo se si conoscessero però quali sono oggi le conoscenze adeguate (nel senso di conoscenze comuni) per una data età!
  • 11. + I fraintendimenti dell’indagine psicodiagnostica.  Non esistono esami psicodiagnostici che indichino o suggeriscano un abuso sessuale (l’abuso sessuale è un evento/i che può/possono essere successi non è una diagnosi).  I test proiettivi (Rorschach, CAT ed altri) non hanno la capacità di discriminare fra bambini abusati e non abusati.
  • 12. + Il comportamento sessualizzato. Un comportamento sessuale non appropriato all’età del bambino è fortemente associato con esperienze di abuso sessuale ma è pure correlato con altri fattori (più probabili) nella vita dei bambini vulnerabili; es:abuso fisico, violenza a casa, stress eccessivo, e esposizione non appropriata alle attività sessuale di altri membri della famiglia. Il comportamento deve essere osservato da qualcuno e spesso l’obiettività dei genitori è opinabile.
  • 13. + Il comportamento sessualizzato. E’ necessario però considerare che: 1. distinguere comportamenti normali da quelli non appropriati (dipende dall’età); 2. dipende dalla cultura della famiglia, dalla personalità del bambino etc.; 3. meno della metà dei bambini sessualmente abusati mostrano comportamenti sessualizzati, e al contrario, bambini con altri problemi (abuso fisico, trascuratezza) possono mostrarli.
  • 14. + Giochi sessuali.  Sono comuni soprattutto intorno ai sei anni, e spesso tenuti segreti da adulti.  85% degli adulti hanno riferito giochi sessuali nell’infanzia (Lamb & Coakley,‘93).  Fra questi casi, gli adulti hanno scoperto le attività nel 44%.  Attenzione quindi perché giochi consueti possono dare luogo ad un’investigazione.
  • 15. + Lo strumento più utile per l’investigazione. L’intervista alla presunta vittima.
  • 16. + Non solo le parole…  sviluppare le indagini in modo da non fondare il procedimento esclusivamente sulla prova dichiarativa del minore, raccogliendo il maggior numero di elementi di conferma, attraverso attività investigativa che preveda altre attività
  • 17. + L’intervista al minore presunto abusato.  Prima viene condotta l’intervista, meglio è.  La registrazione è assolutamente necessaria! (Videoregistrazione da preferire).
  • 18. + L’intervista al minore presunto abusato.  L’investigazione nei casi di abuso deve essere fatta nel modo più adatto possibile ai bisogni del bambino ma non è un’intervento terapeutico e soprattutto non è un’intervista clinica dove sono accettate le interpretazione da parte di chi intervista!
  • 19. + I problemi e le soluzioni con l’intervista.  Conoscere il funzionamento della memoria, dello sviluppo del linguaggio e dell’attenzione dei bambini.  Conoscere ed evitare/limitare la suggestibilità.  Lavorare per ipotesi.
  • 20. + La memoria, l’attenzione e il linguaggio dei bambini.
  • 21. + La memoria del bambino.  Fino agli anni ’80 si pensava che i bambini avessero capacità mnemoniche molto limitate (es: Piaget).  Fivush & Almond, 1990: bambini di 2 e ½ anni possono ricordarsi di eventi personalmente vissuti.  Adesso sappiamo che a due anni si sviluppano i primi ricordi che i bambini sanno verbalizzare  spesso molto limitati  Tendenzialmente i bambini piccoli richiedono supporto per verbalizzarli.
  • 22. + Lo sviluppo della memoria.  La memoria è correlata allo sviluppo della linguaggio: più il linguaggio è sviluppato più il bambino è capace a ricordarsi e raccontare le sue esperienze.  Fra 4 e 6 anni queste capacità si sviluppano rapidamente.  Bambini di 4 anni possono già ricordarsi di eventi centrali e dettagli importanti senza troppi aiuti da parte di un adulto.
  • 23. + Lo sviluppo della memoria.  I bambini si ricordano meno dettagli degli adulti.  Bambini di 3-6 anni dimenticano più velocemente degli adulti.  Se interrogati in modo corretto i bambini non commettono più errori degli adulti – quel che si ricordano non è meno corretto.
  • 24. + L’amnesia infantile.  Di solito non ci ricordiamo di eventi passati prima dei 3 e ½ anni (variando fra 2-8 anni).  Eccezioni sono eventi unici, come la nascita di fratelli, sorelle.  I bambini non sanno raccontare memorie precedenti allo sviluppo verbale (anche se ci sono memorie già prima).
  • 25. + La concentrazione dei bambini.  Influisce tanto sulla capacità del bambino nell’intervista.  Le capacità di concentrarsi su qualcosa di specifico anzichè capire e seguire istruzioni si sviluppano intorno ai 6-7 anni  Bambini più piccoli sanno concentrarsi se sono interessati.
  • 26. + I tempi della concentrazione. I bambini si concentrano per tempi (variabili, ma) più brevi degli adulti (Herbert & Wookey, 2004): 2 anni: 7 minuti 3 anni: 9 minuti 4 anni: 13 minuti 5 anni: 15 minuti 6-7 anni: 60 minuti
  • 27. + La stanza dell’intervista.  Nessuna distrazione. Confortevole, bella ma non piena di giochi.
  • 29. + La suggestionabilità. L’intervistatore altera volontariamente o involontariamente le risposte dell’intervistato. Escludere la non volontà di qualcuno di suggestionare non significa escludere automaticamente la suggestione.
  • 30. + La suggestionabilità. Nelle sentenze della Cassazione non si parla mai dell’impiego di strumenti per saggiare la suggestibilità del minore ma neanche nelle diverse consensus conference. IL BTSS (Endress et al., 1996) per bambini in età prescolare e il GSS (Gudjonsson, 1987). Producono valutazioni quantitative, e non soggettiva, della tendenza alla suggestibilità.
  • 31. + L’atteggiamento del bambino.  I bambini cercano di rispondere alla parte della domanda che hanno capito.  Cercano spesso di indovinare quel che intende l’intervistatore.  Un bambino di 3 anni già capisce che le domande richiedono delle risposte.
  • 32. + Il miglior protocollo di intervista (quello che è stato oggetto di molti studi empirici).  Sviluppato della National Institute of Child Health and Human Development (Maryland, Washington, USA)  Autore: Michael E. Lamb e i suoi colleghi  Creato per trasmettere conoscenza teorica in pratica  Il protocollo più studiato  Semi-strutturato e quindi flessibile
  • 33. +
  • 34. +
  • 35. + L’intervista strutturata  L’introduzione: presentazione, spiega il perchè e il luogo dell’intervista  Le regole dell’intervista: dimmi se non mi capisci, se non ti ricordi, se dico qualcosa di sbagliato…  esempi concreti “Se ti chiedo: Come si chiama il mio cane,cosa diresti?”
  • 36. + L’intervista strutturata  Verità e bugie: esempi pratici e sottolineare che il bambino deve dire la verità di cose veramente accadute  L’intervista di pratica: chiede al bambino di raccontare un evento recente significante  utilizzando domande aperte  Importante che il bambino si abitui al modo inconsueto della intervista forense
  • 37. + Parlare del sospetto  “Adesso che ti conosco meglio,vorrei parlare di perché sei venuto qui a parlare con me oggi.Lo sai?”  “Ho capito che qualcosa ti è potuto accadere. Raccontami tutto di questo.”  Se il bambino non parla del sospetto, riferisce a discussioni anteriore. “Ho capito che tu hai parlato con (la mamma,un medico ecc) in (posto).Raccontami di questo.”
  • 38. + Parlare del sospetto  Se necessario, da una breve descrizione del sospetto senza nominare l’autore presunto e senza fornire troppi dettagli  Una volta il bambino comincia a parlare del sospetto:  Utilizza domande aperte: “Raccontami tutto su di questo”,“poi cosa è successo?”,“raccontami più di X”
  • 39. + Focalizzare su punti importanti nel racconto  Dopo che tutta l’informazione possibile è stata ottenuta tramite questione aperte, si può riferire a qualcosa detto prima dal bambino: “Mi hai parlato di un negozio.Dov’era?” “Hai detto che era un vicino.Quel vicino?” “Come si chiama?”  A ricordarsi che bambini spesso rispondono a questo tipo di domande anche senza sapere le risposte o esserne sicuri!
  • 40. + Distinzione degli incidenti “È successo una o più volte?”  Se più volte, chiede al bambino di raccontare della volta dalla quale si ricorda meglio  Ripete il seguito di domande: prima domande aperte, poi domande aperte focalizzando su diversi aspetti  Domande selettive ben definite possono essere usate
  • 41. + Chiusura  Chiedere al bambino se ha altre cose importanti da a raccontare o domande  Ringrazia il bambino  Ritorna a argomenti neutrali
  • 42. + I vantaggi del protocollo  Usando il protocollo, una più grande parte dell'informazione viene prodotto tramite domande che non mettono in pericolo la credibilità del racconto  Significa che l'informazione ottenuta ha più valore nel processo  Aiuta l'intervistatore a formulare le sue domande in un modo adatto  Utilizzabile da 4 anni (a volte meno – dipende dallo sviluppo verbale dal bambino)
  • 43. + NICHD: Le prove scientifiche Studi in paesi e lingue diversi (più recente in francese) hanno mostrato che utilizzando questo protocollo semi-strutturato:  Le intervistatori utilizzano più domande aperte e meno domande “pericolose”  Una più grande parte dell’informazione viene elicitata in un modo che non la contamina  Anche bambini di tenere età (4 anni) sanno rispondere a domande aperte (contrario ad argomenti popolari che essi debbano essere “aiutati” a raccontare)
  • 44. + Formarsi e farsi supervisionare costantemente.  Non è sufficiente fare uno o due corsi per condurre le interviste correttamente.  Senza supervisione e senza feedback sul proprio operato non si sa se cosa si sta facendo (se non sai dove vai ogni strada ti ci porta).
  • 45. + Bambini riluttanti a raccontare.  Bambini che non vogliono raccontare le loro esperienze lo mostrano presto nell’intervista.  Richiedono sopporto, ma:  Domande suggestive NON aiutano questi bambini a raccontare.  Intervistare un bambino attualmente riluttante in un modo suggestivo mette in pericolo le future possibilità per il bambino di raccontare ed essere creduto!
  • 46. + Le bambole anatomiche aiutano i bambini a raccontare?  Rischiano di creare distorsioni nei racconti.  Il bambino non capisce che le bambole simbolizzano vere persone in situazioni realmente successe.  L’uso delle bambole non permette di distinguere i giochi dei bambini abusati daquelli dei non abusati.
  • 47. + L’uso delle bambole anatomiche nell’intervista.  Non c'è evidenza che mostra che aiuta i bambini a raccontare.  Tanti studi hanno mostrato che gli intervistatori tendono ad usare più domande suggestive quando vengono usate le bambole.  Santtila, Korkman, Sandnabba, 2004: gli intervistatori parlavano più e usavano più domande suggestive quando le bambole venivano usate.
  • 48. + La presenza dei genitori è fortemente sconsigliata:  Più facile creare un vero contatto col bambino senza i genitori presenti.  Strano per il bambino che la mamma è presente ma non risponde alle domande.  Imbarazzo nel raccontare di argomenti a contenuto sessuale.  Rischio che il genitore parli per il bambino.  A volte i genitori hanno propri interessi.  Bambini non vogliono far soffrire i genitori.
  • 49. + La presenza dei genitori...  Non c’è evidenza che aiuterebbe il bambino a parlare, anzi: Santtila, Korkman & Sandnabba, 2004:  I bambini parlano meno.  Gli intervistatori fanno più domande suggestive.
  • 50. + Scoprire le menzogne.  Non esistono tecniche per differenziare racconti genuini da racconti non genuini (inventati, involontariamente alterati dalla suggestione, inquinati da false memorie).
  • 52. + Impiegare le ipotesi.  Si fanno ipotesi (che possano essere falsificabili) mutuamente esclusive (nelle ipotesi si deve menzionare quali evidenze falsificano le l’ipotesi)  Si deve cercare di falsificare le ipotesi.  L’ipotesi che riceve più supporto è l’ipotesi quella più probabile.
  • 54. + Interpretare la valenza probabilistica dei sintomi probabilistico (esempio).  Esiste il sospetto che una Anna sia stata sessualmente abusata.  Il base rate (la frequenza di base) per l’abuso è del 10%.  Anna mostra ansia.  Nel 70% delle bambine abusate si osserva ansia.  Quale è la probabilità che Anna sia stata sessualmente abusata (considerando unicamente questo sintomo?).
  • 55. + Diagnosticità del sintomo.  Non è abbastanza conoscere quanti bambini abusati mostrano un determinato sintomo, si deve anche conoscere quanti bambini non abusati mostrano quel sintomo.  Abusati: mostrano ansia nel 70% dei casi.  Non abusati : mostrano ansia nel 30% dei casi. 55
  • 56. + Il calcolo.  Consideriamo 100 bambine  10% sono state abusate : 10 bambine  90% non sono state abusate: 90 bambine  Le bambine abusate presentano ansia nel 70% dei casi  70% di 10 = 7 bambine  Le bambine non abusate presentano ansia nel 30% dei casi  30% di 90 = 27 bambine  La probabilità che Anna sia stata sessualmente abusata considerando la presenza dell’ansia come ”indicatore” è:  7/34*100 = 21%
  • 57. + Le evidenze fisiche traumatiche, il ragionamento Bayesiano e il lavoro con le ipotesi.
  • 58. + Evidenze traumatiche e intervista.  L’intervista al minore presunto abusato non deve mai essere suggestiva anche se si vi sono prove fisiche che evidenziano che un abuso sessuale vi è stato (malattia sessualmente trasmissibile, segni di traumi).
  • 59. + Le conclusioni circa l’abuso in seguito alla osservazione di assenza o presenza di traumi fisici.  C’è il sospetto che una bambina sia stata penetrata vaginalmente.  Gli esami non evidenziano nessun trauma nella vagina.  La conclusione è:  1: Non c’è conflitto tra la penetrazione e l’assenza di trauma, solo nel 15% dei casi le bambine penetrate vaginalmente mostrano un trauma fisico.  2: L’assenza di trauma fisico non esclude in nessun modo la penetrazione, solo nel 15% dei casi le bambine penetrate mostrano un trauma fisico.
  • 60. + Cosa chiedersi?  In quali circostanze l’osservazione di assenza di trauma fisico esclude la penetrazione?  Cosa dobbiamo sapere oltre il fatto che solo il 15% delle bambine che hanno avuto una penetrazione vaginale esibisce un trauma fisico?  Quali sono le ipotesi che si devono comparare? 60
  • 61. + Le 2 ipotesi.  Ipotesi 1: Penetrazione avvenuta.  Ipotesi 0: Penetrazione non avvenuta.  Il lavoro è valutare il cambio della probabilità delle due ipotesi  Provabilità a priori  Osservazione  Probabilità a posteriori 61
  • 62. 62
  • 63. 63
  • 64. 64
  • 65. 65
  • 66. 66
  • 67. + Osservazione:Trauma Fisico  L’osservazione del trauma fisico.  Decrementa la probabilità della ipotesi della non penetrazione.  Incrementa la probabilità della ipotesi della penetrazione. 67
  • 68. Osservazione: Nessun trauma fisico  L’osservazione di nessun trauma.  Incrementa la probabilità della ipotesi di non penetrazione.  Decrementa la probabilità della ipotesi di penetrazione. 68
  • 69. + Una recente opinione autorevole in tema di abusi sessuali su minore …
  • 70. +Reati sessuali su minori e percorsi di accertamento penale (Palermo, 24 febbraio 2012, Dr. Luigi Marini, terza sez.pen. Cassazione)  1.2    le “false memorie” sono difficilmente intercettabili – un esperto può, invece, intercettare le dichiarazioni maliziose (non si capisce cosa cosa significhi)  b) è elevato il rischio di auto-colpevolizzazione (Non si sa quanto sia rilevante)  c) a questo rischio si collega spesso la tendenza del minore a ritrattare il racconto quando si accorge delle conseguenze che il racconto provoca sui familiari e sulle persone che ha attorno (prove empiriche non fanno vedere queste cose)
  • 71. +Reati sessuali su minori e percorsi di accertamento penale (Palermo, 24 febbraio 2012, Dr. Luigi Marini, terza sez.pen. Cassazione) in via di principio le dichiarazioni del minore ritenuto capace di testimoniare e successivamente valutato attendibile hanno valore di prova e non hanno necessità di riscontri esterni (non è corretto ricercare e concentrarsi su una attendibilità intrinseca del minore)
  • 72. +Reati sessuali su minori e percorsi di accertamento penale (Palermo, 24 febbraio 2012, Dr. Luigi Marini, terza sez.pen. Cassazione)  Con sentenza n.9801 del 2006, rv 23605, la Terza Sez.Pen. ha fissato il principio che quando il teste di riferimento, cioè il minore assunto con incidente probatorio, sia stato chiamato a rendere dichiarazioni e non abbia risposto, le dichiarazioni de relato assumono pieno valore di prova e non costituiscono semplice materiale indiziario o strumento per la prova logica. Ma la Corte si è spinta ancora oltre con la sentenza della Terza Sez.Pen., n.35728 del 2007, rv 237500, affermando che qualora l’esame del minore non possa essere effettuato nel contraddittorio perché l’esame sarebbe “idoneo a turbare il suo equilibrio psichico”, possono essere acquisite al fascicolo dibattimentale le dichiarazioni che egli ha reso al perito e da costui registrate (non ci si può fondare sulle memorie di discussioni avvenute con il minore se non si hanno delle registrazioni!!) (!)
  • 73. +Reati sessuali su minori e percorsi di accertamento penale (Palermo, 24 febbraio 2012, Dr. Luigi Marini, terza sez.pen. Cassazione)  “(…)’importanza che al minore le domande vengano poste in modo da non condizionarne la genuinità, evitando cioè domande che sollecitino il suo desiderio di accontentare l’interlocutore, domande che presuppongano la risposta, e così via.(…)” (dovrebbe esplicitare quale protocollo usare tutti sanno che non vanno poste domande suggestive).
  • 74. +Reati sessuali su minori e percorsi di accertamento penale (Palermo, 24 febbraio 2012, Dr. Luigi Marini, terza sez.pen. Cassazione)  Premessa la generale distinzione fra domande nocive, vietate e suggestive, esiste un contrasto di giurisprudenza che deve essere conosciuto (per il divieto di domande suggestive anche qualora sia il presidente a condurre l’esame:Terza Sez.Pen.11 maggio 2011, n.25712, rv 250615 ; per l’assenza di tale divieto,Terza Sez.Pen.28 ottobre 2009, n.9157, rv 246205; per la giustificazione di tali domande qualora si tratti di “vincere la reticenza ovvero la ritrosia nel deporre” manifestate dal minore,Terza Sez.Pen., sentenza n.13981 del 2008, rv 239966 – si veda anche Silvestri in Cass.Pen. 2009, 4, 1556). ( “vincere la reticenza ovvero la ritrosia nel deporre”)

Notes de l'éditeur

  1. Quel che è normale per un bimbo di tre anni non lo è per un di sei etc.
  2. Il mio lavoro e di parlare con i bambini, loro mi raccontano…
  3. Oppure si rifiutano di rispondere… Con bambini piccoli un problema e anche di distinguere fantasie da verità
  4. Adhd  meno...
  5. L'idea è di aiutare a raccontare cose nonostante le loro capacità limitate di verbalizzare le loro esperienze