3. +
Peculiarità dell’investigazione nei
casi di presunto abuso sessuale.
A differenza di altri crimini (es. omicidio, rapina, furto,
incendio doloso) nei casi di abuso sessuale su minore
quando inizia l’investigazione non sempre si sa se e cosa
sia successo.
Spesso manca la prova certa che il crimine sia successo.
7. +
Le prove certe nell’abuso sessuale
su minore.
Una confessione di chi ha commesso l’abuso (escludendo le
false confessioni).
Un documento video che mostri l’abuso.
La presenza di un trauma fisico nelle aree genitali
(escludendo altri tipi di traumi).
La presenza di una malattia sessualmente trasmissibile nella
vittima.
8. +
Nella maggioranza dei casi però…
Le dichiarazioni della presunta vittima costituiscono l’elemento
centrale della notizia di reato e della successiva investigazione.
9. +
L’equivoco diffuso.
Accertare se un abuso sessuale sia avvenuto o meno non è
fare una diagnosi psicologica, psichiatrica o
neuropsichiatrica.
Gli abusi sessuali non lasciano una impronta nella
personalità che possa essere apprezzata attraverso una
diagnosi clinica.
Non esiste nei manuali di psichiatria (DSM IV-TR o ICD 10)
una “sindrome da abuso sessuale”.
10. +
Gli indicatori dell’abuso sessuale.
Non esistono «indicatori specifici» grazie ai quali si possa
concludere che la presunta vittima abbia patito un abuso
sessuale.
Le conoscenze sessuali inadeguate per l’età potrebbero
esserlo se si conoscessero però quali sono oggi le
conoscenze adeguate (nel senso di conoscenze comuni) per
una data età!
11. +
I fraintendimenti dell’indagine
psicodiagnostica.
Non esistono esami psicodiagnostici che indichino o
suggeriscano un abuso sessuale (l’abuso sessuale è un
evento/i che può/possono essere successi non è una
diagnosi).
I test proiettivi (Rorschach, CAT ed altri) non hanno la
capacità di discriminare fra bambini abusati e non abusati.
12. +
Il comportamento sessualizzato.
Un comportamento sessuale non appropriato all’età del
bambino è fortemente associato con esperienze di abuso
sessuale ma è pure correlato con altri fattori (più probabili)
nella vita dei bambini vulnerabili; es:abuso fisico, violenza a
casa, stress eccessivo, e esposizione non appropriata alle
attività sessuale di altri membri della famiglia.
Il comportamento deve essere osservato da qualcuno e spesso
l’obiettività dei genitori è opinabile.
13. + Il comportamento sessualizzato.
E’ necessario però considerare che:
1. distinguere comportamenti normali da quelli non
appropriati (dipende dall’età);
2. dipende dalla cultura della famiglia, dalla personalità del
bambino etc.;
3. meno della metà dei bambini sessualmente abusati
mostrano comportamenti sessualizzati, e al contrario,
bambini con altri problemi (abuso fisico,
trascuratezza) possono mostrarli.
14. +
Giochi sessuali.
Sono comuni soprattutto intorno ai sei anni, e spesso tenuti
segreti da adulti.
85% degli adulti hanno riferito giochi sessuali nell’infanzia
(Lamb & Coakley,‘93).
Fra questi casi, gli adulti hanno scoperto le attività nel 44%.
Attenzione quindi perché giochi consueti possono dare
luogo ad un’investigazione.
15. +
Lo strumento più utile per
l’investigazione.
L’intervista alla presunta vittima.
16. +
Non solo le parole…
sviluppare le indagini in modo da non fondare il
procedimento esclusivamente sulla prova dichiarativa del
minore, raccogliendo il maggior numero di elementi di
conferma, attraverso attività investigativa che preveda altre
attività
17. + L’intervista al minore presunto
abusato.
Prima viene condotta l’intervista, meglio è.
La registrazione è assolutamente necessaria!
(Videoregistrazione da preferire).
18. +
L’intervista al minore presunto
abusato.
L’investigazione nei casi di abuso deve essere fatta nel modo
più adatto possibile ai bisogni del bambino ma non è
un’intervento terapeutico e soprattutto non è un’intervista
clinica dove sono accettate le interpretazione da parte di
chi intervista!
19. +
I problemi e le soluzioni con
l’intervista.
Conoscere il funzionamento della memoria, dello sviluppo
del linguaggio e dell’attenzione dei bambini.
Conoscere ed evitare/limitare la suggestibilità.
Lavorare per ipotesi.
21. +
La memoria del bambino.
Fino agli anni ’80 si pensava che i bambini avessero
capacità mnemoniche molto limitate (es: Piaget).
Fivush & Almond, 1990: bambini di 2 e ½ anni possono
ricordarsi di eventi personalmente vissuti.
Adesso sappiamo che a due anni si sviluppano i primi
ricordi che i bambini sanno verbalizzare spesso
molto limitati
Tendenzialmente i bambini piccoli richiedono
supporto per verbalizzarli.
22. +
Lo sviluppo della memoria.
La memoria è correlata allo sviluppo della linguaggio:
più il linguaggio è sviluppato più il bambino è capace
a ricordarsi e raccontare le sue esperienze.
Fra 4 e 6 anni queste capacità si sviluppano
rapidamente.
Bambini di 4 anni possono già ricordarsi di eventi
centrali e dettagli importanti senza troppi aiuti da parte
di un adulto.
23. +
Lo sviluppo della memoria.
I bambini si ricordano meno dettagli degli adulti.
Bambini di 3-6 anni dimenticano più velocemente degli
adulti.
Se interrogati in modo corretto i bambini non
commettono più errori degli adulti – quel che si
ricordano non è meno corretto.
24. +
L’amnesia infantile.
Di solito non ci ricordiamo di eventi passati prima dei 3
e ½ anni (variando fra 2-8 anni).
Eccezioni sono eventi unici, come la nascita di fratelli,
sorelle.
I bambini non sanno raccontare memorie precedenti
allo sviluppo verbale (anche se ci sono memorie già
prima).
25. +
La concentrazione dei bambini.
Influisce tanto sulla capacità del bambino nell’intervista.
Le capacità di concentrarsi su qualcosa di specifico anzichè
capire e seguire istruzioni si sviluppano intorno ai 6-7 anni
Bambini più piccoli sanno concentrarsi se sono interessati.
26. +
I tempi della concentrazione.
I bambini si concentrano per tempi (variabili, ma) più
brevi degli adulti (Herbert & Wookey, 2004):
2 anni: 7 minuti
3 anni: 9 minuti
4 anni: 13 minuti
5 anni: 15 minuti
6-7 anni: 60 minuti
29. +
La suggestionabilità.
L’intervistatore altera volontariamente o involontariamente le
risposte dell’intervistato.
Escludere la non volontà di qualcuno di suggestionare non
significa escludere automaticamente la suggestione.
30. +
La suggestionabilità.
Nelle sentenze della Cassazione non si parla mai dell’impiego di
strumenti per saggiare la suggestibilità del minore ma neanche
nelle diverse consensus conference.
IL BTSS (Endress et al., 1996) per bambini in età prescolare e il
GSS (Gudjonsson, 1987). Producono valutazioni quantitative, e non
soggettiva, della tendenza alla suggestibilità.
31. +
L’atteggiamento del bambino.
I bambini cercano di rispondere alla parte della domanda
che hanno capito.
Cercano spesso di indovinare quel che intende
l’intervistatore.
Un bambino di 3 anni già capisce che le domande richiedono
delle risposte.
32. +
Il miglior protocollo di intervista
(quello che è stato oggetto di molti
studi empirici).
Sviluppato della National Institute of Child
Health and Human Development (Maryland,
Washington, USA)
Autore: Michael E. Lamb e i suoi colleghi
Creato per trasmettere conoscenza teorica in
pratica
Il protocollo più studiato
Semi-strutturato e quindi flessibile
35. +
L’intervista strutturata
L’introduzione: presentazione, spiega il perchè e il luogo
dell’intervista
Le regole dell’intervista: dimmi se non mi capisci, se
non ti ricordi, se dico qualcosa di sbagliato… esempi
concreti
“Se ti chiedo: Come si chiama il mio cane,cosa diresti?”
36. +
L’intervista strutturata
Verità e bugie: esempi pratici e sottolineare che il
bambino deve dire la verità di cose veramente accadute
L’intervista di pratica: chiede al bambino di raccontare
un evento recente significante utilizzando domande
aperte
Importante che il bambino si abitui al modo inconsueto
della intervista forense
37. +
Parlare del sospetto
“Adesso che ti conosco meglio,vorrei parlare di perché
sei venuto qui a parlare con me oggi.Lo sai?”
“Ho capito che qualcosa ti è potuto accadere. Raccontami
tutto di questo.”
Se il bambino non parla del sospetto, riferisce a
discussioni anteriore. “Ho capito che tu hai parlato con
(la mamma,un medico ecc) in (posto).Raccontami di
questo.”
38. +
Parlare del sospetto
Se necessario, da una breve descrizione del sospetto senza
nominare l’autore presunto e senza fornire troppi dettagli
Una volta il bambino comincia a parlare del sospetto:
Utilizza domande aperte: “Raccontami tutto su di questo”,“poi
cosa è successo?”,“raccontami più di X”
39. +
Focalizzare su punti importanti nel
racconto
Dopo che tutta l’informazione possibile è stata
ottenuta tramite questione aperte, si può riferire
a qualcosa detto prima dal bambino:
“Mi hai parlato di un negozio.Dov’era?”
“Hai detto che era un vicino.Quel vicino?”
“Come si chiama?”
A ricordarsi che bambini spesso rispondono a
questo tipo di domande anche senza sapere le
risposte o esserne sicuri!
40. +
Distinzione degli incidenti
“È successo una o più volte?”
Se più volte, chiede al bambino di raccontare della volta
dalla quale si ricorda meglio
Ripete il seguito di domande: prima domande aperte, poi
domande aperte focalizzando su diversi aspetti
Domande selettive ben definite possono essere usate
41. +
Chiusura
Chiedere al bambino se ha altre cose importanti da a
raccontare o domande
Ringrazia il bambino
Ritorna a argomenti neutrali
42. +
I vantaggi del protocollo
Usando il protocollo, una più grande parte
dell'informazione viene prodotto tramite domande che
non mettono in pericolo la credibilità del racconto
Significa che l'informazione ottenuta ha più valore nel
processo
Aiuta l'intervistatore a formulare le sue domande in un
modo adatto
Utilizzabile da 4 anni (a volte meno – dipende dallo
sviluppo verbale dal bambino)
43. +
NICHD: Le prove scientifiche
Studi in paesi e lingue diversi (più recente in
francese) hanno mostrato che utilizzando
questo protocollo semi-strutturato:
Le intervistatori utilizzano più domande
aperte e meno domande “pericolose”
Una più grande parte dell’informazione
viene elicitata in un modo che non la
contamina
Anche bambini di tenere età (4 anni) sanno
rispondere a domande aperte (contrario ad
argomenti popolari che essi debbano essere
“aiutati” a raccontare)
44. +
Formarsi e farsi supervisionare
costantemente.
Non è sufficiente fare uno o due corsi per condurre le
interviste correttamente.
Senza supervisione e senza feedback sul proprio operato
non si sa se cosa si sta facendo (se non sai dove vai ogni
strada ti ci porta).
45. +
Bambini riluttanti a raccontare.
Bambini che non vogliono raccontare le loro esperienze
lo mostrano presto nell’intervista.
Richiedono sopporto, ma:
Domande suggestive NON aiutano questi bambini a
raccontare.
Intervistare un bambino attualmente riluttante in un
modo suggestivo mette in pericolo le future possibilità
per il bambino di raccontare ed essere creduto!
46. + Le bambole anatomiche aiutano i
bambini a raccontare?
Rischiano di creare distorsioni nei racconti.
Il bambino non capisce che le bambole simbolizzano
vere persone in situazioni realmente successe.
L’uso delle bambole non permette di distinguere i giochi
dei bambini abusati daquelli dei non abusati.
47. +
L’uso delle bambole anatomiche
nell’intervista.
Non c'è evidenza che mostra che aiuta i bambini a
raccontare.
Tanti studi hanno mostrato che gli intervistatori tendono
ad usare più domande suggestive quando vengono
usate le bambole.
Santtila, Korkman, Sandnabba, 2004: gli intervistatori
parlavano più e usavano più domande suggestive
quando le bambole venivano usate.
48. +
La presenza dei genitori
è fortemente sconsigliata:
Più facile creare un vero contatto col bambino senza i
genitori presenti.
Strano per il bambino che la mamma è presente ma non
risponde alle domande.
Imbarazzo nel raccontare di argomenti a contenuto
sessuale.
Rischio che il genitore parli per il bambino.
A volte i genitori hanno propri interessi.
Bambini non vogliono far soffrire i genitori.
49. +
La presenza dei genitori...
Non c’è evidenza che aiuterebbe il bambino a parlare,
anzi:
Santtila, Korkman & Sandnabba, 2004:
I bambini parlano meno.
Gli intervistatori fanno più domande suggestive.
50. +
Scoprire le menzogne.
Non esistono tecniche per differenziare racconti genuini da
racconti non genuini (inventati, involontariamente alterati
dalla suggestione, inquinati da false memorie).
52. +
Impiegare le ipotesi.
Si fanno ipotesi (che possano essere falsificabili)
mutuamente esclusive (nelle ipotesi si deve menzionare
quali evidenze falsificano le l’ipotesi)
Si deve cercare di falsificare le ipotesi.
L’ipotesi che riceve più supporto è l’ipotesi quella più
probabile.
54. +
Interpretare la valenza
probabilistica dei sintomi
probabilistico (esempio).
Esiste il sospetto che una Anna sia stata sessualmente abusata.
Il base rate (la frequenza di base) per l’abuso è del 10%.
Anna mostra ansia.
Nel 70% delle bambine abusate si osserva ansia.
Quale è la probabilità che Anna sia stata sessualmente abusata
(considerando unicamente questo sintomo?).
55. +
Diagnosticità del sintomo.
Non è abbastanza conoscere quanti bambini abusati mostrano un
determinato sintomo, si deve anche conoscere quanti bambini non
abusati mostrano quel sintomo.
Abusati: mostrano ansia nel 70% dei casi.
Non abusati : mostrano ansia nel 30% dei casi.
55
56. +
Il calcolo.
Consideriamo 100 bambine
10% sono state abusate : 10 bambine
90% non sono state abusate: 90 bambine
Le bambine abusate presentano ansia nel 70% dei casi
70% di 10 = 7 bambine
Le bambine non abusate presentano ansia nel 30% dei casi
30% di 90 = 27 bambine
La probabilità che Anna sia stata sessualmente abusata
considerando la presenza dell’ansia come ”indicatore” è:
7/34*100 = 21%
57. +
Le evidenze fisiche traumatiche, il
ragionamento Bayesiano e il lavoro con le
ipotesi.
58. +
Evidenze traumatiche e intervista.
L’intervista al minore presunto abusato non deve mai essere
suggestiva anche se si vi sono prove fisiche che evidenziano
che un abuso sessuale vi è stato (malattia sessualmente
trasmissibile, segni di traumi).
59. +
Le conclusioni circa l’abuso in seguito
alla osservazione di assenza o
presenza di traumi fisici.
C’è il sospetto che una bambina sia stata penetrata
vaginalmente.
Gli esami non evidenziano nessun trauma nella vagina.
La conclusione è:
1: Non c’è conflitto tra la penetrazione e l’assenza di
trauma, solo nel 15% dei casi le bambine penetrate
vaginalmente mostrano un trauma fisico.
2: L’assenza di trauma fisico non esclude in nessun modo la
penetrazione, solo nel 15% dei casi le bambine penetrate
mostrano un trauma fisico.
60. +
Cosa chiedersi?
In quali circostanze l’osservazione di assenza di trauma fisico
esclude la penetrazione?
Cosa dobbiamo sapere oltre il fatto che solo il 15% delle
bambine che hanno avuto una penetrazione vaginale
esibisce un trauma fisico?
Quali sono le ipotesi che si devono comparare?
60
61. +
Le 2 ipotesi.
Ipotesi 1: Penetrazione avvenuta.
Ipotesi 0: Penetrazione non avvenuta.
Il lavoro è valutare il cambio della probabilità delle due
ipotesi
Provabilità a priori
Osservazione
Probabilità a posteriori
61
67. +
Osservazione:Trauma Fisico
L’osservazione del trauma fisico.
Decrementa la probabilità della ipotesi della non
penetrazione.
Incrementa la probabilità della ipotesi della penetrazione.
67
68. Osservazione: Nessun trauma fisico
L’osservazione di nessun trauma.
Incrementa la probabilità della ipotesi di non penetrazione.
Decrementa la probabilità della ipotesi di penetrazione.
68
70. +Reati sessuali su minori e percorsi
di accertamento penale (Palermo, 24
febbraio 2012, Dr. Luigi Marini, terza sez.pen. Cassazione)
1.2 le “false memorie” sono difficilmente intercettabili – un
esperto può, invece, intercettare le dichiarazioni maliziose
(non si capisce cosa cosa significhi)
b) è elevato il rischio di auto-colpevolizzazione (Non si sa
quanto sia rilevante)
c) a questo rischio si collega spesso la tendenza del minore a
ritrattare il racconto quando si accorge delle conseguenze
che il racconto provoca sui familiari e sulle persone che ha
attorno (prove empiriche non fanno vedere queste cose)
71. +Reati sessuali su minori e percorsi
di accertamento penale (Palermo, 24
febbraio 2012, Dr. Luigi Marini, terza sez.pen. Cassazione)
in via di principio le dichiarazioni del minore ritenuto capace
di testimoniare e successivamente valutato attendibile hanno
valore di prova e non hanno necessità di riscontri esterni (non
è corretto ricercare e concentrarsi su una attendibilità
intrinseca del minore)
72. +Reati sessuali su minori e percorsi
di accertamento penale (Palermo, 24
febbraio 2012, Dr. Luigi Marini, terza sez.pen. Cassazione)
Con sentenza n.9801 del 2006, rv 23605, la Terza Sez.Pen. ha
fissato il principio che quando il teste di riferimento, cioè il
minore assunto con incidente probatorio, sia stato chiamato a
rendere dichiarazioni e non abbia risposto, le dichiarazioni de
relato assumono pieno valore di prova e non costituiscono
semplice materiale indiziario o strumento per la prova logica.
Ma la Corte si è spinta ancora oltre con la sentenza della Terza
Sez.Pen., n.35728 del 2007, rv 237500, affermando che qualora
l’esame del minore non possa essere effettuato nel
contraddittorio perché l’esame sarebbe “idoneo a turbare il suo
equilibrio psichico”, possono essere acquisite al fascicolo
dibattimentale le dichiarazioni che egli ha reso al perito e da
costui registrate (non ci si può fondare sulle memorie di
discussioni avvenute con il minore se non si hanno delle
registrazioni!!) (!)
73. +Reati sessuali su minori e percorsi
di accertamento penale (Palermo, 24
febbraio 2012, Dr. Luigi Marini, terza sez.pen. Cassazione)
“(…)’importanza che al minore le domande vengano poste
in modo da non condizionarne la genuinità, evitando cioè
domande che sollecitino il suo desiderio di accontentare
l’interlocutore, domande che presuppongano la risposta, e
così via.(…)” (dovrebbe esplicitare quale protocollo usare
tutti sanno che non vanno poste domande suggestive).
74. +Reati sessuali su minori e percorsi
di accertamento penale (Palermo, 24
febbraio 2012, Dr. Luigi Marini, terza sez.pen. Cassazione)
Premessa la generale distinzione fra domande nocive,
vietate e suggestive, esiste un contrasto di giurisprudenza
che deve essere conosciuto (per il divieto di domande
suggestive anche qualora sia il presidente a condurre
l’esame:Terza Sez.Pen.11 maggio 2011, n.25712, rv 250615 ;
per l’assenza di tale divieto,Terza Sez.Pen.28 ottobre 2009,
n.9157, rv 246205; per la giustificazione di tali domande
qualora si tratti di “vincere la reticenza ovvero la ritrosia nel
deporre” manifestate dal minore,Terza Sez.Pen., sentenza
n.13981 del 2008, rv 239966 – si veda anche Silvestri in
Cass.Pen. 2009, 4, 1556). ( “vincere la reticenza ovvero la
ritrosia nel deporre”)