IL FIUME OLONA, I MULINI E LE CORTI STORICHE
L’ACQUA: UNA RISORSA PER POGLIANO MILANESE
In questo breve escursus sulla vita poglianese
e sulle sue architetture tipiche, i cortili e i mulini,
spero di aver dato uno scorcio importante del
nostro paese che si è realizzato attraverso
la fatica del lavoro e il senso di comunità,
che si raccoglieva nei momenti di gioia e
di dolore,come su due colonne portanti si
costruisce un edificio.
Spero che questo lavoro porti anche la voglia
e la gioia di altri approfondimenti e soprattutto
serva agli abitanti del paese a valorizzare e a
“voler bene” al loro paese.
Tesi di Giorgio Bassetti
http://www.poglianomilanese.org/homepage/docs/pdf/fiume_Olona_mulini_cortiStoriche.pdf
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INDICE:
Pag.4 CAP 1 : L’OLONA: UNA RISORSA PER POGLIANO MILANESE
Pag.5 CAP 2: INQUADRAMENTO TERRITORIALE
Pag.6 CAP 3: CENNI STORICI
Pag.12 CAP 4: ECONOMIA
Pag.12 CAP 5: ARCHITETTURE ESISTITE
Pag.14 CAP 6: IL CORTILE NELLA VITA SOCIALE POGLIANESE
Pag.15 CAP 7: I CORTILI
Pag.69 CAP 8: I MULINI
Pag.79 CAP 9: CHIUSA
6. 6
CAP 1 : L’OLONA: UNA RISORSA
PER POGLIANO MILANESE
L’olona è un fiume molto antico e molto
importante perla zona che va da Varese a
Milano.
La cartografia è stata anche per questo motivo
molto dettagliata ed esauriente, tanto che la
mappa più antica è del 1608, mentre quella più
precisa, tra le mappe, è del 1789 ed è opera
del frate Mauro Fornari e di Domenico Cagnoni.
La carta inquadra la provincia di Varese fino a
qualche chilometro a sud di Legnano.
La prima cartina disegnata dal “Consorzio del
Fiume Olona” è del 1722, ed stata tracciata
dall’ingegner Gaetano Raggi. Oltre che le
infrastrutture, riporta anche i canali e le chiuse.
Tra le cartine del XIX secolo sono da citare la
mappa disegnata dall’ingegner Vittore Vezzosi
nel 1861, che riferisce anche di alcuni rilievi
effettuati sul fiume, e quella dell’ingegner
Villoresi, su cui sono tracciate con dovizia
di particolari le zone irrigate dall’Olona.
Quest’ultima riporta, infatti, anche i canali e le
rogge originate dal fiume.
L’olona è sempre stata asse e spina dorsale
di questa zona, tanto che nell’alta Valle Olona,
tra Castiglione Olona, dove sono presenti molti
resti di un’antica civiltà, e Castellanza, crebbero
molte cartiere, filande di cotone e seta, tintorie,
sbianche, fornaci e industrie meccaniche.
Pogliano ha avuto soprattutto il merito di sapersi
imporre nel settore tessile, dando anche’esso
il contributo alla creazione della tela olona,
che è un tipo di tessuto grezzo, pesante e molto resistente, dall’ origine antica, e che come si
vede,deve il suo nome al fiume Olona che ne vide la nascita. Originariamente era prodotta con
fibre di canapa non tinta, ma con il calo di questa coltivazione in Italia, oggi viene prodotta con il
cotone.
L’uso principale di questa tela, che la rese molto conosciuta e diffusa nei secoli scorsi, fu in campo
nautico, per la veleria, i sacchi, i tendalini nautici e le brande dei marinai. Ancora oggi è usata per i
velieri storici, l’Amerigo Vespucci ha le vele in tela olona di canapa, che conferisce il caratteristico
colore ecrù alla velatura.
L’apporto del fiume Olona non si limitava alle industrie tessili, ma forniva anche energia ai
mulini, portava acqua ai campi e alle bestie. Con l’avanzare dei secoli essa ha perso la sua
predominanza rispetto al Sempione anche grazie ai miglioramenti nei collegamenti stradali e al
declino dell’agricoltura e dell’allevamento a favore di altri ambiti lavorativi.
Sopra: lavatoio sull’Olona presso Legnano
Sotto: Mulino presso Canegrate
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CAP 2: INQUADRAMENTO
TERRITORIALE
Il comune di Pogliano Milanese si trova a circa
20 Km da Milano, situato lungo l’asse del
Sempione, che congiunge la città di Milano
con il passo omonimo e da lì con la Svizzera.
Il Sempione, oggi odierna SS33, è da sempre
un importantissimo asse commerciale, lungo
cui si svolgeva il commercio già in epoca
napoleonica. Pogliano si trova tra due città di
media grandezza che hanno caratterizzato
fortemente la loro zona, ovvero Rho e Legnano.
Sopra: Mappa raffigurante il percorso del Sempione da Milano a Ginevra
8. 8
CAP 3: CENNI STORICI
Storicamente però non si può parlare di
Pogliano come città fondata sul Sempione.
Infatti, ai tempi della fondazione della città,
molto presumibilmente in epoca romana, il
grande asse commerciale doveva essere il
fiume Olona e non il Sempione, migliorato da
Napoleone nel 1800.
La possibilità che Pogliano sia di fondazione
romana è suffragata proprio dal nome che
presenta il suffisso –anus, poi tradotto in –ano,
tipico delle fortificazioni romane (Nerviano,
Sedriano) contrapposto al suffisso –ago che
caratterizza i centri di natali celti (Vanzago,
Parabiago). Si ritiene inoltre che il nome
derivi da “Publi Agmina” , cioè accampamenti
di Publio, che sta ad indicare che qui
risedettero anticamente tali accampamenti e
che si svolsero guerriglie contro i Cimbri ed
i Teutoni che erano scesi in questa zona per
saccheggiare, ma furono sconfitti dall’esercito
Romano. Inoltre sono presenti nel territorio
alcuni resti archeologici nella zona del cimitero.
Una delle prime citazioni del paese, forse la
prima in assoluto, riguarda una chiamata a
testimonianza, davanti al conte Sigfredo e al
visconte Rotgero di Milano, di un certo Pietro
Scavino di Pogliano. Il fatto in questione si
svolse nel ‘892
Sappiamo poi che nel territorio di Pogliano
aveva sede un beneficio tenuto dai preti
Decumani (rettori delle allora undici
Parrocchie della città di Milano), e che nel
1119 l’arcivescovo Giordano da Clivio intimò
ai Decumani di rinunciare all’obbedienza di
Pogliano a favore dei cappellani minori.
Ulteriori notizie certe di Pogliano si hanno nel
Dizionario Corografico dell’Amati, dove scrive
“...Pogliano, della provincia di Milano, ha il
territorio frastagliato da amene ondulazioni
ed appoggi di poco conto, viene bagnato
dall’Olona...” e la descrive come l’antica
“Polliamin”, terra lombarda a nord-ovest di
Milano, situata in una piccola e prospera
pianura bagnata dal fiume Olona. Ancora
secondo l’Amati, Pogliano fu paese agricolo:
già ai suoi tempi, precisa, prosperavano cereali
di ogni genere, i prati erano tenuti bene, era
ricchissima la coltivazione del gelso e quindi
sviluppato l’allevamento del baco da seta. Il
terreno argilloso e piuttosto arido era reso fertile
da un intelligente sistema d’irrigazione. Ancora
l’Amati accenna alla possibilità dell’esistenza di
un antichissimo nucleo romano.
Il borgo di Pogliano nel XVIII Secolo
Pogliano nel 1867
Pogliano nel 1902
9. 9
Inoltre il Giulini riconosce “Pogliano è luogo
antichissimo nel Distretto di Saronno”
Anche Cesare Cantù parla di Pogliano e
della zona circostante “verso l’anno 1160
fu devastata dalle guerre del Barbarossa
dopo aver apportato un forte nucleo alla
guerra di Legnano” e inoltre assicura che a
Pogliano abbia abitato il ramo dei Visconti che
discendeva da Anselmo Visconti, scrivendo
“nel medio evo fu stanza privata di un ramo de’
Visconti”. Questa sudditanza rispetto ai Visconti
è testimoniata dal fatto che un altro di essi,
Ugone, fu seppellito qui nel 1200, e di lui si sa
che era un uomo importante di Milano tanto che
ne era “esercitante il diritto dello Stato di vigilare
sul vettovagliamento della città da parte della
campagna.”
Inoltre, risulta dai documenti della storia di
Milano che l’arcivescovo Ottone Visconti abbia
fatto compilare, nell’anno 1262, un catalogo
delle famiglie nobili di Milano e del contado,
dalle quali dovevano essere scelti i canonici
del Duomo e tra le quali si leggeva “Visconti di
Pogliano”. Oltretutto in quel periodo le suore
agostiniane tenevano dei possedimenti a
Pogliano.
La presenza dei Visconti è suffragata anche dal
ritrovamento dei resti del cosiddetto “Palazzo
Visconti” avvenuto nel periodo di costruzione
della nuova chiesa parrocchiale.
Il Palazzo fu il rifugio di un altro Visconti,
Matteo, che qui volle ritrovare la quiete dopo
la pesante sconfitta che la sua famiglia subì
contro i Torriani nel 1302. La famiglia dei
Visconti dovette risiedere per lungo tempo
a Pogliano, certamente fino al 1500 poiché
si riesce a risalirvi dagli atti della visita fatta
dall’arcivescovo ai Visconti a Pogliano nel
1523. Nello stesso anno nacque a Pogliano
tale Galeazzo Visconti, figlio di Aluisio e donna
Elisabetta, che fu cappellano della locale
Chiesa di S. Quirico. Essendo però irregolare
per poter accedere agli ordini sacri dovette
mandare a Roma tre dispense che furono
accordate da Clemente VII, Paolo III e Pio V.
Più tardi il nome dei Visconti non è più citato
negli archivi pastorali. Pogliano fu, infatti, un
feudo dei marchesi Grassi dal 1538 al 1747.
La vicenda che conduce a questi marchesi è
abbastanza singolare. Infatti dall’Inventario
dei feudi camerali si può risalire al doppio
passaggio di proprietà del feudo nel 1538, che
in quell’anno fu venduto con Dairago a Carlo V
di Spagna e che furono infeudati a Castellano
Pogliano nel 1932
Vista del paese di Pogliano, precisamente della frazione del
Bettolino lungo il Sempione nei primi anni del 1900
Vista di Via Garibaldi nei primi decenni del 1900
(altezza dell’attuale scuola elementare)
10. 10
Maggi, il quale li vendette al Marchese
Francesco Grassi e alla sua famiglia che li
mantenne fino al 1747.
La famiglia Grassi probabilmente dovette
risiedere nelle vicinanze dell’attuale cascina che
da loro prese il nome di Grassona-Grassina.
Nel 1751 Pogliano fu ceduto dal marchese
Francesco Grassi al barone Gerolamo Sanz.
Da quel momento il paese di Pogliano è
entrato prima nell’area d’influenza di Rho, e
di conseguenza di Milano, condividendo le
vicende della città.
Negli anni il paese è cresciuto e ha subito
un forte aumento della popolazione con lo
sviluppo della zona di Bettolino, situata a
ridosso del Sempione, e con il progressivo
accorpamento delle due realtà urbanistiche,
lungo gli assi di Via Ronchetti e Via Europa,
con la costruzione di strutture quali la nuova
Piazza del Mercato, che si è spostato in
una posizione più baricentrica, e del centro
sportivo. Le nuove espansioni poglianesi
possono essere individuate in un recupero
delle vecchie industrie presenti nel territorio,
salvaguardando la tradizione agricola del paese
non snaturandola eliminando i campi che la
circondano, e in parte la mantengono autonoma
dai paesi confinanti.
Nella storia di Pogliano c’e anche un’allegoria,
che è ripresa anche nel soprannome del paese,
tanto che Pogliano viene anche definito il
“Paes dal Boja”, e in molte associazioni viene
ripreso questo nome. La definizione esatta
sarebbe il “Paese del Diavolo”, traducendo
direttamente dal dialetto, mentre la favola, o
meglio l’allegoria, racconta che il nome deriva
da un paesano che faceva l’esecutore nel
medioevo a Milano, in altre parole faceva il
boia, quindi il nome è direttamente collegato
con esso. La leggenda è talmente forte che fino
a poco tempo fa durante la processione nella
festa patronale venivano esposte due statue
raffiguranti un diavolo e un diavoletto, in dialetto
dette Boja e Bujett.
Vista del Santuario Madonna dell’aiuto dall’attuale
Via Chaniac
Monumento ai caduti dopo la Prima Guerra Mondiale
Momento finale di una processione in Oratorio Maschile
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In alto a sinistra: Via Garibaldi
In alto a destra: Via Mons. Paleari
In basso a destra: Via San Michele del Carso
In basso a sinistra: VIa San Francesco
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CAP 4: ECONOMIA
Per molti secoli l’economia feudale dette al
paese un carattere prettamente agricolo.
L’agricoltura peraltro era favorita dalla sua
posizione pianeggiante e dalla presenza del
fiume Olona e del canale Villoresi, le cui acque
favorivano l’irrigazione dei campi. Testimoniano
questa economia agricola le numerose
cascine-fattorie oggi ancora esistenti e i Mulini:
la Cassinetta, la Grassina, il Mulino Litta, il
Mulino Ragno e il Mulino san Giulio. Molte
proprietà di famiglie nobili vennero vendute e
nacquero piccole proprietà private, mentre la
nascente industria assorbiva la manodopera e
le produzioni della preesistente organizzazione
agricola. La Filanda era situata nel centro del
paese: vi erano portati i bozzoli da seta il cui
allevamento era diffusissimo tra i Poglianesi.
Dopo la seconda guerra mondiale si verificò
un cambiamento quasi radicale: crollato il
mercato della seta e, quindi l’allevamento del
baco, diminuita l’importanza dell’economia
agricola, l’industrializzazione provocò un
esodo massiccio dall’agricoltura, specialmente
nel corso degli anni Cinquanta. Numerose
industrie sorsero verso gli anni Sessanta,
ubicate soprattutto nella zona verso Bettolino,
dove la strada statale del Sempione diventava
importante mezzo di comunicazione,
consentendo un rapido spostamento delle
merci sulle più importanti arterie. In centro al
paese erano comunque presenti varie industrie
tra cui la “Penne e piume” nell’odierna piazza
Tarantelli, la “Unione Manifatture” all’incrocio
tra le vie Garibaldi e Nazario Sauro e la “Safop”
nell’odierna sede della Posta.
L’attività industriale abbraccia oggi è
preminente, ma l’attività agricola è svolta da
pochi contadini. Esistono sempre a conduzione
familiare allevamenti di polli e selvaggina,
con una concezione e un’organizzazione
prettamente moderna e razionale, che dimostra
ampiamente la laboriosità e la versatilità della
gente di Pogliano.
CAP 5: ARCHITETTURE ESISTITE
Siccome nella ricerca di notizie storiche, mi
sono imbattuto in varie architetture, che non
esistono più nel centro del paese, ho deciso
di fare un capitolo a parte in cui inserire
una minima raccolta di queste architetture
scomparse.
Palazzo Visconti
Palazzo Visconti era la sede e residenza del
ramo della famiglia Visconti che risiedette a
Pogliano e che per lungo tempo rimase legata
al ramo Milanese. Si ritiene che tale palazzo
fosse situato presso l’Olona nel punto in cui
il fiume compie una gran curva e si pensa
che essa sia stata creata artificialmente per
proteggere il palazzo. L’ampia tenuta dei
Visconti impedì alla popolazione la costruzione
di abitazioni che quindi si raccolsero attorno
al cimitero. Si pensa che l’odierna chiesa di S.
Giuseppe fosse la cappella del Palazzo, allora
però era nominata S. Quirico.
Chiesa di S. Pietro
A Pogliano esisteva una chiesa che
probabilmente risale all’anno 1000, situata
nell’odierna zona del Vecchio cimitero, e d
era probabilmente circondata da vari edifici di
abitazioni.
Nel XIV secolo quando sorsero numerose
parrocchie divenne la chiesa parrocchiale di
Pogliano. In seguito la popolazione si spostò
verso l’Olona e quindi la chiesa rimase isolata,
come risulta da un racconto pastorale di San
Carlo Borromeo il quale “trovò una chiesa
disabitata e priva persino di sacrestia, senza
tetto “. San Carlo emanò successivamente
un decreto (31 ottobre 1566) con il quale
erigeva una parrocchia, in luogo dell’antica,
l’attuale chiesa Santuario Madonna dell’Aiuto,
semplicemente oratorio di S Ambrogio,
dandole il titolo di chiesa parrocchiale. Infatti,
in precedenza Pogliano non aveva chiese
parrocchiali, ma sottostava alla Parrocchiale di
Nerviano. Sia il cardinale Federico Borromeo
che Carlo Borromeo si raccomandarono che
la chiesa non fosse mai abbandonata. Lo
stesso cardinale Stampa nel 1740, ne decretò
la restaurazione e la cura della parrocchia.
Tuttavia scomparve nei secoli successivi a
causa delle intemperie sia perché la scuola SS
Sacramento la spogliò di legname e ferramenta
che avevano valore storico. Nel cimitero sono
stati rinvenuti antichi capitelli che sono l’unica
testimonianza della chiesa di S Pietro.
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Monastero
Potrebbe esserci stato una sorta di monastero
nella zona di Via San Michele de Carso, poiché
anche un cortile ha avuto il soprannome “dal
Cioss” del Chiostro, grazie anche a dei resti che
sono stati ritrovati.
Filanda
Al centro del Paese, nell’odierna Piazza
Tarantelli era presente la Filanda della ditta
“Chatillon” poi diventata “Penne e Piume”.
Cortile in piazza del comune
Fino alla fine degli anni ’50 al posto dell’attuale
piazza del comune era presente un piccolo
cortile abitato da varie famiglie. All’angolo del
cortile con Via Filzi era presente il bar del PCI.
Bar delle Democrazia Cristiana
Tra la chiesa di San Giuseppe e la villa
presente in Piazza del comune una volta era
presente il bar della DC, poi demolito per fare
posto a Viale don Giulio Magni e alla nuova
chiesa parrocchiale sorta a cavallo tra gli anni
sessanta e settanta.
Industria Safop
Dove oggi sorge l’edificio della posta, un tempo
sorgeva un’industria tessile.
Nella mappa sopra:
in rosso la probabile posizione del castello visconteo
in viola la probabile chiesa di San Pietro
in blu il probabile chiostro
in verde i confini della filanda che era presente in paese
in azzurro il cortile in Piazza del comune
in giallo il vecchio edificio della DC
Sopra: la vecchia filanda
Sotto: il cortile in piazza del comune
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CAP 6: IL CORTILE NELLA VITA
SOCIALE POGLIANESE
Il cortile, o “curta”, come viene chiamato in
dialetto milanese, è stato per molti anni, se non
addirittura secoli, l’architettura dominate la vita
sociale ed economica del paese di Pogliano
come di altri comuni siti in zone agricole come
la pianura padana. Era centro economico
perché nel cortile vi erano le stalle delle bestie
da soma o delle mucche, i fienili che venivano
riempiti per l’inverno e anche alcune piccole
botteghe di artigiani dediti non alla pastorizia
o alla coltivazione ma appunto a lavori quali
falegname o maniscalco per ferrare le bestie.
Il cortile era anche architettura sociale perché
nello stesso cortile convivevano molti nuclei
familiari, parenti e non, e si condividevano molti
momenti comuni, come quello della mietitura
e della battitura per dividere la paglia dal resto
delle erbe presenti. Generalmente questi
eventi avevano una rilevanza sociale notevole
perché comportavano l’aiuto reciproco di tutte
le famiglie del cortile, e soventemente esse
terminavano con una festa. Un altro momento
aggregante era durante le serate invernali, il
momento dei racconti degli anziani, tutti raccolti
in una stanza, generalmente poteva anche
essere la stalla, ci si raccontavano storie e fatti
della vita paesana.
Il cortile tipico poglianese si componeva di
una struttura a due piani, con al piano terra le
stalle e le abitazioni delle famiglie, e al piano
superiore le grandi arcate per raccogliere il
fieno o ancora le abitazioni delle famiglie e
la classica casa a ballatoio milanese. Come
ingresso generalmente era presente un grande
arco che sovrastava l’ingresso e che molte
volte conduceva anche da un cortile ad un altro.
Ormai le arcate che raccoglievano il fieno e le
stalle sono state sostituite con appartamenti e
garage, ma in molte parti del paese si riesce
ancora a riconoscere la struttura antica.
Sopra: Neve nei cortili
Sotto a sinistra: I cortili erano anche luogo di lavoro, un sali e
tabacchi in via Mons. Paleari
Sotto a destra: Concerto della Banda in un cortile
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CAP 7: I CORTILI
Di seguito sono riportati tutti, o almeno spero,
i cortili di Pogliano, con indirizzo, fotografie e
spiegazione del nome storico.
Ho voluto fare una sorta di percorso, che possa
condurre un immaginario spettatore a seguire
un itinerario che lo faccio passare in tutti i cortili,
quindi partiremo dalla zona dell’oratorio (via
Chaniac) e ci sposteremo successivamente
lungo via Mons. Paleari per arrivare fino a via
Ronchetti e via Verdi, per poi tornare sui nostri
passi, passare davanti alla posta, girare in
via Piave e via San Michele del Carso, quindi
Piazza del Comune, via Fabio Filzi e via Cesare
Battisti per ritrovarci alla fine nel centro del
Paese, ovvero in via Mons. Paleari. Comunque
per comodità dividerò i cortili per zone, per
semplificare la loro identificazione.
Sopra: Piazza del comune negli anni ‘60
Sopra: Piazza del comune all’inizio del XX secolo
Sopra: Piazza del comune negli anni ‘50
Sopra: il vecchio edificio della DC
addossato alla Chiesa S. Giuseppe
Sopra: Vecchia cascina all’inizio del XX sec.
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Nome: Curta de la Pisavaca
Indirizzo: Via Chaniac 6
Il nome è dovuto al fatto che in epoca
antica passava per quel cortile la strada
che conduceva gli animali al pascolo,
prevalentemente mucche (in dialetto vaca).
Nome: Curta di Gesa – Curta dal Sacrista
Indirizzo: Via Chaniac 12
Il Cortile, come molti altri nei paesi di pochi
abitanti, era riconosciuto attraverso la gente che
vi abitava. In questo caso la famiglia Chiesa (in
dialetto Gesa preceduta dal suffisso di, ovvero
dei). In altre versioni il cortile era chiamato
“Curta dal Sacrista” perche vi abitava il sacrista
della chiesa.
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Nome: Curta di Gelusa
Indirizzo: Via Mons. Paleari 8
Come nel caso del cortile precedente il nome
è dato dalla famiglia che abitava, ma con una
differenza, in questo caso non è il nome proprio
ma il soprannome, ovvero il cortile era della
famiglia Arienti, soprannominata Gelusa.
Nome: Curta di Beratt
Indirizzo: Via Mons. Paleari 12
Il cortile era abitato dalla famiglia Bonadei, che
aveva un gregge di pecore e quindi svolgeva
attività di pastorizia. In dialetto il pastore di
pecore è detto Beratt, perciò il cortile ha preso il
nome dal lavoro svolto dalla famiglia.
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Nome: Curta di Losa
Indirizzo: Via Mons. Paleari 20
Il cortile prende il nome dal soprannome dato
ad un ramo della famiglia Croci, ovvero Losa.
La particolarità che la stessa famiglia abbia vari
soprannomi è dovuto al fatto che in un paese
con le caratteristiche di Pogliano negli anni di
fine ‘800 inizio ‘900 i cognomi fossero sempre
quelli e quindi tramite un soprannome era facile
identificare una famiglia da un’altra.
Nome: Curta da la Bogia
Indirizzo: Via Garibaldi 4
Il nome deriva dal fatto che all’ingresso, sopra
l’arco ci sia una mezza sfera di cemento, che
potrebbe ricordare una testa (Bogia in dialetto).
29. 29
Nome: Curta di Multras
Indirizzo: Via Mons. Paleari 42
Il cortile prende il nome dalla famiglia che lo
abitava, ovvero la famiglia Moltrasio, in dialetto
Multras.
Nome: Curta di Multen
Indirizzo: Via Mons. Paleari 46
Come nel cortile precedente, lo abitava e lo
abita ancora la famiglia Molteni, in dialetto
Multen.
31. 31
Nome: Curta di Bigè – Gesa
Indirizzo: Via Mons. Paleari 25
Il nome deriva probabilmente da un
soprannome di un ramo della famiglia
Chiesa, ovvero Bigè, anche se molte persone
lo conoscono come “Curta di Gesa”. Più
recentemente è stato anche chiamato come
“Curta del Baghen”, dal soprannome del
padrone del negozio di generi alimentari che è
situato su Via Mons. Paleari.
Nome: Curta dal Capelè
Indirizzo: Via Mons. Paleari 31
Il nome deriva dal fatto che in questo cortile
era presente un negozio che vendeva cappelli,
e in dialetto chi vendeva i cappelli era detto il
Capelè.
33. 33
Nome: Curta di do spad
Indirizzo: Via Mons. Paleari 39
Questo piccolo cortile, quasi privato, deve il suo
nome al bar che ne fa da accesso, ovvero il
Due Spade, che è un locale storico da sempre
presente nel centro di Pogliano.
I seguenti cortili sono posti uno di seguito
all’altro, partendo da via Mons. Paleari e
uscendo in via Roma.
Nome: Curta di Fasoeu
Indirizzo: Via Mons. Paleari 41
Il cortile prende il nome dalle famiglie che lo
abitavano, ovvero le famiglie Fagioli (Fasoeu in
dialetto).
35. 35
Nome: Curta dal Foeuch
Indirizzo: Via Mons. Paleari 41
Il cortile prende forse il nome da un fatto
accaduto in questo luogo. Si pensa possa
prendere il nome dal fatto che una volta alcune
cascine che compongono il cortile, piene di
fieno per l’inverno, avessero preso fuoco, che in
dialetto si traduce Foeuch.
Nome: Curta da la Siberia
Indirizzo: Via Mons. Paleari 41 – Via Roma 21
E’ il cortile più lungo che ci sia, anzi sono
tre cortili uno di seguito all’altro, e devono
il loro nome al fatto singolare che quando
nevicava, nel cortile più in fondo, quello che
rimaneva più a lungo senza ricevere luce
diretta, la neve rimanesse per lungo tempo.
Nell’immaginario collettivo questo particolare
fatto del non sciogliersi la neve era ricollegato
alle temperature polari che si potevano ritrovare
solamente in Siberia.
37. 37
Nome: Curta di Avier
Indirizzo: Via Mons. Paleari 71
Questo cortile prende il nome da una presenza
che vi si è registrata nella seconda guerra
mondiale. Infatti, durante tale periodo in questo
cortile era presente il dispensario medico dove
si prendevano le medicine, ed era gestito
dall’aviazione, in dialetto gli aviatori erano detti
Avier. Precedentemente era detto cortile del
Prestinè, ovvero del fornaio.
Nome: Curta dal Furna del Giulot
Indirizzo: Via Mons. Paleari 79
In questo c’era il forno a legna, dove si andava
a cuocere il pane. Il forno era di tale Carlo
Airaghi detto Giulot, quindi il Forno (Furna) del
signor Carlo (dal Giulot).
39. 39
Nome: Curta dal cuminet
Indirizzo: Via Mons. Paleari 95
Il nome non si sa se derivi da un comignolo o
camino che usciva dalla fucina della famiglia
Pogliani che facevano i fabbri dentro questo
cortile oppure dal soprannome di un altro
ramo della famiglia Chiesa, cosa peraltro più
probabile.
Nome: Curta dal Brighela
Indirizzo: Via Mons. Paleari 103
Come in altri cortile deriva il suo nome dal
soprannome di un ramo della famiglia, in questo
caso la famiglia Chiesa, precisamente il ramo
soprannominato Brighela.
43. 43
Nome: Curta da la Rosa di Occh
Indirizzo: Via Ronchetti 4
Questo cortile deve il suo nome ad una persona
che vi abitava, ovvero in questo cortile abitava
la signora Rosa, che teneva delle oche in
cortile. Le oche in dialetto sono dette Occh
Nome: Curta Storta
Indirizzo: Via Ronchetti 42
Probabilmente il nome deriva dal fatto che
l’unica cascina di questo cortile era orientata
perpendicolarmente alla strada, al contrario di
tutte le altre che era messo lungo la via con
un’arcata per ingresso. Da questo fatto forse il
soprannome di “Curta Storta” o “Stort”.
45. 45
Nome: Curta di Pigar
Indirizzo: Via Verdi 1
Il cortile deriva da una caratteristica che la
popolazione poglianese riteneva appartenesse
alla famiglia che lo abitava. La famiglia era la
famiglia Crivelli, e il soprannome Pigar si deve
al fatto che li si considerasse pigri.
Nome: Curta di Pessina
Indirizzo: Via Mons. Paleari 84
Abitato dalla famiglia Pessina
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Nome: Curta dal Giut - Giuten
Indirizzo: Via Piave 3
Il cortile deve il suo nome al soprannome
che aveva un uomo che vi abitava. Secondo
le testimonianze vi abitava un certo signor
Massironi, soprannominato Giut o Giuten.
Nome: Curta di Cancian
Indirizzo: Via Piave
Abitato dalla famiglia Canciani.
51. 51
Nome: Curta de la Cumà
Indirizzo: Via San Michele del Carso 5
Abitato dalla Signora Maria che faceva
l’ostetrica, e in dialetto questo lavoro, della
levatrice, era detto cumà.
Nome: Curta di Crespi - Pilit
Indirizzo: Via San Michele del Carso 9
Abitato dalla famiglia Crespi soprannominata
Pilit.
53. 53
Nome: Madonna da Caravass
Indirizzo: Via San Michele del Carso 11
Deve il suo nome al fatto che vi sia una
raffigurazione che rappresenta la Madonna di
Caravaggio (BG) in dialetto Caravass.
Nome: Curta di Rangià
Indirizzo: Via San Michele del Carso 15
Nome dato dal soprannome delle famiglie
che vi abitavano, in questo caso le famiglie
Canciani.
55. 55
Nome: Curta dal Cioss
Indirizzo: Via San Michele del Carso 8
Si pensa debba il suo nome al fatto che ci
fosse anticamente, intorno al 1700-1800, un
convento di frati e che il cortile abbia occupato
il posto del chiostro del convento. Tale
supposizione è suffragata dal fatto che abbia
una conformazione molto regolare in pianta.
Nome: Curta di Persegoni - Curta dal Patasa
Indirizzo: Via San Michele del Carso 6
Durante le ricerche ho riscontrato che il cortile
in questione ha avuto due nomi. Il primo era
dato dalla famiglia che lo abitava, ovvero i
Persegoni, mentre il secondo è dovuto al fatto
che un tempo era abitato da una famiglia che
aveva dei membri che non si muovevano
molto, ed erano associati a sacchi di patate, poi
divenuto Patasa.
59. 59
Nome: Curta da la Tromba
Indirizzo: Via Mons. Paleari 76
Questo cortile era un tempo collegato con il
cortile precedente tramite un arco. Il nome
deriva dal fatto che vi era stata installata la
prima “tromba”; ovvero il meccanismo manuale
che aiutava a raccogliere l’acqua dalla falda.
Qualche anno fa era presente in quel cortile la
pesa pubblica e successivamente un negozio
che vendeva e aggiustava biciclette.
I seguenti cortili sono posti uno di seguito
all’altro, partendo da via Mons. Paleari e
uscendo in via Filzi.
Nome: Curta di Paciaroe
Indirizzo: Via Mons. Paleari 62
Il Cortile prende il nome dal fatto che quando
gli anziani chiamavano le oche per dar loro da
mangiare dicevano “Pacia Roe-Roe” dove Roe
era per loro il verso che facevano le oche.
61. 61
Nome: Curta di Remigen
Indirizzo: Via Mons. Paleari 62
Il Cortile prende il nome forse dal fatto che era
abitato da un fratello più piccolo che ha avuto
il diminutivo –en che stava ad indicare piccolo,
cioè Remigen voleva dire piccolo Remigio.
Nome: Curta di Remig
Indirizzo: Via Mons. Paleari 62 - Via Filzi 16
Prende nome dal colui che lo abitava, o meglio
dalla famiglia che lo abitava, il ramo della
famiglia Marinoni detta Remig (Remigio forse
era il nome di uno di loro). Negli ultimi tempi in
cui durante le processioni della festa patronale,
era esposta la statua del diavolo (boja in
dialetto), quindi molte volte è indicato come
Curta dal Boja
63. 63
Nome: Curta di Barion
Indirizzo: Via Filzi 9
Deve il suo nome ad un mestiere che
svolgevano le abitanti di questo cortile. Infatti, le
donne di questo cortile erano solite fare le balie
ai bambini piccoli. In dialetto la balia era detta
Baria.
Nome: Curt d’Ana
Indirizzo: Via Cesare Battisti 31
Questo cortile deve il suo nome alla padrona
delle case. Infatti, la padrona degli edifici era
una certa signora Anna di una famiglia nobile
di Milano, quindi il cortile è detto cortile (Curt)
della signora Anna (d’Ana).
65. 65
Nome: Curt d’Aneta
Indirizzo: Via Marconi 1
Probabilmente deve il suo nome al fatto che
si trova vicino alla Curt d’Ana ed essendo più
piccola è detta D’Aneta, infatti, in italiano Aneta
si può tradurre come piccola Anna.
Nome: Curta di Leta
Indirizzo: Via Cesare Battisti 22
Questo cortile deve il suo nome al soprannome
del ramo della famiglia Rampini che lo abitava,
ovvero Leta.
67. 67
Nome: Curta di Malli - Lann
Indirizzo: Via Cesare Battisti 20
Il nome deriva dalla famiglia Malli che lo
abitava, soprannominata Lann.
Nome: Curta di Cantalò
Indirizzo: Via Cesare Battisti 10
Il nome deriva dal toponimo del luogo di origine
delle persone che lo abitavano. Gli abitanti di
questo cortile erano prevalentemente, se non
totalmente immigrati da Cantalupo, in dialetto
Cantalò.
69. 69
CAP 8: I MULINI
Il mulino è l’altra architettura sociale dei paesi
tipicamente agricoli come Pogliano. Esso
fungeva da macina del grano, da stalla e altre
funzioni vitali al paese stesso. Di seguito sono
presentati i mulini esistiti, o ancora esistenti
del paese, con la loro ubicazione, foto e storia.
In questo capitolo sono comprese anche due
cascine, che rientrano meglio nel concetto di
mulino che in quello di cortile, perché erano
abbastanza isolate e autonome.
71. 71
Nome: Mulin Muron
Indirizzo: Via Roma 40
Deve il suo nome alla famiglia Moroni che lo
abitava e lo conduceva.
Nome: Mulin Prevost
Indirizzo: Via Roma 26
Nel luogo dove oggi sorge la discoteca Fellini,
prima chiamata Villa Litta, sorgeva il Mulino
detto del Prevost, che forse deve quindi il suo
nome alla presenza di un prelato ai tempi della
famiglia Visconti. Recentemente era conosciuto
anche come Mulino Litta.
73. 73
Nome: Mulin Dupi
Indirizzo: Via Piave – Via Oberdan
Questo mulino aveva una particolarità tale che
ha fatto si che venisse anche ricordata nel
nome. Infatti, questo mulino aveva due ruote al
posto che una solita. Questa particolarità era
dovuta anche al fatto che all’inizio del secolo
scorso e per buona parte di esso, il corso
dell’Olona in via Piave ad un certo punto si
sdoppiasse lasciando al suo interno un isolotto
appunto adibito a mulino doppio con una ruota
da ogni lato.
75. 75
Nome: Mulin San Giuli
Indirizzo: Via Cesare Battisti 80
Probabilmente deve il suo nome al fatto che
vi fosse presente qualche raffigurazione di
San Giulio, oppure alla presenza di qualche
cappella, visto che il cortile si contraddistingue
come borgo abbastanza isolato dal resto del
paese, e quindi avrebbe potuto esserci una
sorta d’icona-raffigurazione.
Nome: Mulin dal Ragn
Indirizzo: Via Cesare Battisti
Non si conosce l’origine del nome di questo
mulino, si possono solo ipotizzare delle idee
che non trovano riscontro però nei racconti
degli anziani del paese.
77. 77
Nome: Grassina
Indirizzo: Via Grassina angolo Via Torquato
Tasso
Il mulino come la zona oggigiorno conosciuta
come Grassina, ovvero quella che va verso
Rho, probabilmente deve il suo nome al fatto
che anticamente la famiglia Grassi, possidente
di Pogliano, abitasse in quella zona.
Nome: Casineta
Indirizzo: via Roma 48
Probabilmente deve il suo nome al fatto che ci
fosse una piccola cascina intorno al mulino, in
dialetto Casineta.
79. 79
CAP 9: CHIUSA
In questo breve escursus sulla vita poglianese
e sulle sue architetture tipiche, i cortili e i mulini,
spero di aver dato uno scorcio importante del
nostro paese che si è realizzato attraverso
la fatica del lavoro e il senso di comunità,
che si raccoglieva nei momenti di gioia e
di dolore,come su due colonne portanti si
costruisce un edificio.
Spero che questo lavoro porti anche la voglia
e la gioia di altri approfondimenti e soprattutto
serva agli abitanti del paese a valorizzare e a
“voler bene” al loro paese.
Voglio ringraziare chi mi è stato di aiuto (non
penso ci sia bisogno di fare un elenco, chi mi ha
aiutato lo sa), e mi ha sopportato e supportato
nel momento finale del lavoro.
E prima di concludere mi scuso se in qualche
trasposizione dal dialetto parlato a quello scritto
ho commesso qualche errore.
Giorgio