1. I ROMANI Classe 5 Ins. Alessandra Boato a.s.2007/2008 Cliccare in un punto qualsiasi per accedere ad altre pagine
2. La storia di Roma inizia nell’VIII secolo a. C., quando un piccolo popolo di contadini, i Latini, diventa stanziale e costruisce alcune capanne di terra e di paglia. I Latini sono un popolo indoeuropeo proveniente dall’Europa centrale e dall’Asia alla fine della preistoria. Sono prevalentemente cacciatori, allevatori, agricoltori. Alcune famiglie formarono tribù, a capo della quale, vi era l’uomo più anziano. Egli designava il re che governava la città. Nella regione chiamata Latium, attraversata dal Tevere, le terre erano fertili. Sulla riva sinistra del Tevere vi sono sette colli: Palatino, Campidoglio, Aventino, Celio, Esquilino, Viminale, Quirinale. Essi offrivano riparo sicuro per gli abitanti, infatti ai loro fianchi costruirono capanne di pastori e contadini. Sul colle Palatino sorgeva il villaggio più antico e più grande degli altri. Esso diventò col tempo un centro di scambi importanti, perché in quella zona passava una strada molto frequentata per il commercio. Il villaggio un po’ alla volta si ingrandì e diventò una vera e propria città: ROMA. In trecento anni la città si estese abbracciando i villaggi costruiti sugli altri colli. La vita dei primi abitanti di Roma era semplice, vivevano di agricoltura ( coltivavano soprattutto orzo e farro), di allevamento ( pecore e capre), raccoglievano legname per le costruzioni. Sulle rive del Tevere avvenivano scambi commerciali con popoli provenienti dal nord e dal sud. La merce di scambio era soprattutto il sale (per la conservazione del cibo). L’isola Tiberina era un vero e proprio Foro Boario ( un emporio). Le origini del popolo romano
3. Il re della città di Albalonga, Numitore, fu spodestato dal fratello Amulio che voleva impossessarsi del potere. Questi costrinse Rea Silvia, figlia di Numitore, a diventare sacerdotessa della dea Vesta. Il dio Marte però si innamorò di Rea Silvia e dal loro amore nacquero due gemelli. Amulio, geloso, fece allora uccidere Rea Silvia e ordinò che anche i suoi figli subissero lo stesso destino. Essi invece furono abbandonati in una cesta sulla riva del Tevere. Una lupa li trovò e li allattò. Un pastore di nome Faustolo, che abitava lì vicino, sentendo dei rumori si avvicinò e vide una lupa enorme, sdraiata su un fianco e due bambini che si nutrivano del suo latte. Li prese allora con sé, li chiamò Romolo e Remo. Essi una volta cresciuti, conobbero la loro storia, ritornarono così ad Albalonga per vendicarsi. Punirono il crudele zio Amulio e liberarono il nonno Numitore. Più tardi si recarono sulla riva del Tevere, dove erano cresciuti, per fondare una nuova città. Ma chi dei due le avrebbe dato il nome?E chi avrebbe poi governato la città? Decisero allora di osservare il volo degli uccelli: avrebbe dato il nome alla città e l’avrebbe governata chi ne avesse visti in maggior numero. La fortuna favorì Romolo, il quale prese un aratro e, sul Colle Palatino, tracciò un solco per segnare la cinta della città, che da lui fu detta Roma. Era il giorno 21 Aprile 753 a. C.. La nascita della nuova città segnò, purtroppo, la fine della vita di Remo. Era stato stabilito che nessuno, per nessuna ragione, poteva passare al di là del solco senza il permesso del capo. Ma Remo, invidioso, oppure per burla, lo oltrepassò con un salto e, ridendo, esclamò: - Guarda com'è facile! - Romolo, pieno d'ira, si scagliò contro Remo e, impugnata la spada, lo uccise, esclamando che chiunque avesse offeso il nome di Roma doveva morire. Romolo, rimasto solo, governò la città in modo saggio, poi un giorno, durante un temporale, egli scomparve, rapito in cielo dal dio Marte. La leggenda di Romolo e Remo
4. Fin dall’inizio Roma fu una MONARCHIA cioè il potere era affidato ad un solo uomo: il RE . Il re amministrava la giustizia, la religione e l’esercito, governava con l’aiuto del SENATO che era formato da un’assemblea dei capi delle famiglie più in vista. Il Senato sceglieva un re tra i componenti dell’assemblea. In caso di guerra i poteri del re diventavano assoluti. Si ricordano sette re, anche se la monarchia durò 200 anni, quelli che hanno lasciato un segno nella storia: ROMOLO ( 753-716 a. C.): ha fondato Roma sul colle Palatino nel 753 a. C. NUMA POMPILIO (715- 672 a. C.): sabino, re-sacerdote, innalzò templi e altari, istituì ordini sacerdotali, stabilì cerimonie per gli dei, istituì il calendario di 12 mesi indicandone i giorni fortunati e sfortunati. TULLO OSTILIO (672- 640 a.C.): latino, durante il suo governo vi furono molte guerre con i popoli vicini. Combatté contro la città di Albalonga. Era di indole guerriera, deriva dal suo nome il significato della parola OSTILE. ANCO MARZIO ( 640- 616 a.C.): sabino, costruì il primo ponte sul Tevere, il Sublicio, fatto di legno e corda. Tale costruzione, nei pressi dell’isola Tiberina, rafforzò gli scambi commerciali a tal punto che si dovette rafforzare la fortificazione attorno al colle Gianicolo a difesa dell’area. Fondò anche Ostia, il porto di Roma alla foce del Tevere. TARQUINIO PRISCO ( 616- 579 a.C.): etrusco, costruì grandi opere come il tempio di Giove Capitolino (chiamato così perché costruito sul colle Campidoglio), il Circo Massimo (canale che prosciuga le paludi attorno al colle Palatino). SERVIO TULLIO ( 578- 535 a.C.):etrusco, edificò grandi mura per racchiudere i sette colli. Divise i cittadini in classi in base alle ricchezze possedute. LUCIO TARQUINIO (534- 509 a.C.): etrusco, soprannominato “Il Superbo”, venne cacciato dal popolo perché governava come un tiranno. Con lui si pose fine alla monarchia. I sette re di Roma
5. Società ai tempi dei RE Durante la monarchia la società era composta da 3 classi: PATRIZI: nobili e ricchi proprietari di terre, potevano far parte del Senato e governare la città. PLEBEI: artigiani, contadini e mercanti, potevano possedere terre e ricchezze, ma non partecipavano alla vita politica, alle decisioni pubbliche. Tra loro c’erano i CLIENTI (parola che vuol dire coloro che ubbidivano), essi erano persone libere ma costrette a vivere alle dipendenze dei patrizi per avere il loro appoggio economico. SCHIAVI: il padrone poteva comprarli o venderli, punirli o ucciderli a suo piacimento. Erano prigionieri di guerra, non avevano alcun diritto e venivano impiegati per ogni genere di attività. Agli schiavi più colti erano affidati compiti di responsabilità, insegnavano ai figli dei ricchi, architetti, contabili. Altri erano impiegati nei campi, nelle miniere, nei lavori di casa e nelle botteghe. Il padrone poteva dargli la libertà in cambio di riscatto o come premio, in questi casi prendevano nome di LIBERTI.
6. Nasce la Repubblica Cacciato Tarquinio Il Superbo, il popolo romano instaurò la Repubblica , una forma di governo che prevede la partecipazione di tutti i cittadini. La parola repubblica deriva dal latino res publica “cosa di tutti”. In questo nuovo periodo i romani affidavano il potere a due consoli, eletti per un anno ( i primi furono Tarquinio Collatino e Giulio Bruto che guidarono la rivolta contro il re Tarquinio il Superbo). I consoli avevano il potere di guidare l’esercito e gestire la città con l’aiuto di Senatori . I consoli e i senatori sono patrizi, cioè membri di famiglie nobili. I consoli indossavano una toga color porpora. I senatori erano 300 all’inizio della repubblica, ma successivamente furono 900. Non venivano eletti ma nominati dai censori . Avevano poteri immensi: fissavano le imposte, dichiaravano la pace. Tutti i romani avevano diritto di voto tranne le donne, gli stranieri e gli schiavi. I romani eleggevano: i questori per le finanze gli edili comandavano la polizia i pretori organizzavano la giustizia i censori nominavano i senatori i 2 consoli console
7. Lotta tra patrizi e plebei All’epoca non esistevano leggi scritte e spesso la giustizia, amministrata dai patrizi, andava a danno dei plebei. Quest’ultimi iniziarono a reclamare i propri diritti e per protesta abbandonando Roma, si rifugiarono sul colle dell’Avventino e minacciarno di fondare un’altra Roma. Essi volevano maggior diritti, leggi scritte e l’elezione di propri rappresentanti nelle assemblee. Alla fine di lunghe lotte i patrizi cedettero, anche perché i patrizi senza l’apporto lavorativo e commerciale dei plebei non portavano avanti i loro affari. Vennero così nominati due tribuni della plebe , magistrati. Nel 451 a.C. venne compilata una lista di leggi incisa in dodici tavole di bronzo ed esposte in piazza al centro della città ( il Foro). Le dodici tavole rimasero in vigore per secoli, alcune vennero modificate nel tempo (tipo l’impedimento del matrimonio tra patrizi e plebei venne abolito). In questo modo tutti i cittadini di Roma potevano partecipare alla vita politica e ricoprire cariche pubbliche, ma gli incarichi pubblici erano riservati a pochi perchéil loro operato non veniva retribuito e quindi solo chi era benestante poteva dedicarsi a questo tipo di lavoro. plebeo patrizio
8. I plebei I plebei erano artigiani, contadini e mercanti. Potevano possedere terre e ricchezze, ma non partecipavano alla vita politica. Tra loro vi erano i clienti ( la parola vuol dire coloro che ubbidiscono ) che erano persone libere ma costrette a vivere alle dipendenze dei patrizi per aver chiesto, in momenti di difficoltà, il loro appoggio ed aiuto economico. I patrizi I patrizi erano nobili e ricchi proprietari di terre, potevano far parte del Senato e governare la città.