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Rosa in coltivazione fuori suolo
   Aspetti agronomici
Vivaistica della rosa

nella coltivazione fuori suolo
scelta del materiale di impianto
   Molta cura deve essere riservata
    alla scelta del materiale di impianto
    (cultivar, tipo di piantina,
    portinnesto) che deve essere
    uniforme, sano e vigoroso, in modo
    da entrare rapidamente in
    produzione.
   Per la coltura in sacchi di lana di roccia o
    fibra di cocco, si richiedono piante di
    taglia ridotta, di pochi mesi di età; può
    trattarsi di piantine proveniente da talee
    autoradicate, con un solo nodo, da piante
    micropropagate, o da mininnesto.
    Quest’ultimo è un innesto per
    approssimazione su portinnesto Rosa
    Indica Mayor, radicato su letto caldo con
    nebulizzazione.
   Per la coltura in canaletta con perlite o
    pomice vengono impiegate le piante
    tradizionali su talee radicate di Rosa
    Indica Mayor, della lunghezza di 25 cm.
    Si possono utilizzare piante di 3 o 4 mesi
    con gemma dormiente o piante
    completamente formate di un anno. Si
    può effettuare anche un innesto su talee
    di Rosa Indica Mayor, messe direttamente
    a radicare nel contenitore di coltivazione.
I PORTAINNESTI
Nelle zone mediterranee a clima temperato, per tradizione e usanze del posto, si è
                sempre utilizzata essenzialmente l'Indica Major.
                        due porta innesti sani e vigorosi:

              SELEZIONE PATRUCCO® VERA INDICA MAYOR®

                       SELEZIONE PATRUCCO® KXF1®
Autoplant
   Autoplant è un sistema
    veloce per avere subito
    le piante con innesto a
    gemma senza stress da
    trapianto
    Le piante vengono
    innestate presso la
    vostra serra, anticipando
    così la produzione.
   Consegna 12 mesi su 12
   Garanzia di
    attecchimento al 100%
Patplant : la nuova pianta sana, pronta
a produrre, innestata a gemma su Vera
Indica Major
   E’ importante anche accertarsi della
    sanità del materiale di
    propagazione, soprattutto nei
    riguardi di Agrobacterium
    tumefaciens e dei diversi virus, che
    possono essere trasmessi anche la
    portinnesto .
temperature
   Per la produzione autunno invernale
    in serra è necessario mantenere
    temperature minime adeguate alla
    specie ed alle cultivar, normalmente
    si adottano valori decrescenti, da
    14-15 °C (germogliamento) a 10-12
    °C (fioritura).
ombreggiamento
   Nel periodo estivo temperature
    superiori a 30°C risultano negative
    per la qualità dei fiori recisi,
    soprattutto in alcune cultivar poco
    resistenti alle alte temperature
    (Dallas) pertanto si deve ricorrere ad
    un ombreggiamento (50-70%) della
    serra con efficiente ventilazione.
U.R.
   Per mantenere l’U.R. ottimale 70-
    80% è necessario ricorrere
    all’umidificazione dell’ambiente nel
    periodo primaverile –estivo con
    irrigazioni umettanti a pioggia di
    breve durata.
Vantaggi della coltura fuori suolo della
rosa:
   Mentre in Olanda la coltura fuori suolo si era affermata
    gia negli anni ’80, in Italia è iniziata negli anni ’90, con
    motivazioni simili a quelle delle altre colture:
    stanchezza dei terreni a seguito di monocoltura e
    difficoltà del rinnovo degli impianti per la disinfezione
    non sempre efficace.
   Le esperienze di coltivazione maturate nell’ambiente
    pugliese hanno messo in evidenza i seguenti vantaggi
    della coltura fuori suolo della rosa:
   Produzioni superiori in quantità (35-50%) e qualità
    (25-35%)
   Riduzione dell’impiego di fitofarmaci (15-35%);
   Riduzione del fabbisogno di manodopera (15-35%).
Contenitori e substrati
   In Olanda e nel centro d’Europa la coltura
    f.s. della rosa si è sviluppata soprattutto
    in moduli di lana di roccia; in Italia,
    invece, dopo alcune esperienze iniziali di
    impiante f.s. si sono orientati su substrati
    disponibili in loco e con minoro costo
    (pomice, altre rocce vulcaniche, argilla
    espansa frantumata, perlite) Negli ultimi
    anni è stata introdotta anche la fibra di
    cocco con risultati vantaggiosi.
perlite
vermiculite
Fibra di cocco
Vasi:
   si utilizzano vasi di P.E. nero, da 30 a 32 cm di
    diametro con volume di 25 litri, in cui vengono
    disposte due piante (circa 12 l di substrato per
    pianta) I vasi sono distribuiti in file binate su
    terreno livellato e pacciamato con film di PE
    bianco lungo i canali di scolo, con pendenza
    dell’0,5 % ed il recupero della soluzione drenata.
    Le distanze tra il centro delle bine sono circa 1,5-
    1,6 metri per consentire lo svolgimento delle
    operazioni colturali, per consenire lo svolgimento
    delle operazioni colturali. Complessivamente si
    raggiungono densità di 6-7 piante per mq di
    serra.
Cassette:
   delle dimensioni di 0,5 x 0,4 x 0,4
    m;
Canalette:
   si utilizzano canalette prefabbricate in
    polipropilene scatolato di colore nero con
    altezza di 30 cm, larghezza di 40 cm,
    posizionate su terreno livellato e
    pacciamato con pendenza 0,5 %per
    consentire l’evacuazione del drenato.
    Queste hanno una lunghezza variabile da
    20 a35 m, sono dotate di un canale di
    sgrondo laterale, ove la soluzione in
    eccesso arriva attraverso fori praticati alla
    base della parete.
   Le canalette sono distanziate tra loro di 1,4 – 1,6 m
    e vengono appoggiate su una lastra di polistirolo
    inclinata lateralmente per ottenere il recupero della
    soluzione drenata. Con l’impiego delle canalette si
    realizza un notevole risparmio nell’impianto rispetto
    all’uso dei vasi.
   Sui due lati della canaletta, sono disposte le piante
    alla distanza di 15-20 cm, corrispondenti a densità
    di 6-7 piante per mq. Il volume di substrato a
    disposizione di ciascuna pianta risulta circa 10 litri.
    Si possono impiegare anche canalette più strette di
    30 cm , per impianti a fila singola.
Sacchetti di PE
   Foto 1 -
    Coltivazione
    di rosa in
    sacchetto
    Agripan 100
    con Sistema
    monofilare
    AgriSystem -
    Toscana
   Foto 2 -
    Coltivazione di
    rosa in sacchetto
    Agripan 100
    con Sistema
    monofilare
    AgriSystem -
    Toscana
Foto 3 - Coltivazione di rosa in sacchetto
               Agripan 100
  con Sistema monofilare AgriSystem
                 -Liguria
   Foto 4 -
    Coltivazione di
    rosa in sacchetto
    Agripan 100
    con Sistema
    monofilare
    AgriSystem -
    Toscana
Sacchetti di PE
   Foto 5 - Coltivazione
    di rosa in sacchetto
    Agripan 100
    con Sistema
    monofilare
    AgriSystem - Francia

    Il sacchetto è
    posizionato
    verticalmente
    per sfruttare meglio lo
    spessore del
    substrato.
   Foto 6 - Coltivazione
    di rosa in sacchetto
    Agripan 100
    con Sistema bifilare
    AgriSystem - Francia

    Il sacchetto è
    posizionato
    verticalmente
    per sfruttare meglio lo
    spessore del
    substrato.
   Foto 7 -
    Riempimento di
    vasi con perlite
    espansa sfusa
    Agrilit 3 per la
    coltivazione della
    rosa - Liguria
   Foto 8 -
    Coltivazione di
    rose in vaso con
    perlite espansa
    sfusa
   Foto 9 -
    Coltivazione di
    rosa in canalette
    con perlite
    espansa sfusa
    Agrilit 3 - Lazio
   Foto 10:
    Coltivazione di
    rosa in canalette
    con perlite
    espansa sfusa
    Agrilit 3 - Sicilia
L’utilizzazione di substrati diversi:

   lapillo romano 6-8 mm e perlite di
    4-6 mm non hanno evidenziato
    differenze marcate di produzione, il
    substrato più conveniente
    risulterebbe il lapillo romano per il
    minor costo e la facile reperibilità.
    Motivazioni analoghe hanno portato
    all’impiego di pomice e di tufi
    vulcanici.
pomice
   Pomici e Lapilli sono il prodotto di eruzioni vulcaniche
    esplosive formatesi a seguito di una violenta espansione
    dei gas dissolti in lave di composizione chimica acida; il
    rapido raffreddamento della roccia, ha impedito la
    cristallizzazione della stessa, intrappolando all’interno i
    gas e generando dei minerali alveolari espansi in
    maniera più o meno accentuata. In fase di solidificazione
    infatti, i vapori presenti nel magma, improvvisamente
    rilasciati, hanno provocato il rigonfiamento dell' intera
    massa del magma ed è durante questa rapida fase di
    raffreddamento che si sono determinate le differenze
    nella struttura fisica dei vari inerti vulcanici: il magma
    che ha originato la POMICE era costituito da
    minerali di composizione chimica tale da
    permettere ai gas disciolti all’interno di espandersi
    molto rapidamente, così da formare una sorta di
    schiuma. Il rapido raffreddamento successivo
    della lava ha determinato il repentino solidificarsi
    della parte liquida intorno alle bolle di gas
    generando l’aspetto di schiuma vetrosa della
    pomice. L’interno della roccia infatti è costituita da
    un’enorme quantità di canalicoli di diametro medio
    molto piccolo intercomunicanti fra loro e con
    l’esterno.
LAPILLO VULCANICO
   2) PESO SPECIFICO

    Composizione:
    LAPILLO
    ALVEOLARE A
    CELLULE APERTE.
    Sostanzialmente si
    tratta di minerale
    magmatico effusivo
    (vulcanite del
    periodo
    Pleistocene)
    calcinato ad alta
    temperatura
    TIPI DISPONIBILI DENSITA’ APPARENTE Materiale a umidità di cava
    SABBIA 0 – 3 mm 850 - 910 Kg/m 3 GRANIGLIA 2 – 4 mm 660 -
    760 Kg/m 3 GRANIGLIA 3 - 8 mm 660 - 760 Kg/m 3 GRANIGLIA 6 -
    14 mm 550 - 650 Kg/m 3 GRANIGLIA 12 – 20 mm 480 - 550 Kg/m

    3
Caratteristiche fisico-chimiche:


   peso specifico: da 800 – 950 Kg/m 3 (in
    funzione della granulometria)
   granulometria: granulato 3/5, 3/10, 10/14
    mm
   ghiaia 14/40 mm
   ritenzione idrica: dal 6 al 10 % in volume
   acqua disponibile: dal 4 al 7 % in volume
   pH: 7
   C.S.C.: circa 18 meq/ 100 mg
   Esente da calcare attivo
Sacchi:
   si utilizzano sia le lastre di lana di
    roccia a lunga durata adatte per la
    rosa , sia i sacchi con fibra di cocco.
    Le prime hanno la lunghezza di
    0,9m, altezza di 7,5 cm, la
    larghezza di 20 o 30 cm , a seconda
    che si prevedano 1 o 2 file di piante
    su ogni modulo.
lana di roccia
   Le piantine di rosa allevate in cubetto di
    lana di roccia (10x 10x 7,5 cm) vengono
    poi appoggiate sulle lastre alla distanza di
    15 cm, con singolo gocciolatore, fino a
    realizzare quattro file per aiuola,
    considerando passaggi di 80-100 cm, si
    raggiungono densità di 6-8 pianto /mq.
   La lana di roccia si adatta molto bene agli
    impianti a ciclo chiuso, ma non ha
    incontrato grandi simpatie per i costi
    elevati e difficoltà di smaltimento del
    substrato.
fibra di cocco
   Recentemente si sta diffondendo l’impiego dei
    sacchi con fibra di cocco (60/80 x 40 x 10 cm),
    con volume di 24-32 litri, in grado di ospitare 8
    piante per sacco ( minitalee o miniinnesti radicati
    in Jiffy) alimentate con due soli gocciolatori. I
    sacchi sono forati inferiormente e vengono
    disposti in fila sopra le canalette metalliche o di
    polipropilene, alte 60-80 cm, per agevolare la
    raccolta. Rispetto ai due metodi precedenti (vasi e
    canalette) , i sacchi presentano il vantaggio di un
    più facile rinnovo della coltura, in quanto più
    leggeri e maneggevoli. La fibra di cocco ha già
    dato prova di sufficiente durata (5 anni) ed inoltre
    presenta minori problemi di smaltimento al
    termine della coltura.
Soluzione nutritiva


   La composizione della soluzione
    nutritiva standard adatta per la
    coltivazione della rosa f.s.:
    soluzione madre per 100 litri è di
    seguito riportata.
Vasca 1                                     Vasca 2
      Nitrato       15,5%N,        Kg 7,56        Nitrato di     13%N,      Kg 2,78
di calcio       19% Ca                       potassio        46% K2O
      Nitrato       35% N          Kg 0,44        Fosfato        34%        Kg 1,70
di ammonio                                   monopotassico K2O,       52%
                                                             P2O5
      Nitrato       13%N,          Kg ------      Solfato di     54%        Kg 1,31
di potassio     46% K2O       --             potassio        K2O, 18 S
      Chelato       DTPA           Kg 0,23        Nitrato di     11 N, 9    Kg ------
di ferro        6% Fe                        magnesio        MgO
                                                  Solfato di     16,7       Kg 1,85
                                             magnesio        MgO , 13% S
                                                  Solfato di     32% Mn     g 8,45
                                             manganese
                                                  Solfato di     25% Cu     g 1,9
                                             rame
                                                  Solfato di     23% Zn     g 10,1
                                             Zn
                                                  Borace         11%B       g 19,0
                                                  Molibdato      40%Mo      g 1,21
                                             di Sodio
   Considerando una coltura a C.A. (Ciclo
    Aperto), i sali richiesti per ottenere 100 l
    di soluzione madre 100 volte concentrata
    possono essere diversi, una possibile
    combinazione per acque piovane prive di
    elementi minerali viene riportata in
    tabella. Il pH ottimale è compreso tra 5,5
    e 6,5 , la CE ottimale è di 1,5 dS/m;
    l’aggiunta di silicio alla soluzione standard
    , indurrebbe la tolleranza all’oidio.
   Possono essere adottate 2 o 3 vasche per
    la soluzione concentrata, con diluizione
    mediante i miscelatori o dosatori, oppure
    con pompe volumetriche ad impulsi. La
    distribuzione della soluzione nutritiva
    avviene mediante l’impianto a goccia con
    5- 7 gocciolatori a metro lineare di
    canaletta della portata di 2 litri/ora,
    oppure 4 gocciolatori ogni due sacchi da
    60-80 cm nel caso della fibra di cocco.
   La distribuzione avviene mediante
    centralina che consente la gestione
    automatica del turno e della durata
    degli interventi, eventualmente
    corretti in base alla luce ed alla
    temperatura . Per esempio la
    frequenza può variare da 2-3 e 9-12
    interventi al giorno (inverno-
    estate) con durata compresa tra 4
    e6 minuti (130-200 cc a pianta).
   Il pH ottimale della soluzione distribuita è
    compreso tra 5,5 e 6,0, nel drenato non
    deve essere superiore a valori di 6,5. La
    conducibilità elettrica ottimale della
    soluzione di partenza risulta di 1,5 dS/m
    se si è impiegata acqua molto buone o in
    torno a 2 dS/m, se si è impiagata acqua
    di media qualità. L’impiego di acque con
    EC >1 dS/m presenta maggiori difficoltà
    di gestione della soluzione nutritiva,
    soprattutto se si stratta di impianti a ciclo
    chiuso.
   Nel caso di substrato a base di
    perlite, si consigliano valori di CE di
    1,8 – 2,5 dS/m nella soluzione di
    partenza ed un massimo di 3,0
    dS/m nella soluzione drenata . Con
    la fibra di cocco la CE della
    soluzione drenata dovrebbe
    rimanere tra 2,5 e 2,8 dS/m.
   La percentuale di drenaggio che deve
    essere assicurata per evitare
    l’innalzamento della CE nel substrato è del
    15-20% in inverno e del 30% in estate; il
    controllo della percentuale della soluzione
    drenata è importante per limitare i
    consumi dei Sali e le dispersioni
    dell’ambiente. Nel caso di impianti a
    riciclo (ciclo chiuso) si trovano applicate
    percentuali di drenaggio sino al 50%, allo
    scopo di migliorare la crescita e la qualità
    della produzione.
   Il maggior assorbimento degli elementi nutritivi
    (N) è stato rilevato da Cabrera nella fase di
    accrescimento iniziale dei nuovi germogli e nella
    fase di ingrossamento dei boccioli fiorali, risulta
    quindi evidente che l’assorbimento da parte delle
    piante non è costante e nel caso di impianti con
    riciclo della soluzione drenata (ciclo chiuso) si
    verificano nel tempo variazione di composizione
    della soluzione nutritiva anche quando si
    mantenga costante la conducibilità elettrica. In
    questi casi è necessario controllare
    periodicamente la composizione della soluzione e
    provvedere al suo riequilibrio.
   Esperienze condotte nel Nord Italia
    hanno evidenziato , con rosa fuori
    suolo a ciclo chiuso, consumi idrici
    di 0,28 litri per pianta per giorno,
    predisponendo una aletta
    pacciamante sulla canaletta di
    coltivazione.
Allevamento e potatura


   Le piante vengono allevate in modo da
    entrare in produzion e in tempi brevi, con
    impianto a febbraio la prima raccolta può
    iniziare a maggio, per ottenere questi
    risultati, i primi germogli emessi vengono
    piegati prima dell’ingrossamento del
    bocciolo fiorale, in modo da anticipare
    l’emissione dei secchioni su cui si realizza
    la produzione.
   La potatura si effettua contestualmente
    alla raccolta, regolando l’altezza di taglio
    in base al vigore delle piante. Nel caso di
    piante deboli si può effettuare una
    potatura corta, in modo da stimolare
    l’emissione dei nuovi secchioni.
   Quando questa operazione non dà più
    risultati , le piante sono esaurite e devono
    essere sostituite dopo 5-6 anni (in
    media).
   Per contenere la vegetazione lungo
    le file di coltivazione, nel sistema di
    allevamento tradizionale, si usano
    sostegni metallici, due tre fili
    distanziati di 40-50 cm.
   Nelle più recenti colture F.S. si pratica
    prevalentemente un sistema di allevamento detto
    alla “giapponese” o a “corona” con impalcatura
    bassa a 20-30 cm, che non necessita di sostegni
    verticali, ma solo di un filo metallico laterale, che
    serve per trattenere in basso i rami non
    produttivi, che vengono piegati o lasciati vegetare
    per alimentare le riserve della pianta, il cosiddetto
    “polmone”, tra un flusso di fioritura ed un altro.
   La pianta è stimolata ad emettere rami basali che
    forniscono steli di buona qualità.
Produzione


   Le rese della rosa coltivata con impianti fuori
    suolo rilevate hanno raggiunto 100-130 steli per
    mq per anno rispetto a 60-80 steli del sistema
    tradizionale su terreno. Nel caso delle minirose si
    raggiungono produzioni di 300 steli per mq. Dal
    punto di vista qualitativo la produzione della rosa
    fuori suolo si caratterizza per un’alta percentuale
    di extra sino al 90-95 % del totale degli steli
    raccolti. Comunque la scelta della cultivar
    avviene sulla base dell’adattamento all’ambiente
    di coltivazione e all’esigenze del mercato.
Difesa


   I problemi fitosanitari che si ritrovano nella
    coltivazione delle rosa fuori suolo sono inferiori a
    quelli presenti nelle normali coltivazioni a terra.
    Tuttavia non potrà essere trascurata la difesa dai
    principali parassiti animali e vegetali soprattutto
    afidi, acari, tripidi, oidio e peronospora.
   La regolazione delle condizioni climatiche è
    fondamentale per il controllo di questo parassiti:
    in particolare si debbono evitare condensazione di
    umidità e sbalzi di temperatura.

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Rosa in coltivazione fuori suolo

  • 1. Rosa in coltivazione fuori suolo  Aspetti agronomici
  • 2. Vivaistica della rosa nella coltivazione fuori suolo
  • 3. scelta del materiale di impianto  Molta cura deve essere riservata alla scelta del materiale di impianto (cultivar, tipo di piantina, portinnesto) che deve essere uniforme, sano e vigoroso, in modo da entrare rapidamente in produzione.
  • 4. Per la coltura in sacchi di lana di roccia o fibra di cocco, si richiedono piante di taglia ridotta, di pochi mesi di età; può trattarsi di piantine proveniente da talee autoradicate, con un solo nodo, da piante micropropagate, o da mininnesto. Quest’ultimo è un innesto per approssimazione su portinnesto Rosa Indica Mayor, radicato su letto caldo con nebulizzazione.
  • 5. Per la coltura in canaletta con perlite o pomice vengono impiegate le piante tradizionali su talee radicate di Rosa Indica Mayor, della lunghezza di 25 cm.  Si possono utilizzare piante di 3 o 4 mesi con gemma dormiente o piante completamente formate di un anno. Si può effettuare anche un innesto su talee di Rosa Indica Mayor, messe direttamente a radicare nel contenitore di coltivazione.
  • 6. I PORTAINNESTI Nelle zone mediterranee a clima temperato, per tradizione e usanze del posto, si è sempre utilizzata essenzialmente l'Indica Major. due porta innesti sani e vigorosi: SELEZIONE PATRUCCO® VERA INDICA MAYOR® SELEZIONE PATRUCCO® KXF1®
  • 7. Autoplant  Autoplant è un sistema veloce per avere subito le piante con innesto a gemma senza stress da trapianto Le piante vengono innestate presso la vostra serra, anticipando così la produzione.  Consegna 12 mesi su 12  Garanzia di attecchimento al 100%
  • 8. Patplant : la nuova pianta sana, pronta a produrre, innestata a gemma su Vera Indica Major
  • 9. E’ importante anche accertarsi della sanità del materiale di propagazione, soprattutto nei riguardi di Agrobacterium tumefaciens e dei diversi virus, che possono essere trasmessi anche la portinnesto .
  • 10.
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  • 25. temperature  Per la produzione autunno invernale in serra è necessario mantenere temperature minime adeguate alla specie ed alle cultivar, normalmente si adottano valori decrescenti, da 14-15 °C (germogliamento) a 10-12 °C (fioritura).
  • 26. ombreggiamento  Nel periodo estivo temperature superiori a 30°C risultano negative per la qualità dei fiori recisi, soprattutto in alcune cultivar poco resistenti alle alte temperature (Dallas) pertanto si deve ricorrere ad un ombreggiamento (50-70%) della serra con efficiente ventilazione.
  • 27. U.R.  Per mantenere l’U.R. ottimale 70- 80% è necessario ricorrere all’umidificazione dell’ambiente nel periodo primaverile –estivo con irrigazioni umettanti a pioggia di breve durata.
  • 28. Vantaggi della coltura fuori suolo della rosa:  Mentre in Olanda la coltura fuori suolo si era affermata gia negli anni ’80, in Italia è iniziata negli anni ’90, con motivazioni simili a quelle delle altre colture: stanchezza dei terreni a seguito di monocoltura e difficoltà del rinnovo degli impianti per la disinfezione non sempre efficace.  Le esperienze di coltivazione maturate nell’ambiente pugliese hanno messo in evidenza i seguenti vantaggi della coltura fuori suolo della rosa:  Produzioni superiori in quantità (35-50%) e qualità (25-35%)  Riduzione dell’impiego di fitofarmaci (15-35%);  Riduzione del fabbisogno di manodopera (15-35%).
  • 29. Contenitori e substrati  In Olanda e nel centro d’Europa la coltura f.s. della rosa si è sviluppata soprattutto in moduli di lana di roccia; in Italia, invece, dopo alcune esperienze iniziali di impiante f.s. si sono orientati su substrati disponibili in loco e con minoro costo (pomice, altre rocce vulcaniche, argilla espansa frantumata, perlite) Negli ultimi anni è stata introdotta anche la fibra di cocco con risultati vantaggiosi.
  • 33. Vasi:  si utilizzano vasi di P.E. nero, da 30 a 32 cm di diametro con volume di 25 litri, in cui vengono disposte due piante (circa 12 l di substrato per pianta) I vasi sono distribuiti in file binate su terreno livellato e pacciamato con film di PE bianco lungo i canali di scolo, con pendenza dell’0,5 % ed il recupero della soluzione drenata. Le distanze tra il centro delle bine sono circa 1,5- 1,6 metri per consentire lo svolgimento delle operazioni colturali, per consenire lo svolgimento delle operazioni colturali. Complessivamente si raggiungono densità di 6-7 piante per mq di serra.
  • 34. Cassette:  delle dimensioni di 0,5 x 0,4 x 0,4 m;
  • 35. Canalette:  si utilizzano canalette prefabbricate in polipropilene scatolato di colore nero con altezza di 30 cm, larghezza di 40 cm, posizionate su terreno livellato e pacciamato con pendenza 0,5 %per consentire l’evacuazione del drenato. Queste hanno una lunghezza variabile da 20 a35 m, sono dotate di un canale di sgrondo laterale, ove la soluzione in eccesso arriva attraverso fori praticati alla base della parete.
  • 36. Le canalette sono distanziate tra loro di 1,4 – 1,6 m e vengono appoggiate su una lastra di polistirolo inclinata lateralmente per ottenere il recupero della soluzione drenata. Con l’impiego delle canalette si realizza un notevole risparmio nell’impianto rispetto all’uso dei vasi.  Sui due lati della canaletta, sono disposte le piante alla distanza di 15-20 cm, corrispondenti a densità di 6-7 piante per mq. Il volume di substrato a disposizione di ciascuna pianta risulta circa 10 litri. Si possono impiegare anche canalette più strette di 30 cm , per impianti a fila singola.
  • 37. Sacchetti di PE  Foto 1 - Coltivazione di rosa in sacchetto Agripan 100 con Sistema monofilare AgriSystem - Toscana
  • 38. Foto 2 - Coltivazione di rosa in sacchetto Agripan 100 con Sistema monofilare AgriSystem - Toscana
  • 39. Foto 3 - Coltivazione di rosa in sacchetto Agripan 100 con Sistema monofilare AgriSystem -Liguria
  • 40. Foto 4 - Coltivazione di rosa in sacchetto Agripan 100 con Sistema monofilare AgriSystem - Toscana
  • 41. Sacchetti di PE  Foto 5 - Coltivazione di rosa in sacchetto Agripan 100 con Sistema monofilare AgriSystem - Francia Il sacchetto è posizionato verticalmente per sfruttare meglio lo spessore del substrato.
  • 42. Foto 6 - Coltivazione di rosa in sacchetto Agripan 100 con Sistema bifilare AgriSystem - Francia Il sacchetto è posizionato verticalmente per sfruttare meglio lo spessore del substrato.
  • 43. Foto 7 - Riempimento di vasi con perlite espansa sfusa Agrilit 3 per la coltivazione della rosa - Liguria
  • 44. Foto 8 - Coltivazione di rose in vaso con perlite espansa sfusa
  • 45. Foto 9 - Coltivazione di rosa in canalette con perlite espansa sfusa Agrilit 3 - Lazio
  • 46. Foto 10: Coltivazione di rosa in canalette con perlite espansa sfusa Agrilit 3 - Sicilia
  • 47. L’utilizzazione di substrati diversi:  lapillo romano 6-8 mm e perlite di 4-6 mm non hanno evidenziato differenze marcate di produzione, il substrato più conveniente risulterebbe il lapillo romano per il minor costo e la facile reperibilità. Motivazioni analoghe hanno portato all’impiego di pomice e di tufi vulcanici.
  • 49. Pomici e Lapilli sono il prodotto di eruzioni vulcaniche esplosive formatesi a seguito di una violenta espansione dei gas dissolti in lave di composizione chimica acida; il rapido raffreddamento della roccia, ha impedito la cristallizzazione della stessa, intrappolando all’interno i gas e generando dei minerali alveolari espansi in maniera più o meno accentuata. In fase di solidificazione infatti, i vapori presenti nel magma, improvvisamente rilasciati, hanno provocato il rigonfiamento dell' intera massa del magma ed è durante questa rapida fase di raffreddamento che si sono determinate le differenze nella struttura fisica dei vari inerti vulcanici: il magma che ha originato la POMICE era costituito da minerali di composizione chimica tale da permettere ai gas disciolti all’interno di espandersi molto rapidamente, così da formare una sorta di schiuma. Il rapido raffreddamento successivo della lava ha determinato il repentino solidificarsi della parte liquida intorno alle bolle di gas generando l’aspetto di schiuma vetrosa della pomice. L’interno della roccia infatti è costituita da un’enorme quantità di canalicoli di diametro medio molto piccolo intercomunicanti fra loro e con l’esterno.
  • 50. LAPILLO VULCANICO  2) PESO SPECIFICO Composizione: LAPILLO ALVEOLARE A CELLULE APERTE. Sostanzialmente si tratta di minerale magmatico effusivo (vulcanite del periodo Pleistocene) calcinato ad alta temperatura TIPI DISPONIBILI DENSITA’ APPARENTE Materiale a umidità di cava SABBIA 0 – 3 mm 850 - 910 Kg/m 3 GRANIGLIA 2 – 4 mm 660 - 760 Kg/m 3 GRANIGLIA 3 - 8 mm 660 - 760 Kg/m 3 GRANIGLIA 6 - 14 mm 550 - 650 Kg/m 3 GRANIGLIA 12 – 20 mm 480 - 550 Kg/m 3
  • 51. Caratteristiche fisico-chimiche:  peso specifico: da 800 – 950 Kg/m 3 (in funzione della granulometria)  granulometria: granulato 3/5, 3/10, 10/14 mm  ghiaia 14/40 mm  ritenzione idrica: dal 6 al 10 % in volume  acqua disponibile: dal 4 al 7 % in volume  pH: 7  C.S.C.: circa 18 meq/ 100 mg  Esente da calcare attivo
  • 52. Sacchi:  si utilizzano sia le lastre di lana di roccia a lunga durata adatte per la rosa , sia i sacchi con fibra di cocco. Le prime hanno la lunghezza di 0,9m, altezza di 7,5 cm, la larghezza di 20 o 30 cm , a seconda che si prevedano 1 o 2 file di piante su ogni modulo.
  • 53. lana di roccia  Le piantine di rosa allevate in cubetto di lana di roccia (10x 10x 7,5 cm) vengono poi appoggiate sulle lastre alla distanza di 15 cm, con singolo gocciolatore, fino a realizzare quattro file per aiuola, considerando passaggi di 80-100 cm, si raggiungono densità di 6-8 pianto /mq.  La lana di roccia si adatta molto bene agli impianti a ciclo chiuso, ma non ha incontrato grandi simpatie per i costi elevati e difficoltà di smaltimento del substrato.
  • 54.
  • 55. fibra di cocco  Recentemente si sta diffondendo l’impiego dei sacchi con fibra di cocco (60/80 x 40 x 10 cm), con volume di 24-32 litri, in grado di ospitare 8 piante per sacco ( minitalee o miniinnesti radicati in Jiffy) alimentate con due soli gocciolatori. I sacchi sono forati inferiormente e vengono disposti in fila sopra le canalette metalliche o di polipropilene, alte 60-80 cm, per agevolare la raccolta. Rispetto ai due metodi precedenti (vasi e canalette) , i sacchi presentano il vantaggio di un più facile rinnovo della coltura, in quanto più leggeri e maneggevoli. La fibra di cocco ha già dato prova di sufficiente durata (5 anni) ed inoltre presenta minori problemi di smaltimento al termine della coltura.
  • 56. Soluzione nutritiva  La composizione della soluzione nutritiva standard adatta per la coltivazione della rosa f.s.: soluzione madre per 100 litri è di seguito riportata.
  • 57. Vasca 1 Vasca 2 Nitrato 15,5%N, Kg 7,56 Nitrato di 13%N, Kg 2,78 di calcio 19% Ca potassio 46% K2O Nitrato 35% N Kg 0,44 Fosfato 34% Kg 1,70 di ammonio monopotassico K2O, 52% P2O5 Nitrato 13%N, Kg ------ Solfato di 54% Kg 1,31 di potassio 46% K2O -- potassio K2O, 18 S Chelato DTPA Kg 0,23 Nitrato di 11 N, 9 Kg ------ di ferro 6% Fe magnesio MgO Solfato di 16,7 Kg 1,85 magnesio MgO , 13% S Solfato di 32% Mn g 8,45 manganese Solfato di 25% Cu g 1,9 rame Solfato di 23% Zn g 10,1 Zn Borace 11%B g 19,0 Molibdato 40%Mo g 1,21 di Sodio
  • 58. Considerando una coltura a C.A. (Ciclo Aperto), i sali richiesti per ottenere 100 l di soluzione madre 100 volte concentrata possono essere diversi, una possibile combinazione per acque piovane prive di elementi minerali viene riportata in tabella. Il pH ottimale è compreso tra 5,5 e 6,5 , la CE ottimale è di 1,5 dS/m; l’aggiunta di silicio alla soluzione standard , indurrebbe la tolleranza all’oidio.
  • 59. Possono essere adottate 2 o 3 vasche per la soluzione concentrata, con diluizione mediante i miscelatori o dosatori, oppure con pompe volumetriche ad impulsi. La distribuzione della soluzione nutritiva avviene mediante l’impianto a goccia con 5- 7 gocciolatori a metro lineare di canaletta della portata di 2 litri/ora, oppure 4 gocciolatori ogni due sacchi da 60-80 cm nel caso della fibra di cocco.
  • 60. La distribuzione avviene mediante centralina che consente la gestione automatica del turno e della durata degli interventi, eventualmente corretti in base alla luce ed alla temperatura . Per esempio la frequenza può variare da 2-3 e 9-12 interventi al giorno (inverno- estate) con durata compresa tra 4 e6 minuti (130-200 cc a pianta).
  • 61. Il pH ottimale della soluzione distribuita è compreso tra 5,5 e 6,0, nel drenato non deve essere superiore a valori di 6,5. La conducibilità elettrica ottimale della soluzione di partenza risulta di 1,5 dS/m se si è impiegata acqua molto buone o in torno a 2 dS/m, se si è impiagata acqua di media qualità. L’impiego di acque con EC >1 dS/m presenta maggiori difficoltà di gestione della soluzione nutritiva, soprattutto se si stratta di impianti a ciclo chiuso.
  • 62. Nel caso di substrato a base di perlite, si consigliano valori di CE di 1,8 – 2,5 dS/m nella soluzione di partenza ed un massimo di 3,0 dS/m nella soluzione drenata . Con la fibra di cocco la CE della soluzione drenata dovrebbe rimanere tra 2,5 e 2,8 dS/m.
  • 63. La percentuale di drenaggio che deve essere assicurata per evitare l’innalzamento della CE nel substrato è del 15-20% in inverno e del 30% in estate; il controllo della percentuale della soluzione drenata è importante per limitare i consumi dei Sali e le dispersioni dell’ambiente. Nel caso di impianti a riciclo (ciclo chiuso) si trovano applicate percentuali di drenaggio sino al 50%, allo scopo di migliorare la crescita e la qualità della produzione.
  • 64. Il maggior assorbimento degli elementi nutritivi (N) è stato rilevato da Cabrera nella fase di accrescimento iniziale dei nuovi germogli e nella fase di ingrossamento dei boccioli fiorali, risulta quindi evidente che l’assorbimento da parte delle piante non è costante e nel caso di impianti con riciclo della soluzione drenata (ciclo chiuso) si verificano nel tempo variazione di composizione della soluzione nutritiva anche quando si mantenga costante la conducibilità elettrica. In questi casi è necessario controllare periodicamente la composizione della soluzione e provvedere al suo riequilibrio.
  • 65. Esperienze condotte nel Nord Italia hanno evidenziato , con rosa fuori suolo a ciclo chiuso, consumi idrici di 0,28 litri per pianta per giorno, predisponendo una aletta pacciamante sulla canaletta di coltivazione.
  • 66. Allevamento e potatura  Le piante vengono allevate in modo da entrare in produzion e in tempi brevi, con impianto a febbraio la prima raccolta può iniziare a maggio, per ottenere questi risultati, i primi germogli emessi vengono piegati prima dell’ingrossamento del bocciolo fiorale, in modo da anticipare l’emissione dei secchioni su cui si realizza la produzione.
  • 67. La potatura si effettua contestualmente alla raccolta, regolando l’altezza di taglio in base al vigore delle piante. Nel caso di piante deboli si può effettuare una potatura corta, in modo da stimolare l’emissione dei nuovi secchioni.  Quando questa operazione non dà più risultati , le piante sono esaurite e devono essere sostituite dopo 5-6 anni (in media).
  • 68. Per contenere la vegetazione lungo le file di coltivazione, nel sistema di allevamento tradizionale, si usano sostegni metallici, due tre fili distanziati di 40-50 cm.
  • 69. Nelle più recenti colture F.S. si pratica prevalentemente un sistema di allevamento detto alla “giapponese” o a “corona” con impalcatura bassa a 20-30 cm, che non necessita di sostegni verticali, ma solo di un filo metallico laterale, che serve per trattenere in basso i rami non produttivi, che vengono piegati o lasciati vegetare per alimentare le riserve della pianta, il cosiddetto “polmone”, tra un flusso di fioritura ed un altro.  La pianta è stimolata ad emettere rami basali che forniscono steli di buona qualità.
  • 70. Produzione  Le rese della rosa coltivata con impianti fuori suolo rilevate hanno raggiunto 100-130 steli per mq per anno rispetto a 60-80 steli del sistema tradizionale su terreno. Nel caso delle minirose si raggiungono produzioni di 300 steli per mq. Dal punto di vista qualitativo la produzione della rosa fuori suolo si caratterizza per un’alta percentuale di extra sino al 90-95 % del totale degli steli raccolti. Comunque la scelta della cultivar avviene sulla base dell’adattamento all’ambiente di coltivazione e all’esigenze del mercato.
  • 71. Difesa  I problemi fitosanitari che si ritrovano nella coltivazione delle rosa fuori suolo sono inferiori a quelli presenti nelle normali coltivazioni a terra. Tuttavia non potrà essere trascurata la difesa dai principali parassiti animali e vegetali soprattutto afidi, acari, tripidi, oidio e peronospora.  La regolazione delle condizioni climatiche è fondamentale per il controllo di questo parassiti: in particolare si debbono evitare condensazione di umidità e sbalzi di temperatura.