Convegno Gorno 2014: Marco Sertorio, presidente settore minerario ASSOMINERARIA
Osservazioni
1. Regione Toscana
Direzione Generale Presidenza,
Area di Coordinamento Programmazione e Controllo
Settore Valutazione Impatto Ambientale
Piazza dell’Unità Italiana 1, 50123 Firenze,
e p.c.
Comune di Manciano
Piazza Magenta 1
58014 Manciano (GR)
OGGETTO:
Osservazioni alla richiesta della Società ADROIT RESOURCES,
relativa al progetto di attività di ricerca di Oro, Argento, Piombo, Zinco, Rame e Antimonio
nell'ambito dei permessi di ricerca Faggio Scritto e Poggio Petricci in Comune di Manciano
(GR)Procedura di Valutazione di Impatto Ambientale Artt. 52 e segg. L.R. n.10/10.
PREMESSA:
L’associazione Cittadinanza attiva le Città del Tufo considerando l’articolo 118 della Costituzione che
regola il principio di sussidiarietà il quale implica che le diverse istituzioni debbano creare le
condizioni necessarie per permettere alla persona e alle aggregazioni sociali di agire liberamente nello
svolgimento della loro attività e nel suo senso orizzontale dà al cittadino, sia come singolo sia
attraverso i corpi intermedi, la possibilità di cooperare con le istituzioni nel definire gli interventi che
incidano sulle realtà sociali e ambientali a lui più vicine.
Considerando che I cittadini attivi, applicando il principio di sussidiarietà (art. 118 ultimo comma
della Costituzione), si prendono cura dei beni comuni essendo "disinteressati", in quanto esercitano
una nuova forma di libertà, solidale e responsabile, che ha come obiettivo la realizzazione non di
interessi privati, per quanto assolutamente rispettabili e legittimi, bensì dell'interesse generale della
comunità perseguendo il valore della solidarietà e del rispetto dell’ambiente.
Considerando che nonostante la canadese Adroit Resources Inc., proponente del progetto, con dettagli
particolareggiati, ci rassicuri su tutte le precauzioni che intende adottare nella sua attività di ricerca,
(che secondo noi è legata indissolubilmente all’attivazione di procedure per una richiesta di
concessione mineraria, fine ultimo della ricerca, infatti, perché fare una campagna di ricerca così
costosa se non con finalità di sfruttamento?) abbiamo reali motivazioni e prove che ciò non rispecchi
l’interesse generale della comunità e del territorio locale.
Abbiamo deciso di redigere le nostre osservazioni su questa “VIA” tenendo ben presente L.R.T.1/05 , il
PIT, il PTC e il Piano Strutturale del Comune di Manciano, lo scopo finale dell'intera operazione,
l'impatto ambientale e socio-economico della fase della ricerca e quello della fase della miniera di
antimonio, infatti , nonostante il permesso richiesto riguardi anche oro, piombo ed altri metalli questo
è l'unico minerale di cui, grazie a precedenti campagne di sondaggio, la canadese Adroit Resources
Inc. è certa di trovare quantità sufficienti a giustificare lo sfruttamento industriale.
2. OSSERVAZIONI:
*A) Nella documentazione presentata dai proponenti si legge che l’area interessata dall’intervento non
si vede da nessuna parte, non corrisponde al vero in quanto situata in un declivio da cui è visibile,
come si vede dalle foto sia Manciano che le aziende adiacenti.
FOTO 1 Veduta di Manciano dall’area di ricerca
FOTO 2 Veduta degli insediamenti intorno all’area di ricerca (Poggio Foco azienda agricola
biologica di 550 ha.)
3. *B) Si legge nell’art.1 della legge 1/05 : [La presente legge detta le norme per il governo del territorio,
promovendo(…….) lo sviluppo sostenibile delle attività pubbliche e private che incidono sul territorio
stesso, garantendo che tali attività e l’utilizzazione delle risorse territoriali ed ambientali deve avvenire
garantendo la salvaguardia e il mantenimento dei beni comuni e l'uguaglianza di diritti all'uso e al godimento
dei beni comuni, nel rispetto delle esigenze legate alla migliore qualità della vita delle generazioni presenti e
future.] e al punto 2 riporta:[ Ai fini di cui al comma 1, i comuni, le province e la Regione perseguono,
nell'esercizio delle funzioni ad essi attribuite dalla presente legge: a) la conservazione, la valorizzazione e la
gestione delle risorse territoriali ed ambientali, promuovendo, al contempo, la valorizzazione delle
potenzialità e delle tendenze locali allo sviluppo; (….) c) lo sviluppo( ……..) delle aree agricole nel rispetto
delle esigenze di tutela ambientale ad esse peculiari(;….. )e) la maggiore sicurezza possibile delle persone e
dei beni rispetto ai fattori di rischio connessi all'utilizzazione del territorio; ] al punto 3 si legge:[... Le
disposizioni di cui al titolo II, capo I della presente legge sono dettate anche in attuazione della direttiva
2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 (Concernente la valutazione degli
effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente).]
Ci viene da pensare che una Soc. Canadese, per proporre questo tipo di intervento, non conosca
assolutamente le nostre leggi, così attente alla salvaguardia del territorio e all’uguaglianza dei diritti
all’uso e godimento dei beni comuni. Sembra incredibile: questa terra così generosa che ci dona
colline stupende, un clima mite, violentata dall'uomo che chiede sempre di più, che vuole derubarla
del sottosuolo. Ma a quale prezzo? Porterà ricchezza o solo inquinamento? E la ricchezza è per il
territorio o per pochi che non reinvestono nell'economia locale? Ma il nocciolo della questione non è
questo. Il punto fondamentale è: a quale prezzo? Cosa stiamo rischiando?
FOTO 3 Veduta delle colline intorno all’area di ricerca
*C) Per quanto riguarda il PIT riportiamo i passaggi essenziali che riguardano questa istanza:
1. Documento di piano
6 - Lo Statuto del Pit nelle sue componenti essenziali.
6.3 - I metaobiettivi del Pit
6.3.2. - 2° metaobiettivo - Sviluppare e consolidare la presenza “industriale” in Toscana.
4. La riflessione che facciamo rispetto al termine “industriale” è completamente diversa da quella fatta
dal proponente in quanto il Pit ha molto a cuore il futuro e il successo del suo sistema produttivo che è
sostenibile. Dal PIT riportiamo :
[(….) Abbiamo non a caso inserito tra virgolette quell’aggettivo: “industriale”. L’equivalente sostantivo
inglese, probabilmente, non ne avrebbe avuto bisogno: perché esprime ciò che intendiamo con “industriale”.
Cioè tutta quella “operosità manifatturiera” che è fatta, certo, di industrie e fabbriche propriamente dette, ma
anche di ricerca pura e applicata, di evoluzione e innovazioni tecnologiche, di servizi evoluti a sostegno degli
attori, dei processi e delle filiere produttive e distributive. Quell’operosità “manifatturiera”, insomma,
sufficientemente ricca di reti multidiverse e interattive per risultare competitiva nei mercati del mondo. In
questa prospettiva, non stupisca la innovativa attenzione che questo Piano dedica sia a quelle che potremmo
definire le “filiere brevi” del processo produttivo e distributivo.
Nelle quali, cioè, si accorcia la distanza tra produttore e consumatore con opportune strategie organizzative e
gestionali. Sia alla modernizzazione dei sistemi distributivi più tradizionali. I quali,
riorganizzandosi e strutturandosi con modalità integrate di management e di marketing territoriale,
acquisiscono nuove capacità attrattive e competitive. E un nuovo ruolo di interlocutori organizzati Piano di
indirizzo territoriale della Regione Toscana per il sistema manifatturiero. Per questo riteniamo che le reti
integrate per la distribuzione commerciale di vicinato così come i cosiddetti “centri commerciali naturali”
siano una parte saliente di questo capitolo tematico.
Tutto questo assumiamo in quell’«industriale».]
FOTO 4 Veduta di uno dei due laghetti dall’area di ricerca
5. FOTO 5 Veduta dell’area di ricerca verso la strada vicinale del Paglieto
6.3.3. - 3° metaobiettivo –
Conservare il valore del patrimonio territoriale della Toscana.
[(…)essenziale patrimonio pubblico ove si integrano, sul piano esistenziale e funzionale, almeno
due accezioni sostantive e mutuamente correlate. Quella di territorio come patrimonio ambientale,
paesaggistico, economico e culturale della società toscana. E quella del territorio quale fattore costitutivo -
appunto patrimoniale - del capitale sociale di cui dispone l’insieme di antichi, nuovi e potenziali cittadini
della nostra realtà regionale. Perciò, quale che sia la titolarità dei suoli, dei manufatti e dei beni paesaggistici
che vi insistono, il territorio – nelle sue componenti fisiche così come in quelle culturali e funzionali – è
comunque e pregiudizialmente patrimonio pubblico: che pubblicamente e a fini pubblici va custodito,
manutenuto e tutelato nei fattori di qualità e riconoscibilità che racchiude e negli elementi e nei significati di
“lunga durata” che contrassegnano la sua forma e la sua riconoscibilità storica e culturale. E’ solo su questa
base, cioè in funzione della tutela del suo valore e nei limiti ad essa intrinseci, che il territorio va reso capace
di accogliere, sostenere e armonizzare la iniziativa e la progettualità degli operatori economici che, con il
lavoro e con l’impresa, fondano o promuovono sul territorio le proprie aspettative di reddito e le proprie
capacità di innovazione…]
FOTO 6 Veduta dell’area di ricerca
6. 1° obiettivo conseguente: tutelare il valore del patrimonio “collinare” della Toscana.
[Il patrimonio “collinare” è uno dei fattori salienti della qualità del territorio toscano, cioè della sua
universale riconoscibilità: un bene - dunque - imprescindibile per lo stesso valore del patrimonio
territoriale collettivo. I poggi e i declivi che quel patrimonio compongono, esprimono una storia
plurisecolare di razionale ed equilibrato rapporto fra lavoro e natura, oltre che di lotta per la sopravvivenza in
un territorio fragile che l’intelligenza di generazioni di uomini e di comunità sociali hanno trasformato in
opera d’arte.
Oggi, ciò che l’avvento della società industriale non è riuscita a fare e che gruppi di amministratori locali
lungimiranti hanno saputo preservare, è a forte rischio di erosione. Pur in presenza di un
patrimonio paesistico e ambientale ancora cospicuo e di esempi virtuosi di attenzione e manutenzione,
assistiamo ad una pervasiva aggressione della rendita immobiliare, al diffondersi delle sue sollecitazioni
all’utile immediato e a crescenti insediamenti e lottizzazioni che non dialogano con il paesaggio né con il
contesto rurale e che si segnalano per un qualità architettonica e manifatturiera molto spesso scadente.]
FOTO 7 Veduta dell’area di ricerca dall’azienda Sercera
6.5. - Il “paesaggio” come formante del territorio toscano e del suo governo.
[Questo piano ha valenza di piano paesaggistico. Ma occorre non conferire a questo assunto un
significato settoriale o meramente formale. E’ piano paesaggistico perché adempie i dettami del
Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 nelle
sue successive modificazioni e integrazioni. Ma questo piano è intrinsecamente piano paesaggistico anche e
soprattutto in virtù della stessa cultura di governo del territorio che esso esprime e delle
stesse modalità argomentative e normative che esso adotta. Il paesaggio(….) viene infatti pensato
nell’insieme della pluralità dei significati che possiamo attribuire al lemma “paesaggio”.
Dunque, una concezione del paesaggio che vede e apprezza la molteplicità dei fenomeni espliciti e sottesi,
così come dei valori che esso racchiude e promuove. Una nozione che sa connettersi all’insieme di processi
sociali e ambientali che lo attraversano e che sa interagire con il flusso dei mutamenti -sia quelli più
superficiali e reversibili, sia quelli più profondi e penetranti nelle strutture profonde di un territorio - che
conferiscono i connotati strutturali ed esteriori che lo identificano, lo rendono riconoscibile, lo qualificano -
comunque e quantunque - come un luogo. Tanto nella sua storia retrospettiva quanto in quella del suo
costante divenire tra presente e futuro. Il paesaggio, insomma, è in questo piano ragione e parametro di
capacità progettuale. Una capacità da intendersi come “progettualità sociale” che, nella primaria certa e
trasparente delle responsabilità delle pubbliche amministrazioni, deve integrare le responsabilità collettive e
soggettive tanto delle comunità territoriali che permeano di sé - con la loro presenza o la loro memoria o la
loro assenza o il loro abbandono - un paesaggio, quanto le energie vive e vitali del lavoro, dell’impresa,
della cultura. Integrazione che deve aver luogo nei processi decisionali che, in modo diretto e indiretto,
attengono .]
7. Dall’analisi di coerenza esterna si rileva che il Progetto è incoerente, contrapposto o comunque
incompatibile rispetto agli obiettivi del PIT, anche se limitato alla sola ricerca.
*D)Per quanto riguarda la risorsa idrica il PTC all’art.10
“Acqua e suolo: tutela delle risorse”, punto 1,3,4,12,15 delle Norme:
[1. Nella tutela della risorsa idrica si attribuisce un interesse prioritario a fattori di
vulnerabilità quali il depauperamento di sorgenti e falde, gli inquinamenti, le diminuzioni
di capacità di ricarico e di portata.
3. Il sistema provinciale delle acque superficiali e sotterranee riveste un ruolo di primaria
importanza, sia come componente della risorsa idrica, sia come fattore di caratterizzazione
territoriale e paesistica.
Alla particolare configurazione del sistema delle acque e alla sua peculiare interrelazione
con le altre componenti territoriali si assegna un valore di invariante.
FOTO 8 Veduta dell’ azienda Sercera
4. Per la risorsa suolo si ritiene indispensabile contenere e minimizzare gli impatti, abbattendo
ogni rischio connesso ad azioni controindicate e incompatibili.
A tal fine si ritiene prioritario tutelare:
in generale, i suoli che supportano produzioni agro-alimentari fondamentali e
caratteristiche;
in particolare, gli ambiti che presentano nel contempo caratteri di pregio ambientale ed
elevati livelli di vulnerabilità, quali(…..)terreni fortemente acclivi protetti da boschi; porzioni
collinari...]
12. Le autorizzazioni per interventi di trasformazione in aree interessate dal vincolo idrogeologico di cui al
R.D. 3267/1923 faranno riferimento (oltre che dei disposti della L.R. 39/2000 e succ.
modifiche ed integrazioni), ai principî generali di difesa del suolo del presente P.T.C. e in
particolare agli Indirizzi per la tutela dei suoli agrari di cui alla Scheda 4D – Indirizzi per la
tutela dei suoli agrari.
15. La Provincia attiverà le procedure necessarie per l’esecuzione di interventi di tutela degli
acquiferi strategici. In particolare sosterrà, anche mediante accordi di programma, intese etc.,
gli interventi finalizzati alla tutela delle sorgenti del Fiora e dell’intero acquifero amiatino.]
8. L’area interessata dalla ricerca è compresa nella zona apicale dell'acquifero carbonatico di Capalbio,
denominato 31OM040 nell'elenco dei CISS toscano (Corpi idrici sotterranei significativi), si tratta di
calcare cavernoso affiorante in quel punto per una superficie di circa 220 ha. E' fin troppo evidente
come questa importante riserva di acqua sia messa a repentaglio dal progetto.
FOTO 9 Veduta dell’area di ricerca
FOTO 10 Veduta dell’area di ricerca
9. FOTO 11 Veduta dell’area di ricerca
FOTO 12 Veduta dell’area di ricerca
10. FOTO 13 Veduta dell’area di ricerca
All’ Art.12 del PTC punti 3,8 si legge:
[3.L’abbondante disponibilità di suoli ha sempre costituito un carattere distintivo del
territorio provinciale.
Si riconosce peraltro che, attualmente:
– l’integrità di tale risorsa risulta diffusamente esposta a condizioni di elevata
vulnerabilità per numerosi fattori, legati alla stabilità, alla permeabilità e agli usi;
– risulta conseguentemente prioritario preservare e valorizzare entità e qualità di tale
risorsa in modo sistematico, a partire da un uso corretto che privilegi il contenimento di
nuovi consumi e il recupero degli ambiti degradati.
8. Al fine di preservare estensione ed equilibrio ambientale dei suoli disponibili, le azioni di
governo del territorio privilegeranno finalità di contenimento dei consumi e di rilancio dei
processi rigenerativi, limitando l’impegno di suoli vergini ai soli casi in cui non sussistano
alternative. A tal fine si darà priorità al recupero delle aree dismesse e/o di degrado ambientale e
paesaggistico, ove opportuno con interventi di rinaturalizzazione.
Saranno altresì disincentivati interventi invasivi che comportino la movimentazione di consistenti
volumetrie di terreno superficiale e la conseguente alterazione dei principali caratteri morfologici
e paesaggistici (quali quelli inerenti la ricerca e lo sfruttamento di risorse minerali come oro,
argento, zinco, manganese etc.).]
Al contrario di quanto riportato nei documenti di “VIA” e in contrasto con il PTC i suoli interessati
non sono assolutamente degradati in quanto vi si effettuano coltivazioni a carattere biologico come si
evince anche dalle foto e la ricerca comporterebbe consistenti movimenti di volumetrie di terreno.
Inoltre le infrastrutture non sono in grado di sostenere il passaggio di mezzi pesanti.
All’Art. 15 del PTC Risorse del sottosuolo, punto 5 si legge
5. Al fine di ridurne l’impatto, nel perimetrare le aree da destinare all’attività estrattiva e agli
eventuali impianti, la Provincia salvaguarderà comunque i seguenti ambiti:
- aree di pregio vegetazionale (sugherete, faggete, foreste planiziarie, pinete costiere, boschi
comprendenti biotopi, oliveti storici, pinete costiere ed elementi tipici della maglia agraria);(…)
- ambiti interessati da rapporti di intervisibilità meritevoli di tutela secondo la disciplina
paesaggistica del P.I.T., con particolare riferimento all’elaborato “Schede dei Paesaggi e
Definizione degli Obiettivi di Qualità”;]
11. L’area di ricerca interessa una zona di bosco in equilibrio dinamico permanente, frequentata fin dai tempi
antichi dai mancianesi e dai turisti per passeggiate rilassanti immersi nel verde e nel selvaggio delle colline
del Tiburzi, ricche di fonti di sostentamento per la popolazione rurale locale. Nel seminativo sono presenti
numerosi tipi di querce camporili. L’ecosistema bosco di questa zona è un immenso ed inesplorato serbatoio
di sostanze chimico-naturali, dare i “VIA” a quest’area per questo tipo di ricerca significa distruggere
l’equilibrio e decretare l'impoverimento biologico. Inoltre le infrastrutture non sono in grado di sostenere il
passaggio di mezzi pesanti, come si vede dalle foto.
FOTO 14 Veduta del bosco interessato dalla ricerca
Nella scheda 7A. RISORSE FLOROFAUNISTICHE
2. Ai fini generali del governo del patrimonio floristico, si perseguiranno i seguenti indirizzi:
a) individuare tutte le aree di grande valore naturalistico, evidenziando in particolare:
– le aree boscate di particolare pregio;
– le aree soggette a rimboschimento naturale;
b)individuare i biotopi boschivi (pinete domestiche, castagneti da frutto, sugherete, oliveti
etc.) quali elementi identificativi di particolari contesti del territorio provinciale e tutelarli
con specifica disciplina;
c)individuare le emergenze floristiche (alberi monumentali o comunque meritevoli di tutela;
specie camporili; formazioni riparie; filari e siepi rilevanti, inclusi quelli di specie esotiche;
vietarne l’abbattimento, il danneggiamento, l’estirpazione e la potatura, salvo specifica
autorizzazione della Provincia; applicare alle relative contravvenzioni la sanzione
amministrativa prevista dall’art 7 della L.R. 60/1998;
Dall’intervento di ricerca tutto quanto riportato nella scheda 7A. del PTC non viene preso in considerazione,
così come le precauzioni riportate nella “VIA” nei confronti della popolazione faustica sono non aderenti alla
realtà dell’ecosistema in cui si andrebbe ad operare.
12. FOTO 15 Veduta del bosco interessato dalla ricerca
.
*E) Nel PS all’ART.23 Statuto del territorio, punto 23.2 Le invarianti prestazionali per la gestione del
territorio rurale UdP (Unità di Paesaggio) prevedono
DENOM. R.11.2.2 LE COLLINE DEL FIORA DEL TIBURZI
DESCRIZIONE Esteso sistema di rilievi quasi interamente ricoperti di boschi e macchie con specie
mediterranee. Paesaggio caratterizzato dalla quercia. Valori naturalistici diffusi.
Resti di castelli sui Poggi Renaio e di Montauto. Insediamenti limitati a nuclei minuti e
assai radi, come i percorsi.
FUNZIONI Salvaguardia delle risorse naturali e della loro riproducibilità con l’elevato valore
aggiunto derivante dal comparto turistico da non espandere come pura crescita.
Simbiosi delle attività agricole con la conservazione attiva degli elementi che
costituiscono il paesaggio.
Nelle aree interne alla Riserva Naturale di Montauto istituita ai sensi della LR 49/95
prevale la disciplina apposita della riserva.
PRESTAZIONI Di presidio rurale e naturale attraverso il ruolo della imprenditoria agricola proprietaria
dei centri aziendali.
Rapporto tra qualità delle risorse idriche e l’utilizzazione della stessa in stretto
rapporto con la UdP R10.4.3 per la valorizzazione dell’acquifero del Paglieto
Individuazione di specifici assetti territoriali insediativi e di struttura del paesaggio
rurale
Attivazione e potenziamento di redditività con agriturismo e attività integrative in modo
che l’agricoltura svolga anche il ruolo di tutela del paesaggio
AZIONI Valorizzazione dell’attività agricola nel settore dell’industria boschiva conservazione
degli allevamenti integrando le rendite del settore turistico e dei relativi servizi.
Uso delle acque aziendali raccolte in pozzi e bacini per la disponibilità a fini agricoli e
residenziali
Perseguire la tutela degli assetti esistenti e la riqualificazione della macchia degradata,
incentivare la valorizzazione dell’attività venatoria, ponendo particolare attenzione alla
prevenzione degli incendi e dell’inquinamento dell’acquifero.
13. FOTO 16-17 Veduta dei laghetti dall’area di ricerca e dall’azienda Sercera verso l’area di
ricerca
14. FOTO 18 Veduta di un laghetto dall’azienda Sercera
FOTO 19 Veduta di un laghetto dall’area di ricerca
15. Il PS all’ Art.40 – Le colline del Fiora del Tiburzi R.11.2. indica che:
Gli obiettivi prioritari risultano:
Conservazione e riqualificazione dei segni fondamentali del paesaggio naturale e agrario
attraverso la pianificazione attuabile con i PMAA aziendali secondo i criteri di incremento
ore/lavoro del PTC
Conservazione e rafforzamento del lessico insediativo e della trama dei percorsi secondari
attraverso la gestione dei PMAA secondo i principi di sostenibilità di cui al TITOLO IV e
attraverso il coinvolgimento delle popolazioni residenti nel mantenimento della rete viaria vicinale
Conservazione e riqualificazione delle attività agro-silvo-pastorali attraverso politiche di
incentivazione riferite all’allevamento del bestiame ovini-bovini semibradi con realizzazioni di
annessi agricoli a permanenza contrattata e incremento proporzionale di attività integrative
aziendali.
FOTO 20 Azienda biologica Sercera
Recupero delle emergenze nel contesto insediativo esistente riferite alla trama larga delle fattorie
da recuperare e destinare a funzioni compatibili (Campigliola).
Valorizzazione della produzione agricola intesa come produzione di paesaggio attraverso come
sopra, l’incentivo alle attività agro-silvo-pastorali in associazione ad attività integrative che
promuovano i prodotti aziendali;
16. FOTO 21 Allevamento semibrado all’interno dell’area di ricerca
Tutela delle diverse realtà insediative secondo criteri di identità attraverso la conservazione della
trama larga dell’insediamento rurale concentrata in pochi e significativi punti nodali in conformità
con quanto disposto al Titolo IV;
FOTO 22 Allevamento semibrado al limite dell’area di ricerca
17. FOTO 23 Allevamento semibrado all’interno dell’area di ricerca
All’interno dell’area della ricerca è presente un’azienda biologica che sta implementando una
sperimentazione di filiera corta sempre più all’avanguardia con allevamenti di bestiame brado e produzione
di mangime.
*F) Art. 25 - Aree di interesse archeologico
Le aree di interesse archeologico e singoli insediamenti di rilevante valore storico archeologico, sono
individuati nella Tavola 8 f. denominata Carta del rischio archeologico. In particolare laddove le emergenze
rilevate con livello di attenzione alto e medio risultano comprese all’interno delle zone m di cui all’art. 1 bis
della L 431/85 sono ammesse soltanto l'ordinaria utilizzazione agricola e sistemazioni del suolo limitate ad
escavazioni ed arature a profondità non superiore a cm. 50 precedute da una documentazione che attesti la
non incidenza dei lavori sul bene censito. Oltre questa misura ogni intervento diretto a modificare
permanentemente la natura dei suoli dovrà essere autorizzato dalla Soprintendenza Archeologica della
Toscana, previa comunicazione da inoltrare almeno 30 giorni prima dell'inizio dei lavori, al fine di accertare
l'esistenza di materiali archeologici e la compatibilità dei progetti di trasformazione con gli obiettivi di tutela
dei suddetti materiali. Il P.S non consente nuove edificazioni entro una fascia di dimensioni idonee a
salvaguardare la singola emergenza visibile nel contesto paesaggistico o un insieme di elementi di interesse
(concentrazione di beni visibili); Il R.U. individuerà le dimensioni delle fasce da rispettare in relazione alle
singole emergenze o alla concentrazione di elementi visibili.
Nel Quadro conoscitivo all’Art 2.9 “ La carta del rischio archeologico: un indicatore fondamentale” al
punto 2.9.3. scala del rischio archeologico sono riportati due siti che ricadono all’interno del
perimetro di ricerca
Del rischio archeologico si è studiata una scala di valutazione, partendo dagli aspetti monumentali
rilevabili o presumibili, dalla rarità del ritrovamento, dal contesto, ecc. La carta quindi è stata
costruita secondo i seguenti parametri indicativi del valore intrinseco del sito archeologico di
seguito esposti.
Valore intrinseco
Basso = corrisponde alla necessità di una relazione archeologica prima di permettere la
realizzazione di opere. Siti per cui il rischio è debolmente provato da evidenze di superficie modeste
(casa/tomba,frequentazioni o sporadici).Colore Verde.
Si consiglia di richiedere sempre e comunque, vista la difficoltà insormontabile inerente al calcolo
della esatta estensione dei siti archeologici, per lavori in prossimità (zona contigua = raggio di
18. almeno 100 metri dal cerchio segnaletico) di ognuno dei siti censiti la relazione archeologica
corrispondente.
Come detto nel piano strutturale nell’area della ricerca insistono almeno due siti archeologici
553 basso casa etrusco-romano Carandini et alii 2002
554 basso casa/tomba-casa etrusco-romano Carandini et alii 2002
I proponenti non hanno preso in considerazione questo aspetto e non hanno presentato la relazione
archeologica corrispondente.
Nel Quadro Conoscitivo all’Art. 2 Le analisi territoriali e i sistemi di identità locale
2.6 Schede di territorio-Catalogazione degli edifici sparsi sul territorio del Comune di
Manciano, sono riportati due siti estrattivi:
AREE ESTRATTIVE
203) Miniera d’Antimonio del Tafone – Sull’area di estrazione, aperta nel 1941, è anche costruito lo
stabilimento di estrazione del metallo dal minerale F. 261, p.lla 91 .
204) Miniera d’Antimonio San Girolamo – Tale vena estrattiva è esaurita.
Il Piano Strutturale non individua nuovi siti estrattivi.
CONCLUSIONI:
Non si comprende il motivo di andare a turbare un ecosistema così delicato per lo sfruttamento solo a
fini economici - speculativi. La vocazione del territorio di Manciano è sempre più centrata su un
modello agricolo turistico che, non ricalca vecchi schemi, ma che si apre in maniera sperimentalmente
coraggiosa alla promozione per la salvaguardia della biodiversità alimentare, per lo sviluppo di forme
di agricoltura ecocompatibile in modo da preservare per le prossime generazioni un patrimonio
naturale di importante potenzialità economica.
Al di là dell’ambientalismo sentimentale, la tutela dei territori e della biodiversità è parte
fondamentale per la produzione alimentare di qualità e sostenibile pertanto sarebbe, secondo noi
molto miope dare il permesso di trivellazioni esplorative e così iniziare ad aprire la porta a
speculazioni sulla fattibilità economica dell’operazione. Anche se l’economia mondiale avrà sempre
maggior bisogno di antimonio ed è un dato incontrovertibile, vista la scarsità delle risorse nel mondo,
il luogo scelto per la trivellazione e la conseguente miniera a cielo aperto, la cui estrazione diventerà
sempre più appetibile con l’innalzamento del prezzo dell’antimonio, non può essere uno degli angoli
della Maremma che non solo è ancora abbastanza incontaminato ma dove si investe per potenziare
una biodiversità economicamente produttiva. Solo un modello economico alternativo può fermare
quello che sarebbe un guadagno a breve termine, modello economico che deve rispondere ai bisogni di
tutti e far fiorire le nostre esistenze, valorizzando la dimensione etica e sociale del nostro agire affinché
si possano conciliare interesse personale e benessere altrui. Fattori chiave di questo processo sono
corresponsabilità, giustizia sociale, solidarietà, gratuità, condivisione e realizzazione personale. Nel
mondo contemporaneo l’azione della rappresentanza politica nazionale e dei movimenti sindacali,
tradizionali difensori delle istanze della società civile, è stata progressivamente indebolita dalla
concorrenza tra territori e dai processi di delocalizzazione, rendendo auspicabile e necessario un salto
di qualità nella partecipazione dei cittadini e facendo emergere un nuovo spazio per una forza finora
poco visibile: quella dei consumatori e dei risparmiatori socialmente responsabili che nel caso in
oggetto attraverso il proprio consumo vorrebbero poter orientare e vagliare scelte di carattere
produttivo ed ambientale, compiendo, di fatto, un atto lungimirante di razionalità.
Quindi come cittadini attivi del territorio vorremmo concorrere a creare un economia su basi diverse e
seguire le indicazioni degli strumenti urbanistici, mantenendo invariato l’ uso del territorio
interessato. L’orientamento verso lo sviluppo rurale si basa sul rafforzamento dei legami che
l’agricoltura stringe non solo con i settori con cui più tradizionalmente vengono intessuti rapporti
produttivi (settori della trasformazione e distribuzione dei prodotti agricoli e agroindustriali)
19. nell’ambito delle filiere di produzione, ma anche col settore del turismo e dell’artigianato. Più in
generale, verso uno sviluppo che vede l’agricoltura come settore in grado di scambiare risorse col
territorio; risorse che, si sottolinea, devono comprendere sia quelle ambientali (presidio del territorio,
tutela dell’ambiente, salvaguardia del paesaggio), sia quelle archeologiche, architettoniche, artistiche e,
più in generale, culturali, di cui il territorio mancianese è dotato, grazie anche al fondamentale
apporto derivante dalla tradizione contadina e dall’attività agricola. Questa accezione di sviluppo
implica la presenza in tutti di sensibilità per le produzioni e/o servizi di qualità, il rispetto del
paesaggio e dell’ambiente, facendo leva sulla cultura la tradizione locale e l’immaginario collettivo del
territorio.
La regione Toscana, la provincia di Grosseto, il comune di Manciano, i programmi elettorali hanno
tutti puntato verso il mantenimento dell’ambiente e le risorse legate all’agricoltura e al turismo socio-
ambientale, la richiesta della società ci sembra in netto contrasto con le linee di sviluppo del territorio
proposte nei piani e programmi.
FOTO 24 Strada Provinciale verso Manciano
FOTO 25 Strada Provinciale verso Vulci
Manciano 23 ottobre ’12
Cittadinanzattiva le Città del Tufo
In accordo con il coordinatore
delle rete toscana di Cittadinanzattiva
Procuratori dei cittadini D.tt. Annibale Quaresima
In accordo con il Segretario Regionale
Di Cittadinanzattiva Toscana
D.tt. Adriano Amadei
A cura di
D.ssa Dini Maria Teresa
D.ssa Maestrello Marzia