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RAPPORTO EXPO
SPRECO
Più di 8 miliardi di euro di cibo all’anno vengono gettati nella
spazzatura. Questo è quanto emerge dal Rapporto 2014
Waste Watcher - Knowledge for Expo presentato da Andrea
Segré, presidente di Last Minute Market. “Non sprecare” è
l’appello che il 63% degli italiani rivolge al proprio Paese,
l’auspicio per un’Italia futura più attenta soprattutto in
campo alimentare. Un’Italia che oggi si presenta
tendenzialmente attenta agli sprechi e che è migliorata
rispetto al 2013, sa leggere le etichette e controlla se il cibo
scaduto è ancora buono prima di gettarlo (lo fa l’81% degli
italiani).
•
L’educazione riveste un ruolo fondamentale per gettare le basi di un futuro
migliore. Come ha ricordato anche il Ministro Maurizio Martina: “Uno dei
grandi temi che anche Expo Milano 2015 sta sviluppando è portare
l’educazione alimentare nelle scuole, attraverso un programma educativo che
includerà anche l’educazione sugli sprechi domestici”.
Ristabilire l’importanza della qualità del cibo ci potrebbe far riscoprire la
nostra identità umana e sociale. “Perché sprechiamo l’equivalente di 8
miliardi di euro in cibo?” continua Segré. “Perché non diamo più valore al cibo
e dobbiamo impegnarci a combattere la perdita di questo valore, più che lo
spreco in sé. E’ una lotta che ci porterà a restituire valore al cibo e alle
relazioni. Se gettiamo nella spazzatura una confezione danneggiata lo
facciamo perché è diversa. Noi rifiutiamo il diverso. Per migliorare dobbiamo
invece lavorare in questa direzione: promuovere le relazioni umane attraverso
i beni.”
COSTO DELLO SPRECO
• Lo spreco costa all’ ambiente, al portafoglio, e alla società
Il Rapporto illustrerà le cause dello spreco e indicherà le proposte di
comportamento per prevenire e ridurlo. Con un ampio corredo di
dati statistici analizzerà le cause dello spreco anche in relazione a
reddito e status sociale delle famiglie italiane.
Nell’edizione del 2013 era già emerso che ogni famiglia italiana
butta tra i 200 grammi e i 2 chilogrammi di alimenti ogni settimana
e che ogni anno lo spreco domestico costa agli italiani 8,7 miliardi di
euro, circa 7,06 euro settimanali a famiglia.
• Quanto costa agli italiani lo spreco alimentare domestico? “Lo
spreco complessivo di cibo, dai campi alla filiera al bidone della
spazzatura domestico, vale complessivamente 8,1 miliardi di euro
all’anno come riportato precedentemente, ovvero 6,5 euro
settimanali a famiglia per 630 grammi circa di cibo sprecato.
SCOPO DEL RAPPORTO EXPO 2015
• Il Rapporto 2014 offre la prima rilevazione dell’Osservatorio Waste
Watcher – Knowledge for Expo, dedicato ai temi dell’alimentazione,
dell’agricoltura, dell’ambiente e della sostenibilità, attivato da Last
Minute Market per svolgere studi e ricerche sui temi caratterizzanti
l’Esposizione Universale, e al tempo stesso per favorire attraverso
l’evento EXPO l’elaborazione di smart policies sulle questioni
centrali del nostro tempo legate al cibo. Non sprecare sembra
essere il nuovo comandamento degli italiani
• Lo scopo del Rapporto è quello di creare consapevolezza rispetto al
cibo e all’ambiente in cui viviamo. Fondamentale in questo contesto
è l’esperienza di Last Minute Market, l’iniziativa nata da uno studio
a livello produttivo e sociale della Facoltà di Agraria dell'Università
di Bologna. Si tratta di un mercato dell'ultimo minuto che recupera
tutto il cibo che altrimenti verrebbe gettato in spazzatura per
svariate ragioni: perché il prodotto è vicino alla scadenza o
danneggiato.
LA TECNOLOGIA AIUTA
Anche la tecnologia entra in campo come guida di riferimento per contenere
lo spreco: fra le innovazioni auspicate dagli intervistati primeggiano la
tecnologia intelligente per gli imballaggi del cibo, con packaging che virano
di colore e possono monitorare la freschezza dei cibi (76%); ma anche
sistemi di controllo delle temperature del frigorifero (75%) e sistemi di
pianificazione della spesa.
CONSUMATORI
Sei sono le tipologie di consumatori che compongono il quadro
complessivo dell’opinione pubblica, segmentando l’universo
dei nuclei familiari, in generale, l’atteggiamento riguardo allo
spreco alimentare varia conseguentemente all’età, alla
sensibilità per l’ambiente, al tempo disponibile, ai figli, alla
responsabilità sociale:
• -virtuosi (22%): questo gruppo raccoglie la parte più
sensibilizzata al tema dello spreco alimentare; lo
inquadra sia come una immoralità, sia come un danno
ambientale. Con queste motivazioni forti alle spalle
riesce a sprecare veramente pochissimo.
• -attenti (27%): il loro atteggiamento è attento allo spreco ma con
qualche licenza. Anche questo gruppo è caratterizzato sia dalla
sensibilità ai temi ambientali che dalla valutazione morale sullo
spreco; ma con un’intensità leggermente minore. La differenza
sostanziale è che in questo cluster vi sono più coppie con figli.
Sprecano poco.
• -indifferenti (10%): quelli che formano questo gruppo non hanno
che una marginale attenzione ai temi della salvaguardia
dell’ambiente e non ritengono che lo spreco alimentare produca dei
danni. Nonostante questa condizione queste famiglie sprecano
relativamente poco, meno della media delle famiglie italiane. La
causa del loro comportamento corretto è di origine economica; è
un gruppo che ha dei redditi limitati ed è il contenimento della
spesa a motivarli nel non sprecare. Sprecano sotto la media
nazionale ma più dei gruppi precedenti.
• -incoerenti (26%): accade spesso, nella società, che “si predichi
bene e si razzoli male”. Questo gruppo si muove proprio così:
segnala l’importanza dell’ambiente, percepisce il danno dello
spreco e la sua immoralità, condivide i provvedimenti utili alla
riduzione di questo fenomeno, però spreca.
• -spreconi (4%): si tratta di un piccolo insieme ma è significativo di un
atteggiamento sociale, relativo non solo a questo tema, “io non ho
responsabilità”, è la società che deve pensarci. Questo gruppo ha scarso
interesse per l’ambiente e non ritiene che vi siano conseguenze più
generali dovute allo spreco, per di più avendo anche una media capacità
economica non vive neanche questo deterrente rispetto allo spreco
alimentare domestico.
• -incuranti (11%): questo gruppo mostra di cogliere la problematicità dello
spreco, ma come tema a se stante, non si scalda troppo per l’ambiente e,
soprattutto, non ha interesse ad approfondire le conseguenze e le
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  • 2. SPRECO Più di 8 miliardi di euro di cibo all’anno vengono gettati nella spazzatura. Questo è quanto emerge dal Rapporto 2014 Waste Watcher - Knowledge for Expo presentato da Andrea Segré, presidente di Last Minute Market. “Non sprecare” è l’appello che il 63% degli italiani rivolge al proprio Paese, l’auspicio per un’Italia futura più attenta soprattutto in campo alimentare. Un’Italia che oggi si presenta tendenzialmente attenta agli sprechi e che è migliorata rispetto al 2013, sa leggere le etichette e controlla se il cibo scaduto è ancora buono prima di gettarlo (lo fa l’81% degli italiani). •
  • 3. L’educazione riveste un ruolo fondamentale per gettare le basi di un futuro migliore. Come ha ricordato anche il Ministro Maurizio Martina: “Uno dei grandi temi che anche Expo Milano 2015 sta sviluppando è portare l’educazione alimentare nelle scuole, attraverso un programma educativo che includerà anche l’educazione sugli sprechi domestici”. Ristabilire l’importanza della qualità del cibo ci potrebbe far riscoprire la nostra identità umana e sociale. “Perché sprechiamo l’equivalente di 8 miliardi di euro in cibo?” continua Segré. “Perché non diamo più valore al cibo e dobbiamo impegnarci a combattere la perdita di questo valore, più che lo spreco in sé. E’ una lotta che ci porterà a restituire valore al cibo e alle relazioni. Se gettiamo nella spazzatura una confezione danneggiata lo facciamo perché è diversa. Noi rifiutiamo il diverso. Per migliorare dobbiamo invece lavorare in questa direzione: promuovere le relazioni umane attraverso i beni.”
  • 4. COSTO DELLO SPRECO • Lo spreco costa all’ ambiente, al portafoglio, e alla società Il Rapporto illustrerà le cause dello spreco e indicherà le proposte di comportamento per prevenire e ridurlo. Con un ampio corredo di dati statistici analizzerà le cause dello spreco anche in relazione a reddito e status sociale delle famiglie italiane. Nell’edizione del 2013 era già emerso che ogni famiglia italiana butta tra i 200 grammi e i 2 chilogrammi di alimenti ogni settimana e che ogni anno lo spreco domestico costa agli italiani 8,7 miliardi di euro, circa 7,06 euro settimanali a famiglia. • Quanto costa agli italiani lo spreco alimentare domestico? “Lo spreco complessivo di cibo, dai campi alla filiera al bidone della spazzatura domestico, vale complessivamente 8,1 miliardi di euro all’anno come riportato precedentemente, ovvero 6,5 euro settimanali a famiglia per 630 grammi circa di cibo sprecato.
  • 5. SCOPO DEL RAPPORTO EXPO 2015 • Il Rapporto 2014 offre la prima rilevazione dell’Osservatorio Waste Watcher – Knowledge for Expo, dedicato ai temi dell’alimentazione, dell’agricoltura, dell’ambiente e della sostenibilità, attivato da Last Minute Market per svolgere studi e ricerche sui temi caratterizzanti l’Esposizione Universale, e al tempo stesso per favorire attraverso l’evento EXPO l’elaborazione di smart policies sulle questioni centrali del nostro tempo legate al cibo. Non sprecare sembra essere il nuovo comandamento degli italiani • Lo scopo del Rapporto è quello di creare consapevolezza rispetto al cibo e all’ambiente in cui viviamo. Fondamentale in questo contesto è l’esperienza di Last Minute Market, l’iniziativa nata da uno studio a livello produttivo e sociale della Facoltà di Agraria dell'Università di Bologna. Si tratta di un mercato dell'ultimo minuto che recupera tutto il cibo che altrimenti verrebbe gettato in spazzatura per svariate ragioni: perché il prodotto è vicino alla scadenza o danneggiato.
  • 6. LA TECNOLOGIA AIUTA Anche la tecnologia entra in campo come guida di riferimento per contenere lo spreco: fra le innovazioni auspicate dagli intervistati primeggiano la tecnologia intelligente per gli imballaggi del cibo, con packaging che virano di colore e possono monitorare la freschezza dei cibi (76%); ma anche sistemi di controllo delle temperature del frigorifero (75%) e sistemi di pianificazione della spesa.
  • 7. CONSUMATORI Sei sono le tipologie di consumatori che compongono il quadro complessivo dell’opinione pubblica, segmentando l’universo dei nuclei familiari, in generale, l’atteggiamento riguardo allo spreco alimentare varia conseguentemente all’età, alla sensibilità per l’ambiente, al tempo disponibile, ai figli, alla responsabilità sociale: • -virtuosi (22%): questo gruppo raccoglie la parte più sensibilizzata al tema dello spreco alimentare; lo inquadra sia come una immoralità, sia come un danno ambientale. Con queste motivazioni forti alle spalle riesce a sprecare veramente pochissimo.
  • 8. • -attenti (27%): il loro atteggiamento è attento allo spreco ma con qualche licenza. Anche questo gruppo è caratterizzato sia dalla sensibilità ai temi ambientali che dalla valutazione morale sullo spreco; ma con un’intensità leggermente minore. La differenza sostanziale è che in questo cluster vi sono più coppie con figli. Sprecano poco. • -indifferenti (10%): quelli che formano questo gruppo non hanno che una marginale attenzione ai temi della salvaguardia dell’ambiente e non ritengono che lo spreco alimentare produca dei danni. Nonostante questa condizione queste famiglie sprecano relativamente poco, meno della media delle famiglie italiane. La causa del loro comportamento corretto è di origine economica; è un gruppo che ha dei redditi limitati ed è il contenimento della spesa a motivarli nel non sprecare. Sprecano sotto la media nazionale ma più dei gruppi precedenti. • -incoerenti (26%): accade spesso, nella società, che “si predichi bene e si razzoli male”. Questo gruppo si muove proprio così: segnala l’importanza dell’ambiente, percepisce il danno dello spreco e la sua immoralità, condivide i provvedimenti utili alla riduzione di questo fenomeno, però spreca.
  • 9. • -spreconi (4%): si tratta di un piccolo insieme ma è significativo di un atteggiamento sociale, relativo non solo a questo tema, “io non ho responsabilità”, è la società che deve pensarci. Questo gruppo ha scarso interesse per l’ambiente e non ritiene che vi siano conseguenze più generali dovute allo spreco, per di più avendo anche una media capacità economica non vive neanche questo deterrente rispetto allo spreco alimentare domestico. • -incuranti (11%): questo gruppo mostra di cogliere la problematicità dello spreco, ma come tema a se stante, non si scalda troppo per l’ambiente e, soprattutto, non ha interesse ad approfondire le conseguenze e le interdipendenze dello spreco alimentare