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         Finanziamento pubblico ai partiti
         Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

         Il finanziamento pubblico ai partiti è una delle modalità, assieme alle quote d'iscrizione e alla raccolta
         fondi, attraverso cui i partiti politici reperiscono i fondi necessari a finanziare le proprie attività.

                                         Indice

          1 Il finanziamento pubblico ai partiti in Italia
                1.1 La legge Piccoli
                1.2 Il fallito referendum abrogativo del 1978
                1.3 Le prime modifiche negli anni '80
                1.4 Il referendum del 1993 e l'abrogazione della norma
                1.5 La reintroduzione dei "rimborsi elettorali" nel 1994
                1.6 Il 4 per mille ai partiti politici (1997)
          2 Dati finanziamento pubblico
          3 Note
          4 Bibliografia
          5 Voci correlate
          6 Collegamenti esterni



         Il finanziamento pubblico ai partiti in Italia
         La legge Piccoli

         Il finanziamento pubblico ai partiti è introdotto dalla legge Piccoli n. 195 del 2 maggio 1974[1][2], che
         interpreta il sostegno all'iniziativa politica come puro finanziamento alle strutture dei partiti presenti in
         Parlamento, con l'effetto di penalizzare le nuove formazioni politiche. Il flusso di fondi ha anche l'effetto di
         rafforzare gli apparati burocratici interni dei partiti e disincentivare la partecipazione interna.

         Proposta da Flaminio Piccoli (DC), la norma viene approvata in soli 16 giorni con il consenso di tutti i partiti,
         ad eccezione del PLI.

         La nuova norma si giustifica in base agli scandali Trabucchi del 1965 e petroli del 1973: il Parlamento
         intende rassicurare l'opinione pubblica che, attraverso il sostentamento diretto dello Stato, i partiti non
         avrebbero avuto bisogno di collusione e corruzione da parte dei grandi interessi economici. A bilanciare tale
         previsione, si introduce un divieto - per i partiti - di percepire finanziamenti da strutture pubbliche ed un
         obbligo (penalmente sanzionato) di pubblicità e di iscrizione a bilancio dei finanziamenti provenienti da
         privati, se superiori ad un modico ammontare.

         Ciò risulta tuttavia smentito dagli scandali affiorati successivamente (tra cui i casi Lockheed e Sindona).

         Nel settembre 1974 il PLI propone un referendum abrogativo sulla norma, ma non riesce a raccogliere le
         firme necessarie.

         Il fallito referendum abrogativo del 1978

                Per approfondire, vedi la voce Referendum abrogativi del 1978 in Italia.




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         L'11 giugno 1978 si tiene il referendum indetto dai Radicali per l'abrogazione della legge 195/1974.
         Nonostante l'invito a votare "no" da parte dei partiti che rappresentano il 97% dell'elettorato, il "si"
         raggiunge il 43,6%, pur senza avere successo.

         Secondo i promotori del referendum lo Stato deve favorire tutti i cittadini attraverso i servizi, le sedi, le
         tipografie, la carta a basso costo e quanto necessario per fare politica, non garantire le strutture e gli apparati
         di partito, che devono essere autofinanziati dagli iscritti e dai simpatizzanti.

         Le prime modifiche negli anni '80

         Nel 1980 una proposta di legge vorrebbe introdurre il raddoppio del finanziamento pubblico, ma viene messa
         da parte al momento dell'esplosione dello scandalo Caltagirone, con finanziamenti elargiti dagli imprenditori
         a partiti e a politici.

         La legge n. 659 del 18 novembre 1981[3][4] introduce le prime modifiche:

                i finanziamenti pubblici vengono raddoppiati;
                partiti e politici (eletti, candidati o aventi cariche di partito) hanno il divieto di ricevere finanziamenti
                dalla pubblica amministrazione, da enti pubblici o a partecipazione pubblica;
                viene introdotta una nuova forma di pubblicità dei bilanci: i partiti devono depositare un rendiconto
                finanziario annuale su entrate e uscite, per quanto non siano soggetti a controlli effettivi.

         I Radicali manifestano in aula parlamentare con tecniche di ostruzionismo per bloccare la proposta di
         indicizzazione dei finanziamenti e a ottenere maggiore trasparenza dei bilanci dei partiti nonché controlli
         efficaci.

         Il referendum del 1993 e l'abrogazione della norma

                Per approfondire, vedi la voce Referendum abrogativi del 1993 per l'abrogazione del finanziamento ai
                partiti.


         Il referendum abrogativo promosso dai Radicali Italiani dell'aprile 1993 vede il 90,3% dei voti espressi a
         favore dell'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, nel clima di sfiducia che succede allo scandalo
         di Tangentopoli.

         La reintroduzione dei "rimborsi elettorali" nel 1994

         Nello stesso dicembre 1993 il Parlamento aggiorna, con la legge n. 515 del 10 dicembre 1993[5][6] , la già
         esistente legge sui rimborsi elettorali, definiti “contributo per le spese elettorali”, subito applicata in
         occasione delle elezioni del 27 marzo 1994. Per l'intera legislatura vengono erogati in unica soluzione 47
         milioni di euro.

         La stessa norma viene applicata in occasione delle successive elezioni politiche del 21 aprile 1996.

         Il 4 per mille ai partiti politici (1997)

         La legge n. 2 del 2 gennaio 1997[7][8], intitolata "Norme per la regolamentazione della contribuzione
         volontaria ai movimenti o partiti politici" reintroduce di fatto il finanziamento pubblico ai partiti.

         Il provvedimento prevede la possibilità per i contribuenti, al momento della dichiarazione dei redditi, di
         destinare il 4 per mille dell'imposta sul reddito al finanziamento di partiti e movimenti politici (pur senza
         poter indicare a quale partito), per un totale massimo di 56.810.000 euro, da erogarsi ai partiti entro il 31
         gennaio di ogni anno. Per il solo anno 1997 viene introdotta una norma transitoria che fissa un fondo di


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         82.633.000 euro per l'anno in corso.

         Il Comitato radicale promotore del referendum del 1993 sull’abolizione del finanziamento pubblico tenta il
         ricorso rispetto al tradimento dell’esito referendario, ma pur essendo stato riconosciuto in precedenza come
         potere dello Stato, gli viene negata dalla Corte Costituzionale la possibilità di depositare tale ricorso.

         Sempre la legge 2/1997 introduce l'obbligo per i partiti di redigere un bilancio per competenza,
         comprendente stato patrimoniale e conto economico, il cui controllo è affidato alla Presidenza della Camera.
         La Corte dei Conti può controllare solo il rendiconto delle spese elettorali.

         L’adesione alla contribuzione volontaria per destinare il 4 per mille ai partiti resta minima.

         La legge n. 157 del 3 giugno 1999, Nuove norme in materia di rimborso delle spese elettorali e abrogazione
         delle disposizioni concernenti la contribuzione volontaria ai movimenti e partiti politici, reintroduce un
         finanziamento pubblico completo per i partiti. Il rimborso elettorale previsto non ha infatti attinenza diretta
         con le spese effettivamente sostenute per le campagne elettorali. La legge 157 prevede cinque fondi: per
         elezioni alla Camera, al Senato, al Parlamento Europeo, Regionali, e per i referendum, erogati in rate
         annuali, per 193.713.000 euro in caso di legislatura politica completa (l'erogazione viene interrotta in caso di
         fine anticipata della legislatura). La legge entra in vigore con le elezioni politiche italiane del 2001.

         La normativa viene modificata dalla legge n. 156 del 26 luglio 2002, “Disposizioni in materia di rimborsi
         elettorali”, che trasforma in annuale il fondo e abbassa dal 4 all'1% il quorum per ottenere il rimborso
         elettorale. L’ammontare da erogare, per Camera e Senato, nel caso di legislatura completa più che raddoppia,
         passando da 193.713.000 euro a 468.853.675 euro.

         Infine, con la legge n. 51 del 23 febbraio 2006: l’erogazione è dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura,
         indipendentemente dalla sua durata effettiva. Con quest’ultima modifica l’aumento è esponenziale. Con la
         crisi politica italiana del 2008, i partiti iniziano a percepire il doppio dei fondi, giacché ricevono
         contemporaneamente le quote annuali relative alla XV Legislatura della Repubblica Italiana e alla XVI
         Legislatura della Repubblica Italiana.

         Dati finanziamento pubblico
                Per partito nel 2008, in base alle elezioni del 2008[9]:


                    Partito                     Rimborsi
         Il Popolo della Libertà            160.446.990 €
         Lega Nord                          35.339.331 €
         Movimento per l'Autonomia 4.670.297 €
         Unione di Centro                   24.018.774 €
         Italia dei Valori                  8.427.608 €
         La Sinistra - l'Arcobaleno         13.356.565 €
         La Destra                          9.629.998 €
         Lista Bonino Pannella              -[10]


                Calcolo finanziamento: 5 € x il numero di voti raccolti[11]

                Finanziamanto pubblico all'editoria - giornali di partito nel 2008 (riferimento dati 2007)[12]:



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                   Giornale                Rimborsi             Partito
         Il Campanile nuovo               1.150.919,75 € UDEUR
         Democrazia Cristiana             298.136,46 €   DC
         Italia Democratica               298.136,46 €   già Italia Democratica
         Cronache di Liberal              1.200.342,31 € UDC
         Liberazione                      3.947.796,54 € PRC
         Notizie verdi                    2.510.957,71 € I Verdi
         La Padania                       4.028.363,82 € Lega Nord
         Le Peuple Valdôtain              301.325,06 €   Union Valdôtaine
         La Rinascita della Sinistra 934.621,50 €        PdCI
         Secolo d'Italia                  2.959.948,01 € PdL
         Il SocialistaLab                 472.036,97 €   Nuovo PSI
         l'Unità                          6.377.209,80 € PD
         Zukunft in Südtirol              650.081,04 €   SVP



         Note
            1. ^ Contributo dello Stato al finanziamento dei partiti politici. Camera dei deputati; VI Legislatura. Scheda della
               proposta di legge n. 2860 (http://legislature.camera.it/_dati/leg06/lavori/schedela
               /trovaschedacamera.asp?pdl=2860)
            2. ^ Legge n. 195 del 2 maggio 1974 (http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1974;195) . URL
               consultato il 3-8-2011.
            3. ^ Modifiche ed integrazioni alla legge 2 maggio 1974, n. 195, sul contributo dello Stato al finanziamento dei
               partiti politici. Camera dei deputati; VIII Legislatura. Scheda dell'atto parlamentare n. 2451
               (http://legislature.camera.it/_dati/leg08/lavori/schedela/trovaschedacamera.asp?pdl=2451)
            4. ^ Legge n. 659 del 18 novembre 1981 (http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1981;659)
               . URL consultato il 3-8-2011.
            5. ^ Disciplina delle campagne elettorali per l'elezione alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica.
               Camera dei deputati; XI Legislatura. Scheda della proposta di legge n. 2871 (http://legislature.camera.it/_dati
               /leg11/lavori/schedela/trovaschedacamera.asp?pdl=2871)
            6. ^ Legge n. 515 del 10 dicembre 1993 (http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1993;515)
               . URL consultato il 3-8-2011.
            7. ^ Norme per la regolamentazione della contribuzione volontaria ai movimenti o partiti politici. Camera dei
               deputati; XIII Legislatura. Scheda della proposta di legge n. 2096 (http://legislature.camera.it/_dati/leg13
               /lavori/schedela/trovaschedacamera.asp?pdl=2096)
            8. ^ Legge n. 2 del 2 gennaio 1997 (http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1997;2) . URL
               consultato il 3-8-2011.
            9. ^ ARES (Agenzia di ricerca economico-sociale), 2008
           10. ^ La Lista Bonino-Pannella, che rappresenta alle elezioni il Partito Radicale Transnazionale ha rinunciato al
               finanziamento pubblico
           11. ^ ARES (Agenzia di ricerca economico-sociale), 2008
           12. ^ Contributi erogati nel 2008 (http://www.costozero.org/normativa/italia/editoria/5.pdf)


         Bibliografia
                Giorgio Pacifici, Il costo della democrazia : i partiti italiani attraverso i loro bilanci presentazione di
                Gerardo Bianco Roma : Cadmo, c1983
                La Peste Italiana (.pdf) (http://www.radicali.it/download/pdf/peste_italiana.pdf) , documento dei


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                Radicali Italiani del 2009

         Voci correlate
                Partito politico
                Partito Radicale: No al finanziamento pubblico ai partiti
                Referendum abrogativi del 1978 in Italia
                La Casta

         Collegamenti esterni
                La Peste Italiana (.pdf) (http://www.radicali.it/download/pdf/peste_italiana.pdf) , documento dei
                Radicali Italiani del 2009
                RadioRadicale.it - 3.000.000.000 di euro ai partiti (http://www.radioradicale.it/tre-miliardi-di-euro-
                ai-partiti) , inchiesta de l'Espresso

               Portale Diritto                                         Portale Politica
         Categorie: Leggi dello stato italiano Politica Partiti politici | [altre]


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Finanziamento pubblico ai partiti wikipedia

  • 1. Finanziamento pubblico ai partiti - Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Finanziamento_pubblico_ai_partiti#La_rein... Finanziamento pubblico ai partiti Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Il finanziamento pubblico ai partiti è una delle modalità, assieme alle quote d'iscrizione e alla raccolta fondi, attraverso cui i partiti politici reperiscono i fondi necessari a finanziare le proprie attività. Indice 1 Il finanziamento pubblico ai partiti in Italia 1.1 La legge Piccoli 1.2 Il fallito referendum abrogativo del 1978 1.3 Le prime modifiche negli anni '80 1.4 Il referendum del 1993 e l'abrogazione della norma 1.5 La reintroduzione dei "rimborsi elettorali" nel 1994 1.6 Il 4 per mille ai partiti politici (1997) 2 Dati finanziamento pubblico 3 Note 4 Bibliografia 5 Voci correlate 6 Collegamenti esterni Il finanziamento pubblico ai partiti in Italia La legge Piccoli Il finanziamento pubblico ai partiti è introdotto dalla legge Piccoli n. 195 del 2 maggio 1974[1][2], che interpreta il sostegno all'iniziativa politica come puro finanziamento alle strutture dei partiti presenti in Parlamento, con l'effetto di penalizzare le nuove formazioni politiche. Il flusso di fondi ha anche l'effetto di rafforzare gli apparati burocratici interni dei partiti e disincentivare la partecipazione interna. Proposta da Flaminio Piccoli (DC), la norma viene approvata in soli 16 giorni con il consenso di tutti i partiti, ad eccezione del PLI. La nuova norma si giustifica in base agli scandali Trabucchi del 1965 e petroli del 1973: il Parlamento intende rassicurare l'opinione pubblica che, attraverso il sostentamento diretto dello Stato, i partiti non avrebbero avuto bisogno di collusione e corruzione da parte dei grandi interessi economici. A bilanciare tale previsione, si introduce un divieto - per i partiti - di percepire finanziamenti da strutture pubbliche ed un obbligo (penalmente sanzionato) di pubblicità e di iscrizione a bilancio dei finanziamenti provenienti da privati, se superiori ad un modico ammontare. Ciò risulta tuttavia smentito dagli scandali affiorati successivamente (tra cui i casi Lockheed e Sindona). Nel settembre 1974 il PLI propone un referendum abrogativo sulla norma, ma non riesce a raccogliere le firme necessarie. Il fallito referendum abrogativo del 1978 Per approfondire, vedi la voce Referendum abrogativi del 1978 in Italia. 1 di 5 13/04/2012 10.42
  • 2. Finanziamento pubblico ai partiti - Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Finanziamento_pubblico_ai_partiti#La_rein... L'11 giugno 1978 si tiene il referendum indetto dai Radicali per l'abrogazione della legge 195/1974. Nonostante l'invito a votare "no" da parte dei partiti che rappresentano il 97% dell'elettorato, il "si" raggiunge il 43,6%, pur senza avere successo. Secondo i promotori del referendum lo Stato deve favorire tutti i cittadini attraverso i servizi, le sedi, le tipografie, la carta a basso costo e quanto necessario per fare politica, non garantire le strutture e gli apparati di partito, che devono essere autofinanziati dagli iscritti e dai simpatizzanti. Le prime modifiche negli anni '80 Nel 1980 una proposta di legge vorrebbe introdurre il raddoppio del finanziamento pubblico, ma viene messa da parte al momento dell'esplosione dello scandalo Caltagirone, con finanziamenti elargiti dagli imprenditori a partiti e a politici. La legge n. 659 del 18 novembre 1981[3][4] introduce le prime modifiche: i finanziamenti pubblici vengono raddoppiati; partiti e politici (eletti, candidati o aventi cariche di partito) hanno il divieto di ricevere finanziamenti dalla pubblica amministrazione, da enti pubblici o a partecipazione pubblica; viene introdotta una nuova forma di pubblicità dei bilanci: i partiti devono depositare un rendiconto finanziario annuale su entrate e uscite, per quanto non siano soggetti a controlli effettivi. I Radicali manifestano in aula parlamentare con tecniche di ostruzionismo per bloccare la proposta di indicizzazione dei finanziamenti e a ottenere maggiore trasparenza dei bilanci dei partiti nonché controlli efficaci. Il referendum del 1993 e l'abrogazione della norma Per approfondire, vedi la voce Referendum abrogativi del 1993 per l'abrogazione del finanziamento ai partiti. Il referendum abrogativo promosso dai Radicali Italiani dell'aprile 1993 vede il 90,3% dei voti espressi a favore dell'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti, nel clima di sfiducia che succede allo scandalo di Tangentopoli. La reintroduzione dei "rimborsi elettorali" nel 1994 Nello stesso dicembre 1993 il Parlamento aggiorna, con la legge n. 515 del 10 dicembre 1993[5][6] , la già esistente legge sui rimborsi elettorali, definiti “contributo per le spese elettorali”, subito applicata in occasione delle elezioni del 27 marzo 1994. Per l'intera legislatura vengono erogati in unica soluzione 47 milioni di euro. La stessa norma viene applicata in occasione delle successive elezioni politiche del 21 aprile 1996. Il 4 per mille ai partiti politici (1997) La legge n. 2 del 2 gennaio 1997[7][8], intitolata "Norme per la regolamentazione della contribuzione volontaria ai movimenti o partiti politici" reintroduce di fatto il finanziamento pubblico ai partiti. Il provvedimento prevede la possibilità per i contribuenti, al momento della dichiarazione dei redditi, di destinare il 4 per mille dell'imposta sul reddito al finanziamento di partiti e movimenti politici (pur senza poter indicare a quale partito), per un totale massimo di 56.810.000 euro, da erogarsi ai partiti entro il 31 gennaio di ogni anno. Per il solo anno 1997 viene introdotta una norma transitoria che fissa un fondo di 2 di 5 13/04/2012 10.42
  • 3. Finanziamento pubblico ai partiti - Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Finanziamento_pubblico_ai_partiti#La_rein... 82.633.000 euro per l'anno in corso. Il Comitato radicale promotore del referendum del 1993 sull’abolizione del finanziamento pubblico tenta il ricorso rispetto al tradimento dell’esito referendario, ma pur essendo stato riconosciuto in precedenza come potere dello Stato, gli viene negata dalla Corte Costituzionale la possibilità di depositare tale ricorso. Sempre la legge 2/1997 introduce l'obbligo per i partiti di redigere un bilancio per competenza, comprendente stato patrimoniale e conto economico, il cui controllo è affidato alla Presidenza della Camera. La Corte dei Conti può controllare solo il rendiconto delle spese elettorali. L’adesione alla contribuzione volontaria per destinare il 4 per mille ai partiti resta minima. La legge n. 157 del 3 giugno 1999, Nuove norme in materia di rimborso delle spese elettorali e abrogazione delle disposizioni concernenti la contribuzione volontaria ai movimenti e partiti politici, reintroduce un finanziamento pubblico completo per i partiti. Il rimborso elettorale previsto non ha infatti attinenza diretta con le spese effettivamente sostenute per le campagne elettorali. La legge 157 prevede cinque fondi: per elezioni alla Camera, al Senato, al Parlamento Europeo, Regionali, e per i referendum, erogati in rate annuali, per 193.713.000 euro in caso di legislatura politica completa (l'erogazione viene interrotta in caso di fine anticipata della legislatura). La legge entra in vigore con le elezioni politiche italiane del 2001. La normativa viene modificata dalla legge n. 156 del 26 luglio 2002, “Disposizioni in materia di rimborsi elettorali”, che trasforma in annuale il fondo e abbassa dal 4 all'1% il quorum per ottenere il rimborso elettorale. L’ammontare da erogare, per Camera e Senato, nel caso di legislatura completa più che raddoppia, passando da 193.713.000 euro a 468.853.675 euro. Infine, con la legge n. 51 del 23 febbraio 2006: l’erogazione è dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva. Con quest’ultima modifica l’aumento è esponenziale. Con la crisi politica italiana del 2008, i partiti iniziano a percepire il doppio dei fondi, giacché ricevono contemporaneamente le quote annuali relative alla XV Legislatura della Repubblica Italiana e alla XVI Legislatura della Repubblica Italiana. Dati finanziamento pubblico Per partito nel 2008, in base alle elezioni del 2008[9]: Partito Rimborsi Il Popolo della Libertà 160.446.990 € Lega Nord 35.339.331 € Movimento per l'Autonomia 4.670.297 € Unione di Centro 24.018.774 € Italia dei Valori 8.427.608 € La Sinistra - l'Arcobaleno 13.356.565 € La Destra 9.629.998 € Lista Bonino Pannella -[10] Calcolo finanziamento: 5 € x il numero di voti raccolti[11] Finanziamanto pubblico all'editoria - giornali di partito nel 2008 (riferimento dati 2007)[12]: 3 di 5 13/04/2012 10.42
  • 4. Finanziamento pubblico ai partiti - Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Finanziamento_pubblico_ai_partiti#La_rein... Giornale Rimborsi Partito Il Campanile nuovo 1.150.919,75 € UDEUR Democrazia Cristiana 298.136,46 € DC Italia Democratica 298.136,46 € già Italia Democratica Cronache di Liberal 1.200.342,31 € UDC Liberazione 3.947.796,54 € PRC Notizie verdi 2.510.957,71 € I Verdi La Padania 4.028.363,82 € Lega Nord Le Peuple Valdôtain 301.325,06 € Union Valdôtaine La Rinascita della Sinistra 934.621,50 € PdCI Secolo d'Italia 2.959.948,01 € PdL Il SocialistaLab 472.036,97 € Nuovo PSI l'Unità 6.377.209,80 € PD Zukunft in Südtirol 650.081,04 € SVP Note 1. ^ Contributo dello Stato al finanziamento dei partiti politici. Camera dei deputati; VI Legislatura. Scheda della proposta di legge n. 2860 (http://legislature.camera.it/_dati/leg06/lavori/schedela /trovaschedacamera.asp?pdl=2860) 2. ^ Legge n. 195 del 2 maggio 1974 (http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1974;195) . URL consultato il 3-8-2011. 3. ^ Modifiche ed integrazioni alla legge 2 maggio 1974, n. 195, sul contributo dello Stato al finanziamento dei partiti politici. Camera dei deputati; VIII Legislatura. Scheda dell'atto parlamentare n. 2451 (http://legislature.camera.it/_dati/leg08/lavori/schedela/trovaschedacamera.asp?pdl=2451) 4. ^ Legge n. 659 del 18 novembre 1981 (http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1981;659) . URL consultato il 3-8-2011. 5. ^ Disciplina delle campagne elettorali per l'elezione alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica. Camera dei deputati; XI Legislatura. Scheda della proposta di legge n. 2871 (http://legislature.camera.it/_dati /leg11/lavori/schedela/trovaschedacamera.asp?pdl=2871) 6. ^ Legge n. 515 del 10 dicembre 1993 (http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1993;515) . URL consultato il 3-8-2011. 7. ^ Norme per la regolamentazione della contribuzione volontaria ai movimenti o partiti politici. Camera dei deputati; XIII Legislatura. Scheda della proposta di legge n. 2096 (http://legislature.camera.it/_dati/leg13 /lavori/schedela/trovaschedacamera.asp?pdl=2096) 8. ^ Legge n. 2 del 2 gennaio 1997 (http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1997;2) . URL consultato il 3-8-2011. 9. ^ ARES (Agenzia di ricerca economico-sociale), 2008 10. ^ La Lista Bonino-Pannella, che rappresenta alle elezioni il Partito Radicale Transnazionale ha rinunciato al finanziamento pubblico 11. ^ ARES (Agenzia di ricerca economico-sociale), 2008 12. ^ Contributi erogati nel 2008 (http://www.costozero.org/normativa/italia/editoria/5.pdf) Bibliografia Giorgio Pacifici, Il costo della democrazia : i partiti italiani attraverso i loro bilanci presentazione di Gerardo Bianco Roma : Cadmo, c1983 La Peste Italiana (.pdf) (http://www.radicali.it/download/pdf/peste_italiana.pdf) , documento dei 4 di 5 13/04/2012 10.42
  • 5. Finanziamento pubblico ai partiti - Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Finanziamento_pubblico_ai_partiti#La_rein... Radicali Italiani del 2009 Voci correlate Partito politico Partito Radicale: No al finanziamento pubblico ai partiti Referendum abrogativi del 1978 in Italia La Casta Collegamenti esterni La Peste Italiana (.pdf) (http://www.radicali.it/download/pdf/peste_italiana.pdf) , documento dei Radicali Italiani del 2009 RadioRadicale.it - 3.000.000.000 di euro ai partiti (http://www.radioradicale.it/tre-miliardi-di-euro- ai-partiti) , inchiesta de l'Espresso Portale Diritto Portale Politica Categorie: Leggi dello stato italiano Politica Partiti politici | [altre] Ultima modifica per la pagina: 17:23, 12 apr 2012. Il testo è disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le condizioni d'uso per i dettagli. Wikipedia® è un marchio registrato della Wikimedia Foundation, Inc. 5 di 5 13/04/2012 10.42