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GUERRA
COMBATTUTA IN ITALIA
NEGLI ANNI 1848-49
3.
TORICA DEL RISORGIMENTO ITALIANO
Serie IV, N. 12
LICATA DA T. CASINI E V. FIORINI

GUERRA
COMBATTUTA

IN ITALIA

NEGLI ANNI 1848-49
NARRAZIONE

CARLO PISACANE
ripubblicala per cura del Prof. I^Viei
Le

MAIMO

rivoluzioni materiali

allorché

l'

popolare.

--s^
"^

ROMA-MILANO
SOCIETÀ EDITRICE DANTE ALIGHIERI
DI

ALBRIGHI, SEGATI

&

si

compiono

idea motrice è già divenuta

C.
.^^;:vv

L'Editore intende godere del privilegio accordato
sulla proprietà letteraria.

fi+oK

T»;^
PREFAZIONE

Le varie spiegazioni che
dato ai
anni,

i

fatti piti

i

diversi partiti

questi

di

notevoli

documenti rinvenuti,

le

conseguenze

risultano da uno stretto e logico esame,

condurre ad una certezza
quale, se

non

è

che

possono

osservazioni,

nelle

assoluta, è tale

potersi confutare senza

hanno

due ultimi

la

almeno da non

prima rinvenire

altri

do-

cumenti ed altre prove che rischiarino alcuni punti
coverti ancora dal velo del mistero.
Il

progresso mira ad agguagliare tutte

ed a proclamare
luzioni segnano

campo

La

delle

la
i

sovranità del dritto. Le rivo-

punti trigonometrici

umane

le classi

vasto

sul

vicende.

tirannide opprime

i

popoli, e beata si

delle sue usurpazioni, finché

il

i)rogres80 lento

continuo delle idee comincia a richiamare
zione di quelli sul peso delle

gode

proprie

1'

ma

atten-

catene; e
6

siccome sono sempre ribadite dalla menzogna, lo

umano

spirito

denza che

attiene

si

causa

alla

ricalcitri

prima idea o

alla

distrugge V antico, e su di esso
tirannide, destinata a percorrere

In

tal

modo avendo per

il

nuovo errore

il

nuova

eleva

si

asintoto

cloide del progresso continua

despotismo,

del

Un

poco curandosi di esaminarla.

cre-

medesimo
il

vero,

ciclo.

la

ci-

suo corso.

Gli schiavi furono francati dalla formola della
fratellanza evangelica, lo stato misero,

ignoranza

l'

in cui vivevano, fece loro accettare tutte le cose

predicate da uomini,
d'

i

quali o videro la necessità

ingannarli per loro salvezza, o erano essi

desimi

Ma

illus:.

non ragionare,

educate

le

gli scaltri tosto le

ed alleandosi con

la forza,

me-

masse a credere e
padroneggiarono,

cattolicismo,

il

il

pri-

formarono la nuova tirannia

vilegio ed

il

sostenuta

dall'arma medesima che aveva abbat-

trono,

tuta F antica: la fede.

Lutero cominciò a scrollare
sostituendo all'autorità

il

libero

nuovo

il

esame;

del secolo decimottavo gli diedero

quei

filosofi,

benché

all'

i

filosofi

crollo.

Ma

di vaste cognizioni, di acutis-

simo ingegno e di animo
cere

il

edifizio,

forte,

influenza della società

dovettero soggiain

cui

vivevano,

né poterono internarsi nel profondo delle loro dottrine.

Essi

misero

in

mostra

l'

impossibilità

delle
massime evangeliche, sparsero
e ridonarono

all'

uomo

l'

freno,

ma

ridicolo sulla fede

libertà

la

Spezzarono

impostura.

rapito

il

che

senza crearne uno novello.

Il

socialismo

fondato sulP utile di ciascuno, e non già

negazione

ed

il

loro sensi.

I

loro

cbe

nebbia

li

lumi furono

circondava,

sbrigliato affatto.

lissima

E

ramo

aveva

che

mente e

la

lotta,

della curva.
la

sotto

i

una società inegua-

sulla

compita

ab-

inviluppati dalla

La

al

il

vertice

classe

media

potente

rivoluzione,

di mezzi, oppresse

la

libertà,

nuova tirannide

concorrenza; quindi
di quest' altro

cadde

sull'

V egoismo rimase

e

perciò

ricostituì

si

non

sacrifizio,

aveva

gli

un ignobile

così

di

man-

popolo che

cava di tutto.
L' èra

nuova verso cui

passi ridurrà

l'

immensa

vernativa alla sua

piìi

popolo non delegherà
Il

solo sostegno del

blica.

Il

avviciniamo a gran

putrida macchina go-

e

semplice

piìi,

espressione;

né potere,

governo sarà

genio è destinato

co' suoi lumi,
1'

ci

a

1'

il

né volere.

opinione pub-

servire

il

popolo

ed ottenere non altro compenso che

accettazione delle sue idee.
L'Italia soggiacque alla rivoluzione dell' 89, e

debolissima come era rimase pregia dei
classe media, che avea quasi

stata la supremazia,

forti.

La

da per tutto acqui-

restò in Italia sotto

crudo despotismo. La nobiltà, che

si

il

più

trovò già in
8
parte assorbita

troni,

venne

distrutta.

famiglie,

parte

si

dai

avanzi di queste

G-li

rifugiarono

nelle anticamere delle corti, parte si confusero con
la classe media. I primi costituiscono, ove è corte
italiana, la sedicente aristocrazia, legata al trono

non già per grandi

ma

interessi,

ignoranza

per

ed ignavia.

La borghesia voleva
tava la nazione, e da

rappresen-

esistere, essa

uscirono

lei

cospi-

filosofi,

ratori e martiri. Costoro, oppressi dal despotismo,

non ebbero campo
gno, e

furono

e

sono

meno

propugnatori

i

ed

formole di uiciotto secoli

fa,

parole. Infine

gresso,

il

ma
di

e predicano

mezzo

le

il

pro-

antiche mas-

Queste

sterili

veruno,

parole, ridotte a

preoccuparono

delle

fine la costituzione del-

generare concetto

inorpellate da belle
poesia,

rivoluzione

proclamatori

89, già trasformata in tirannide.

dottrine non poterono

Essi

interdetti.

della

mascherate con altre

hanno predicato

proponendo come

sime del Vangelo, e come
l'

i

V inge-

spiegare

come pensatori rimasero

sangue,

dell' 89,

a

sufficiente

i

cuori

sensitivi

forma
della

gioventù italiana, la quale in quelle mistiche declamazioni unicamente imparava

1'

odio contro

il

passato, che in tutta la forza degli abusi era rias-

sunto e rappresentato dai
cospirare, e

come

governi.

Si

fecero

a

cospiratori spiegarono maggiore

abilità di quello che

non avevano mostrato come
9

filosofi.

Ma

tutti

moti

i

meno

Quindici, più o

vasti,

caddero

il

dap-

tutti,

poiché essi attaccavano la forma del
e non già

dopo

iniziati in Italia

despotismo

despotismo medesimo. La parola de-

il

mocrazia, di cui

si

servavano, sonava per essi

il

regno della borghesia, la quale, benché oppressa
politicamente, regnava per la costituzione sociale;

quindi

si

trattava di transazione o di cambiamenti

Ma

d' individui.
l'

tirannelli d' Italia, protetti dal-

i

Austria, erano troppo forti perchè potessero es-

sere abbattuti da

muoicava

alle

un movimento

quale non

il

co-

si

masse. Per tal guisa la classe media,

che in Francia opprime ed avvilisce la nazione,
in

invece

Italia

diede nobilissime

tanto ad ogni loro conato

despotismo

infieriva

si

contro di esso,

masse,

le

tire

il

si

vittoria

più

il

ingordo;

fortificava nei cuori l'odio

non comprendevano quello che

voleva,

ma

cominciavano a sen-

bisogno di migliorare. La formola,

rola di questo

In-

incominciava a passare nelle

e

quali forse

dagli agitatori

ogni

diventava

e

quindi maggiormente

e ad

vittime.

futuro non esisteva

la

ancora

pa-

nelle

menti.
L' Austria continuava a concentrare

€d incurvava

dendo
veneti

così

un arco

la reazione della

intesero di

sua

di acciaio,

non

elasticità. I

essere italiani

stria volle che fossero tedeschi.

il

potere,
i)reve-

lombardo-

appena

La parola

l'

Au-

nazio-
10

naUtà percorse da un estremo
ed
l'

i

altro

all'

bisogni materiali del popolo,

cV Italia^

desiderii del-

i

ardente e poetica gioventù, furono espressi da

Lo

tale parola.
la

straniero fu additato da tutti

causa di ogni male.

Era

poiché

il

Gre-

Papa,

dap-

Lambruschini. Accorato
accoglienza

si

amministrative.

il

nuovo

Popolo e

del

con perdoni

applausi, cercò accarezzarlo

e piccole riforme
X)rima

allorché a

eletto

Conclave preferì la dappocaggine di Ma-

Pontefice della fredda
d'

Italia

successe Pio IX;

stai all'astuzia di

vago

V

in questo stato

XVI

gorio

si

come

popolo

Il

dap-

riuniva in piazza per applaudire, quindi

riunì p^r chiedere, e

Papa Mastai

principiò suo

malgrado ad essere travolto dal torrente che

medesimo aveva disarginato.
vedevano addensarsi
Se

gli

ardenti

essi dicevano,

traducono in

I

la bufera e n'

desiderii

della

quale forza

erano tremanti.

gioventù

alleati coi bisogni
fatti,

egli

lombardi

ricchi

italiana,

della plebe,

si

tutelerà le nostre

usurpazioni? Senza volerlo essi vedevano più in là
del popolo stesso. L' usurpatore sente
di difendersi,

prima che

dicarsi. In cerca di

siero al

1'

le

bisogno

usurpato pensi a ven-

un rimedio

Re Sabaudo,

il

rivolsero

cui antiche

il

velleità

penad-

ditavano come ambizioso. Derisi dapprima da quel
Re, ne ottennero

i)oi

vaghe promesse;

forse

per-

chè riuscirono a persuaderlo dei vantaggi che prò-
11

metteva

l'

o perchè in tal guisa credè

impresa,

monarca allontanare dal suo trono
minacciavano

pensò di sviare

che

pericoli

gli spiriti dall'azione,

ed anche

;

alimentan-

una vana speranza.

doli di

Ottenute queste promesse,
dell' italiana aristocrazia si

gne, visitarono

Roma

la cosa

più scaltre volpi

le

sparsero per le

Koma-

e Toscana, ordirono più va-

sta rete in Lombardia, e

né

i

gli altri principi d' Italia

il

da per tutto riuscirono,

poteva succedere altrimenti; dappoiché

non eravi concetto veruno nella mente del popolo,
anzi

i

nalità

suoi desiderii espressi nella

non escludevano

italiano.
lia
il

Tutte

il

parola

nazio-

concorso di un principe

le menti, tutte le

speranze d'Ita-

ed

furono quindi rivolte verso Carlo Alberto

suo esercito. In Lombardia

i

ricchi seppero

bene approfittare della buona fede del
questi quasi

si

poi^olo,

gettò nelle loro braccia, e già

uomini del nuovo potere

si

additava

un

sì

che

come

Casati,

un Borromeo, un Durini.
Così

gV

italiani,

unificati dall' odio

divisi dal despotismo,

che esso

inspirava.

di idee motrici, erano spinti al

Mancanti

moto dalla

sione che esercitavano su di loro

i

erano

tiranni.

pres-
Teatro della guerra

La

cresta delle Alpi

— ammasso di granito che surse

primitivo oceano e spinse le sue discordi ed irre-

dal

cime ad

golari

altezze

curvandosi in un

sterminate,

semicerchio che volge la sua concavità ad austro
cresta degli

più

e

efficaci

Appennini

micerchio

il

si

diametro del se-

diresse verso scilocco

uno sviluppo

Queste acque, correndo

laghi,
fine,

— formano una
che

di circa

al

insormontabili, e sparse

altre arrestate

però in profondi

d'onde sgorgano con più limpide onde;
precipitandosi

per

le

trac-

Italia.

mare, parte alimentate pe-

rennemente dalle ghiacciaie delle Alpi,
da ostacoli

la

meno

Alpi, quindi a poca distanza dal cen-

1300 miglia,
principale separazione delle acque in

linea di

—e

surse con eruzioni

depresse cime lungo

delle

tro incurvandosi,

cia la

— che

altre, in-

pendici

dirupate e ripide

degli Appennini, squarciarono

il

dorso dei monti nelle

numerose vallate che costituiscono la tei'ra italiana,
L' Italia può considerarsi divisa in due parti la continentale e la peninsulare. La prima comprende il bacino del Po ed il Veneto, e scarica tutte le sue acque
:
14
nel golfo di Venezia. L' altra vieu divisa dagli Appen-

due bacini del Tirreno

nei

nini

e dell' Adriatico.

La

parte continentale dell' Italia è circoscritta in un semicerchio che ha la cresta delle Alpi per

circonferenza;

una linea che unisce le bocche del Varo
come diametro, e Parma come centro.

e dell' Isonzo

Le

Alpi, chiostra che la natura pose a difesa

un

da

versano

lia,

lato le loro acque

Noriche,

le

le

si

divìdono in vari gruppi. Le Giulie,

formano

e le Lepontiche

Eetiche

partendo da oriente,

di questi gruppi,

Po da quella del Dan ubio e del Reno
da cui sorgono la Drava e la Mura,
sotto Vienna, e sono

1'

Europa,

del

Po

mare

;

al

le quali tor-

Monte Bianco che domina
valle del Po da quella del Ro-

Alpi Marittime dividono la valle

le

ma

esse

della semicirconferenza,

tangente

fin

linea delle Giu-

del

dividono la

dal

Noriche,

protendono

si

Graie e Cozie, fra

cima

Finalmente

dano.

la valle del

le alpi

;

come una seconda

Le Alpi Pennino,

reggia la canuta

il primo
nodo do-

cui

il

minante è quello del Gottardo, e dividono

lie.

di

fanno acquapendenza a più lon-

Venezia, e dall' altro
tani mari. Esse

d'Ita-

golfo

nel

e

non seguono più
si

lo sviluppo

volgono indentro, quasi

Varo, fiumana che compie la frontiera verso

Francia, e specchiano nel mare le loro

falde, le quali

comprendono

sorgente

la

contea di Nizza.

Bormida, ove sono

cambiano
tena che

il

si

loro

le

cime più depresse

nome

snoda,

Alla

col

di questo

della

gruppo,

in quello di Appennini, e la ca-

nome

particolare di

Appennino

Ligure, sviluppa le sue giogaie in un arco che circonda
il

mar

Ligustico, e versa le

questo mare e

acque in

nel Po.

Dalle Alpi

si

distaccano

altezza e costruzione alpina

delle catene
;

ma

siccome

di monti, di
le

acque dei

loro versanti corrono tutte nel golfo di Venezia, pren-

dono

il

nome

di Alpi interne o Prealpi.

catena delle Prealpi è

la

Camonia,

la

La

principale

quale dalle sor-
15
genti dell' Adige

protende verso mezzogiorno in varii

si

che vanno sempre depriaiendosi, e

fasci di eccelse cime,

prendono

Le acque
tano

nomi

i

Tonale e Prealpi

dì Stelvio,

Tirolesi.

versante orientale di questa catena

del

si

get-

nell'Adda,

quelle dell'occidentale

e

nell'Adige,

nell'Oglio e nel Chiesi, valli separate fra loro da cre-

di queste creste è

parallela

l'

Oribia, la quale corre in direzione

la valle

Val-Tellina, o

frammezzo

lasciando

Retiche,

Alpi

alle

La prima

dalla catena Caraonia.

ste che si distaccano

dell'Adda, e dividendo

dalla valle dell' Oglio, o Val-Camonica.

Un

la

questa

ramo

altro

biforcato divide la ValCaraonica da Val-Chiesi, aprendo

nel suo mezzo
le

corso al Mella o Val-Trompia. Tutte

il

dall' Adda

all'Isonzo,

fauno che accompagnare e

non

Dora,

alla

dall'Adige

Prealpi,

catene delle

altre

dividere le loro acque, le quali

si

gettano nel golfo di

Venezia e nel Po.

Nel sistema
sorge
e

il

della

montagne, dominate dal Monte-Viso,
le fertili pianure del Piemonte

di

Po, che traversa

Lombardia,

catena delle Alpi

si

e

raccolto, con corsi quasi

glio,
la

il

la

:

il

Mincio.

la Scrivia, la

Al di là del Mincio,

Tagliamento
gettano

le

e

Po

il

Dora, la Sesia,

Chiesi ed

Bormida,

1'

acque

parallelo

ad esso perpendicolari,

principali fiumi che riceve

nistra sono

quasi

Appennini che circondano

delle Alpi e degli
I

correndo

alla

getta nel golfo di Venezia dopo aver

Isonzo,
delle

E

il

1'

acque

dalla sua sponda

Ticino,

il

si-

Adda, l'O-

1'

dalla destra

Trebbia,

le

suo bacino.

il

:

il

Panaro ed

Tanaro,
il

Reno.

Adige, la Brenta, la Piave,

sono
Alpi

le principali

il

fiumane che

parte nel mare

e

parte

nella laguna.

Fra

tutti

lata è della

questi fiumi l'Adige è quello la cui val-

maggiore importanza

militare. Esso

sue fonti nelle Alpi Retiche e corre

ha

da occidente

le

ad

oriente quasi parallelo al corso dell' Inn, che raccoglie
le

acque

dell' altro

versante.

Bagna Prad, tagliando

la
16

comunicazione che unisce la valle dell'Iun con quella
dell'

Adda

e

dirige verso mezzogiorno.

si

A Merano s'incurva
Bagna Bolzano, ove ri-

pel passo dello Stelvio.

ceve dalla sponda sinistra

apre la comu-

Reinz che

il

nicazione fra la valle dell' Adige e quella della Drava.

Scorre in seguito fra sponde depresse, e riceve dalla destra

None, che unisce

il

la

una strada

xnano

in

sponde

Da Trento

sino a Verona,

difende

la forte

chiude la comunicazione

di

scorre

seguono

le valli

dell'Adda,

menano a Lecco, a Bergamo, a
tanza

strategica

di

è padroni dell' alto

Caldiero, che

Legnago,

dell' Oglio, del Chiesi,

Brescia.

Ma V

impor-

ogniqualvolta

le taglia

si

tutte trasversal-

Due comunicazioni discendono lungo

mente.

impa-

s'

Le comunicazioni

esse è distrutta

Adige che

riceve

traversa le paludi di Ar-

getta nel mare.

si

fra

quasi

Verona a Vicenza,

e quindi, dopo aver bagnato

luda anch'esso e
le quali

onde

stretto

correndo

poi

posizione di

che

dalla sinistra l'Alpone,
cole,

0-

dell'

d'

rotabile, per la valle della Sarca, mette in

Val-Sabia, o Val-Chiesi.

dirupate

sua valle con quella

Quindi bagna Trento,

glio pel passo del Tonale.

destra

la

una segue la cresta dei monti, passa per
la Corona, fra monte Baldo e monte Maguone che la
separano dal lago di Garda e dal fiume, quindi si svi-

dell'

Adige:

1'

luppa nella valle del Tasso, influente
è

dominata

fiume,

e,

dall' altipiano di Rivoli.

dell'

Adige, ed

il

lago ed

gue

il

fiume.

il

paese

Dietro di Rivoli le due comu-

si

uniscono e raggiungono la strada che uni-

Verona

e Peschiera. Finalmente un' altra strada se-

nicazioni
sce

il

giunta ad Incanale, monta con una rampa sullo

stesso altipiano di Rivoli, chiave però di tutto
fra

ivi

L' altra costeggia

la sinistra dell'

Adige ed unisce Trento a Verona.
la Sarca, la quale si apre una

Dal monte Tonale sorge

selvaggia vallata attraverso le Prealpi Tirolesi; giunta

a Riva

nome

si

spande nel lago di Garda,

di Mincio. I

da

cui

esce col

monti, dopo aver circondato

il

lago.
17

accompagnano

Mincio con

il

una

le loro

ultime ondulazioni,

molto avanti formano un saliente

le quali spingendosi

linea parallela al Po, che traccia

Questo sa-

parte montuosa dell' Italia continentale.

la

domina tutta
Chiesi, 1' Adige ed

la

liente

Sona,

Sommacampagna

fra

Sulla sinistra

Po.

il

compresa

del

pianura

e

Custoza sono

di

piede di tutta

il

le

basso

il

Mincio,

cime domile ultime

nanti del saliente che vanno a perdersi con

ondulazioni a Feniletto e Fenilone. Sulla sponda destra
i

punti dominanti sono Castiglione, Cavriana e Volta,

e

vanno perdendosi sino a

Groito. Questi

monti, questo

lago, questi fiumi, e le quattro piazze forti di Peschiera,

Mantova, Verona e Legnago, formano

compreso fra

l'

Adige ed

Chiesi

il

d'armi, o campo trincerato, chiave

una

del terreno

vasta

piazza

dell'intero bacino

del Po.

Le due

strade,

1'

una che

dall'

Adige mena

al

Chiesi

partendo da Verona e passando per Peschiera e Desanzano, e

1'

ciano coi

quadrate,
terà dalla

altra che passa per

Legnago

due fiumi un quadrilatero

e

Mantova,

di circa

trac-

360 miglia

si è sempre
disputato e si dispuGermania (salvo casi eccezionali) il possesso

nel quale

Questo quadrilatero è internumerose comunicazioni, che parte traversano

dell' Italia settentrionale.

secato da
la

pianura, parte

le

alture. Esse tagliano

il

Mincio a

Monzambano, Bozzolo e Goito, che dalla sponda destra
dominano la sinistra ed a Salionzo e Valeggio, che
dalla sinistra dominano la destra. Le colline le quali
formano il detto saliente, di cui il Mincio può dirsi la
j

capitale, difendono

immediatamente, o con una posizione

di fianco, tutte queste

comunicazioni che traversano

il

quadrilatero.

Se consideriamo la sola vallata del

come
la

ma

teatro della guerra, allora due

prima volta

urtarsi in

una

Po ed
eserciti

direzione

il

Veneto

possono

qualunque;

nel seguito delle loro operazioni essi dovranno as-

Guerra combattuta

in Italia.

2
18

solutamente stabilire

loro basi l'uiia

le

ad oriente,

tra ad occidente, ed operare secondo la

Po.

Un

dell'

Oglio e del Chiesi

5

all'

Ad

dell'

Ad»

da occidente, giunto

esercito che parte

è minacciato di esser girato

per

valli

le

1'

direzione

quindi per mantenersi in

t

posizione, o spingere avanti le masse, bisogna che

cupi con un corpo considerevole l'alto Adige; salv<
caso in cui

dall'

si

abbia

che

la certezza

Un

(come nel 1848).

di forze

tale

il

man

nemico

esercito

sposti

Adige, per arrestare strategicamente la marcia

toriosa del nemico, bisogna

che passi

ultime operazioni difensive saranno
Scrivia, che unisce Alessandria a

Un

nella

le

gato

della Scrivia,

sue comunicazioni. Se tale

ad

un

valle

f

d«

occidente

r

senza esser padrone di Al

la Sesia

sandria e della valle

rebbe



le

Genova.

esercito operante da oriente ad

può oltrepassare

Po; e

il

movimento

altrimenti

esp

esercito

obi

retrogrado,

è

strategicame

bisogna che retroceda sino a Cremona; quindi trov
sull'Adige una valida posizione difensiva;

ma

spost

da questo fiume, esso potrà essere girato per le vi
del Rienz e della Drava; e però, se gli sta incontro
nemico molto superiore, bisogna che passi le Alpi,
poi consideriamo
allora

diverse

come

sono

teatro della guerra
le

1'

Italia tut

combinazioni che offre

la

i

topografia.

Le Alpi come una muraglia di granito la cingoi
il Po forma la
seconda barriera

e dietro di esse
la

<

natura pose a difesa della penisola.
L' importanza militare

da che
cili

la civilizzazione le

passi.

sibili,

delle Alpi è molto

La stagione invernale

ma, liquefatte

scem

traversò con numerosi e

le nevi,

li

rende quasi inacc

un' armata non incontr

grandi ostacoli per valicarli. Egli è vero che tutti qui
passi offrono delle posizioni in cui

a difesa potrà tener testa ad un

una truppa
nemico

pai

molto sn
19

ma

riore,

è cosa

ben

tanti passi sceglierà

diflScile

il

1'

quale dei

accertarsi

nemico; difenderli

sarebbe

tutti

disegno rovinoso affatto.

Supponiamo
cisi

all'

la Svizzera

neutrale

e

gì' italiani

offensiva. L' invasione straniera sarà

Bolo da occidente

ed oriente; nel primo caso bisognerà

passare le Alpi ed occupare Montmeillan nella
dell' Iser,

sercito.

guardando

In tal

municazioni

di

de-

possibile

modo

il

Varo con un

gì' italiani

vallata

corpo d'

forte

minaccerebbero

nu nemico che tentasse attuare

sione senza dar battaglia. Nel secondo caso
spiegarsi sulla Drava, fra Willach e

e-

le co1'

inva-

bisognerà

Klagenfurth, pa-

droneggiando V alto Adige con un considerevole corpo
d' esercito.

Se poi venisse adottata la difensiva, allora la parte
occidentale

si

difenderebbe

concentrando

forze a

le

Torino, d' onde moverebbesi incontro al nemico appena

luogo del suo passaggio, mentre un corpo

conosciuto

il

d' esercito

difenderà la valle della Bormida fra Carcaro

e

Dego, onde arrestare

e dar

tempo a

il

nemico che girasse

tutte le forze di accorrere.

trazione delle forze,

per

da

difendersi

un' invasione

dalla parte orientale, deve operarsi nella valle
dige,

il

Alpi

le

La concendell'A-

grosso delle forzo in Verona, ed un corpo d'

e-

sercito nell'Adige superiore.

Dando

poi al

teatro della guerra

il

suo pieno svi

luppo, supponendo l'invasione possibile per tutto

bono essere

i

il

giro

Milano e Verona deb-

delle Alpi, in tal caso Torino,

quartier generali di tre eserciti, che deb-

bono tenersi pronti ad
nemico più vicino.

operare

concentricamente

sul

L' Italia peninsulare è divisa dagli Appennini in due

dell'Adriatico e del Tirreno, in ognuno dei
una lunga comunicazione longitudinale mena sino

bacini:
quali
al

fondo delle Calabrie. Esse

varie strade trasversali che

sono

aprono

unite fra
la

loro da

comunicazione
18

solutamente stabilire

le loro

basi l'una ad oriente,

tra ad occidente, ed operare secondo la

Un

Po.

esercito che parte da occidente, giunto

è minacciato di esser girato
dell'

per

valli

le

l'al-

direzione

del

all'

Adige

dell'

Adda,

Oglio e del Chiesi; quindi per mantenersi in tale

posizione, o spingere avanti le masse, bisogna che oc-

cupi con un corpo considerevole l'alto Adige; salvo
caso in cui

abbia la certezza che

Un

(come nel 1848).

di forze
dall'

si

tale

il

esercito

spostato

Adige, per arrestare strategicamente la marcia

toriosa del nemico, bisogna

che passi

ultime operazioni difensive saranno

Po; e

il

nella

il

manchi

nemico

vit-

sue

le

valle

della

Scrivia, che unisce Alessandria a

Un

può oltrepassare
le

della Scrivia,

sue comunicazioni. Se tale

ad

un

non

senza esser padrone di Ales-

la Sesia

sandria e della valle

rebbe
gato

Genova.
da oriente ad occidente

esercito operante

movimento

altrimenti

espor-

esercito

obbli-

retrogrado,

è

strategicamente

bisogna che retroceda sino a Cremona; quindi troverà
sull'Adige una valida posizione difensiva;

ma

spostato

da questo fiume, esso potrà essere girato per le valli
del Eienz e della Drava; e però, se gli sta incontro un

nemico molto superiore, bisogna che passi
poi consideriamo
allora

diverse

come

sono

teatro della guerra
le

1'

le

Alpi. Se

Italia tutta,

combinazioni che offre la sua

topografia.

Le Alpi come una muraglia di granito la cingono,
il Po forma la
seconda barriera che

e dietro di esse
la

natura pose a difesa della penisola.
L' importanza militare

da che
cili

passi.

sibili,

delle Alpi è molto

la civilizzazione le traversò

La stagione invernale

ma, liquefatte

le nevi,

li

scemata

con numerosi e

fa-

rende quasi inacces-

un' armata non incontrerà

grandi ostacoli per valicarli. Egli è vero che tutti questi
passi ofl'rono delle posizioni in cui

a difesa potrà tener testa ad un

una truppa
nemico

parata

molto sape-
19

ma

riore,

è cosa

ben

tanti passi sceglierà

difficile

il

1'

quale dei

accertarsi

nemico; difenderli

tutti

sarebbe

disegno rovinoso affatto.

Supponiamo
all'

cisi

Bolo

la Svizzera

neutrale

e

gì' italiani

offensiva. L' invasione straniera sarà

de-

possibile

da occidente ed oriente; nel primo caso bisognerà

passare

sercito.

Alpi ed occupare Moutmeillan nella

le

dell' Iser,

guardando

modo

In tal

municazioni

di

il

Varo con un

gì' italiani

forte

minaccerebbero

un nemico che tentasse attuare

sione senza dar battaglia. Nel secondo caso
spiegarsi sulla Drava, fra Willach e

droneggiando

1'

vallata

corpo d'

alto

e-

le co1'

inva-

bisognerà

Klagenfurth, pa-

Adige con un considerevole corpo

d' esercito.

Se poi venisse adottata la difensiva, allora la parte

occidentale

si

difenderebbe

concentrando

forze a

le

Torino, d' onde moverebbesi incontro al nemico appena
conosciuto

il

luogo del suo passaggio, mentre un corpo

Bormida fra Carcaro
onde arrestare il nemico che girasse le Alpi
dar tempo a tutte le forze di accorrere. La concen-

d' esercito difenderà la valle della

e Dego,
e

trazione delle forze,

per

da

difendersi

un' invasione

dalla parte orientale, deve operarsi nella ralle
dige,

il

dell'A-

grosso delle forze in Verona, ed un corpo d'

e-

sercito nell'Adige superiore.

Dando

poi al

luppo, supponendo

teatro della guerra
l'

il

suo pieno svi

invasione possibile per tutto

il

giro

Milano e Verona deb-

delle Alpi, in tal caso Torino,

bono essere i quartier generali
bono tenersi pronti ad operare
nemico più vicino.

di tre eserciti,

che deb-

concentricamente

sul

L' Italia peninsulare è divisa dagli Appennini in due

dell'Adriatico e del Tirreno, in ognuno dei
una lunga comunicazione longitudinale mena sino

bacini:
quali
al

fondo delle Calabrie. Esse

varie strade trasversali cìie

sono

aprono

unite fra
la

loro da

comunicazione
22
Spostato l'esercito anche da questa base, il suo «tato
uon dovrà certamente essere troppo florido quindi con;

tinuando

la

sua difesa sul

Sile,

per poi ritirarsi

Calabrie, la sua distruzione sarebbe inevitabile;

ché nelle Calabrie
al

il

fronte

strategico,

fronte manovra, l'obbligherebbe

diretto di

un nemico

Epperò

in questo

tito se

non quello

raccogliere tutte

baldanzoso

nelle

dappoi-

ristretto

quasi

a sostenere l'urto

per

tante

vittorie.

estremo periglio non avvi altro pardi
le

formarsi
risorse

che

sul

rialto

Irpino, ivi

potrebbero

ottenersi

dalle Puglie e dalle Calabrie, e quindi riprendere un'ardita offensiva pel bacino dell' Adriatico.
insurrezionali

(Iloti

liif*iirrezioiie in

Keggio

e

Messina (29 agosto 1847)

— Solleva-

—

Reggimento costi«ione della Sicilia (12 gennaio 1848)
Sollevazione del Lombardo- Veneto
tn/ionale in Italia

—

(18 marzo).

Le

cagioni narrate facevano fremere

Alpi al Lilibeo, ed

il

Il

solo

Italia

strappava

suo frenaere

continue concessioni.

cipi

1'

Borbone

dalle

ai prin-

di Napoli era

il più saldo, e si mostrava avverso a qualunque miglioramento, asserendo che le leggi delle Due Sicilie erano

tanto superiori a quelle delle altre parti d' Italia, che
nulla vi era a riformare. Egli parlava

il

sistema del governo, più dura

nide,

noto in

Italia,

anzi in

delle

Europa, frutto

egregio scrittore, dipinse a vivi colori
delle popolazioni siciliane. L'autore

deva con

i

Sicilie,

penna

misero

di

stato

esso

di

pochi versi che riportiamo,

libretto

Due

della
il

tiran-

la

un

più profonda era la corruzione; ed

avente per titolo Protesta del popolo

ap-

pienamente

sentiva

si

ma

vero,

il

punto perchè queste leggi non favorivano

i

conchiu-

quali

pongono

a nudo le scelleraggini di quel governo.
«

Chi non è

ti-a gli

oppressori,

si

sente da ogni parte

«

schiacciato dal i)e8o della tirannia di mille ribaldi, e

«

la

pace, la libertà, la sostanza,

la

vita degli

uomini
.

24

dipeudono dal capriccio, non dico

«

onesti,

«

cipe o di un Ministro,

«

una baldracca, d'una

ma

di ogni

del Priu-

impiegatello,

di

d'un birro, d'un gesuita,

spia,

un prete »
Domenico Komeo, di Calabria, uomo di mente e di
azione, avea ordito una vasta congiura, la quale si esten« d'

deva quasi per tutto
iniziò

moto

il

comune
S.

di

rono
giate

la resa

ad un

castello,

ed

le autorità

esempio

1'

nel quale

presidio.

il

poca guarnigione depositò

Gerace seguì

arresti.

le

Da

erano

si

rifu-

castello fu reso, la

Il

ed

armi,

le

comune

il

di

Reggio.

di

Intanto nel tempo medesimo

Palermo

si

marciarono su Reggio, ed intima-

liberali

i

1847

29 agosto

Il

Viva V Italia, e nel piccolo

Stefano sventolò la bandiera italiana.

S.

Stefano

regno.

il

col grido di

il

governo scovriva in

Ala della cospirazione, e vi faceva numerosi

Questo produsse

cambiò

scoraggiamento, e

lo

spirito di varii corpi militari iniziati in essa. L' insur-

rezione simultanea mancò, e la sola Messina rispose al

moto

delle Calabrie.

Il

l**

settembre una

vani generosi percorse la città gridando

IX; ebbe

Viva Pio

con

varii scontri

mano

di gio-

Viva Vltalia,

le pattuglie, e,

non

secondata, fu dispersa.
Il

Re, avuto contezza del movimento di Reggio, vi

spedì due fregate a vapore con due battaglioni e quattro

montagna;

pezzi da

tembre

in quella

questa era dì
Pizzo. I

Reggio,

già

liberali,
si

le

due fregate comparvero

rada,

mentre

sbarcata

una

parte a

forza

cannoneggiata

Paola e parte

vedendo impossibile

il
1'

movimento.

I

due vapori, dopo

dispersero.
le

aver

inoffensiva città, sbarcarono la truppa,

movimento
Domenico Romeo

dopo aver atteso invano
si

a'

sostenersi a

il

che senza ostacolo prese possesso di Reggio.

montagne,

5 set-

ritirarono nell' interno per unirsi agli altri e

per spandere

vincie,

il

doppia di

il

guardie urbane

I liberali,

delle altre Prosi

nascose nelle

lo scoprirono,

1'

attacca-
25
rono, e nel contìitto rimase morto. Gli venne recisa dai

ed un parente

regi la testa,

di lui fu costretto a gher-

mirla pe' capelli e mostrarla grondante di sangue agli
Milletrecento

Seminara.

abitatori

di

arrestati,

sessanta condannati,

questi nove uccisi

capitale, e di

viati all' ergastolo.

italiane,

Non

ed

vi è

Le Calabrie davano

Borbone versava

il

luogo,

sul

il

dubbio alcuno, che

le

popolo

il

ove peggio che

comportano

Borbone.

che

naturale

era

fosse iniziato dal popolo siciliano,
lia,

gli

il

più oppresso ed

albertisti

tive

il

spandevano

pena

gli altri in-

prime vittime

cruda e

gli stranieri si

alla

primo sangue.

Sicilie soffre in Italia la piìi

Quindi

furono

cittadini

ventuno

di cui

il

delle

bassa

il

i

Due

tirannia,

satelliti del

moto

italiano

più ardente d'Ita-

più lontano dal centro d'onde
le

moderate

loro

e

pallia-

fila.

In Palermo

il

popolo non cessava mai dal domandare

concessioni al governo, e dal reclamare la costituzione

da Casa Borbone. Ma il generale Vial
non rispondeva se non con atti di violenza a tale domanda. Allora un proclama apparve in cui il popolo
del 12, giurata

minacciava

di sollevarsi all' alba del

giorno 12 gennaio,

non vedeva per quell' epoca esaudite le sue brame.
sordo, ed il 12 i palermitani corsero
Il governo fu
alle armi. La sera la truppa fu costretta a sgombrare
da molti luoghi. Il luogotenente generale Majo ed il
Vial si ritirarono nel Palazzo Reale ed in S. Giacomo,
con un reggimento della guardia, un reggimento di linea
se

ed un reggimento di dragoni. Un'altra bi'igata di fanteria si ritirò ai Quattro Venti.

conservati dalla truppa,

come

Varii altri edilìzi erano
1'

Ospedale Civico,

viziato e S. Elisabetta. Il giorno 14

comitati per dirigere

il

popolo

e

si

il

No-

formarono alcuni

prendere

le

redini
26

governo durante l'insnrrezione. Nel giorno medesimo
un distaccann'nto di regi che presidiava Monreale, pic-

del

colo villaggio vicino a Palermo, fu disarmato.

avvenne ad un
una mano
Il

popolo armato corse

di

Lo

Re faceva immediatamente

stesso

d'onde

altro distaccamento alla Bagheria,

aiuto di Palermo.

in

partire dieci fregate a va-

pore, sulle quali imbarcò una divisione forte di 5 a 6000

uomini, comandata dal generale Desauget. Questa divisione la sera del 15 sbarcò e prese posizione ai Quattro

Venti, riunendosi con
già vi

si

popolo,

1'

altra brigata

Lo

vi era.

Castellammare principiò
19

il

stesso giorno (15)

;

ma

governativo in Pale'-mo

la sua protesta

deporrà

le

forte di

corpo con-

il

rimase senza

diresse al comitato

si

onde conoscer©

popolo, e n' ebbe la seguente risposta
«

il

bombardamento, gettando una

il

generale Majo intanto

Il

munizioni

con viveri e

ogni 5 minuti. Contro tale misura

solare protestò
effetto.

:

desiderii del

i

«

11

popolo non

armi, né cesserà le ostilità, se non quando
riunita in

« la Sicilia,

tempi

Palermo

in generale

la costituzione

parlamento,

che da molti secoli

«

adatterà

<

ha posseduto, che sotto

«

tagua fu

«

11 dicembre 1816 fu implicitamente confermata

ai

riformata

il

1'

Le scaramucce continuavano giornalmente
si

Gran Bre-

influenza della

1812, e che col decreto degli

non conducevano a verun

Tali trattative

polo

il

limitò solamente ad aprirsi le comunicazioni

si

truppa che

bomba

che

trovava. Desauget non volle infierire contro

col palazzo reale, e soccorrere
la

fanteria

di

rese padrone del Noviziato,

il

j

il

».

risultato.

23

25 prese

il

le

po-

due

posizioni dell' Ospedale Civico e di S. Elisabetta, d' onde
il

palazzo

reale

ad essere bersagliato dalla
una batteria costruita sul baluardo di

cominciò

raoschetteria e da

Porta Montalto.
Il

tenente

generale Majo, dopo aver riunito in un

consiglio di guerra

tutti

i

generali,

verbale, dal quale risultava che la

stese un processo
mancanza di viveri
27

ed

e mmiizioui,
lo

periore

famiglie ed

senza
I

ritirarsi,

confidare

di

incliiodati,

morale del soldato alìatto avvilito,

il

costriusero a

i

i

uu

generosità

del

che rimanevano.

feriti

ed

soffr'.ie

incaricando

alla

occuparono immediatamente
uso

in

occupava ancora

nella

dai

sgombrato da per tutto,
tutta la

27 Desauget
;

ma

difendeva.

truppa avea

la

avea

pei-duto le spe-

il

fermento die

popolazione del regno.

ma-

si

giorno

Il

senza mo-

d' imbarcarsi

chiese al popolo

il

lo

città,

Re

il

ranze d' inviare rinforzi, atteso

lestia

palazzo

fu presa

padrone della

popolo era

Borbone

il

dopo una ostinata rewgendarmi. Il secondo dopo molle

La prima

operata

luogo

il

del

fonderia ed

città la

combattere di un battaglione che

nifestava in

non

cannoni, evi raccol-

i

La truppa

sero delle munizioni da guerra.

II

le

cannoni furono

I

regi diedero le spalle al palazzo,

palermitani

stenza

popolo

gravi danni durante la ritirata.

abbandonato, ripristinarono

delle finanze.

su-

officiale

comitato rispondeva che quelle medesime

truppe potendo rovesciarsi sulle altre parti della
o su Napoli, per combattere

il

Sicilia,

popolo, con cui

i

Sici-

liani avevano causa comune, non potevano permettergli

impunemente V imbarco senza

certe condizioni che aves-

sero compensato questi mali, cioè
1°
stati
le

Rendere

i

dieci siciliani che

:

il

10 gennaio erano

imprigionati per semplice sospetto. 2° Consegnare

prigioni

per

custodire

i

condannati, e

bertà quelli che ingiustamente vi

si

porre in
trovavano. 3°

li-

La

resa del castello.

e

Desauget rispose non poter accettare questi patti,
dopo avere aperte le prigioni diede le spalle alla

città.

La truppa

era in completo

disordine

per un villaggio detto Bocca di Falco^

bandonarono

al

corsero alle

armi,

Dopo

saccheggio

tre giorni di

li

;

ma

attaccarono

quei
e

li

i

:

passando

soldati

prodi

si

ab-

abitanti

sbaragliarono.

penosa e disordinata marcia,

la

truppa
28
s'

imbarcò

yalli,

alla riva di Solanto,

d'uomini,

gliaia

quattro

avendo perduto varie mi-

pezzi

di artiglieria ed

i

ca-

che furono costretti di uccidere sulla spiaggia.

In Messina, oltre la guarnigione della cittadella, vi

mobile comandata dal generale Nun-

era una colonna
ziante, che

giorno 25 fece

il

pompa

in

una

rivista delle

sue forze, sperando incutere timore alla popolazione.

Ma
il

misura inasprì maggiormente

tale

popolo,

dapprima,

silenzioso

minacce e di scherno nel momento che

Borbone
lunque

Nunziante

cessò di esistere.

ostilità,

Sicilia gli affari

al

Da quel

caserme.

trava nelle

la

giorno
si

animi, ed

gli

proi-uppe

gridi di

in

truppa rienautorità

1'

del

astenne da qua-

dappoiché conosceva che

Napoli ed in

in

volgevano a mal partito pei

regi, e sino

29 ebbe luogo una sola scaramuccia fra ciuqus gen-

darmi che
che

il

ritiravano nella cittadella ed

si

forte Real Basso tirò qualche

popolo, al

il

cannonata sulla

città.

Innanzi al piano di Terranova, attiguo alla cittadella,

mettono capo due strade 1' una (strada d' Austria) che
direttamente mena al duomo, l' altra (della Marina)
:

clie

costeggia

avanzati su

porto. I regi aveano piazzato

il

due

queste

rale Nunziante, seguito

nella strada d' Austria,

strade.

da molti

Il

due posti

giorno 29

officiali,

il

gene-

erasi inoltrato

spettatore dell' esaltazione po-

polare e del bello spettacolo che presentava quella contrada, essendone

numero

di

i

balconi parati a festa, d'onde un gran

donne

bandiere e nastri

sventolavano

gridando Viva Pio IX,

colori,

trovavano un' eco fragorosa fra

Viva
il

la

tri-

GosUtusione, e

popolo riunito nella

strada.

In questo mentre

armati di
verso

il

fucili

piano

posto dei regi,

dendo
le

al loro

strade

di

per la

di cittadini

strada della Marina

Terranova, e fece fuoco sul piccolo
sbarrando

che

fuoco

una numerosa mano

avanzò

si

li

il

cammino

respinse. Allora essi

e

rispon-

traversando

interne irruppero in quella d' Austria, e co-
29
rainciarono

traverso
rare

fuoco contro una compagnia piazzata at-

il

strada.

la

due pezzi

di

polo, nel

tempo

bombe

stesso

La

grande Ospedale,

estremo

all'

fece

notte mise fine
città

che

abbandonò

piano

il

quale rimase
di

comando

il

Terranova e

si

I

solo posto del

che fu attaccato e preso

al

varie

combattere.

al
il

30. Nunziante fu richiamato in Napoli, ed

Cardamone,

po-

sul

gettò

cittadella

la

clie

riti-

strada

della

cominciò a trarre

artiglieria e

sulla città.

Nunziante

generale

livellò

non conservarono nella

regi

il

Il

compagnia,

la

dal popolo
il

generale

delle truppe,

restrinse nella sola

cittadella.

Catania

agitava sordamente, e varie zuffe ebbero

si

luogo fra soldati e cittadini.

Palermo fregiata del

25 giunse

Il

vessillo tricolore.

Il

la corriera di

popolo, elettriz-

zato a quella vista, percorse festoso la città.
si

ritirarono nel castello,

Collegio dei Nobili

mani

popolo

il

trucidò tutti

ed

assalì

soldati

i

eguale subirono

i

i

il

Le truppe

rimanendo una compagnia al
gendarmi alle carceri. Il docollegio, lo

che

lo

gendarmi.

ritirata la truppa, si rese

mise a fiamme e

difendevano.

Una

sorte

dove

ei'asi

forte Ursiui,

Il

dopo

diciannove

giorni

di

blocco.

In Trapani la popolazione fremeva alle novelle rice-

vuto da Palermo, e faceva
grandi
affatto.

banda

i

più grandi sforzi ed

i

più

onde procurarsi le armi di cui mancava
Mentre era in tale stato di agitazione, una

sacrifizi

di

armati cittadini, comandati da un trapanese,

che avea combattuto a Palermo, giunse per soccorrere
la città.
li

assalì,

risultato

I regi

ma

decisivo.

lasciati dalla

diatamente

1'

castello fu

ritirarono

nel

forte,

ove

Ripristinati in uso

il

popolo

alcuni cannoni

truppa e malamente inchiodati,

a trarre conti'o

il

si

privo di artiglierie non potè ottenere alcun

il

forte, la cui

offerta di cedere, e

sgombro

si

cominciò

guarnigione fece imme-

dopo brevi trattative

e consegnato ai cittadini.
30

Mentre

popolo

il

siciliano era

a scuotere

1'

Borbone,

popolo napolitano

il

una mano

Salerno,

spiegando

di

nel

montare

a parecchie

paura

la

fregiata dei

Viva

Nuovo

castello, ed

l'

fu ben

che

il

d' innanzi bastò

popolo. Statella

Il

prece-

li

Toledo

al grido

grido d' allarme partito dal
castello in

di

la soldatesca alle armi.

primo, seguito da nn picchetto

campo

esteso e fluttuante

parava

Il

che

vessillo

strada

mosse incontro

si

despota.

del

presto ripetuto

tamburo chiamò

il

generale Statella fu

di ussari,

vilissimo

percorrere la

Costituzione.

la

Castello

Il

e

Sicilia,

10 del mattino, numerosa gioventù

le

colori dell' italiano

fece a

si

animo

nell'

27 gennaio, verso

di

Questa circostanza,

migliaia.

erano ridotte in uno stato miserissimo, accreb-

le quali

deva,

contado

il

Napoli delle sconfitte truppe della

arrivo in

bero

percorse

Le simpatie che da per
lo fecero ben presto am-

tutto trovò questo drappello,

1'

il

Cilento, provincia di

generosi

italiano.

vessillo

il

Europa

in

limitava alle dimostra-

si

Solamente

disarmate.

zioni

primo

il

giogo ed a colpire di terrore

ignobile

di

alla turba

;

ma

gli

si

per mostrargli la possanza del

dal Be, che, circondato dai

salì

quel-

20 mila teste che

figli

e

dal servidorame, pallido ed esterrefatto, attendeva la sua

sentenza.

generale lo consigliò ad accordare la chiesta

Il

costituzione, dappoiché

sultato se
la

Queste

Etna

il

proclamata

popolo giulivo

esplosioni

e del

il

si

popolari

29 fu quel

essendo
si

mai

interesse

il

lo Stato

giorno

il

la costituzione.

pro-

piano dei dot-

popolo.

mire che

il

Ed
Pie-

più avanzato d' Italia nelle

istituzioni liberali, Carlo Alberto fu costretto

dare

ri-

così

loro scopo adagio

essere prevenuti dal

vitale per le loro

mostrasse

il

E

partite dalle falde del-

Vesuvio sconcertarono

adagio, e senza

stato

disperse.

che speravano raggiungere

trinari,

monte

non sicuro sarebbe

tentata la sorte delle armi.

fosse

costituzione

messa, ed

l'

si

ad accor-

Quasi nel medesimo giorno anche
31

il

Granduca

e

Papa accettavauo

il

piincipio costitu-

il

zionale.
I

loro

con un salto a pie

dottrioari

malgrado ad un punto a cui

pari

si

trovaiono

credevano giun-

essi

gere dopo lunghi andirivieni, e die estimavano come

sommo

il

un popolo possa pretendere.

delle franchigie che

*

Tutte

vicende in

queste

Italia,

la

proclamazione

Francia avevano addensata una tem

della repubblica in

pesta suir orizzonte politico del Lombardo-Veneto, che

Radetzky dal cauto suo aveva a tutto potere provocata.
L' esercito che esso capitanava si componeva di due
corpi d' armata, di cui
l'altro
rale

Veneto.

il

Il

l'*

Wallmoden ed era

uno occupava la Lombardia e
corpo era comandato dal gene-

forte di 28 battaglioni, 20 squa-

droni, 60 bocche da fuoco.

Il

2" corpo,

forte di

29 bat-

16 squadroni, 48 bocche da fuoco, era coman-

taglioni,

dato dal generale

un assieme

di

L' esercito tutto formava

D' Aspre.

70 a 75,000 uomini, di cui 5 a 6000 ca-

valieri, e circa 108 bocche da fuoco. Radetzky aveva
domandato un rinforzo, e si era ordinata perciò la formazione di un corpo di riserva a Udine, ed i reggimenti che dovevano formarlo erano già in marcia. Il

sospetto che inspiravano

avea costretto
brigate,
il

1'

il

una comandata

confine del Piemonte,

occupava

i

il

popoli piemontese e svizzero

maresciallo a distaccare ai confini due

confine

1'

dal generale

Maurer occupava

altra dal generale Strassoldo

svizzero.

Tutto

esercito poi era

1'

sparso nei diversi presidii delle numerose città del

bardo-Veneto

;

le

forze

maggiori

si

Lom-

trovavano a Mi-

lano (10 a 12,000) uomini, a Venezia (7 a 8000),
ed a Padova, quartiere generale del secondo corpo (6000).
In Milano era preside

il

Casati,

nullità dell' aristocrazia lombarda.

una

La

delle più nulle

sera del 17 marzo
32
1' insurrezione
si seppe
di Vienna, e lo scoppio della
tempesta divenne inevitabile. La mattina del 18 marzo
il preside Casati, accompagnato, anzi trascinato da buona

mano

condotto dal

di popolo, fu

vicepresidente O'Don-

domandare concessioni. Giunta
governativo, un colpo di fucile partì
nel a

gheresi di guardia.

guardia e la

A

questo

disarma,

sale

il

la folla al palazzo

dai granatieri un-

popolo

dal

si

precipita sulla

vicepresidente, lo co-

stringe ad ordinare l'armamento della guardia nazionale,
1'

abolizione della polizia, lasciandone le attribuzioni al

mimicipio, e lo conduce prigione. Intanto

vessillo ita-

il

liano sventolava per la città. Kadetzky, da lungo

desideroso

tosto a cominciare

dal

un potere

d' afferrare

castello

illimitato,

le

ostilità.

Il tiro

tre,

alle

e diede

principio

convoglio di popolo che scortava

di

tempo
dispose

si

allarme partì
alla lotta.

Il

Casati e O'Donnel,

il

giunto alla strada del monte, fu ricevuto da improvvisa
scarica e costretto a riparare nell' attigua casa Vidi serti,

che la notte,

insaputa del nemico, fu quasi

all'

tier generale dell' i)i8urrezione,

tadini

si

incontravano.

ove soldati e milanesi

città

maresciallo fece ritirare nel castello

Il

tutte le famiglie

degli

ove trovavasi,

militare,

impiegati
si

;

dalla

e

tanto precipitosamente,

nare

casse

diverse

con due milioni di

cancelleria

medesimo

ritirò egli

stato maggiore,
le

cit-

ridusse solo a continue e parziali scaramucce,

impegnate dappertutto nella
s'

quar-

il

che dalla parte dei

col

suo

da abbando-

delle pubbliche amministrazioni

lire.

Quindi cercò concentrare

forze e stabilire le comunicazioni fra

i

le

sue

varii posti oc<;u-

pati in città.
Il

tieri

generale Rath marciò con un battaglione di granasulla piazza del

guarnì di
Itrigata

tirolesi le

Duomo,

1'

occupò militarmente e

aguglie del magnifico ediflzio.

Una

comandata dal generale Wohlgemuth occupò

il

palazzo governativo e le strade adiacenti. I palazzi della
giustizia,

del tesoro, del genio militare,

molte caserme.
33
tutti

Alle

polizia erano nelle

di

nflìci

gli

sei della sera

mani

della truppa.

un distaccamento marciò per attaccare

il

Broletto: gli zappatori tentarono inutilmente abbatterne

furono quasi tutti uccisi dai cittadini appo-

la porta, essi

stati nel
all'

mal

palazzo, e siccome la località

uso del cannone,

gli austriaci

si

prestava

sfondarono una bottega

un pezzo d'artiglieria, che atterrò
ore, quando i cittadini ebbero
consumate le poche munizioni, la truppa occupò il palazzo. Radetzky credeva con tale impresa impadronirsi
di un supposto comitato, anima del movimento. Ma

e vi posero al coperto
la

porta, e

dopo due

questo comitato non esisteva che nell'immaginazione del

Con

maresciallo.

la

presa del Broletto

50 giovani

cero prigionieri circa

devano, e parecchi che

gli imperiali fe-

distinti

che lo difen-

stavano senz'armi. La tarda

vi

accompagnata da una pioggia dirotta, pose fine al
Il podestà col conte O'Donnel si trovavano

notte,

combattere.
in

casa Vidiserti,

l'ultima

troppo accessibile, perchè dietro

sito

barricata e facile ad accerchiarsi, e perciò la

medesima fu trasportato nella casa del conte Carlo
Taverna in isola più vasta, la quale fu circondata immediatamente da barricate e guardata dai cittadini.

notte

spuntar

Allo

dell'

si

prestavano

nare

i

zioni,

del secondo

alba

austriaci spazzavano col

giorno (19),

all'infilata,

e cercavano

diversi posti, conservare

con

di approvvigio-

essi le

comunica-

ed interrompere quelle degli insorti, che

tevano nei

diversi

gli

cannone tutte quelle strade che

quartieri

della

città

senza

si

bat-

scopo

prefisso e senza insieme.

All'alba del terzo

aveva cambiato
Gli austriaci

giorno (20)

la posizione delle

nulla

d'importante

due parti belligeranti.

non sapevano ove rivolgere i loro sforzi,
mancanza d' insieme nelle operazioni

giacché quella
del popolo

non presentava alcun

obl)ietto

importante.

Dall'altra parte l'autorità municipale, costretta a pren-

dere

una

certa

attitudine

Guerra combattuta in

Italia.

governativa,

non

faceva
3
34
altro che cbiainare a parte de' suoi pericoli alcuni cit-

dava

tadini, ai quali

del Municipio.

Il

dei gendarmi,

ed

emanava

1'

innocente

Casati,
al terzo

di collaboratori

rifiutato l'adesione

giorno di lotta con l'Austria,

seguente ordinanza

la

nome

dopo aver

:

LA CONGREGAZIONE MUNICIPALE DELLA CITTÀ
DI MILANO.
«

20 marzo 1848, ore 8

ani.

Considerando che per l'improvvisa assenza dell'au-

«

politica

viene di fatto ad

«

torità

«

il

«

verno, col quale

«

cizio della polizia,

«

mamento

decreto 18 corrente della

della

attribuisce

si

aver pieno effetto

Vicepresidenza
al

del go-

Municipio

l'eser-

non che quello che permette

l'ar-

Guardia Civica a tutela del buon or-

«

dine e difesa degli abitanti,

«

il

«

dottore G. Grasselli, aggiunto, assunti a collaboratori

«

del Municipio

«

Lecchi, Alessandro Porro,

«

cato

s'

incarica della

signor delegato Bellati, e in sua mancanza

I

il

conte Francesco Borgia,

Anselmo Guerrieri

Enrico

polizia

il

signor

generale

il

Guicciardi, avvo-

e conte Giuseppe

Burini

».

giovani colà presenti, finalmente, cominciavano a

stancarsi dell' inazione degli uomini

dovessero

dirigere

un consiglio

il

di guerra,

movimento

;

quali

i

si

epperciò

credeva
si

composto quasi a caso

formò

dei cit-

tadini Carlo Cattaneo, Giulio Terzaghi, Giorgio Clerici

ed Enrico Cernuschi. Questo consiglio
tinente

i

suoi

atti

Italia

una direzione ed un insieme
varii posti occupati
chiati.

Si

cercò di

dal

alle

mosse

nemico nella

aprirsi le

città

si

del popolo. I

furono acceri

di-

nemico. In

del

istanti le truppe, già quasi isolate

della città,

imman-

comunicazioni con

versi quartieri ed interrompere quelle

pochi

intestò

Libera, e principiò a dare

nell'interno

videro costrette a sgombrarla

precipito-
35
saraente. Molti

lamentario

caddero

officiali

presentò

si

purché

Tale dimanda bastava per
si

l'

era

guerra Milano era
ricusato,

fece proporre per

siglio di
le

fin

mani

nemico.

l'

del

inchiesta, e senza

nome

Radetzky per

seguirono senza

le

Il

a radunarle

costretto

nel

i

stati,

nelle

ed

ma-

il

castello,

spie-

dal

castello

venivano

sempre

bastioni.

giorno 21 queste due brigate

rombo del cancampane e gli aereo-

più incalzate verso le mura. Intanto

none,

con-

in poi

truppe au-

le

posto,

due brigate Wohlgemnth e Clam

lungo tutti

di tre
il

D'allora

interruzione,

striache furono scacciate di posto in

gando

tempo

acquistar

mezzo dei consoli una tregua

Municipio novamente accoglieva e

il

resciallo fu

del con-

da quel giorno perduta.

guerra novamente rifiutava.

ostilità

la città

l'ardore

opposizione fatta da Carlo Cattaneo a

giorni, che

una

ad

uno spegnere

Casati non esitava ad accordare

L'armistizio

promessa

chiaramente

dimostrare

del popolo e ridonare Milano nelle

siglio di

la

soldati nelle caserme,

lusingava di ritenere

e l'annuirvi

la forza,

i

par-

raare-

chiederebbe da Vienna.

si

che Radetzky più non

Il

del

levassero le barricate sino

cittadini

i

risposta che

con

parte

chiese di sospendere le ostilità con

aciallo,

di ritenere per quindici giorni

Uu

prigionieri.

da

Casati

al

il

il suono a stormo
delle
mezzo ingegnoso adoperato a spargere proclami

campagne, avevano sollevato

Radetzky, privo

di

notizie

e

fin

il

paese circostante.

dal

primo

difettando di viveri, decise la ritirata ed

dine alle brigate Maurer e Strassoldo, che

sciallo decisa

il

strare che essa
dei piemontesi,

Quest' ordine, e la ritirata
25, sono

prove

sufficienti

giorno
1'

or-

trovavano

si

Piemonte e della Svizzera,

alla frontiera del

gare su Milano.

inviò

di ripie-

del mare-

per

dimo-

non fu determinata dal supposto arrivo

ma

fu conseguenza inevitabile della sua

difficilissima posizione,

come

quella di lottare con una
36
popolosa

mancare

città,

di viveri

ed essere circondato

da un paese levato in armi.

La

città di Milano, francata dal valore dei cittadini,

non apparteneva che ad
simo (21) il conte Martini

essi.

Ma

mede-

giorno

quel

fece condurre entro la città

si

spacciandosi inviato di Carlo Alberto, e propose che

Municipio
la

si

costituisse in

dedizione

Lombardia a quel

della

che 30 mila piemontesi stavano già
tiera:

che non era vero.

il

che la dedizione non
cittadini, e che

dalla

Il

Re, affermando
pronti sulla fron-

consiglio di guerra oppose

potesse

farsi

non fosse quello

il

senza

voto dei

il

momento

di distrarli

pugna per fare controversie politiche e
il Re voleva recar soccorso,
poteva contare

disse

;

che se

sulla

pubblica gratitudine, che avrebbe fatto tacere ogni
tro sentimento. Ciò

tera

il

governo provvisorio e facesse

venne espresso nella seguente

al-

let-

:

«

«

La

Dal

Consiglio di guerra, 21 marzo 1848.

città è dei

combattenti che l'hanno conquistata;

«

non possiamo chiamarli

«

Noi battiamo notte e giorno

le

«

mare

accorre

aiuto. Se

il

dalle barricate per deliberare.

Piemonte

campane

per

chia-

generosamente,

€

avrà

«

parola gratitudine è la sola che possa

«

parola repubblica e riunirci in un sol volere.

la gratitudine dei

generosi d' ogni opinione.

«

Intanto

si

La

far tacere la

Carlo Cattaneo

discusse dal consiglio di guerra

il

>.

modo

come progredire nelle operazioni. Il nemico circondava
la città con un cerchio di fuochi.
Cattaneo con molta
avvedutezza proponeva fare una punta e rompere la
linea nemica. Alcuni vecchi officiali si opponevano dicendo doversi spandere dal centro egualmente in tutti
i sensi. Questa idea prevalse, e tutte le forze dei cittadini furono disperse in giro alla città.

Allora Cattaneo
37
solo

popolosa,

diresse verso la Porta Ticinese, assai

8Ì

raccolse nuovi combattenti, e sul meriggio raggiunse

ivi

bastione di Viarenna tra ponente e mezzodì.

il

Verso

sera la massa maggiore dei cittadini, provvedutasi di tre

cannoni e di una trentina

piccoli

rotolanti,

spingeva

si

grossissime fascine

di

Porta Tosa

al bastione di

verso

levante, e dopo avere successivamente stancati diversi

distaccamenti

reisinger,

di

di

di granatieri

tirolesi,

ungheresi, di croati, dava un assalto, e preceduta da due

Manara e Cernuschi, conquistava la
si spingeva fino a mezzo miglio

amici,

cendiava e

porta,

1'

in-

fuori della

città.
11

giorno medesimo

clie tanti fatti si

avvicendavano,

uomini che per ben due volte, senza 1' opposizione del consiglio di guerra, avrebbero consegnata Milano al nemico, ed una terza 1' avrebbero ceduta al Re
stessi

gli

Sardegna, s'erano

di

e

costituiti in

governo provvisorio,
legittima

consiglio di guerra, sola autorità

il

dalle barricate,

dava primo

surta

esempio della sommissione

1'

autorità municipale.

all'

Perchè

il

popolo

dotta tenuta da essi
ragioni

:

si

accettava senza esaminare la con-

durante

se

gli

Per due

l'insurrezione?

l'una perchè mancava di concetto,

era compito

non

li

il

erano cacciati,

austriaci

suo scopo
il

futuro

era mai tolto ad esame dall' eroica gioventù; l'al-

tra perchè

i

fervorosi promotori,

piìi

popolari le idee,

si

erano

render

invece di

sforzati di rendere

popolari

questi uomini. Ogni errore nelle rivoluzioni costa fiumi
di

sangue, e infine la schiavitù.
Strassoldo, allorché ricevè

da due giorni alle prese quasi
1

19 delle

bande

dalla

1'

ordine di

ritirarsi,

su tutta la sua

campagna con qualche
Como, ed unite

rabiniere ticinese erano entrate in
cittadini

aveano costretto

nelle caserme.

Il

20 buona

la

era

linea-

cacoi

guarnigione a chiudersi

mano

cittadini

di

giunsero dalle rive del lago, e così

la

armati

guarnigione di
38

Como, più

1500 uomiui

di

officiali.

corinti e uu-

croati,

tutti

con

prigioniera

gheresi, fu costretta a rendersi

i

suoi

Altre bande di armati marciarono da Lecco e

da Bergamo a Monza e

si

un

con

scontrarono

batta-

glione italiano, che dopo breve combattimento cedette.
Strassoldo giunse a Milano

duto

la

Varese, e

fatta prigioniera in

Maurer giunse
rono

22

il

avendo per-

la sera,

guarnigione di Como, una compagnia di croati

alla

truppa che

diversi

Nella notte Eadetzky serrò in massa

Wohlgerauth

due brigate

lungo ambo
proteggere

cigli dei

i

impiegati

civili

ciando sulle

mura

1'

dense

colonne

e dell' e-

ofticiali

e di tutti

onde prese

marciando

1'

Romana,
Le due brigate che

esterna sino a Porta

la ritirata

Lodi.

abbandonarono

e fiancheggiarono

le loro posizioni,

il

scelse

Lodi per raccogliere strada facendo

Parma

e gli altri dei quali

e questo fatto dimostra sempre più

i

castello e

il

corpo principale,

una a levante verso Paolo^

zodì verso Landriano. Radetzky

Piacenza,

armata. Alle

fino a Porta Orientale, e quindi per la

la strada di

aveano protetto

1'

armata mosse dal castello mar-

linea di circonvallazione
d'

mentre

sparse in catena

e Clara,

che volevano seguire.

11 della sera del 22

suoi 16 bat-

i

castello,

il

norme convoglio delle famiglie degli
gì'

uni-

bastioni, cercavano nascondere e

passaggio delle

il

si

ritirava.

si

taglioni nella piazza d' armi dietro
le

drappelli.

altri

medesima, ed entrambi

la sera

l'altra a
il

mez-

cammino

di

presidii di Pavia,

ignorava

come

il

le

sorti

;

maresciallo

non temea punto un' invasione immediata del Piemonte,
nel qual caso avrebbe preferito le mille volte aprirsi

passo per la diretta

via di

esporsi ad essere tagliato da
Il

Cassano e

un

il

Tre viglio, che

esercito.

23 Radetzky presentò la sua testa di colouaa in-

nanzi Meleguano

:

quei terrazzani credendola un batta-

glione isolato che venisse a raccogliere preda e viveri,
gì'

imposero

la resa, e fecero prigioniero

Wratislaw, capo
39
dello

ed

stato maggiore,

glione. Allora

tenentecolonuello

il

maresciallo attaccò

il

trovar resistenza

mise a sacco e a sangue.

io

Casti-

villaggio, e senza

il

24

Il

gli

accamparono a Lodi, che trovarono presidiata

austriaci

da un battaglione italiano. Nella notte

1'

esercito fame-

ed ubbriaco fu in preda a subitanei terrori. Passa-

lico

rono sulla sinistra
e di riposo in

mento Rukawina che
nodarono

le

Adda

dell'

e

confortarono di cibo

si

Cremona, ove giunse

campo

al

trovava nei

si

comunicazioni coi presidii che,

reggi-

il

Ducati, e

si

ran-

assaliti dal

popolo in Bergamo e in Brescia, avevano potuto salvarsi

aveva

solo per la fervorosa mediazione dei municipali che

raffrenato

mona

il

e di Pizzighettone con tutta

rili

presidii

i

artiglieria di que-

1'

uniti al

Municipio

Il

da Pizzighettone

truppe,

le

la città

cannoni e 700 ba-

i

di polvere, lasciando aperte le porte e illeso

dell'Adda: cosicché Benedek,

clie la

abbandonato Pavia, trovò libero

Cre-

di

una batteria da campo si erano
di Cremona per assicurare

sta fortezza ed

popolo.
ritirò

Ma

furore del popolo.

passo

il

il

ponte

notte del 22 aveva

Adda

dell'

e

potè tranquillamente congiungersi a Radetzky.

Non meno

benché meno

gloriosa,

Come

quell'epoca per Venezia.
stanchi dell'oppressione
il

17,

conobbero

si

annunzio
mesi

il

aver domandato
libertà e

li

sanguinosa, fu
i

cittadini erano

Prima

austriaca.

avvenimenti

di

i

1'

Milano,

di

Vienna.

popolo corse alle prigioni, ove

trovavano

si

gli

a Milano,

da

A

Manin e Tommaseo,

cittadini

abolizione della

condusse in trionfo.

Il

censura,

18

il

tale

alcuni

per

pose in

li

popolo era im-

paziente e voleva realizzate le concepite speranze.

La guarnigione

di

Venezia

mento Wimpffen,

italiani

egualmente

italiani

tieri,

stiriani
di

;

un battaglione

;

;

d'

di

si

componeva

un battaglione

del reggidi

grana-

due battaglioni del Kinski,

di croati

;

1'

artiglieria

;

fanteria

marina, e corpo del genio.

Le truppe

italiane esultarono d' accordo col popolo
40

ma

e fraternizzarono con esso,

mostrarono un contegno

ostile,

gli

ed

stiriani

croati

i

che spesso degenerò a vie

di fatto, e varie collisioni vi furono coi cittadini, senza

però gravi conseguenze.

Il 19, finalmente,
un vapore
da Trieste portò 1' annunzio officiale della costituzione.
Immediatamente fu domandato 1' armamento della guar-

dia nazionale, che

si

ordinò

pochissime

in

ma

passò senza nulla d' importante,

il

21

ore. Il

20

cose cam-

le

biarono d'aspetto.

Vi era

Venezia un certo Marinowch^

in

colonnello

marina austriaca, uomo che per la sua durezza ed
inurbanità di modi era odiato dai militari e dai civili.
della

Il

21

gli arsenalotti si

ammutinarono contro

gridarono morte addosso

ma

;

salvò e venne condotto fuori

sparsa nella notte, che

la

guardia

fermento fra quegli operai.

Il

razzi,

22 quest'

furore popolare, ritornò

al

appena da alcuni

officiali,

era troppo tardi.

Gli

una

lo

Scorto

ma

abbatterono a

una

gli

torretta ove

trapassarono

era na-

si

ventre con

il

La sua morte annunziata a Venezia

trivella.

osti-

espo-

si

nell' arsenale.

operai lo videro,

rinvennero e

accrebbe

cercarono farlo fuggire,

colpi di scure la porta di

scosto,

voce

uomo

non

nato, ad onta degli avvisi ricevuti acciò

nesse

Una

dell' arsenale.

Marinoicch faceva preparare

il

occultamente una batteria di mortai e di
il

di esso e gli

nazionale lo

dusse una grandissima gioia, tanto era

1'

odio

pro-

univer-

sale per tale soggetto.

Intanto a sedare

il

tumulto giungeva

all'

da buona mano di
Manin conobbe che quello era il momento

Manin, seguito

l'

arsenale

il

guardie nazionali.

prendere

di

iniziativa e liberare Venezia dal giogo straniero. Egli

fece sonare

la

campana che chiama

lavoro, ed essi numerosi

prigioniero

il

vi

arsenalotti

gli

accorsero;

Viceammiraglio de Martini, e

di

consegnare

Il

Martini fece

in
il

cinque minuti

le chiavi

possibile per esimersi,

al

allora dichiarò
gì'

dell'

e

intimò

armeria.

cede

sola-
41

mente quando vide

inutile ogni resistenza, giacché

taraente tutti
sì

padrone

operai, e

gli

ardito colpo, lo annunziò

reggimento Wimpften ed
tando

gioia,

di

nero-gialla.

Un

liani) a cui

un

con

con

soldati

del

I

popolo,

col

laguna

^strap-

si

abborrita coccarda

1'

distaccamento di soldati di marina
officiale

calcio del fucile in

il

Finalmente

l'Italia.

(ita-

ordinò di far fuoco sulla guardia

suoi officiali alla

i

arsenale

dell'

città.

battaglione granatieri, esul-

il

nella

nazionale, girarono

darono Viva

alla

fraternizzarono

parono e gettarono

gli

Manin armò immedia-

arsenalotti scalavano le finestre.

entrò

testa

aria,

e

nell'

gri-

marina

la fanteria di

arsenale

gri-

dando Viva la Bepubblica, Viva S. Marco. Al governo
austriaco non restavano altre forze che i due battaglioni del reggimento Kinski
ed il battaglione di
croati, ma questi erano bloccati nella loro caserma dal
comandante del posto di guardia nazionale che trovavasi
alla porta dell' arsenale di terra,

una barricata difesa con
Mentile

deputazione,

il

nemico

tutti

cui oratore era

governo altere parole

al

consegnati ai cittadini tutti

che possedeva Venezia.
air avvicendarsi dei
dell'

il

quale avea formato

cannoni carichi a mitraglia.

popolo così abilmente condotto diventava

il

forte e toglieva al

lava

sei

Il

il

e

mezzi di offesa, una

i

cittadino Avesana, par-

chiedeva

governatore

cedere

il

E

nezia

lo stesso

libera

detzkj
1°
litare

mani

si

ritirava

Cessa
sì

del

in

governo

giorno, 22

da Milauo

;

il

ma

linguaggio

esso finì per intiil

principio

marzo,

in

cui

Ra-

:

momento

il

governo

civile e

mi'

che di mare, che viene rimesso nelle
provvisorio

che

va

che istantaneamente viene assunto dai
tadini

difesa

seguente capitolazione rendeva Ve-

questo

di terra

;

fossero
e

opponeva,

minacciando

potere,

delle ostilità.

la

si

successi del popolo

Avesana diventava più assoluto

margli di

che

mezzi di offesa

i

ad

istituirsi,

sottoscritti

e

cit-
42
2°

Le truppe

croati,

bandoneranno
Venezia
3"

4:^ Il

con

terra,

di

città e

tutti

Kinski e quelle
corpo

il

materiale da guerra

di

del

gli

dei

genio, ab-

e resteranno a

forti,

i

truppe italiane tutte, e

le

Il

Venezia

la

reggimento

del

artiglieria

l'

italiani;

officiali

ogni sorta resterà in

;

trasporto della truppa seguirà immediatamente,

tutti

i

mezzi possibili, per la via di Trieste, per

mare;
5°

Le

famiglie degli

partire saranno

che dovranno

officiali e soldati

garantite, e saranno

procurati

loro

mezzi di trasporto dal governo che va ad
6° Tutti gì' impiegati civili italiani e

istituirsi

non

italiani

saranno garantiti nelle loro persone, famiglie ed averi
7°

Sua Eccellenza

il

i

;

;

signor conte Zichy dà la sua pa-

rola

d'onore di restare

dore

dell'

1'

ultimo a Venezia, malleva-

Un vapore

esecuzione di quanto sopra.

posto a disposizione dell'Eccellenza

sarà

Sua pel trasporto

della sua persona e del suo seguito, e degli ultimi sol-

dati che rimanessero
8°

Tutte

le casse

sciati soltanto

i

;

dovendo restar

qui, saranno rila-

danari occorrenti per la paga e pel tras-

porto della truppa suddetta.

La paga

sarà

data

per

tre mesi.

Fatto in doppio originale.

Conte Zichy, tenente maresciallo comandante della città e fortezza.

— Luigi Michiel
— Dataico Medin — Pietro FaBEis — Gio. Francesco Avesana
— Angelo Mengaldo, coman-

GriovANNi Correr

dante
Si

simo,

Leone Pincherle.

commise nou pertanto a Venezia un errore gravistristi
conseguenze si esperi montarono in

le cui

seguito. L'ordine di richiamare la flotta che

si

trovava
a Fola partì con un vapore sul quale vi erauo imbar-

impiegati

molti

cati

mandante
ste

s'

di far rotta

che

austriaci,

obbligarono

il

co-

per Trieste. Le autorità di Trie-

impadronirono del

richiamava

dispaccio che

la

squadra a Venezia, e contromandarono l'ordine, facendo
partire quei soli marinai ed

italiani

officiali

che lo vol-

lero.
Il

23 marzo

la

guardia

nazionale

sfilava in bella

Marco ed applaudiva freneticamente
alla proclamazione della repubblica. Ma era questa una
rivoluzione compita, o una semplice insurrezione, e
quindi 1' antica tirannia cambiata di forma"? Uu minimostra

in piazza S.

stro cattolico benedisse la bandiera, ciò basti al lettore

per giudicare.

Come ad immagine

di Milano,

liberarono con la forza

Venezia, in tutte le città venete

A

lombarde

si

immagine
nemico capitolò.

di

le città

nemico

dal

il

ad

:

Udine, Treviso, Rovigo, vi erano tre battaglioni
che fraternizzarono col

d' italiani

popolo. Le piazze di

Osopo, Palmanova e Rocca d'Anfo caddero anche nelle

mani

dei cittadini.

Radetzky

intanto avea spedito or-

dine al generale D' Aspre di riunire tutte
e marciare su

Verona

;

10,000 uomini, vuotò
Vicenza;

ivi

gliagione.

questi raccozzò

cassa

la

comunale

sue foree

le

Padova 9 a

in

e marciò su

trovò opposizione per questa misura di spo-

D'Aspre venne a

patti, scroccò

il

pitiche potè

e continuò la marcia.
Il

giorno 24 marzo

in tutte le città

vessillo

il

tricolore

lombardo-venete dal Ticino

ad eccezione delle quattro piazze

sventolava
all'

Isonzo,

Verona, Legnago,

di

Peschiera e Mantova. Quest' ultima però era presidiata

solamente da tre battaglioni
artiglieri tedeschi.

vano

italiani,

I cittadini

in possesso di tutti

i

posti

si

trova-

Mantova
Municipio, come

della città;

sarebbe rimasta nelle loro mani se
a Brescia ed a Cremona,

e pochi dragoni e

erano armati, e

il

non avesse raffrenato

il

popolo,
44
e vietato di portare

Lo

municipale.

armi a chi non avesse

le

avvenne

stesso

licenza

Verona. Le porte

in

due fortezze rimasero per quasi due settimane in

delle

custodia dei cittadini.

Che cosa restava a Radetzky,
formidabile

il

giorno 24, del suo

uomini

forte di 75,000

esercito

In uno

?

stato compassionevole di tenuta e di spirito, 25 a 26,000

uomini erano accampati sulla sinistra
10,000

presidio

insufficiente

10 a 12,000

erano

Vicenza

in

Adda, 9 a

dell'

quattro

delle

sotto

piazze, e

comando

il

di

D' Aspre. Passato quel primo e fugace momento, poteva
anc(ua

mati

1

popolo

il

Saranno

ché come

lo

lombardo-veneto

vincere

poche

su di ciò

utili

questi

studio dell' istoria militare

ci

argiac-

riflessioni,

scopre

se-

i

greti dell' arte della guerra, del pari lo studio dell' in-

surrezione potrà

insegnarci

mezzo che

l'

abbia

1'

per

Italia

arte

d' insorgere,

solo

spezzare le ignobili sue

catene.

*
* *

Un

forza di coesione-

soffrono
la

ha

esercito per vincere

istruzione e numero.

i

morte

La

bisogno

di

disciplina,

disciplina rappresenta

In virtù di

la

sua

forza le masse

questa

disagi con pazienza, e corrono ad affrontare
alla

indispensabile

voce del generale. Per

ottenere questo

risultamento,

passa

il

soldato

per una

lunga e penosa educazione che giunge a distruggere
lui la
si

volontà e formarne

muove

al

la

volere del capo.

Ma può

ottenersi questa

forza di coesione, senza distruggere nel soldato

timento

e quindi

individuale,

lungo noviziato? Pare
di

una

città

di

numeroso

popolo

senza

il

il

sen-

bisogno di

sì

Volgiamo lo sguardo su
noi la vedremo irta di barri-

di

insorta, e

cate, surte dal lavoro

in

molecola di un corpo che

sì.

spontaneo dei cittadini
che

affronta

;

brulicante

volontariamente la
46

che digiuna, che serena, che soffre

morte,

ninna forza coercitiva

diamo

quei

in

giorni di

lotta

senza che

a tanti sacrifizi

lo costringa

sparire

;

ve-

delitti di cui

i

tutte le città sono infeste nello stato consueto

final-

;

mente senza esagerazione può dirsi che ogni cittadino
diventa un eroe, e chiunque ardito ed intraprendente
propone un' impresa, diventa capo temporaneo dei molti
che

seguono e

lo

ubbidiscono con

1'

plina. Invece guardate nella città

del deposta, spinto dalla sola

battimento

se per poco

;

può

paura

esso

alla

spera

nulla

satellite

il

e dalla forza al

il

combattere, e

rapina ed alla strage

nella

monastico e duro

più cieca disci-

com-

sottrarsi dall' occhio vigile

dei suoi tanti superiori, schiva

bandona invece

la

medesima

vittoria,

il

si

ab-

dappoiché

;

medesimo regime

attende anche dopo la lotta; quindi

1'

appena scorge certa impunità si abbandona agl'impulsi
della ferocia umana, eccitata in quel momento dall'ira,
dall'esaltazione e dall'inasprimento della sua fibra, pro-

dotto dal continuo
stenza.

Non

così

nella vittoria tutti
di vincere

passa in

un esercito

trovasi la sua esi-

periglio in cui

cittadino

il
i

il

quale spera riassumere

vantaggi del futuro, ed

qualunque

lui

di popolo,

piacere

il

altro piacere. Quindi

animato da questa febbre rivolu-

quanta può averne
un esercito disciplinato. Un generale che unisca a vaste
zionaria, avrà tanta forza di coesione

cognizioni

reggere

scientifiche la

tali

conoscenza del

modo come

passioni, nei primi quattro o cinque giorni

di un' insurrezione potrà senza dubbio operare
cose.

Ma

se la vittoria tarda,

Dall'esposto
il

si

grandi

la sconfitta è inevitabile.

può chiaramente desumere che

il

popolo

quale corre alle armi per conquistare un nuovo etato

sociale è disciplinato dall' interesse di ciascuno indivi-

duo che armonizza con quello

La
numero

parola istruzione
infinito di cose,

dell' universale.

per un' armata comprende un

ma

disgraziatamente

la più grande importanza a quelle che

annette

si

meno

lo meri-
46
tane. L' istruzione di uu esercito può quasi tutta

sumersi uei suoi generali.

Ed

il

rias-

successo che un

capo

può ottenere in una battaglia da una massa di cittadini corsi spontaneamente alle armi per difendere i
loro interessi, non differisce molto da quello che otterrebbe con un esercito regolare. È come una cattiva
o buona lama nelle mani di uno schermitore. Ma se nei
primi momenti d' insurrezione la febbre rivoluzionaria
ed

genio

il

canza di

generale

del

disciplina e

indispensabile

il

possono supplire alla man-

numero. Le pagine

frono degli esempi

i

però

d' istruzione, è

quali

condizione

dell' istoria ci of-

confermano quello che

lo-

gicamente sembra dimostrato.

La

battaglia di Fontenoy fu vinta dagli insorti della

Vandea,

i

mancanti come erano

quali,

batterono completamente

le

munizioni,

di

truppe repubblicane impa-

dronendosi di 42 pezzi di cannoni. Quest' armata vitto-

come segue

riosa è descritta
«

passage de la Loire.

«

après

«

comme

«

raient

«

taient-elles qu'idéales,

«

de

«

le

major-général

comme

On ne
les

;

regardé

Stofflet était

une douzaine d'individus

figu-

chefs, mais sans autorité réelle.

counaissait que deux divisious, encore n'é-

séparer;
ni de

« lons,
«

:

Larochejaquelin avait été proclamò généralissime

ainsi

les

chefs ayant essayé en vain

point de

compagnies.

brigades, de batail-

Le défaut

d' organisation

obligeait l'armée à marcher en masse... ».

Egli è innegabile che se in

d'ordine

avesse

dalle barricate
tutti

i

Lombardia una parola

preventiva, o un' autorità

potuto

cittadini e gli abitanti

qualunque

surta

concentrare in un sito
delle

teva pel giorno 25 accozzare una

campagne,

massa

di

si

po-

100 mila

uomini, la quale sarebbe stata sufficiente a decidere la

contesa del momento. Nelle piazze

poca e vacillante;
questa massa

si

il

popolo

forti

la

truppa era

numeroso ed armato;

se

fosse solamente mostrata, bastava per
47
dare

segno delle

il

nell'

ostilità

interno e farle

cadere

nelle mani del popolo. Questa massa poteva dar battaglia ai 26,000 uomini accampati sull' Adda, o almeno

distruggere intorno ad essi tutti
e di comunicazione.

I

soli

mezzi di sussistenza

i

ostacoli materiali che richie-

devano tempo per essere superati, ed
sarebbero

veri,

per

bastati

difetto dei vi-

il

ridurre

nemico

il

agli

estremi.

Nel Veneto, D' Aspre
a 12

uomini,

mila

erano prossimi a giungere

reggeva
lì

le cose,

con 10

trovava a Vicenza

si

20

da

allorché

sulla città.

invece di lanciarli

montanari

mila

comitato che

Il

nemico,

tutti sul

non sapendo che cosa

respinse nelle montagne,

farsi

tanta gente.

di

Passato questo primo periodo, bisognava pensare a
far testa
il

all'

approvvigionamenti
sizione

sua

dalla

di

inviato

con

base,

in regola,

Radetzky e

di

avrebbe

esercito che

partendo

quale

non

1'

era più

D' Aspre

Austria,

tutti

i

suoi

nella po-

cuore di un

nel

paese insorto. La massa di cittadini capace di ottenere

non avrebbe

dei grandi risultamenti nei primi giorni,

potuto tenere
la

la

campagna lungo tempo

per continuare

;

guerra bisognava all'esercito tale mobilità, che ob-

bligava

all'

È

ordinamento.

questo

il

che deve affrontare un paese insorto,
rivoluzionaria cessa, e resta

solo

nale, più forte della disciplina,

da non chiedere un certo

il

secondo

febbre

sentimento

nazio-

ma non

ordine.

periodo

cui la

in

tanto potente

Dodici

battaglioni

avevano fraternizzato col popolo; questi, benché dispersi nei primi momenti, potevano raccozzarsi,
completarne i quadri, facendo eleggere dal loro seno

d'italiani

gli

officiali,

ed ottenere

13,000 regolari.
al

così

il

primo

nucleo di 12 a

materiale sarebbe stato quello tolto

nemico. Quindi decentralizzando, per quanto più

poteva,
cia

Il

il

1'

si

amministrazione, e lasciando ad ogni provin-

carico

di ordinare,

armare ed equipaggiare un
48

numero

dato

plice ed

vuole tutto
avrebbero
per

inviare

al

campo

impaccia

allorché

si

capitale, sarebbe stato

lombardo-venete

città

le

;

ogni

energia

di

loro, e

fra

avrebbe potuto

provincia

suo contingente ordinato ed istruito

il

che bastasse per

tanto

tutto, lo

una

rivaleggiato

di aprile

un sem-

da per

sparso

tanto

ad

causa

della

tutte

metà

la

che

asservire

vantaggio

in

regolamento

municipale,

spirito

attenendosi ad

battaglioni,

di

unico

entrare

E

linea.

in

difatti la

guardia nazionale delle grandi città era in tale epoca
avanzatissima nel suo ordinamento. Queste truppe e
piazze forti sarebbero bastate per sconfìggere

uomini

Nugent,

di

13 aprile passare

l'

non

quali

i

mezzi e

i

le

13,000

prima del

poterono

Isonzo. Questi erano

i

le

pro-

Lombardo- Veneto avea pel trionfo dell' insurrezione. Ma la forza materiale non basta per menare a compimento una rivoluzione. Bisogna che essa
sia unificata dal concetto, il quale mancava nel popolo,
che liberato dagli austriaci non avea altra idea da

babilità che

La futura

attuare.

potè

facilmente

essere

perfide e

pochi

questi

si

rono a
s'

vedere

inaugurò

il

in

spinsero

che individualmente

il

ma

invece

la

quindi

non più

ma

e

Non

che

metodo

tristo

attraversati,
si

li

il

avvezza-

comandava

delle bande,

vi fu più

accorre sotto

governo,
masse,

d' idee.

sulle tracce del nemico,

governo nel capo
Italia

da quel-

di persone,

ordinarsi. Allora essi

delle colonne e delle legioni.

tria;

un gruppo

abbandonati

furono

mentre desideravano
e

ingannato e travolto

metà mancanti

Pochi generosi

interesse, quindi esso

di alcun

affluenza d' intrighi menati da

metà
e

costituzione tanto politica che so-

non era pel popolo

ciale

1'

il

il

cittadino

vessillo della pa-

legione del tale

sentimento

che

capitola col

nazionale nelle

solo divergenti culti individuali.
^ì'

Campagna

del 1848

I.

Operazioni in Lombardia.

—

Radetzky
Marcia dell' esercito piemontese
Combattimento di Goito (8 aprile)
di Monzambano

Ritirata di

—

Borghetto

(9)

—

e

Ricognizione di Peschiera (13)
di
Arrivo delle truppe toscano e romane

Mantova (19) —
Forza e posizione

La mattina

—

—

—

dell'esercito italiano (25).

marzo Radetzky seppe, come egli
non era del tutto perduta, e vi
spedì immediatamente la brigata Wocher. Alcuni ungheresi fuggendo vi erano già entrati il 23 un reggimento ungherese entrava il 27
il 31 entravano 5 mila
uomini così stremi di forze, che nella notte molti moscrive,

del 25

che Mantova

;

;

rirono di freddo nella chiesa di S. Andrea.
s'

intimò lo stato d' assedio e la consegna

Il

2 aprile

delle

armi

entro 24 ore.
maresciallo il giorno medesimo continuò lentaIl
mente la sua marcia per Crema e Montichiari. Il 31
marzo passò il Mincio il 2 aprile portò il suo qnartier
generale in Verona, lasciando due brigate come retroguardia verso Louato. Radetzky, deciso a non difendere
minarne i ponti. Le due
la linea del Mincio, ordinò
;

brigate di retroguardia presero posizione a

Guerra covihattuta

in Italia.

Monzambano
4
60
ed a Valeggio per proteggere

nemico. La
Goito,

il

medesimo oggetto,

pel

lavoro ed osservare

Wohlgemuth da Mantova

brigata

due

due

battaglioni,

squadroni e quattro pezzi di artiglieria

il

inviò a

questo distac-

;

spouda sinistra del fiume
altra sponda da una com-

camento prese posizione

sulla

facendo occupare Goito

sull'

pagnia

di cacciatori.

Fin dal giorno 18 la nuova

barda avea scosso tutto
a

Genova

e

Piemonte Reale

sforzi

ove

nella Lomellina,

comunicato nelle guarnigioni
di

dell'

insurrezione lom-

popolo piemontese, massime

il

1'

entusiasmo

a Vigevano

;

dovè fare

Cavalleria

i

si

era

colonnello

il

grandi

piìi

per calmare la sua truppa, che voleva correre in

aiuto dei milanesi.
Il

governo sardo intanto era

a secondare la

Ee

Finalmente

esitava.

che

rivo del C. Martini

divenuta

un

23 a sera conobbe

il

la ritirata degli

Riunì un

fatto.

chiarò la guerra

che disposto

sorgere nel popolo e nell' armata.

del giorno facevano
Il

tutt' altro

esaltazione che gli avvenimenti

nobile

all'

coli' ar-

austriaci era

Consiglio di Stato e di-

Austria col seguente manifesto

:

CARLO ALBERTO
PER GRAZIA
RK

DI

«

«
«

DI DIO

SARDEGNA, DI CIPRO E DI GERUSALEMME,
Popoli della Lombardia e della Venezia

I destini

d' Italia

si

maturano

:

Per amor

per

di stirpe,

comunanza

Noi

€

per

«

queir unanime ammirazione
«

di

voti.

intelligenza
ci

che

€

stre armi,

quando voi

che già

si

primi a

tributa

Popoli della Lombardia e della Venezia

«

diritti.

de' tempi,

associamo
vi

!

sorti più felici

arridono agli intrepidi difensori di conculcati
«

eCC.

1'

!

Italia.

Le no-

concentravano sulla frontiera

anticipaste la

liberazione della gloriosa
51
«

Milano, vengono ora a porgervi nelle ulteriori prove

che

fratello aspetta dal fratello, dal-

«

quel!' aiuto

«

1'

«

1'

«

quel Dio che ha dato

«

che con

«

da far da

«

sentimento

«

nostre truppe entrando sul territorio della Lombardia

«

e della

«

posto alla bandiera tricolore italiana.

amico
«

il

amico.

1'

Seconderemo

i

vostri giusti desideri i fidando nel-

aiuto di quel Dio che è visibilmente

«

E

all' Italia

meravigliosi impulsi pose

sì

Noi, di

1'

grado

Italia in

sé.

per vie meglio dimostrare con segni esteriori

«

dell'

Unione

Venezia portino

italiana,

vogliamo

che

il

le

scudo di Savoia sovrap-

lo

Torino 23 marzo 1848.

Carlo Alberto

«

Il

con

Pio IX, di quel Dio

Re passò

il

Ticino ed entrò a Pavia

il

».

29 marzo,

alla testa di tre divisioni.

1* Generale d'Arvillars, con 12 battaglioni, 6 squa-

droni e due batterie.
2* Generale Broglia, con 9 battaglioni, 6

squadroni

ed una batteria.
3*

Duca

con 12 battaglioni, 6 squadroni

di Savoia,

ed una batteria.
Di più,

generale Bes, con 6 battaglioni, 6 squa-

il

droni ed una
si

avea passato

batteria,

il

Ma non aveva

26 marzo.

mico, e partì per Treviglio

mormorava

di

vederlo

ordine d' avvicinarsi
il

27, solo perchè

il

25 e

formava un
circa

Re

2000

effettivo

cavalieri, e

di 28 a

Il

29,000

1'

al

ne-

popolo

il

armata sarda

uomini,

48 bocche da fuoco.

lasciò Pavia, e continuò

marce.

il

immobile, e destinato quasi a

tener guarnigione in Milano. In tutto,

il

Ticino

era diretto su Milano, ove entrò nel pomeriggio del

Il

di

cui

giorno 30

suo cammino a piccole

4 aprile arrivò a Cremona, ove riunì un con-

siglio di guerra,

che scelse la strada di Piadena, Boz-
52
zolo e Marcaria

Mincio, tanto per

per recarsi al

tare le pianure di Ghedi e di Montichiari,

mano ad una

dar

insurrezione in Mantova. Ciò mostra

come malamente era informato
dappoiché

il

nemico

fin

lo stato

il

maggiore sardo,

dal 31 era al di là del Mincio

quindi a Ghedi ed a Montichiari non

che pattuglie, ed

trarsi

evi

quanto per

Mantova

in

j

potevano inconsin

dal 2

aprile

popolo era disarmato, e la guarnigione aumentata di

una brigata.
5

Il
1'

generale

quartier

il

armata bivaccò a

compagnia

del

Martino.

S.

Re

era a Bozzolo

Un

battaglione,

;

e

una

20 cavalieri e mezza batteria

di bersaglieri,

occuparono Marcaria.
Alla

mattina

primo colpo
con alcuni
cieri

che

nedek

si

si

di

del 6

il

colonnello

Benedek diede

il

sciabola che inaugurò la campagna. Esso

sorprese

tirolesi

un piccolo

disordine ed

mise in

lanciò su di essi con

in

posto di lan-

fuga. Allora Be-

circa 40 ulani, e riuscì

a farne prigionieri alcnni.
Il

27

l'

armata mosse per Goito. L' avanguardia era

comandata dal generale Bava. I bersaglieri piemontesi
dimane del giorno 8 si scontrarono con le sentiavanzate della compagnia dei cacciatori tirolesi
che occupava Goito li ripiegarono ben presto e coronarono le alture da cui è dominata la città. Bava
alla

nelle

;

spiegò due battaglioni in sostegno dei bersaglieri, ed
una brigata si formò per masse in battaglia a destra
ed a sinistra della strada. Quindi appena scovrì la testa
di

colonna

compagnia

dell' altra

tirolese fu

sua brigata ordinò la carica.

La

occupato. Nel

respinta e Goito

tempo stesso si era impegnato il fuoco con la truppa
nemica che si trovava sull' altra sponda la quale fece
saltare un arco del ponte, e si ritirò verso Mantova.
In questo medesimo giorno Radetzky, avendo saputo
1' avvicinarsi
del nemico, sortì da Verona con 18 a
;

20,000 uomini e prese posizione a Villafranca, ove,

se-
53

condato dalla guarnigione

Mantova,

di

apprestò ad

si

accettare battaglia.
II

9 aprile

marciò su Monzam-

generale Broglia

il

bano e Borghetto, ove

urtò con le brigate Strassoldo

si

e Eatb.

La prima immediatamente

tare di

Prentina.

Ma

e rispose con vigore al fuoco del nemico.

erano

ed

rifatti,

padrona di

giorno 11

il

sulle al-

ritirò

si

Rath tenne Taleggio tutto
1'

i

il

9

ponti

armata piemontese era

Mincio.

tutti gli sbocchi sul

10

Il

quartier gene-

Il

ed una brigata occupò Taleg-

rale fu portato a Volta,

gio sulla sinistra del fiume.

Radetzky
né avrebbe

Verona

giorno 9 avea di già cambiato opinione,

il

più

accettato

e cominciò

delle piazze forti, le quali

all'

10

Il

ritirò

si

a

approvvigionamento

mancavano

di tutto. In

Man-

guarnigione di 8 a 10,000 uomini con

tova mise una

400

battaglia.

pensare

a

ulani, e l'approvvigionò per quattro mesi. In Pe-

1500 a 1600 uomini,

schiera lasciò una guarnigione di

ed a Legnago

un piccolo presidio. Finalmente

primi di aprile,

rinforzo nel Tirolo sotto
al maresciallo

il

Re avendo

le

inviare

comando

non rimanevano

uomini, non comprese
Il

ad

costretto

il

del colonnello Zobel,

in linea

un distaccamento
zione

di

di volontari in Salò, invitan-

450 uomini

A

traversò

10 aprile occupò Pacengo.

annunziata

lontari,

che 25 a 30,000

guarnigioni delle piazze.

dolo a prendervi parte colla sua gente.

il

da

Bes

non

di

una polveriera situata

tale oggetto

lago su

il

Ma

ebbe luogo,

ti'oppo impazienti e troppo

1'

ed

i

operai

vo-

poco disciplinati per

attendere o ritirarsi, la sera attaccarono e

rono

dai

generale Bes ne avvisò Manara,

comandante una colonna

ed

fin

brigata di

deciso d'eseguire una ricognizione della

piazza di Peschiera,

vapori,

una

s'

impadroni-

fra Peschiera e Castel-

nuovo, grossa terra sulla strada che unisce quella piazza
a Verona. La notte, mentre questi volontari

vano ad imbarcare

le

polveri per

inviarle a

si

occupa
Salò,

un
-

54
distaccamento

altro

nuovo una

200

di

di

partita austriaca e

armi. In Salò

si

attaccò in Castel

essi

obbligò ad abbassare

1'

le

ebbe contezza di tale avvenimento, ed

invece di ordinare una prontissima ritirata, facendo saltare la polveriera,

s'

inviarono

onde conser-

rinforzi

vare una falsa posizione ove indubitatamente bisognava
essere schiacciati dal nemico.

L'occupazione

Castelnuovo non fu intesa con in-

di

differenza a Verona,

come

quella che impediva

la co-

maresciallo la

municazione con Peschiera; epperciò
dell' 11 inviò circa duebattaglioni ed una batil

mattina

sotto

teria,

ciarne

i

vigore;

i

onde scac-

del generale Taxis,

pochi volontari

costretti a

miche

comando

il

volontari. Gli austriaci attaccarono con

sgombrare

artiglierie,

paese, dal vivo trarre delle ne-

il

misero

fuoco alle polveri e

il

rarono a Lazise. Castelnuovo
che scelleratamente
abitanti:

1'

riti-

si

occupato dal nemico,

fu

scannandone

incendiò,

conseguenza

sommo
ma

difesero ostinatamente;

si

tristissima

miseri

i

dell'impazienza dei

volontari.
I

piemontesi investirono Peschiera dalla parte destra

del Mincio con

una brigata,

costruirono

e

vantaggiose posizioni delle batterie
glierie
rie

di pezzi

resa, a cui

non avere
tro

con

da campagna. La mattina del 13 queste

erano pronte ed aprirono

munita

alcune

in

armate

da 32.

fuoco contro

il

Dopo

poche

ore

piazza

la

s'

arti-

batte-

intimò la

venne naturalmente dal comandante risposto
esso ordine

:

veruno di rendere la piazza.

Un' altra vana dimostrazione fu tentata dai regi conMantova. Il giorno 19 un corpo formato da tre

brigate di fanteria ed

mando

una

del generale Bava,

una brigata con mezza

di
s'

cavalleria,

inoltrò

batteria

verso

partì

da

sotto
la

il

co-

piazza j

Sacca

e

si

partendo da

Un' altra,
mentre la terza briposizione, da Piubega occupò
gata, con una batteria da

diresse sopra Rivalta e le Grazie.

Ceresara, formò la seconda linea,
05
Ospedaletto, sulla grande strada

mona,
forze

e
i

posti nemici ripiegarono nella

inconsideratamente e senza scopo

cannone. Nel tempo medesimo

sortita,
in

ma

senza poter

buon ordine

Cre-

e

All' avvicinarsi di

forte Belfiore cominciò a trarre sul

di

Mantova

di

tenne come riserva.

si

la

tali

che dal

piazza,

nemico ap{)ena questi
giunse a

buon

tiro

guarnigione fece una

danneggiare

i

piemontesi, che

ritirarono.

si

Intanto giungevano al campo altri reggimenti, come

ancora due contingenti chiamati dal Re dopo la sua entrata in Lombardia. Arrivò pure in linea

una divisione

toscana comandata dal generale d'Arco-Ferrari, ed una

romana comandata

divisione

generale

dal

L' armata piemontese fu divisa in tre corpi.

comandato

dal generale

Bava (20 a 25,000).

Durando.

primo

Il

Il

secondo

dal generale de Sonnaz (20 a 25,000). Lariserva, dal
di

Savoia (10 a 15,000). Di più, la

con un reggimento napolitano
(7 a 8000).

Quindi

alla

fine

Duca

divisione toscana

romana
Re avea

a 6000) e la

(5

aprile

di

il

concentrato sotto

i
suoi ordini 70 a 75,000 uomini.
Queste forze erano spiegate sulle alture che dominano

la destra del

Mincio. L' ala sinistra

strada di Desenzano e Peschiera.

gava sino a
line.
i

La

appoggiava sulla
dritta

Sulla fronte di battaglia

1'

prolun-

armata occupava

passaggi del Mincio, e Valeggio

sull' altra

Montanara

romani finalmente erano accampati ad

Come

si

ultima ondulazione delle dette col-

Groito,

toscani guardavano Mantova, a
I

si

tutti

sponda. I

e Curtatone.

Ostilia.

due generali in questo primo periodo
Potevano ottenersi risultati piìi imTale esame non può essere scompagnato da

agirono

i

della campagna'?

portanti ì

qualche riflessione politica.
*
* «

E un

fatto che

il

avea chiamato sotto

Re
le

di

Sardegna da qualche tempo

armi

quattro

contingenti, ed
66

avea acquistato 400 cavalli
volgeva

egli

per

quiudi

artiglieria;

1'

mente idee bellicose. È un fatto che i
portatori di una medaglia di Casa Savoia,

in

suoi satelliti,

aveano percorso 1' Italia cercando affiliati al Re; quiudi
esso mirava ad ingrandirsi e si dirigeva ai popoli. È
un fatto, flnalmeute, che ai milanesi furono promesse
armi, munizioni ed un comitato per
cose non
il

si

videro mai.

dirigerli; le quali

La mina dunque

più piccolo ed impreveduto

era

pronta,

poteva

accidente

farla

scoppiare: sarebbe stato perciò non solo dovere del Re,

ma

conseguenza logica del

tenersi prontissimi a

fatto,

qualunque evento, concentrando

alla frontiera,

15 a 20,000 uomini pronti a passare

almeno,

Ticino.

il

popolo prese l'iniziativa con impeto straordinario:

Il

levò unanime e attaccò da per tutto lo straniero.
Supponiamo che in Piemonte si fossero ignorate le

esso

si

posizioni delle

nemiche,

forze

il

18 marzo,

il

difficile.

iniziato

quale continuando

stanza non essere una

ben

cosa

ebbe contezza del combattimento

Si

popolo

dal

19 provava abba-

il

semplice scaramuccia,

ma una

insurrezione, epperò gli austriaci avrebbero dovuto essere impegnati coi cittadini, o in ritirata.

nazionale avea scosso
tese avea perciò
citi regolari,

con

1'

1'

esercito, ed

Il

istruzione e la mobilità

lo spirito delle

esso era invincibile!! Quale

sentimento

soldato piemon-

il

degli eser-

masse rivoluzionarie

momento

:

più propizio per

prendere P iniziativa?
Asteniamoci da qualunque combinazione strategica,

potendo essa sembrare

la

conseguenza dei

conosciuti e quindi ben diffìcile

fatti in

seguito

concepirsi in

a

quel

momento, e limitiamoci a seguire
dettami del solo
senso comune, il quale bastava per indicare come obbiettivo al generale, che avrebbe comandato i supposti
i

15 a 20 mila uomini,

pugna

il

luogo ove maggiore ferveva

e più necessario era

il

la

soccorso, ovvero Milano.

Questo corpo avrebbe potuto passare

il

Ticino a Pavia,
57
o pel ponte di Buffalora, secondo
corpo nemico che

grosso
che

dell' esercito

un corpo

d' azione

Eukawina

reggimento

il

trovava nei Ducati, e così

si

neva fuori

primo muovere po-

al

mila uo-

di circa 5 a 6

brigate di Maurer e Strassoldo non arrivarono

Le

mini.

anche

piccolo

il

Pavia, e staccava dal

trovava iu

si

posizione ove aa-

la

annientava

rebbesi trovato. Nel primo caso

a Milano che

22

il

quindi

la sera;

piemontesi freschi,

i

pieni di entusiasmo, inorgogliti dai primi successi, incon-

travano

Milano 10 a 15 mila austriaci stanchi

in

dal

combattere, mancanti di viveri, abbattuti di spirito, tanto
dai rovesci, quanto dalle notizie di Vienna, che avevano
in parte scoraggiato gli officiali.

Che poteva

fare

detzky? Chiedere un armistizio, e venire a patti per

Rasal-

vare almeno la truppa. Nel secondo caso, ovvero pas-

sando

il

Ticino a Magenta,

la brigata

il

primo

Maurer; battuta questa,

era dissimile dal

pnmo.

Se

il

il

urto

maresciallo,

supporsi, avesse sgombrata Milano al primo

movimento

del

stata al certo

desse

passo,

il

dei piemontesi, la sua sorte

men

triste.

una

Una

tagliarlo

dalla

base, o

pure

com' è da
annunzio

non sarebbe

sola città che gli chiu-

sola strada barricata,

molito, sarebbe bastato per dar

soffriva

lo

risultamento non

tempo

ai

un ponte depiemontesi di

raggiungerlo

ed

attac-

carlo.

Finalmente, considerando
tico,

la cosa sotto

l'

aspetto poli-

pare impossibile come quell' accozzaglia di

che consigliava e circondava

Re Carlo

gente

Alberto, non avesse

né testa né cuore abbastanza per comprendere

quanto

monarca
presentarsi come aspirante ad una
un esercito vittorioso, o almeno

sarebbe stato più efficace e più degno di un
e di

un guerriero

corona

cacciandosi
il

il

alla testa di
il

nemico d'innanzi, invece d'aspettare che

Martini giungesse da Milano a recargli la nuova ch'era

già libera.

Ed anche che

il

Martini avesse ottenuta la

chiesta dedizione, che cosa valeva ? Se Carlo Alberto gua-
58

dagnava

opinione pubblica, avrebbe

1'

rona senza dedizione
capace

come

riscontro

a

Durini? Poteva

solamente es-

pretesto ad una guerra civile.

Senza che, grandemente rilevava

interessi

del

popolo non avesse tempo sufficiente alla

il

vit-

Una dimostrazione

toria.

co-

la

non era

un atto illegale fatto da un Ca-

nn Borromeo, un

sere utile

Re, che

ottenuto
invece

guadagnarla, che sarebbe stato,

di

della potenza popolare,
sati,

Se

preventiva.

agli

un

fatta con

reggimento

sol

bastava a decidere Radetzky alla ritirata, ed indurre nel

popolo stesso il dubbio che senza il soccorso regio il
nemico non avrebbe volto le spalle. Questa semplicissima
operazione acquistava a Carlo Alberto
salvatore. Invece egli entrò in

titolo di

Re

allorché

il

gli

Lombardia

austriaci erano a Montichiari. L'iniziativa era perduta,

epperciò la guerra allora cominciava

poteva comprenderlo, esso
tutto,
la

un

il

nemico

guerra

finita.

in

piena

si

ma

popolo non

il

da per

supponeva

e quindi

ritirata,

Scorgeva poi un monarca

procedere a rilento e

esercito,

;

vedeva vincitore

pieno

zione sulle tracce di quel nemico

alla testa di

di

vinto

marcia

disarmati, e pretendere per questa

dell'Alta Italia. Certo che le apparenze

circospe-

dal

cittadini
la

corona

non favorivano

Carlo Alberto.

Come

spiegare che, ad onta di queste

ragioni così

potenti e così armonizzanti cogl' interessi del Re,

trovasse neppure un battaglione pronto a passare
cino, e

si

cercasse invece disarmare

non

volontari? L' igno-

i

ranza non è sufficiente giustificazione,

ma

si

spiega piut-

tosto con la corrispondenza diplomatica, dalla quale

Re occupava

Lombardia per supplire

sulta che

il

mancanza

degli austriaci e sviare

la

poste tendenze; e che l'aumento

il

si

Ti-

il

ri-

alla

popolo da altre sup-

dato all'esercito non

era conseguenza delle sue idee bellicose contro lo straniero,
tro

il

ma

precauzioni per difendere

popolo,

e,

il

suo trono con-

quando occorresse, contro

la

Repubblica
59
francese; e che la propaganda fatta in Italia avea per

iscopo di frenare

promesse

popolare, e

le

partivano da subal-

lombardi

ai

buona

fede.

pure questo procedere che tanto ringrettiva

al co-

monarca che sembrava

aspi-

terni del partito, che forse

E

fermento

crescente

il

di soccorso

spetto dell' universale un

lavoravano

in

rasse al titolo di Eroe, fu rilevato dall' entusiasmo dell'

esercito piemontese. Quell' abbracciarsi

cittadini,

di

piemontesi e lombardi,

soldati o

di

vedere quei

il

sol-

dati a cui durante la loro vita erasi insegnato

il

solo

Re; mandare spontaneo quello

di

Viva

Viva

grido di

il

l'Italia; quell'agitarsi di caschi alla

rendeva l'esercito piemontese

bello, brillante, italiano,

ed a questo dovè Carlo Alberto
Coloro

popolari.
le cose,

attitudine.

Ma

Re,

poco

sì

1'

accoglienza
dalla sua

favorito

questi dimenticavano che

non ha veruna tradizione

applausi

superficialmente

credettero non abbastanza fervida

fatta dai lombardi al

Italia

suoi primi

i

guardavano

quali

1

punta delle baionette,

la

monarchia

gloriosa, e che

in

dalla

poesia al coramei'cio tutto è decaduto sotto la sua influenza.

Be

Da

è partito

tremila anni in Italia

sempre da

labbra

grido

il

salariate;

di

Viva

quindi

già molto che cominciasse ad essere spontaneo pel
di

Sardegna.

litare la

Carlo Alberto era sul

monarchia

cammino

dandole

in Italia,

la

il

era

Re

di riabi-

prima tradi-

zione gloriosa.

La condotta

del maresciallo

non fu militarmente meno

riprovevole. In una città insorta, ove
delle case

dominano

ritirata e punti di

le

i

cittadini padroni

strade e trovano da per

tutto

appoggio, un esercito non può vin-

non ha obbiettiva diretta. Può speun successo nel solo caso che 1' insurrezione si
agglomeri tutta in un luogo come fu a luglio in Francia, ed a maggio in Napoli. Ma senza questa circostanza
un esercito che vuol sottomettere una città bisogna che
sorta e la bombardi. Fin dal terzo giorno Radetzky
cere, giacché esso

rare

;
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Carlo Pisacane - Guerra combattuta in Italia negli anni 1848-49

  • 1.
  • 2.
  • 3.
  • 4.
  • 5. o--
  • 6.
  • 8.
  • 9. 3. TORICA DEL RISORGIMENTO ITALIANO Serie IV, N. 12 LICATA DA T. CASINI E V. FIORINI GUERRA COMBATTUTA IN ITALIA NEGLI ANNI 1848-49 NARRAZIONE CARLO PISACANE ripubblicala per cura del Prof. I^Viei Le MAIMO rivoluzioni materiali allorché l' popolare. --s^ "^ ROMA-MILANO SOCIETÀ EDITRICE DANTE ALIGHIERI DI ALBRIGHI, SEGATI & si compiono idea motrice è già divenuta C.
  • 10. .^^;:vv L'Editore intende godere del privilegio accordato sulla proprietà letteraria. fi+oK T»;^
  • 11. PREFAZIONE Le varie spiegazioni che dato ai anni, i fatti piti i diversi partiti questi di notevoli documenti rinvenuti, le conseguenze risultano da uno stretto e logico esame, condurre ad una certezza quale, se non è che possono osservazioni, nelle assoluta, è tale potersi confutare senza hanno due ultimi la almeno da non prima rinvenire altri do- cumenti ed altre prove che rischiarino alcuni punti coverti ancora dal velo del mistero. Il progresso mira ad agguagliare tutte ed a proclamare luzioni segnano campo La delle la i sovranità del dritto. Le rivo- punti trigonometrici umane le classi vasto sul vicende. tirannide opprime i popoli, e beata si delle sue usurpazioni, finché il i)rogres80 lento continuo delle idee comincia a richiamare zione di quelli sul peso delle gode proprie 1' ma atten- catene; e
  • 12. 6 siccome sono sempre ribadite dalla menzogna, lo umano spirito denza che attiene si causa alla ricalcitri prima idea o alla distrugge V antico, e su di esso tirannide, destinata a percorrere In tal modo avendo per il nuovo errore il nuova eleva si asintoto cloide del progresso continua despotismo, del Un poco curandosi di esaminarla. cre- medesimo il vero, ciclo. la ci- suo corso. Gli schiavi furono francati dalla formola della fratellanza evangelica, lo stato misero, ignoranza l' in cui vivevano, fece loro accettare tutte le cose predicate da uomini, d' i quali o videro la necessità ingannarli per loro salvezza, o erano essi desimi Ma illus:. non ragionare, educate le gli scaltri tosto le ed alleandosi con la forza, me- masse a credere e padroneggiarono, cattolicismo, il il pri- formarono la nuova tirannia vilegio ed il sostenuta dall'arma medesima che aveva abbat- trono, tuta F antica: la fede. Lutero cominciò a scrollare sostituendo all'autorità il libero nuovo il esame; del secolo decimottavo gli diedero quei filosofi, benché all' i filosofi crollo. Ma di vaste cognizioni, di acutis- simo ingegno e di animo cere il edifizio, forte, influenza della società dovettero soggiain cui vivevano, né poterono internarsi nel profondo delle loro dottrine. Essi misero in mostra l' impossibilità delle
  • 13. massime evangeliche, sparsero e ridonarono all' uomo l' freno, ma ridicolo sulla fede libertà la Spezzarono impostura. rapito il che senza crearne uno novello. Il socialismo fondato sulP utile di ciascuno, e non già negazione ed il loro sensi. I loro cbe nebbia li lumi furono circondava, sbrigliato affatto. lissima E ramo aveva che mente e la lotta, della curva. la sotto i una società inegua- sulla compita ab- inviluppati dalla La al il vertice classe media potente rivoluzione, di mezzi, oppresse la libertà, nuova tirannide concorrenza; quindi di quest' altro cadde sull' V egoismo rimase e perciò ricostituì si non sacrifizio, aveva gli un ignobile così di man- popolo che cava di tutto. L' èra nuova verso cui passi ridurrà l' immensa vernativa alla sua piìi popolo non delegherà Il solo sostegno del blica. Il avviciniamo a gran putrida macchina go- e semplice piìi, espressione; né potere, governo sarà genio è destinato co' suoi lumi, 1' ci a 1' il né volere. opinione pub- servire il popolo ed ottenere non altro compenso che accettazione delle sue idee. L'Italia soggiacque alla rivoluzione dell' 89, e debolissima come era rimase pregia dei classe media, che avea quasi stata la supremazia, forti. La da per tutto acqui- restò in Italia sotto crudo despotismo. La nobiltà, che si il più trovò già in
  • 14. 8 parte assorbita troni, venne distrutta. famiglie, parte si dai avanzi di queste G-li rifugiarono nelle anticamere delle corti, parte si confusero con la classe media. I primi costituiscono, ove è corte italiana, la sedicente aristocrazia, legata al trono non già per grandi ma interessi, ignoranza per ed ignavia. La borghesia voleva tava la nazione, e da rappresen- esistere, essa uscirono lei cospi- filosofi, ratori e martiri. Costoro, oppressi dal despotismo, non ebbero campo gno, e furono e sono meno propugnatori i ed formole di uiciotto secoli fa, parole. Infine gresso, il ma di e predicano mezzo le il pro- antiche mas- Queste sterili veruno, parole, ridotte a preoccuparono delle fine la costituzione del- generare concetto inorpellate da belle poesia, rivoluzione proclamatori 89, già trasformata in tirannide. dottrine non poterono Essi interdetti. della mascherate con altre hanno predicato proponendo come sime del Vangelo, e come l' i V inge- spiegare come pensatori rimasero sangue, dell' 89, a sufficiente i cuori sensitivi forma della gioventù italiana, la quale in quelle mistiche declamazioni unicamente imparava 1' odio contro il passato, che in tutta la forza degli abusi era rias- sunto e rappresentato dai cospirare, e come governi. Si fecero a cospiratori spiegarono maggiore abilità di quello che non avevano mostrato come
  • 15. 9 filosofi. Ma tutti moti i meno Quindici, più o vasti, caddero il dap- tutti, poiché essi attaccavano la forma del e non già dopo iniziati in Italia despotismo despotismo medesimo. La parola de- il mocrazia, di cui si servavano, sonava per essi il regno della borghesia, la quale, benché oppressa politicamente, regnava per la costituzione sociale; quindi si trattava di transazione o di cambiamenti Ma d' individui. l' tirannelli d' Italia, protetti dal- i Austria, erano troppo forti perchè potessero es- sere abbattuti da muoicava alle un movimento quale non il co- si masse. Per tal guisa la classe media, che in Francia opprime ed avvilisce la nazione, in invece Italia diede nobilissime tanto ad ogni loro conato despotismo infieriva si contro di esso, masse, le tire il si vittoria più il ingordo; fortificava nei cuori l'odio non comprendevano quello che voleva, ma cominciavano a sen- bisogno di migliorare. La formola, rola di questo In- incominciava a passare nelle e quali forse dagli agitatori ogni diventava e quindi maggiormente e ad vittime. futuro non esisteva la ancora pa- nelle menti. L' Austria continuava a concentrare €d incurvava dendo veneti così un arco la reazione della intesero di sua di acciaio, non elasticità. I essere italiani stria volle che fossero tedeschi. il potere, i)reve- lombardo- appena La parola l' Au- nazio-
  • 16. 10 naUtà percorse da un estremo ed l' i altro all' bisogni materiali del popolo, cV Italia^ desiderii del- i ardente e poetica gioventù, furono espressi da Lo tale parola. la straniero fu additato da tutti causa di ogni male. Era poiché il Gre- Papa, dap- Lambruschini. Accorato accoglienza si amministrative. il nuovo Popolo e del con perdoni applausi, cercò accarezzarlo e piccole riforme X)rima allorché a eletto Conclave preferì la dappocaggine di Ma- Pontefice della fredda d' Italia successe Pio IX; stai all'astuzia di vago V in questo stato XVI gorio si come popolo Il dap- riuniva in piazza per applaudire, quindi riunì p^r chiedere, e Papa Mastai principiò suo malgrado ad essere travolto dal torrente che medesimo aveva disarginato. vedevano addensarsi Se gli ardenti essi dicevano, traducono in I la bufera e n' desiderii della quale forza erano tremanti. gioventù alleati coi bisogni fatti, egli lombardi ricchi italiana, della plebe, si tutelerà le nostre usurpazioni? Senza volerlo essi vedevano più in là del popolo stesso. L' usurpatore sente di difendersi, prima che dicarsi. In cerca di siero al 1' le bisogno usurpato pensi a ven- un rimedio Re Sabaudo, il rivolsero cui antiche il velleità penad- ditavano come ambizioso. Derisi dapprima da quel Re, ne ottennero i)oi vaghe promesse; forse per- chè riuscirono a persuaderlo dei vantaggi che prò-
  • 17. 11 metteva l' o perchè in tal guisa credè impresa, monarca allontanare dal suo trono minacciavano pensò di sviare che pericoli gli spiriti dall'azione, ed anche ; alimentan- una vana speranza. doli di Ottenute queste promesse, dell' italiana aristocrazia si gne, visitarono Roma la cosa più scaltre volpi le sparsero per le Koma- e Toscana, ordirono più va- sta rete in Lombardia, e né i gli altri principi d' Italia il da per tutto riuscirono, poteva succedere altrimenti; dappoiché non eravi concetto veruno nella mente del popolo, anzi i nalità suoi desiderii espressi nella non escludevano italiano. lia il Tutte il parola nazio- concorso di un principe le menti, tutte le speranze d'Ita- ed furono quindi rivolte verso Carlo Alberto suo esercito. In Lombardia i ricchi seppero bene approfittare della buona fede del questi quasi si poi^olo, gettò nelle loro braccia, e già uomini del nuovo potere si additava un sì che come Casati, un Borromeo, un Durini. Così gV italiani, unificati dall' odio divisi dal despotismo, che esso inspirava. di idee motrici, erano spinti al Mancanti moto dalla sione che esercitavano su di loro i erano tiranni. pres-
  • 18.
  • 19. Teatro della guerra La cresta delle Alpi — ammasso di granito che surse primitivo oceano e spinse le sue discordi ed irre- dal cime ad golari altezze curvandosi in un sterminate, semicerchio che volge la sua concavità ad austro cresta degli più e efficaci Appennini micerchio il si diametro del se- diresse verso scilocco uno sviluppo Queste acque, correndo laghi, fine, — formano una che di circa al insormontabili, e sparse altre arrestate però in profondi d'onde sgorgano con più limpide onde; precipitandosi per le trac- Italia. mare, parte alimentate pe- rennemente dalle ghiacciaie delle Alpi, da ostacoli la meno Alpi, quindi a poca distanza dal cen- 1300 miglia, principale separazione delle acque in linea di —e surse con eruzioni depresse cime lungo delle tro incurvandosi, cia la — che altre, in- pendici dirupate e ripide degli Appennini, squarciarono il dorso dei monti nelle numerose vallate che costituiscono la tei'ra italiana, L' Italia può considerarsi divisa in due parti la continentale e la peninsulare. La prima comprende il bacino del Po ed il Veneto, e scarica tutte le sue acque :
  • 20. 14 nel golfo di Venezia. L' altra vieu divisa dagli Appen- due bacini del Tirreno nei nini e dell' Adriatico. La parte continentale dell' Italia è circoscritta in un semicerchio che ha la cresta delle Alpi per circonferenza; una linea che unisce le bocche del Varo come diametro, e Parma come centro. e dell' Isonzo Le Alpi, chiostra che la natura pose a difesa un da versano lia, lato le loro acque Noriche, le le si divìdono in vari gruppi. Le Giulie, formano e le Lepontiche Eetiche partendo da oriente, di questi gruppi, Po da quella del Dan ubio e del Reno da cui sorgono la Drava e la Mura, sotto Vienna, e sono 1' Europa, del Po mare ; al le quali tor- Monte Bianco che domina valle del Po da quella del Ro- Alpi Marittime dividono la valle le ma esse della semicirconferenza, tangente fin linea delle Giu- del dividono la dal Noriche, protendono si Graie e Cozie, fra cima Finalmente dano. la valle del le alpi ; come una seconda Le Alpi Pennino, reggia la canuta il primo nodo do- cui il minante è quello del Gottardo, e dividono lie. di fanno acquapendenza a più lon- Venezia, e dall' altro tani mari. Esse d'Ita- golfo nel e non seguono più si lo sviluppo volgono indentro, quasi Varo, fiumana che compie la frontiera verso Francia, e specchiano nel mare le loro falde, le quali comprendono sorgente la contea di Nizza. Bormida, ove sono cambiano tena che il si loro le cime più depresse nome snoda, Alla col di questo della gruppo, in quello di Appennini, e la ca- nome particolare di Appennino Ligure, sviluppa le sue giogaie in un arco che circonda il mar Ligustico, e versa le questo mare e acque in nel Po. Dalle Alpi si distaccano altezza e costruzione alpina delle catene ; ma siccome di monti, di le acque dei loro versanti corrono tutte nel golfo di Venezia, pren- dono il nome di Alpi interne o Prealpi. catena delle Prealpi è la Camonia, la La principale quale dalle sor-
  • 21. 15 genti dell' Adige protende verso mezzogiorno in varii si che vanno sempre depriaiendosi, e fasci di eccelse cime, prendono Le acque tano nomi i Tonale e Prealpi dì Stelvio, Tirolesi. versante orientale di questa catena del si get- nell'Adda, quelle dell'occidentale e nell'Adige, nell'Oglio e nel Chiesi, valli separate fra loro da cre- di queste creste è parallela l' Oribia, la quale corre in direzione la valle Val-Tellina, o frammezzo lasciando Retiche, Alpi alle La prima dalla catena Caraonia. ste che si distaccano dell'Adda, e dividendo dalla valle dell' Oglio, o Val-Camonica. Un la questa ramo altro biforcato divide la ValCaraonica da Val-Chiesi, aprendo nel suo mezzo le corso al Mella o Val-Trompia. Tutte il dall' Adda all'Isonzo, fauno che accompagnare e non Dora, alla dall'Adige Prealpi, catene delle altre dividere le loro acque, le quali si gettano nel golfo di Venezia e nel Po. Nel sistema sorge e il della montagne, dominate dal Monte-Viso, le fertili pianure del Piemonte di Po, che traversa Lombardia, catena delle Alpi si e raccolto, con corsi quasi glio, la il la : il Mincio. la Scrivia, la Al di là del Mincio, Tagliamento gettano le e Po il Dora, la Sesia, Chiesi ed Bormida, 1' acque parallelo ad esso perpendicolari, principali fiumi che riceve nistra sono quasi Appennini che circondano delle Alpi e degli I correndo alla getta nel golfo di Venezia dopo aver Isonzo, delle E il 1' acque dalla sua sponda Ticino, il si- Adda, l'O- 1' dalla destra Trebbia, le suo bacino. il : il Panaro ed Tanaro, il Reno. Adige, la Brenta, la Piave, sono Alpi le principali il fiumane che parte nel mare e parte nella laguna. Fra tutti lata è della questi fiumi l'Adige è quello la cui val- maggiore importanza militare. Esso sue fonti nelle Alpi Retiche e corre ha da occidente le ad oriente quasi parallelo al corso dell' Inn, che raccoglie le acque dell' altro versante. Bagna Prad, tagliando la
  • 22. 16 comunicazione che unisce la valle dell'Iun con quella dell' Adda e dirige verso mezzogiorno. si A Merano s'incurva Bagna Bolzano, ove ri- pel passo dello Stelvio. ceve dalla sponda sinistra apre la comu- Reinz che il nicazione fra la valle dell' Adige e quella della Drava. Scorre in seguito fra sponde depresse, e riceve dalla destra None, che unisce il la una strada xnano in sponde Da Trento sino a Verona, difende la forte chiude la comunicazione di scorre seguono le valli dell'Adda, menano a Lecco, a Bergamo, a tanza strategica di è padroni dell' alto Caldiero, che Legnago, dell' Oglio, del Chiesi, Brescia. Ma V impor- ogniqualvolta le taglia si tutte trasversal- Due comunicazioni discendono lungo mente. impa- s' Le comunicazioni esse è distrutta Adige che riceve traversa le paludi di Ar- getta nel mare. si fra quasi Verona a Vicenza, e quindi, dopo aver bagnato luda anch'esso e le quali onde stretto correndo poi posizione di che dalla sinistra l'Alpone, cole, 0- dell' d' rotabile, per la valle della Sarca, mette in Val-Sabia, o Val-Chiesi. dirupate sua valle con quella Quindi bagna Trento, glio pel passo del Tonale. destra la una segue la cresta dei monti, passa per la Corona, fra monte Baldo e monte Maguone che la separano dal lago di Garda e dal fiume, quindi si svi- dell' Adige: 1' luppa nella valle del Tasso, influente è dominata fiume, e, dall' altipiano di Rivoli. dell' Adige, ed il lago ed gue il fiume. il paese Dietro di Rivoli le due comu- si uniscono e raggiungono la strada che uni- Verona e Peschiera. Finalmente un' altra strada se- nicazioni sce il giunta ad Incanale, monta con una rampa sullo stesso altipiano di Rivoli, chiave però di tutto fra ivi L' altra costeggia la sinistra dell' Adige ed unisce Trento a Verona. la Sarca, la quale si apre una Dal monte Tonale sorge selvaggia vallata attraverso le Prealpi Tirolesi; giunta a Riva nome si spande nel lago di Garda, di Mincio. I da cui esce col monti, dopo aver circondato il lago.
  • 23. 17 accompagnano Mincio con il una le loro ultime ondulazioni, molto avanti formano un saliente le quali spingendosi linea parallela al Po, che traccia Questo sa- parte montuosa dell' Italia continentale. la domina tutta Chiesi, 1' Adige ed la liente Sona, Sommacampagna fra Sulla sinistra Po. il compresa del pianura e Custoza sono di piede di tutta il le basso il Mincio, cime domile ultime nanti del saliente che vanno a perdersi con ondulazioni a Feniletto e Fenilone. Sulla sponda destra i punti dominanti sono Castiglione, Cavriana e Volta, e vanno perdendosi sino a Groito. Questi monti, questo lago, questi fiumi, e le quattro piazze forti di Peschiera, Mantova, Verona e Legnago, formano compreso fra l' Adige ed Chiesi il d'armi, o campo trincerato, chiave una del terreno vasta piazza dell'intero bacino del Po. Le due strade, 1' una che dall' Adige mena al Chiesi partendo da Verona e passando per Peschiera e Desanzano, e 1' ciano coi quadrate, terà dalla altra che passa per Legnago due fiumi un quadrilatero e Mantova, di circa trac- 360 miglia si è sempre disputato e si dispuGermania (salvo casi eccezionali) il possesso nel quale Questo quadrilatero è internumerose comunicazioni, che parte traversano dell' Italia settentrionale. secato da la pianura, parte le alture. Esse tagliano il Mincio a Monzambano, Bozzolo e Goito, che dalla sponda destra dominano la sinistra ed a Salionzo e Valeggio, che dalla sinistra dominano la destra. Le colline le quali formano il detto saliente, di cui il Mincio può dirsi la j capitale, difendono immediatamente, o con una posizione di fianco, tutte queste comunicazioni che traversano il quadrilatero. Se consideriamo la sola vallata del come la ma teatro della guerra, allora due prima volta urtarsi in una Po ed eserciti direzione il Veneto possono qualunque; nel seguito delle loro operazioni essi dovranno as- Guerra combattuta in Italia. 2
  • 24. 18 solutamente stabilire loro basi l'uiia le ad oriente, tra ad occidente, ed operare secondo la Po. Un dell' Oglio e del Chiesi 5 all' Ad dell' Ad» da occidente, giunto esercito che parte è minacciato di esser girato per valli le 1' direzione quindi per mantenersi in t posizione, o spingere avanti le masse, bisogna che cupi con un corpo considerevole l'alto Adige; salv< caso in cui dall' si abbia che la certezza Un (come nel 1848). di forze tale il man nemico esercito sposti Adige, per arrestare strategicamente la marcia toriosa del nemico, bisogna che passi ultime operazioni difensive saranno Scrivia, che unisce Alessandria a Un nella le gato della Scrivia, sue comunicazioni. Se tale ad un valle f d« occidente r senza esser padrone di Al la Sesia sandria e della valle rebbe le Genova. esercito operante da oriente ad può oltrepassare Po; e il movimento altrimenti esp esercito obi retrogrado, è strategicame bisogna che retroceda sino a Cremona; quindi trov sull'Adige una valida posizione difensiva; ma spost da questo fiume, esso potrà essere girato per le vi del Rienz e della Drava; e però, se gli sta incontro nemico molto superiore, bisogna che passi le Alpi, poi consideriamo allora diverse come sono teatro della guerra le 1' Italia tut combinazioni che offre la i topografia. Le Alpi come una muraglia di granito la cingoi il Po forma la seconda barriera e dietro di esse la < natura pose a difesa della penisola. L' importanza militare da che cili la civilizzazione le passi. sibili, delle Alpi è molto La stagione invernale ma, liquefatte scem traversò con numerosi e le nevi, li rende quasi inacc un' armata non incontr grandi ostacoli per valicarli. Egli è vero che tutti qui passi offrono delle posizioni in cui a difesa potrà tener testa ad un una truppa nemico pai molto sn
  • 25. 19 ma riore, è cosa ben tanti passi sceglierà diflScile il 1' quale dei accertarsi nemico; difenderli sarebbe tutti disegno rovinoso affatto. Supponiamo cisi all' la Svizzera neutrale e gì' italiani offensiva. L' invasione straniera sarà Bolo da occidente ed oriente; nel primo caso bisognerà passare le Alpi ed occupare Montmeillan nella dell' Iser, sercito. guardando In tal municazioni di de- possibile modo il Varo con un gì' italiani vallata corpo d' forte minaccerebbero nu nemico che tentasse attuare sione senza dar battaglia. Nel secondo caso spiegarsi sulla Drava, fra Willach e e- le co1' inva- bisognerà Klagenfurth, pa- droneggiando V alto Adige con un considerevole corpo d' esercito. Se poi venisse adottata la difensiva, allora la parte occidentale si difenderebbe concentrando forze a le Torino, d' onde moverebbesi incontro al nemico appena luogo del suo passaggio, mentre un corpo conosciuto il d' esercito difenderà la valle della Bormida fra Carcaro e Dego, onde arrestare e dar tempo a il nemico che girasse tutte le forze di accorrere. trazione delle forze, per da difendersi un' invasione dalla parte orientale, deve operarsi nella valle dige, il Alpi le La concendell'A- grosso delle forzo in Verona, ed un corpo d' e- sercito nell'Adige superiore. Dando poi al teatro della guerra il suo pieno svi luppo, supponendo l'invasione possibile per tutto bono essere i il giro Milano e Verona deb- delle Alpi, in tal caso Torino, quartier generali di tre eserciti, che deb- bono tenersi pronti ad nemico più vicino. operare concentricamente sul L' Italia peninsulare è divisa dagli Appennini in due dell'Adriatico e del Tirreno, in ognuno dei una lunga comunicazione longitudinale mena sino bacini: quali al fondo delle Calabrie. Esse varie strade trasversali che sono aprono unite fra la loro da comunicazione
  • 26. 18 solutamente stabilire le loro basi l'una ad oriente, tra ad occidente, ed operare secondo la Un Po. esercito che parte da occidente, giunto è minacciato di esser girato dell' per valli le l'al- direzione del all' Adige dell' Adda, Oglio e del Chiesi; quindi per mantenersi in tale posizione, o spingere avanti le masse, bisogna che oc- cupi con un corpo considerevole l'alto Adige; salvo caso in cui abbia la certezza che Un (come nel 1848). di forze dall' si tale il esercito spostato Adige, per arrestare strategicamente la marcia toriosa del nemico, bisogna che passi ultime operazioni difensive saranno Po; e il nella il manchi nemico vit- sue le valle della Scrivia, che unisce Alessandria a Un può oltrepassare le della Scrivia, sue comunicazioni. Se tale ad un non senza esser padrone di Ales- la Sesia sandria e della valle rebbe gato Genova. da oriente ad occidente esercito operante movimento altrimenti espor- esercito obbli- retrogrado, è strategicamente bisogna che retroceda sino a Cremona; quindi troverà sull'Adige una valida posizione difensiva; ma spostato da questo fiume, esso potrà essere girato per le valli del Eienz e della Drava; e però, se gli sta incontro un nemico molto superiore, bisogna che passi poi consideriamo allora diverse come sono teatro della guerra le 1' le Alpi. Se Italia tutta, combinazioni che offre la sua topografia. Le Alpi come una muraglia di granito la cingono, il Po forma la seconda barriera che e dietro di esse la natura pose a difesa della penisola. L' importanza militare da che cili passi. sibili, delle Alpi è molto la civilizzazione le traversò La stagione invernale ma, liquefatte le nevi, li scemata con numerosi e fa- rende quasi inacces- un' armata non incontrerà grandi ostacoli per valicarli. Egli è vero che tutti questi passi ofl'rono delle posizioni in cui a difesa potrà tener testa ad un una truppa nemico parata molto sape-
  • 27. 19 ma riore, è cosa ben tanti passi sceglierà difficile il 1' quale dei accertarsi nemico; difenderli tutti sarebbe disegno rovinoso affatto. Supponiamo all' cisi Bolo la Svizzera neutrale e gì' italiani offensiva. L' invasione straniera sarà de- possibile da occidente ed oriente; nel primo caso bisognerà passare sercito. Alpi ed occupare Moutmeillan nella le dell' Iser, guardando modo In tal municazioni di il Varo con un gì' italiani forte minaccerebbero un nemico che tentasse attuare sione senza dar battaglia. Nel secondo caso spiegarsi sulla Drava, fra Willach e droneggiando 1' vallata corpo d' alto e- le co1' inva- bisognerà Klagenfurth, pa- Adige con un considerevole corpo d' esercito. Se poi venisse adottata la difensiva, allora la parte occidentale si difenderebbe concentrando forze a le Torino, d' onde moverebbesi incontro al nemico appena conosciuto il luogo del suo passaggio, mentre un corpo Bormida fra Carcaro onde arrestare il nemico che girasse le Alpi dar tempo a tutte le forze di accorrere. La concen- d' esercito difenderà la valle della e Dego, e trazione delle forze, per da difendersi un' invasione dalla parte orientale, deve operarsi nella ralle dige, il dell'A- grosso delle forze in Verona, ed un corpo d' e- sercito nell'Adige superiore. Dando poi al luppo, supponendo teatro della guerra l' il suo pieno svi invasione possibile per tutto il giro Milano e Verona deb- delle Alpi, in tal caso Torino, bono essere i quartier generali bono tenersi pronti ad operare nemico più vicino. di tre eserciti, che deb- concentricamente sul L' Italia peninsulare è divisa dagli Appennini in due dell'Adriatico e del Tirreno, in ognuno dei una lunga comunicazione longitudinale mena sino bacini: quali al fondo delle Calabrie. Esse varie strade trasversali cìie sono aprono unite fra la loro da comunicazione
  • 28. 22 Spostato l'esercito anche da questa base, il suo «tato uon dovrà certamente essere troppo florido quindi con; tinuando la sua difesa sul Sile, per poi ritirarsi Calabrie, la sua distruzione sarebbe inevitabile; ché nelle Calabrie al il fronte strategico, fronte manovra, l'obbligherebbe diretto di un nemico Epperò in questo tito se non quello raccogliere tutte baldanzoso nelle dappoi- ristretto quasi a sostenere l'urto per tante vittorie. estremo periglio non avvi altro pardi le formarsi risorse che sul rialto Irpino, ivi potrebbero ottenersi dalle Puglie e dalle Calabrie, e quindi riprendere un'ardita offensiva pel bacino dell' Adriatico.
  • 29. insurrezionali (Iloti liif*iirrezioiie in Keggio e Messina (29 agosto 1847) — Solleva- — Reggimento costi«ione della Sicilia (12 gennaio 1848) Sollevazione del Lombardo- Veneto tn/ionale in Italia — (18 marzo). Le cagioni narrate facevano fremere Alpi al Lilibeo, ed il Il solo Italia strappava suo frenaere continue concessioni. cipi 1' Borbone dalle ai prin- di Napoli era il più saldo, e si mostrava avverso a qualunque miglioramento, asserendo che le leggi delle Due Sicilie erano tanto superiori a quelle delle altre parti d' Italia, che nulla vi era a riformare. Egli parlava il sistema del governo, più dura nide, noto in Italia, anzi in delle Europa, frutto egregio scrittore, dipinse a vivi colori delle popolazioni siciliane. L'autore deva con i Sicilie, penna misero di stato esso di pochi versi che riportiamo, libretto Due della il tiran- la un più profonda era la corruzione; ed avente per titolo Protesta del popolo ap- pienamente sentiva si ma vero, il punto perchè queste leggi non favorivano i conchiu- quali pongono a nudo le scelleraggini di quel governo. « Chi non è ti-a gli oppressori, si sente da ogni parte « schiacciato dal i)e8o della tirannia di mille ribaldi, e « la pace, la libertà, la sostanza, la vita degli uomini
  • 30. . 24 dipeudono dal capriccio, non dico « onesti, « cipe o di un Ministro, « una baldracca, d'una ma di ogni del Priu- impiegatello, di d'un birro, d'un gesuita, spia, un prete » Domenico Komeo, di Calabria, uomo di mente e di azione, avea ordito una vasta congiura, la quale si esten« d' deva quasi per tutto iniziò moto il comune S. di rono giate la resa ad un castello, ed le autorità esempio 1' nel quale presidio. il poca guarnigione depositò Gerace seguì arresti. le Da erano si rifu- castello fu reso, la Il ed armi, le comune il di Reggio. di Intanto nel tempo medesimo Palermo si marciarono su Reggio, ed intima- liberali i 1847 29 agosto Il Viva V Italia, e nel piccolo Stefano sventolò la bandiera italiana. S. Stefano regno. il col grido di il governo scovriva in Ala della cospirazione, e vi faceva numerosi Questo produsse cambiò scoraggiamento, e lo spirito di varii corpi militari iniziati in essa. L' insur- rezione simultanea mancò, e la sola Messina rispose al moto delle Calabrie. Il l** settembre una vani generosi percorse la città gridando IX; ebbe Viva Pio con varii scontri mano di gio- Viva Vltalia, le pattuglie, e, non secondata, fu dispersa. Il Re, avuto contezza del movimento di Reggio, vi spedì due fregate a vapore con due battaglioni e quattro montagna; pezzi da tembre in quella questa era dì Pizzo. I Reggio, già liberali, si le due fregate comparvero rada, mentre sbarcata una parte a forza cannoneggiata Paola e parte vedendo impossibile il 1' movimento. I due vapori, dopo dispersero. le aver inoffensiva città, sbarcarono la truppa, movimento Domenico Romeo dopo aver atteso invano si a' sostenersi a il che senza ostacolo prese possesso di Reggio. montagne, 5 set- ritirarono nell' interno per unirsi agli altri e per spandere vincie, il doppia di il guardie urbane I liberali, delle altre Prosi nascose nelle lo scoprirono, 1' attacca-
  • 31. 25 rono, e nel contìitto rimase morto. Gli venne recisa dai ed un parente regi la testa, di lui fu costretto a gher- mirla pe' capelli e mostrarla grondante di sangue agli Milletrecento Seminara. abitatori di arrestati, sessanta condannati, questi nove uccisi capitale, e di viati all' ergastolo. italiane, Non ed vi è Le Calabrie davano Borbone versava il luogo, sul il dubbio alcuno, che le popolo il ove peggio che comportano Borbone. che naturale era fosse iniziato dal popolo siciliano, lia, gli il più oppresso ed albertisti tive il spandevano pena gli altri in- prime vittime cruda e gli stranieri si alla primo sangue. Sicilie soffre in Italia la piìi Quindi furono cittadini ventuno di cui il delle bassa il i Due tirannia, satelliti del moto italiano più ardente d'Ita- più lontano dal centro d'onde le moderate loro e pallia- fila. In Palermo il popolo non cessava mai dal domandare concessioni al governo, e dal reclamare la costituzione da Casa Borbone. Ma il generale Vial non rispondeva se non con atti di violenza a tale domanda. Allora un proclama apparve in cui il popolo del 12, giurata minacciava di sollevarsi all' alba del giorno 12 gennaio, non vedeva per quell' epoca esaudite le sue brame. sordo, ed il 12 i palermitani corsero Il governo fu alle armi. La sera la truppa fu costretta a sgombrare da molti luoghi. Il luogotenente generale Majo ed il Vial si ritirarono nel Palazzo Reale ed in S. Giacomo, con un reggimento della guardia, un reggimento di linea se ed un reggimento di dragoni. Un'altra bi'igata di fanteria si ritirò ai Quattro Venti. conservati dalla truppa, come Varii altri edilìzi erano 1' Ospedale Civico, viziato e S. Elisabetta. Il giorno 14 comitati per dirigere il popolo e si il No- formarono alcuni prendere le redini
  • 32. 26 governo durante l'insnrrezione. Nel giorno medesimo un distaccann'nto di regi che presidiava Monreale, pic- del colo villaggio vicino a Palermo, fu disarmato. avvenne ad un una mano Il popolo armato corse di Lo Re faceva immediatamente stesso d'onde altro distaccamento alla Bagheria, aiuto di Palermo. in partire dieci fregate a va- pore, sulle quali imbarcò una divisione forte di 5 a 6000 uomini, comandata dal generale Desauget. Questa divisione la sera del 15 sbarcò e prese posizione ai Quattro Venti, riunendosi con già vi si popolo, 1' altra brigata Lo vi era. Castellammare principiò 19 il stesso giorno (15) ; ma governativo in Pale'-mo la sua protesta deporrà le forte di corpo con- il rimase senza diresse al comitato si onde conoscer© popolo, e n' ebbe la seguente risposta « il bombardamento, gettando una il generale Majo intanto Il munizioni con viveri e ogni 5 minuti. Contro tale misura solare protestò effetto. : desiderii del i « 11 popolo non armi, né cesserà le ostilità, se non quando riunita in « la Sicilia, tempi Palermo in generale la costituzione parlamento, che da molti secoli « adatterà < ha posseduto, che sotto « tagua fu « 11 dicembre 1816 fu implicitamente confermata ai riformata il 1' Le scaramucce continuavano giornalmente si Gran Bre- influenza della 1812, e che col decreto degli non conducevano a verun Tali trattative polo il limitò solamente ad aprirsi le comunicazioni si truppa che bomba che trovava. Desauget non volle infierire contro col palazzo reale, e soccorrere la fanteria di rese padrone del Noviziato, il j il ». risultato. 23 25 prese il le po- due posizioni dell' Ospedale Civico e di S. Elisabetta, d' onde il palazzo reale ad essere bersagliato dalla una batteria costruita sul baluardo di cominciò raoschetteria e da Porta Montalto. Il tenente generale Majo, dopo aver riunito in un consiglio di guerra tutti i generali, verbale, dal quale risultava che la stese un processo mancanza di viveri
  • 33. 27 ed e mmiizioui, lo periore famiglie ed senza I ritirarsi, confidare di incliiodati, morale del soldato alìatto avvilito, il costriusero a i i uu generosità del che rimanevano. feriti ed soffr'.ie incaricando alla occuparono immediatamente uso in occupava ancora nella dai sgombrato da per tutto, tutta la 27 Desauget ; ma difendeva. truppa avea la avea pei-duto le spe- il fermento die popolazione del regno. ma- si giorno Il senza mo- d' imbarcarsi chiese al popolo il lo città, Re il ranze d' inviare rinforzi, atteso lestia palazzo fu presa padrone della popolo era Borbone il dopo una ostinata rewgendarmi. Il secondo dopo molle La prima operata luogo il del fonderia ed città la combattere di un battaglione che nifestava in non cannoni, evi raccol- i La truppa sero delle munizioni da guerra. II le cannoni furono I regi diedero le spalle al palazzo, palermitani stenza popolo gravi danni durante la ritirata. abbandonato, ripristinarono delle finanze. su- officiale comitato rispondeva che quelle medesime truppe potendo rovesciarsi sulle altre parti della o su Napoli, per combattere il Sicilia, popolo, con cui i Sici- liani avevano causa comune, non potevano permettergli impunemente V imbarco senza certe condizioni che aves- sero compensato questi mali, cioè 1° stati le Rendere i dieci siciliani che : il 10 gennaio erano imprigionati per semplice sospetto. 2° Consegnare prigioni per custodire i condannati, e bertà quelli che ingiustamente vi si porre in trovavano. 3° li- La resa del castello. e Desauget rispose non poter accettare questi patti, dopo avere aperte le prigioni diede le spalle alla città. La truppa era in completo disordine per un villaggio detto Bocca di Falco^ bandonarono al corsero alle armi, Dopo saccheggio tre giorni di li ; ma attaccarono quei e li i : passando soldati prodi si ab- abitanti sbaragliarono. penosa e disordinata marcia, la truppa
  • 34. 28 s' imbarcò yalli, alla riva di Solanto, d'uomini, gliaia quattro avendo perduto varie mi- pezzi di artiglieria ed i ca- che furono costretti di uccidere sulla spiaggia. In Messina, oltre la guarnigione della cittadella, vi mobile comandata dal generale Nun- era una colonna ziante, che giorno 25 fece il pompa in una rivista delle sue forze, sperando incutere timore alla popolazione. Ma il misura inasprì maggiormente tale popolo, dapprima, silenzioso minacce e di scherno nel momento che Borbone lunque Nunziante cessò di esistere. ostilità, Sicilia gli affari al Da quel caserme. trava nelle la giorno si animi, ed gli proi-uppe gridi di in truppa rienautorità 1' del astenne da qua- dappoiché conosceva che Napoli ed in in volgevano a mal partito pei regi, e sino 29 ebbe luogo una sola scaramuccia fra ciuqus gen- darmi che che il ritiravano nella cittadella ed si forte Real Basso tirò qualche popolo, al il cannonata sulla città. Innanzi al piano di Terranova, attiguo alla cittadella, mettono capo due strade 1' una (strada d' Austria) che direttamente mena al duomo, l' altra (della Marina) : clie costeggia avanzati su porto. I regi aveano piazzato il due queste rale Nunziante, seguito nella strada d' Austria, strade. da molti Il due posti giorno 29 officiali, il gene- erasi inoltrato spettatore dell' esaltazione po- polare e del bello spettacolo che presentava quella contrada, essendone numero di i balconi parati a festa, d'onde un gran donne bandiere e nastri sventolavano gridando Viva Pio IX, colori, trovavano un' eco fragorosa fra Viva il la tri- GosUtusione, e popolo riunito nella strada. In questo mentre armati di verso il fucili piano posto dei regi, dendo le al loro strade di per la di cittadini strada della Marina Terranova, e fece fuoco sul piccolo sbarrando che fuoco una numerosa mano avanzò si li il cammino respinse. Allora essi e rispon- traversando interne irruppero in quella d' Austria, e co-
  • 35. 29 rainciarono traverso rare fuoco contro una compagnia piazzata at- il strada. la due pezzi di polo, nel tempo bombe stesso La grande Ospedale, estremo all' fece notte mise fine città che abbandonò piano il quale rimase di comando il Terranova e si I solo posto del che fu attaccato e preso al varie combattere. al il 30. Nunziante fu richiamato in Napoli, ed Cardamone, po- sul gettò cittadella la clie riti- strada della cominciò a trarre artiglieria e sulla città. Nunziante generale livellò non conservarono nella regi il Il compagnia, la dal popolo il generale delle truppe, restrinse nella sola cittadella. Catania agitava sordamente, e varie zuffe ebbero si luogo fra soldati e cittadini. Palermo fregiata del 25 giunse Il vessillo tricolore. Il la corriera di popolo, elettriz- zato a quella vista, percorse festoso la città. si ritirarono nel castello, Collegio dei Nobili mani popolo il trucidò tutti ed assalì soldati i eguale subirono i i il Le truppe rimanendo una compagnia al gendarmi alle carceri. Il docollegio, lo che lo gendarmi. ritirata la truppa, si rese mise a fiamme e difendevano. Una sorte dove ei'asi forte Ursiui, Il dopo diciannove giorni di blocco. In Trapani la popolazione fremeva alle novelle rice- vuto da Palermo, e faceva grandi affatto. banda i più grandi sforzi ed i più onde procurarsi le armi di cui mancava Mentre era in tale stato di agitazione, una sacrifizi di armati cittadini, comandati da un trapanese, che avea combattuto a Palermo, giunse per soccorrere la città. li assalì, risultato I regi ma decisivo. lasciati dalla diatamente 1' castello fu ritirarono nel forte, ove Ripristinati in uso il popolo alcuni cannoni truppa e malamente inchiodati, a trarre conti'o il si privo di artiglierie non potè ottenere alcun il forte, la cui offerta di cedere, e sgombro si cominciò guarnigione fece imme- dopo brevi trattative e consegnato ai cittadini.
  • 36. 30 Mentre popolo il siciliano era a scuotere 1' Borbone, popolo napolitano il una mano Salerno, spiegando di nel montare a parecchie paura la fregiata dei Viva Nuovo castello, ed l' fu ben che il d' innanzi bastò popolo. Statella Il prece- li Toledo al grido grido d' allarme partito dal castello in di la soldatesca alle armi. primo, seguito da nn picchetto campo esteso e fluttuante parava Il che vessillo strada mosse incontro si despota. del presto ripetuto tamburo chiamò il generale Statella fu di ussari, vilissimo percorrere la Costituzione. la Castello Il e Sicilia, 10 del mattino, numerosa gioventù le colori dell' italiano fece a si animo nell' 27 gennaio, verso di Questa circostanza, migliaia. erano ridotte in uno stato miserissimo, accreb- le quali deva, contado il Napoli delle sconfitte truppe della arrivo in bero percorse Le simpatie che da per lo fecero ben presto am- tutto trovò questo drappello, 1' il Cilento, provincia di generosi italiano. vessillo il Europa in limitava alle dimostra- si Solamente disarmate. zioni primo il giogo ed a colpire di terrore ignobile di alla turba ; ma gli si per mostrargli la possanza del dal Be, che, circondato dai salì quel- 20 mila teste che figli e dal servidorame, pallido ed esterrefatto, attendeva la sua sentenza. generale lo consigliò ad accordare la chiesta Il costituzione, dappoiché sultato se la Queste Etna il proclamata popolo giulivo esplosioni e del il si popolari 29 fu quel essendo si mai interesse il lo Stato giorno il la costituzione. pro- piano dei dot- popolo. mire che il Ed Pie- più avanzato d' Italia nelle istituzioni liberali, Carlo Alberto fu costretto dare ri- così loro scopo adagio essere prevenuti dal vitale per le loro mostrasse il E partite dalle falde del- Vesuvio sconcertarono adagio, e senza stato disperse. che speravano raggiungere trinari, monte non sicuro sarebbe tentata la sorte delle armi. fosse costituzione messa, ed l' si ad accor- Quasi nel medesimo giorno anche
  • 37. 31 il Granduca e Papa accettavauo il piincipio costitu- il zionale. I loro con un salto a pie dottrioari malgrado ad un punto a cui pari si trovaiono credevano giun- essi gere dopo lunghi andirivieni, e die estimavano come sommo il un popolo possa pretendere. delle franchigie che * Tutte vicende in queste Italia, la proclamazione Francia avevano addensata una tem della repubblica in pesta suir orizzonte politico del Lombardo-Veneto, che Radetzky dal cauto suo aveva a tutto potere provocata. L' esercito che esso capitanava si componeva di due corpi d' armata, di cui l'altro rale Veneto. il Il l'* Wallmoden ed era uno occupava la Lombardia e corpo era comandato dal gene- forte di 28 battaglioni, 20 squa- droni, 60 bocche da fuoco. Il 2" corpo, forte di 29 bat- 16 squadroni, 48 bocche da fuoco, era coman- taglioni, dato dal generale un assieme di L' esercito tutto formava D' Aspre. 70 a 75,000 uomini, di cui 5 a 6000 ca- valieri, e circa 108 bocche da fuoco. Radetzky aveva domandato un rinforzo, e si era ordinata perciò la formazione di un corpo di riserva a Udine, ed i reggimenti che dovevano formarlo erano già in marcia. Il sospetto che inspiravano avea costretto brigate, il 1' il una comandata confine del Piemonte, occupava i il popoli piemontese e svizzero maresciallo a distaccare ai confini due confine 1' dal generale Maurer occupava altra dal generale Strassoldo svizzero. Tutto esercito poi era 1' sparso nei diversi presidii delle numerose città del bardo-Veneto ; le forze maggiori si Lom- trovavano a Mi- lano (10 a 12,000) uomini, a Venezia (7 a 8000), ed a Padova, quartiere generale del secondo corpo (6000). In Milano era preside il Casati, nullità dell' aristocrazia lombarda. una La delle più nulle sera del 17 marzo
  • 38. 32 1' insurrezione si seppe di Vienna, e lo scoppio della tempesta divenne inevitabile. La mattina del 18 marzo il preside Casati, accompagnato, anzi trascinato da buona mano condotto dal di popolo, fu vicepresidente O'Don- domandare concessioni. Giunta governativo, un colpo di fucile partì nel a gheresi di guardia. guardia e la A questo disarma, sale il la folla al palazzo dai granatieri un- popolo dal si precipita sulla vicepresidente, lo co- stringe ad ordinare l'armamento della guardia nazionale, 1' abolizione della polizia, lasciandone le attribuzioni al mimicipio, e lo conduce prigione. Intanto vessillo ita- il liano sventolava per la città. Kadetzky, da lungo desideroso tosto a cominciare dal un potere d' afferrare castello illimitato, le ostilità. Il tiro tre, alle e diede principio convoglio di popolo che scortava di tempo dispose si allarme partì alla lotta. Il Casati e O'Donnel, il giunto alla strada del monte, fu ricevuto da improvvisa scarica e costretto a riparare nell' attigua casa Vidi serti, che la notte, insaputa del nemico, fu quasi all' tier generale dell' i)i8urrezione, tadini si incontravano. ove soldati e milanesi città maresciallo fece ritirare nel castello Il tutte le famiglie degli ove trovavasi, militare, impiegati si ; dalla e tanto precipitosamente, nare casse diverse con due milioni di cancelleria medesimo ritirò egli stato maggiore, le cit- ridusse solo a continue e parziali scaramucce, impegnate dappertutto nella s' quar- il che dalla parte dei col suo da abbando- delle pubbliche amministrazioni lire. Quindi cercò concentrare forze e stabilire le comunicazioni fra i le sue varii posti oc<;u- pati in città. Il tieri generale Rath marciò con un battaglione di granasulla piazza del guarnì di Itrigata tirolesi le Duomo, 1' occupò militarmente e aguglie del magnifico ediflzio. Una comandata dal generale Wohlgemuth occupò il palazzo governativo e le strade adiacenti. I palazzi della giustizia, del tesoro, del genio militare, molte caserme.
  • 39. 33 tutti Alle polizia erano nelle di nflìci gli sei della sera mani della truppa. un distaccamento marciò per attaccare il Broletto: gli zappatori tentarono inutilmente abbatterne furono quasi tutti uccisi dai cittadini appo- la porta, essi stati nel all' mal palazzo, e siccome la località uso del cannone, gli austriaci si prestava sfondarono una bottega un pezzo d'artiglieria, che atterrò ore, quando i cittadini ebbero consumate le poche munizioni, la truppa occupò il palazzo. Radetzky credeva con tale impresa impadronirsi di un supposto comitato, anima del movimento. Ma e vi posero al coperto la porta, e dopo due questo comitato non esisteva che nell'immaginazione del Con maresciallo. la presa del Broletto 50 giovani cero prigionieri circa devano, e parecchi che gli imperiali fe- distinti che lo difen- stavano senz'armi. La tarda vi accompagnata da una pioggia dirotta, pose fine al Il podestà col conte O'Donnel si trovavano notte, combattere. in casa Vidiserti, l'ultima troppo accessibile, perchè dietro sito barricata e facile ad accerchiarsi, e perciò la medesima fu trasportato nella casa del conte Carlo Taverna in isola più vasta, la quale fu circondata immediatamente da barricate e guardata dai cittadini. notte spuntar Allo dell' si prestavano nare i zioni, del secondo alba austriaci spazzavano col giorno (19), all'infilata, e cercavano diversi posti, conservare con di approvvigio- essi le comunica- ed interrompere quelle degli insorti, che tevano nei diversi gli cannone tutte quelle strade che quartieri della città senza si bat- scopo prefisso e senza insieme. All'alba del terzo aveva cambiato Gli austriaci giorno (20) la posizione delle nulla d'importante due parti belligeranti. non sapevano ove rivolgere i loro sforzi, mancanza d' insieme nelle operazioni giacché quella del popolo non presentava alcun obl)ietto importante. Dall'altra parte l'autorità municipale, costretta a pren- dere una certa attitudine Guerra combattuta in Italia. governativa, non faceva 3
  • 40. 34 altro che cbiainare a parte de' suoi pericoli alcuni cit- dava tadini, ai quali del Municipio. Il dei gendarmi, ed emanava 1' innocente Casati, al terzo di collaboratori rifiutato l'adesione giorno di lotta con l'Austria, seguente ordinanza la nome dopo aver : LA CONGREGAZIONE MUNICIPALE DELLA CITTÀ DI MILANO. « 20 marzo 1848, ore 8 ani. Considerando che per l'improvvisa assenza dell'au- « politica viene di fatto ad « torità « il « verno, col quale « cizio della polizia, « mamento decreto 18 corrente della della attribuisce si aver pieno effetto Vicepresidenza al del go- Municipio l'eser- non che quello che permette l'ar- Guardia Civica a tutela del buon or- « dine e difesa degli abitanti, « il « dottore G. Grasselli, aggiunto, assunti a collaboratori « del Municipio « Lecchi, Alessandro Porro, « cato s' incarica della signor delegato Bellati, e in sua mancanza I il conte Francesco Borgia, Anselmo Guerrieri Enrico polizia il signor generale il Guicciardi, avvo- e conte Giuseppe Burini ». giovani colà presenti, finalmente, cominciavano a stancarsi dell' inazione degli uomini dovessero dirigere un consiglio il di guerra, movimento ; quali i si epperciò credeva si composto quasi a caso formò dei cit- tadini Carlo Cattaneo, Giulio Terzaghi, Giorgio Clerici ed Enrico Cernuschi. Questo consiglio tinente i suoi atti Italia una direzione ed un insieme varii posti occupati chiati. Si cercò di dal alle mosse nemico nella aprirsi le città si del popolo. I furono acceri di- nemico. In del istanti le truppe, già quasi isolate della città, imman- comunicazioni con versi quartieri ed interrompere quelle pochi intestò Libera, e principiò a dare nell'interno videro costrette a sgombrarla precipito-
  • 41. 35 saraente. Molti lamentario caddero officiali presentò si purché Tale dimanda bastava per si l' era guerra Milano era ricusato, fece proporre per siglio di le fin mani nemico. l' del inchiesta, e senza nome Radetzky per seguirono senza le Il a radunarle costretto nel i stati, nelle ed ma- il castello, spie- dal castello venivano sempre bastioni. giorno 21 queste due brigate rombo del cancampane e gli aereo- più incalzate verso le mura. Intanto none, con- in poi truppe au- le posto, due brigate Wohlgemnth e Clam lungo tutti di tre il D'allora interruzione, striache furono scacciate di posto in gando tempo acquistar mezzo dei consoli una tregua Municipio novamente accoglieva e il resciallo fu del con- da quel giorno perduta. guerra novamente rifiutava. ostilità la città l'ardore opposizione fatta da Carlo Cattaneo a giorni, che una ad uno spegnere Casati non esitava ad accordare L'armistizio promessa chiaramente dimostrare del popolo e ridonare Milano nelle siglio di la soldati nelle caserme, lusingava di ritenere e l'annuirvi la forza, i par- raare- chiederebbe da Vienna. si che Radetzky più non Il del levassero le barricate sino cittadini i risposta che con parte chiese di sospendere le ostilità con aciallo, di ritenere per quindici giorni Uu prigionieri. da Casati al il il suono a stormo delle mezzo ingegnoso adoperato a spargere proclami campagne, avevano sollevato Radetzky, privo di notizie e fin il paese circostante. dal primo difettando di viveri, decise la ritirata ed dine alle brigate Maurer e Strassoldo, che sciallo decisa il strare che essa dei piemontesi, Quest' ordine, e la ritirata 25, sono prove sufficienti giorno 1' or- trovavano si Piemonte e della Svizzera, alla frontiera del gare su Milano. inviò di ripie- del mare- per dimo- non fu determinata dal supposto arrivo ma fu conseguenza inevitabile della sua difficilissima posizione, come quella di lottare con una
  • 42. 36 popolosa mancare città, di viveri ed essere circondato da un paese levato in armi. La città di Milano, francata dal valore dei cittadini, non apparteneva che ad simo (21) il conte Martini essi. Ma mede- giorno quel fece condurre entro la città si spacciandosi inviato di Carlo Alberto, e propose che Municipio la si costituisse in dedizione Lombardia a quel della che 30 mila piemontesi stavano già tiera: che non era vero. il che la dedizione non cittadini, e che dalla Il Re, affermando pronti sulla fron- consiglio di guerra oppose potesse farsi non fosse quello il senza voto dei il momento di distrarli pugna per fare controversie politiche e il Re voleva recar soccorso, poteva contare disse ; che se sulla pubblica gratitudine, che avrebbe fatto tacere ogni tro sentimento. Ciò tera il governo provvisorio e facesse venne espresso nella seguente al- let- : « « La Dal Consiglio di guerra, 21 marzo 1848. città è dei combattenti che l'hanno conquistata; « non possiamo chiamarli « Noi battiamo notte e giorno le « mare accorre aiuto. Se il dalle barricate per deliberare. Piemonte campane per chia- generosamente, € avrà « parola gratitudine è la sola che possa « parola repubblica e riunirci in un sol volere. la gratitudine dei generosi d' ogni opinione. « Intanto si La far tacere la Carlo Cattaneo discusse dal consiglio di guerra il >. modo come progredire nelle operazioni. Il nemico circondava la città con un cerchio di fuochi. Cattaneo con molta avvedutezza proponeva fare una punta e rompere la linea nemica. Alcuni vecchi officiali si opponevano dicendo doversi spandere dal centro egualmente in tutti i sensi. Questa idea prevalse, e tutte le forze dei cittadini furono disperse in giro alla città. Allora Cattaneo
  • 43. 37 solo popolosa, diresse verso la Porta Ticinese, assai 8Ì raccolse nuovi combattenti, e sul meriggio raggiunse ivi bastione di Viarenna tra ponente e mezzodì. il Verso sera la massa maggiore dei cittadini, provvedutasi di tre cannoni e di una trentina piccoli rotolanti, spingeva si grossissime fascine di Porta Tosa al bastione di verso levante, e dopo avere successivamente stancati diversi distaccamenti reisinger, di di di granatieri tirolesi, ungheresi, di croati, dava un assalto, e preceduta da due Manara e Cernuschi, conquistava la si spingeva fino a mezzo miglio amici, cendiava e porta, 1' in- fuori della città. 11 giorno medesimo clie tanti fatti si avvicendavano, uomini che per ben due volte, senza 1' opposizione del consiglio di guerra, avrebbero consegnata Milano al nemico, ed una terza 1' avrebbero ceduta al Re stessi gli Sardegna, s'erano di e costituiti in governo provvisorio, legittima consiglio di guerra, sola autorità il dalle barricate, dava primo surta esempio della sommissione 1' autorità municipale. all' Perchè il popolo dotta tenuta da essi ragioni : si accettava senza esaminare la con- durante se gli Per due l'insurrezione? l'una perchè mancava di concetto, era compito non li il erano cacciati, austriaci suo scopo il futuro era mai tolto ad esame dall' eroica gioventù; l'al- tra perchè i fervorosi promotori, piìi popolari le idee, si erano render invece di sforzati di rendere popolari questi uomini. Ogni errore nelle rivoluzioni costa fiumi di sangue, e infine la schiavitù. Strassoldo, allorché ricevè da due giorni alle prese quasi 1 19 delle bande dalla 1' ordine di ritirarsi, su tutta la sua campagna con qualche Como, ed unite rabiniere ticinese erano entrate in cittadini aveano costretto nelle caserme. Il 20 buona la era linea- cacoi guarnigione a chiudersi mano cittadini di giunsero dalle rive del lago, e così la armati guarnigione di
  • 44. 38 Como, più 1500 uomiui di officiali. corinti e uu- croati, tutti con prigioniera gheresi, fu costretta a rendersi i suoi Altre bande di armati marciarono da Lecco e da Bergamo a Monza e si un con scontrarono batta- glione italiano, che dopo breve combattimento cedette. Strassoldo giunse a Milano duto la Varese, e fatta prigioniera in Maurer giunse rono 22 il avendo per- la sera, guarnigione di Como, una compagnia di croati alla truppa che diversi Nella notte Eadetzky serrò in massa Wohlgerauth due brigate lungo ambo proteggere cigli dei i impiegati civili ciando sulle mura 1' dense colonne e dell' e- ofticiali e di tutti onde prese marciando 1' Romana, Le due brigate che esterna sino a Porta la ritirata Lodi. abbandonarono e fiancheggiarono le loro posizioni, il scelse Lodi per raccogliere strada facendo Parma e gli altri dei quali e questo fatto dimostra sempre più i castello e il corpo principale, una a levante verso Paolo^ zodì verso Landriano. Radetzky Piacenza, armata. Alle fino a Porta Orientale, e quindi per la la strada di aveano protetto 1' armata mosse dal castello mar- linea di circonvallazione d' mentre sparse in catena e Clara, che volevano seguire. 11 della sera del 22 suoi 16 bat- i castello, il norme convoglio delle famiglie degli gì' uni- bastioni, cercavano nascondere e passaggio delle il si ritirava. si taglioni nella piazza d' armi dietro le drappelli. altri medesima, ed entrambi la sera l'altra a il mez- cammino di presidii di Pavia, ignorava come il le sorti ; maresciallo non temea punto un' invasione immediata del Piemonte, nel qual caso avrebbe preferito le mille volte aprirsi passo per la diretta via di esporsi ad essere tagliato da Il Cassano e un il Tre viglio, che esercito. 23 Radetzky presentò la sua testa di colouaa in- nanzi Meleguano : quei terrazzani credendola un batta- glione isolato che venisse a raccogliere preda e viveri, gì' imposero la resa, e fecero prigioniero Wratislaw, capo
  • 45. 39 dello ed stato maggiore, glione. Allora tenentecolonuello il maresciallo attaccò il trovar resistenza mise a sacco e a sangue. io Casti- villaggio, e senza il 24 Il gli accamparono a Lodi, che trovarono presidiata austriaci da un battaglione italiano. Nella notte 1' esercito fame- ed ubbriaco fu in preda a subitanei terrori. Passa- lico rono sulla sinistra e di riposo in mento Rukawina che nodarono le Adda dell' e confortarono di cibo si Cremona, ove giunse campo al trovava nei si comunicazioni coi presidii che, reggi- il Ducati, e si ran- assaliti dal popolo in Bergamo e in Brescia, avevano potuto salvarsi aveva solo per la fervorosa mediazione dei municipali che raffrenato mona il e di Pizzighettone con tutta rili presidii i artiglieria di que- 1' uniti al Municipio Il da Pizzighettone truppe, le la città cannoni e 700 ba- i di polvere, lasciando aperte le porte e illeso dell'Adda: cosicché Benedek, clie la abbandonato Pavia, trovò libero Cre- di una batteria da campo si erano di Cremona per assicurare sta fortezza ed popolo. ritirò Ma furore del popolo. passo il il ponte notte del 22 aveva Adda dell' e potè tranquillamente congiungersi a Radetzky. Non meno benché meno gloriosa, Come quell'epoca per Venezia. stanchi dell'oppressione il 17, conobbero si annunzio mesi il aver domandato libertà e li sanguinosa, fu i cittadini erano Prima austriaca. avvenimenti di i 1' Milano, di Vienna. popolo corse alle prigioni, ove trovavano si gli a Milano, da A Manin e Tommaseo, cittadini abolizione della condusse in trionfo. Il censura, 18 il tale alcuni per pose in li popolo era im- paziente e voleva realizzate le concepite speranze. La guarnigione di Venezia mento Wimpffen, italiani egualmente italiani tieri, stiriani di ; un battaglione ; ; d' di si componeva un battaglione del reggidi grana- due battaglioni del Kinski, di croati ; 1' artiglieria ; fanteria marina, e corpo del genio. Le truppe italiane esultarono d' accordo col popolo
  • 46. 40 ma e fraternizzarono con esso, mostrarono un contegno ostile, gli ed stiriani croati i che spesso degenerò a vie di fatto, e varie collisioni vi furono coi cittadini, senza però gravi conseguenze. Il 19, finalmente, un vapore da Trieste portò 1' annunzio officiale della costituzione. Immediatamente fu domandato 1' armamento della guar- dia nazionale, che si ordinò pochissime in ma passò senza nulla d' importante, il 21 ore. Il 20 cose cam- le biarono d'aspetto. Vi era Venezia un certo Marinowch^ in colonnello marina austriaca, uomo che per la sua durezza ed inurbanità di modi era odiato dai militari e dai civili. della Il 21 gli arsenalotti si ammutinarono contro gridarono morte addosso ma ; salvò e venne condotto fuori sparsa nella notte, che la guardia fermento fra quegli operai. Il razzi, 22 quest' furore popolare, ritornò al appena da alcuni officiali, era troppo tardi. Gli una lo Scorto ma abbatterono a una gli torretta ove trapassarono era na- si ventre con il La sua morte annunziata a Venezia trivella. osti- espo- si nell' arsenale. operai lo videro, rinvennero e accrebbe cercarono farlo fuggire, colpi di scure la porta di scosto, voce uomo non nato, ad onta degli avvisi ricevuti acciò nesse Una dell' arsenale. Marinoicch faceva preparare il occultamente una batteria di mortai e di il di esso e gli nazionale lo dusse una grandissima gioia, tanto era 1' odio pro- univer- sale per tale soggetto. Intanto a sedare il tumulto giungeva all' da buona mano di Manin conobbe che quello era il momento Manin, seguito l' arsenale il guardie nazionali. prendere di iniziativa e liberare Venezia dal giogo straniero. Egli fece sonare la campana che chiama lavoro, ed essi numerosi prigioniero il vi arsenalotti gli accorsero; Viceammiraglio de Martini, e di consegnare Il Martini fece in il cinque minuti le chiavi possibile per esimersi, al allora dichiarò gì' dell' e intimò armeria. cede sola-
  • 47. 41 mente quando vide inutile ogni resistenza, giacché taraente tutti sì padrone operai, e gli ardito colpo, lo annunziò reggimento Wimpften ed tando gioia, di nero-gialla. Un liani) a cui un con con soldati del I popolo, col laguna ^strap- si abborrita coccarda 1' distaccamento di soldati di marina officiale calcio del fucile in il Finalmente l'Italia. (ita- ordinò di far fuoco sulla guardia suoi officiali alla i arsenale dell' città. battaglione granatieri, esul- il nella nazionale, girarono darono Viva alla fraternizzarono parono e gettarono gli Manin armò immedia- arsenalotti scalavano le finestre. entrò testa aria, e nell' gri- marina la fanteria di arsenale gri- dando Viva la Bepubblica, Viva S. Marco. Al governo austriaco non restavano altre forze che i due battaglioni del reggimento Kinski ed il battaglione di croati, ma questi erano bloccati nella loro caserma dal comandante del posto di guardia nazionale che trovavasi alla porta dell' arsenale di terra, una barricata difesa con Mentile deputazione, il nemico tutti cui oratore era governo altere parole al consegnati ai cittadini tutti che possedeva Venezia. air avvicendarsi dei dell' il quale avea formato cannoni carichi a mitraglia. popolo così abilmente condotto diventava il forte e toglieva al lava sei Il il e mezzi di offesa, una i cittadino Avesana, par- chiedeva governatore cedere il E nezia lo stesso libera detzkj 1° litare mani si ritirava Cessa sì del in governo giorno, 22 da Milauo ; il ma linguaggio esso finì per intiil principio marzo, in cui Ra- : momento il governo civile e mi' che di mare, che viene rimesso nelle provvisorio che va che istantaneamente viene assunto dai tadini difesa seguente capitolazione rendeva Ve- questo di terra ; fossero e opponeva, minacciando potere, delle ostilità. la si successi del popolo Avesana diventava più assoluto margli di che mezzi di offesa i ad istituirsi, sottoscritti e cit-
  • 48. 42 2° Le truppe croati, bandoneranno Venezia 3" 4:^ Il con terra, di città e tutti Kinski e quelle corpo il materiale da guerra di del gli dei genio, ab- e resteranno a forti, i truppe italiane tutte, e le Il Venezia la reggimento del artiglieria l' italiani; officiali ogni sorta resterà in ; trasporto della truppa seguirà immediatamente, tutti i mezzi possibili, per la via di Trieste, per mare; 5° Le famiglie degli partire saranno che dovranno officiali e soldati garantite, e saranno procurati loro mezzi di trasporto dal governo che va ad 6° Tutti gì' impiegati civili italiani e istituirsi non italiani saranno garantiti nelle loro persone, famiglie ed averi 7° Sua Eccellenza il i ; ; signor conte Zichy dà la sua pa- rola d'onore di restare dore dell' 1' ultimo a Venezia, malleva- Un vapore esecuzione di quanto sopra. posto a disposizione dell'Eccellenza sarà Sua pel trasporto della sua persona e del suo seguito, e degli ultimi sol- dati che rimanessero 8° Tutte le casse sciati soltanto i ; dovendo restar qui, saranno rila- danari occorrenti per la paga e pel tras- porto della truppa suddetta. La paga sarà data per tre mesi. Fatto in doppio originale. Conte Zichy, tenente maresciallo comandante della città e fortezza. — Luigi Michiel — Dataico Medin — Pietro FaBEis — Gio. Francesco Avesana — Angelo Mengaldo, coman- GriovANNi Correr dante Si simo, Leone Pincherle. commise nou pertanto a Venezia un errore gravistristi conseguenze si esperi montarono in le cui seguito. L'ordine di richiamare la flotta che si trovava
  • 49. a Fola partì con un vapore sul quale vi erauo imbar- impiegati molti cati mandante ste s' di far rotta che austriaci, obbligarono il co- per Trieste. Le autorità di Trie- impadronirono del richiamava dispaccio che la squadra a Venezia, e contromandarono l'ordine, facendo partire quei soli marinai ed italiani officiali che lo vol- lero. Il 23 marzo la guardia nazionale sfilava in bella Marco ed applaudiva freneticamente alla proclamazione della repubblica. Ma era questa una rivoluzione compita, o una semplice insurrezione, e quindi 1' antica tirannia cambiata di forma"? Uu minimostra in piazza S. stro cattolico benedisse la bandiera, ciò basti al lettore per giudicare. Come ad immagine di Milano, liberarono con la forza Venezia, in tutte le città venete A lombarde si immagine nemico capitolò. di le città nemico dal il ad : Udine, Treviso, Rovigo, vi erano tre battaglioni che fraternizzarono col d' italiani popolo. Le piazze di Osopo, Palmanova e Rocca d'Anfo caddero anche nelle mani dei cittadini. Radetzky intanto avea spedito or- dine al generale D' Aspre di riunire tutte e marciare su Verona ; 10,000 uomini, vuotò Vicenza; ivi gliagione. questi raccozzò cassa la comunale sue foree le Padova 9 a in e marciò su trovò opposizione per questa misura di spo- D'Aspre venne a patti, scroccò il pitiche potè e continuò la marcia. Il giorno 24 marzo in tutte le città vessillo il tricolore lombardo-venete dal Ticino ad eccezione delle quattro piazze sventolava all' Isonzo, Verona, Legnago, di Peschiera e Mantova. Quest' ultima però era presidiata solamente da tre battaglioni artiglieri tedeschi. vano italiani, I cittadini in possesso di tutti i posti si trova- Mantova Municipio, come della città; sarebbe rimasta nelle loro mani se a Brescia ed a Cremona, e pochi dragoni e erano armati, e il non avesse raffrenato il popolo,
  • 50. 44 e vietato di portare Lo municipale. armi a chi non avesse le avvenne stesso licenza Verona. Le porte in due fortezze rimasero per quasi due settimane in delle custodia dei cittadini. Che cosa restava a Radetzky, formidabile il giorno 24, del suo uomini forte di 75,000 esercito In uno ? stato compassionevole di tenuta e di spirito, 25 a 26,000 uomini erano accampati sulla sinistra 10,000 presidio insufficiente 10 a 12,000 erano Vicenza in Adda, 9 a dell' quattro delle sotto piazze, e comando il di D' Aspre. Passato quel primo e fugace momento, poteva anc(ua mati 1 popolo il Saranno ché come lo lombardo-veneto vincere poche su di ciò utili questi studio dell' istoria militare ci argiac- riflessioni, scopre se- i greti dell' arte della guerra, del pari lo studio dell' in- surrezione potrà insegnarci mezzo che l' abbia 1' per Italia arte d' insorgere, solo spezzare le ignobili sue catene. * * * Un forza di coesione- soffrono la ha esercito per vincere istruzione e numero. i morte La bisogno di disciplina, disciplina rappresenta In virtù di la sua forza le masse questa disagi con pazienza, e corrono ad affrontare alla indispensabile voce del generale. Per ottenere questo risultamento, passa il soldato per una lunga e penosa educazione che giunge a distruggere lui la si volontà e formarne muove al la volere del capo. Ma può ottenersi questa forza di coesione, senza distruggere nel soldato timento e quindi individuale, lungo noviziato? Pare di una città di numeroso popolo senza il il sen- bisogno di sì Volgiamo lo sguardo su noi la vedremo irta di barri- di insorta, e cate, surte dal lavoro in molecola di un corpo che sì. spontaneo dei cittadini che affronta ; brulicante volontariamente la
  • 51. 46 che digiuna, che serena, che soffre morte, ninna forza coercitiva diamo quei in giorni di lotta senza che a tanti sacrifizi lo costringa sparire ; ve- delitti di cui i tutte le città sono infeste nello stato consueto final- ; mente senza esagerazione può dirsi che ogni cittadino diventa un eroe, e chiunque ardito ed intraprendente propone un' impresa, diventa capo temporaneo dei molti che seguono e lo ubbidiscono con 1' plina. Invece guardate nella città del deposta, spinto dalla sola battimento se per poco ; può paura esso alla spera nulla satellite il e dalla forza al il combattere, e rapina ed alla strage nella monastico e duro più cieca disci- com- sottrarsi dall' occhio vigile dei suoi tanti superiori, schiva bandona invece la medesima vittoria, il si ab- dappoiché ; medesimo regime attende anche dopo la lotta; quindi 1' appena scorge certa impunità si abbandona agl'impulsi della ferocia umana, eccitata in quel momento dall'ira, dall'esaltazione e dall'inasprimento della sua fibra, pro- dotto dal continuo stenza. Non così nella vittoria tutti di vincere passa in un esercito trovasi la sua esi- periglio in cui cittadino il i il quale spera riassumere vantaggi del futuro, ed qualunque lui di popolo, piacere il altro piacere. Quindi animato da questa febbre rivolu- quanta può averne un esercito disciplinato. Un generale che unisca a vaste zionaria, avrà tanta forza di coesione cognizioni reggere scientifiche la tali conoscenza del modo come passioni, nei primi quattro o cinque giorni di un' insurrezione potrà senza dubbio operare cose. Ma se la vittoria tarda, Dall'esposto il si grandi la sconfitta è inevitabile. può chiaramente desumere che il popolo quale corre alle armi per conquistare un nuovo etato sociale è disciplinato dall' interesse di ciascuno indivi- duo che armonizza con quello La numero parola istruzione infinito di cose, dell' universale. per un' armata comprende un ma disgraziatamente la più grande importanza a quelle che annette si meno lo meri-
  • 52. 46 tane. L' istruzione di uu esercito può quasi tutta sumersi uei suoi generali. Ed il rias- successo che un capo può ottenere in una battaglia da una massa di cittadini corsi spontaneamente alle armi per difendere i loro interessi, non differisce molto da quello che otterrebbe con un esercito regolare. È come una cattiva o buona lama nelle mani di uno schermitore. Ma se nei primi momenti d' insurrezione la febbre rivoluzionaria ed genio il canza di generale del disciplina e indispensabile il possono supplire alla man- numero. Le pagine frono degli esempi i però d' istruzione, è quali condizione dell' istoria ci of- confermano quello che lo- gicamente sembra dimostrato. La battaglia di Fontenoy fu vinta dagli insorti della Vandea, i mancanti come erano quali, batterono completamente le munizioni, di truppe repubblicane impa- dronendosi di 42 pezzi di cannoni. Quest' armata vitto- come segue riosa è descritta « passage de la Loire. « après « comme « raient « taient-elles qu'idéales, « de « le major-général comme On ne les ; regardé Stofflet était une douzaine d'individus figu- chefs, mais sans autorité réelle. counaissait que deux divisious, encore n'é- séparer; ni de « lons, « : Larochejaquelin avait été proclamò généralissime ainsi les chefs ayant essayé en vain point de compagnies. brigades, de batail- Le défaut d' organisation obligeait l'armée à marcher en masse... ». Egli è innegabile che se in d'ordine avesse dalle barricate tutti i Lombardia una parola preventiva, o un' autorità potuto cittadini e gli abitanti qualunque surta concentrare in un sito delle teva pel giorno 25 accozzare una campagne, massa di si po- 100 mila uomini, la quale sarebbe stata sufficiente a decidere la contesa del momento. Nelle piazze poca e vacillante; questa massa si il popolo forti la truppa era numeroso ed armato; se fosse solamente mostrata, bastava per
  • 53. 47 dare segno delle il nell' ostilità interno e farle cadere nelle mani del popolo. Questa massa poteva dar battaglia ai 26,000 uomini accampati sull' Adda, o almeno distruggere intorno ad essi tutti e di comunicazione. I soli mezzi di sussistenza i ostacoli materiali che richie- devano tempo per essere superati, ed sarebbero veri, per bastati difetto dei vi- il ridurre nemico il agli estremi. Nel Veneto, D' Aspre a 12 uomini, mila erano prossimi a giungere reggeva lì le cose, con 10 trovava a Vicenza si 20 da allorché sulla città. invece di lanciarli montanari mila comitato che Il nemico, tutti sul non sapendo che cosa respinse nelle montagne, farsi tanta gente. di Passato questo primo periodo, bisognava pensare a far testa il all' approvvigionamenti sizione sua dalla di inviato con base, in regola, Radetzky e di avrebbe esercito che partendo quale non 1' era più D' Aspre Austria, tutti i suoi nella po- cuore di un nel paese insorto. La massa di cittadini capace di ottenere non avrebbe dei grandi risultamenti nei primi giorni, potuto tenere la la campagna lungo tempo per continuare ; guerra bisognava all'esercito tale mobilità, che ob- bligava all' È ordinamento. questo il che deve affrontare un paese insorto, rivoluzionaria cessa, e resta solo nale, più forte della disciplina, da non chiedere un certo il secondo febbre sentimento nazio- ma non ordine. periodo cui la in tanto potente Dodici battaglioni avevano fraternizzato col popolo; questi, benché dispersi nei primi momenti, potevano raccozzarsi, completarne i quadri, facendo eleggere dal loro seno d'italiani gli officiali, ed ottenere 13,000 regolari. al così il primo nucleo di 12 a materiale sarebbe stato quello tolto nemico. Quindi decentralizzando, per quanto più poteva, cia Il il 1' si amministrazione, e lasciando ad ogni provin- carico di ordinare, armare ed equipaggiare un
  • 54. 48 numero dato plice ed vuole tutto avrebbero per inviare al campo impaccia allorché si capitale, sarebbe stato lombardo-venete città le ; ogni energia di loro, e fra avrebbe potuto provincia suo contingente ordinato ed istruito il che bastasse per tanto tutto, lo una rivaleggiato di aprile un sem- da per sparso tanto ad causa della tutte metà la che asservire vantaggio in regolamento municipale, spirito attenendosi ad battaglioni, di unico entrare E linea. in difatti la guardia nazionale delle grandi città era in tale epoca avanzatissima nel suo ordinamento. Queste truppe e piazze forti sarebbero bastate per sconfìggere uomini Nugent, di 13 aprile passare l' non quali i mezzi e i le 13,000 prima del poterono Isonzo. Questi erano i le pro- Lombardo- Veneto avea pel trionfo dell' insurrezione. Ma la forza materiale non basta per menare a compimento una rivoluzione. Bisogna che essa sia unificata dal concetto, il quale mancava nel popolo, che liberato dagli austriaci non avea altra idea da babilità che La futura attuare. potè facilmente essere perfide e pochi questi si rono a s' vedere inaugurò il in spinsero che individualmente il ma invece la quindi non più ma e Non che metodo tristo attraversati, si li il avvezza- comandava delle bande, vi fu più accorre sotto governo, masse, d' idee. sulle tracce del nemico, governo nel capo Italia da quel- di persone, ordinarsi. Allora essi delle colonne e delle legioni. tria; un gruppo abbandonati furono mentre desideravano e ingannato e travolto metà mancanti Pochi generosi interesse, quindi esso di alcun affluenza d' intrighi menati da metà e costituzione tanto politica che so- non era pel popolo ciale 1' il il cittadino vessillo della pa- legione del tale sentimento che capitola col nazionale nelle solo divergenti culti individuali.
  • 55. ^ì' Campagna del 1848 I. Operazioni in Lombardia. — Radetzky Marcia dell' esercito piemontese Combattimento di Goito (8 aprile) di Monzambano Ritirata di — Borghetto (9) — e Ricognizione di Peschiera (13) di Arrivo delle truppe toscano e romane Mantova (19) — Forza e posizione La mattina — — — dell'esercito italiano (25). marzo Radetzky seppe, come egli non era del tutto perduta, e vi spedì immediatamente la brigata Wocher. Alcuni ungheresi fuggendo vi erano già entrati il 23 un reggimento ungherese entrava il 27 il 31 entravano 5 mila uomini così stremi di forze, che nella notte molti moscrive, del 25 che Mantova ; ; rirono di freddo nella chiesa di S. Andrea. s' intimò lo stato d' assedio e la consegna Il 2 aprile delle armi entro 24 ore. maresciallo il giorno medesimo continuò lentaIl mente la sua marcia per Crema e Montichiari. Il 31 marzo passò il Mincio il 2 aprile portò il suo qnartier generale in Verona, lasciando due brigate come retroguardia verso Louato. Radetzky, deciso a non difendere minarne i ponti. Le due la linea del Mincio, ordinò ; brigate di retroguardia presero posizione a Guerra covihattuta in Italia. Monzambano 4
  • 56. 60 ed a Valeggio per proteggere nemico. La Goito, il medesimo oggetto, pel lavoro ed osservare Wohlgemuth da Mantova brigata due due battaglioni, squadroni e quattro pezzi di artiglieria il inviò a questo distac- ; spouda sinistra del fiume altra sponda da una com- camento prese posizione sulla facendo occupare Goito sull' pagnia di cacciatori. Fin dal giorno 18 la nuova barda avea scosso tutto a Genova e Piemonte Reale sforzi ove nella Lomellina, comunicato nelle guarnigioni di dell' insurrezione lom- popolo piemontese, massime il 1' entusiasmo a Vigevano ; dovè fare Cavalleria i si era colonnello il grandi piìi per calmare la sua truppa, che voleva correre in aiuto dei milanesi. Il governo sardo intanto era a secondare la Ee Finalmente esitava. che rivo del C. Martini divenuta un 23 a sera conobbe il la ritirata degli Riunì un fatto. chiarò la guerra che disposto sorgere nel popolo e nell' armata. del giorno facevano Il tutt' altro esaltazione che gli avvenimenti nobile all' coli' ar- austriaci era Consiglio di Stato e di- Austria col seguente manifesto : CARLO ALBERTO PER GRAZIA RK DI « « « DI DIO SARDEGNA, DI CIPRO E DI GERUSALEMME, Popoli della Lombardia e della Venezia I destini d' Italia si maturano : Per amor per di stirpe, comunanza Noi € per « queir unanime ammirazione « di voti. intelligenza ci che € stre armi, quando voi che già si primi a tributa Popoli della Lombardia e della Venezia « diritti. de' tempi, associamo vi ! sorti più felici arridono agli intrepidi difensori di conculcati « eCC. 1' ! Italia. Le no- concentravano sulla frontiera anticipaste la liberazione della gloriosa
  • 57. 51 « Milano, vengono ora a porgervi nelle ulteriori prove che fratello aspetta dal fratello, dal- « quel!' aiuto « 1' « 1' « quel Dio che ha dato « che con « da far da « sentimento « nostre truppe entrando sul territorio della Lombardia « e della « posto alla bandiera tricolore italiana. amico « il amico. 1' Seconderemo i vostri giusti desideri i fidando nel- aiuto di quel Dio che è visibilmente « E all' Italia meravigliosi impulsi pose sì Noi, di 1' grado Italia in sé. per vie meglio dimostrare con segni esteriori « dell' Unione Venezia portino italiana, vogliamo che il le scudo di Savoia sovrap- lo Torino 23 marzo 1848. Carlo Alberto « Il con Pio IX, di quel Dio Re passò il Ticino ed entrò a Pavia il ». 29 marzo, alla testa di tre divisioni. 1* Generale d'Arvillars, con 12 battaglioni, 6 squa- droni e due batterie. 2* Generale Broglia, con 9 battaglioni, 6 squadroni ed una batteria. 3* Duca con 12 battaglioni, 6 squadroni di Savoia, ed una batteria. Di più, generale Bes, con 6 battaglioni, 6 squa- il droni ed una si avea passato batteria, il Ma non aveva 26 marzo. mico, e partì per Treviglio mormorava di vederlo ordine d' avvicinarsi il 27, solo perchè il 25 e formava un circa Re 2000 effettivo cavalieri, e di 28 a Il 29,000 1' al ne- popolo il armata sarda uomini, 48 bocche da fuoco. lasciò Pavia, e continuò marce. il immobile, e destinato quasi a tener guarnigione in Milano. In tutto, il Ticino era diretto su Milano, ove entrò nel pomeriggio del Il di cui giorno 30 suo cammino a piccole 4 aprile arrivò a Cremona, ove riunì un con- siglio di guerra, che scelse la strada di Piadena, Boz-
  • 58. 52 zolo e Marcaria Mincio, tanto per per recarsi al tare le pianure di Ghedi e di Montichiari, mano ad una dar insurrezione in Mantova. Ciò mostra come malamente era informato dappoiché il nemico fin lo stato il maggiore sardo, dal 31 era al di là del Mincio quindi a Ghedi ed a Montichiari non che pattuglie, ed trarsi evi quanto per Mantova in j potevano inconsin dal 2 aprile popolo era disarmato, e la guarnigione aumentata di una brigata. 5 Il 1' generale quartier il armata bivaccò a compagnia del Martino. S. Re era a Bozzolo Un battaglione, ; e una 20 cavalieri e mezza batteria di bersaglieri, occuparono Marcaria. Alla mattina primo colpo con alcuni cieri che nedek si si di del 6 il colonnello Benedek diede il sciabola che inaugurò la campagna. Esso sorprese tirolesi un piccolo disordine ed mise in lanciò su di essi con in posto di lan- fuga. Allora Be- circa 40 ulani, e riuscì a farne prigionieri alcnni. Il 27 l' armata mosse per Goito. L' avanguardia era comandata dal generale Bava. I bersaglieri piemontesi dimane del giorno 8 si scontrarono con le sentiavanzate della compagnia dei cacciatori tirolesi che occupava Goito li ripiegarono ben presto e coronarono le alture da cui è dominata la città. Bava alla nelle ; spiegò due battaglioni in sostegno dei bersaglieri, ed una brigata si formò per masse in battaglia a destra ed a sinistra della strada. Quindi appena scovrì la testa di colonna compagnia dell' altra tirolese fu sua brigata ordinò la carica. La occupato. Nel respinta e Goito tempo stesso si era impegnato il fuoco con la truppa nemica che si trovava sull' altra sponda la quale fece saltare un arco del ponte, e si ritirò verso Mantova. In questo medesimo giorno Radetzky, avendo saputo 1' avvicinarsi del nemico, sortì da Verona con 18 a ; 20,000 uomini e prese posizione a Villafranca, ove, se-
  • 59. 53 condato dalla guarnigione Mantova, di apprestò ad si accettare battaglia. II 9 aprile marciò su Monzam- generale Broglia il bano e Borghetto, ove urtò con le brigate Strassoldo si e Eatb. La prima immediatamente tare di Prentina. Ma e rispose con vigore al fuoco del nemico. erano ed rifatti, padrona di giorno 11 il sulle al- ritirò si Rath tenne Taleggio tutto 1' i il 9 ponti armata piemontese era Mincio. tutti gli sbocchi sul 10 Il quartier gene- Il ed una brigata occupò Taleg- rale fu portato a Volta, gio sulla sinistra del fiume. Radetzky né avrebbe Verona giorno 9 avea di già cambiato opinione, il più accettato e cominciò delle piazze forti, le quali all' 10 Il ritirò si a approvvigionamento mancavano di tutto. In Man- guarnigione di 8 a 10,000 uomini con tova mise una 400 battaglia. pensare a ulani, e l'approvvigionò per quattro mesi. In Pe- 1500 a 1600 uomini, schiera lasciò una guarnigione di ed a Legnago un piccolo presidio. Finalmente primi di aprile, rinforzo nel Tirolo sotto al maresciallo il Re avendo le inviare comando non rimanevano uomini, non comprese Il ad costretto il del colonnello Zobel, in linea un distaccamento zione di di volontari in Salò, invitan- 450 uomini A traversò 10 aprile occupò Pacengo. annunziata lontari, che 25 a 30,000 guarnigioni delle piazze. dolo a prendervi parte colla sua gente. il da Bes non di una polveriera situata tale oggetto lago su il Ma ebbe luogo, ti'oppo impazienti e troppo 1' ed i operai vo- poco disciplinati per attendere o ritirarsi, la sera attaccarono e rono dai generale Bes ne avvisò Manara, comandante una colonna ed fin brigata di deciso d'eseguire una ricognizione della piazza di Peschiera, vapori, una s' impadroni- fra Peschiera e Castel- nuovo, grossa terra sulla strada che unisce quella piazza a Verona. La notte, mentre questi volontari vano ad imbarcare le polveri per inviarle a si occupa Salò, un
  • 60. - 54 distaccamento altro nuovo una 200 di di partita austriaca e armi. In Salò si attaccò in Castel essi obbligò ad abbassare 1' le ebbe contezza di tale avvenimento, ed invece di ordinare una prontissima ritirata, facendo saltare la polveriera, s' inviarono onde conser- rinforzi vare una falsa posizione ove indubitatamente bisognava essere schiacciati dal nemico. L'occupazione Castelnuovo non fu intesa con in- di differenza a Verona, come quella che impediva la co- maresciallo la municazione con Peschiera; epperciò dell' 11 inviò circa duebattaglioni ed una batil mattina sotto teria, ciarne i vigore; i onde scac- del generale Taxis, pochi volontari costretti a miche comando il volontari. Gli austriaci attaccarono con sgombrare artiglierie, paese, dal vivo trarre delle ne- il misero fuoco alle polveri e il rarono a Lazise. Castelnuovo che scelleratamente abitanti: 1' riti- si occupato dal nemico, fu scannandone incendiò, conseguenza sommo ma difesero ostinatamente; si tristissima miseri i dell'impazienza dei volontari. I piemontesi investirono Peschiera dalla parte destra del Mincio con una brigata, costruirono e vantaggiose posizioni delle batterie glierie rie di pezzi resa, a cui non avere tro con da campagna. La mattina del 13 queste erano pronte ed aprirono munita alcune in armate da 32. fuoco contro il Dopo poche ore piazza la s' arti- batte- intimò la venne naturalmente dal comandante risposto esso ordine : veruno di rendere la piazza. Un' altra vana dimostrazione fu tentata dai regi conMantova. Il giorno 19 un corpo formato da tre brigate di fanteria ed mando una del generale Bava, una brigata con mezza di s' cavalleria, inoltrò batteria verso partì da sotto la il co- piazza j Sacca e si partendo da Un' altra, mentre la terza briposizione, da Piubega occupò gata, con una batteria da diresse sopra Rivalta e le Grazie. Ceresara, formò la seconda linea,
  • 61. 05 Ospedaletto, sulla grande strada mona, forze e i posti nemici ripiegarono nella inconsideratamente e senza scopo cannone. Nel tempo medesimo sortita, in ma senza poter buon ordine Cre- e All' avvicinarsi di forte Belfiore cominciò a trarre sul di Mantova di tenne come riserva. si la tali che dal piazza, nemico ap{)ena questi giunse a buon tiro guarnigione fece una danneggiare i piemontesi, che ritirarono. si Intanto giungevano al campo altri reggimenti, come ancora due contingenti chiamati dal Re dopo la sua entrata in Lombardia. Arrivò pure in linea una divisione toscana comandata dal generale d'Arco-Ferrari, ed una romana comandata divisione generale dal L' armata piemontese fu divisa in tre corpi. comandato dal generale Bava (20 a 25,000). Durando. primo Il Il secondo dal generale de Sonnaz (20 a 25,000). Lariserva, dal di Savoia (10 a 15,000). Di più, la con un reggimento napolitano (7 a 8000). Quindi alla fine Duca divisione toscana romana Re avea a 6000) e la (5 aprile di il concentrato sotto i suoi ordini 70 a 75,000 uomini. Queste forze erano spiegate sulle alture che dominano la destra del Mincio. L' ala sinistra strada di Desenzano e Peschiera. gava sino a line. i La appoggiava sulla dritta Sulla fronte di battaglia 1' prolun- armata occupava passaggi del Mincio, e Valeggio sull' altra Montanara romani finalmente erano accampati ad Come si ultima ondulazione delle dette col- Groito, toscani guardavano Mantova, a I si tutti sponda. I e Curtatone. Ostilia. due generali in questo primo periodo Potevano ottenersi risultati piìi imTale esame non può essere scompagnato da agirono i della campagna'? portanti ì qualche riflessione politica. * * « E un fatto che il avea chiamato sotto Re le di Sardegna da qualche tempo armi quattro contingenti, ed
  • 62. 66 avea acquistato 400 cavalli volgeva egli per quiudi artiglieria; 1' mente idee bellicose. È un fatto che i portatori di una medaglia di Casa Savoia, in suoi satelliti, aveano percorso 1' Italia cercando affiliati al Re; quiudi esso mirava ad ingrandirsi e si dirigeva ai popoli. È un fatto, flnalmeute, che ai milanesi furono promesse armi, munizioni ed un comitato per cose non il si videro mai. dirigerli; le quali La mina dunque più piccolo ed impreveduto era pronta, poteva accidente farla scoppiare: sarebbe stato perciò non solo dovere del Re, ma conseguenza logica del tenersi prontissimi a fatto, qualunque evento, concentrando alla frontiera, 15 a 20,000 uomini pronti a passare almeno, Ticino. il popolo prese l'iniziativa con impeto straordinario: Il levò unanime e attaccò da per tutto lo straniero. Supponiamo che in Piemonte si fossero ignorate le esso si posizioni delle nemiche, forze il 18 marzo, il difficile. iniziato quale continuando stanza non essere una ben cosa ebbe contezza del combattimento Si popolo dal 19 provava abba- il semplice scaramuccia, ma una insurrezione, epperò gli austriaci avrebbero dovuto essere impegnati coi cittadini, o in ritirata. nazionale avea scosso tese avea perciò citi regolari, con 1' 1' esercito, ed Il istruzione e la mobilità lo spirito delle esso era invincibile!! Quale sentimento soldato piemon- il degli eser- masse rivoluzionarie momento : più propizio per prendere P iniziativa? Asteniamoci da qualunque combinazione strategica, potendo essa sembrare la conseguenza dei conosciuti e quindi ben diffìcile fatti in seguito concepirsi in a quel momento, e limitiamoci a seguire dettami del solo senso comune, il quale bastava per indicare come obbiettivo al generale, che avrebbe comandato i supposti i 15 a 20 mila uomini, pugna il luogo ove maggiore ferveva e più necessario era il la soccorso, ovvero Milano. Questo corpo avrebbe potuto passare il Ticino a Pavia,
  • 63. 57 o pel ponte di Buffalora, secondo corpo nemico che grosso che dell' esercito un corpo d' azione Eukawina reggimento il trovava nei Ducati, e così si neva fuori primo muovere po- al mila uo- di circa 5 a 6 brigate di Maurer e Strassoldo non arrivarono Le mini. anche piccolo il Pavia, e staccava dal trovava iu si posizione ove aa- la annientava rebbesi trovato. Nel primo caso a Milano che 22 il quindi la sera; piemontesi freschi, i pieni di entusiasmo, inorgogliti dai primi successi, incon- travano Milano 10 a 15 mila austriaci stanchi in dal combattere, mancanti di viveri, abbattuti di spirito, tanto dai rovesci, quanto dalle notizie di Vienna, che avevano in parte scoraggiato gli officiali. Che poteva fare detzky? Chiedere un armistizio, e venire a patti per Rasal- vare almeno la truppa. Nel secondo caso, ovvero pas- sando il Ticino a Magenta, la brigata il primo Maurer; battuta questa, era dissimile dal pnmo. Se il il urto maresciallo, supporsi, avesse sgombrata Milano al primo movimento del stata al certo desse passo, il dei piemontesi, la sua sorte men triste. una Una tagliarlo dalla base, o pure com' è da annunzio non sarebbe sola città che gli chiu- sola strada barricata, molito, sarebbe bastato per dar soffriva lo risultamento non tempo ai un ponte depiemontesi di raggiungerlo ed attac- carlo. Finalmente, considerando tico, la cosa sotto l' aspetto poli- pare impossibile come quell' accozzaglia di che consigliava e circondava Re Carlo gente Alberto, non avesse né testa né cuore abbastanza per comprendere quanto monarca presentarsi come aspirante ad una un esercito vittorioso, o almeno sarebbe stato più efficace e più degno di un e di un guerriero corona cacciandosi il il alla testa di il nemico d'innanzi, invece d'aspettare che Martini giungesse da Milano a recargli la nuova ch'era già libera. Ed anche che il Martini avesse ottenuta la chiesta dedizione, che cosa valeva ? Se Carlo Alberto gua-
  • 64. 58 dagnava opinione pubblica, avrebbe 1' rona senza dedizione capace come riscontro a Durini? Poteva solamente es- pretesto ad una guerra civile. Senza che, grandemente rilevava interessi del popolo non avesse tempo sufficiente alla il vit- Una dimostrazione toria. co- la non era un atto illegale fatto da un Ca- nn Borromeo, un sere utile Re, che ottenuto invece guadagnarla, che sarebbe stato, di della potenza popolare, sati, Se preventiva. agli un fatta con reggimento sol bastava a decidere Radetzky alla ritirata, ed indurre nel popolo stesso il dubbio che senza il soccorso regio il nemico non avrebbe volto le spalle. Questa semplicissima operazione acquistava a Carlo Alberto salvatore. Invece egli entrò in titolo di Re allorché il gli Lombardia austriaci erano a Montichiari. L'iniziativa era perduta, epperciò la guerra allora cominciava poteva comprenderlo, esso tutto, la un il nemico guerra finita. in piena si ma popolo non il da per supponeva e quindi ritirata, Scorgeva poi un monarca procedere a rilento e esercito, ; vedeva vincitore pieno zione sulle tracce di quel nemico alla testa di di vinto marcia disarmati, e pretendere per questa dell'Alta Italia. Certo che le apparenze circospe- dal cittadini la corona non favorivano Carlo Alberto. Come spiegare che, ad onta di queste ragioni così potenti e così armonizzanti cogl' interessi del Re, trovasse neppure un battaglione pronto a passare cino, e si cercasse invece disarmare non volontari? L' igno- i ranza non è sufficiente giustificazione, ma si spiega piut- tosto con la corrispondenza diplomatica, dalla quale Re occupava Lombardia per supplire sulta che il mancanza degli austriaci e sviare la poste tendenze; e che l'aumento il si Ti- il ri- alla popolo da altre sup- dato all'esercito non era conseguenza delle sue idee bellicose contro lo straniero, tro il ma precauzioni per difendere popolo, e, il suo trono con- quando occorresse, contro la Repubblica
  • 65. 59 francese; e che la propaganda fatta in Italia avea per iscopo di frenare promesse popolare, e le partivano da subal- lombardi ai buona fede. pure questo procedere che tanto ringrettiva al co- monarca che sembrava aspi- terni del partito, che forse E fermento crescente il di soccorso spetto dell' universale un lavoravano in rasse al titolo di Eroe, fu rilevato dall' entusiasmo dell' esercito piemontese. Quell' abbracciarsi cittadini, di piemontesi e lombardi, soldati o di vedere quei il sol- dati a cui durante la loro vita erasi insegnato il solo Re; mandare spontaneo quello di Viva Viva grido di il l'Italia; quell'agitarsi di caschi alla rendeva l'esercito piemontese bello, brillante, italiano, ed a questo dovè Carlo Alberto Coloro popolari. le cose, attitudine. Ma Re, poco sì 1' accoglienza dalla sua favorito questi dimenticavano che non ha veruna tradizione applausi superficialmente credettero non abbastanza fervida fatta dai lombardi al Italia suoi primi i guardavano quali 1 punta delle baionette, la monarchia gloriosa, e che in dalla poesia al coramei'cio tutto è decaduto sotto la sua influenza. Be Da è partito tremila anni in Italia sempre da labbra grido il salariate; di Viva quindi già molto che cominciasse ad essere spontaneo pel di Sardegna. litare la Carlo Alberto era sul monarchia cammino dandole in Italia, la il era Re di riabi- prima tradi- zione gloriosa. La condotta del maresciallo non fu militarmente meno riprovevole. In una città insorta, ove delle case dominano ritirata e punti di le i cittadini padroni strade e trovano da per tutto appoggio, un esercito non può vin- non ha obbiettiva diretta. Può speun successo nel solo caso che 1' insurrezione si agglomeri tutta in un luogo come fu a luglio in Francia, ed a maggio in Napoli. Ma senza questa circostanza un esercito che vuol sottomettere una città bisogna che sorta e la bombardi. Fin dal terzo giorno Radetzky cere, giacché esso rare ;