9. 3.
TORICA DEL RISORGIMENTO ITALIANO
Serie IV, N. 12
LICATA DA T. CASINI E V. FIORINI
GUERRA
COMBATTUTA
IN ITALIA
NEGLI ANNI 1848-49
NARRAZIONE
CARLO PISACANE
ripubblicala per cura del Prof. I^Viei
Le
MAIMO
rivoluzioni materiali
allorché
l'
popolare.
--s^
"^
ROMA-MILANO
SOCIETÀ EDITRICE DANTE ALIGHIERI
DI
ALBRIGHI, SEGATI
&
si
compiono
idea motrice è già divenuta
C.
11. PREFAZIONE
Le varie spiegazioni che
dato ai
anni,
i
fatti piti
i
diversi partiti
questi
di
notevoli
documenti rinvenuti,
le
conseguenze
risultano da uno stretto e logico esame,
condurre ad una certezza
quale, se
non
è
che
possono
osservazioni,
nelle
assoluta, è tale
potersi confutare senza
hanno
due ultimi
la
almeno da non
prima rinvenire
altri
do-
cumenti ed altre prove che rischiarino alcuni punti
coverti ancora dal velo del mistero.
Il
progresso mira ad agguagliare tutte
ed a proclamare
luzioni segnano
campo
La
delle
la
i
sovranità del dritto. Le rivo-
punti trigonometrici
umane
le classi
vasto
sul
vicende.
tirannide opprime
i
popoli, e beata si
delle sue usurpazioni, finché
il
i)rogres80 lento
continuo delle idee comincia a richiamare
zione di quelli sul peso delle
gode
proprie
1'
ma
atten-
catene; e
12. 6
siccome sono sempre ribadite dalla menzogna, lo
umano
spirito
denza che
attiene
si
causa
alla
ricalcitri
prima idea o
alla
distrugge V antico, e su di esso
tirannide, destinata a percorrere
In
tal
modo avendo per
il
nuovo errore
il
nuova
eleva
si
asintoto
cloide del progresso continua
despotismo,
del
Un
poco curandosi di esaminarla.
cre-
medesimo
il
vero,
ciclo.
la
ci-
suo corso.
Gli schiavi furono francati dalla formola della
fratellanza evangelica, lo stato misero,
ignoranza
l'
in cui vivevano, fece loro accettare tutte le cose
predicate da uomini,
d'
i
quali o videro la necessità
ingannarli per loro salvezza, o erano essi
desimi
Ma
illus:.
non ragionare,
educate
le
gli scaltri tosto le
ed alleandosi con
la forza,
me-
masse a credere e
padroneggiarono,
cattolicismo,
il
il
pri-
formarono la nuova tirannia
vilegio ed
il
sostenuta
dall'arma medesima che aveva abbat-
trono,
tuta F antica: la fede.
Lutero cominciò a scrollare
sostituendo all'autorità
il
libero
nuovo
il
esame;
del secolo decimottavo gli diedero
quei
filosofi,
benché
all'
i
filosofi
crollo.
Ma
di vaste cognizioni, di acutis-
simo ingegno e di animo
cere
il
edifizio,
forte,
influenza della società
dovettero soggiain
cui
vivevano,
né poterono internarsi nel profondo delle loro dottrine.
Essi
misero
in
mostra
l'
impossibilità
delle
13. massime evangeliche, sparsero
e ridonarono
all'
uomo
l'
freno,
ma
ridicolo sulla fede
libertà
la
Spezzarono
impostura.
rapito
il
che
senza crearne uno novello.
Il
socialismo
fondato sulP utile di ciascuno, e non già
negazione
ed
il
loro sensi.
I
loro
cbe
nebbia
li
lumi furono
circondava,
sbrigliato affatto.
lissima
E
ramo
aveva
che
mente e
la
lotta,
della curva.
la
sotto
i
una società inegua-
sulla
compita
ab-
inviluppati dalla
La
al
il
vertice
classe
media
potente
rivoluzione,
di mezzi, oppresse
la
libertà,
nuova tirannide
concorrenza; quindi
di quest' altro
cadde
sull'
V egoismo rimase
e
perciò
ricostituì
si
non
sacrifizio,
aveva
gli
un ignobile
così
di
man-
popolo che
cava di tutto.
L' èra
nuova verso cui
passi ridurrà
l'
immensa
vernativa alla sua
piìi
popolo non delegherà
Il
solo sostegno del
blica.
Il
avviciniamo a gran
putrida macchina go-
e
semplice
piìi,
espressione;
né potere,
governo sarà
genio è destinato
co' suoi lumi,
1'
ci
a
1'
il
né volere.
opinione pub-
servire
il
popolo
ed ottenere non altro compenso che
accettazione delle sue idee.
L'Italia soggiacque alla rivoluzione dell' 89, e
debolissima come era rimase pregia dei
classe media, che avea quasi
stata la supremazia,
forti.
La
da per tutto acqui-
restò in Italia sotto
crudo despotismo. La nobiltà, che
si
il
più
trovò già in
14. 8
parte assorbita
troni,
venne
distrutta.
famiglie,
parte
si
dai
avanzi di queste
G-li
rifugiarono
nelle anticamere delle corti, parte si confusero con
la classe media. I primi costituiscono, ove è corte
italiana, la sedicente aristocrazia, legata al trono
non già per grandi
ma
interessi,
ignoranza
per
ed ignavia.
La borghesia voleva
tava la nazione, e da
rappresen-
esistere, essa
uscirono
lei
cospi-
filosofi,
ratori e martiri. Costoro, oppressi dal despotismo,
non ebbero campo
gno, e
furono
e
sono
meno
propugnatori
i
ed
formole di uiciotto secoli
fa,
parole. Infine
gresso,
il
ma
di
e predicano
mezzo
le
il
pro-
antiche mas-
Queste
sterili
veruno,
parole, ridotte a
preoccuparono
delle
fine la costituzione del-
generare concetto
inorpellate da belle
poesia,
rivoluzione
proclamatori
89, già trasformata in tirannide.
dottrine non poterono
Essi
interdetti.
della
mascherate con altre
hanno predicato
proponendo come
sime del Vangelo, e come
l'
i
V inge-
spiegare
come pensatori rimasero
sangue,
dell' 89,
a
sufficiente
i
cuori
sensitivi
forma
della
gioventù italiana, la quale in quelle mistiche declamazioni unicamente imparava
1'
odio contro
il
passato, che in tutta la forza degli abusi era rias-
sunto e rappresentato dai
cospirare, e
come
governi.
Si
fecero
a
cospiratori spiegarono maggiore
abilità di quello che
non avevano mostrato come
15. 9
filosofi.
Ma
tutti
moti
i
meno
Quindici, più o
vasti,
caddero
il
dap-
tutti,
poiché essi attaccavano la forma del
e non già
dopo
iniziati in Italia
despotismo
despotismo medesimo. La parola de-
il
mocrazia, di cui
si
servavano, sonava per essi
il
regno della borghesia, la quale, benché oppressa
politicamente, regnava per la costituzione sociale;
quindi
si
trattava di transazione o di cambiamenti
Ma
d' individui.
l'
tirannelli d' Italia, protetti dal-
i
Austria, erano troppo forti perchè potessero es-
sere abbattuti da
muoicava
alle
un movimento
quale non
il
co-
si
masse. Per tal guisa la classe media,
che in Francia opprime ed avvilisce la nazione,
in
invece
Italia
diede nobilissime
tanto ad ogni loro conato
despotismo
infieriva
si
contro di esso,
masse,
le
tire
il
si
vittoria
più
il
ingordo;
fortificava nei cuori l'odio
non comprendevano quello che
voleva,
ma
cominciavano a sen-
bisogno di migliorare. La formola,
rola di questo
In-
incominciava a passare nelle
e
quali forse
dagli agitatori
ogni
diventava
e
quindi maggiormente
e ad
vittime.
futuro non esisteva
la
ancora
pa-
nelle
menti.
L' Austria continuava a concentrare
€d incurvava
dendo
veneti
così
un arco
la reazione della
intesero di
sua
di acciaio,
non
elasticità. I
essere italiani
stria volle che fossero tedeschi.
il
potere,
i)reve-
lombardo-
appena
La parola
l'
Au-
nazio-
16. 10
naUtà percorse da un estremo
ed
l'
i
altro
all'
bisogni materiali del popolo,
cV Italia^
desiderii del-
i
ardente e poetica gioventù, furono espressi da
Lo
tale parola.
la
straniero fu additato da tutti
causa di ogni male.
Era
poiché
il
Gre-
Papa,
dap-
Lambruschini. Accorato
accoglienza
si
amministrative.
il
nuovo
Popolo e
del
con perdoni
applausi, cercò accarezzarlo
e piccole riforme
X)rima
allorché a
eletto
Conclave preferì la dappocaggine di Ma-
Pontefice della fredda
d'
Italia
successe Pio IX;
stai all'astuzia di
vago
V
in questo stato
XVI
gorio
si
come
popolo
Il
dap-
riuniva in piazza per applaudire, quindi
riunì p^r chiedere, e
Papa Mastai
principiò suo
malgrado ad essere travolto dal torrente che
medesimo aveva disarginato.
vedevano addensarsi
Se
gli
ardenti
essi dicevano,
traducono in
I
la bufera e n'
desiderii
della
quale forza
erano tremanti.
gioventù
alleati coi bisogni
fatti,
egli
lombardi
ricchi
italiana,
della plebe,
si
tutelerà le nostre
usurpazioni? Senza volerlo essi vedevano più in là
del popolo stesso. L' usurpatore sente
di difendersi,
prima che
dicarsi. In cerca di
siero al
1'
le
bisogno
usurpato pensi a ven-
un rimedio
Re Sabaudo,
il
rivolsero
cui antiche
il
velleità
penad-
ditavano come ambizioso. Derisi dapprima da quel
Re, ne ottennero
i)oi
vaghe promesse;
forse
per-
chè riuscirono a persuaderlo dei vantaggi che prò-
17. 11
metteva
l'
o perchè in tal guisa credè
impresa,
monarca allontanare dal suo trono
minacciavano
pensò di sviare
che
pericoli
gli spiriti dall'azione,
ed anche
;
alimentan-
una vana speranza.
doli di
Ottenute queste promesse,
dell' italiana aristocrazia si
gne, visitarono
Roma
la cosa
più scaltre volpi
le
sparsero per le
Koma-
e Toscana, ordirono più va-
sta rete in Lombardia, e
né
i
gli altri principi d' Italia
il
da per tutto riuscirono,
poteva succedere altrimenti; dappoiché
non eravi concetto veruno nella mente del popolo,
anzi
i
nalità
suoi desiderii espressi nella
non escludevano
italiano.
lia
il
Tutte
il
parola
nazio-
concorso di un principe
le menti, tutte le
speranze d'Ita-
ed
furono quindi rivolte verso Carlo Alberto
suo esercito. In Lombardia
i
ricchi seppero
bene approfittare della buona fede del
questi quasi
si
poi^olo,
gettò nelle loro braccia, e già
uomini del nuovo potere
si
additava
un
sì
che
come
Casati,
un Borromeo, un Durini.
Così
gV
italiani,
unificati dall' odio
divisi dal despotismo,
che esso
inspirava.
di idee motrici, erano spinti al
Mancanti
moto dalla
sione che esercitavano su di loro
i
erano
tiranni.
pres-
18.
19. Teatro della guerra
La
cresta delle Alpi
— ammasso di granito che surse
primitivo oceano e spinse le sue discordi ed irre-
dal
cime ad
golari
altezze
curvandosi in un
sterminate,
semicerchio che volge la sua concavità ad austro
cresta degli
più
e
efficaci
Appennini
micerchio
il
si
diametro del se-
diresse verso scilocco
uno sviluppo
Queste acque, correndo
laghi,
fine,
— formano una
che
di circa
al
insormontabili, e sparse
altre arrestate
però in profondi
d'onde sgorgano con più limpide onde;
precipitandosi
per
le
trac-
Italia.
mare, parte alimentate pe-
rennemente dalle ghiacciaie delle Alpi,
da ostacoli
la
meno
Alpi, quindi a poca distanza dal cen-
1300 miglia,
principale separazione delle acque in
linea di
—e
surse con eruzioni
depresse cime lungo
delle
tro incurvandosi,
cia la
— che
altre, in-
pendici
dirupate e ripide
degli Appennini, squarciarono
il
dorso dei monti nelle
numerose vallate che costituiscono la tei'ra italiana,
L' Italia può considerarsi divisa in due parti la continentale e la peninsulare. La prima comprende il bacino del Po ed il Veneto, e scarica tutte le sue acque
:
20. 14
nel golfo di Venezia. L' altra vieu divisa dagli Appen-
due bacini del Tirreno
nei
nini
e dell' Adriatico.
La
parte continentale dell' Italia è circoscritta in un semicerchio che ha la cresta delle Alpi per
circonferenza;
una linea che unisce le bocche del Varo
come diametro, e Parma come centro.
e dell' Isonzo
Le
Alpi, chiostra che la natura pose a difesa
un
da
versano
lia,
lato le loro acque
Noriche,
le
le
si
divìdono in vari gruppi. Le Giulie,
formano
e le Lepontiche
Eetiche
partendo da oriente,
di questi gruppi,
Po da quella del Dan ubio e del Reno
da cui sorgono la Drava e la Mura,
sotto Vienna, e sono
1'
Europa,
del
Po
mare
;
al
le quali tor-
Monte Bianco che domina
valle del Po da quella del Ro-
Alpi Marittime dividono la valle
le
ma
esse
della semicirconferenza,
tangente
fin
linea delle Giu-
del
dividono la
dal
Noriche,
protendono
si
Graie e Cozie, fra
cima
Finalmente
dano.
la valle del
le alpi
;
come una seconda
Le Alpi Pennino,
reggia la canuta
il primo
nodo do-
cui
il
minante è quello del Gottardo, e dividono
lie.
di
fanno acquapendenza a più lon-
Venezia, e dall' altro
tani mari. Esse
d'Ita-
golfo
nel
e
non seguono più
si
lo sviluppo
volgono indentro, quasi
Varo, fiumana che compie la frontiera verso
Francia, e specchiano nel mare le loro
falde, le quali
comprendono
sorgente
la
contea di Nizza.
Bormida, ove sono
cambiano
tena che
il
si
loro
le
cime più depresse
nome
snoda,
Alla
col
di questo
della
gruppo,
in quello di Appennini, e la ca-
nome
particolare di
Appennino
Ligure, sviluppa le sue giogaie in un arco che circonda
il
mar
Ligustico, e versa le
questo mare e
acque in
nel Po.
Dalle Alpi
si
distaccano
altezza e costruzione alpina
delle catene
;
ma
siccome
di monti, di
le
acque dei
loro versanti corrono tutte nel golfo di Venezia, pren-
dono
il
nome
di Alpi interne o Prealpi.
catena delle Prealpi è
la
Camonia,
la
La
principale
quale dalle sor-
21. 15
genti dell' Adige
protende verso mezzogiorno in varii
si
che vanno sempre depriaiendosi, e
fasci di eccelse cime,
prendono
Le acque
tano
nomi
i
Tonale e Prealpi
dì Stelvio,
Tirolesi.
versante orientale di questa catena
del
si
get-
nell'Adda,
quelle dell'occidentale
e
nell'Adige,
nell'Oglio e nel Chiesi, valli separate fra loro da cre-
di queste creste è
parallela
l'
Oribia, la quale corre in direzione
la valle
Val-Tellina, o
frammezzo
lasciando
Retiche,
Alpi
alle
La prima
dalla catena Caraonia.
ste che si distaccano
dell'Adda, e dividendo
dalla valle dell' Oglio, o Val-Camonica.
Un
la
questa
ramo
altro
biforcato divide la ValCaraonica da Val-Chiesi, aprendo
nel suo mezzo
le
corso al Mella o Val-Trompia. Tutte
il
dall' Adda
all'Isonzo,
fauno che accompagnare e
non
Dora,
alla
dall'Adige
Prealpi,
catene delle
altre
dividere le loro acque, le quali
si
gettano nel golfo di
Venezia e nel Po.
Nel sistema
sorge
e
il
della
montagne, dominate dal Monte-Viso,
le fertili pianure del Piemonte
di
Po, che traversa
Lombardia,
catena delle Alpi
si
e
raccolto, con corsi quasi
glio,
la
il
la
:
il
Mincio.
la Scrivia, la
Al di là del Mincio,
Tagliamento
gettano
le
e
Po
il
Dora, la Sesia,
Chiesi ed
Bormida,
1'
acque
parallelo
ad esso perpendicolari,
principali fiumi che riceve
nistra sono
quasi
Appennini che circondano
delle Alpi e degli
I
correndo
alla
getta nel golfo di Venezia dopo aver
Isonzo,
delle
E
il
1'
acque
dalla sua sponda
Ticino,
il
si-
Adda, l'O-
1'
dalla destra
Trebbia,
le
suo bacino.
il
:
il
Panaro ed
Tanaro,
il
Reno.
Adige, la Brenta, la Piave,
sono
Alpi
le principali
il
fiumane che
parte nel mare
e
parte
nella laguna.
Fra
tutti
lata è della
questi fiumi l'Adige è quello la cui val-
maggiore importanza
militare. Esso
sue fonti nelle Alpi Retiche e corre
ha
da occidente
le
ad
oriente quasi parallelo al corso dell' Inn, che raccoglie
le
acque
dell' altro
versante.
Bagna Prad, tagliando
la
22. 16
comunicazione che unisce la valle dell'Iun con quella
dell'
Adda
e
dirige verso mezzogiorno.
si
A Merano s'incurva
Bagna Bolzano, ove ri-
pel passo dello Stelvio.
ceve dalla sponda sinistra
apre la comu-
Reinz che
il
nicazione fra la valle dell' Adige e quella della Drava.
Scorre in seguito fra sponde depresse, e riceve dalla destra
None, che unisce
il
la
una strada
xnano
in
sponde
Da Trento
sino a Verona,
difende
la forte
chiude la comunicazione
di
scorre
seguono
le valli
dell'Adda,
menano a Lecco, a Bergamo, a
tanza
strategica
di
è padroni dell' alto
Caldiero, che
Legnago,
dell' Oglio, del Chiesi,
Brescia.
Ma V
impor-
ogniqualvolta
le taglia
si
tutte trasversal-
Due comunicazioni discendono lungo
mente.
impa-
s'
Le comunicazioni
esse è distrutta
Adige che
riceve
traversa le paludi di Ar-
getta nel mare.
si
fra
quasi
Verona a Vicenza,
e quindi, dopo aver bagnato
luda anch'esso e
le quali
onde
stretto
correndo
poi
posizione di
che
dalla sinistra l'Alpone,
cole,
0-
dell'
d'
rotabile, per la valle della Sarca, mette in
Val-Sabia, o Val-Chiesi.
dirupate
sua valle con quella
Quindi bagna Trento,
glio pel passo del Tonale.
destra
la
una segue la cresta dei monti, passa per
la Corona, fra monte Baldo e monte Maguone che la
separano dal lago di Garda e dal fiume, quindi si svi-
dell'
Adige:
1'
luppa nella valle del Tasso, influente
è
dominata
fiume,
e,
dall' altipiano di Rivoli.
dell'
Adige, ed
il
lago ed
gue
il
fiume.
il
paese
Dietro di Rivoli le due comu-
si
uniscono e raggiungono la strada che uni-
Verona
e Peschiera. Finalmente un' altra strada se-
nicazioni
sce
il
giunta ad Incanale, monta con una rampa sullo
stesso altipiano di Rivoli, chiave però di tutto
fra
ivi
L' altra costeggia
la sinistra dell'
Adige ed unisce Trento a Verona.
la Sarca, la quale si apre una
Dal monte Tonale sorge
selvaggia vallata attraverso le Prealpi Tirolesi; giunta
a Riva
nome
si
spande nel lago di Garda,
di Mincio. I
da
cui
esce col
monti, dopo aver circondato
il
lago.
23. 17
accompagnano
Mincio con
il
una
le loro
ultime ondulazioni,
molto avanti formano un saliente
le quali spingendosi
linea parallela al Po, che traccia
Questo sa-
parte montuosa dell' Italia continentale.
la
domina tutta
Chiesi, 1' Adige ed
la
liente
Sona,
Sommacampagna
fra
Sulla sinistra
Po.
il
compresa
del
pianura
e
Custoza sono
di
piede di tutta
il
le
basso
il
Mincio,
cime domile ultime
nanti del saliente che vanno a perdersi con
ondulazioni a Feniletto e Fenilone. Sulla sponda destra
i
punti dominanti sono Castiglione, Cavriana e Volta,
e
vanno perdendosi sino a
Groito. Questi
monti, questo
lago, questi fiumi, e le quattro piazze forti di Peschiera,
Mantova, Verona e Legnago, formano
compreso fra
l'
Adige ed
Chiesi
il
d'armi, o campo trincerato, chiave
una
del terreno
vasta
piazza
dell'intero bacino
del Po.
Le due
strade,
1'
una che
dall'
Adige mena
al
Chiesi
partendo da Verona e passando per Peschiera e Desanzano, e
1'
ciano coi
quadrate,
terà dalla
altra che passa per
Legnago
due fiumi un quadrilatero
e
Mantova,
di circa
trac-
360 miglia
si è sempre
disputato e si dispuGermania (salvo casi eccezionali) il possesso
nel quale
Questo quadrilatero è internumerose comunicazioni, che parte traversano
dell' Italia settentrionale.
secato da
la
pianura, parte
le
alture. Esse tagliano
il
Mincio a
Monzambano, Bozzolo e Goito, che dalla sponda destra
dominano la sinistra ed a Salionzo e Valeggio, che
dalla sinistra dominano la destra. Le colline le quali
formano il detto saliente, di cui il Mincio può dirsi la
j
capitale, difendono
immediatamente, o con una posizione
di fianco, tutte queste
comunicazioni che traversano
il
quadrilatero.
Se consideriamo la sola vallata del
come
la
ma
teatro della guerra, allora due
prima volta
urtarsi in
una
Po ed
eserciti
direzione
il
Veneto
possono
qualunque;
nel seguito delle loro operazioni essi dovranno as-
Guerra combattuta
in Italia.
2
24. 18
solutamente stabilire
loro basi l'uiia
le
ad oriente,
tra ad occidente, ed operare secondo la
Po.
Un
dell'
Oglio e del Chiesi
5
all'
Ad
dell'
Ad»
da occidente, giunto
esercito che parte
è minacciato di esser girato
per
valli
le
1'
direzione
quindi per mantenersi in
t
posizione, o spingere avanti le masse, bisogna che
cupi con un corpo considerevole l'alto Adige; salv<
caso in cui
dall'
si
abbia
che
la certezza
Un
(come nel 1848).
di forze
tale
il
man
nemico
esercito
sposti
Adige, per arrestare strategicamente la marcia
toriosa del nemico, bisogna
che passi
ultime operazioni difensive saranno
Scrivia, che unisce Alessandria a
Un
nella
le
gato
della Scrivia,
sue comunicazioni. Se tale
ad
un
valle
f
d«
occidente
r
senza esser padrone di Al
la Sesia
sandria e della valle
rebbe
le
Genova.
esercito operante da oriente ad
può oltrepassare
Po; e
il
movimento
altrimenti
esp
esercito
obi
retrogrado,
è
strategicame
bisogna che retroceda sino a Cremona; quindi trov
sull'Adige una valida posizione difensiva;
ma
spost
da questo fiume, esso potrà essere girato per le vi
del Rienz e della Drava; e però, se gli sta incontro
nemico molto superiore, bisogna che passi le Alpi,
poi consideriamo
allora
diverse
come
sono
teatro della guerra
le
1'
Italia tut
combinazioni che offre
la
i
topografia.
Le Alpi come una muraglia di granito la cingoi
il Po forma la
seconda barriera
e dietro di esse
la
<
natura pose a difesa della penisola.
L' importanza militare
da che
cili
la civilizzazione le
passi.
sibili,
delle Alpi è molto
La stagione invernale
ma, liquefatte
scem
traversò con numerosi e
le nevi,
li
rende quasi inacc
un' armata non incontr
grandi ostacoli per valicarli. Egli è vero che tutti qui
passi offrono delle posizioni in cui
a difesa potrà tener testa ad un
una truppa
nemico
pai
molto sn
25. 19
ma
riore,
è cosa
ben
tanti passi sceglierà
diflScile
il
1'
quale dei
accertarsi
nemico; difenderli
sarebbe
tutti
disegno rovinoso affatto.
Supponiamo
cisi
all'
la Svizzera
neutrale
e
gì' italiani
offensiva. L' invasione straniera sarà
Bolo da occidente
ed oriente; nel primo caso bisognerà
passare le Alpi ed occupare Montmeillan nella
dell' Iser,
sercito.
guardando
In tal
municazioni
di
de-
possibile
modo
il
Varo con un
gì' italiani
vallata
corpo d'
forte
minaccerebbero
nu nemico che tentasse attuare
sione senza dar battaglia. Nel secondo caso
spiegarsi sulla Drava, fra Willach e
e-
le co1'
inva-
bisognerà
Klagenfurth, pa-
droneggiando V alto Adige con un considerevole corpo
d' esercito.
Se poi venisse adottata la difensiva, allora la parte
occidentale
si
difenderebbe
concentrando
forze a
le
Torino, d' onde moverebbesi incontro al nemico appena
luogo del suo passaggio, mentre un corpo
conosciuto
il
d' esercito
difenderà la valle della Bormida fra Carcaro
e
Dego, onde arrestare
e dar
tempo a
il
nemico che girasse
tutte le forze di accorrere.
trazione delle forze,
per
da
difendersi
un' invasione
dalla parte orientale, deve operarsi nella valle
dige,
il
Alpi
le
La concendell'A-
grosso delle forzo in Verona, ed un corpo d'
e-
sercito nell'Adige superiore.
Dando
poi al
teatro della guerra
il
suo pieno svi
luppo, supponendo l'invasione possibile per tutto
bono essere
i
il
giro
Milano e Verona deb-
delle Alpi, in tal caso Torino,
quartier generali di tre eserciti, che deb-
bono tenersi pronti ad
nemico più vicino.
operare
concentricamente
sul
L' Italia peninsulare è divisa dagli Appennini in due
dell'Adriatico e del Tirreno, in ognuno dei
una lunga comunicazione longitudinale mena sino
bacini:
quali
al
fondo delle Calabrie. Esse
varie strade trasversali che
sono
aprono
unite fra
la
loro da
comunicazione
26. 18
solutamente stabilire
le loro
basi l'una ad oriente,
tra ad occidente, ed operare secondo la
Un
Po.
esercito che parte da occidente, giunto
è minacciato di esser girato
dell'
per
valli
le
l'al-
direzione
del
all'
Adige
dell'
Adda,
Oglio e del Chiesi; quindi per mantenersi in tale
posizione, o spingere avanti le masse, bisogna che oc-
cupi con un corpo considerevole l'alto Adige; salvo
caso in cui
abbia la certezza che
Un
(come nel 1848).
di forze
dall'
si
tale
il
esercito
spostato
Adige, per arrestare strategicamente la marcia
toriosa del nemico, bisogna
che passi
ultime operazioni difensive saranno
Po; e
il
nella
il
manchi
nemico
vit-
sue
le
valle
della
Scrivia, che unisce Alessandria a
Un
può oltrepassare
le
della Scrivia,
sue comunicazioni. Se tale
ad
un
non
senza esser padrone di Ales-
la Sesia
sandria e della valle
rebbe
gato
Genova.
da oriente ad occidente
esercito operante
movimento
altrimenti
espor-
esercito
obbli-
retrogrado,
è
strategicamente
bisogna che retroceda sino a Cremona; quindi troverà
sull'Adige una valida posizione difensiva;
ma
spostato
da questo fiume, esso potrà essere girato per le valli
del Eienz e della Drava; e però, se gli sta incontro un
nemico molto superiore, bisogna che passi
poi consideriamo
allora
diverse
come
sono
teatro della guerra
le
1'
le
Alpi. Se
Italia tutta,
combinazioni che offre la sua
topografia.
Le Alpi come una muraglia di granito la cingono,
il Po forma la
seconda barriera che
e dietro di esse
la
natura pose a difesa della penisola.
L' importanza militare
da che
cili
passi.
sibili,
delle Alpi è molto
la civilizzazione le traversò
La stagione invernale
ma, liquefatte
le nevi,
li
scemata
con numerosi e
fa-
rende quasi inacces-
un' armata non incontrerà
grandi ostacoli per valicarli. Egli è vero che tutti questi
passi ofl'rono delle posizioni in cui
a difesa potrà tener testa ad un
una truppa
nemico
parata
molto sape-
27. 19
ma
riore,
è cosa
ben
tanti passi sceglierà
difficile
il
1'
quale dei
accertarsi
nemico; difenderli
tutti
sarebbe
disegno rovinoso affatto.
Supponiamo
all'
cisi
Bolo
la Svizzera
neutrale
e
gì' italiani
offensiva. L' invasione straniera sarà
de-
possibile
da occidente ed oriente; nel primo caso bisognerà
passare
sercito.
Alpi ed occupare Moutmeillan nella
le
dell' Iser,
guardando
modo
In tal
municazioni
di
il
Varo con un
gì' italiani
forte
minaccerebbero
un nemico che tentasse attuare
sione senza dar battaglia. Nel secondo caso
spiegarsi sulla Drava, fra Willach e
droneggiando
1'
vallata
corpo d'
alto
e-
le co1'
inva-
bisognerà
Klagenfurth, pa-
Adige con un considerevole corpo
d' esercito.
Se poi venisse adottata la difensiva, allora la parte
occidentale
si
difenderebbe
concentrando
forze a
le
Torino, d' onde moverebbesi incontro al nemico appena
conosciuto
il
luogo del suo passaggio, mentre un corpo
Bormida fra Carcaro
onde arrestare il nemico che girasse le Alpi
dar tempo a tutte le forze di accorrere. La concen-
d' esercito difenderà la valle della
e Dego,
e
trazione delle forze,
per
da
difendersi
un' invasione
dalla parte orientale, deve operarsi nella ralle
dige,
il
dell'A-
grosso delle forze in Verona, ed un corpo d'
e-
sercito nell'Adige superiore.
Dando
poi al
luppo, supponendo
teatro della guerra
l'
il
suo pieno svi
invasione possibile per tutto
il
giro
Milano e Verona deb-
delle Alpi, in tal caso Torino,
bono essere i quartier generali
bono tenersi pronti ad operare
nemico più vicino.
di tre eserciti,
che deb-
concentricamente
sul
L' Italia peninsulare è divisa dagli Appennini in due
dell'Adriatico e del Tirreno, in ognuno dei
una lunga comunicazione longitudinale mena sino
bacini:
quali
al
fondo delle Calabrie. Esse
varie strade trasversali cìie
sono
aprono
unite fra
la
loro da
comunicazione
28. 22
Spostato l'esercito anche da questa base, il suo «tato
uon dovrà certamente essere troppo florido quindi con;
tinuando
la
sua difesa sul
Sile,
per poi ritirarsi
Calabrie, la sua distruzione sarebbe inevitabile;
ché nelle Calabrie
al
il
fronte
strategico,
fronte manovra, l'obbligherebbe
diretto di
un nemico
Epperò
in questo
tito se
non quello
raccogliere tutte
baldanzoso
nelle
dappoi-
ristretto
quasi
a sostenere l'urto
per
tante
vittorie.
estremo periglio non avvi altro pardi
le
formarsi
risorse
che
sul
rialto
Irpino, ivi
potrebbero
ottenersi
dalle Puglie e dalle Calabrie, e quindi riprendere un'ardita offensiva pel bacino dell' Adriatico.
29. insurrezionali
(Iloti
liif*iirrezioiie in
Keggio
e
Messina (29 agosto 1847)
— Solleva-
—
Reggimento costi«ione della Sicilia (12 gennaio 1848)
Sollevazione del Lombardo- Veneto
tn/ionale in Italia
—
(18 marzo).
Le
cagioni narrate facevano fremere
Alpi al Lilibeo, ed
il
Il
solo
Italia
strappava
suo frenaere
continue concessioni.
cipi
1'
Borbone
dalle
ai prin-
di Napoli era
il più saldo, e si mostrava avverso a qualunque miglioramento, asserendo che le leggi delle Due Sicilie erano
tanto superiori a quelle delle altre parti d' Italia, che
nulla vi era a riformare. Egli parlava
il
sistema del governo, più dura
nide,
noto in
Italia,
anzi in
delle
Europa, frutto
egregio scrittore, dipinse a vivi colori
delle popolazioni siciliane. L'autore
deva con
i
Sicilie,
penna
misero
di
stato
esso
di
pochi versi che riportiamo,
libretto
Due
della
il
tiran-
la
un
più profonda era la corruzione; ed
avente per titolo Protesta del popolo
ap-
pienamente
sentiva
si
ma
vero,
il
punto perchè queste leggi non favorivano
i
conchiu-
quali
pongono
a nudo le scelleraggini di quel governo.
«
Chi non è
ti-a gli
oppressori,
si
sente da ogni parte
«
schiacciato dal i)e8o della tirannia di mille ribaldi, e
«
la
pace, la libertà, la sostanza,
la
vita degli
uomini
30. .
24
dipeudono dal capriccio, non dico
«
onesti,
«
cipe o di un Ministro,
«
una baldracca, d'una
ma
di ogni
del Priu-
impiegatello,
di
d'un birro, d'un gesuita,
spia,
un prete »
Domenico Komeo, di Calabria, uomo di mente e di
azione, avea ordito una vasta congiura, la quale si esten« d'
deva quasi per tutto
iniziò
moto
il
comune
S.
di
rono
giate
la resa
ad un
castello,
ed
le autorità
esempio
1'
nel quale
presidio.
il
poca guarnigione depositò
Gerace seguì
arresti.
le
Da
erano
si
rifu-
castello fu reso, la
Il
ed
armi,
le
comune
il
di
Reggio.
di
Intanto nel tempo medesimo
Palermo
si
marciarono su Reggio, ed intima-
liberali
i
1847
29 agosto
Il
Viva V Italia, e nel piccolo
Stefano sventolò la bandiera italiana.
S.
Stefano
regno.
il
col grido di
il
governo scovriva in
Ala della cospirazione, e vi faceva numerosi
Questo produsse
cambiò
scoraggiamento, e
lo
spirito di varii corpi militari iniziati in essa. L' insur-
rezione simultanea mancò, e la sola Messina rispose al
moto
delle Calabrie.
Il
l**
settembre una
vani generosi percorse la città gridando
IX; ebbe
Viva Pio
con
varii scontri
mano
di gio-
Viva Vltalia,
le pattuglie, e,
non
secondata, fu dispersa.
Il
Re, avuto contezza del movimento di Reggio, vi
spedì due fregate a vapore con due battaglioni e quattro
montagna;
pezzi da
tembre
in quella
questa era dì
Pizzo. I
Reggio,
già
liberali,
si
le
due fregate comparvero
rada,
mentre
sbarcata
una
parte a
forza
cannoneggiata
Paola e parte
vedendo impossibile
il
1'
movimento.
I
due vapori, dopo
dispersero.
le
aver
inoffensiva città, sbarcarono la truppa,
movimento
Domenico Romeo
dopo aver atteso invano
si
a'
sostenersi a
il
che senza ostacolo prese possesso di Reggio.
montagne,
5 set-
ritirarono nell' interno per unirsi agli altri e
per spandere
vincie,
il
doppia di
il
guardie urbane
I liberali,
delle altre Prosi
nascose nelle
lo scoprirono,
1'
attacca-
31. 25
rono, e nel contìitto rimase morto. Gli venne recisa dai
ed un parente
regi la testa,
di lui fu costretto a gher-
mirla pe' capelli e mostrarla grondante di sangue agli
Milletrecento
Seminara.
abitatori
di
arrestati,
sessanta condannati,
questi nove uccisi
capitale, e di
viati all' ergastolo.
italiane,
Non
ed
vi è
Le Calabrie davano
Borbone versava
il
luogo,
sul
il
dubbio alcuno, che
le
popolo
il
ove peggio che
comportano
Borbone.
che
naturale
era
fosse iniziato dal popolo siciliano,
lia,
gli
il
più oppresso ed
albertisti
tive
il
spandevano
pena
gli altri in-
prime vittime
cruda e
gli stranieri si
alla
primo sangue.
Sicilie soffre in Italia la piìi
Quindi
furono
cittadini
ventuno
di cui
il
delle
bassa
il
i
Due
tirannia,
satelliti del
moto
italiano
più ardente d'Ita-
più lontano dal centro d'onde
le
moderate
loro
e
pallia-
fila.
In Palermo
il
popolo non cessava mai dal domandare
concessioni al governo, e dal reclamare la costituzione
da Casa Borbone. Ma il generale Vial
non rispondeva se non con atti di violenza a tale domanda. Allora un proclama apparve in cui il popolo
del 12, giurata
minacciava
di sollevarsi all' alba del
giorno 12 gennaio,
non vedeva per quell' epoca esaudite le sue brame.
sordo, ed il 12 i palermitani corsero
Il governo fu
alle armi. La sera la truppa fu costretta a sgombrare
da molti luoghi. Il luogotenente generale Majo ed il
Vial si ritirarono nel Palazzo Reale ed in S. Giacomo,
con un reggimento della guardia, un reggimento di linea
se
ed un reggimento di dragoni. Un'altra bi'igata di fanteria si ritirò ai Quattro Venti.
conservati dalla truppa,
come
Varii altri edilìzi erano
1'
Ospedale Civico,
viziato e S. Elisabetta. Il giorno 14
comitati per dirigere
il
popolo
e
si
il
No-
formarono alcuni
prendere
le
redini
33. 27
ed
e mmiizioui,
lo
periore
famiglie ed
senza
I
ritirarsi,
confidare
di
incliiodati,
morale del soldato alìatto avvilito,
il
costriusero a
i
i
uu
generosità
del
che rimanevano.
feriti
ed
soffr'.ie
incaricando
alla
occuparono immediatamente
uso
in
occupava ancora
nella
dai
sgombrato da per tutto,
tutta la
27 Desauget
;
ma
difendeva.
truppa avea
la
avea
pei-duto le spe-
il
fermento die
popolazione del regno.
ma-
si
giorno
Il
senza mo-
d' imbarcarsi
chiese al popolo
il
lo
città,
Re
il
ranze d' inviare rinforzi, atteso
lestia
palazzo
fu presa
padrone della
popolo era
Borbone
il
dopo una ostinata rewgendarmi. Il secondo dopo molle
La prima
operata
luogo
il
del
fonderia ed
città la
combattere di un battaglione che
nifestava in
non
cannoni, evi raccol-
i
La truppa
sero delle munizioni da guerra.
II
le
cannoni furono
I
regi diedero le spalle al palazzo,
palermitani
stenza
popolo
gravi danni durante la ritirata.
abbandonato, ripristinarono
delle finanze.
su-
officiale
comitato rispondeva che quelle medesime
truppe potendo rovesciarsi sulle altre parti della
o su Napoli, per combattere
il
Sicilia,
popolo, con cui
i
Sici-
liani avevano causa comune, non potevano permettergli
impunemente V imbarco senza
certe condizioni che aves-
sero compensato questi mali, cioè
1°
stati
le
Rendere
i
dieci siciliani che
:
il
10 gennaio erano
imprigionati per semplice sospetto. 2° Consegnare
prigioni
per
custodire
i
condannati, e
bertà quelli che ingiustamente vi
si
porre in
trovavano. 3°
li-
La
resa del castello.
e
Desauget rispose non poter accettare questi patti,
dopo avere aperte le prigioni diede le spalle alla
città.
La truppa
era in completo
disordine
per un villaggio detto Bocca di Falco^
bandonarono
al
corsero alle
armi,
Dopo
saccheggio
tre giorni di
li
;
ma
attaccarono
quei
e
li
i
:
passando
soldati
prodi
si
ab-
abitanti
sbaragliarono.
penosa e disordinata marcia,
la
truppa
34. 28
s'
imbarcò
yalli,
alla riva di Solanto,
d'uomini,
gliaia
quattro
avendo perduto varie mi-
pezzi
di artiglieria ed
i
ca-
che furono costretti di uccidere sulla spiaggia.
In Messina, oltre la guarnigione della cittadella, vi
mobile comandata dal generale Nun-
era una colonna
ziante, che
giorno 25 fece
il
pompa
in
una
rivista delle
sue forze, sperando incutere timore alla popolazione.
Ma
il
misura inasprì maggiormente
tale
popolo,
dapprima,
silenzioso
minacce e di scherno nel momento che
Borbone
lunque
Nunziante
cessò di esistere.
ostilità,
Sicilia gli affari
al
Da quel
caserme.
trava nelle
la
giorno
si
animi, ed
gli
proi-uppe
gridi di
in
truppa rienautorità
1'
del
astenne da qua-
dappoiché conosceva che
Napoli ed in
in
volgevano a mal partito pei
regi, e sino
29 ebbe luogo una sola scaramuccia fra ciuqus gen-
darmi che
che
il
ritiravano nella cittadella ed
si
forte Real Basso tirò qualche
popolo, al
il
cannonata sulla
città.
Innanzi al piano di Terranova, attiguo alla cittadella,
mettono capo due strade 1' una (strada d' Austria) che
direttamente mena al duomo, l' altra (della Marina)
:
clie
costeggia
avanzati su
porto. I regi aveano piazzato
il
due
queste
rale Nunziante, seguito
nella strada d' Austria,
strade.
da molti
Il
due posti
giorno 29
officiali,
il
gene-
erasi inoltrato
spettatore dell' esaltazione po-
polare e del bello spettacolo che presentava quella contrada, essendone
numero
di
i
balconi parati a festa, d'onde un gran
donne
bandiere e nastri
sventolavano
gridando Viva Pio IX,
colori,
trovavano un' eco fragorosa fra
Viva
il
la
tri-
GosUtusione, e
popolo riunito nella
strada.
In questo mentre
armati di
verso
il
fucili
piano
posto dei regi,
dendo
le
al loro
strade
di
per la
di cittadini
strada della Marina
Terranova, e fece fuoco sul piccolo
sbarrando
che
fuoco
una numerosa mano
avanzò
si
li
il
cammino
respinse. Allora essi
e
rispon-
traversando
interne irruppero in quella d' Austria, e co-
35. 29
rainciarono
traverso
rare
fuoco contro una compagnia piazzata at-
il
strada.
la
due pezzi
di
polo, nel
tempo
bombe
stesso
La
grande Ospedale,
estremo
all'
fece
notte mise fine
città
che
abbandonò
piano
il
quale rimase
di
comando
il
Terranova e
si
I
solo posto del
che fu attaccato e preso
al
varie
combattere.
al
il
30. Nunziante fu richiamato in Napoli, ed
Cardamone,
po-
sul
gettò
cittadella
la
clie
riti-
strada
della
cominciò a trarre
artiglieria e
sulla città.
Nunziante
generale
livellò
non conservarono nella
regi
il
Il
compagnia,
la
dal popolo
il
generale
delle truppe,
restrinse nella sola
cittadella.
Catania
agitava sordamente, e varie zuffe ebbero
si
luogo fra soldati e cittadini.
Palermo fregiata del
25 giunse
Il
vessillo tricolore.
Il
la corriera di
popolo, elettriz-
zato a quella vista, percorse festoso la città.
si
ritirarono nel castello,
Collegio dei Nobili
mani
popolo
il
trucidò tutti
ed
assalì
soldati
i
eguale subirono
i
i
il
Le truppe
rimanendo una compagnia al
gendarmi alle carceri. Il docollegio, lo
che
lo
gendarmi.
ritirata la truppa, si rese
mise a fiamme e
difendevano.
Una
sorte
dove
ei'asi
forte Ursiui,
Il
dopo
diciannove
giorni
di
blocco.
In Trapani la popolazione fremeva alle novelle rice-
vuto da Palermo, e faceva
grandi
affatto.
banda
i
più grandi sforzi ed
i
più
onde procurarsi le armi di cui mancava
Mentre era in tale stato di agitazione, una
sacrifizi
di
armati cittadini, comandati da un trapanese,
che avea combattuto a Palermo, giunse per soccorrere
la città.
li
assalì,
risultato
I regi
ma
decisivo.
lasciati dalla
diatamente
1'
castello fu
ritirarono
nel
forte,
ove
Ripristinati in uso
il
popolo
alcuni cannoni
truppa e malamente inchiodati,
a trarre conti'o
il
si
privo di artiglierie non potè ottenere alcun
il
forte, la cui
offerta di cedere, e
sgombro
si
cominciò
guarnigione fece imme-
dopo brevi trattative
e consegnato ai cittadini.
36. 30
Mentre
popolo
il
siciliano era
a scuotere
1'
Borbone,
popolo napolitano
il
una mano
Salerno,
spiegando
di
nel
montare
a parecchie
paura
la
fregiata dei
Viva
Nuovo
castello, ed
l'
fu ben
che
il
d' innanzi bastò
popolo. Statella
Il
prece-
li
Toledo
al grido
grido d' allarme partito dal
castello in
di
la soldatesca alle armi.
primo, seguito da nn picchetto
campo
esteso e fluttuante
parava
Il
che
vessillo
strada
mosse incontro
si
despota.
del
presto ripetuto
tamburo chiamò
il
generale Statella fu
di ussari,
vilissimo
percorrere la
Costituzione.
la
Castello
Il
e
Sicilia,
10 del mattino, numerosa gioventù
le
colori dell' italiano
fece a
si
animo
nell'
27 gennaio, verso
di
Questa circostanza,
migliaia.
erano ridotte in uno stato miserissimo, accreb-
le quali
deva,
contado
il
Napoli delle sconfitte truppe della
arrivo in
bero
percorse
Le simpatie che da per
lo fecero ben presto am-
tutto trovò questo drappello,
1'
il
Cilento, provincia di
generosi
italiano.
vessillo
il
Europa
in
limitava alle dimostra-
si
Solamente
disarmate.
zioni
primo
il
giogo ed a colpire di terrore
ignobile
di
alla turba
;
ma
gli
si
per mostrargli la possanza del
dal Be, che, circondato dai
salì
quel-
20 mila teste che
figli
e
dal servidorame, pallido ed esterrefatto, attendeva la sua
sentenza.
generale lo consigliò ad accordare la chiesta
Il
costituzione, dappoiché
sultato se
la
Queste
Etna
il
proclamata
popolo giulivo
esplosioni
e del
il
si
popolari
29 fu quel
essendo
si
mai
interesse
il
lo Stato
giorno
il
la costituzione.
pro-
piano dei dot-
popolo.
mire che
il
Ed
Pie-
più avanzato d' Italia nelle
istituzioni liberali, Carlo Alberto fu costretto
dare
ri-
così
loro scopo adagio
essere prevenuti dal
vitale per le loro
mostrasse
il
E
partite dalle falde del-
Vesuvio sconcertarono
adagio, e senza
stato
disperse.
che speravano raggiungere
trinari,
monte
non sicuro sarebbe
tentata la sorte delle armi.
fosse
costituzione
messa, ed
l'
si
ad accor-
Quasi nel medesimo giorno anche
37. 31
il
Granduca
e
Papa accettavauo
il
piincipio costitu-
il
zionale.
I
loro
con un salto a pie
dottrioari
malgrado ad un punto a cui
pari
si
trovaiono
credevano giun-
essi
gere dopo lunghi andirivieni, e die estimavano come
sommo
il
un popolo possa pretendere.
delle franchigie che
*
Tutte
vicende in
queste
Italia,
la
proclamazione
Francia avevano addensata una tem
della repubblica in
pesta suir orizzonte politico del Lombardo-Veneto, che
Radetzky dal cauto suo aveva a tutto potere provocata.
L' esercito che esso capitanava si componeva di due
corpi d' armata, di cui
l'altro
rale
Veneto.
il
Il
l'*
Wallmoden ed era
uno occupava la Lombardia e
corpo era comandato dal gene-
forte di 28 battaglioni, 20 squa-
droni, 60 bocche da fuoco.
Il
2" corpo,
forte di
29 bat-
16 squadroni, 48 bocche da fuoco, era coman-
taglioni,
dato dal generale
un assieme
di
L' esercito tutto formava
D' Aspre.
70 a 75,000 uomini, di cui 5 a 6000 ca-
valieri, e circa 108 bocche da fuoco. Radetzky aveva
domandato un rinforzo, e si era ordinata perciò la formazione di un corpo di riserva a Udine, ed i reggimenti che dovevano formarlo erano già in marcia. Il
sospetto che inspiravano
avea costretto
brigate,
il
1'
il
una comandata
confine del Piemonte,
occupava
i
il
popoli piemontese e svizzero
maresciallo a distaccare ai confini due
confine
1'
dal generale
Maurer occupava
altra dal generale Strassoldo
svizzero.
Tutto
esercito poi era
1'
sparso nei diversi presidii delle numerose città del
bardo-Veneto
;
le
forze
maggiori
si
Lom-
trovavano a Mi-
lano (10 a 12,000) uomini, a Venezia (7 a 8000),
ed a Padova, quartiere generale del secondo corpo (6000).
In Milano era preside
il
Casati,
nullità dell' aristocrazia lombarda.
una
La
delle più nulle
sera del 17 marzo
38. 32
1' insurrezione
si seppe
di Vienna, e lo scoppio della
tempesta divenne inevitabile. La mattina del 18 marzo
il preside Casati, accompagnato, anzi trascinato da buona
mano
condotto dal
di popolo, fu
vicepresidente O'Don-
domandare concessioni. Giunta
governativo, un colpo di fucile partì
nel a
gheresi di guardia.
guardia e la
A
questo
disarma,
sale
il
la folla al palazzo
dai granatieri un-
popolo
dal
si
precipita sulla
vicepresidente, lo co-
stringe ad ordinare l'armamento della guardia nazionale,
1'
abolizione della polizia, lasciandone le attribuzioni al
mimicipio, e lo conduce prigione. Intanto
vessillo ita-
il
liano sventolava per la città. Kadetzky, da lungo
desideroso
tosto a cominciare
dal
un potere
d' afferrare
castello
illimitato,
le
ostilità.
Il tiro
tre,
alle
e diede
principio
convoglio di popolo che scortava
di
tempo
dispose
si
allarme partì
alla lotta.
Il
Casati e O'Donnel,
il
giunto alla strada del monte, fu ricevuto da improvvisa
scarica e costretto a riparare nell' attigua casa Vidi serti,
che la notte,
insaputa del nemico, fu quasi
all'
tier generale dell' i)i8urrezione,
tadini
si
incontravano.
ove soldati e milanesi
città
maresciallo fece ritirare nel castello
Il
tutte le famiglie
degli
ove trovavasi,
militare,
impiegati
si
;
dalla
e
tanto precipitosamente,
nare
casse
diverse
con due milioni di
cancelleria
medesimo
ritirò egli
stato maggiore,
le
cit-
ridusse solo a continue e parziali scaramucce,
impegnate dappertutto nella
s'
quar-
il
che dalla parte dei
col
suo
da abbando-
delle pubbliche amministrazioni
lire.
Quindi cercò concentrare
forze e stabilire le comunicazioni fra
i
le
sue
varii posti oc<;u-
pati in città.
Il
tieri
generale Rath marciò con un battaglione di granasulla piazza del
guarnì di
Itrigata
tirolesi le
Duomo,
1'
occupò militarmente e
aguglie del magnifico ediflzio.
Una
comandata dal generale Wohlgemuth occupò
il
palazzo governativo e le strade adiacenti. I palazzi della
giustizia,
del tesoro, del genio militare,
molte caserme.
39. 33
tutti
Alle
polizia erano nelle
di
nflìci
gli
sei della sera
mani
della truppa.
un distaccamento marciò per attaccare
il
Broletto: gli zappatori tentarono inutilmente abbatterne
furono quasi tutti uccisi dai cittadini appo-
la porta, essi
stati nel
all'
mal
palazzo, e siccome la località
uso del cannone,
gli austriaci
si
prestava
sfondarono una bottega
un pezzo d'artiglieria, che atterrò
ore, quando i cittadini ebbero
consumate le poche munizioni, la truppa occupò il palazzo. Radetzky credeva con tale impresa impadronirsi
di un supposto comitato, anima del movimento. Ma
e vi posero al coperto
la
porta, e
dopo due
questo comitato non esisteva che nell'immaginazione del
Con
maresciallo.
la
presa del Broletto
50 giovani
cero prigionieri circa
devano, e parecchi che
gli imperiali fe-
distinti
che lo difen-
stavano senz'armi. La tarda
vi
accompagnata da una pioggia dirotta, pose fine al
Il podestà col conte O'Donnel si trovavano
notte,
combattere.
in
casa Vidiserti,
l'ultima
troppo accessibile, perchè dietro
sito
barricata e facile ad accerchiarsi, e perciò la
medesima fu trasportato nella casa del conte Carlo
Taverna in isola più vasta, la quale fu circondata immediatamente da barricate e guardata dai cittadini.
notte
spuntar
Allo
dell'
si
prestavano
nare
i
zioni,
del secondo
alba
austriaci spazzavano col
giorno (19),
all'infilata,
e cercavano
diversi posti, conservare
con
di approvvigio-
essi le
comunica-
ed interrompere quelle degli insorti, che
tevano nei
diversi
gli
cannone tutte quelle strade che
quartieri
della
città
senza
si
bat-
scopo
prefisso e senza insieme.
All'alba del terzo
aveva cambiato
Gli austriaci
giorno (20)
la posizione delle
nulla
d'importante
due parti belligeranti.
non sapevano ove rivolgere i loro sforzi,
mancanza d' insieme nelle operazioni
giacché quella
del popolo
non presentava alcun
obl)ietto
importante.
Dall'altra parte l'autorità municipale, costretta a pren-
dere
una
certa
attitudine
Guerra combattuta in
Italia.
governativa,
non
faceva
3
40. 34
altro che cbiainare a parte de' suoi pericoli alcuni cit-
dava
tadini, ai quali
del Municipio.
Il
dei gendarmi,
ed
emanava
1'
innocente
Casati,
al terzo
di collaboratori
rifiutato l'adesione
giorno di lotta con l'Austria,
seguente ordinanza
la
nome
dopo aver
:
LA CONGREGAZIONE MUNICIPALE DELLA CITTÀ
DI MILANO.
«
20 marzo 1848, ore 8
ani.
Considerando che per l'improvvisa assenza dell'au-
«
politica
viene di fatto ad
«
torità
«
il
«
verno, col quale
«
cizio della polizia,
«
mamento
decreto 18 corrente della
della
attribuisce
si
aver pieno effetto
Vicepresidenza
al
del go-
Municipio
l'eser-
non che quello che permette
l'ar-
Guardia Civica a tutela del buon or-
«
dine e difesa degli abitanti,
«
il
«
dottore G. Grasselli, aggiunto, assunti a collaboratori
«
del Municipio
«
Lecchi, Alessandro Porro,
«
cato
s'
incarica della
signor delegato Bellati, e in sua mancanza
I
il
conte Francesco Borgia,
Anselmo Guerrieri
Enrico
polizia
il
signor
generale
il
Guicciardi, avvo-
e conte Giuseppe
Burini
».
giovani colà presenti, finalmente, cominciavano a
stancarsi dell' inazione degli uomini
dovessero
dirigere
un consiglio
il
di guerra,
movimento
;
quali
i
si
epperciò
credeva
si
composto quasi a caso
formò
dei cit-
tadini Carlo Cattaneo, Giulio Terzaghi, Giorgio Clerici
ed Enrico Cernuschi. Questo consiglio
tinente
i
suoi
atti
Italia
una direzione ed un insieme
varii posti occupati
chiati.
Si
cercò di
dal
alle
mosse
nemico nella
aprirsi le
città
si
del popolo. I
furono acceri
di-
nemico. In
del
istanti le truppe, già quasi isolate
della città,
imman-
comunicazioni con
versi quartieri ed interrompere quelle
pochi
intestò
Libera, e principiò a dare
nell'interno
videro costrette a sgombrarla
precipito-
41. 35
saraente. Molti
lamentario
caddero
officiali
presentò
si
purché
Tale dimanda bastava per
si
l'
era
guerra Milano era
ricusato,
fece proporre per
siglio di
le
fin
mani
nemico.
l'
del
inchiesta, e senza
nome
Radetzky per
seguirono senza
le
Il
a radunarle
costretto
nel
i
stati,
nelle
ed
ma-
il
castello,
spie-
dal
castello
venivano
sempre
bastioni.
giorno 21 queste due brigate
rombo del cancampane e gli aereo-
più incalzate verso le mura. Intanto
none,
con-
in poi
truppe au-
le
posto,
due brigate Wohlgemnth e Clam
lungo tutti
di tre
il
D'allora
interruzione,
striache furono scacciate di posto in
gando
tempo
acquistar
mezzo dei consoli una tregua
Municipio novamente accoglieva e
il
resciallo fu
del con-
da quel giorno perduta.
guerra novamente rifiutava.
ostilità
la città
l'ardore
opposizione fatta da Carlo Cattaneo a
giorni, che
una
ad
uno spegnere
Casati non esitava ad accordare
L'armistizio
promessa
chiaramente
dimostrare
del popolo e ridonare Milano nelle
siglio di
la
soldati nelle caserme,
lusingava di ritenere
e l'annuirvi
la forza,
i
par-
raare-
chiederebbe da Vienna.
si
che Radetzky più non
Il
del
levassero le barricate sino
cittadini
i
risposta che
con
parte
chiese di sospendere le ostilità con
aciallo,
di ritenere per quindici giorni
Uu
prigionieri.
da
Casati
al
il
il suono a stormo
delle
mezzo ingegnoso adoperato a spargere proclami
campagne, avevano sollevato
Radetzky, privo
di
notizie
e
fin
il
paese circostante.
dal
primo
difettando di viveri, decise la ritirata ed
dine alle brigate Maurer e Strassoldo, che
sciallo decisa
il
strare che essa
dei piemontesi,
Quest' ordine, e la ritirata
25, sono
prove
sufficienti
giorno
1'
or-
trovavano
si
Piemonte e della Svizzera,
alla frontiera del
gare su Milano.
inviò
di ripie-
del mare-
per
dimo-
non fu determinata dal supposto arrivo
ma
fu conseguenza inevitabile della sua
difficilissima posizione,
come
quella di lottare con una
42. 36
popolosa
mancare
città,
di viveri
ed essere circondato
da un paese levato in armi.
La
città di Milano, francata dal valore dei cittadini,
non apparteneva che ad
simo (21) il conte Martini
essi.
Ma
mede-
giorno
quel
fece condurre entro la città
si
spacciandosi inviato di Carlo Alberto, e propose che
Municipio
la
si
costituisse in
dedizione
Lombardia a quel
della
che 30 mila piemontesi stavano già
tiera:
che non era vero.
il
che la dedizione non
cittadini, e che
dalla
Il
Re, affermando
pronti sulla fron-
consiglio di guerra oppose
potesse
farsi
non fosse quello
il
senza
voto dei
il
momento
di distrarli
pugna per fare controversie politiche e
il Re voleva recar soccorso,
poteva contare
disse
;
che se
sulla
pubblica gratitudine, che avrebbe fatto tacere ogni
tro sentimento. Ciò
tera
il
governo provvisorio e facesse
venne espresso nella seguente
al-
let-
:
«
«
La
Dal
Consiglio di guerra, 21 marzo 1848.
città è dei
combattenti che l'hanno conquistata;
«
non possiamo chiamarli
«
Noi battiamo notte e giorno
le
«
mare
accorre
aiuto. Se
il
dalle barricate per deliberare.
Piemonte
campane
per
chia-
generosamente,
€
avrà
«
parola gratitudine è la sola che possa
«
parola repubblica e riunirci in un sol volere.
la gratitudine dei
generosi d' ogni opinione.
«
Intanto
si
La
far tacere la
Carlo Cattaneo
discusse dal consiglio di guerra
il
>.
modo
come progredire nelle operazioni. Il nemico circondava
la città con un cerchio di fuochi.
Cattaneo con molta
avvedutezza proponeva fare una punta e rompere la
linea nemica. Alcuni vecchi officiali si opponevano dicendo doversi spandere dal centro egualmente in tutti
i sensi. Questa idea prevalse, e tutte le forze dei cittadini furono disperse in giro alla città.
Allora Cattaneo
43. 37
solo
popolosa,
diresse verso la Porta Ticinese, assai
8Ì
raccolse nuovi combattenti, e sul meriggio raggiunse
ivi
bastione di Viarenna tra ponente e mezzodì.
il
Verso
sera la massa maggiore dei cittadini, provvedutasi di tre
cannoni e di una trentina
piccoli
rotolanti,
spingeva
si
grossissime fascine
di
Porta Tosa
al bastione di
verso
levante, e dopo avere successivamente stancati diversi
distaccamenti
reisinger,
di
di
di granatieri
tirolesi,
ungheresi, di croati, dava un assalto, e preceduta da due
Manara e Cernuschi, conquistava la
si spingeva fino a mezzo miglio
amici,
cendiava e
porta,
1'
in-
fuori della
città.
11
giorno medesimo
clie tanti fatti si
avvicendavano,
uomini che per ben due volte, senza 1' opposizione del consiglio di guerra, avrebbero consegnata Milano al nemico, ed una terza 1' avrebbero ceduta al Re
stessi
gli
Sardegna, s'erano
di
e
costituiti in
governo provvisorio,
legittima
consiglio di guerra, sola autorità
il
dalle barricate,
dava primo
surta
esempio della sommissione
1'
autorità municipale.
all'
Perchè
il
popolo
dotta tenuta da essi
ragioni
:
si
accettava senza esaminare la con-
durante
se
gli
Per due
l'insurrezione?
l'una perchè mancava di concetto,
era compito
non
li
il
erano cacciati,
austriaci
suo scopo
il
futuro
era mai tolto ad esame dall' eroica gioventù; l'al-
tra perchè
i
fervorosi promotori,
piìi
popolari le idee,
si
erano
render
invece di
sforzati di rendere
popolari
questi uomini. Ogni errore nelle rivoluzioni costa fiumi
di
sangue, e infine la schiavitù.
Strassoldo, allorché ricevè
da due giorni alle prese quasi
1
19 delle
bande
dalla
1'
ordine di
ritirarsi,
su tutta la sua
campagna con qualche
Como, ed unite
rabiniere ticinese erano entrate in
cittadini
aveano costretto
nelle caserme.
Il
20 buona
la
era
linea-
cacoi
guarnigione a chiudersi
mano
cittadini
di
giunsero dalle rive del lago, e così
la
armati
guarnigione di
44. 38
Como, più
1500 uomiui
di
officiali.
corinti e uu-
croati,
tutti
con
prigioniera
gheresi, fu costretta a rendersi
i
suoi
Altre bande di armati marciarono da Lecco e
da Bergamo a Monza e
si
un
con
scontrarono
batta-
glione italiano, che dopo breve combattimento cedette.
Strassoldo giunse a Milano
duto
la
Varese, e
fatta prigioniera in
Maurer giunse
rono
22
il
avendo per-
la sera,
guarnigione di Como, una compagnia di croati
alla
truppa che
diversi
Nella notte Eadetzky serrò in massa
Wohlgerauth
due brigate
lungo ambo
proteggere
cigli dei
i
impiegati
civili
ciando sulle
mura
1'
dense
colonne
e dell' e-
ofticiali
e di tutti
onde prese
marciando
1'
Romana,
Le due brigate che
esterna sino a Porta
la ritirata
Lodi.
abbandonarono
e fiancheggiarono
le loro posizioni,
il
scelse
Lodi per raccogliere strada facendo
Parma
e gli altri dei quali
e questo fatto dimostra sempre più
i
castello e
il
corpo principale,
una a levante verso Paolo^
zodì verso Landriano. Radetzky
Piacenza,
armata. Alle
fino a Porta Orientale, e quindi per la
la strada di
aveano protetto
1'
armata mosse dal castello mar-
linea di circonvallazione
d'
mentre
sparse in catena
e Clara,
che volevano seguire.
11 della sera del 22
suoi 16 bat-
i
castello,
il
norme convoglio delle famiglie degli
gì'
uni-
bastioni, cercavano nascondere e
passaggio delle
il
si
ritirava.
si
taglioni nella piazza d' armi dietro
le
drappelli.
altri
medesima, ed entrambi
la sera
l'altra a
il
mez-
cammino
di
presidii di Pavia,
ignorava
come
il
le
sorti
;
maresciallo
non temea punto un' invasione immediata del Piemonte,
nel qual caso avrebbe preferito le mille volte aprirsi
passo per la diretta
via di
esporsi ad essere tagliato da
Il
Cassano e
un
il
Tre viglio, che
esercito.
23 Radetzky presentò la sua testa di colouaa in-
nanzi Meleguano
:
quei terrazzani credendola un batta-
glione isolato che venisse a raccogliere preda e viveri,
gì'
imposero
la resa, e fecero prigioniero
Wratislaw, capo
45. 39
dello
ed
stato maggiore,
glione. Allora
tenentecolonuello
il
maresciallo attaccò
il
trovar resistenza
mise a sacco e a sangue.
io
Casti-
villaggio, e senza
il
24
Il
gli
accamparono a Lodi, che trovarono presidiata
austriaci
da un battaglione italiano. Nella notte
1'
esercito fame-
ed ubbriaco fu in preda a subitanei terrori. Passa-
lico
rono sulla sinistra
e di riposo in
mento Rukawina che
nodarono
le
Adda
dell'
e
confortarono di cibo
si
Cremona, ove giunse
campo
al
trovava nei
si
comunicazioni coi presidii che,
reggi-
il
Ducati, e
si
ran-
assaliti dal
popolo in Bergamo e in Brescia, avevano potuto salvarsi
aveva
solo per la fervorosa mediazione dei municipali che
raffrenato
mona
il
e di Pizzighettone con tutta
rili
presidii
i
artiglieria di que-
1'
uniti al
Municipio
Il
da Pizzighettone
truppe,
le
la città
cannoni e 700 ba-
i
di polvere, lasciando aperte le porte e illeso
dell'Adda: cosicché Benedek,
clie la
abbandonato Pavia, trovò libero
Cre-
di
una batteria da campo si erano
di Cremona per assicurare
sta fortezza ed
popolo.
ritirò
Ma
furore del popolo.
passo
il
il
ponte
notte del 22 aveva
Adda
dell'
e
potè tranquillamente congiungersi a Radetzky.
Non meno
benché meno
gloriosa,
Come
quell'epoca per Venezia.
stanchi dell'oppressione
il
17,
conobbero
si
annunzio
mesi
il
aver domandato
libertà e
li
sanguinosa, fu
i
cittadini erano
Prima
austriaca.
avvenimenti
di
i
1'
Milano,
di
Vienna.
popolo corse alle prigioni, ove
trovavano
si
gli
a Milano,
da
A
Manin e Tommaseo,
cittadini
abolizione della
condusse in trionfo.
Il
censura,
18
il
tale
alcuni
per
pose in
li
popolo era im-
paziente e voleva realizzate le concepite speranze.
La guarnigione
di
Venezia
mento Wimpffen,
italiani
egualmente
italiani
tieri,
stiriani
di
;
un battaglione
;
;
d'
di
si
componeva
un battaglione
del reggidi
grana-
due battaglioni del Kinski,
di croati
;
1'
artiglieria
;
fanteria
marina, e corpo del genio.
Le truppe
italiane esultarono d' accordo col popolo
46. 40
ma
e fraternizzarono con esso,
mostrarono un contegno
ostile,
gli
ed
stiriani
croati
i
che spesso degenerò a vie
di fatto, e varie collisioni vi furono coi cittadini, senza
però gravi conseguenze.
Il 19, finalmente,
un vapore
da Trieste portò 1' annunzio officiale della costituzione.
Immediatamente fu domandato 1' armamento della guar-
dia nazionale, che
si
ordinò
pochissime
in
ma
passò senza nulla d' importante,
il
21
ore. Il
20
cose cam-
le
biarono d'aspetto.
Vi era
Venezia un certo Marinowch^
in
colonnello
marina austriaca, uomo che per la sua durezza ed
inurbanità di modi era odiato dai militari e dai civili.
della
Il
21
gli arsenalotti si
ammutinarono contro
gridarono morte addosso
ma
;
salvò e venne condotto fuori
sparsa nella notte, che
la
guardia
fermento fra quegli operai.
Il
razzi,
22 quest'
furore popolare, ritornò
al
appena da alcuni
officiali,
era troppo tardi.
Gli
una
lo
Scorto
ma
abbatterono a
una
gli
torretta ove
trapassarono
era na-
si
ventre con
il
La sua morte annunziata a Venezia
trivella.
osti-
espo-
si
nell' arsenale.
operai lo videro,
rinvennero e
accrebbe
cercarono farlo fuggire,
colpi di scure la porta di
scosto,
voce
uomo
non
nato, ad onta degli avvisi ricevuti acciò
nesse
Una
dell' arsenale.
Marinoicch faceva preparare
il
occultamente una batteria di mortai e di
il
di esso e gli
nazionale lo
dusse una grandissima gioia, tanto era
1'
odio
pro-
univer-
sale per tale soggetto.
Intanto a sedare
il
tumulto giungeva
all'
da buona mano di
Manin conobbe che quello era il momento
Manin, seguito
l'
arsenale
il
guardie nazionali.
prendere
di
iniziativa e liberare Venezia dal giogo straniero. Egli
fece sonare
la
campana che chiama
lavoro, ed essi numerosi
prigioniero
il
vi
arsenalotti
gli
accorsero;
Viceammiraglio de Martini, e
di
consegnare
Il
Martini fece
in
il
cinque minuti
le chiavi
possibile per esimersi,
al
allora dichiarò
gì'
dell'
e
intimò
armeria.
cede
sola-
47. 41
mente quando vide
inutile ogni resistenza, giacché
taraente tutti
sì
padrone
operai, e
gli
ardito colpo, lo annunziò
reggimento Wimpften ed
tando
gioia,
di
nero-gialla.
Un
liani) a cui
un
con
con
soldati
del
I
popolo,
col
laguna
^strap-
si
abborrita coccarda
1'
distaccamento di soldati di marina
officiale
calcio del fucile in
il
Finalmente
l'Italia.
(ita-
ordinò di far fuoco sulla guardia
suoi officiali alla
i
arsenale
dell'
città.
battaglione granatieri, esul-
il
nella
nazionale, girarono
darono Viva
alla
fraternizzarono
parono e gettarono
gli
Manin armò immedia-
arsenalotti scalavano le finestre.
entrò
testa
aria,
e
nell'
gri-
marina
la fanteria di
arsenale
gri-
dando Viva la Bepubblica, Viva S. Marco. Al governo
austriaco non restavano altre forze che i due battaglioni del reggimento Kinski
ed il battaglione di
croati, ma questi erano bloccati nella loro caserma dal
comandante del posto di guardia nazionale che trovavasi
alla porta dell' arsenale di terra,
una barricata difesa con
Mentile
deputazione,
il
nemico
tutti
cui oratore era
governo altere parole
al
consegnati ai cittadini tutti
che possedeva Venezia.
air avvicendarsi dei
dell'
il
quale avea formato
cannoni carichi a mitraglia.
popolo così abilmente condotto diventava
il
forte e toglieva al
lava
sei
Il
il
e
mezzi di offesa, una
i
cittadino Avesana, par-
chiedeva
governatore
cedere
il
E
nezia
lo stesso
libera
detzkj
1°
litare
mani
si
ritirava
Cessa
sì
del
in
governo
giorno, 22
da Milauo
;
il
ma
linguaggio
esso finì per intiil
principio
marzo,
in
cui
Ra-
:
momento
il
governo
civile e
mi'
che di mare, che viene rimesso nelle
provvisorio
che
va
che istantaneamente viene assunto dai
tadini
difesa
seguente capitolazione rendeva Ve-
questo
di terra
;
fossero
e
opponeva,
minacciando
potere,
delle ostilità.
la
si
successi del popolo
Avesana diventava più assoluto
margli di
che
mezzi di offesa
i
ad
istituirsi,
sottoscritti
e
cit-
48. 42
2°
Le truppe
croati,
bandoneranno
Venezia
3"
4:^ Il
con
terra,
di
città e
tutti
Kinski e quelle
corpo
il
materiale da guerra
di
del
gli
dei
genio, ab-
e resteranno a
forti,
i
truppe italiane tutte, e
le
Il
Venezia
la
reggimento
del
artiglieria
l'
italiani;
officiali
ogni sorta resterà in
;
trasporto della truppa seguirà immediatamente,
tutti
i
mezzi possibili, per la via di Trieste, per
mare;
5°
Le
famiglie degli
partire saranno
che dovranno
officiali e soldati
garantite, e saranno
procurati
loro
mezzi di trasporto dal governo che va ad
6° Tutti gì' impiegati civili italiani e
istituirsi
non
italiani
saranno garantiti nelle loro persone, famiglie ed averi
7°
Sua Eccellenza
il
i
;
;
signor conte Zichy dà la sua pa-
rola
d'onore di restare
dore
dell'
1'
ultimo a Venezia, malleva-
Un vapore
esecuzione di quanto sopra.
posto a disposizione dell'Eccellenza
sarà
Sua pel trasporto
della sua persona e del suo seguito, e degli ultimi sol-
dati che rimanessero
8°
Tutte
le casse
sciati soltanto
i
;
dovendo restar
qui, saranno rila-
danari occorrenti per la paga e pel tras-
porto della truppa suddetta.
La paga
sarà
data
per
tre mesi.
Fatto in doppio originale.
Conte Zichy, tenente maresciallo comandante della città e fortezza.
— Luigi Michiel
— Dataico Medin — Pietro FaBEis — Gio. Francesco Avesana
— Angelo Mengaldo, coman-
GriovANNi Correr
dante
Si
simo,
Leone Pincherle.
commise nou pertanto a Venezia un errore gravistristi
conseguenze si esperi montarono in
le cui
seguito. L'ordine di richiamare la flotta che
si
trovava
49. a Fola partì con un vapore sul quale vi erauo imbar-
impiegati
molti
cati
mandante
ste
s'
di far rotta
che
austriaci,
obbligarono
il
co-
per Trieste. Le autorità di Trie-
impadronirono del
richiamava
dispaccio che
la
squadra a Venezia, e contromandarono l'ordine, facendo
partire quei soli marinai ed
italiani
officiali
che lo vol-
lero.
Il
23 marzo
la
guardia
nazionale
sfilava in bella
Marco ed applaudiva freneticamente
alla proclamazione della repubblica. Ma era questa una
rivoluzione compita, o una semplice insurrezione, e
quindi 1' antica tirannia cambiata di forma"? Uu minimostra
in piazza S.
stro cattolico benedisse la bandiera, ciò basti al lettore
per giudicare.
Come ad immagine
di Milano,
liberarono con la forza
Venezia, in tutte le città venete
A
lombarde
si
immagine
nemico capitolò.
di
le città
nemico
dal
il
ad
:
Udine, Treviso, Rovigo, vi erano tre battaglioni
che fraternizzarono col
d' italiani
popolo. Le piazze di
Osopo, Palmanova e Rocca d'Anfo caddero anche nelle
mani
dei cittadini.
Radetzky
intanto avea spedito or-
dine al generale D' Aspre di riunire tutte
e marciare su
Verona
;
10,000 uomini, vuotò
Vicenza;
ivi
gliagione.
questi raccozzò
cassa
la
comunale
sue foree
le
Padova 9 a
in
e marciò su
trovò opposizione per questa misura di spo-
D'Aspre venne a
patti, scroccò
il
pitiche potè
e continuò la marcia.
Il
giorno 24 marzo
in tutte le città
vessillo
il
tricolore
lombardo-venete dal Ticino
ad eccezione delle quattro piazze
sventolava
all'
Isonzo,
Verona, Legnago,
di
Peschiera e Mantova. Quest' ultima però era presidiata
solamente da tre battaglioni
artiglieri tedeschi.
vano
italiani,
I cittadini
in possesso di tutti
i
posti
si
trova-
Mantova
Municipio, come
della città;
sarebbe rimasta nelle loro mani se
a Brescia ed a Cremona,
e pochi dragoni e
erano armati, e
il
non avesse raffrenato
il
popolo,
50. 44
e vietato di portare
Lo
municipale.
armi a chi non avesse
le
avvenne
stesso
licenza
Verona. Le porte
in
due fortezze rimasero per quasi due settimane in
delle
custodia dei cittadini.
Che cosa restava a Radetzky,
formidabile
il
giorno 24, del suo
uomini
forte di 75,000
esercito
In uno
?
stato compassionevole di tenuta e di spirito, 25 a 26,000
uomini erano accampati sulla sinistra
10,000
presidio
insufficiente
10 a 12,000
erano
Vicenza
in
Adda, 9 a
dell'
quattro
delle
sotto
piazze, e
comando
il
di
D' Aspre. Passato quel primo e fugace momento, poteva
anc(ua
mati
1
popolo
il
Saranno
ché come
lo
lombardo-veneto
vincere
poche
su di ciò
utili
questi
studio dell' istoria militare
ci
argiac-
riflessioni,
scopre
se-
i
greti dell' arte della guerra, del pari lo studio dell' in-
surrezione potrà
insegnarci
mezzo che
l'
abbia
1'
per
Italia
arte
d' insorgere,
solo
spezzare le ignobili sue
catene.
*
* *
Un
forza di coesione-
soffrono
la
ha
esercito per vincere
istruzione e numero.
i
morte
La
bisogno
di
disciplina,
disciplina rappresenta
In virtù di
la
sua
forza le masse
questa
disagi con pazienza, e corrono ad affrontare
alla
indispensabile
voce del generale. Per
ottenere questo
risultamento,
passa
il
soldato
per una
lunga e penosa educazione che giunge a distruggere
lui la
si
volontà e formarne
muove
al
la
volere del capo.
Ma può
ottenersi questa
forza di coesione, senza distruggere nel soldato
timento
e quindi
individuale,
lungo noviziato? Pare
di
una
città
di
numeroso
popolo
senza
il
il
sen-
bisogno di
sì
Volgiamo lo sguardo su
noi la vedremo irta di barri-
di
insorta, e
cate, surte dal lavoro
in
molecola di un corpo che
sì.
spontaneo dei cittadini
che
affronta
;
brulicante
volontariamente la
51. 46
che digiuna, che serena, che soffre
morte,
ninna forza coercitiva
diamo
quei
in
giorni di
lotta
senza che
a tanti sacrifizi
lo costringa
sparire
;
ve-
delitti di cui
i
tutte le città sono infeste nello stato consueto
final-
;
mente senza esagerazione può dirsi che ogni cittadino
diventa un eroe, e chiunque ardito ed intraprendente
propone un' impresa, diventa capo temporaneo dei molti
che
seguono e
lo
ubbidiscono con
1'
plina. Invece guardate nella città
del deposta, spinto dalla sola
battimento
se per poco
;
può
paura
esso
alla
spera
nulla
satellite
il
e dalla forza al
il
combattere, e
rapina ed alla strage
nella
monastico e duro
più cieca disci-
com-
sottrarsi dall' occhio vigile
dei suoi tanti superiori, schiva
bandona invece
la
medesima
vittoria,
il
si
ab-
dappoiché
;
medesimo regime
attende anche dopo la lotta; quindi
1'
appena scorge certa impunità si abbandona agl'impulsi
della ferocia umana, eccitata in quel momento dall'ira,
dall'esaltazione e dall'inasprimento della sua fibra, pro-
dotto dal continuo
stenza.
Non
così
nella vittoria tutti
di vincere
passa in
un esercito
trovasi la sua esi-
periglio in cui
cittadino
il
i
il
quale spera riassumere
vantaggi del futuro, ed
qualunque
lui
di popolo,
piacere
il
altro piacere. Quindi
animato da questa febbre rivolu-
quanta può averne
un esercito disciplinato. Un generale che unisca a vaste
zionaria, avrà tanta forza di coesione
cognizioni
reggere
scientifiche la
tali
conoscenza del
modo come
passioni, nei primi quattro o cinque giorni
di un' insurrezione potrà senza dubbio operare
cose.
Ma
se la vittoria tarda,
Dall'esposto
il
si
grandi
la sconfitta è inevitabile.
può chiaramente desumere che
il
popolo
quale corre alle armi per conquistare un nuovo etato
sociale è disciplinato dall' interesse di ciascuno indivi-
duo che armonizza con quello
La
numero
parola istruzione
infinito di cose,
dell' universale.
per un' armata comprende un
ma
disgraziatamente
la più grande importanza a quelle che
annette
si
meno
lo meri-
52. 46
tane. L' istruzione di uu esercito può quasi tutta
sumersi uei suoi generali.
Ed
il
rias-
successo che un
capo
può ottenere in una battaglia da una massa di cittadini corsi spontaneamente alle armi per difendere i
loro interessi, non differisce molto da quello che otterrebbe con un esercito regolare. È come una cattiva
o buona lama nelle mani di uno schermitore. Ma se nei
primi momenti d' insurrezione la febbre rivoluzionaria
ed
genio
il
canza di
generale
del
disciplina e
indispensabile
il
possono supplire alla man-
numero. Le pagine
frono degli esempi
i
però
d' istruzione, è
quali
condizione
dell' istoria ci of-
confermano quello che
lo-
gicamente sembra dimostrato.
La
battaglia di Fontenoy fu vinta dagli insorti della
Vandea,
i
mancanti come erano
quali,
batterono completamente
le
munizioni,
di
truppe repubblicane impa-
dronendosi di 42 pezzi di cannoni. Quest' armata vitto-
come segue
riosa è descritta
«
passage de la Loire.
«
après
«
comme
«
raient
«
taient-elles qu'idéales,
«
de
«
le
major-général
comme
On ne
les
;
regardé
Stofflet était
une douzaine d'individus
figu-
chefs, mais sans autorité réelle.
counaissait que deux divisious, encore n'é-
séparer;
ni de
« lons,
«
:
Larochejaquelin avait été proclamò généralissime
ainsi
les
chefs ayant essayé en vain
point de
compagnies.
brigades, de batail-
Le défaut
d' organisation
obligeait l'armée à marcher en masse... ».
Egli è innegabile che se in
d'ordine
avesse
dalle barricate
tutti
i
Lombardia una parola
preventiva, o un' autorità
potuto
cittadini e gli abitanti
qualunque
surta
concentrare in un sito
delle
teva pel giorno 25 accozzare una
campagne,
massa
di
si
po-
100 mila
uomini, la quale sarebbe stata sufficiente a decidere la
contesa del momento. Nelle piazze
poca e vacillante;
questa massa
si
il
popolo
forti
la
truppa era
numeroso ed armato;
se
fosse solamente mostrata, bastava per
53. 47
dare
segno delle
il
nell'
ostilità
interno e farle
cadere
nelle mani del popolo. Questa massa poteva dar battaglia ai 26,000 uomini accampati sull' Adda, o almeno
distruggere intorno ad essi tutti
e di comunicazione.
I
soli
mezzi di sussistenza
i
ostacoli materiali che richie-
devano tempo per essere superati, ed
sarebbero
veri,
per
bastati
difetto dei vi-
il
ridurre
nemico
il
agli
estremi.
Nel Veneto, D' Aspre
a 12
uomini,
mila
erano prossimi a giungere
reggeva
lì
le cose,
con 10
trovava a Vicenza
si
20
da
allorché
sulla città.
invece di lanciarli
montanari
mila
comitato che
Il
nemico,
tutti sul
non sapendo che cosa
respinse nelle montagne,
farsi
tanta gente.
di
Passato questo primo periodo, bisognava pensare a
far testa
il
all'
approvvigionamenti
sizione
sua
dalla
di
inviato
con
base,
in regola,
Radetzky e
di
avrebbe
esercito che
partendo
quale
non
1'
era più
D' Aspre
Austria,
tutti
i
suoi
nella po-
cuore di un
nel
paese insorto. La massa di cittadini capace di ottenere
non avrebbe
dei grandi risultamenti nei primi giorni,
potuto tenere
la
la
campagna lungo tempo
per continuare
;
guerra bisognava all'esercito tale mobilità, che ob-
bligava
all'
È
ordinamento.
questo
il
che deve affrontare un paese insorto,
rivoluzionaria cessa, e resta
solo
nale, più forte della disciplina,
da non chiedere un certo
il
secondo
febbre
sentimento
nazio-
ma non
ordine.
periodo
cui la
in
tanto potente
Dodici
battaglioni
avevano fraternizzato col popolo; questi, benché dispersi nei primi momenti, potevano raccozzarsi,
completarne i quadri, facendo eleggere dal loro seno
d'italiani
gli
officiali,
ed ottenere
13,000 regolari.
al
così
il
primo
nucleo di 12 a
materiale sarebbe stato quello tolto
nemico. Quindi decentralizzando, per quanto più
poteva,
cia
Il
il
1'
si
amministrazione, e lasciando ad ogni provin-
carico
di ordinare,
armare ed equipaggiare un
54. 48
numero
dato
plice ed
vuole tutto
avrebbero
per
inviare
al
campo
impaccia
allorché
si
capitale, sarebbe stato
lombardo-venete
città
le
;
ogni
energia
di
loro, e
fra
avrebbe potuto
provincia
suo contingente ordinato ed istruito
il
che bastasse per
tanto
tutto, lo
una
rivaleggiato
di aprile
un sem-
da per
sparso
tanto
ad
causa
della
tutte
metà
la
che
asservire
vantaggio
in
regolamento
municipale,
spirito
attenendosi ad
battaglioni,
di
unico
entrare
E
linea.
in
difatti la
guardia nazionale delle grandi città era in tale epoca
avanzatissima nel suo ordinamento. Queste truppe e
piazze forti sarebbero bastate per sconfìggere
uomini
Nugent,
di
13 aprile passare
l'
non
quali
i
mezzi e
i
le
13,000
prima del
poterono
Isonzo. Questi erano
i
le
pro-
Lombardo- Veneto avea pel trionfo dell' insurrezione. Ma la forza materiale non basta per menare a compimento una rivoluzione. Bisogna che essa
sia unificata dal concetto, il quale mancava nel popolo,
che liberato dagli austriaci non avea altra idea da
babilità che
La futura
attuare.
potè
facilmente
essere
perfide e
pochi
questi
si
rono a
s'
vedere
inaugurò
il
in
spinsero
che individualmente
il
ma
invece
la
quindi
non più
ma
e
Non
che
metodo
tristo
attraversati,
si
li
il
avvezza-
comandava
delle bande,
vi fu più
accorre sotto
governo,
masse,
d' idee.
sulle tracce del nemico,
governo nel capo
Italia
da quel-
di persone,
ordinarsi. Allora essi
delle colonne e delle legioni.
tria;
un gruppo
abbandonati
furono
mentre desideravano
e
ingannato e travolto
metà mancanti
Pochi generosi
interesse, quindi esso
di alcun
affluenza d' intrighi menati da
metà
e
costituzione tanto politica che so-
non era pel popolo
ciale
1'
il
il
cittadino
vessillo della pa-
legione del tale
sentimento
che
capitola col
nazionale nelle
solo divergenti culti individuali.
55. ^ì'
Campagna
del 1848
I.
Operazioni in Lombardia.
—
Radetzky
Marcia dell' esercito piemontese
Combattimento di Goito (8 aprile)
di Monzambano
Ritirata di
—
Borghetto
(9)
—
e
Ricognizione di Peschiera (13)
di
Arrivo delle truppe toscano e romane
Mantova (19) —
Forza e posizione
La mattina
—
—
—
dell'esercito italiano (25).
marzo Radetzky seppe, come egli
non era del tutto perduta, e vi
spedì immediatamente la brigata Wocher. Alcuni ungheresi fuggendo vi erano già entrati il 23 un reggimento ungherese entrava il 27
il 31 entravano 5 mila
uomini così stremi di forze, che nella notte molti moscrive,
del 25
che Mantova
;
;
rirono di freddo nella chiesa di S. Andrea.
s'
intimò lo stato d' assedio e la consegna
Il
2 aprile
delle
armi
entro 24 ore.
maresciallo il giorno medesimo continuò lentaIl
mente la sua marcia per Crema e Montichiari. Il 31
marzo passò il Mincio il 2 aprile portò il suo qnartier
generale in Verona, lasciando due brigate come retroguardia verso Louato. Radetzky, deciso a non difendere
minarne i ponti. Le due
la linea del Mincio, ordinò
;
brigate di retroguardia presero posizione a
Guerra covihattuta
in Italia.
Monzambano
4
56. 60
ed a Valeggio per proteggere
nemico. La
Goito,
il
medesimo oggetto,
pel
lavoro ed osservare
Wohlgemuth da Mantova
brigata
due
due
battaglioni,
squadroni e quattro pezzi di artiglieria
il
inviò a
questo distac-
;
spouda sinistra del fiume
altra sponda da una com-
camento prese posizione
sulla
facendo occupare Goito
sull'
pagnia
di cacciatori.
Fin dal giorno 18 la nuova
barda avea scosso tutto
a
Genova
e
Piemonte Reale
sforzi
ove
nella Lomellina,
comunicato nelle guarnigioni
di
dell'
insurrezione lom-
popolo piemontese, massime
il
1'
entusiasmo
a Vigevano
;
dovè fare
Cavalleria
i
si
era
colonnello
il
grandi
piìi
per calmare la sua truppa, che voleva correre in
aiuto dei milanesi.
Il
governo sardo intanto era
a secondare la
Ee
Finalmente
esitava.
che
rivo del C. Martini
divenuta
un
23 a sera conobbe
il
la ritirata degli
Riunì un
fatto.
chiarò la guerra
che disposto
sorgere nel popolo e nell' armata.
del giorno facevano
Il
tutt' altro
esaltazione che gli avvenimenti
nobile
all'
coli' ar-
austriaci era
Consiglio di Stato e di-
Austria col seguente manifesto
:
CARLO ALBERTO
PER GRAZIA
RK
DI
«
«
«
DI DIO
SARDEGNA, DI CIPRO E DI GERUSALEMME,
Popoli della Lombardia e della Venezia
I destini
d' Italia
si
maturano
:
Per amor
per
di stirpe,
comunanza
Noi
€
per
«
queir unanime ammirazione
«
di
voti.
intelligenza
ci
che
€
stre armi,
quando voi
che già
si
primi a
tributa
Popoli della Lombardia e della Venezia
«
diritti.
de' tempi,
associamo
vi
!
sorti più felici
arridono agli intrepidi difensori di conculcati
«
eCC.
1'
!
Italia.
Le no-
concentravano sulla frontiera
anticipaste la
liberazione della gloriosa
57. 51
«
Milano, vengono ora a porgervi nelle ulteriori prove
che
fratello aspetta dal fratello, dal-
«
quel!' aiuto
«
1'
«
1'
«
quel Dio che ha dato
«
che con
«
da far da
«
sentimento
«
nostre truppe entrando sul territorio della Lombardia
«
e della
«
posto alla bandiera tricolore italiana.
amico
«
il
amico.
1'
Seconderemo
i
vostri giusti desideri i fidando nel-
aiuto di quel Dio che è visibilmente
«
E
all' Italia
meravigliosi impulsi pose
sì
Noi, di
1'
grado
Italia in
sé.
per vie meglio dimostrare con segni esteriori
«
dell'
Unione
Venezia portino
italiana,
vogliamo
che
il
le
scudo di Savoia sovrap-
lo
Torino 23 marzo 1848.
Carlo Alberto
«
Il
con
Pio IX, di quel Dio
Re passò
il
Ticino ed entrò a Pavia
il
».
29 marzo,
alla testa di tre divisioni.
1* Generale d'Arvillars, con 12 battaglioni, 6 squa-
droni e due batterie.
2* Generale Broglia, con 9 battaglioni, 6
squadroni
ed una batteria.
3*
Duca
con 12 battaglioni, 6 squadroni
di Savoia,
ed una batteria.
Di più,
generale Bes, con 6 battaglioni, 6 squa-
il
droni ed una
si
avea passato
batteria,
il
Ma non aveva
26 marzo.
mico, e partì per Treviglio
mormorava
di
vederlo
ordine d' avvicinarsi
il
27, solo perchè
il
25 e
formava un
circa
Re
2000
effettivo
cavalieri, e
di 28 a
Il
29,000
1'
al
ne-
popolo
il
armata sarda
uomini,
48 bocche da fuoco.
lasciò Pavia, e continuò
marce.
il
immobile, e destinato quasi a
tener guarnigione in Milano. In tutto,
il
Ticino
era diretto su Milano, ove entrò nel pomeriggio del
Il
di
cui
giorno 30
suo cammino a piccole
4 aprile arrivò a Cremona, ove riunì un con-
siglio di guerra,
che scelse la strada di Piadena, Boz-
58. 52
zolo e Marcaria
Mincio, tanto per
per recarsi al
tare le pianure di Ghedi e di Montichiari,
mano ad una
dar
insurrezione in Mantova. Ciò mostra
come malamente era informato
dappoiché
il
nemico
fin
lo stato
il
maggiore sardo,
dal 31 era al di là del Mincio
quindi a Ghedi ed a Montichiari non
che pattuglie, ed
trarsi
evi
quanto per
Mantova
in
j
potevano inconsin
dal 2
aprile
popolo era disarmato, e la guarnigione aumentata di
una brigata.
5
Il
1'
generale
quartier
il
armata bivaccò a
compagnia
del
Martino.
S.
Re
era a Bozzolo
Un
battaglione,
;
e
una
20 cavalieri e mezza batteria
di bersaglieri,
occuparono Marcaria.
Alla
mattina
primo colpo
con alcuni
cieri
che
nedek
si
si
di
del 6
il
colonnello
Benedek diede
il
sciabola che inaugurò la campagna. Esso
sorprese
tirolesi
un piccolo
disordine ed
mise in
lanciò su di essi con
in
posto di lan-
fuga. Allora Be-
circa 40 ulani, e riuscì
a farne prigionieri alcnni.
Il
27
l'
armata mosse per Goito. L' avanguardia era
comandata dal generale Bava. I bersaglieri piemontesi
dimane del giorno 8 si scontrarono con le sentiavanzate della compagnia dei cacciatori tirolesi
che occupava Goito li ripiegarono ben presto e coronarono le alture da cui è dominata la città. Bava
alla
nelle
;
spiegò due battaglioni in sostegno dei bersaglieri, ed
una brigata si formò per masse in battaglia a destra
ed a sinistra della strada. Quindi appena scovrì la testa
di
colonna
compagnia
dell' altra
tirolese fu
sua brigata ordinò la carica.
La
occupato. Nel
respinta e Goito
tempo stesso si era impegnato il fuoco con la truppa
nemica che si trovava sull' altra sponda la quale fece
saltare un arco del ponte, e si ritirò verso Mantova.
In questo medesimo giorno Radetzky, avendo saputo
1' avvicinarsi
del nemico, sortì da Verona con 18 a
;
20,000 uomini e prese posizione a Villafranca, ove,
se-
59. 53
condato dalla guarnigione
Mantova,
di
apprestò ad
si
accettare battaglia.
II
9 aprile
marciò su Monzam-
generale Broglia
il
bano e Borghetto, ove
urtò con le brigate Strassoldo
si
e Eatb.
La prima immediatamente
tare di
Prentina.
Ma
e rispose con vigore al fuoco del nemico.
erano
ed
rifatti,
padrona di
giorno 11
il
sulle al-
ritirò
si
Rath tenne Taleggio tutto
1'
i
il
9
ponti
armata piemontese era
Mincio.
tutti gli sbocchi sul
10
Il
quartier gene-
Il
ed una brigata occupò Taleg-
rale fu portato a Volta,
gio sulla sinistra del fiume.
Radetzky
né avrebbe
Verona
giorno 9 avea di già cambiato opinione,
il
più
accettato
e cominciò
delle piazze forti, le quali
all'
10
Il
ritirò
si
a
approvvigionamento
mancavano
di tutto. In
Man-
guarnigione di 8 a 10,000 uomini con
tova mise una
400
battaglia.
pensare
a
ulani, e l'approvvigionò per quattro mesi. In Pe-
1500 a 1600 uomini,
schiera lasciò una guarnigione di
ed a Legnago
un piccolo presidio. Finalmente
primi di aprile,
rinforzo nel Tirolo sotto
al maresciallo
il
Re avendo
le
inviare
comando
non rimanevano
uomini, non comprese
Il
ad
costretto
il
del colonnello Zobel,
in linea
un distaccamento
zione
di
di volontari in Salò, invitan-
450 uomini
A
traversò
10 aprile occupò Pacengo.
annunziata
lontari,
che 25 a 30,000
guarnigioni delle piazze.
dolo a prendervi parte colla sua gente.
il
da
Bes
non
di
una polveriera situata
tale oggetto
lago su
il
Ma
ebbe luogo,
ti'oppo impazienti e troppo
1'
ed
i
operai
vo-
poco disciplinati per
attendere o ritirarsi, la sera attaccarono e
rono
dai
generale Bes ne avvisò Manara,
comandante una colonna
ed
fin
brigata di
deciso d'eseguire una ricognizione della
piazza di Peschiera,
vapori,
una
s'
impadroni-
fra Peschiera e Castel-
nuovo, grossa terra sulla strada che unisce quella piazza
a Verona. La notte, mentre questi volontari
vano ad imbarcare
le
polveri per
inviarle a
si
occupa
Salò,
un
60. -
54
distaccamento
altro
nuovo una
200
di
di
partita austriaca e
armi. In Salò
si
attaccò in Castel
essi
obbligò ad abbassare
1'
le
ebbe contezza di tale avvenimento, ed
invece di ordinare una prontissima ritirata, facendo saltare la polveriera,
s'
inviarono
onde conser-
rinforzi
vare una falsa posizione ove indubitatamente bisognava
essere schiacciati dal nemico.
L'occupazione
Castelnuovo non fu intesa con in-
di
differenza a Verona,
come
quella che impediva
la co-
maresciallo la
municazione con Peschiera; epperciò
dell' 11 inviò circa duebattaglioni ed una batil
mattina
sotto
teria,
ciarne
i
vigore;
i
onde scac-
del generale Taxis,
pochi volontari
costretti a
miche
comando
il
volontari. Gli austriaci attaccarono con
sgombrare
artiglierie,
paese, dal vivo trarre delle ne-
il
misero
fuoco alle polveri e
il
rarono a Lazise. Castelnuovo
che scelleratamente
abitanti:
1'
riti-
si
occupato dal nemico,
fu
scannandone
incendiò,
conseguenza
sommo
ma
difesero ostinatamente;
si
tristissima
miseri
i
dell'impazienza dei
volontari.
I
piemontesi investirono Peschiera dalla parte destra
del Mincio con
una brigata,
costruirono
e
vantaggiose posizioni delle batterie
glierie
rie
di pezzi
resa, a cui
non avere
tro
con
da campagna. La mattina del 13 queste
erano pronte ed aprirono
munita
alcune
in
armate
da 32.
fuoco contro
il
Dopo
poche
ore
piazza
la
s'
arti-
batte-
intimò la
venne naturalmente dal comandante risposto
esso ordine
:
veruno di rendere la piazza.
Un' altra vana dimostrazione fu tentata dai regi conMantova. Il giorno 19 un corpo formato da tre
brigate di fanteria ed
mando
una
del generale Bava,
una brigata con mezza
di
s'
cavalleria,
inoltrò
batteria
verso
partì
da
sotto
la
il
co-
piazza j
Sacca
e
si
partendo da
Un' altra,
mentre la terza briposizione, da Piubega occupò
gata, con una batteria da
diresse sopra Rivalta e le Grazie.
Ceresara, formò la seconda linea,
61. 05
Ospedaletto, sulla grande strada
mona,
forze
e
i
posti nemici ripiegarono nella
inconsideratamente e senza scopo
cannone. Nel tempo medesimo
sortita,
in
ma
senza poter
buon ordine
Cre-
e
All' avvicinarsi di
forte Belfiore cominciò a trarre sul
di
Mantova
di
tenne come riserva.
si
la
tali
che dal
piazza,
nemico ap{)ena questi
giunse a
buon
tiro
guarnigione fece una
danneggiare
i
piemontesi, che
ritirarono.
si
Intanto giungevano al campo altri reggimenti, come
ancora due contingenti chiamati dal Re dopo la sua entrata in Lombardia. Arrivò pure in linea
una divisione
toscana comandata dal generale d'Arco-Ferrari, ed una
romana comandata
divisione
generale
dal
L' armata piemontese fu divisa in tre corpi.
comandato
dal generale
Bava (20 a 25,000).
Durando.
primo
Il
Il
secondo
dal generale de Sonnaz (20 a 25,000). Lariserva, dal
di
Savoia (10 a 15,000). Di più, la
con un reggimento napolitano
(7 a 8000).
Quindi
alla
fine
Duca
divisione toscana
romana
Re avea
a 6000) e la
(5
aprile
di
il
concentrato sotto
i
suoi ordini 70 a 75,000 uomini.
Queste forze erano spiegate sulle alture che dominano
la destra del
Mincio. L' ala sinistra
strada di Desenzano e Peschiera.
gava sino a
line.
i
La
appoggiava sulla
dritta
Sulla fronte di battaglia
1'
prolun-
armata occupava
passaggi del Mincio, e Valeggio
sull' altra
Montanara
romani finalmente erano accampati ad
Come
si
ultima ondulazione delle dette col-
Groito,
toscani guardavano Mantova, a
I
si
tutti
sponda. I
e Curtatone.
Ostilia.
due generali in questo primo periodo
Potevano ottenersi risultati piìi imTale esame non può essere scompagnato da
agirono
i
della campagna'?
portanti ì
qualche riflessione politica.
*
* «
E un
fatto che
il
avea chiamato sotto
Re
le
di
Sardegna da qualche tempo
armi
quattro
contingenti, ed
62. 66
avea acquistato 400 cavalli
volgeva
egli
per
quiudi
artiglieria;
1'
mente idee bellicose. È un fatto che i
portatori di una medaglia di Casa Savoia,
in
suoi satelliti,
aveano percorso 1' Italia cercando affiliati al Re; quiudi
esso mirava ad ingrandirsi e si dirigeva ai popoli. È
un fatto, flnalmeute, che ai milanesi furono promesse
armi, munizioni ed un comitato per
cose non
il
si
videro mai.
dirigerli; le quali
La mina dunque
più piccolo ed impreveduto
era
pronta,
poteva
accidente
farla
scoppiare: sarebbe stato perciò non solo dovere del Re,
ma
conseguenza logica del
tenersi prontissimi a
fatto,
qualunque evento, concentrando
alla frontiera,
15 a 20,000 uomini pronti a passare
almeno,
Ticino.
il
popolo prese l'iniziativa con impeto straordinario:
Il
levò unanime e attaccò da per tutto lo straniero.
Supponiamo che in Piemonte si fossero ignorate le
esso
si
posizioni delle
nemiche,
forze
il
18 marzo,
il
difficile.
iniziato
quale continuando
stanza non essere una
ben
cosa
ebbe contezza del combattimento
Si
popolo
dal
19 provava abba-
il
semplice scaramuccia,
ma una
insurrezione, epperò gli austriaci avrebbero dovuto essere impegnati coi cittadini, o in ritirata.
nazionale avea scosso
tese avea perciò
citi regolari,
con
1'
1'
esercito, ed
Il
istruzione e la mobilità
lo spirito delle
esso era invincibile!! Quale
sentimento
soldato piemon-
il
degli eser-
masse rivoluzionarie
momento
:
più propizio per
prendere P iniziativa?
Asteniamoci da qualunque combinazione strategica,
potendo essa sembrare
la
conseguenza dei
conosciuti e quindi ben diffìcile
fatti in
seguito
concepirsi in
a
quel
momento, e limitiamoci a seguire
dettami del solo
senso comune, il quale bastava per indicare come obbiettivo al generale, che avrebbe comandato i supposti
i
15 a 20 mila uomini,
pugna
il
luogo ove maggiore ferveva
e più necessario era
il
la
soccorso, ovvero Milano.
Questo corpo avrebbe potuto passare
il
Ticino a Pavia,
63. 57
o pel ponte di Buffalora, secondo
corpo nemico che
grosso
che
dell' esercito
un corpo
d' azione
Eukawina
reggimento
il
trovava nei Ducati, e così
si
neva fuori
primo muovere po-
al
mila uo-
di circa 5 a 6
brigate di Maurer e Strassoldo non arrivarono
Le
mini.
anche
piccolo
il
Pavia, e staccava dal
trovava iu
si
posizione ove aa-
la
annientava
rebbesi trovato. Nel primo caso
a Milano che
22
il
quindi
la sera;
piemontesi freschi,
i
pieni di entusiasmo, inorgogliti dai primi successi, incon-
travano
Milano 10 a 15 mila austriaci stanchi
in
dal
combattere, mancanti di viveri, abbattuti di spirito, tanto
dai rovesci, quanto dalle notizie di Vienna, che avevano
in parte scoraggiato gli officiali.
Che poteva
fare
detzky? Chiedere un armistizio, e venire a patti per
Rasal-
vare almeno la truppa. Nel secondo caso, ovvero pas-
sando
il
Ticino a Magenta,
la brigata
il
primo
Maurer; battuta questa,
era dissimile dal
pnmo.
Se
il
il
urto
maresciallo,
supporsi, avesse sgombrata Milano al primo
movimento
del
stata al certo
desse
passo,
il
dei piemontesi, la sua sorte
men
triste.
una
Una
tagliarlo
dalla
base, o
pure
com' è da
annunzio
non sarebbe
sola città che gli chiu-
sola strada barricata,
molito, sarebbe bastato per dar
soffriva
lo
risultamento non
tempo
ai
un ponte depiemontesi di
raggiungerlo
ed
attac-
carlo.
Finalmente, considerando
tico,
la cosa sotto
l'
aspetto poli-
pare impossibile come quell' accozzaglia di
che consigliava e circondava
Re Carlo
gente
Alberto, non avesse
né testa né cuore abbastanza per comprendere
quanto
monarca
presentarsi come aspirante ad una
un esercito vittorioso, o almeno
sarebbe stato più efficace e più degno di un
e di
un guerriero
corona
cacciandosi
il
il
alla testa di
il
nemico d'innanzi, invece d'aspettare che
Martini giungesse da Milano a recargli la nuova ch'era
già libera.
Ed anche che
il
Martini avesse ottenuta la
chiesta dedizione, che cosa valeva ? Se Carlo Alberto gua-
64. 58
dagnava
opinione pubblica, avrebbe
1'
rona senza dedizione
capace
come
riscontro
a
Durini? Poteva
solamente es-
pretesto ad una guerra civile.
Senza che, grandemente rilevava
interessi
del
popolo non avesse tempo sufficiente alla
il
vit-
Una dimostrazione
toria.
co-
la
non era
un atto illegale fatto da un Ca-
nn Borromeo, un
sere utile
Re, che
ottenuto
invece
guadagnarla, che sarebbe stato,
di
della potenza popolare,
sati,
Se
preventiva.
agli
un
fatta con
reggimento
sol
bastava a decidere Radetzky alla ritirata, ed indurre nel
popolo stesso il dubbio che senza il soccorso regio il
nemico non avrebbe volto le spalle. Questa semplicissima
operazione acquistava a Carlo Alberto
salvatore. Invece egli entrò in
titolo di
Re
allorché
il
gli
Lombardia
austriaci erano a Montichiari. L'iniziativa era perduta,
epperciò la guerra allora cominciava
poteva comprenderlo, esso
tutto,
la
un
il
nemico
guerra
finita.
in
piena
si
ma
popolo non
il
da per
supponeva
e quindi
ritirata,
Scorgeva poi un monarca
procedere a rilento e
esercito,
;
vedeva vincitore
pieno
zione sulle tracce di quel nemico
alla testa di
di
vinto
marcia
disarmati, e pretendere per questa
dell'Alta Italia. Certo che le apparenze
circospe-
dal
cittadini
la
corona
non favorivano
Carlo Alberto.
Come
spiegare che, ad onta di queste
ragioni così
potenti e così armonizzanti cogl' interessi del Re,
trovasse neppure un battaglione pronto a passare
cino, e
si
cercasse invece disarmare
non
volontari? L' igno-
i
ranza non è sufficiente giustificazione,
ma
si
spiega piut-
tosto con la corrispondenza diplomatica, dalla quale
Re occupava
Lombardia per supplire
sulta che
il
mancanza
degli austriaci e sviare
la
poste tendenze; e che l'aumento
il
si
Ti-
il
ri-
alla
popolo da altre sup-
dato all'esercito non
era conseguenza delle sue idee bellicose contro lo straniero,
tro
il
ma
precauzioni per difendere
popolo,
e,
il
suo trono con-
quando occorresse, contro
la
Repubblica
65. 59
francese; e che la propaganda fatta in Italia avea per
iscopo di frenare
promesse
popolare, e
le
partivano da subal-
lombardi
ai
buona
fede.
pure questo procedere che tanto ringrettiva
al co-
monarca che sembrava
aspi-
terni del partito, che forse
E
fermento
crescente
il
di soccorso
spetto dell' universale un
lavoravano
in
rasse al titolo di Eroe, fu rilevato dall' entusiasmo dell'
esercito piemontese. Quell' abbracciarsi
cittadini,
di
piemontesi e lombardi,
soldati o
di
vedere quei
il
sol-
dati a cui durante la loro vita erasi insegnato
il
solo
Re; mandare spontaneo quello
di
Viva
Viva
grido di
il
l'Italia; quell'agitarsi di caschi alla
rendeva l'esercito piemontese
bello, brillante, italiano,
ed a questo dovè Carlo Alberto
Coloro
popolari.
le cose,
attitudine.
Ma
Re,
poco
sì
1'
accoglienza
dalla sua
favorito
questi dimenticavano che
non ha veruna tradizione
applausi
superficialmente
credettero non abbastanza fervida
fatta dai lombardi al
Italia
suoi primi
i
guardavano
quali
1
punta delle baionette,
la
monarchia
gloriosa, e che
in
dalla
poesia al coramei'cio tutto è decaduto sotto la sua influenza.
Be
Da
è partito
tremila anni in Italia
sempre da
labbra
grido
il
salariate;
di
Viva
quindi
già molto che cominciasse ad essere spontaneo pel
di
Sardegna.
litare la
Carlo Alberto era sul
monarchia
cammino
dandole
in Italia,
la
il
era
Re
di riabi-
prima tradi-
zione gloriosa.
La condotta
del maresciallo
non fu militarmente meno
riprovevole. In una città insorta, ove
delle case
dominano
ritirata e punti di
le
i
cittadini padroni
strade e trovano da per
tutto
appoggio, un esercito non può vin-
non ha obbiettiva diretta. Può speun successo nel solo caso che 1' insurrezione si
agglomeri tutta in un luogo come fu a luglio in Francia, ed a maggio in Napoli. Ma senza questa circostanza
un esercito che vuol sottomettere una città bisogna che
sorta e la bombardi. Fin dal terzo giorno Radetzky
cere, giacché esso
rare
;