1. IL MONTE AMIATA E L'UOMO
Classi 5°A/B
Scuola Primaria L.Santucci
Di Castel del Piano
Giornata di Scuola Aperta
In occasione della
FESTA DELLA TOSCANA
30 novembre 2011
2. Finita l’attivitò vulcanica, formati i suoli, prodotte le piante, ecco
arrivare gli animali e, ovviamente, il più intelligente: l’uomo, che,
ormai , è Homo sapiens sapiens… capace quindi, più dei suoi
antenati, di adattarsi al terriorio anche difficile usando invenzioni
già inventate: la coltivazione, l’allevamento, la trasformazione, la
casa in muratura!
E naturalmente il lavoro…
Ogni territorio ha se sue esigenze e fornisce i suoi materiali; gli
uomini imparano a usarli e si specializzano per vendere i prodotti
ottenuti o per farsi pagare il lavoro..
Da noi nascono mestieri che oggi non esistono più, o che si sono
trasformati. Ne presentiamo qualcuno, con qualche immagine e
qualche disegno: abbiamo conosciuto e osservato un calzolaio, un
cestaio,abbiamo ricevuto informazioni da un carbonaio e sentito
parlare di altri…
4. Fare il Oggi
carbone serve
soprattutto
con la
legna è per fare
difficile e la
carbonella
faticoso.
per il
Una volta barbecue.
il carbone
serviva La legna
per più grossa
scaldarsi, si usa per
per ardere,
stirare, quella più
per piccola
produrre per il
vapore carbone.
5. Il luogo per costruire la carbonaia
veniva scelto con cura: nel bosco, in
spazi aperti ma al riparo dal vento;
vicino alla strada
6. Il legno più adatto è quello che ha un
peso specifico alto :di cerro, roverella,
leccio, faggio e anche quelli della macchia
mediterranea; chi aveva un castagneto
faceva il carbone anche con il castagno
7. Il legname viene tagliato nei mesi invernali, quando le
piante sono a riposo. Si usano rami lunghi circa un metro,
di circa quattro cm di diametro. Si fanno stagionare una
ventina di giorni all’aperto; nel frattempo si preparano gli
spazi per le carbonaie, che spesso sono gli stessi delle
carbonaie precedenti.
8. Si copre tutto con foglie secche, fieno o erba, poi con la terra
di carbonaie precedenti. Si lasciano dei fori per regolare il
tiraggio…se c’è vento, il carbonaio leva il tiraggio e se c’è
bisogno, spegne la carbonaia, perché rischia di bruciare
producendo fiamma, rovinando il carbone.
14. Scelto il Intorno al
posto camino si
adatto, si sistemano i
costruisce legni che
un’intelaiatur diventeranno
a che carbone in
funzionerà modo
da camino, ordinato e
proprio concentrico,
come un in modo da
vulcano… dare la
caratteristica
forma a
cono.
15. Quando il carbone è pronto,dopo
4-5 giorni, si divide dalla
terra.Questa cosa va fatta di
notte, perché si deve vedere se
per caso qualche tizzone è sempre
acceso
16. Alla fine il carbone si vende in
balle di 75-80 kg
17. IL CESTAIO
Costruisce contenitori in vimini, che
servono per i funghi, le olive, le
ciliegie, la frutta e la verdura…
La materia prima per fare i cesti
o panieri è il salice bianco
(Salix alba).
Ogni ramo, raccolto in primavera o in estate,
viene “sbucciato”, con l’aiuto di un legno
spaccato detto “CHIOVA”
e fatto asciugare
18. Quando si decide di fare un cesto
si mettono i rami di salice, detti
“venchi” o vimini, a bagno in una
tinozza in modo che si
ammorbidiscano.
19. Si inizia dal fondo, intrecciando i
venchi in una struttura a raggi..
25. Il calzolaio
Oggi siamo abituati ad andare al negozio e
scegliere scarpe già fatte; non molti anni
fa, al tempo dei nonni e bisnonni, le scarpe
le faceva il calzolaio, e raramente; le misure
ai bambini venivano prese “abbondanti”, così
il piede poteva crescere senza cambiare
scarpe…per far durare di più la suola,
venivano inchiodate delle borchie metalliche,
dette “bullette”, che facevano rumore e
potevano far scivolare. Ma le scarpe erano
robuste…
28. Si mette la suola, si
inchioda, si cuce,si
incolla…
29. Ecco una serie di mestieri di cui
non abbiamo foto; usiamo quindi
ritagli di bellissimi disegni di
Anna Prunai, che gentilmente li
mette a disposizione…:
30. Il CORBELLAIO produceva cesti
usando striscie ricavate con
l’accettino dal legno giovane di
castagno che intrecciava…
I corbelli erano e sono destinati a contenere una
quantità di cose maggiore e più pesante del
paniere.si usava caricare il somaro con corbelli
riempiti…
32. Il COCCIAIO riparava oggetti di coccio… oggi
quando un oggetto si rompe abbiamo la tendenza
a buttarlo via. Tanti anni fa non era pensabile
buttare e ricomprare in continuazione e si
cercava di riparare tutto… giustamente…
33. I materassi erano di crine, di foglie di mais, di
lana.
Di lana
vuol dire che l’involucro
era di cotone, quasi sempre a righe, e che
l’imbottitura era di lana,
di quella tosata alle pecore…
Dopo tanto che ci si dormiva, i materassi di
lana si schiacciavano e
venivano degli abbozzi scomodi. Quindi si
guastava il materasso,
Si lavava e si faceva asciugare la lana, poi si
chiamava
il MATERASSAIO…
34. che con apposite bacchette
”SCARMINAVA” la lana, cioè la rendeva
più morbida e ariosa…
Alla fine il materasso
veniva velocemente
ricostruito e ricucito
35. La CHICCAIA vendeva
frutta secca e lupini, che
coltivava e metteva a bagno
dentro a delle balle nel
Fosso dei Cani per togliere
l’amaro. La potevamo
vedere soprattutto nelle
fiere o nelle feste…
36. Lo scalpellino dava forma
al sasso peperino. Aveva
tanto lavoro perché questa
pietra era molto usata.
Anche oggi è una figura
richiesta, ma sono rimasti
in pochi gli uomini che
conoscono questa arte.
Nel nostro paese esiste
anche un cognome che
ricorda questo mestiere.
37. Anche le sedie non si compravano al
negozio, ma veniva il seggiolaio a casa a
costruirle o a impagliarle se già c’erano.
La sedia tipica di Castel del Piano era
spesso costruita con faggio o castagno,
interamente a mano ,fatta con
accettino,coltellaccio, pialla, seghetto.
Spesso erano di legno anche i chiodi…
Si costruivano anche seggiolini per
bambini, sedie a dondolo, a due posti…
38. IL SEGGIOLAIO
Emilio
SCHIANCIA
(Tipha
angustifolia)
La schiancia veniva raccolta nei corsi
d’acqua puliti. Oggi è difficile trovarla e
costa tanto
39. Per impagliare una sedia serve circa 1 kg di
schiancia. Schiancia è un nome locale. In
altre zone dell’Amiata si chiama scaggia. Il
nome scientifico della pianta è “Thipha
angustifolia”
41. Finisce qui la nostra
presentazione dei vecchi
mestieri, anche se non
finirebbero qui: ce ne sono tanti
altri, magari inventati al
momento: il cenciaio, il
raccoglitore di prodotti del
sottobosco, il norcino, il
segantino, perfino l’infermiera,
capace di fare medicazioni e
iniezioni… non dimentichiamo!