Il test di screening dell’udito neonatale (Universal Newborn Hearing Screen) ha portato indubbiamente a un miglioramento nella capacità di individuare precocemente i bambini con disturbi dell'udito, ma produce falsi negativi che possono portare a ritardi nello sviluppo del linguaggio e nell’ apprendimento del bambino, nonché ad apprensione e stress familiare...
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Lo screening dell'udito non dà garanzie
1. Lo screening dell’udito non dà garanzie per il futuro
Il test di screening dell’udito neonatale (Universal Newborn Hearing Screen) ha
portato indubbiamente a un miglioramento nella capacità di individuare precocemente i
bambini con disturbi dell'udito, ma produce falsi negativi che possono portare a ritardi
nello sviluppo del linguaggio e nell’ apprendimento del bambino, nonché ad apprensione e
stress familiare.
Lo rivela uno studio retrospettivo pubblicato su Jama Otolaryngology Head Neck
Surgery da Kavita Dedhia e colleghi dell’Università di Pittsburgh in Pennsylvania, che
ha preso in considerazione 923 pazienti con perdita dell’udito, 314 dei quali erano stati
sottoposti a UNHS.
Di questi, 78 avevano superato lo screening neonatale, salvo ricevere una diagnosi di
ipoacusia o sordità in un secondo tempo. Tra questi, 40 femmine e 38 maschi, la diagnosi
di perdita dell’udito è stata fatta in media all’età di 4 anni e 6 mesi, con estremi da 1 mese a
10 anni.
Il deficit è stato identificato nel 36% dei casi (28 soggetti) dai genitori e nel 32% dei casi
(25 soggetti) in ambiente scolastico per ritardi di apprendimento. Sorprendentemente solo
9 pazienti (13%) hanno avuto la diagnosi grazie a una visita medica e infine 13 pazienti
(17%) hanno scoperto il problema a seguito del riscontro di ritardi nello sviluppo del
linguaggio.
La causa della perdita di udito è sconosciuta per il 54% dei pazienti (42 soggetti), mentre è
stata ricondotta a cause genetiche per il 17% dei pazienti (13 soggetti) e a problemi
anatomici per il 14% del campione (11 soggetti).
Infine in 9 bambini la sordità è comparsa nel periodo perinatale e per 3 di loro la causa era
una neuropatia uditiva. Questo studio, lungi dal negare la validità dello screening (che
consente comunque di fare una prima scrematura) conferma l'importanza dei programmi
che, su base regionale, prevedono bilanci di salute periodici all'interno dei quali vi sono
anche prove uditive, poiché assicurano un monitoraggio nell'arco dei primi tre anni di vita,
in cui la mancata diagnosi di disturbi dell'udito può avere riflessi drammatici sulla crescita.
Fonte : JAMA Otolaryngol Head Neck Surg. 2013 Jan 17:1-5
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