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guerrilla
“Comunicazione guerrilla: un collettivo di banane urbane”
           mezzi e tattiche di comunicazione non convenzionale




                                                    TESI DI DIPLOMA
                                                    design della comunicazione
0 introduzione
  un’idea banale?                                     3 la nostra esperienza
                                                        naQuale
                                                        stop War on Gaza
                                                        strappattakka

1comunicazione guerriglia
                                                        l’acqua d’ii Sindaco
  banane:urbane nell’era Banksy


                                                      4web e social network
  mezzi e metodi di comunicazione non convenzionale
  gruppi esistenti
                                                        facebook, Youtube e Vimeo


2 banane:urbane
                                                        flickr
                                                        sito internet
  una banda di guerriglieri


                                                      5banane e sostenibilità
  quale banana?
  immagine coordinata
                                                        sostenibilità e design?
                                                        le nostre scelte
                                                        info utili



                                                      6conclusioni
                                                      7 biblio e web grafia
Sembra difficile unire l’utile al dilettevole, ma eravamo
                                   sicuri di riuscirci, così ci siamo ritrovati a pensare
                                   seriamente sul come realizzare il nostro progetto.
introduzione                       Comunque, giusto per farvi sapere come sono andate
                                   le cose, b. abita in una casa con 6 altri studenti, un
                                   posto solitamente molto affollato, fattore di non poco
                                   conto se lo scopo è organizzare un gruppo di guerriglia
Salve a tutti, siamo b. p. e s.,   comunicativa che ha bisogno di entusiasmo, ampi spazi
ma voi ci potete chiamare          e manovalanza.
banane:urbane                      Soltanto b. e s. venivano però da esperienze vicine alla
Se siete curiosi, vi possiamo      street art, e ne conoscevano la storia e le applicazioni,
raccontare com’è andata.           ma per fortuna p. è un tipo molto curioso, e fin da subito
un giorno a casa di b. dovevamo    ha approfondito volentieri queste tematiche nuove.
pensare a come organizzare la      Sapevamo che non saremmo stati certo i primi ad
tesi, le parole d’ordine erano     utilizzare metodi non convenzionali come forma di
abbastanza chiare: concretezza     espressione (in un periodo in cui persino i pizzicagnoli si
e chiarezza. Il tutto però in      fanno pubblicità con viral marketing e annessi arrivando
funzione del divertimento.         a ridicolizzare un mezzo di comunicazione potente com’è
Detto ciò, meno chiaro era il      il guerilla) ma eravamo sicuri che ci avremmo messo del
come.                              nostro.Così sono nate le banane:urbane.
0   oh banane!
La volontà era di arrivare al termine dei tre         di confrontarci con il mondo esterno,                pretese iniziali è stato sicuramente l’entusiasmo.
anni di studi con un progetto di tesi stimolante,     attraverso i mezzi a noi più consoni, con una        Avevamo sì la passione per la grafica, la street art
che rispecchiasse i nostri interessi ma che           comunicazione intelligente, attenta ed efficace.     e la comunicazione non convenzionale, ma mai
affrontasse la comunicazione non solo da              Volevamo dare anche noi il nostro contributo         ci eravamo confrontati con essa né tanto meno
un punto di vista strettamente estetico. La           per un arricchimento dell’informazione, e per        avevamo letto nulla in merito. Solo un grande
volontà era quella di tirare in gioco una serie       stimolare altre forme di confronto e dibattito in    entusiasmo da parte di tutti e tre (e dei nostri
di tematiche importanti, di rilevanza sociale         quest’ambiente.                                      amici soprattutto!) e la forte passione e voglia di
e culturale e l’intenzione, prima di tutto, di        Inizialmente non avevamo assolutamente               migliorare e imparare ogni giorno di più.
arrivare al termine del percorso universitario        idea di quali sarebbero stati i possibili sviluppi   Man mano che il progetto prendeva forma,
con un progetto che ci rispecchiasse davvero.         di un progetto di questo tipo, ma avevamo la         l’esperienza, gli errori e i rischi presi ci hanno
                                                      convinzione che in quanto giovani studenti di        permesso di migliorare, di capire dove
Ecco pertanto le “banane:urbane”: un gruppo           comunicazione non saremmo potuti rimanere,           sbagliavamo e soprattutto di imparare quali
di comunicazione non convenzionale aperto             ancora, con le mani in mano.                         fossero i mezzi e le modalità più adatte per
alle idee di tutti e ben disposto ad accettare                                                             “lavorare” in un territorio specifico come quello
contributi esterni per la realizzazione di una tesi   Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo          fiorentino. Solo dopo aver realizzato l’ultima delle
strutturata e complessa, che tratta importanti        progetto di tesi non avevamo la minima idea          nostre azioni ci siamo accorti che la gran quantità
temi come quelli della comunicazione e dei            di dove saremmo arrivati. Ci spieghiamo              di materiale e la grande documentazione forse ci
consumi, del risparmio e dell’attenzione ai           meglio. Non avremmo mai potuto immaginare            avrebbero permesso di raccogliere tutto questo in
problemi ecologici, sociali e culturali.              di riuscire a realizzare in così poco tempo una      un prodotto editoriale finito. Un piccolo manuale
In un panorama come quello odierno,                   quantità tale d’azioni da permetterci di scrivere    del “guerrigliero” che permettesse ad altri di
caratterizzato da bombardamenti pubblicitari e        un nostro piccolo manuale di comunicazione           prender spunto dalla nostra esperienza per dar
comunicativi d’ogni sorta, dove molto spesso          guerriglia. Forse l’aggettivo manuale è un           vita, magari, ad altre nuove realtà.
si perde il vero valore delle cose e dove tutto       po’ eccessivo per descrivere il nostro lavoro        Anche la scelta stessa di dividere questo lavoro
sembra esser dettato solamente dai grandi             finale, ma in ogni caso rende bene l’idea di         in sezioni particolari, che non seguissero tanto il
marchi delle multinazionali, abbiamo sentito          cosa abbiamo tentato di produrre scrivendo           piano cronologico degli eventi quanto piuttosto
la necessità di buttarci in prima persona.            questa tesi. L’unico ingrediente che ci ha           il percorso “professionale” dei suoi soggetti




         le banane
Ne è nato un progetto che ci ha permesso              permesso di arrivare così “lontano” rispetto alle    principali, ha come unico scopo quello di far entrare
                                                                                                           meglio il lettore all’interno di questo progetto, di
                                                                                                           viverlo in prima persona così com’è stato vissuto
                                                                                                           da noi. Un percorso che è nato da una semplice
                                                                                                           idea, che ha poi preso una forma e una direzione




c’entrano sempre!
                                                                                                           ben precisa, e che ci ha permesso con il tempo
                                                                                                           di costruire un’identità forte e soprattutto di far
                                                                                                           riconoscere il lavoro di questo gruppo, in strada,
                                                                                                           con una certa facilità.


                                                                                     - banana joe -
comunicazione
quale
comunicazione
 photographer: tomislav moze   ?   La nostra esperienza nel campo della
                                   comunicazione guerriglia è nata così, quasi
                                                                              1.1
                                   per caso. Non avevamo mai visto né sentito
                                   parlare di un tema del genere finché un
                                   giorno non ci è giunto tra le mani un testo
                                   che trattava letteralmente di <<tattiche
                                   di agitazione gioiosa e resistenza ludica
                                   all’oppressione>>.
                                   Non immaginavamo minimamente quali
                                   potessero essere queste tattiche e dallo
                                   sfogliare quelle pagine fotocopiate è nata
                                   la nostra vera passione. Leggendo quelle
                                   righe si è aperta ai nostri occhi la possibilità
                                   di coniugare l’esperienza accumulata in
                                   questi anni nel campo della grafica e del
                                   design con delle tattiche comunicative che
                                   si prestavano alla perfezione per realizzare
                                   una vera e propria tesi “giocando”. Molti,
                                   noi compresi, vorrebbero che nella vita non
                                   ci fosse solo posto per la competizione e la
                                   produttività, molti altri vorrebbero, e anche
                                   questa volta ci mettiamo la nostra firma,
                                   vivere una vita in cui i mezzi d’informazione e
                                   la comunicazione stessa non siano sempre
                                   e solo quelli ufficiali di giornali e telegiornali.
                                   Avvicinandoci a questa realtà e testandola
                                   giorno dopo giorno, abbiamo capito che la
                                   comunicazione guerriglia poteva essere
                                   il mezzo adatto per raggiungere il nostro
                                   scopo.
Come      spesso      accade
               per progetti ambiziosi e
               appassionanti, anche la
               formazione di banane:urbane
               ha avuto un _importantissima
fase di incubazione, fatta di discussioni,
interrogativi e momenti di messa a punto.
Inizialmente gli obiettivi che ci eravamo
posti erano molteplici: riuscire a costruire
delle basi solide per un gruppo che
potesse affrontare con le _armi della
comunicazione visiva _ temi d’interesse
etico e sociale non appariva facile.
Volevamo ben capire cosa significasse
fare della comunicazione responsabile,
dovevamo individuare quali erano i mezzi
e i tempi giusti per poter rendere le nostre
azioni efficaci. Soprattutto volevamo
distinguerci in qualche modo a livello                                                        artwork: banksy
identitario dalle innumerevoli realtà che ci
circondavano. Abbiamo deciso di testare
direttamente sul campo, con un _azione
concreta, il terreno su cui avremmo dovuto
lavorare per vedere con i nostri occhi e
con la nostra esperienza, pressoché            Dopo aver letto Comunicazioni-Guerrilla, in un certo senso il nostro testo di riferimento,
inesistente, quali potessero essere i punti    abbiamo preso a modello alcune teorie per sviluppare un progetto e un’idea tutta nostra,
di forza di un progetto di questo genere.      quella di banane:urbane.
Esplorare nuove strade, fare nuove             Abbiamo messo da parte tutta la rilevanza che i Blissetthiani conferivano alla politica
esperienze e avvicinarci ad altri orizzonti    all’interno delle teorie della comunicazione guerriglia, per sostituirla con la massima
culturali attraverso azioni di comunicazione   attenzione nei confronti delle regole della comunicazione visiva.
non convenzionale è stata per noi una          Da certi esempi, però, abbiamo tratto alcune teorie fondamentali e alcuni metodi senza
completa novità.                               i quali, forse, banane:urbane non si sarebbe potuta costruire come un’identità forte.
“La guerriglia non occupa le postazioni visibili tipiche di un esercito ufficiale, si
muove sui sentieri tortuosi lontani dai percorsi più battuti.
La guerriglia non è fatta di molte persone, benché essa abbia assolutamente bisogno
di essere appoggiata, o almeno tollerata dalla popolazione. La tattica guerrigliera si
basa sulla conoscenza del terreno, agisce localmente e puntualmente”
                                AUTONOME A.F.R.I.K.A. GRUPPE - LUTHER BLISSETT - SONJA BRUNZELS
                         Comunicazione-Guerrilla - Tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione


Ma cos’è questa comunicazione-guerriglia? E perché quest’aggettivo? I teorici la
definiscono come “parte di un processo, nel quale vengono attaccati e criticati i rapporti
di dominio”(AUTONOME A.F.R.I.K.A. GRUPPE - LUTHER BLISSETT - SONJA
BRUNZELS- 2001). Quali rapporti? E quale dominio? Per noi i rapporti sono quelli che
si instaurano tra chi fa comunicazione e chi riceve la comunicazione, sono i rapporti
che instauriamo ogni giorno con i telegiornali, la radio, i programmi televisivi e tutte
le pubblicità che ci bombardano ovunque e di cui troppe volte diventiamo solo vittime
inermi.
Cerchiamo sì di smontare le ovvietà delle cose, ma con i nostri mezzi e la nostra
esperienza di comunicatori, non con le ideologie o gli schieramenti politici. Siamo per
una comunicazione responsabile, alternativa, libera e soprattutto “urbana”, che colpisca
cioè i passanti in strada, dove e quando meno se l’aspettano, per provocare sensazioni
di smarrimento e per far sì che l’ovvio e il naturale siano messi in discussione a modo
nostro. La nostra comunicazione-guerriglia non fa scivolare le “nostre” vittime davanti a
messaggi dati, ma anzi li pone nella situazione in cui sono realmente costretti a riflettere,
a mettere in discussione certe esperienze della loro vita, sono costretti a pensare e ad
agire con la propria mente.
Da guerriglieri ci spostiamo in silenzio, “in borghese”, al bordo della legalità, creiamo
disturbo tra mass media e spettatori e tra istituzioni e cittadini con le armi non
convenzionali solite di questa teoria, o “ingannando” i network stessi che allo stesso
tempo attacchiamo.
Ci infiltriamo dappertutto, all’interno di strutture comunicative face to face ma anche
nelle strutture sociali più grandi, per destabilizzare forme di dialogo sociali “normali”,
date il più delle volte per scontate.
1
.2   metodi di           Sovversione a cosa? Prima ancora di poter trattare delle strategie
     comunicazione       vere e proprie che caratterizzano questa tipologia comunicativa
     non convenzionale   dovremo prima capire quali sono i terreni d’azione dentro i quali
                         si muove ogni buon “guerrigliero”. Per poter fare della buona
                         comunicazione infatti bisogna conoscere nei minimi particolari
                         il nostro “utente modello”. Per fare della buona comunicazione
                         guerriglia è necessario conoscer bene la grammatica culturale
                         del proprio territorio (quell’insieme di regole non scritte che
                         mantengono nel tempo rapporti di potere e di comando e che
                         strutturano le interazioni sociali) per poterla “sgrammaticare” a
                         nostro favore.              strategie e tattiche
Quali reazioni? Ogni azione effettuata deve creare nello “spettatore” una crisi
momentanea. Dobbiamo farlo trovare in difficoltà di fronte ad un qualcosa che va
fuori da ogni canone grammaticale convenzionale. La bravura del guerrigliero sta
nel rimanere sempre dentro un certo limite, oltre il quale questo spiazzamento si
tramuterà in disagio e quindi fallirà il nostro tentativo di avvicinamento. Per far sì
che il nostro utente si trasformi in uno spettatore e partecipante attivo bisogna
trasmettere la piacevole sensazione di consapevolezza e scoperta nel incontrare
nuove forme di comunicazione.




                                                                                                            photographer: b3bo’
                                                                                         la   vittima
                                                                                         del guerrigliero
Quale vittima: persona propensa         Come avvicinare la vittima?
ad accettare con fin troppa             Una delle cose fondamentali che bisogna sempre tenere a mente è che quasi mai il nostro
naturalezza gli innumerevoli            destinatario partirà dal presupposto di volersi far convincere o anche solo di voler essere
rapporti di “potere” che gli vengono
                                        informato da un estraneo.
imposti dalla società e dalla cultura
del suo tempo.
                                        Dobbiamo studiare alla perfezione ogni struttura di “comando” che vorremo attaccare, per
                                        poterla destrutturare prima, confondere e ribaltare poi.
Segni particolari: facilmente           Secondo un’analisi portata avanti dal filosofo francese Michel de Certeau (L’invenzione
persuasibile, dalla limitata            del quotidiano - 2001), i rapporti di potere tra singolo e società sono dettati principalmente
partecipazione ai rapporti di           da due fattori: la strategia e la tattica. La prima indica la capacità di chi è più in alto
comando e/o potere, 10% di              a mantenere questi rapporti per poterli guidare e controllare; la seconda invece, solita
attenzione, 40% di assuefazione         dei guerriglieri, cerca di sfruttare situazioni favorevoli per disturbare quotidianamente la
ad ogni tipo di messaggio
                                        grammatica culturale dominante. Ed è proprio queste situazioni favorevoli che dobbiamo
“estraneo”, 50% di cultura
grammaticale nel DNA
                                        imparare a individuare per rendere sempre più efficaci le nostre azioni.



   utente
                                        Quali luoghi e spazi?


banana
                                        Ogni luogo o spazio sociale si presta per realizzare azioni di comunicazione guerriglia. Se
                                        teniamo a mente tutti i precedenti ragionamenti, fatti in merito alla grammatica culturale
                                        specifica di ogni luogo, possiamo senz’altro affermare che sicuramente alcuni luoghi
                             1.3        si presteranno meglio rispetto ad altri per esser sfruttati come terreni d’azione. Questo
                                        perché ogni palazzo, strada o piazza che ci circonda ha, oltre al suo significato concreto
                                        per il ruolo che ricopre, anche un forte valore simbolico se riferito alla grammatica culturale
                                        esistente.

                                        La nostra significazione muove critiche, sensibilizza, sottolinea ed evidenzia. Abbiamo
                                        chiarito cosa, ma non verso chi, o meglio, non abbiamo ben specificato verso chi si muove
                                        la nostra comunicazione.
                                        La difficoltà di muoversi in una realtà già di per sé complessa come quella Fiorentina e,
                                        più in generale, già colma di processi di senso appartenenti a marche, multinazionali e
                                        musei e quant’altro, può risolversi con l’individuazione di un utente modello, che racchiuda
                                        nei suoi caratteri principali i lineamenti per rendere le nostre comunicazioni il più possibile
                                        efficaci.
                                        Ma non solo. Se faceste caso al significato delle nostre azioni, notereste che ci rivolgiamo
ad un utente che ha anche altri caratteri. La comunicazione ha la fortuna, per così dire, di poter
arrivare a tutti (in questo mondo che tutti definiscono magicamente globalizzato).
Il nostro utente modello è anche un universitario/a, che va dai 20 anni in su, un giovane curioso, che
si sofferma, guardandosi intorno, osservando ogni tanto la realtà che ha intorno e che, soprattutto,
analizza e sfoglia come un libro. Un ragazzo/a che vive la realtà fiorentina, percorrendo le strade,
anche distrattamente, ma che ogni tanto alza gli occhi e legge sui muri, parla con gli amici di quello
che vede in giro e parla con loro di quello che pensa di tutto questo. Un utente amante del social
network, che viaggia tra Facebook, youtube e Flickr, e che non disdegna di bloggare.
Il nostro utente modello, se vogliamo, rappresenta tutta una categorie di persone che si trovano,
per un motivo o per l’altro, a camminare per strada. Si, perché noi siamo in strada, ed è lì che
avviene il contatto con il nostro utente.




Per smantellare questi rapporti e questa estetica esasperata di
luoghi ed edifici sociali, la comunicazione guerriglia si limita a
rendere ben visibili a tutti queste strategie di mantenimento del
“potere”.
Per capirci basti pensare ad un semplice graffito, una tag o un
disegno fatto con uno spray su un muro di un edificio pubblico:
sebbene il potere tenda a controllare ogni minimo angolo dello
spazio pubblico, anche e soprattutto da un punto visivo, con
il nostro semplice gesto ci riappropriamo di uno spazio a noi
negato. Questo non significa logicamente che ognuno sia libero di
imbrattare e rovinare la pareti di tutti gli edifici che ci circondano,
ma se fatto con uno scopo ed un messaggio ben preciso queste
piccole azioni possono avere un forte valore “sovversivo”.
Per realizzare un’efficace azione di comunicazione guerriglia non
basta quindi diffondere concetti e fare informazione all’interno
degli spazi pubblici, ma ancor più importante risulta cambiare
ogni volta questi spazi pubblici con il fine di destabilizzare nuovi
“effetti di potere”
Lo straniamento funziona
non solo come metodo distruttivo,
ma anche come una piccola guida all'utopia,
a una prassi di trasformazione sociale                                             AUTONOME A.F.R.I.K.A. GRUPPE - LUTHER BLISSETT - SONJA BRUNZELS
                                                                            Comunicazione-Guerrilla - Tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione


Ma quali sono i principi che permettono la buona riuscita di un’azione di comunicazione guerriglia? Come abbiamo già
accennato in precedenza ogni azione sarà il tentativo si sovvertire in qualche modo processi comunicativi esistenti per
portare a nuove tipologie di riflessioni e ragionamenti. I principi fondamentali su cui la teoria della comunicazione guerriglia
si basa sono fondamentalmente due, straniamento e sovraidentificazione, ed ora li analizzeremo nello specifico per poter
proseguire con l’analisi teorica del nostro operato.

Quale straniamento? Quello che i teorici della comunicazione de-                  stenti (es: estremismi politici, sociali o culturali...) la nostra
scrivono come principio di straniamento è un principio che permette,              azione perderà completamente la sua efficacia e il risultato
attraverso interventi mirati, a modificare situazioni del quotidiano e            sarà solo un allontanamento della nostra “vittima”.
ad aprire nuove interpretazioni e valorizzazioni di avvenimenti abi-
tuali. Questo significa che riprendendo forme e immagini esistenti,               Il principio di straniamento non “attacca” semplicemente
modificandone la struttura, il funzionamento o il fenotipo e inseren-             una normalità ma cerca di evidenziare agli occhi degli uten-
dole all’interno di spazi pubblici, è possibile creare confusione al loro         ti proprio i rapporti di potere che esistono alla base, e che
interno e destabilizzare in qualche modo la grammatica culturale che              troppo spesso sono dati per scontati o addirittura in qual-
struttura solitamente la loro percezione.                                         che modo rimossi.
L’incisività di uno straniamento è quantificabile quindi nel momento in           Attraverso questo tipo di azioni non avremo mai perciò un
cui, anche per soli attimi, chi subisce un’azione di questo tipo riesce           resoconto reale della loro efficacia, ma l’esito di tali azioni
a rendersi conto che qualcosa “non quadra”: la confusione mentale                 rimarrà sempre “aperto”, non potremo cioè mai sapere se
provocata porterà l’utente a ragionare in maniera critica nei confronti           l’esperienza avranno avuto con la nostra azione sarà in se-
di quel modello culturale consueto. Nel caso in cui questo qualcosa               guito considerata interessante, o al contrario, respinta con
sarà facilmente prevedibile o inquadrabile e associabile a modelli esi-           diffidenza.
L'allontanamento                                                  AUTONOME A.F.R.I.K.A. GRUPPE - LUTHER BLISSETT - SONJA BRUNZELS


da una normalità
                                                           Comunicazione-Guerrilla - Tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione




sociale è una scelta,
non un'inevitabile
necessità
Quale sovraidentificazione? La sovraidentificazione,
a differenza dello straniamento, è un processo
che consiste nello smascherare quegli aspetti del
consueto, universalmente dati per scontato, che
invece socialmente sono considerati come tabù.
La sovraidentificazione “porta alle estreme
conseguenze la logica dei modelli di pensiero e
dei valori dominanti” inserendosi al loro interno e
attaccandoli proprio nel loro punto più vulnerabile.
Si identifica completamente con la logica dominante
da “attaccare” per sottolineare certi aspetti consueti
e per ricalcare nel modo più fedele possibile certe
logiche di sistema: in questo modo il risultato sarà
quello di mettere il ricevente in una situazione tale da
non poter prendere le distanze da certe consuetudini
culturali.
Il rischio maggiore che si corre realizzando azioni
di comunicazione guerriglia che seguono questo
principio è che si possa produrre l’effetto contrario                                                                     artwork : david foldvari
da quello previsto, affermando ancor di più, anzichè
indebolendolo, il discorso “dominante”.
1     .4                               tattiche
                                 di comunicazione
                                     guerriglia
In questi ultimi mesi in cui ci siamo avvicinati alle pratiche della comunicazione
non convenzionale ci siamo trovati ad affrontare tematiche del tutto diverse
tra loro, ognuna delle quali richiedeva di essere affrontata con mezzi e
tecniche differenti.
Affrontando temi quali il consumo, la guerra, il lavoro e il global warming
abbiamo sentito la necessità di testare con mano diverse tattiche di
"sovversione comunicativa" per poter capire con i nostri occhi quali potessero
essere i migliori metodi per un territorio specifico come quello fiorentino.
Tratteremo ora alcune di queste tecniche utilizzate tra le tante appartenenti
alla teoria della comunicazione guerriglia.



Furono le dimensioni della reazione ad essere sbalorditive. Sei
minuti dopo che eravamo andati in onda le case si svuotavano e
le chiese si riempivano; da Nashville a Minneapolis la gente alzava
invocazioni e si lacerava gli abiti per strada. Cominciammo a renderci
conto, mentre stavamo distruggendo il New Jersey, che avevamo
sottostimato l’estensione della vena di follia della nostra America.
      -Orson Welles, parlando della celebre versione radiofonica di La Guerra dei Mondi -
invenzione
“Esiste la possibilità che anche eventi improbabili vengano creduti veri, se essi si riallacciano
direttamente alle speranze e alle paure della gente” [*]
La prima tattica che abbiamo utilizzato per affrontare la campagna di sensibilizzazione ai consumi, portata avanti
durante il periodo delle festività natalizie, è stata quella dell’invenzione. Questa teoria consiste nell’inventare eventi o
informazione false, in modo tale da svelare e criticare alcuni meccanismi consueti della nostra società. Ci spieghiamo
meglio. Con la tattica dell’invenzione è possibile prendersi gioco di alcune strutture sociali solitamente tipiche della
nostra cultura dominante (nel nostro caso abbiamo inventato un concorso a premi) per poter avvicinare degli utenti,
che altrimenti non ci avrebbero mai concesso la loro attenzione. Una volta avvicinatici ad essi con la tecnica della
“trappola per topi”, fingendo cioè di promuovere quest’evento di marketing assolutamente inesistente, la nostra azione
ha raggiunto il suo scopo solo nel momento in cui è stata scoperta e smascherata, poiché è solo in quel momento è stato
possibile far riflettere e interrogare i nostri utenti sui contenuti che volevamo far emergere.
Al contrario, alcune invenzioni è meglio se non vengono scoperte. Parliamo in questo caso di invenzioni di eventi che
possono provocare l’assembramento di migliaia di persone e forze dell’ordine in piazze o strade senza un motivo
ben preciso, o comunque solamente attraverso la diffusione di flyer e informazioni via web, e che richiedono quindi il
massimo anonimato.




                                                                                                          artwork : david foldvari
camouflage
“Il camouflage è il tentativo di abbattere barriere comunicative con il travestimento e mettere la
gente di fronte a un testo o a un’azione, alla quale altrimenti si sotrarrebbero fin dal principio” [*]
Parallelamente all’invenzione del concorso a premi “Naquale08” abbiamo sfruttato un’altra tecnica tipica della
comunicazione guerriglia, il camouflage, per render ancor più efficace il nostro processo comunicativo.
Per un paio di giorni ci siamo travestiti da “babbi natali” (abbiamo svolto il lavoro che tecnicamente i teorici di comunicazione
e marketing conferiscono al personale “front line”) ed abbiamo realizzato migliaia di finti buoni omaggio distribuiti nelle
principali vie dello shopping fiorentino. Un bel sorriso stampato in viso e dei modi particolarmente socievoli ci hanno
permesso di abbattere quelle barriere dettate in genere dalla sazietà di informazioni che altrimenti non ci avrebbero mai
fatto arrivare ad un così alto livello d’utenza.


                                                    FAKE E FALSIFICAZIONE
“La produzione di falsi, fakes, è una delle attività preferite dei guerriglieri della comunicazione.
Un buon fake deve la propria efficacia al connubio di imitazione, invenzione, straniamento ed
esagerazione del linguaggio del potere” [*]
Per le altre azioni svolte da banane:urbane la tattica più utilizzata è stata quella del fake. Attraverso un buon “falso”, cioè
un’ottima imitazione dei linguaggi e delle immagini consuete della nostra cultura, è stato possibile avviare un processo
di comunicazione diretto con gli utenti, che altrimenti mai avrebbero stretto alcun tipo di relazione con noi.
Per la produzione di fake ci siamo spesso mossi al limite, al bordo della legalità, ed abbiamo imitato nel modo più veritiero
possibile dei supporti, utilizzati tipicamente all’interno degli ambienti che dovevamo “attaccare”, per poter catturare
l’attenzione dei nostri utenti modello. A differenza dei fake che vanno ad imitare e mettere in discussione strutture del
potere dominante, e che quindi necessitano di smentite e contro smentite per poter essere veramente efficaci, le nostre
falsificazioni si sono limitate ad imitare immagini e tipologie comunicative esistenti per lanciare messaggi totalmente
differenti: è il caso delle strisce che riprendono i tipici annunci di lavoro e delle finte pubblicità poste negli autobus.
COLLAGE
“Il collage è un mezzo formale, sviluppato nell’ambito artistico (cubismo). Originariamente
mirava a confondere i naturali modelli di percezione della realtà. Nel collage elementi dipinti
ed incollati non sono più distinguibili a prima vista. Oggetti e materiali vengono collocati in un
nuovo contesto e privati del loro senso originario, attraverso una diversa interpretazione ed un
utilizzo che ne altera il senso” [*]
Queste tecniche, molto spesso importanti anche nel caso di fake ed invenzioni e che noi stessi abbiamo utilizzato a
complemento dell’azione “L’acqua d’ii Sindaco”, permettono di prelevare diversi frammenti ed immagini da contesti
comunicativi completamente diversi per produrre a seconda delle combinazioni nuovi ed interessanti significati. La forza
di questa tecnica sta proprio nel riuscire a costruire immagini che, rapportate ai testi ad esse collegati, possano dar vita
a concetti ambigui, divertenti, che facciano riflettere ed incuriosire l’utente.
DéTOURNEMENT
“Per détournement si intende un metodo di straniamento che modifica il modo di vedere oggetti
od immagini comunemente conosciuti, strappandoli dal loro contesto abituale ed inserendoli
in una nuova, inconsueta relazione” [*]

Quest’ultima tecnica che andiamo ora ad analizzare è stata da utilizzata per trattare un tema scottante come la guerra
in Palestina. In un paese come l’Italia (ma questo spesso vale per moltissimi altri paesi del Mondo) dove i mezzi
d’informazione troppo spesso nascondono o presentano da un punto di vista decisamente poco oggettivo fatti e verità
evidenti agli occhi di tutti, questa tecnica ci è sembrata la più adatta per affrontare una problematica così scottante.
Abbiamo utilizzato delle cornici dorate, simbolo odierno della cultura istituzionale, e le abbiamo inserite in strada, terreno
pubblico e libero, dove non potessero essere in alcun modo “controllati” i contenuti della nostro messaggio. Attraverso
questo détournement abbiamo potuto diffondere altre interpretazioni della realtà, le nostre interpretazioni riguardo
questo conflitto.
Attraverso questa tattica è stato possibile sminuire, render visibile a tutti quello che è il reale stato dell’informazione
odierna.




                                                                         AUTONOME A.F.R.I.K.A. GRUPPE - LUTHER BLISSETT - SONJA BRUNZELS
                                                            [*]   Comunicazione-Guerrilla - Tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione
un po’ ovunque in Italia e negli altri Paesi del Mondo, questo progetto si
                                                 è subito fatto riconoscere per la sua unica quanto incredibile capacità nel
                                                 rivendicare, colpire e poi smentire ogni “gioco sporco” che si sia presentato
                                                 negli ambienti politici e mediatici istituzionali agli occhi dei suoi fondatori. Una
                                                 figura misteriosa, un burlone, uno Zorro o un Subcomandante Marcos della
                                                 nostra generazione, un “nessuno” ma allo stesso tempo un “tutti” capace di
                                                 infiltrarsi e smascherare complotti e silenzi mediatici.
                                                 Il nome di questo personaggio “oscuro” fu preso in prestito da un giocatore
                                                 di calcio giamaicano ingaggiato dal Milan a metà degli anni Ottanta, e ne
                                                 fu diffuso anche un volto, così che potesse esser facilmente collegabile ad
                                                 un’immagine ben precisa. La natura di Luther Blissett è sottile e non è facile
                                                 da afferrare; proprio a coloro che credono di averla capita sfugge senza che
                                                 se ne accorgano. Il suo nome è segreto.
                                                 Alcuni si soffermano sul fatto che il nome di Luther Blissett è utilizzabile da
Luther Blissett siamo noi.                       chiunque e si chiedono se un nome che può designare chiunque possa avere
Luther Blissett è chiunque vuol esserlo.         un proprio significato. Ma Luther Blissett non si può capire con la semiologia
In definitiva, tutti sono Luther Blissett.       formale. Poiché Luther Blissett è colui che si muove tra tutti i segni e sistemi
Qunidi, Luther Blissett è nessuno.
                                                 di segni e che balla con essi. Altri invece sono dell'avviso che l'essere tutti
Siamo nei primi anni ‘90 quando                  Luther Blissett consenta di potere sfuggire alle maglie del potere, e hanno
nell’immaginario collettivo italiano esce allo   torto e ragione al tempo stesso. Infatti, Luther Blissett non è un nascondiglio
scoperto il Luther Blissett Project. Luther      sicuro. E altri chiedono ancora fra mille dubbi: come può avere Luther Blissett
Blissett è un nome multiplo, uno pseudonimo      una strategia politica, una chiara identità, una prassi riconoscibile se tutti
collettivo che in quegli anni comincia a         possono fare a suo nome quello che vogliono? E in effetti è così: l'essenza di
raccogliere tra le sue fila artisti, performer   Luther Blissett si manifesta in tutta la sua chiarezza a chi ha superato questo
e teorici della comunicazione con un unico       dubbio e può rispondere alla domanda.
scopo: dar vita ad azioni di sovversione,        Solo nella tensione del paradosso si può capire la sua essenza: Luther
spiazzamento e caos mediatici e culturali        Blissett è il rappresentante di una complessa strategia. Ma la sua strategia
che possano avere effetti concreti nella vita    è non strategia. Luther Blissett è il possessore di una nuova identità. Ma
reale delle persone. Nato nell’underground       questa identità e, non identità. Luther Blissett è il proprietario di un luogo
bolognese e successivamente diffusosi            sicuro. Ma questo luogo è un non luogo.
Negli Stati Uniti e in Canada, l'apice della critica al consumismo
e ai media è la rivista quadrimestrale "Adbusters-Journal
of the Mental Environment", fondata nel 1988 e pubblicata
dalla Media Foundation. La caratterizzano un orientamento
anti-alcol e anti-fumo, e un dichiarato odio nei confronti della
televisione.
Adbusters cerca di diffondere sovversione usando i principi
capitalistici del marketing col motto di "beat them at their
own game". L'anti-pubblicità è rivolta innanzitutto contro gli
eccessi della società dei consumi: "La scommessa è vincere
battaglie ambientali, culturali e ideologiche, e nel farlo creare
nuovi paradigmi".
Anche chi forse trova problematica questa forma di sub-
vertising può scoprire in "Abdusters" stimoli sempre nuovi per
azioni di comunicazione-guerriglia. Sulla rivista vengono per
esempio regolarmente pubblicate foto di manifesti pervenute
in redazione, di fakes o migliorie apportate a cartelloni
pubblicitari.
Abdusters è l'unione di Ad (abbreviazione di advertisement,
pubblicità o messaggio pubblicitario) e busting (da to bust,
far fallire, rovinare). Queste azioni di de-marketing hanno
obiettivi simili a quelli del gruppo australiano BUGA UP, ossia
Billboard Utilizing Graffitists Against Unhealyhy Promotions.
banane:urbane
“
    Questa qui me la prendo io perche qui e tutto un magna-magna. Poi
    io non so come avete fatto a spargere la voce in così poco tempo
    ma u na cosa è sicura e c ioè che siete d ei g ran chiacchieroni,
    pettegoli pe pe pe pe pe pe. Lo sanno già tutti che mi sono pentito.
                                                                     “
    Io non mi pento più di questa banana e domani lo voglio scritto sulla
    prima pagina di tutti i giornali deve essere scritto grosso: "Dante
    non si pente più". Se domani io non leggo questa notizia colonnello,
    io ritorno qui e Kaputt! A lei e a tutta la sua famiglia Kaputt a voi e a
    tutte le vostre famiglie.
2.1non                siamo                            abbiamo sviluppato delle azioni di social e communication guerriglia che



 mica banditi
                                                       affrontano sempre tematiche ben precise, mai date per scontate.

                                                       Banane urbane è stato fondato da tre persone, ma noi banane siamo
 perchè un gruppo di comunicazione guerriglia          molte di più, perché ci riserviamo l’opportunità di affrontare ogni giorno
                                                       nuove tematiche, di allargare le nostre vedute e di dare la possibilità a
                                                       nuove persone di partecipare attivamente al nostro progetto con le loro
 Dar vita a banane:urbane per noi significa            conoscenze, così come ci siamo proposti fin dall’inizio.
 aver dato vita ad un gruppo, un collettivo
 di comunicazione sociale che agisce in un             noi Banane:urbane siamo un nome multiplo, un collettivo che non si
 determinato contesto, quello fiorentino, e            preoccupa di affrontare ogni progetto con occhi nuovi, con l’appoggio di
 che cerca di comunicare le proprie idee a più         nuove idee, senza mai dimenticare però i valori che ci tengono uniti.
 persone possibili. Attraverso la propria azione
 banane:urbane si propone di analizzare,               Il fatto che banane:urbane sia di fatto un’identità collettiva ci porta i seguenti
 sottolineare, sensibilizzare e far riflettere su      vantaggi:
 determinate problematiche contemporanee.
                                                       - agendo come un vero e proprio gruppo organizzato, dove le menti
 Ogni azione, ogni campagna, si rivolge alla           principali cercano di organizzare mezzi e persone per un unico obiettivo,
 società attraverso un modus operandi che si           si ha anche la possibilità che queste portino a delle deviazioni del progetto,
 ripete e che azione dopo azione ci ha dato            a volte con un risultato migliore.
 un’identità ben precisa, diversa da quelle dei
 gruppi preesistenti.                                  - queste stesse deviazioni derivano da un confronto diretto tra le persone,
                                                       un confronto che viene stimolato proprio dalla volontà del gruppo. Solo
 Noi Banane:urbane siamo un’identità collettiva        confrontandosi, infatti, si possono avere più punti di vista, più spunti, più
 per dar voce ed affrontare problemi di rilevanza      sfaccettature e conoscenze per poter affrontare un discorso complesso
 sociale con i mezzi che sentiamo nostri per           come quello della guerra in Palestina, per esempio.
 vocazione e diritto di nascita, ovvero quelli della
 comunicazione non convenzionale. Caposaldo            - ogni membro partecipa attivamente, soprattutto nella fase di brainstorming;
 del nostro manifesto è dare sostegno alle             questo permette che ogni elemento entri a conoscenza delle peculiarità
 idee delle persone e non alle persone stesse.         professionali dell’altro, generando così uno scambio sia intellettuale, sia
 Attraverso le conoscenze tecniche e teoriche          pratico (parliamo per esempio di scambio di informazioni e/o oggetti relativi
 dei membri che appartengono al gruppo                 a certi frangenti del design, dell’arte etc etc).
- nel momento dello scambio, è inevitabile una
crescita “mentale” del collettivo, che rimane vivo
sia grazie all’entrata di idee, sia allo scambio di
queste

- lasciare che le persone interagiscano con il
gruppo può sia portare all’integrazione di queste,
sia all’inevitabile passaparola che ne deriva
quando questi saranno in altri ambienti.

- ovviamente, integrare degli specialisti dei vari
settori che parteciperanno alle attività, migliora sia
la qualità del lavoro, sia il clima interno al gruppo,
che può raggiungere ottimi risultati in poco tempo,
grazie all’efficace interazione degli soggetti al suo
interno.

- la forza dei legami deboli (Barabasi - Einaudi
2004) che si creano con l’inserimento di persone
esterne, fa si che queste portino al di là dei confini
virtuali il nome del gruppo, le sue azioni e tutto
quello che riguarda il suo operato, sia in termini
tecnici, sia che in termini teorici.
autointervista
banane:urbane
                 1. Perchè “bananeurbane”?
                 Nel momento in cui ha preso vita questo progetto,
                 tutto ci era chiaro all’infuori del nome. Avevamo
                 tutti un solo desiderio, quello di non costruire un un
                 marchio che rischiasse di venir subito risucchiato
                 dal sistema di oggi, volevamo assolutamente
                 trovare un nome anonimo e misterioso. Poi un
                 pomeriggio, passeggiando sotto i portici (Firenze,
                 ndr) P. ha rischiato di scivolare su una buccia di
                 banana lasciata in terra: “cazzo, banane...urbane!
                 come vi sembra?” E’ nato così il nostro collettivo, un
                 collettivo che con le proprie azioni di comunicazione
                 guerriglia fa scivolare passanti distratti su particolari
                 bucce di banana, fatte di fake, finti eventi, adesivi,
                 stencil, video virali, inganni informatici ecc...

                 2. Perchè la scelta di un’identità collettiva?
                 Bananeurbane nasce come un’identità collettiva
                 per dar voce a singole passioni e a interessi
                 comuni. Aperta a tutti ed interessata ai problemi
                 di rilevanza sociale e ai dibattiti sulle nuove forme
                 di comunicazione non convenzionale raccoglie le
                 varie influenze, le diverse provenienze, i diversi
                 percorsi di vita e l’apertura ad ogni tipo di proposta
                 che rispecchi i nostri principi per farli confluire in
un unico risultato, un collettivo, un raggruppamento di persone che affronta
ogni tematica con interesse e stimoli nuovi, e che di ogni esperienza ne fa
tesoro per le azioni che verranno in futuro, rimanendo così sempre in continua
evoluzione

3. Esiste una certa “schizofrenia individuale” nel nostro collettivo?
Ogni nostra azione nasce naturalmente da un brainstorming di partenza, che
ogni volta ci porta ad affrontare un tema o un problematica nuova. Ognuno
di noi porta quindi le proprie proposte, cercando di farle conciliare con quelle
del collettivo, ma si arriva sempre ad una scelta finale in maniera del tutto
democratica. Le varie individualità che si possono presentare all’interno del
collettivo quindi non le definiremmo tanto schizofrenie individuali quanto
piuttosto importanti contributi personali. Logicamente ognuno di noi può
prediligere lavori specifici piuttosto che altri, c’è chi preferisce uscire nel
silenzio della notte ad “attacchinare” volantini e chi invece si trova meglio con
una penna e un foglio in mano a buttar giù contenuti, chi disegna e realizza le
grafiche e chi preferisce dirigere i contenuti web o ancora girare e documentare
le azioni con macchine fotografiche e telecamere in mano, ma tutti con l’unico
scopo di realizzare al meglio le azioni del collettivo, cercando di sovvertire con
i nostri mezzi quegli schemi sociali e culturali esistenti di cui siamo veramente
stanchi.

4. Crediamo che grazie ad un’identità collettiva si possa raggiungere
maggiore creatività?
Non crediamo che un collettivo possa a priori produrre e rendere più di un
semplice singolo, ma riteniamo piuttosto che un lavoro e una progettazione
di gruppo possa sicuramente amplificare le possibilità e le idee di una sola
persona, o per lo meno permette di scannerizzarle, ricontestualizzarle e
analizzarle in maniera molto più razionale e logica. Appunto per questo siamo
aperti a tutti i tipi di proposte, critiche e interrogativi, e non intendiamo mai
opporre resistenza alle idee che confluiscono nei progetti portati avanti da
bananeurbane.
5. Da cosa nasce e come si sviluppa l’approccio ad ogni                7. Cos’è che ci aggrega in questo collettivo e quale rapporto
diverso campo d’indagine prima di ogni nostra singola                  vogliamo stabilire con il mondo esterno?
azione?                                                                La cosa che ci appassiona di questo collettivo e il dover
Non è possibile isolare il singolo momento in cui nasce l’idea per     pensare sempre a come affrontare delle problematiche in
un’azione o una campagna, anche perché cambia ogni volta a             maniera creativa, acuta e divertente e il sapere che comunque
seconda del tema scelto e del target a cui ci dobbiamo rivolgere.      sia per noi sarà sempre un arricchimento. Siamo contro questa
Il nostro è un processo continuo, un flusso creativo che non ha        società consumistica, contro lo sfruttamento del lavoro, per i
un inizio e una fine ma che aspetta ogni giorno l’intuizione giusta,   diritti umani e per la salvaguardia dell’ambiente, siamo per
la scintilla, il dettaglio che faccia partire quel concatenamento di   molte cose e cercheremo ogni volta di dimostrarlo con azioni e
idee che portano poi al progetto o alla campagna.                      campagne mirate, con particolare attenzione all’aspetto grafico
                                                                       e comunicativo. Non vogliamo insegnare niente a nessuno ma
6. E se dovessimo descrivere il nostro “metodo” di                     solamente far riflettere chi scivolerà sulle nostre “bucce” riguardo
lavoro?                                                                temi a noi vicini, sfruttando la sorpresa, l’inganno, l’originalità
Non abbiamo un vero e proprio metodo di lavoro quanto piuttosto        di certe azioni. Non vogliamo spaventare gli indifesi passanti
l’abitudine di procedere per livelli. Ogni volta per scegliere         ma catturare la loro attenzione sfruttando canali dell’inconscio
un tema facciamo innanzitutto frutto della nostra curiosità            solitamente silenti.
per individuare e proporre delle problematiche importanti da
affrontare, molto spesso anche in funzione degli avvenimenti o
dei cambiamenti che viviamo in prima persona e che vorremmo
cambiare. Stabilito il tema, si passa alla documentazione,
alla raccolta dei dati, delle citazioni e delle informazioni utili.
Fondamentale per andare a segno con un’azione è infatti
conoscere alla perfezione le nostre “vittime”, le loro abitudini,
il loro territorio. Poi non resta che lasciare spazio alla fantasia,
le idee vengono analizzate, cominciamo a strutturarle in un
progetto vero e proprio, ci si dividono i compiti, si definisce una
tempistica - ed è fondamentale riuscire a mantenere ciò che
viene prefissato per ogni data - e non rimane altro che passare
all’azione, in strada o nella rete.
La scelta del nome è avvenuta in un secondo momento                 realtà, dove le banane ci rappresentano simbolicamente sia come
rispetto al progetto di formare un gruppo di social e               persone del gruppo, sia per la nostra comunicazione, sia per la nostra
guerrilla communication. Non è, nonostante questo, meno             identità. Sono definiti, quindi, sia l’identità del gruppo, sia il contesto
importante del progetto stesso. Anzi. Era essenziale per            in cui operiamo e, in un certo modo, anche la modalità secondo cui
noi trovare il nome giusto e fin dall inizio abbiamo cercato        operiamo.
di indirizzarci verso qualche cosa che legasse noi e la             Dobbiamo sottolineare necessariamente quanto questo nome abbia
nostra esperienza, qualche nostra peculiarità. Ci siamo             avuto efficacia soprattutto fra i giovani: sin dal primo momento,
diretti verso qualcosa che però non corrispondeva proprio           le persone attorno a noi erano entusiaste della nostra scelta, sia
ad un nome. Inizialmente abbiamo pensato a nomi che                 per una questione di identità del gruppo, sia per l idea che questo
sembravano codici, acronimi, cose al di là di tutto poco            nome lasciava. Rispetto alle diverse realtà che si sono sviluppate
chiare, che non ci accontentavano e soprattutto non erano           nel ambiente contemporaneo, il nome banane urbane risulta molto
conformi al nostro progetto di marca . Si, perché qui è             più accattivante e divertente rispetto a gruppi che utilizzano nomi o
avvenuto uno strano caso di processo di marca contro le             troppo altisonanti, decisamente schierati politicamente con un rischio
marche stesse (vedremo come a volte ci poniamo in modo              di strumentalizzazione, o nomi il cui significato rimane troppo legato a
molto critico rispetto al sistema delle marche). La nostra          valori interni al gruppo, poco chiari per l utenza che si vuole raggiungere.
istanza enunciativa non voleva assolutamente ricordare un           Sappiamo bene che il quadro complessivo italiano è relativamente
 agenzia di marketing, un agenzia pubblicitaria o un ufficio        poco vivo da questo punto di vista: sono poche le realtà che affrontano
della regione che promuove campagne di sensibilizzazione.           determinate problematiche sociali e quelle poche sono o legate a idee
I valori erano e sono tutt ora ben diversi. Si doveva quindi        politiche o decisamente male organizzate. Differenziarsi da questo
trasmettere i nostri valori, il nostro manifesto in un enunciato,   quadro poco entusiasmante è stato uno degli obiettivi principali nella
una manifestazione diversa da altre realtà preesistenti con         costruzione dell identità del collettivo.
cui non volevamo essere confusi.                                    Come dicevamo, l attenzione data al nome ha portato ad un
Il nostro nome fa parte dell esperienza personale dei               coinvolgimento delle persone, che commentavano positivamente la
membri fondatori nel momento di creazione del collettivo.           nostra scelta. Sicuramente nel linguaggio giovanile suona molto meglio
L’immaginario collettivo ricollega il nome ad una precisa           una certa ritmica, un certo tipo di parole, rispetto ad altre. Abbiamo da
immagine, un’istantanea, che spesso veniva utilizzata nelle         subito evitato quindi di tradurre in inglese il nome, soprattutto per una
sceneggiature dei cartoni animati: scivolare su una buccia di       questione identitaria. Siamo dei ragazzi italiani, il nostro ambiente d
banana. Quest’immagine lascia sia un certo sapore ironico            azione sono le piazze, le strade e i muri delle nostra città, e siamo
della cosa, per poi aggiungere un contesto contemporaneo            convinti che sia fondamentale mantenere certe “etichette”, che se ci
reale, l’urbano, la città. Quindi, la trasposizione                 sono delle menti che affrontano certi tipi di problematiche anche in
dell’immagine, per così dire “finta” della banana lasciata          Italia, sia giusto per una volta urlarlo a gran voce.
in terra su un terreno urbano, lascia immaginare questa
Essendo un gruppo di comunicazione sociale         a contatto con quel problema o che lo è
      abbiamo affrontato temi assai diversi tra loro,    anche in piccola parte.
      ma sempre collegati da un’attenzione rilevante     - se c’è una relazione diretta tra il
      per le forme della comunicazione visiva.           problema affrontato e il momento della
      Ovviamente, per far sì che il nostro operato       manifestazione, proprio in termini di
      non apparisse come un semplice “saltare”           tempistiche.
      da un argomento ad un altro, attraverso le         Facciamo un esempio: non avremo mai
      nostre azioni abbiamo tentato di affrontare        affrontato il problema dei consumi in un
      problematiche strettamente contemporanee,          periodo dell’anno a caso, ma anzi è stato
      o comunque che coinvolgessero la società in        proposto proprio nel periodo natalizio,
      maniera diretta vista la rilevanza sociale del     momento       decisamente       ideale  per
      momento.                                           sensibilizzare le persone a tal riguardo.
      La difficoltà è stata proprio quella di riuscire   Organizzare questa campagna in un
      ad individuare un territorio principale in cui     altro momento avrebbe avuto poco senso
      iscrivere queste azioni.                           e avrebbe rischiato di esser fraintesa
      Nel nostro caso una determinata tematica           come un semplicetentativo moralista,
      viene affrontata ogni volta solamente se, nel      oppure come l’ennesima iniziativa di
      contesto che andiamo ad affrontare, ci sono        sensibilizzazione in un periodo di crisi
      determinate condizioni come:                       economica.
                                                         L’aspetto dinamico di un processo di
2.3
      - una coscienza generale preparata, che è già
                                                         enunciazione sta anche nella capacità
                                                         di saper trattare più territori, ovviamente
                                                         rimanendo coerenti e chiari con gli
                                                         utenti. Attraverso l’interazione delle varie
                                                         componenti del processo si capisce anche
                                                         come si stabiliscono i territori come tappa
                                                         singola dell’intero brand building process.
                                                         Essendo un gruppo che fa social e guerrilla
                                                         communication siamo molto sensibili ai
                                                         problemi sociali, ciò non toglie che si
                                                         affrontino in qualsiasi momento o che si
                                                         prenda in esame una tematica a caso.
immagine
Far riconoscere chiaramente il gruppo attraverso il logo
non era nelle nostre intenzioni fin dall’inizio. Abbiamo
pensato piuttosto ad un nome che fosse legato alla nostra
esperienza, soprattutto al modus operandi e al contesto
d’azione del collettivo. La significazione avrebbe dovuto far
riflettere le persone, magari divertendo, così da innescare
una sorta di passaparola che nel tempo avrebbe dato
un certo tipo di visibilità. Come abbiamo detto prima,
banane:urbane richiama immagini collettive molto chiare,
la fonetica agisce come collante dei due termini, come se
fossero in rima, e l’insieme di questi genera, come abbiamo
riscontrato, una certa simpatia, un approccio diverso ai
contenuti delle nostre attività.
Da subito il gruppo ha scelto come logo identitario un
lettering semplicissimo, con font Helvetica normal. Non
volevamo utilizzare loghi particolari o appoggiare la nostra
identità a delle immagini ricorrenti perché la nostra stessa
identità nega i valori dei normali processi delle grandi
marche.
Piuttosto, abbiamo preferito legare al nome tutto il
significato. Abbiamo in seguito accertato, infatti, che
molta importanza veniva data al nome e al suo significato.
Soprattutto, abbiamo notato che legando il nominativo
a vari loghi preesistenti, dove venivano declinati i nostri
valori, non faceva che rafforzare il legame con i nostri
utenti. Giocando su queste prove grafiche, abbiamo
realizzato delle varianti: le più classiche legano il nome
al disegno stilizzato di una banana, mentre altre sono più
articolate, e si associano con loghi preesistenti o immagini
ben riconoscibili di grandi marche o società.
Mentre nella maggior parte dei casi le grandi aziende
utilizzano il loro marchio nelle loro campagne e/o pubblicità,
noi di banane:urbane ci nutriamo della forza comunicativa di
questi loghi per poi trasformarli in bucce di banana: abbiamo
già specificato che nella maggior parte delle azioni, il fake regna
sovrano e che questo è un valore intrinseco del collettivo. Farci




                                                                         b:u
riconoscere direttamente da un logo o da alcune immagini sarebbe
controproducente rispetto alla nostra identità. Noi ci inseriamo,
invece, in tutta una serie di immagini riconosciute nell’ambiente
d’azione, modificandone l’aspetto con l’inserimento di elementi
visivi che a prima vista non producono uno stravolgimento della
forma, ma che ad un’attenta analisi svelano la vera essenza
del messaggio comunicativo. Come è successo in occasione
del “naQuale”, durante la consegna dei volantini le persone
riconoscevano le forme prettamente natalizie dei nostri buoni,
leggevano attentamente i contenuti sul retro, ma venivano
incuriositi soprattutto dalla scritta “naQuale”, parola che ricorda il
Natale, ma che deviava il concetto su l’interrogativo del “quale”.
Molto importante è stato anche il modo in cui questi volantini sono
stati distribuiti, ma di questo se ne parlerà più avanti. un’esempio
diretto può essere una delle proposte che son venute fuori per il
nostro biglietto da visita.
Abbiamo chiarito fin dall’inizio che il nostro è un collettivo
apolitico e che non si presenta con un vero e proprio logo, ma di
più identità preesistenti che andiamo a modificare di volta in volta
e, in un certo qual modo, a criticare. Vediamo in pratica come:
la falce e martello sono simboli conosciutissimi di un’ideologia
di sinistra. Sostituendo la banana alla falce si altera di poco
l’immagine preesistente ma si stravolge il suo significato. In più
il colore rosso viene sostituito dal “giallo banana”, che amplifica
il cambiamento di “messaggio”, regalando una visione diversa
dell’immagine che si sostituisce all’associazione classica con
l’ideologia di sinistra.
Questo modello di trasformazione del significato viene applicato
in tutte le grafiche e nella comunicazione proposte dal gruppo.

L’unica eccezione del caso riguarda la performance “Cornici sul
mondo”(vedi cap. 3.2).
Qui la questione della sostituzione dell’immagine a favore di un
messaggio che possa identificare il gruppo non aveva possibilità
d’espressione, visto che la critica non era mossa sfruttando
mezzi o immagini che permettessero un processo del genere.
Si cercava, però, di inserire degli oggetti (le cornici) nella realtà
urbana; nello specifico, un oggetto decontestualizzato doveva
attirare l’attenzione solamente con la sua presenza, proiettando le
persone sul messaggio al suo interno, chiaro e diretto, senza alcun
processo di “fake”. L’unico inganno, se vogliamo, stava nel porre
delle cornici (simbolo della cultura istituzionalizzata nei musei) in
un contesto completamente diverso. Anche qui abbiamo cercato,
con lo spostamento di un oggetto e il suo significato, di valorizzare
l’azione: l’importanza dell’oggetto cornice veicola il messaggio
ancora di più, perché è decontestualizzato.

Tornando alla nostra analisi identitaria sul no logo, possiamo
riassumere dicendo che in ogni manifestazione comunicativa
del gruppo abbiamo cercato di inserire delle piccole modifiche
all’interno di processi comunicativi preesistenti, senza sconvolgerne
l’aspetto, ma modificandone il significato. La significazione vera e
propria del gruppo sta nella manifestazione attiva, nell’interazione
con gli utenti, nello scivolone che questi si trovano ad “affrontare”
una volta caduti nei nostri “tranelli”.
la nostra esperienza
“   “
quindi, abbiamo piazzato un appetitoso pezzo di
                                                                   formaggio nelle vie del centro cittadino, aspettando
                                                                   che qualcuno abboccasse.
                                                                   L’invenzione di un concorso a premi (omaggio
                                                                   logicamente) ci è servita per attirare l’attenzione degli
      La nostra prima azione è stata quella di Naquale,            utenti. Abbiamo distrito buoni per le strade fiorentine
      svolta durante il mese di dicembre 2008. Nel preciso         e fatto girare un video virale nella rete, ma non con
      istante in cui è nata l’idea di questo collettivo avevamo    lo scopo di ingannarvi, anzi. L’intenzione era quella
      bisogno di un motivo, un pretesto per metterci               di creare un’aspettativa. Dietro questa “burla” non
      all’opera.                                                   vi erano infatti i ricchi premi promessi ma il tentativo
      Così, un po’ per ragioni di tempistica (il Natale era alle   di far guardare il Natale con altri occhi. A dire il vero
      porte), un po’ per caso, abbiamo deciso di affrontare        un regalo c’era, ma è diverso dal solito: l’opportunità
      un tema delicato ma allo stesso tempo già affrontato         di fermarsi un attimo e riflettere. Siamo sicuri che il
      da molti come quello dei consumi.                            Natale sia solo consumo? Che sia solo un regalare
      Volevamo colpire in pieno l’idea del Natale odierno,         per ricevere altri doni materiali? Noi di Banane:urbane
      dare uno spunto di riflessione nuovo per vivere in           non la pensavamo così.
      modo più sobrio una festa che oggi, ai nostri occhi, è       NaQuale non è stata quindi un’operazione commerciale
      dettata solamente dal dare e ricevere doni.                  o pubblicitaria, e nemmeno un pretesto per accusare
      Abbiamo quindi progettato una finta campagna di              chi fa acquisti in questo periodo dell’anno. NaQuale
      marketing e, per arrivare a più persone possibili,           voleva essere un momento di riflessione e uno
      abbiamo deciso di sfruttare ed attaccare quello che          stimolo per trascorrere un Natale più consapevole,
      sta alla base del periodo in questione: l’impulso allo       anche se ognuno di noi è libero di interpretare questa
      shopping.                                                    festività come meglio crede. Abbiamo rubato un po’
      La nostra azione si è divisa, per questioni logistiche,      del tempo dei “consumatori” con l’intento di dire la
      in due intervalli di tempo precisi, che riassumono il        nostra, provando a dare nuovi spunti per dimostrare
      modus operandi di banane:urbane all’interno delle            che esiste un’alternativa. Non volevamo rovinare il
      nostre azioni di guerrilla.                                  Natale, ma ritrovare quello spirito che ai nostri occhi



3.1
      La nostra idea comunicativa è infatti “politicamente         sembra esser oggi andato perduto.
      scorretta”, perchè per assicurarci un palco, per             Proprio per questo abbiamo inserito nel nostro sito
      garantire che il nostro messaggio arrivi sempre a            una serie di link utili per regali natalizi alternativi, che
      destinazione utilizziamo spesso degli inganni.               rappresentassero un po’ il nostro punto di vista in
      Secondo la vecchia strategia della trappola per topi         merito a questa tematica.
Il Sito
             Visto che per attirare utenza avevamo bisogno di esser credibili, abbiamo creato una
             pagina web su cui si sarebbe articolata la nostra finta campagna a premi.
             Un conto alla rovescia che indicava il countdown del concorso e una serie di istruzioni
             utili per parteciparvi era tutto ciò che un utente trovava nel nostro sito. Solo in un
             secondo momento questo sarebbe passato in chiaro e sarebbe partita la fatidica
             estrazione dei premi. Dalla base costituita da questa piattaforma avevamo deciso
             che si sarebbe snodata la nostra campagna informativa. L’obiettivo era portare il
             maggior numero possibile di persone a credere che questo concorso fosse reale, in
             modo tale da poter avere un’utenza il più vasta possibile per poi diffondere il nostro
             messaggio.




prima fase
I buoni omaggio
Per far conoscere ai possibili utenti l’esistenza del concorso a premi (in modo
che potessero cadere nella trappola) abbiamo preparato dei finti buoni omaggio
appartenenti a questo brand immaginario del Naquale.
Visto che dovevamo avvicinare persone estranee per consegnargli materialmente
questi finti buoni, abbiamo utilizzato la strategia classica dei migliori brand,
travestendoci da promotori pubblicitari. Innanzitutto abbiamo ideato una divisa. Dopo
aver confezionato in casa delle spille con lo stesso tema grafico dei buoni, in modo
che fossimo riconosciuti subito come “operatori autorizzati”, per essere più “credibili”
ci siamo mimetizzati tra le vie cittadine indossando cappelli da Babbo Natale e da
renna, trovata perfettamente in linea con le quelle solite utilizzate per le campagne
natalizie.
Abbiamo poi chiesto ai nostri amici, nonché fan sfegatati delle neonate banane:urbane,
un aiuto nella distribuzione.
Così, il fine settimana del 13 e 14 di dicembre 2008 ci siamo mossi, in piccoli gruppi,
per invadere il centro di Firenze con i nostri buoni.
Abbiamo battuto le zone più affollate del centro approfittando della folla accorsa per
acquistare i regali, e abbiamo consegnato i duemila volantini a mano.
Il video virale
Se con i buoni potevamo assicurarci una buona percentuale di ascoltatori nel territorio
fiorentino, lo stesso non si poteva dire della realtà al di fuori del nostro territorio;
essendo il Naquale la nostra prima campagna, appariva per noi fondamentale,
oltre che il risultato, studiare le reazioni della gente in vari ambiti, in previsione
della azioni future. Oltretutto, visto che la nostra azione si sviluppa attraverso
un sito internet, sembrava stupido non colpire anche anche gli utenti della rete.
Abbiamo così deciso di realizzare dei video virali che pubblicizzassero la campagna
a premi, per rafforzare l’idea del Naquale come una vera iniziativa di un brand,
e che promuovessero la nostra campagna attraverso le armi del viral marketing.
Dopo giorni di riflessione abbiamo sviluppato un sistema virale che ci
permettesse di realizzare due video, uno per la prima fase temporale e
uno per la seconda, e che rimandassero ogni volta al sito del concorso.

Il primo video rappresentava una scena volutamente ambigua, ovvero le
riprese di un babbo natale mentre svolge un’azione che non risulti chiara a
tutti, con un chiaro interrogativo finale, “cosa sta facendo Babbo Natale?”.
Grazie a queste caratteristiche il video poneva le aspettative per una
campagna di viral marketing di un’azienda, mentre in realtà la sua
forza era il poter ricollegarsi a un secondo video, rilasciato a seguito
della seconda fase del progetto, in cui veniva svelato l’inganno.

Proprio nel secondo spot diventa chiara la situazione: il nostro Babbo Natale, nel
giorno della vigilia, si sta guardando un vecchio film in bianco e nero e, anziché essere
in giro con le sue renne a portare mille regali, poltrisce beato nella sua poltrona.
Il solito richiamo al sito naquale.tk al termine del video rimanda di nuovo
gli utenti alla base, dove questa volta però al posto del solito countdown
troveranno contenuti e riflessioni sul Natale firmate banane:urbane.
seconda fase
Allo scadere della mezzanotte di mercoledì 17 dicembre il nostro inganno cessava. Scaduto il conto alla rovescia in rete, il sito
naquale.tk ha cambiato la sua veste grafica. Anziché trovare il form per l’inserimento dei dati e la partecipazione all’estrazione, gli
utenti hanno trovato una riflessione chiara e diretta sul Natale e una serie di link e contenuti in cui veniva spiegata la nostra visione.
Il compito era adesso trovare le parole adatte per vincere il pregiudizio e far passare l’onta della burla. La bontà del messaggio, il
fatto che il nostro fosse solamente un invito a un diverso modo di agire, e una serie di link utili a referenti più o meno importanti che
convalidavano, anche se non direttamente, la nostra tesi (Commercio Equo, Decrescita Felice, Addbusters, ecc.) sono state le due
dritte date da banane:urbane per portare avanti una riflessione sui consumi.
Come inizio non era affatto male, visto il buon numero di utenti portati all’interno del nostro sito, ma ciò di cui avevamo bisogno era
ancora un po’ di azione.
Pasteup Zombies
Prendendo spunto da un’iniziativa
di Addbusters, realizzata per il
BuyNothingDay (giornata di sciopero
dagli acquisti organizzata annualmente
in tutto il mondo, ndb), abbiamo
realizzato dei paste-up da attaccare
in giro per le strade cittadine. Questi
paste-up raffiguravano degli zombie,
incarnazione       del     consumatore
contemporaneo, divenuti tali per la
famelica necessità di “comprare”.
Muniti di un fumetto che riportava
frasi evocative come “buy buy buy” o
“produci consuma crepa” o “compra
compra compra”, questi zombie sono
stati attaccati a fianco di bancomat,
grandi magazzini, supermercati e vie del
centro, luoghi tipicamente frequentati
da quello che può esser considerato
il consumatore modello della nostra
società.
Segnalibri
A conclusione della campagna sui consumi
volevamo lasciare un qualcosa, sempre nel nostro
stile, che potesse sottolineare ancora una volta il
valore che banane:urbane dava al Natale.
L’idea è stata quella di realizzare circa tremila
segnalibri e di distribuirli, da bravi guerriglieri, nelle
librerie fiorentine senza alcun “permesso”. Con i
segnalibri in tasca e una notevole indiscrezione, in
un brevissimo arco di tempo abbiamo letteralmente
“segnato” con il nostro passaggio tutte le librerie
del centro. Ogni libro in esposizione, tra gli scaffali,
tra le offerte o tra le versioni economiche portava il
segno di banane:urbane, con il nostro segnalibro
che spuntava fuori dietro la copertina.




                     - Shirley Temple -
Riflessioni
Oggi la società postmoderna si trova a doversi confrontare con alcuni             prodotti, oltre che produrre un “alleggerimento” del
processi comunicativi operati dalle maggiori marche, attraverso i media           portafoglio dei piccoli e medi consumatori, nella
e i suoi luoghi mediatizzati, che concorrono ad aumentare i consumi e ad          maggior parte dei casi non tiene in considerazione
alimentare un sistema che, secondo i maggiori gruppi di critica, spinge           regole sul risparmio delle materie prime e sul
inconsapevolmente alla logica “produci, consuma, crepa” (CCCP, data).             riciclo di queste ultime, oltre ai consumi durante il
Se qualcuno oggi si chiedesse come viene “formata” la nostra società,             processo di industrializzazione e produzione. Solo
potrebbe osservare che le persone vengono istruite per creare dei                 ultimamente pochissime società (Yamamay - 2008
soggetti-consumatori e non dei soggetti-consapevoli. Il consumo alimenta          - Use Jute) cercano di sensibilizzare i consumatori
il processo d’espansione di quelle poche marche elette dalla stessa società       e indirizzarli verso un consumo responsabile, un
consumatrice, processo che diventa inarrestabile inevitabilmente, come            consumo che tenga conto dell’utilizzo delle materie
dimostrato dai sistemi WTA (winner-take-all-society). Ci troviamo dunque          prime nella catena di prodotti (rispetto dei diritti dei
ad assistere a dei bombardamenti mediatici che spingono ad un consumo             lavoratori, sfruttamento). Questo però è un modello
irresponsabile,soprattutto in questo periodo di crisi: i premier politici non     di sensibilizzazione non diffuso e poco incisivo, che
fanno altro che sottolineare la questione e sponsorizzano al consumo,             tende ad essere riutilizzato come allargamento del
ritenendo che solo attraverso questo ci si possa salvare da una crisi che         target ad una parte di consumatori più responsabili.
non sembra avere più fine. In realtà, la regressione in atto in tutto il mondo    In generale non c’è una coscienza sui processi
ha a monte dei processi ben più complicati di una semplice riduzione dei          di produzione e di consumo che permetta una
consumi. È ovvio che non investendo i risparmi, la poca circolazione di           critica costruttiva e soprattutto che dia spazio ad
moneta non fa che peggiorare la situazione, ma non sono i piccoli e medi          alternative valide che affrontano realmente discorsi
risparmiatori i protagonisti di questo discorso. Le grandi marche e il sistema    di risparmio, riciclo e riutilizzo di materie prime. Tutto
che investe sui processi di consumo interviene al di là della crisi. Attraverso   questo viene sottolineato in un periodo particolare,
la trappola del consumo, si viene spinti in un circolo irresponsabile che va      quello del natale. La società di ritrova in questo
solo a peggiorare situazioni molto più importanti da un punto di vista e da       periodo ad affrontare grandi spese per i “cenoni” e
una prospettiva più larga. La maggior parte delle marche ha attuato un            per i regali, passando in rassegna negozi, prodotti,
processo di creazione di prodotti specializzati (Semprini - 2006), un mondo       prezzi, cercando di fare la scelta migliore o, come
di prodotti e sub-prodotti specializzati per le molteplici richieste e bisogni    dice Semprini, cercare la scelta meno gravante o
di una società incontentabile. Il problema sta nel fatto che tutti questi         meno peggiore.
Secondo le nostra visione, non è con il consumo sfrenato e
inconsapevole che né ora, né in altri momenti, può migliorare la qualità
della vita. Non sono i richiami al consumo dei politici o dei mercati i giusti
indirizzi per un miglioramento del sistema. La realtà è che la creazione
di una società di consumatori può solo che instaurare un processo
delirante di produzione e consumo irresponsabile, che può portare,
in un prossimo ma molto vicino futuro, a quegli ipotetici paesaggi
irreali descritti da film usciti recentemente (The Day after tomorrow,
wall-e, Esercito delle 12 scimmie, The Island, Matrix). L’obiettivo di
agire in questo contesto presuppone una tattica e dei mezzi che non
allontanino o allarmino il nostro utente modello ma che, parallelamente
alle marche, lo invitino a seguire una procedura classica di approccio
di marketing, comunicandogli poi le vere intenzioni della nostra azione,
instaurando un vero e proprio contatto e un’interazione con gli utenti.

Per questo ci affidiamo alle stesse tecniche che molte marche utilizzano
oggi (guerrilla marketing, street marketing) per deviare inizialmente
l’attenzione dell’utente dal vero obiettivo, invitarlo a seguire le nostre
istruzioni, per poi farlo partecipe inconsapevolmente di un processo
di sensibilizzazione. Il metodo esprime proprio la volontà di prendere
quelle stesse tecniche e utilizzarle per generare conoscenza rispetto a
quei mondi che omettono meccanismi e processi dannosi alla stessa
società che altrimenti rimarrebbe inconsapevole.

Non stiamo proponendo delle alternative reali, non siamo presuntuosi
o talmente esperti da poter ipotizzare delle alternative a determinate
situazioni di spreco. Utilizziamo le nostre energie, le nostre conoscenze
e le nostre idee per sottolineare dei problemi, metterli bene in vista
e sensibilizzare le persone in modo anticonvenzionale e magari
divertente, senza dover passare per forza per mezzi illegali o essere
visti come un collettivo generale sovversivo, come ne esistono molti al
giorno d’oggi.
3.2   StopWarOnGaza                       “Una cornice sul mondo
                                                               ”




      Il progetto “Stop war on Gaza” non rientrava affatto tra le azioni che
      banane:urbane aveva previsto. All’inizio dei lavori (novembre 2008)
      nessuno di noi aveva la minima idea di ciò che sarebbe accaduto di lì a
      poco in Palestina, non immaginavamo minimamente che per l’ennesima
      volta in quella povera terra migliaia di persone avrebbero perso la vita per
      una vicenda che da decenni non trova soluzione.
Quando il 27 dicembre scorso l’esercito israeliano ha dato inizio alla sua
operazione militare denominata “Piombo fuso” abbiamo sentito la necessità
forte di affrontare questo ennesimo dramma con gli occhi ed i mezzi di cittadini
e comunicatori responsabili. L’intento di Banane urbane era quello di non
rimanere fermi, di scendere immediatamente in campo per schierarsi contro
tanta inumana violenza.
Soprattutto volevamo criticare l’informazione, le notizie che ci arrivavano
in quei giorni, ovattate dal filtro televisivo, ripulite dai particolari scomodi,
confezionate per uno standard comunicativo che prevede buoni e cattivi,
e non esseri umani. Di fronte a questi dati e di fronte alla pessima qualità
dell’informazione fatta, banane:urbane ha deciso di affrontare questo tema
con i soliti metodi della comunicazione non convenzionale.
Alle continue trasmissioni sensazionalistiche, che accomunano la guerra a
uno show televisivo, abbiamo pensato di contrapporre un tipo di istallazione
cittadina che invitasse all’osservazione e alla meditazione.
L’idea è stata quella di realizzare degli stencil e di incorniciarli come un’opere
d’arte, contenente messaggi di pace sul tema della guerra in Palestina.
Il concetto di “Stop war on Gaza” è utilizzare come mezzi d’informazione
delle cornici dorate, simbolo della cultura istituzionale nei musei, per
sconvolgere il concetto stesso di informazione e di cultura: riversate in strada,
decontestualizzate e poste sulle pareti delle vie cittadine, queste gridano
ai passanti per trasmettere loro dei messaggi che i mezzi d’informazione
tradizionali troppo spesso non dicono o deviano a loro piacimento e
convenienza.

Il teatrino dei numeri e delle notizie a cui siamo obbligati ogni giorno in
televisione si trasforma quindi in messaggi chiari e diretti, poiché non
abbiamo bisogno di notizie per far scandalo ma vogliamo solamente lanciare
un messaggio chiaro, ed è proprio attraverso delle cornici in strada che
l’informazione diventa accessibile a tutti, che permette alle persone di ricevere
dati reali e senza omissioni, senza dover spulciare per ore in rete alla ricerca
della verità.
Comunicato smentita notizie agenzia stampa
In merito alle notizie diffuse ieri da alcune agenzie di stampa riguardanti l’apparizione
di scritte antisemite in via degli Alfani e in via Colonna a Firenze, il gruppo
“bananeurbane”, autore dell’istallazione “Gaza Strip”, si dissocia completamente da
qualsiasi possibile associazione del proprio operato con i suddetti messaggi e ancor
più con il ritrovamento dell’ordigno nei pressi della Sinagoga di Piazza d’Azeglio.
L’idea delle “cornici sul mondo” poste in diverse zone universitarie fiorentine aveva
come unico scopo quello di sensibilizzare i passanti sul tema della guerra, a favore
della pace e contro ogni tipo di genocidio, e bananeurbane lo aveva affrontato
semplicemente con i metodi della comunicazione non convenzionale.
Proprio per questo teniamo particolarmente a comunicare la nostra completa
estraneità e dissociazione da quelle scritte razziste ed ottuse, che associano lo Stato
d’Israele al nazismo, e dalla bomba alla Sinagoga, gesti che niente hanno a che fare
con gli scopi e le modalità della nostra campagna di sensibilizzazione.
Banane:urbane
strappattakka
t re. t re strisce di libertà




“Strappattakka” è una campagna di social guerrilla
sul tema del lavoro e del precariato giovanile.
“Strappattakka” è un finto annuncio di lavoro,
un’offerta di attaccanaggio, un’occasione per
i giovani studenti e lavoratori italiani di “far
sentire la propria voce” in merito alle ormai note
problematiche occupazionali italiane. Strappattakka
si rivolge ai giovani studenti in equilibrio precario,
ai poveri neolicenziati e ai moltissimi italiani
che nella vita si ritrovano ad essere nullafacenti
obbligati. Strappattakka consiste in piccole strisce
di carta adesiva che ogni soggetto interessato può
strappare ed attaccare dove meglio crede per far
sentire la propria voce.
Per affrontare un tema delicato come quello del lavoro
banane:urbane ha deciso di realizzare un semplicissimo fake.
Questo finto annuncio, mimetizzato tra le migliaia di annunci
cartacei delle zone universitarie fiorentine, attirava l’attenzione
dei giovani grazie all’enunciazione “cerchi lavoro”. Sotto venivano
brevemente spiegate le finalità di questa azione, mentre le strisce
adesive di diversi colori tentavano di inglobare la quasi totalità
delle “tipologie giovanili”.
La finalità di quest’azione consisteva soprattutto in un monitoraggio,
attraverso l’espediente delle strisce adesive, del coinvolgimento
che le persone potevano avere in merito ad una tematica così
importante ma allo stesso tempo “abusata” da ormai troppi anni.
Banane:urbane ha sempre creduto che un messaggio, per essere
veramente efficace, debba coinvolgere le persone sul piano
personale, per portarle ad agire, anche solo con dei piccoli gesti.
Per integrare la campagna in strada di “strappattakka” e
rendere più chiaro lo scopo di questo progetto ci siamo
ancora una volta serviti della rete. Abbiamo realizzato un
video che raccontasse una triste giornata per un giovane
studente fiorentino. Un licenziamento, la disperazione per
una situazione precaria sempre più pressante, la ricerca di un
nuovo lavoro e il fortuito incontro del nostro annuncio.
L’occasione, all’improvviso, di poter reagire a queste
ovvie realtà troppo spesso tenute nascoste e di “urlare”,
attraverso un semplice adesivo, la propria indignazione da
“neolicenziato”. Il video è reperibile in rete su Youtube e
Vimeo sotto il nome di Strappattakka. Il video sul web
3.4 L’acqua d’iisocial guerrilla
         campagna di
                     Sindaco
“L’acqua d’ii sindaco” è un’altra beffa o fake di
banane:urbane circoscritto alla comunicazione sui
mezzi pubblici.

Attraverso questa azione volevamo portare la riflessione
degli utenti (chi utilizza un servizio pubblico in questo caso)
sul tema dell’acqua e dell’importanza del bere proprio
l’acqua del rubinetto.
Per affrontare questa tematica abbiamo realizzato finte
pubblicità da appendere all’interno degli autobus, cercando
di mantenere uno stile grafico il più possibile coerente con
le campagne classiche dell’Ataf (gestore delle linee dei
mezzi pubblici fiorentini, ndb). Per mezzo di questa tecnica
abbiamo catturato l’attenzione di un preciso target di
utenza, ma all’interno di queste pubblicità veniva veicolato
un messaggio del tutto contrastante dalle solite pubblicità
e dalle immagini stesse che vi erano riprodotte. Andando
ad intaccare un territorio “istituzionale” (solitamente infatti
queste campagne sono sponsorizzate da enti locali pubblici)
abbiamo anche deciso di riproporre una serie di loghi
contestualizzati con la nostra identità, e dei link utili che
permettessero ai passeggeri di potersi informare attraverso
la rete una volta arrivati a casa.

N.b. Essendo strettamente legati tra loro luoghi, spazi ed
utenti di un’azione di comunicazione guerrilla, per render
ancor più efficace questa campagna sono stati utilizzati titoli
pubblicitari e richiami visivi strettamente legati alla memoria
ed alle usanze della città di Firenze. Se analizzato da
persone estranee a questa realtà questo tipo di operazione
comunicativa perderebbe ogni suo valore.
Social
Networks
Introduzione




Essendo un gruppo di comunicazione che agisce con strumenti e tattiche di guerrilla su temi sociali, abbiamo dato particolare risalto,
come si è visto nei capitoli precedenti, alla fase operativa, pratica, della nostra comunicazione. Risulta fondamentale nel nostro
caso riuscire ad attirare l’attenzione delle persone con eventi che li colpiscano e catturino facilmente. E’ molto importante, quindi,
avere un rapporto diretto con le persone, obiettivo peculiare che delinea sia il percorso di ogni gruppo di comunicazione, sia di
ogni società che fa comunicazione. Non potevamo però conferire poca attenzione verso quelli che sono i media più utilizzati dagli
utenti contemporanei. Non stiamo parlando di quotidiani o di telegiornali, abbiamo visto come le nostre campagne vogliano spesso
anche criticare questi mezzi, perché troppo politicizzati o poco inclini a fare un’efficiente informazione. Stiamo parlando piuttosto di
piattaforme “democratiche”, se così si può dire, che si sono sviluppate sulla più grande rete Internet. Come abbiamo già accennato, il
nostro obiettivo è quello di generare una significazione che sviluppi dibattiti e nuove idee. Proprio per questo era necessario diffondere
la documentazione delle nostre azioni sulla rete, proprio perché diffondendo l’informazione tutti possano entrare a conoscenza di
quella che è stata la nostra azione (partecipando attivamente allo sviluppo di un dibattito o anche alla creazione di un semplice
commento). Parliamo di web 2.0, di social network e motori di diffusione di contenuti e media. Fin dalla prima azione, tutto è stato
documentato e diffuso via internet in “tempo reale”, così che sulla rete ci fosse una risposta immediata ad eventuali interrogativi delle
persone. La larga diffusione dei contenuti è avvenuta su grandi hub, che hanno permesso una visibilità e una diffusione delle notizie
molto rapida.
Social
4.1
                                                          Networks
  FaceBook, Youtube e Vimeo

      Facebook è nato fondamentalmente per rimettere in contatto ex
      compagni di scuola dei college americani. Il suo sviluppo come social
      network è seguito a quello di Myspace, altro social network che
      offriva spazio di hosting e pagine personalizzabili per gruppi musicali,
      permettendogli di pubblicare le loro foto, le loro canzoni e le date
      dei concerti. La società in rete ha sviluppato queste “piattaforme”,
      usando queste pagine per poter inserire il proprio profilo e conoscere
      nuove persone con gli stessi gusti musicali o le stesse passioni.
      Ultimamente, tra i due hub, quello che più ha riscosso successo è
      Facebook. La sua semplicità nell’utilizzo, le applicazioni, le tag (nelle
      foto), e altre svariate peculiarità, hanno fatto si che questo social
      network prendesse piede rispetto al suo diretto competitors, ormai
      dedicato quasi solo ai gruppi musicali e alle pornostar.

      Nel nostro caso specifico, abbiamo costruito un vero e proprio
      progetto di diffusione del nostro messaggio del Naquale (Naquale
      2008 - banane:urbane). Nel diffondere il nostro messaggio virale,
      veicolato da video, foto, sito internet e documenti di testo, abbiamo
      sfruttato le già preesistenti realtà sulla rete, appoggiandoci ai più
      grandi hub: Facebook, Vimeo e Youtube. Come già raccontato in
      precedenza, abbiamo creato un interrogativo iniziale, un video in
      cui si chiedeva cosa stava facendo babbo natale. Questo video è
      stato diffuso su Vimeo e Youtube, i due più grandi hub a livello di
diffusione di video. Su Facebook è stata creata          per fare autopromozione, diffondendo date dei concerti, immagini, news che
una pagina di riferimento, quella di Babbo               sono così molto più facilmente reperibili in una visione di social network. Anche
Naquale, dove in meno di tre giorni, le amicizie         loro sfruttando Myspace come influencer per far si che vengano conosciuti da
sono arrivate a 430. Su questa pagina veniva             più persone nel minor tempo possibile. Questo non solo permette ai suoi utenti
creata un’aspettativa alla domanda proposta nel          di conoscere il gruppo, ma di entrare in contatto con il merchandising, le novità
video. Nel mentre, un fittizio concorso a premi          e tutto quello che c’è dietro un singolo gruppo (come per esempio altri gruppi
spingeva le persone a visitare il profilo di Babbo       simili, amici, etc etc).
Naquale e il sito dell’iniziativa, dove un count-        Nel caso del Naquale, abbiamo poi cercato di far in modo che aumentassero i
down suggeriva di aspettare il 18 dicembre               link esterni alla nostra pagina. Se i motori di ricerca all’inizio avevano difficoltà
per la consegna dei premi. Dopo il periodo di            a trovare la pagina del Naquale, dopo una serie di interventi siamo riusciti a
diffusione dell’interrogativo, siamo “entrati in         far salire di posizioni la pagina, che inizialmente “non esisteva” per Google.
chiaro” diffondendo il secondo video sempre              Innanzitutto abbiamo inserito i link nella pagina del video di Youtube e Vimeo, poi
su Youtube e Vimeo, mentre sul sito ufficiale            nella profilo Facebook di Babbo Naquale. Successivamente abbiamo inserito
venivano spiegate le vere intenzioni della               direttamente nell’Html di alcuni blog il link alla pagina ufficiale, cominciando a
campagna, con la documentazione sulle azioni.            registrare un aumento delle visite al sito e, infine, una visione più chiara sui
                                                         motori di ricerca. Creando dei link diretti, quindi, abbiamo cercato innanzitutto di
Sfruttando quegli hub già citati e la modalità con       indicizzare la nostra pagina, cercando di avere un posizionamento nelle pagine
cui sono stati sfruttati, abbiamo fatto si che la        di risposta dei motori di ricerca; successivamente, creando dei link alla pagina
nostra pagina non rispondesse all’effetto nuovo          dagli hub (youtube, vimeo, facebook) e da altri blog che trattano di argomenti di
arrivato (Barabasi - 2004). Abbiamo invece               guerrilla e social marketing, abbiamo cercato di aumentare il nostro Pagerank,
riscontrato che, grazie alla campagna ben                per dare ancora più visibilità al sito.
riuscita e ai link verso questa, molti utenti si erano   La nostra campagna ha funzionato bene non solo nel momento delle azioni di
connessi, rispecchiando un modello a fitness.            social guerrilla, ma abbiamo cercato con i nostri pochi mezzi di creare una rete
Avevano in un certo senso una competitività,             che ci favorisse nell’impresa di diffondere i nostri messaggi di sensibilizzazione.
sfruttando gli hub come influencer per le nostre         Certo, non siamo riusciti ad attrarre un numero altissimo di persone, ma
intenzioni e, soprattutto, ponendoci in un certo         ci riteniamo soddisfatti dei risultati, visto che questa è stata la nostra prima
modo con il nostro target.                               esperienza nel campo; non avevano neanche idea di cosa fosse creare delle
                                                         relazioni tra questi network, dei link che legassero questa rete per manovrarla
Oggi molti gruppi musicali sfruttano Myspace             a nostro piacimento, dirigendola dove volevamo.
Dopo la prima grande campagna sociale, abbiamo cambiato il profilo facebook, passando da babbo naQuale all’effettiva pagina di
riferimento “banane:urbane”. In questo modo, tutte le persone con cui avevamo creato link non hanno perso la visibilità sulla nostra
attività e noi non abbiamo perso contatti importanti che si erano già stabiliti in precedenza.



Dobbiamo sottolineare quanto
questo cambiamento sia stato
necessario: avendo una rete
già formata sarebbe stato
ingenuo creare un nuovo profilo
e cercare di ricreare tutti i
legami in rete. In questo modo
non solo abbiamo risparmiato
tempo e pazienza, ma abbiamo
rilevato      che   molte    delle
persone “amiche” dell’utente
banane:urbane, al momento del
cambiamento,         supportavano
decisamente il nostro operato
e le nostre idee. Molti commenti
di sostegno e incitamento
sono arrivati sul profilo, segno
che eravamo nella direzione
giusta. Tutte le successive
campagne sono state poi
pubblicate come elementi, con
foto e video correlati, sul nostro
profilo, creando una sorta di
aggiornamento continuo dello
spazio, cosa che da molta
visibilità in un contesto web 2.0.
Banane Urbane
Banane Urbane
Banane Urbane
Banane Urbane
Banane Urbane
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Banane Urbane

  • 2.
  • 3. “Comunicazione guerrilla: un collettivo di banane urbane” mezzi e tattiche di comunicazione non convenzionale TESI DI DIPLOMA design della comunicazione
  • 4.
  • 5. 0 introduzione un’idea banale? 3 la nostra esperienza naQuale stop War on Gaza strappattakka 1comunicazione guerriglia l’acqua d’ii Sindaco banane:urbane nell’era Banksy 4web e social network mezzi e metodi di comunicazione non convenzionale gruppi esistenti facebook, Youtube e Vimeo 2 banane:urbane flickr sito internet una banda di guerriglieri 5banane e sostenibilità quale banana? immagine coordinata sostenibilità e design? le nostre scelte info utili 6conclusioni 7 biblio e web grafia
  • 6.
  • 7. Sembra difficile unire l’utile al dilettevole, ma eravamo sicuri di riuscirci, così ci siamo ritrovati a pensare seriamente sul come realizzare il nostro progetto. introduzione Comunque, giusto per farvi sapere come sono andate le cose, b. abita in una casa con 6 altri studenti, un posto solitamente molto affollato, fattore di non poco conto se lo scopo è organizzare un gruppo di guerriglia Salve a tutti, siamo b. p. e s., comunicativa che ha bisogno di entusiasmo, ampi spazi ma voi ci potete chiamare e manovalanza. banane:urbane Soltanto b. e s. venivano però da esperienze vicine alla Se siete curiosi, vi possiamo street art, e ne conoscevano la storia e le applicazioni, raccontare com’è andata. ma per fortuna p. è un tipo molto curioso, e fin da subito un giorno a casa di b. dovevamo ha approfondito volentieri queste tematiche nuove. pensare a come organizzare la Sapevamo che non saremmo stati certo i primi ad tesi, le parole d’ordine erano utilizzare metodi non convenzionali come forma di abbastanza chiare: concretezza espressione (in un periodo in cui persino i pizzicagnoli si e chiarezza. Il tutto però in fanno pubblicità con viral marketing e annessi arrivando funzione del divertimento. a ridicolizzare un mezzo di comunicazione potente com’è Detto ciò, meno chiaro era il il guerilla) ma eravamo sicuri che ci avremmo messo del come. nostro.Così sono nate le banane:urbane.
  • 8.
  • 9. 0 oh banane!
  • 10.
  • 11. La volontà era di arrivare al termine dei tre di confrontarci con il mondo esterno, pretese iniziali è stato sicuramente l’entusiasmo. anni di studi con un progetto di tesi stimolante, attraverso i mezzi a noi più consoni, con una Avevamo sì la passione per la grafica, la street art che rispecchiasse i nostri interessi ma che comunicazione intelligente, attenta ed efficace. e la comunicazione non convenzionale, ma mai affrontasse la comunicazione non solo da Volevamo dare anche noi il nostro contributo ci eravamo confrontati con essa né tanto meno un punto di vista strettamente estetico. La per un arricchimento dell’informazione, e per avevamo letto nulla in merito. Solo un grande volontà era quella di tirare in gioco una serie stimolare altre forme di confronto e dibattito in entusiasmo da parte di tutti e tre (e dei nostri di tematiche importanti, di rilevanza sociale quest’ambiente. amici soprattutto!) e la forte passione e voglia di e culturale e l’intenzione, prima di tutto, di Inizialmente non avevamo assolutamente migliorare e imparare ogni giorno di più. arrivare al termine del percorso universitario idea di quali sarebbero stati i possibili sviluppi Man mano che il progetto prendeva forma, con un progetto che ci rispecchiasse davvero. di un progetto di questo tipo, ma avevamo la l’esperienza, gli errori e i rischi presi ci hanno convinzione che in quanto giovani studenti di permesso di migliorare, di capire dove Ecco pertanto le “banane:urbane”: un gruppo comunicazione non saremmo potuti rimanere, sbagliavamo e soprattutto di imparare quali di comunicazione non convenzionale aperto ancora, con le mani in mano. fossero i mezzi e le modalità più adatte per alle idee di tutti e ben disposto ad accettare “lavorare” in un territorio specifico come quello contributi esterni per la realizzazione di una tesi Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo fiorentino. Solo dopo aver realizzato l’ultima delle strutturata e complessa, che tratta importanti progetto di tesi non avevamo la minima idea nostre azioni ci siamo accorti che la gran quantità temi come quelli della comunicazione e dei di dove saremmo arrivati. Ci spieghiamo di materiale e la grande documentazione forse ci consumi, del risparmio e dell’attenzione ai meglio. Non avremmo mai potuto immaginare avrebbero permesso di raccogliere tutto questo in problemi ecologici, sociali e culturali. di riuscire a realizzare in così poco tempo una un prodotto editoriale finito. Un piccolo manuale In un panorama come quello odierno, quantità tale d’azioni da permetterci di scrivere del “guerrigliero” che permettesse ad altri di caratterizzato da bombardamenti pubblicitari e un nostro piccolo manuale di comunicazione prender spunto dalla nostra esperienza per dar comunicativi d’ogni sorta, dove molto spesso guerriglia. Forse l’aggettivo manuale è un vita, magari, ad altre nuove realtà. si perde il vero valore delle cose e dove tutto po’ eccessivo per descrivere il nostro lavoro Anche la scelta stessa di dividere questo lavoro sembra esser dettato solamente dai grandi finale, ma in ogni caso rende bene l’idea di in sezioni particolari, che non seguissero tanto il marchi delle multinazionali, abbiamo sentito cosa abbiamo tentato di produrre scrivendo piano cronologico degli eventi quanto piuttosto la necessità di buttarci in prima persona. questa tesi. L’unico ingrediente che ci ha il percorso “professionale” dei suoi soggetti le banane Ne è nato un progetto che ci ha permesso permesso di arrivare così “lontano” rispetto alle principali, ha come unico scopo quello di far entrare meglio il lettore all’interno di questo progetto, di viverlo in prima persona così com’è stato vissuto da noi. Un percorso che è nato da una semplice idea, che ha poi preso una forma e una direzione c’entrano sempre! ben precisa, e che ci ha permesso con il tempo di costruire un’identità forte e soprattutto di far riconoscere il lavoro di questo gruppo, in strada, con una certa facilità. - banana joe -
  • 12.
  • 14.
  • 15. quale comunicazione photographer: tomislav moze ? La nostra esperienza nel campo della comunicazione guerriglia è nata così, quasi 1.1 per caso. Non avevamo mai visto né sentito parlare di un tema del genere finché un giorno non ci è giunto tra le mani un testo che trattava letteralmente di <<tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione>>. Non immaginavamo minimamente quali potessero essere queste tattiche e dallo sfogliare quelle pagine fotocopiate è nata la nostra vera passione. Leggendo quelle righe si è aperta ai nostri occhi la possibilità di coniugare l’esperienza accumulata in questi anni nel campo della grafica e del design con delle tattiche comunicative che si prestavano alla perfezione per realizzare una vera e propria tesi “giocando”. Molti, noi compresi, vorrebbero che nella vita non ci fosse solo posto per la competizione e la produttività, molti altri vorrebbero, e anche questa volta ci mettiamo la nostra firma, vivere una vita in cui i mezzi d’informazione e la comunicazione stessa non siano sempre e solo quelli ufficiali di giornali e telegiornali. Avvicinandoci a questa realtà e testandola giorno dopo giorno, abbiamo capito che la comunicazione guerriglia poteva essere il mezzo adatto per raggiungere il nostro scopo.
  • 16. Come spesso accade per progetti ambiziosi e appassionanti, anche la formazione di banane:urbane ha avuto un _importantissima fase di incubazione, fatta di discussioni, interrogativi e momenti di messa a punto. Inizialmente gli obiettivi che ci eravamo posti erano molteplici: riuscire a costruire delle basi solide per un gruppo che potesse affrontare con le _armi della comunicazione visiva _ temi d’interesse etico e sociale non appariva facile. Volevamo ben capire cosa significasse fare della comunicazione responsabile, dovevamo individuare quali erano i mezzi e i tempi giusti per poter rendere le nostre azioni efficaci. Soprattutto volevamo distinguerci in qualche modo a livello artwork: banksy identitario dalle innumerevoli realtà che ci circondavano. Abbiamo deciso di testare direttamente sul campo, con un _azione concreta, il terreno su cui avremmo dovuto lavorare per vedere con i nostri occhi e con la nostra esperienza, pressoché Dopo aver letto Comunicazioni-Guerrilla, in un certo senso il nostro testo di riferimento, inesistente, quali potessero essere i punti abbiamo preso a modello alcune teorie per sviluppare un progetto e un’idea tutta nostra, di forza di un progetto di questo genere. quella di banane:urbane. Esplorare nuove strade, fare nuove Abbiamo messo da parte tutta la rilevanza che i Blissetthiani conferivano alla politica esperienze e avvicinarci ad altri orizzonti all’interno delle teorie della comunicazione guerriglia, per sostituirla con la massima culturali attraverso azioni di comunicazione attenzione nei confronti delle regole della comunicazione visiva. non convenzionale è stata per noi una Da certi esempi, però, abbiamo tratto alcune teorie fondamentali e alcuni metodi senza completa novità. i quali, forse, banane:urbane non si sarebbe potuta costruire come un’identità forte.
  • 17. “La guerriglia non occupa le postazioni visibili tipiche di un esercito ufficiale, si muove sui sentieri tortuosi lontani dai percorsi più battuti. La guerriglia non è fatta di molte persone, benché essa abbia assolutamente bisogno di essere appoggiata, o almeno tollerata dalla popolazione. La tattica guerrigliera si basa sulla conoscenza del terreno, agisce localmente e puntualmente” AUTONOME A.F.R.I.K.A. GRUPPE - LUTHER BLISSETT - SONJA BRUNZELS Comunicazione-Guerrilla - Tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione Ma cos’è questa comunicazione-guerriglia? E perché quest’aggettivo? I teorici la definiscono come “parte di un processo, nel quale vengono attaccati e criticati i rapporti di dominio”(AUTONOME A.F.R.I.K.A. GRUPPE - LUTHER BLISSETT - SONJA BRUNZELS- 2001). Quali rapporti? E quale dominio? Per noi i rapporti sono quelli che si instaurano tra chi fa comunicazione e chi riceve la comunicazione, sono i rapporti che instauriamo ogni giorno con i telegiornali, la radio, i programmi televisivi e tutte le pubblicità che ci bombardano ovunque e di cui troppe volte diventiamo solo vittime inermi. Cerchiamo sì di smontare le ovvietà delle cose, ma con i nostri mezzi e la nostra esperienza di comunicatori, non con le ideologie o gli schieramenti politici. Siamo per una comunicazione responsabile, alternativa, libera e soprattutto “urbana”, che colpisca cioè i passanti in strada, dove e quando meno se l’aspettano, per provocare sensazioni di smarrimento e per far sì che l’ovvio e il naturale siano messi in discussione a modo nostro. La nostra comunicazione-guerriglia non fa scivolare le “nostre” vittime davanti a messaggi dati, ma anzi li pone nella situazione in cui sono realmente costretti a riflettere, a mettere in discussione certe esperienze della loro vita, sono costretti a pensare e ad agire con la propria mente. Da guerriglieri ci spostiamo in silenzio, “in borghese”, al bordo della legalità, creiamo disturbo tra mass media e spettatori e tra istituzioni e cittadini con le armi non convenzionali solite di questa teoria, o “ingannando” i network stessi che allo stesso tempo attacchiamo. Ci infiltriamo dappertutto, all’interno di strutture comunicative face to face ma anche nelle strutture sociali più grandi, per destabilizzare forme di dialogo sociali “normali”, date il più delle volte per scontate.
  • 18. 1 .2 metodi di Sovversione a cosa? Prima ancora di poter trattare delle strategie comunicazione vere e proprie che caratterizzano questa tipologia comunicativa non convenzionale dovremo prima capire quali sono i terreni d’azione dentro i quali si muove ogni buon “guerrigliero”. Per poter fare della buona comunicazione infatti bisogna conoscere nei minimi particolari il nostro “utente modello”. Per fare della buona comunicazione guerriglia è necessario conoscer bene la grammatica culturale del proprio territorio (quell’insieme di regole non scritte che mantengono nel tempo rapporti di potere e di comando e che strutturano le interazioni sociali) per poterla “sgrammaticare” a nostro favore. strategie e tattiche
  • 19. Quali reazioni? Ogni azione effettuata deve creare nello “spettatore” una crisi momentanea. Dobbiamo farlo trovare in difficoltà di fronte ad un qualcosa che va fuori da ogni canone grammaticale convenzionale. La bravura del guerrigliero sta nel rimanere sempre dentro un certo limite, oltre il quale questo spiazzamento si tramuterà in disagio e quindi fallirà il nostro tentativo di avvicinamento. Per far sì che il nostro utente si trasformi in uno spettatore e partecipante attivo bisogna trasmettere la piacevole sensazione di consapevolezza e scoperta nel incontrare nuove forme di comunicazione. photographer: b3bo’ la vittima del guerrigliero
  • 20. Quale vittima: persona propensa Come avvicinare la vittima? ad accettare con fin troppa Una delle cose fondamentali che bisogna sempre tenere a mente è che quasi mai il nostro naturalezza gli innumerevoli destinatario partirà dal presupposto di volersi far convincere o anche solo di voler essere rapporti di “potere” che gli vengono informato da un estraneo. imposti dalla società e dalla cultura del suo tempo. Dobbiamo studiare alla perfezione ogni struttura di “comando” che vorremo attaccare, per poterla destrutturare prima, confondere e ribaltare poi. Segni particolari: facilmente Secondo un’analisi portata avanti dal filosofo francese Michel de Certeau (L’invenzione persuasibile, dalla limitata del quotidiano - 2001), i rapporti di potere tra singolo e società sono dettati principalmente partecipazione ai rapporti di da due fattori: la strategia e la tattica. La prima indica la capacità di chi è più in alto comando e/o potere, 10% di a mantenere questi rapporti per poterli guidare e controllare; la seconda invece, solita attenzione, 40% di assuefazione dei guerriglieri, cerca di sfruttare situazioni favorevoli per disturbare quotidianamente la ad ogni tipo di messaggio grammatica culturale dominante. Ed è proprio queste situazioni favorevoli che dobbiamo “estraneo”, 50% di cultura grammaticale nel DNA imparare a individuare per rendere sempre più efficaci le nostre azioni. utente Quali luoghi e spazi? banana Ogni luogo o spazio sociale si presta per realizzare azioni di comunicazione guerriglia. Se teniamo a mente tutti i precedenti ragionamenti, fatti in merito alla grammatica culturale specifica di ogni luogo, possiamo senz’altro affermare che sicuramente alcuni luoghi 1.3 si presteranno meglio rispetto ad altri per esser sfruttati come terreni d’azione. Questo perché ogni palazzo, strada o piazza che ci circonda ha, oltre al suo significato concreto per il ruolo che ricopre, anche un forte valore simbolico se riferito alla grammatica culturale esistente. La nostra significazione muove critiche, sensibilizza, sottolinea ed evidenzia. Abbiamo chiarito cosa, ma non verso chi, o meglio, non abbiamo ben specificato verso chi si muove la nostra comunicazione. La difficoltà di muoversi in una realtà già di per sé complessa come quella Fiorentina e, più in generale, già colma di processi di senso appartenenti a marche, multinazionali e musei e quant’altro, può risolversi con l’individuazione di un utente modello, che racchiuda nei suoi caratteri principali i lineamenti per rendere le nostre comunicazioni il più possibile efficaci. Ma non solo. Se faceste caso al significato delle nostre azioni, notereste che ci rivolgiamo
  • 21. ad un utente che ha anche altri caratteri. La comunicazione ha la fortuna, per così dire, di poter arrivare a tutti (in questo mondo che tutti definiscono magicamente globalizzato). Il nostro utente modello è anche un universitario/a, che va dai 20 anni in su, un giovane curioso, che si sofferma, guardandosi intorno, osservando ogni tanto la realtà che ha intorno e che, soprattutto, analizza e sfoglia come un libro. Un ragazzo/a che vive la realtà fiorentina, percorrendo le strade, anche distrattamente, ma che ogni tanto alza gli occhi e legge sui muri, parla con gli amici di quello che vede in giro e parla con loro di quello che pensa di tutto questo. Un utente amante del social network, che viaggia tra Facebook, youtube e Flickr, e che non disdegna di bloggare. Il nostro utente modello, se vogliamo, rappresenta tutta una categorie di persone che si trovano, per un motivo o per l’altro, a camminare per strada. Si, perché noi siamo in strada, ed è lì che avviene il contatto con il nostro utente. Per smantellare questi rapporti e questa estetica esasperata di luoghi ed edifici sociali, la comunicazione guerriglia si limita a rendere ben visibili a tutti queste strategie di mantenimento del “potere”. Per capirci basti pensare ad un semplice graffito, una tag o un disegno fatto con uno spray su un muro di un edificio pubblico: sebbene il potere tenda a controllare ogni minimo angolo dello spazio pubblico, anche e soprattutto da un punto visivo, con il nostro semplice gesto ci riappropriamo di uno spazio a noi negato. Questo non significa logicamente che ognuno sia libero di imbrattare e rovinare la pareti di tutti gli edifici che ci circondano, ma se fatto con uno scopo ed un messaggio ben preciso queste piccole azioni possono avere un forte valore “sovversivo”. Per realizzare un’efficace azione di comunicazione guerriglia non basta quindi diffondere concetti e fare informazione all’interno degli spazi pubblici, ma ancor più importante risulta cambiare ogni volta questi spazi pubblici con il fine di destabilizzare nuovi “effetti di potere”
  • 22. Lo straniamento funziona non solo come metodo distruttivo, ma anche come una piccola guida all'utopia, a una prassi di trasformazione sociale AUTONOME A.F.R.I.K.A. GRUPPE - LUTHER BLISSETT - SONJA BRUNZELS Comunicazione-Guerrilla - Tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione Ma quali sono i principi che permettono la buona riuscita di un’azione di comunicazione guerriglia? Come abbiamo già accennato in precedenza ogni azione sarà il tentativo si sovvertire in qualche modo processi comunicativi esistenti per portare a nuove tipologie di riflessioni e ragionamenti. I principi fondamentali su cui la teoria della comunicazione guerriglia si basa sono fondamentalmente due, straniamento e sovraidentificazione, ed ora li analizzeremo nello specifico per poter proseguire con l’analisi teorica del nostro operato. Quale straniamento? Quello che i teorici della comunicazione de- stenti (es: estremismi politici, sociali o culturali...) la nostra scrivono come principio di straniamento è un principio che permette, azione perderà completamente la sua efficacia e il risultato attraverso interventi mirati, a modificare situazioni del quotidiano e sarà solo un allontanamento della nostra “vittima”. ad aprire nuove interpretazioni e valorizzazioni di avvenimenti abi- tuali. Questo significa che riprendendo forme e immagini esistenti, Il principio di straniamento non “attacca” semplicemente modificandone la struttura, il funzionamento o il fenotipo e inseren- una normalità ma cerca di evidenziare agli occhi degli uten- dole all’interno di spazi pubblici, è possibile creare confusione al loro ti proprio i rapporti di potere che esistono alla base, e che interno e destabilizzare in qualche modo la grammatica culturale che troppo spesso sono dati per scontati o addirittura in qual- struttura solitamente la loro percezione. che modo rimossi. L’incisività di uno straniamento è quantificabile quindi nel momento in Attraverso questo tipo di azioni non avremo mai perciò un cui, anche per soli attimi, chi subisce un’azione di questo tipo riesce resoconto reale della loro efficacia, ma l’esito di tali azioni a rendersi conto che qualcosa “non quadra”: la confusione mentale rimarrà sempre “aperto”, non potremo cioè mai sapere se provocata porterà l’utente a ragionare in maniera critica nei confronti l’esperienza avranno avuto con la nostra azione sarà in se- di quel modello culturale consueto. Nel caso in cui questo qualcosa guito considerata interessante, o al contrario, respinta con sarà facilmente prevedibile o inquadrabile e associabile a modelli esi- diffidenza.
  • 23. L'allontanamento AUTONOME A.F.R.I.K.A. GRUPPE - LUTHER BLISSETT - SONJA BRUNZELS da una normalità Comunicazione-Guerrilla - Tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione sociale è una scelta, non un'inevitabile necessità Quale sovraidentificazione? La sovraidentificazione, a differenza dello straniamento, è un processo che consiste nello smascherare quegli aspetti del consueto, universalmente dati per scontato, che invece socialmente sono considerati come tabù. La sovraidentificazione “porta alle estreme conseguenze la logica dei modelli di pensiero e dei valori dominanti” inserendosi al loro interno e attaccandoli proprio nel loro punto più vulnerabile. Si identifica completamente con la logica dominante da “attaccare” per sottolineare certi aspetti consueti e per ricalcare nel modo più fedele possibile certe logiche di sistema: in questo modo il risultato sarà quello di mettere il ricevente in una situazione tale da non poter prendere le distanze da certe consuetudini culturali. Il rischio maggiore che si corre realizzando azioni di comunicazione guerriglia che seguono questo principio è che si possa produrre l’effetto contrario artwork : david foldvari da quello previsto, affermando ancor di più, anzichè indebolendolo, il discorso “dominante”.
  • 24. 1 .4 tattiche di comunicazione guerriglia In questi ultimi mesi in cui ci siamo avvicinati alle pratiche della comunicazione non convenzionale ci siamo trovati ad affrontare tematiche del tutto diverse tra loro, ognuna delle quali richiedeva di essere affrontata con mezzi e tecniche differenti. Affrontando temi quali il consumo, la guerra, il lavoro e il global warming abbiamo sentito la necessità di testare con mano diverse tattiche di "sovversione comunicativa" per poter capire con i nostri occhi quali potessero essere i migliori metodi per un territorio specifico come quello fiorentino. Tratteremo ora alcune di queste tecniche utilizzate tra le tante appartenenti alla teoria della comunicazione guerriglia. Furono le dimensioni della reazione ad essere sbalorditive. Sei minuti dopo che eravamo andati in onda le case si svuotavano e le chiese si riempivano; da Nashville a Minneapolis la gente alzava invocazioni e si lacerava gli abiti per strada. Cominciammo a renderci conto, mentre stavamo distruggendo il New Jersey, che avevamo sottostimato l’estensione della vena di follia della nostra America. -Orson Welles, parlando della celebre versione radiofonica di La Guerra dei Mondi -
  • 25. invenzione “Esiste la possibilità che anche eventi improbabili vengano creduti veri, se essi si riallacciano direttamente alle speranze e alle paure della gente” [*] La prima tattica che abbiamo utilizzato per affrontare la campagna di sensibilizzazione ai consumi, portata avanti durante il periodo delle festività natalizie, è stata quella dell’invenzione. Questa teoria consiste nell’inventare eventi o informazione false, in modo tale da svelare e criticare alcuni meccanismi consueti della nostra società. Ci spieghiamo meglio. Con la tattica dell’invenzione è possibile prendersi gioco di alcune strutture sociali solitamente tipiche della nostra cultura dominante (nel nostro caso abbiamo inventato un concorso a premi) per poter avvicinare degli utenti, che altrimenti non ci avrebbero mai concesso la loro attenzione. Una volta avvicinatici ad essi con la tecnica della “trappola per topi”, fingendo cioè di promuovere quest’evento di marketing assolutamente inesistente, la nostra azione ha raggiunto il suo scopo solo nel momento in cui è stata scoperta e smascherata, poiché è solo in quel momento è stato possibile far riflettere e interrogare i nostri utenti sui contenuti che volevamo far emergere. Al contrario, alcune invenzioni è meglio se non vengono scoperte. Parliamo in questo caso di invenzioni di eventi che possono provocare l’assembramento di migliaia di persone e forze dell’ordine in piazze o strade senza un motivo ben preciso, o comunque solamente attraverso la diffusione di flyer e informazioni via web, e che richiedono quindi il massimo anonimato. artwork : david foldvari
  • 26. camouflage “Il camouflage è il tentativo di abbattere barriere comunicative con il travestimento e mettere la gente di fronte a un testo o a un’azione, alla quale altrimenti si sotrarrebbero fin dal principio” [*] Parallelamente all’invenzione del concorso a premi “Naquale08” abbiamo sfruttato un’altra tecnica tipica della comunicazione guerriglia, il camouflage, per render ancor più efficace il nostro processo comunicativo. Per un paio di giorni ci siamo travestiti da “babbi natali” (abbiamo svolto il lavoro che tecnicamente i teorici di comunicazione e marketing conferiscono al personale “front line”) ed abbiamo realizzato migliaia di finti buoni omaggio distribuiti nelle principali vie dello shopping fiorentino. Un bel sorriso stampato in viso e dei modi particolarmente socievoli ci hanno permesso di abbattere quelle barriere dettate in genere dalla sazietà di informazioni che altrimenti non ci avrebbero mai fatto arrivare ad un così alto livello d’utenza. FAKE E FALSIFICAZIONE “La produzione di falsi, fakes, è una delle attività preferite dei guerriglieri della comunicazione. Un buon fake deve la propria efficacia al connubio di imitazione, invenzione, straniamento ed esagerazione del linguaggio del potere” [*] Per le altre azioni svolte da banane:urbane la tattica più utilizzata è stata quella del fake. Attraverso un buon “falso”, cioè un’ottima imitazione dei linguaggi e delle immagini consuete della nostra cultura, è stato possibile avviare un processo di comunicazione diretto con gli utenti, che altrimenti mai avrebbero stretto alcun tipo di relazione con noi. Per la produzione di fake ci siamo spesso mossi al limite, al bordo della legalità, ed abbiamo imitato nel modo più veritiero possibile dei supporti, utilizzati tipicamente all’interno degli ambienti che dovevamo “attaccare”, per poter catturare l’attenzione dei nostri utenti modello. A differenza dei fake che vanno ad imitare e mettere in discussione strutture del potere dominante, e che quindi necessitano di smentite e contro smentite per poter essere veramente efficaci, le nostre falsificazioni si sono limitate ad imitare immagini e tipologie comunicative esistenti per lanciare messaggi totalmente differenti: è il caso delle strisce che riprendono i tipici annunci di lavoro e delle finte pubblicità poste negli autobus.
  • 27. COLLAGE “Il collage è un mezzo formale, sviluppato nell’ambito artistico (cubismo). Originariamente mirava a confondere i naturali modelli di percezione della realtà. Nel collage elementi dipinti ed incollati non sono più distinguibili a prima vista. Oggetti e materiali vengono collocati in un nuovo contesto e privati del loro senso originario, attraverso una diversa interpretazione ed un utilizzo che ne altera il senso” [*] Queste tecniche, molto spesso importanti anche nel caso di fake ed invenzioni e che noi stessi abbiamo utilizzato a complemento dell’azione “L’acqua d’ii Sindaco”, permettono di prelevare diversi frammenti ed immagini da contesti comunicativi completamente diversi per produrre a seconda delle combinazioni nuovi ed interessanti significati. La forza di questa tecnica sta proprio nel riuscire a costruire immagini che, rapportate ai testi ad esse collegati, possano dar vita a concetti ambigui, divertenti, che facciano riflettere ed incuriosire l’utente.
  • 28. DéTOURNEMENT “Per détournement si intende un metodo di straniamento che modifica il modo di vedere oggetti od immagini comunemente conosciuti, strappandoli dal loro contesto abituale ed inserendoli in una nuova, inconsueta relazione” [*] Quest’ultima tecnica che andiamo ora ad analizzare è stata da utilizzata per trattare un tema scottante come la guerra in Palestina. In un paese come l’Italia (ma questo spesso vale per moltissimi altri paesi del Mondo) dove i mezzi d’informazione troppo spesso nascondono o presentano da un punto di vista decisamente poco oggettivo fatti e verità evidenti agli occhi di tutti, questa tecnica ci è sembrata la più adatta per affrontare una problematica così scottante. Abbiamo utilizzato delle cornici dorate, simbolo odierno della cultura istituzionale, e le abbiamo inserite in strada, terreno pubblico e libero, dove non potessero essere in alcun modo “controllati” i contenuti della nostro messaggio. Attraverso questo détournement abbiamo potuto diffondere altre interpretazioni della realtà, le nostre interpretazioni riguardo questo conflitto. Attraverso questa tattica è stato possibile sminuire, render visibile a tutti quello che è il reale stato dell’informazione odierna. AUTONOME A.F.R.I.K.A. GRUPPE - LUTHER BLISSETT - SONJA BRUNZELS [*] Comunicazione-Guerrilla - Tattiche di agitazione gioiosa e resistenza ludica all’oppressione
  • 29. un po’ ovunque in Italia e negli altri Paesi del Mondo, questo progetto si è subito fatto riconoscere per la sua unica quanto incredibile capacità nel rivendicare, colpire e poi smentire ogni “gioco sporco” che si sia presentato negli ambienti politici e mediatici istituzionali agli occhi dei suoi fondatori. Una figura misteriosa, un burlone, uno Zorro o un Subcomandante Marcos della nostra generazione, un “nessuno” ma allo stesso tempo un “tutti” capace di infiltrarsi e smascherare complotti e silenzi mediatici. Il nome di questo personaggio “oscuro” fu preso in prestito da un giocatore di calcio giamaicano ingaggiato dal Milan a metà degli anni Ottanta, e ne fu diffuso anche un volto, così che potesse esser facilmente collegabile ad un’immagine ben precisa. La natura di Luther Blissett è sottile e non è facile da afferrare; proprio a coloro che credono di averla capita sfugge senza che se ne accorgano. Il suo nome è segreto. Alcuni si soffermano sul fatto che il nome di Luther Blissett è utilizzabile da Luther Blissett siamo noi. chiunque e si chiedono se un nome che può designare chiunque possa avere Luther Blissett è chiunque vuol esserlo. un proprio significato. Ma Luther Blissett non si può capire con la semiologia In definitiva, tutti sono Luther Blissett. formale. Poiché Luther Blissett è colui che si muove tra tutti i segni e sistemi Qunidi, Luther Blissett è nessuno. di segni e che balla con essi. Altri invece sono dell'avviso che l'essere tutti Siamo nei primi anni ‘90 quando Luther Blissett consenta di potere sfuggire alle maglie del potere, e hanno nell’immaginario collettivo italiano esce allo torto e ragione al tempo stesso. Infatti, Luther Blissett non è un nascondiglio scoperto il Luther Blissett Project. Luther sicuro. E altri chiedono ancora fra mille dubbi: come può avere Luther Blissett Blissett è un nome multiplo, uno pseudonimo una strategia politica, una chiara identità, una prassi riconoscibile se tutti collettivo che in quegli anni comincia a possono fare a suo nome quello che vogliono? E in effetti è così: l'essenza di raccogliere tra le sue fila artisti, performer Luther Blissett si manifesta in tutta la sua chiarezza a chi ha superato questo e teorici della comunicazione con un unico dubbio e può rispondere alla domanda. scopo: dar vita ad azioni di sovversione, Solo nella tensione del paradosso si può capire la sua essenza: Luther spiazzamento e caos mediatici e culturali Blissett è il rappresentante di una complessa strategia. Ma la sua strategia che possano avere effetti concreti nella vita è non strategia. Luther Blissett è il possessore di una nuova identità. Ma reale delle persone. Nato nell’underground questa identità e, non identità. Luther Blissett è il proprietario di un luogo bolognese e successivamente diffusosi sicuro. Ma questo luogo è un non luogo.
  • 30. Negli Stati Uniti e in Canada, l'apice della critica al consumismo e ai media è la rivista quadrimestrale "Adbusters-Journal of the Mental Environment", fondata nel 1988 e pubblicata dalla Media Foundation. La caratterizzano un orientamento anti-alcol e anti-fumo, e un dichiarato odio nei confronti della televisione. Adbusters cerca di diffondere sovversione usando i principi capitalistici del marketing col motto di "beat them at their own game". L'anti-pubblicità è rivolta innanzitutto contro gli eccessi della società dei consumi: "La scommessa è vincere battaglie ambientali, culturali e ideologiche, e nel farlo creare nuovi paradigmi". Anche chi forse trova problematica questa forma di sub- vertising può scoprire in "Abdusters" stimoli sempre nuovi per azioni di comunicazione-guerriglia. Sulla rivista vengono per esempio regolarmente pubblicate foto di manifesti pervenute in redazione, di fakes o migliorie apportate a cartelloni pubblicitari. Abdusters è l'unione di Ad (abbreviazione di advertisement, pubblicità o messaggio pubblicitario) e busting (da to bust, far fallire, rovinare). Queste azioni di de-marketing hanno obiettivi simili a quelli del gruppo australiano BUGA UP, ossia Billboard Utilizing Graffitists Against Unhealyhy Promotions.
  • 32.
  • 33. Questa qui me la prendo io perche qui e tutto un magna-magna. Poi io non so come avete fatto a spargere la voce in così poco tempo ma u na cosa è sicura e c ioè che siete d ei g ran chiacchieroni, pettegoli pe pe pe pe pe pe. Lo sanno già tutti che mi sono pentito. “ Io non mi pento più di questa banana e domani lo voglio scritto sulla prima pagina di tutti i giornali deve essere scritto grosso: "Dante non si pente più". Se domani io non leggo questa notizia colonnello, io ritorno qui e Kaputt! A lei e a tutta la sua famiglia Kaputt a voi e a tutte le vostre famiglie.
  • 34.
  • 35. 2.1non siamo abbiamo sviluppato delle azioni di social e communication guerriglia che mica banditi affrontano sempre tematiche ben precise, mai date per scontate. Banane urbane è stato fondato da tre persone, ma noi banane siamo perchè un gruppo di comunicazione guerriglia molte di più, perché ci riserviamo l’opportunità di affrontare ogni giorno nuove tematiche, di allargare le nostre vedute e di dare la possibilità a nuove persone di partecipare attivamente al nostro progetto con le loro Dar vita a banane:urbane per noi significa conoscenze, così come ci siamo proposti fin dall’inizio. aver dato vita ad un gruppo, un collettivo di comunicazione sociale che agisce in un noi Banane:urbane siamo un nome multiplo, un collettivo che non si determinato contesto, quello fiorentino, e preoccupa di affrontare ogni progetto con occhi nuovi, con l’appoggio di che cerca di comunicare le proprie idee a più nuove idee, senza mai dimenticare però i valori che ci tengono uniti. persone possibili. Attraverso la propria azione banane:urbane si propone di analizzare, Il fatto che banane:urbane sia di fatto un’identità collettiva ci porta i seguenti sottolineare, sensibilizzare e far riflettere su vantaggi: determinate problematiche contemporanee. - agendo come un vero e proprio gruppo organizzato, dove le menti Ogni azione, ogni campagna, si rivolge alla principali cercano di organizzare mezzi e persone per un unico obiettivo, società attraverso un modus operandi che si si ha anche la possibilità che queste portino a delle deviazioni del progetto, ripete e che azione dopo azione ci ha dato a volte con un risultato migliore. un’identità ben precisa, diversa da quelle dei gruppi preesistenti. - queste stesse deviazioni derivano da un confronto diretto tra le persone, un confronto che viene stimolato proprio dalla volontà del gruppo. Solo Noi Banane:urbane siamo un’identità collettiva confrontandosi, infatti, si possono avere più punti di vista, più spunti, più per dar voce ed affrontare problemi di rilevanza sfaccettature e conoscenze per poter affrontare un discorso complesso sociale con i mezzi che sentiamo nostri per come quello della guerra in Palestina, per esempio. vocazione e diritto di nascita, ovvero quelli della comunicazione non convenzionale. Caposaldo - ogni membro partecipa attivamente, soprattutto nella fase di brainstorming; del nostro manifesto è dare sostegno alle questo permette che ogni elemento entri a conoscenza delle peculiarità idee delle persone e non alle persone stesse. professionali dell’altro, generando così uno scambio sia intellettuale, sia Attraverso le conoscenze tecniche e teoriche pratico (parliamo per esempio di scambio di informazioni e/o oggetti relativi dei membri che appartengono al gruppo a certi frangenti del design, dell’arte etc etc).
  • 36. - nel momento dello scambio, è inevitabile una crescita “mentale” del collettivo, che rimane vivo sia grazie all’entrata di idee, sia allo scambio di queste - lasciare che le persone interagiscano con il gruppo può sia portare all’integrazione di queste, sia all’inevitabile passaparola che ne deriva quando questi saranno in altri ambienti. - ovviamente, integrare degli specialisti dei vari settori che parteciperanno alle attività, migliora sia la qualità del lavoro, sia il clima interno al gruppo, che può raggiungere ottimi risultati in poco tempo, grazie all’efficace interazione degli soggetti al suo interno. - la forza dei legami deboli (Barabasi - Einaudi 2004) che si creano con l’inserimento di persone esterne, fa si che queste portino al di là dei confini virtuali il nome del gruppo, le sue azioni e tutto quello che riguarda il suo operato, sia in termini tecnici, sia che in termini teorici.
  • 37. autointervista banane:urbane 1. Perchè “bananeurbane”? Nel momento in cui ha preso vita questo progetto, tutto ci era chiaro all’infuori del nome. Avevamo tutti un solo desiderio, quello di non costruire un un marchio che rischiasse di venir subito risucchiato dal sistema di oggi, volevamo assolutamente trovare un nome anonimo e misterioso. Poi un pomeriggio, passeggiando sotto i portici (Firenze, ndr) P. ha rischiato di scivolare su una buccia di banana lasciata in terra: “cazzo, banane...urbane! come vi sembra?” E’ nato così il nostro collettivo, un collettivo che con le proprie azioni di comunicazione guerriglia fa scivolare passanti distratti su particolari bucce di banana, fatte di fake, finti eventi, adesivi, stencil, video virali, inganni informatici ecc... 2. Perchè la scelta di un’identità collettiva? Bananeurbane nasce come un’identità collettiva per dar voce a singole passioni e a interessi comuni. Aperta a tutti ed interessata ai problemi di rilevanza sociale e ai dibattiti sulle nuove forme di comunicazione non convenzionale raccoglie le varie influenze, le diverse provenienze, i diversi percorsi di vita e l’apertura ad ogni tipo di proposta che rispecchi i nostri principi per farli confluire in
  • 38. un unico risultato, un collettivo, un raggruppamento di persone che affronta ogni tematica con interesse e stimoli nuovi, e che di ogni esperienza ne fa tesoro per le azioni che verranno in futuro, rimanendo così sempre in continua evoluzione 3. Esiste una certa “schizofrenia individuale” nel nostro collettivo? Ogni nostra azione nasce naturalmente da un brainstorming di partenza, che ogni volta ci porta ad affrontare un tema o un problematica nuova. Ognuno di noi porta quindi le proprie proposte, cercando di farle conciliare con quelle del collettivo, ma si arriva sempre ad una scelta finale in maniera del tutto democratica. Le varie individualità che si possono presentare all’interno del collettivo quindi non le definiremmo tanto schizofrenie individuali quanto piuttosto importanti contributi personali. Logicamente ognuno di noi può prediligere lavori specifici piuttosto che altri, c’è chi preferisce uscire nel silenzio della notte ad “attacchinare” volantini e chi invece si trova meglio con una penna e un foglio in mano a buttar giù contenuti, chi disegna e realizza le grafiche e chi preferisce dirigere i contenuti web o ancora girare e documentare le azioni con macchine fotografiche e telecamere in mano, ma tutti con l’unico scopo di realizzare al meglio le azioni del collettivo, cercando di sovvertire con i nostri mezzi quegli schemi sociali e culturali esistenti di cui siamo veramente stanchi. 4. Crediamo che grazie ad un’identità collettiva si possa raggiungere maggiore creatività? Non crediamo che un collettivo possa a priori produrre e rendere più di un semplice singolo, ma riteniamo piuttosto che un lavoro e una progettazione di gruppo possa sicuramente amplificare le possibilità e le idee di una sola persona, o per lo meno permette di scannerizzarle, ricontestualizzarle e analizzarle in maniera molto più razionale e logica. Appunto per questo siamo aperti a tutti i tipi di proposte, critiche e interrogativi, e non intendiamo mai opporre resistenza alle idee che confluiscono nei progetti portati avanti da bananeurbane.
  • 39. 5. Da cosa nasce e come si sviluppa l’approccio ad ogni 7. Cos’è che ci aggrega in questo collettivo e quale rapporto diverso campo d’indagine prima di ogni nostra singola vogliamo stabilire con il mondo esterno? azione? La cosa che ci appassiona di questo collettivo e il dover Non è possibile isolare il singolo momento in cui nasce l’idea per pensare sempre a come affrontare delle problematiche in un’azione o una campagna, anche perché cambia ogni volta a maniera creativa, acuta e divertente e il sapere che comunque seconda del tema scelto e del target a cui ci dobbiamo rivolgere. sia per noi sarà sempre un arricchimento. Siamo contro questa Il nostro è un processo continuo, un flusso creativo che non ha società consumistica, contro lo sfruttamento del lavoro, per i un inizio e una fine ma che aspetta ogni giorno l’intuizione giusta, diritti umani e per la salvaguardia dell’ambiente, siamo per la scintilla, il dettaglio che faccia partire quel concatenamento di molte cose e cercheremo ogni volta di dimostrarlo con azioni e idee che portano poi al progetto o alla campagna. campagne mirate, con particolare attenzione all’aspetto grafico e comunicativo. Non vogliamo insegnare niente a nessuno ma 6. E se dovessimo descrivere il nostro “metodo” di solamente far riflettere chi scivolerà sulle nostre “bucce” riguardo lavoro? temi a noi vicini, sfruttando la sorpresa, l’inganno, l’originalità Non abbiamo un vero e proprio metodo di lavoro quanto piuttosto di certe azioni. Non vogliamo spaventare gli indifesi passanti l’abitudine di procedere per livelli. Ogni volta per scegliere ma catturare la loro attenzione sfruttando canali dell’inconscio un tema facciamo innanzitutto frutto della nostra curiosità solitamente silenti. per individuare e proporre delle problematiche importanti da affrontare, molto spesso anche in funzione degli avvenimenti o dei cambiamenti che viviamo in prima persona e che vorremmo cambiare. Stabilito il tema, si passa alla documentazione, alla raccolta dei dati, delle citazioni e delle informazioni utili. Fondamentale per andare a segno con un’azione è infatti conoscere alla perfezione le nostre “vittime”, le loro abitudini, il loro territorio. Poi non resta che lasciare spazio alla fantasia, le idee vengono analizzate, cominciamo a strutturarle in un progetto vero e proprio, ci si dividono i compiti, si definisce una tempistica - ed è fondamentale riuscire a mantenere ciò che viene prefissato per ogni data - e non rimane altro che passare all’azione, in strada o nella rete.
  • 40. La scelta del nome è avvenuta in un secondo momento realtà, dove le banane ci rappresentano simbolicamente sia come rispetto al progetto di formare un gruppo di social e persone del gruppo, sia per la nostra comunicazione, sia per la nostra guerrilla communication. Non è, nonostante questo, meno identità. Sono definiti, quindi, sia l’identità del gruppo, sia il contesto importante del progetto stesso. Anzi. Era essenziale per in cui operiamo e, in un certo modo, anche la modalità secondo cui noi trovare il nome giusto e fin dall inizio abbiamo cercato operiamo. di indirizzarci verso qualche cosa che legasse noi e la Dobbiamo sottolineare necessariamente quanto questo nome abbia nostra esperienza, qualche nostra peculiarità. Ci siamo avuto efficacia soprattutto fra i giovani: sin dal primo momento, diretti verso qualcosa che però non corrispondeva proprio le persone attorno a noi erano entusiaste della nostra scelta, sia ad un nome. Inizialmente abbiamo pensato a nomi che per una questione di identità del gruppo, sia per l idea che questo sembravano codici, acronimi, cose al di là di tutto poco nome lasciava. Rispetto alle diverse realtà che si sono sviluppate chiare, che non ci accontentavano e soprattutto non erano nel ambiente contemporaneo, il nome banane urbane risulta molto conformi al nostro progetto di marca . Si, perché qui è più accattivante e divertente rispetto a gruppi che utilizzano nomi o avvenuto uno strano caso di processo di marca contro le troppo altisonanti, decisamente schierati politicamente con un rischio marche stesse (vedremo come a volte ci poniamo in modo di strumentalizzazione, o nomi il cui significato rimane troppo legato a molto critico rispetto al sistema delle marche). La nostra valori interni al gruppo, poco chiari per l utenza che si vuole raggiungere. istanza enunciativa non voleva assolutamente ricordare un Sappiamo bene che il quadro complessivo italiano è relativamente agenzia di marketing, un agenzia pubblicitaria o un ufficio poco vivo da questo punto di vista: sono poche le realtà che affrontano della regione che promuove campagne di sensibilizzazione. determinate problematiche sociali e quelle poche sono o legate a idee I valori erano e sono tutt ora ben diversi. Si doveva quindi politiche o decisamente male organizzate. Differenziarsi da questo trasmettere i nostri valori, il nostro manifesto in un enunciato, quadro poco entusiasmante è stato uno degli obiettivi principali nella una manifestazione diversa da altre realtà preesistenti con costruzione dell identità del collettivo. cui non volevamo essere confusi. Come dicevamo, l attenzione data al nome ha portato ad un Il nostro nome fa parte dell esperienza personale dei coinvolgimento delle persone, che commentavano positivamente la membri fondatori nel momento di creazione del collettivo. nostra scelta. Sicuramente nel linguaggio giovanile suona molto meglio L’immaginario collettivo ricollega il nome ad una precisa una certa ritmica, un certo tipo di parole, rispetto ad altre. Abbiamo da immagine, un’istantanea, che spesso veniva utilizzata nelle subito evitato quindi di tradurre in inglese il nome, soprattutto per una sceneggiature dei cartoni animati: scivolare su una buccia di questione identitaria. Siamo dei ragazzi italiani, il nostro ambiente d banana. Quest’immagine lascia sia un certo sapore ironico azione sono le piazze, le strade e i muri delle nostra città, e siamo della cosa, per poi aggiungere un contesto contemporaneo convinti che sia fondamentale mantenere certe “etichette”, che se ci reale, l’urbano, la città. Quindi, la trasposizione sono delle menti che affrontano certi tipi di problematiche anche in dell’immagine, per così dire “finta” della banana lasciata Italia, sia giusto per una volta urlarlo a gran voce. in terra su un terreno urbano, lascia immaginare questa
  • 41. Essendo un gruppo di comunicazione sociale a contatto con quel problema o che lo è abbiamo affrontato temi assai diversi tra loro, anche in piccola parte. ma sempre collegati da un’attenzione rilevante - se c’è una relazione diretta tra il per le forme della comunicazione visiva. problema affrontato e il momento della Ovviamente, per far sì che il nostro operato manifestazione, proprio in termini di non apparisse come un semplice “saltare” tempistiche. da un argomento ad un altro, attraverso le Facciamo un esempio: non avremo mai nostre azioni abbiamo tentato di affrontare affrontato il problema dei consumi in un problematiche strettamente contemporanee, periodo dell’anno a caso, ma anzi è stato o comunque che coinvolgessero la società in proposto proprio nel periodo natalizio, maniera diretta vista la rilevanza sociale del momento decisamente ideale per momento. sensibilizzare le persone a tal riguardo. La difficoltà è stata proprio quella di riuscire Organizzare questa campagna in un ad individuare un territorio principale in cui altro momento avrebbe avuto poco senso iscrivere queste azioni. e avrebbe rischiato di esser fraintesa Nel nostro caso una determinata tematica come un semplicetentativo moralista, viene affrontata ogni volta solamente se, nel oppure come l’ennesima iniziativa di contesto che andiamo ad affrontare, ci sono sensibilizzazione in un periodo di crisi determinate condizioni come: economica. L’aspetto dinamico di un processo di 2.3 - una coscienza generale preparata, che è già enunciazione sta anche nella capacità di saper trattare più territori, ovviamente rimanendo coerenti e chiari con gli utenti. Attraverso l’interazione delle varie componenti del processo si capisce anche come si stabiliscono i territori come tappa singola dell’intero brand building process. Essendo un gruppo che fa social e guerrilla communication siamo molto sensibili ai problemi sociali, ciò non toglie che si affrontino in qualsiasi momento o che si prenda in esame una tematica a caso.
  • 42. immagine Far riconoscere chiaramente il gruppo attraverso il logo non era nelle nostre intenzioni fin dall’inizio. Abbiamo pensato piuttosto ad un nome che fosse legato alla nostra esperienza, soprattutto al modus operandi e al contesto d’azione del collettivo. La significazione avrebbe dovuto far riflettere le persone, magari divertendo, così da innescare una sorta di passaparola che nel tempo avrebbe dato un certo tipo di visibilità. Come abbiamo detto prima, banane:urbane richiama immagini collettive molto chiare, la fonetica agisce come collante dei due termini, come se fossero in rima, e l’insieme di questi genera, come abbiamo riscontrato, una certa simpatia, un approccio diverso ai contenuti delle nostre attività. Da subito il gruppo ha scelto come logo identitario un lettering semplicissimo, con font Helvetica normal. Non volevamo utilizzare loghi particolari o appoggiare la nostra identità a delle immagini ricorrenti perché la nostra stessa identità nega i valori dei normali processi delle grandi marche. Piuttosto, abbiamo preferito legare al nome tutto il significato. Abbiamo in seguito accertato, infatti, che molta importanza veniva data al nome e al suo significato. Soprattutto, abbiamo notato che legando il nominativo a vari loghi preesistenti, dove venivano declinati i nostri valori, non faceva che rafforzare il legame con i nostri utenti. Giocando su queste prove grafiche, abbiamo realizzato delle varianti: le più classiche legano il nome al disegno stilizzato di una banana, mentre altre sono più articolate, e si associano con loghi preesistenti o immagini ben riconoscibili di grandi marche o società. Mentre nella maggior parte dei casi le grandi aziende utilizzano il loro marchio nelle loro campagne e/o pubblicità,
  • 43. noi di banane:urbane ci nutriamo della forza comunicativa di questi loghi per poi trasformarli in bucce di banana: abbiamo già specificato che nella maggior parte delle azioni, il fake regna sovrano e che questo è un valore intrinseco del collettivo. Farci b:u riconoscere direttamente da un logo o da alcune immagini sarebbe controproducente rispetto alla nostra identità. Noi ci inseriamo, invece, in tutta una serie di immagini riconosciute nell’ambiente d’azione, modificandone l’aspetto con l’inserimento di elementi visivi che a prima vista non producono uno stravolgimento della forma, ma che ad un’attenta analisi svelano la vera essenza del messaggio comunicativo. Come è successo in occasione del “naQuale”, durante la consegna dei volantini le persone riconoscevano le forme prettamente natalizie dei nostri buoni, leggevano attentamente i contenuti sul retro, ma venivano incuriositi soprattutto dalla scritta “naQuale”, parola che ricorda il Natale, ma che deviava il concetto su l’interrogativo del “quale”. Molto importante è stato anche il modo in cui questi volantini sono stati distribuiti, ma di questo se ne parlerà più avanti. un’esempio diretto può essere una delle proposte che son venute fuori per il nostro biglietto da visita. Abbiamo chiarito fin dall’inizio che il nostro è un collettivo apolitico e che non si presenta con un vero e proprio logo, ma di più identità preesistenti che andiamo a modificare di volta in volta e, in un certo qual modo, a criticare. Vediamo in pratica come: la falce e martello sono simboli conosciutissimi di un’ideologia di sinistra. Sostituendo la banana alla falce si altera di poco l’immagine preesistente ma si stravolge il suo significato. In più il colore rosso viene sostituito dal “giallo banana”, che amplifica il cambiamento di “messaggio”, regalando una visione diversa dell’immagine che si sostituisce all’associazione classica con l’ideologia di sinistra. Questo modello di trasformazione del significato viene applicato
  • 44. in tutte le grafiche e nella comunicazione proposte dal gruppo. L’unica eccezione del caso riguarda la performance “Cornici sul mondo”(vedi cap. 3.2). Qui la questione della sostituzione dell’immagine a favore di un messaggio che possa identificare il gruppo non aveva possibilità d’espressione, visto che la critica non era mossa sfruttando mezzi o immagini che permettessero un processo del genere. Si cercava, però, di inserire degli oggetti (le cornici) nella realtà urbana; nello specifico, un oggetto decontestualizzato doveva attirare l’attenzione solamente con la sua presenza, proiettando le persone sul messaggio al suo interno, chiaro e diretto, senza alcun processo di “fake”. L’unico inganno, se vogliamo, stava nel porre delle cornici (simbolo della cultura istituzionalizzata nei musei) in un contesto completamente diverso. Anche qui abbiamo cercato, con lo spostamento di un oggetto e il suo significato, di valorizzare l’azione: l’importanza dell’oggetto cornice veicola il messaggio ancora di più, perché è decontestualizzato. Tornando alla nostra analisi identitaria sul no logo, possiamo riassumere dicendo che in ogni manifestazione comunicativa del gruppo abbiamo cercato di inserire delle piccole modifiche all’interno di processi comunicativi preesistenti, senza sconvolgerne l’aspetto, ma modificandone il significato. La significazione vera e propria del gruppo sta nella manifestazione attiva, nell’interazione con gli utenti, nello scivolone che questi si trovano ad “affrontare” una volta caduti nei nostri “tranelli”.
  • 46.
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  • 48.
  • 49. quindi, abbiamo piazzato un appetitoso pezzo di formaggio nelle vie del centro cittadino, aspettando che qualcuno abboccasse. L’invenzione di un concorso a premi (omaggio logicamente) ci è servita per attirare l’attenzione degli La nostra prima azione è stata quella di Naquale, utenti. Abbiamo distrito buoni per le strade fiorentine svolta durante il mese di dicembre 2008. Nel preciso e fatto girare un video virale nella rete, ma non con istante in cui è nata l’idea di questo collettivo avevamo lo scopo di ingannarvi, anzi. L’intenzione era quella bisogno di un motivo, un pretesto per metterci di creare un’aspettativa. Dietro questa “burla” non all’opera. vi erano infatti i ricchi premi promessi ma il tentativo Così, un po’ per ragioni di tempistica (il Natale era alle di far guardare il Natale con altri occhi. A dire il vero porte), un po’ per caso, abbiamo deciso di affrontare un regalo c’era, ma è diverso dal solito: l’opportunità un tema delicato ma allo stesso tempo già affrontato di fermarsi un attimo e riflettere. Siamo sicuri che il da molti come quello dei consumi. Natale sia solo consumo? Che sia solo un regalare Volevamo colpire in pieno l’idea del Natale odierno, per ricevere altri doni materiali? Noi di Banane:urbane dare uno spunto di riflessione nuovo per vivere in non la pensavamo così. modo più sobrio una festa che oggi, ai nostri occhi, è NaQuale non è stata quindi un’operazione commerciale dettata solamente dal dare e ricevere doni. o pubblicitaria, e nemmeno un pretesto per accusare Abbiamo quindi progettato una finta campagna di chi fa acquisti in questo periodo dell’anno. NaQuale marketing e, per arrivare a più persone possibili, voleva essere un momento di riflessione e uno abbiamo deciso di sfruttare ed attaccare quello che stimolo per trascorrere un Natale più consapevole, sta alla base del periodo in questione: l’impulso allo anche se ognuno di noi è libero di interpretare questa shopping. festività come meglio crede. Abbiamo rubato un po’ La nostra azione si è divisa, per questioni logistiche, del tempo dei “consumatori” con l’intento di dire la in due intervalli di tempo precisi, che riassumono il nostra, provando a dare nuovi spunti per dimostrare modus operandi di banane:urbane all’interno delle che esiste un’alternativa. Non volevamo rovinare il nostre azioni di guerrilla. Natale, ma ritrovare quello spirito che ai nostri occhi 3.1 La nostra idea comunicativa è infatti “politicamente sembra esser oggi andato perduto. scorretta”, perchè per assicurarci un palco, per Proprio per questo abbiamo inserito nel nostro sito garantire che il nostro messaggio arrivi sempre a una serie di link utili per regali natalizi alternativi, che destinazione utilizziamo spesso degli inganni. rappresentassero un po’ il nostro punto di vista in Secondo la vecchia strategia della trappola per topi merito a questa tematica.
  • 50. Il Sito Visto che per attirare utenza avevamo bisogno di esser credibili, abbiamo creato una pagina web su cui si sarebbe articolata la nostra finta campagna a premi. Un conto alla rovescia che indicava il countdown del concorso e una serie di istruzioni utili per parteciparvi era tutto ciò che un utente trovava nel nostro sito. Solo in un secondo momento questo sarebbe passato in chiaro e sarebbe partita la fatidica estrazione dei premi. Dalla base costituita da questa piattaforma avevamo deciso che si sarebbe snodata la nostra campagna informativa. L’obiettivo era portare il maggior numero possibile di persone a credere che questo concorso fosse reale, in modo tale da poter avere un’utenza il più vasta possibile per poi diffondere il nostro messaggio. prima fase
  • 51. I buoni omaggio Per far conoscere ai possibili utenti l’esistenza del concorso a premi (in modo che potessero cadere nella trappola) abbiamo preparato dei finti buoni omaggio appartenenti a questo brand immaginario del Naquale. Visto che dovevamo avvicinare persone estranee per consegnargli materialmente questi finti buoni, abbiamo utilizzato la strategia classica dei migliori brand, travestendoci da promotori pubblicitari. Innanzitutto abbiamo ideato una divisa. Dopo aver confezionato in casa delle spille con lo stesso tema grafico dei buoni, in modo che fossimo riconosciuti subito come “operatori autorizzati”, per essere più “credibili” ci siamo mimetizzati tra le vie cittadine indossando cappelli da Babbo Natale e da renna, trovata perfettamente in linea con le quelle solite utilizzate per le campagne natalizie. Abbiamo poi chiesto ai nostri amici, nonché fan sfegatati delle neonate banane:urbane, un aiuto nella distribuzione. Così, il fine settimana del 13 e 14 di dicembre 2008 ci siamo mossi, in piccoli gruppi, per invadere il centro di Firenze con i nostri buoni. Abbiamo battuto le zone più affollate del centro approfittando della folla accorsa per acquistare i regali, e abbiamo consegnato i duemila volantini a mano.
  • 52. Il video virale Se con i buoni potevamo assicurarci una buona percentuale di ascoltatori nel territorio fiorentino, lo stesso non si poteva dire della realtà al di fuori del nostro territorio; essendo il Naquale la nostra prima campagna, appariva per noi fondamentale, oltre che il risultato, studiare le reazioni della gente in vari ambiti, in previsione della azioni future. Oltretutto, visto che la nostra azione si sviluppa attraverso un sito internet, sembrava stupido non colpire anche anche gli utenti della rete. Abbiamo così deciso di realizzare dei video virali che pubblicizzassero la campagna a premi, per rafforzare l’idea del Naquale come una vera iniziativa di un brand, e che promuovessero la nostra campagna attraverso le armi del viral marketing. Dopo giorni di riflessione abbiamo sviluppato un sistema virale che ci permettesse di realizzare due video, uno per la prima fase temporale e uno per la seconda, e che rimandassero ogni volta al sito del concorso. Il primo video rappresentava una scena volutamente ambigua, ovvero le riprese di un babbo natale mentre svolge un’azione che non risulti chiara a tutti, con un chiaro interrogativo finale, “cosa sta facendo Babbo Natale?”. Grazie a queste caratteristiche il video poneva le aspettative per una campagna di viral marketing di un’azienda, mentre in realtà la sua forza era il poter ricollegarsi a un secondo video, rilasciato a seguito della seconda fase del progetto, in cui veniva svelato l’inganno. Proprio nel secondo spot diventa chiara la situazione: il nostro Babbo Natale, nel giorno della vigilia, si sta guardando un vecchio film in bianco e nero e, anziché essere in giro con le sue renne a portare mille regali, poltrisce beato nella sua poltrona. Il solito richiamo al sito naquale.tk al termine del video rimanda di nuovo gli utenti alla base, dove questa volta però al posto del solito countdown troveranno contenuti e riflessioni sul Natale firmate banane:urbane.
  • 53.
  • 54. seconda fase Allo scadere della mezzanotte di mercoledì 17 dicembre il nostro inganno cessava. Scaduto il conto alla rovescia in rete, il sito naquale.tk ha cambiato la sua veste grafica. Anziché trovare il form per l’inserimento dei dati e la partecipazione all’estrazione, gli utenti hanno trovato una riflessione chiara e diretta sul Natale e una serie di link e contenuti in cui veniva spiegata la nostra visione. Il compito era adesso trovare le parole adatte per vincere il pregiudizio e far passare l’onta della burla. La bontà del messaggio, il fatto che il nostro fosse solamente un invito a un diverso modo di agire, e una serie di link utili a referenti più o meno importanti che convalidavano, anche se non direttamente, la nostra tesi (Commercio Equo, Decrescita Felice, Addbusters, ecc.) sono state le due dritte date da banane:urbane per portare avanti una riflessione sui consumi. Come inizio non era affatto male, visto il buon numero di utenti portati all’interno del nostro sito, ma ciò di cui avevamo bisogno era ancora un po’ di azione.
  • 55. Pasteup Zombies Prendendo spunto da un’iniziativa di Addbusters, realizzata per il BuyNothingDay (giornata di sciopero dagli acquisti organizzata annualmente in tutto il mondo, ndb), abbiamo realizzato dei paste-up da attaccare in giro per le strade cittadine. Questi paste-up raffiguravano degli zombie, incarnazione del consumatore contemporaneo, divenuti tali per la famelica necessità di “comprare”. Muniti di un fumetto che riportava frasi evocative come “buy buy buy” o “produci consuma crepa” o “compra compra compra”, questi zombie sono stati attaccati a fianco di bancomat, grandi magazzini, supermercati e vie del centro, luoghi tipicamente frequentati da quello che può esser considerato il consumatore modello della nostra società.
  • 56. Segnalibri A conclusione della campagna sui consumi volevamo lasciare un qualcosa, sempre nel nostro stile, che potesse sottolineare ancora una volta il valore che banane:urbane dava al Natale. L’idea è stata quella di realizzare circa tremila segnalibri e di distribuirli, da bravi guerriglieri, nelle librerie fiorentine senza alcun “permesso”. Con i segnalibri in tasca e una notevole indiscrezione, in un brevissimo arco di tempo abbiamo letteralmente “segnato” con il nostro passaggio tutte le librerie del centro. Ogni libro in esposizione, tra gli scaffali, tra le offerte o tra le versioni economiche portava il segno di banane:urbane, con il nostro segnalibro che spuntava fuori dietro la copertina. - Shirley Temple -
  • 57. Riflessioni Oggi la società postmoderna si trova a doversi confrontare con alcuni prodotti, oltre che produrre un “alleggerimento” del processi comunicativi operati dalle maggiori marche, attraverso i media portafoglio dei piccoli e medi consumatori, nella e i suoi luoghi mediatizzati, che concorrono ad aumentare i consumi e ad maggior parte dei casi non tiene in considerazione alimentare un sistema che, secondo i maggiori gruppi di critica, spinge regole sul risparmio delle materie prime e sul inconsapevolmente alla logica “produci, consuma, crepa” (CCCP, data). riciclo di queste ultime, oltre ai consumi durante il Se qualcuno oggi si chiedesse come viene “formata” la nostra società, processo di industrializzazione e produzione. Solo potrebbe osservare che le persone vengono istruite per creare dei ultimamente pochissime società (Yamamay - 2008 soggetti-consumatori e non dei soggetti-consapevoli. Il consumo alimenta - Use Jute) cercano di sensibilizzare i consumatori il processo d’espansione di quelle poche marche elette dalla stessa società e indirizzarli verso un consumo responsabile, un consumatrice, processo che diventa inarrestabile inevitabilmente, come consumo che tenga conto dell’utilizzo delle materie dimostrato dai sistemi WTA (winner-take-all-society). Ci troviamo dunque prime nella catena di prodotti (rispetto dei diritti dei ad assistere a dei bombardamenti mediatici che spingono ad un consumo lavoratori, sfruttamento). Questo però è un modello irresponsabile,soprattutto in questo periodo di crisi: i premier politici non di sensibilizzazione non diffuso e poco incisivo, che fanno altro che sottolineare la questione e sponsorizzano al consumo, tende ad essere riutilizzato come allargamento del ritenendo che solo attraverso questo ci si possa salvare da una crisi che target ad una parte di consumatori più responsabili. non sembra avere più fine. In realtà, la regressione in atto in tutto il mondo In generale non c’è una coscienza sui processi ha a monte dei processi ben più complicati di una semplice riduzione dei di produzione e di consumo che permetta una consumi. È ovvio che non investendo i risparmi, la poca circolazione di critica costruttiva e soprattutto che dia spazio ad moneta non fa che peggiorare la situazione, ma non sono i piccoli e medi alternative valide che affrontano realmente discorsi risparmiatori i protagonisti di questo discorso. Le grandi marche e il sistema di risparmio, riciclo e riutilizzo di materie prime. Tutto che investe sui processi di consumo interviene al di là della crisi. Attraverso questo viene sottolineato in un periodo particolare, la trappola del consumo, si viene spinti in un circolo irresponsabile che va quello del natale. La società di ritrova in questo solo a peggiorare situazioni molto più importanti da un punto di vista e da periodo ad affrontare grandi spese per i “cenoni” e una prospettiva più larga. La maggior parte delle marche ha attuato un per i regali, passando in rassegna negozi, prodotti, processo di creazione di prodotti specializzati (Semprini - 2006), un mondo prezzi, cercando di fare la scelta migliore o, come di prodotti e sub-prodotti specializzati per le molteplici richieste e bisogni dice Semprini, cercare la scelta meno gravante o di una società incontentabile. Il problema sta nel fatto che tutti questi meno peggiore.
  • 58. Secondo le nostra visione, non è con il consumo sfrenato e inconsapevole che né ora, né in altri momenti, può migliorare la qualità della vita. Non sono i richiami al consumo dei politici o dei mercati i giusti indirizzi per un miglioramento del sistema. La realtà è che la creazione di una società di consumatori può solo che instaurare un processo delirante di produzione e consumo irresponsabile, che può portare, in un prossimo ma molto vicino futuro, a quegli ipotetici paesaggi irreali descritti da film usciti recentemente (The Day after tomorrow, wall-e, Esercito delle 12 scimmie, The Island, Matrix). L’obiettivo di agire in questo contesto presuppone una tattica e dei mezzi che non allontanino o allarmino il nostro utente modello ma che, parallelamente alle marche, lo invitino a seguire una procedura classica di approccio di marketing, comunicandogli poi le vere intenzioni della nostra azione, instaurando un vero e proprio contatto e un’interazione con gli utenti. Per questo ci affidiamo alle stesse tecniche che molte marche utilizzano oggi (guerrilla marketing, street marketing) per deviare inizialmente l’attenzione dell’utente dal vero obiettivo, invitarlo a seguire le nostre istruzioni, per poi farlo partecipe inconsapevolmente di un processo di sensibilizzazione. Il metodo esprime proprio la volontà di prendere quelle stesse tecniche e utilizzarle per generare conoscenza rispetto a quei mondi che omettono meccanismi e processi dannosi alla stessa società che altrimenti rimarrebbe inconsapevole. Non stiamo proponendo delle alternative reali, non siamo presuntuosi o talmente esperti da poter ipotizzare delle alternative a determinate situazioni di spreco. Utilizziamo le nostre energie, le nostre conoscenze e le nostre idee per sottolineare dei problemi, metterli bene in vista e sensibilizzare le persone in modo anticonvenzionale e magari divertente, senza dover passare per forza per mezzi illegali o essere visti come un collettivo generale sovversivo, come ne esistono molti al giorno d’oggi.
  • 59. 3.2 StopWarOnGaza “Una cornice sul mondo ” Il progetto “Stop war on Gaza” non rientrava affatto tra le azioni che banane:urbane aveva previsto. All’inizio dei lavori (novembre 2008) nessuno di noi aveva la minima idea di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco in Palestina, non immaginavamo minimamente che per l’ennesima volta in quella povera terra migliaia di persone avrebbero perso la vita per una vicenda che da decenni non trova soluzione.
  • 60. Quando il 27 dicembre scorso l’esercito israeliano ha dato inizio alla sua operazione militare denominata “Piombo fuso” abbiamo sentito la necessità forte di affrontare questo ennesimo dramma con gli occhi ed i mezzi di cittadini e comunicatori responsabili. L’intento di Banane urbane era quello di non rimanere fermi, di scendere immediatamente in campo per schierarsi contro tanta inumana violenza. Soprattutto volevamo criticare l’informazione, le notizie che ci arrivavano in quei giorni, ovattate dal filtro televisivo, ripulite dai particolari scomodi, confezionate per uno standard comunicativo che prevede buoni e cattivi, e non esseri umani. Di fronte a questi dati e di fronte alla pessima qualità dell’informazione fatta, banane:urbane ha deciso di affrontare questo tema con i soliti metodi della comunicazione non convenzionale. Alle continue trasmissioni sensazionalistiche, che accomunano la guerra a uno show televisivo, abbiamo pensato di contrapporre un tipo di istallazione cittadina che invitasse all’osservazione e alla meditazione. L’idea è stata quella di realizzare degli stencil e di incorniciarli come un’opere d’arte, contenente messaggi di pace sul tema della guerra in Palestina. Il concetto di “Stop war on Gaza” è utilizzare come mezzi d’informazione delle cornici dorate, simbolo della cultura istituzionale nei musei, per sconvolgere il concetto stesso di informazione e di cultura: riversate in strada, decontestualizzate e poste sulle pareti delle vie cittadine, queste gridano ai passanti per trasmettere loro dei messaggi che i mezzi d’informazione tradizionali troppo spesso non dicono o deviano a loro piacimento e convenienza. Il teatrino dei numeri e delle notizie a cui siamo obbligati ogni giorno in televisione si trasforma quindi in messaggi chiari e diretti, poiché non abbiamo bisogno di notizie per far scandalo ma vogliamo solamente lanciare un messaggio chiaro, ed è proprio attraverso delle cornici in strada che l’informazione diventa accessibile a tutti, che permette alle persone di ricevere dati reali e senza omissioni, senza dover spulciare per ore in rete alla ricerca della verità.
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  • 64. Comunicato smentita notizie agenzia stampa In merito alle notizie diffuse ieri da alcune agenzie di stampa riguardanti l’apparizione di scritte antisemite in via degli Alfani e in via Colonna a Firenze, il gruppo “bananeurbane”, autore dell’istallazione “Gaza Strip”, si dissocia completamente da qualsiasi possibile associazione del proprio operato con i suddetti messaggi e ancor più con il ritrovamento dell’ordigno nei pressi della Sinagoga di Piazza d’Azeglio. L’idea delle “cornici sul mondo” poste in diverse zone universitarie fiorentine aveva come unico scopo quello di sensibilizzare i passanti sul tema della guerra, a favore della pace e contro ogni tipo di genocidio, e bananeurbane lo aveva affrontato semplicemente con i metodi della comunicazione non convenzionale. Proprio per questo teniamo particolarmente a comunicare la nostra completa estraneità e dissociazione da quelle scritte razziste ed ottuse, che associano lo Stato d’Israele al nazismo, e dalla bomba alla Sinagoga, gesti che niente hanno a che fare con gli scopi e le modalità della nostra campagna di sensibilizzazione. Banane:urbane
  • 65. strappattakka t re. t re strisce di libertà “Strappattakka” è una campagna di social guerrilla sul tema del lavoro e del precariato giovanile. “Strappattakka” è un finto annuncio di lavoro, un’offerta di attaccanaggio, un’occasione per i giovani studenti e lavoratori italiani di “far sentire la propria voce” in merito alle ormai note problematiche occupazionali italiane. Strappattakka si rivolge ai giovani studenti in equilibrio precario, ai poveri neolicenziati e ai moltissimi italiani che nella vita si ritrovano ad essere nullafacenti obbligati. Strappattakka consiste in piccole strisce di carta adesiva che ogni soggetto interessato può strappare ed attaccare dove meglio crede per far sentire la propria voce.
  • 66. Per affrontare un tema delicato come quello del lavoro banane:urbane ha deciso di realizzare un semplicissimo fake. Questo finto annuncio, mimetizzato tra le migliaia di annunci cartacei delle zone universitarie fiorentine, attirava l’attenzione dei giovani grazie all’enunciazione “cerchi lavoro”. Sotto venivano brevemente spiegate le finalità di questa azione, mentre le strisce adesive di diversi colori tentavano di inglobare la quasi totalità delle “tipologie giovanili”. La finalità di quest’azione consisteva soprattutto in un monitoraggio, attraverso l’espediente delle strisce adesive, del coinvolgimento che le persone potevano avere in merito ad una tematica così importante ma allo stesso tempo “abusata” da ormai troppi anni. Banane:urbane ha sempre creduto che un messaggio, per essere veramente efficace, debba coinvolgere le persone sul piano personale, per portarle ad agire, anche solo con dei piccoli gesti.
  • 67. Per integrare la campagna in strada di “strappattakka” e rendere più chiaro lo scopo di questo progetto ci siamo ancora una volta serviti della rete. Abbiamo realizzato un video che raccontasse una triste giornata per un giovane studente fiorentino. Un licenziamento, la disperazione per una situazione precaria sempre più pressante, la ricerca di un nuovo lavoro e il fortuito incontro del nostro annuncio. L’occasione, all’improvviso, di poter reagire a queste ovvie realtà troppo spesso tenute nascoste e di “urlare”, attraverso un semplice adesivo, la propria indignazione da “neolicenziato”. Il video è reperibile in rete su Youtube e Vimeo sotto il nome di Strappattakka. Il video sul web
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  • 69. 3.4 L’acqua d’iisocial guerrilla campagna di Sindaco
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  • 71. “L’acqua d’ii sindaco” è un’altra beffa o fake di banane:urbane circoscritto alla comunicazione sui mezzi pubblici. Attraverso questa azione volevamo portare la riflessione degli utenti (chi utilizza un servizio pubblico in questo caso) sul tema dell’acqua e dell’importanza del bere proprio l’acqua del rubinetto. Per affrontare questa tematica abbiamo realizzato finte pubblicità da appendere all’interno degli autobus, cercando di mantenere uno stile grafico il più possibile coerente con le campagne classiche dell’Ataf (gestore delle linee dei mezzi pubblici fiorentini, ndb). Per mezzo di questa tecnica abbiamo catturato l’attenzione di un preciso target di utenza, ma all’interno di queste pubblicità veniva veicolato un messaggio del tutto contrastante dalle solite pubblicità e dalle immagini stesse che vi erano riprodotte. Andando ad intaccare un territorio “istituzionale” (solitamente infatti queste campagne sono sponsorizzate da enti locali pubblici) abbiamo anche deciso di riproporre una serie di loghi contestualizzati con la nostra identità, e dei link utili che permettessero ai passeggeri di potersi informare attraverso la rete una volta arrivati a casa. N.b. Essendo strettamente legati tra loro luoghi, spazi ed utenti di un’azione di comunicazione guerrilla, per render ancor più efficace questa campagna sono stati utilizzati titoli pubblicitari e richiami visivi strettamente legati alla memoria ed alle usanze della città di Firenze. Se analizzato da persone estranee a questa realtà questo tipo di operazione comunicativa perderebbe ogni suo valore.
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  • 75. Introduzione Essendo un gruppo di comunicazione che agisce con strumenti e tattiche di guerrilla su temi sociali, abbiamo dato particolare risalto, come si è visto nei capitoli precedenti, alla fase operativa, pratica, della nostra comunicazione. Risulta fondamentale nel nostro caso riuscire ad attirare l’attenzione delle persone con eventi che li colpiscano e catturino facilmente. E’ molto importante, quindi, avere un rapporto diretto con le persone, obiettivo peculiare che delinea sia il percorso di ogni gruppo di comunicazione, sia di ogni società che fa comunicazione. Non potevamo però conferire poca attenzione verso quelli che sono i media più utilizzati dagli utenti contemporanei. Non stiamo parlando di quotidiani o di telegiornali, abbiamo visto come le nostre campagne vogliano spesso anche criticare questi mezzi, perché troppo politicizzati o poco inclini a fare un’efficiente informazione. Stiamo parlando piuttosto di piattaforme “democratiche”, se così si può dire, che si sono sviluppate sulla più grande rete Internet. Come abbiamo già accennato, il nostro obiettivo è quello di generare una significazione che sviluppi dibattiti e nuove idee. Proprio per questo era necessario diffondere la documentazione delle nostre azioni sulla rete, proprio perché diffondendo l’informazione tutti possano entrare a conoscenza di quella che è stata la nostra azione (partecipando attivamente allo sviluppo di un dibattito o anche alla creazione di un semplice commento). Parliamo di web 2.0, di social network e motori di diffusione di contenuti e media. Fin dalla prima azione, tutto è stato documentato e diffuso via internet in “tempo reale”, così che sulla rete ci fosse una risposta immediata ad eventuali interrogativi delle persone. La larga diffusione dei contenuti è avvenuta su grandi hub, che hanno permesso una visibilità e una diffusione delle notizie molto rapida.
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  • 77. Social 4.1 Networks FaceBook, Youtube e Vimeo Facebook è nato fondamentalmente per rimettere in contatto ex compagni di scuola dei college americani. Il suo sviluppo come social network è seguito a quello di Myspace, altro social network che offriva spazio di hosting e pagine personalizzabili per gruppi musicali, permettendogli di pubblicare le loro foto, le loro canzoni e le date dei concerti. La società in rete ha sviluppato queste “piattaforme”, usando queste pagine per poter inserire il proprio profilo e conoscere nuove persone con gli stessi gusti musicali o le stesse passioni. Ultimamente, tra i due hub, quello che più ha riscosso successo è Facebook. La sua semplicità nell’utilizzo, le applicazioni, le tag (nelle foto), e altre svariate peculiarità, hanno fatto si che questo social network prendesse piede rispetto al suo diretto competitors, ormai dedicato quasi solo ai gruppi musicali e alle pornostar. Nel nostro caso specifico, abbiamo costruito un vero e proprio progetto di diffusione del nostro messaggio del Naquale (Naquale 2008 - banane:urbane). Nel diffondere il nostro messaggio virale, veicolato da video, foto, sito internet e documenti di testo, abbiamo sfruttato le già preesistenti realtà sulla rete, appoggiandoci ai più grandi hub: Facebook, Vimeo e Youtube. Come già raccontato in precedenza, abbiamo creato un interrogativo iniziale, un video in cui si chiedeva cosa stava facendo babbo natale. Questo video è stato diffuso su Vimeo e Youtube, i due più grandi hub a livello di
  • 78. diffusione di video. Su Facebook è stata creata per fare autopromozione, diffondendo date dei concerti, immagini, news che una pagina di riferimento, quella di Babbo sono così molto più facilmente reperibili in una visione di social network. Anche Naquale, dove in meno di tre giorni, le amicizie loro sfruttando Myspace come influencer per far si che vengano conosciuti da sono arrivate a 430. Su questa pagina veniva più persone nel minor tempo possibile. Questo non solo permette ai suoi utenti creata un’aspettativa alla domanda proposta nel di conoscere il gruppo, ma di entrare in contatto con il merchandising, le novità video. Nel mentre, un fittizio concorso a premi e tutto quello che c’è dietro un singolo gruppo (come per esempio altri gruppi spingeva le persone a visitare il profilo di Babbo simili, amici, etc etc). Naquale e il sito dell’iniziativa, dove un count- Nel caso del Naquale, abbiamo poi cercato di far in modo che aumentassero i down suggeriva di aspettare il 18 dicembre link esterni alla nostra pagina. Se i motori di ricerca all’inizio avevano difficoltà per la consegna dei premi. Dopo il periodo di a trovare la pagina del Naquale, dopo una serie di interventi siamo riusciti a diffusione dell’interrogativo, siamo “entrati in far salire di posizioni la pagina, che inizialmente “non esisteva” per Google. chiaro” diffondendo il secondo video sempre Innanzitutto abbiamo inserito i link nella pagina del video di Youtube e Vimeo, poi su Youtube e Vimeo, mentre sul sito ufficiale nella profilo Facebook di Babbo Naquale. Successivamente abbiamo inserito venivano spiegate le vere intenzioni della direttamente nell’Html di alcuni blog il link alla pagina ufficiale, cominciando a campagna, con la documentazione sulle azioni. registrare un aumento delle visite al sito e, infine, una visione più chiara sui motori di ricerca. Creando dei link diretti, quindi, abbiamo cercato innanzitutto di Sfruttando quegli hub già citati e la modalità con indicizzare la nostra pagina, cercando di avere un posizionamento nelle pagine cui sono stati sfruttati, abbiamo fatto si che la di risposta dei motori di ricerca; successivamente, creando dei link alla pagina nostra pagina non rispondesse all’effetto nuovo dagli hub (youtube, vimeo, facebook) e da altri blog che trattano di argomenti di arrivato (Barabasi - 2004). Abbiamo invece guerrilla e social marketing, abbiamo cercato di aumentare il nostro Pagerank, riscontrato che, grazie alla campagna ben per dare ancora più visibilità al sito. riuscita e ai link verso questa, molti utenti si erano La nostra campagna ha funzionato bene non solo nel momento delle azioni di connessi, rispecchiando un modello a fitness. social guerrilla, ma abbiamo cercato con i nostri pochi mezzi di creare una rete Avevano in un certo senso una competitività, che ci favorisse nell’impresa di diffondere i nostri messaggi di sensibilizzazione. sfruttando gli hub come influencer per le nostre Certo, non siamo riusciti ad attrarre un numero altissimo di persone, ma intenzioni e, soprattutto, ponendoci in un certo ci riteniamo soddisfatti dei risultati, visto che questa è stata la nostra prima modo con il nostro target. esperienza nel campo; non avevano neanche idea di cosa fosse creare delle relazioni tra questi network, dei link che legassero questa rete per manovrarla Oggi molti gruppi musicali sfruttano Myspace a nostro piacimento, dirigendola dove volevamo.
  • 79. Dopo la prima grande campagna sociale, abbiamo cambiato il profilo facebook, passando da babbo naQuale all’effettiva pagina di riferimento “banane:urbane”. In questo modo, tutte le persone con cui avevamo creato link non hanno perso la visibilità sulla nostra attività e noi non abbiamo perso contatti importanti che si erano già stabiliti in precedenza. Dobbiamo sottolineare quanto questo cambiamento sia stato necessario: avendo una rete già formata sarebbe stato ingenuo creare un nuovo profilo e cercare di ricreare tutti i legami in rete. In questo modo non solo abbiamo risparmiato tempo e pazienza, ma abbiamo rilevato che molte delle persone “amiche” dell’utente banane:urbane, al momento del cambiamento, supportavano decisamente il nostro operato e le nostre idee. Molti commenti di sostegno e incitamento sono arrivati sul profilo, segno che eravamo nella direzione giusta. Tutte le successive campagne sono state poi pubblicate come elementi, con foto e video correlati, sul nostro profilo, creando una sorta di aggiornamento continuo dello spazio, cosa che da molta visibilità in un contesto web 2.0.