Materiali del corso di Comunicazione Digitale e Multimediale (CIM, Università di Pavia, a.a. 2013-2014) a cura di Paolo Costa. Forme e funzioni dell'intertestualità.
5. 4a di copertina: regole del gioco
Tempo a disposizione: quindici minuti
Input: il titolo di un’opera letteraria inesistente, creato
fondendo i titoli di due romanzi famosi e celebrati
Output: la quarta di copertina della nuova opera, che può
nascere dalla contaminazione di temi e contenuti delle due
opere di partenza, oppure completamente inventata (il
testo deve avere la lunghezza esatta di 50 parole)
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6. 4a di copertina: esempio
Alla ricerca del tempo perduto + L’uomo senza qualità
= Alla ricerca del tempo senza qualità
Ulrich è giovane, ricco, brillante. Ma vive nell’angoscia di
un’insopportabile assenza. Inchiodato al tempo della
felicità infantile, Ulrich è incapace di dare un senso al
presente. Lo vedremo percorrere le strade dell’ideologia,
della perversione sessuale e del misticismo: un doloroso
vagare in cerca di una risposta che forse non c’è.
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8. Un sistema di relazioni
Ogni opera letteraria è in qualche misura debitrice di altri
testi, al punto che possiamo considerare la storia della
letteratura come la mappa di questo complesso sistema di
relazioni intertestuali.
L’intertestualità è stata oggetto di studio in particolare da
parte della critica strutturalista, fra gli anni Sessanta e gli
anni Settanta (Kristeva, Barthes, Genette, Eco), ma è tornata
di moda con l’avvento dei nuovi media.
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9. Tipi di intertestualità
L’intertestualità linguistica indica l’insieme dei rapporti che
intercorrono fra i testi di una determinata tipologia (es.:
poesie, leggi, favole, ricette). Tale insieme è detto architesto.
In letteratura l’intertestualità è «la rete di relazioni che il
singolo testo intrattiene con altri testi dello stesso autore
(interna) o con modelli letterari impliciti o espliciti (esterna),
sia coevi sia di epoche precedenti». (*)
In una prospettiva semiotica il concetto abbraccia qualsiasi
tipo di testo (musica, pittura ecc.)
(*)
Vocabolario Treccani, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, Roma, 1996.
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10. Forme dell’intertestualità
Criptomnesia: è un ricordo scambiato per creazione originale,
una forma di plagio involontario.
Citazione: è un rimando esplicito, ossia la ripresa – senza
modifiche – di un testo all’interno di un altro testo. (*)
Allusione: il testo ospitato non è riferito alla lettera, ma si
mescola più o meno ambiguamente con il testo ospitante.
(*) Specifici marcatori
grafici, come le virgolette, delimitano la citazione, la isolano dal testo
ospitante e la rendono evidente. Inoltre la fonte è generalmente esplicitata, specie nei testi di
carattere scientifico.
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11. Forme dell’intertestualità
Metatesto: è un testo che parla di un altro testo (per es. un
saggio di critica letteraria, ma anche un tweet come quelli
realizzati sulla Zaira di Italo Calvino nella seconda lezione).
Paratesto: è il dispositivo periferico di un testo (per es.
l’insieme di note, bibliografia, prefazione ecc. di una tesi di
laurea).
Palinsesto: è un’opera che deriva interamente e in modo
esplicito da un’altra opera (per es. l’Ulisse di James Joyce è un
palinsesto dell’Odissea di Omero).
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12. Forme dell’intertestualità: parodia
È l’imitazione - deliberata, riconoscibile e in genere con
intento caricaturesco – di un’opera altrui.
Spesso si parla anche di travestimento o pastiche.
La storia della letteratura antica e moderna è piena di
esercizi parodici, anche di altissimo livello: pensiamo alla
Batracomiomachia (di attribuzione incerta), alla
Gerusalemme desolata di Giovanbattista Lalli (1635), alle
antologie poetiche di Luciano Folgore o alla Nonita di
Umberto Eco.
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13. Ipotesto e ipertesto
L’ipotesto è l’insieme del materiale testuale alla base di un
ipertesto: L’Odissea di Omero è l’ipotesto dell’Ulisse di Joyce,
e quest’ultimo è l’ipertesto dell’Odissea.
Come noto, l’espressione ipertesto ha anche un altro
significato: quello di insieme di testi messi in relazione fra
loro da connessioni (dette oggi collegamenti ipertestuali o –
nel gergo informatico – hyperlink).
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14. La scrittura come riscrittura
Ci domandiamo: è possibile una scrittura che non sia, in
quanto tale, riscrittura? È possibile, cioè, un’esperienza
letteraria fuori dalla dimensione della intertestualità?
In realtà qualunque testo può essere letto come «l’effetto di
spinte presenti in [testi] precedenti» (*) e come il contenitore
di «spinte di cui i testi successivi saranno il risultato». (*)
(*) Cesare Segre, Avviamento all’analisi del testo letterario, Einaudi,
Torino, 1985.
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15. «La mia ambizione di scrittore è
dunque di esplorare, e in ogni caso
di circoscrivere, i campi della
scrittura in tutti gli ambiti in cui
tale scrittura mi ha permesso di
scrivere a mia volta.»
George Perec, Conversazione con
Jean-Marie Le Sidaner, 1979
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19. Variare e citare
L’immagine formula spesso un
discorso su un’altra immagine,
più che sulla realtà.
L’opera di Jacquet è un omaggio ironico e
innamorato a uno dei dipinti-chiave dell’arte
moderna, Le déjeuner sur l'herbe di Édouard
Manet, realizzato fra il 1862 e il 1863.
Il quadro è realizzato a partire da una fotografia,
serigrafata su tela e ritoccata con acrilico.
Alain Jacquet
Le Déjeuner sur l’herbe
1964
Centre Pompidou, Musée national
d'art moderne, Paris
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20. La fonte classica di Manet
Qui ci va il testo della slide, che può arrivare fino in
fondo e può contenere parti evidenziate in
grassetto grigio (anche al posto del corsivo).
Giorgione
Il concerto campestre
1510 ca.
Musée du Louvre, Paris
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21. Un altro «plagio» famoso
Qui ci va il testo della slide, che può arrivare fino in
fondo e può contenere parti evidenziate in
grassetto grigio (anche al posto del corsivo).
Pablo Picasso
Le déjeuner sur l'herbe
1960
Musée National Picasso, Paris
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22. Fotografia come remix
Qui ci va il testo della slide, che può arrivare fino in
fondo e può contenere parti evidenziate in
grassetto grigio (anche al posto del corsivo).
Rip Hopkins
Muses d'Orsay
2006
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25. Dal film al quadro
La pittura riflette sulle modalità
espressive di altri media visuali,
in questo caso del cinema.
L’opera riprende piuttosto fedelmente una scena
del film di Alain Resnais Hiroshima Mon Amour
(Francia 1959). Scritta da Marguerite Duras e
candidato all’Oscar nel 1961, la pellicola è
interpretata da Emmanuelle Riva e Eiji Okada.
Bernard Rancillac
Hiroshima mon amour
2008
Galerie Nicomède, Biarritz
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27. Dal quadro al video
L’artista americano non imita la
forma, ma ripropone l’emotività
e la spiritualità dell’originale.
Bill Viola rivisita l’arte di Jacopo Pontormo (La
visitazione di Carmignano, 1528-1530, Carmignano
PO). Usa il mezzo elettronico per indagare del
passato, con particolare riguardo alla tradizione
della pittura medioevale e rinascimentale di
carattere religioso.
Bill Viola
The Greeting
1995
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