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La Rivoluzione
      francese
la fine dell’antico regime in Francia
Luigi XVI




            Maria Antonietta
Un paese agricolo
La Francia era il paese più popoloso d’Europa ed e era
in sviluppo demografico; era anche un paese giovane
(30% meno di di 20 anni). Nel 1780 si era in espansione
economica e la fonte di reddito principale era la terra:
l’80% della popolazione era composta da contadini (il
clero aveva il 30% delle terre, l’aristocrazia il 10%). Il
resto della terra apparteneva ai contadini o alla
borghesia. Il limite del sistema economico era che i
poderi erano piccoli e bastavano per la sussistenza del
contadino. Dunque la ricchezza restava nelle mani dei
proprietari fondiari e dei nobili. L’intero sistema
economico restava comunque esposto al pericolo
carestia (1709, 1741, 1788).
Il privilegio
La monarchia assoluta prevedeva un sovrano libero da
qualsiasi condizionamento nella gestione del potere:
l’Assemblea degli Stati Generali non veniva convocata
dal 1614.
La società era distinta, e tale forma era considerata di
ordine divino e dunque non modificabile, in tre ordini :
Il clero
La nobiltà guerriera
Il Terzo stato
Le differenze tra gli ordini erano di tipo giuridico, non
economiche: lo stato è infatti una categoria che
raggruppa individui che posseggono determinati
privilegi e che economicamente possono essere
diversissimi. Sono trattati di conseguenza in modo
diverso.
Il clero
Aveva il posto d’onore nella società poiché il tempo e i
ritmi della vita erano scanditi in Francia dal
cristianesimo: 150.000 individui, 10% delle terre. Aveva
il privilegio dell’esonero dal pagamento delle imposte sui
terreni di proprietà e altre in genere. L’assemblea del
clero decideva un dono gratuito alla corona
periodicamente.
                         I nobili
350.00 individui:
A- non pagavano imposte sulla terra (diritto feudale)
B- trasmettevano ereditariamente i patrimoni famigliari al
figlio maschio primogenito (i figli cadetti facevano
carriera militare o ecclesiastica)
C- godevano della signoria bannale: poteri di
esercitare la giustizia, riscuotere le tasse, avere forza
militare, riscuotere tasse su monopoli locali (mulino,
frantoio, forno, torchio del vino), la taglia (tributo
straordinario per le necessità del momento).
                                    (vedi testo pag. 147)
L’aristocrazia, pur avendo perso molto potere con
l’assolutismo, esercitava ancora i suoi privilegi; per
questo il popolo vedeva ancora nel Re il proprio
protettore dagli abusi dei nobili.
Approfondimento: Furet-Richet, La Rivoluzione francese, Laterza
L’antico regime è un sistema economico antiquato: prevalenza della
produzione agricola della ricchezza nazionale, scarsa produttività del lavoro,
fragilità dell’instabile equilibrio fra il numero degli uomini e il volume delle
sussistenze. Si tratta di un’economia di sopravvivenza. Per i francesi
dell’antico regime alla base di tutto c’è la terra, la coltivazione del grano e dei
cereali in genere con i suoi nuovi tradizionali. Il raccolto generalmente finisce
sfamare il paese, ma si pratica una cattiva annata, il panorama economico
sociale e dominato dalla penuria dei cereali. La Francia è soggetta a tecniche
agricole a cariche, ai capricci del clima, ma è dominata inoltre quasi
interamente dalla signoria: non esistono in pratica terre che non dipendono
dall’antico diritto del Signore e non sono perciò editrici di delitti feudali luce
veramente catalogato il castello dove si sta bene attenti a non far ricadere in
prescrizione. La nobiltà è rimasta padrona dei suoi secolari possedimenti,
immensi perché comprendano sia le terre che essa fa coltivare direttamente,
sia quelle su cui percepisce i vecchi obblighi di un tempo. A tutto ciò, per
quanto riguarda il clero va aggiunto il reddito supplementare della decima,
corrispondenti a circa un ventesimo di tutti raccolti del regno. Il privilegio
fiscale, ossia l’esenzione dalla taglia,corona infine questa enorme ricchezza
fondiaria. Ecco dunque le basi del potere dei due primi ordini del re di Francia:
il clero della nobiltà non vivono soltanto dei redditi dei loro possedimenti
agricoli, ma anche del prelievo annuo di una percentuale secolare sul lavoro
La superiorità del clero e della nobiltà è garantita: l’ordine sociale non è tale
soltanto di fatto, ma anche di diritto, e ciò significa che non procede da un
libero accordo fra gli uomini, bensì dal riconoscimento di una gerarchia voluta
da Dio. La massa della popolazione, poco istruita e murata nella vita più
rigidamente locale, non ha alcun mezzo per rimettere in discussione l’antica
fede che mantiene la piramide sociale. La sua vita quotidiana e le sue abitudini
mentali sono tutte fondate sulla religione, il calendario della vita e sempre
dominato dalla Chiesa e dal prete. Al vertice di questa piramide c’è il re di
Francia, l’incarnazione e ereditaria dell’antica monarchia. Si tratta di una non è
assoluto, il cui diritti procedono soltanto da Dio, padre di tutti i suoi sudditi,
proprietario della venuta meno il proprietario diretto di sconfinati possedimenti,
a tutti i poteri. Egli è diventato il capo di una burocrazia centralizzata il cui cuore
è al castello di Versailles.
Due solo gli ordini privilegiati, alla nobiltà sono riservati tutti i privilegi che essa
osserva rigidamente come ad esempio il diritto di primogenitura, il getto di
illustrare una giusta sia il villaggio, il diritto di vivere nobilmente . La balia del
sangue conserva un’importanza enorme, un prestigio ricchissimo, separando e
distinguendo ed è sempre più gelosamente protetta. Vi è poi il clero: esso un
carattere sacro in un suo ruolo dello Stato. Il clero garantisce e sacralizza per
l’eternità l’ordine sociale, politico e intellettuale. La sua potenza economica e
grandissima, e un grande proprietario di terreni e di immobili. Lo spazio è
cattolico, il tempo è cattolico.
Esso non è però un gruppo sociale omogeneo, infatti si distingue un alto clero
di famiglia nobile e molto spesso dell’alta nobiltà, un clero medio e un basso
clero molto vicino ai contadini. Mentre il clero copre con il prestigio della sua
sacra funzione condizioni sociali ed economiche molto diverse, la nobiltà è
invece un gruppo coerente, differenziato attraverso la selezione della nascita,
dal retaggio della signoria fondiaria, dal culto della propria differenza insomma
da uno stile di vita che è il contrario della tranquillità e del risparmio borghese.in
La convocazione degli Stati Generali
La guerra nelle colonie americane era stato un successo
militare e politico, a aveva ridotto in uno stato disastroso
le finanze statali. Non fu possibile attuare alcuna riforma
fiscale tra il 1774-1788 poiché i Parlamenti e i ceti
privilegiati opposero una fiera resistenza ai ministri
incaricati (Turgot, Necker, Calonne, Lomenie de
Brienne).
Dunque l’aristocrazie, nel tentativo di approfittare della
debolezza della corona e di impedire la riforma fiscale,
invocò la convocazione degli Stati generali (innescando
gli eventi che avrebbero portato alla Rivoluzione).
8 agosto 1788 il re accettò la convocazione per il 1°
maggio 1789. erano iniziati gli eventi che avrebbero
portato alla rivoluzione.
Il Terzo stato
Tutti coloro che non erano né ecclesiastici né nobili (il
98% della popolazione). Al suo interno le disparità
economiche erano ancora più marcate e nette.
Non godeva di alcun privilegio e doveva versare tutte le
imposte; forte era il rancore verso i gruppi privilegiati a
causa di privilegi sentiti come ingiusti e insopportabili.
Subito si iniziò a chiedere che mutasse il numero dei
suoi      rappresentanti       agli      Stati    Generali,
raddoppiandolo.
Cosa che il re accolse con favore il 27 dicembre 1788,
convinto che in tal modo si sarebbe limitata la forza e le
pretese aristocratiche ritenute minacciose per la
monarchia assolutistica tradizionale.
Che cosa è il Terzo stato?
Questo piccolo libro, scritto da Sieyès (1748-1836) nel
febbraio 1789, attaccava gli ordini privilegiati poiché
partendo dal concetto di nazione (insieme di cittadini,
impegnati nelle varie attività produttive, contribuiscono
col proprio denaro al mantenimento dei funzionari
pubblici per le funzioni dello stato) affermava che il terzo
stato era una nazione in se stesso, mentre l’aristocrazia
parassitaria era un corpo estraneo, i privilegi della quale
dovevano essere aboliti, elaborando in seguito una
nuova Costituzione sull’esempio inglese. Il terzo stato
doveva dar vita ad una Assemblea Nazionale per
stendere la carta costituzionale.
L’Assemblea Nazionale
Gli Stati Generali furono preceduti dalla raccolta delle
rimostranze e dai motivi di malcontento da presentare al
re (cahiers de doléance).
5 maggio 1789 si aprirono gli Stati generali a Versailles.
Vi parteciparono 291 delegati del clero (, 270 dei nobili
(totale 561) e 578 delegati del Terzo stato (senza
delegati erano contadini, artigiani, operai; il gruppo più
numeroso era quello degli avvocati).
Vi fu subito la questione delle modalità di votazione: fin
dal febbraio 1789 Sieyés aveva richiesto la votazione
per testa in unica camera (no più per ordine e in camere
separate) in modo da rompere il vantaggio dei due ordini
privilegiati, ma il re aveva respinto tale richiesta che
avrebbe rinnegato il privilegio dell’ordine.
Approfondimento
Lo strumento informativo per gli stati generali furono i cahiérs de
   doléance: ne conosciamo almeno sessantamila che
   fotografano bene alla situazione francese. Essi chiedevano:
1. una costituzione o legge che limitasse l'assolutismo e creasse
   una rappresentanza nazionale per decidere leggi e imposte
2. una riforma del sistema fiscale e del sistema giudiziario e
   chiedevano garanzie di libertà personale e di stampa
3. difendevano la centralità dell'interesse il terzo Stato che
   identificavano con la nazione visto che gli altri due ordini
   rappresentavano solo il 2% ed erano sentiti anche come corpi
   estranei
4. i nobili invece volevano il voto per ordine, accettavano
   l'uguaglianza fiscale ma non quella giuridica
5. emergeva il distacco e il contrasto forte tra le parti alte
   dell'ordine nobiliare e dell'ordine ecclesiastico e le parti basse
   degli stessi
6. emergevano nuove parole: nazione identificata con il terzo
   Stato, costituzione indicativa della sovranità e della libertà del
   popolo, sovranità dello stesso popolo.
Il Terzo stato decise allora di muoversi autonomamente
fin dalle prime settimane: 17 giugno 1789, i deputati si
definirono rappresentanti dell’intera nazione e decisero
di chiamarsi Assemblea Nazionale.
Il re colto di sorpresa fece sbarrare la sala ove essi si
riunivano e questi allora si trasferirono, il 20 giugno,
nella palestra della pallacorda ove pronunciarono il
solenne      giuramento     di   non    separarsi     sino
all’approvazione di una nuova Costituzione.
                                    (vedi testo pag. 153)
In poco tempo molti del clero e alcuni nobili illuminati si
unirono al terzo stato e dunque il 27 giugno 1789 il re,
prendendo atto della situazione, invitò i rimanenti ad
unirsi all’assemblea.
David: Giuramento della pallacorda
La Bastiglia
Alcuni reggimenti fedeli al re ricevono ordine di
marciare su Parigi.
Aumento vertiginoso de prezzo del pane.
La popolazione affamata è facilmente eccitabile.
Si diffonde la diceria di una congiura aristocratica
per affamare la Francia.
Si moltiplicarono i tumulti che culminarono con l’assalto
alla Bastiglia il 14 luglio 1789. il re non seppe più
governare gli eventi e molti grandi aristocratici fuggivano
dalla Francia.
Venne creata la Guardia Nazionale (la coccarda tricolore
era il suo emblema) con lo scopo di mantenere l’ordine
nella capitale. Al suo comando fu posto il marchese La
Fayette (eroe delle guerre americane).
Presa della Bastiglia
Rivolta contadina
Si diffusero gravi disordini anche nelle campagne e gli
insorti attaccavano i castelli nobiliari distruggendo gli
archivi ove erano conservate le memorie dei diritti
feudali. È il momento della Grande Paura circa una
vasta congiura dei nobili che minacciava di distruggere i
nuovi raccolti. Altri credevano in eserciti mercenari
mandati dai nobili all’estero.
Il 4 e 5 agosto 1789 l’Assemblea Nazionale votò la
soppressione dei diritti sulle persone e le decime, e la
soppressione con riscatto dei diritti reali posseduti dai
nobili. Era la fine dell’Antico Regime e della socità
tripartita per ordini.
                                    (vedi testo pag. 157)
La dichiarazione del 1789
26 agosto 1789: Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del
cittadino (premessa e 17 articoli). Centrali sono i
concetti di libertà e di uguaglianza.
                                      (vedi testo pag. 158)

Spicca una uguaglianza solo di tipo giuridico, non
economico, in una Dichiarazione che è decisamente
ispirata dalla filosofia di Locke: concezione ascendente
del potere, sovranità nel popolo, stato frutto di un
contratto liberamente stipulato finalizzato ad un più
sicuro esercizio delle libertà individuali, con possibilità di
resistenza all’oppressione.
Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino
6 ottobre 1789: il re si deve trasferire a Parigi, come
l’Assemblea Nazionale.
Ottobre 1789 nasce un nuovo soggetto politico: la
folla parigina in cui una parte della nazione esercita
concretamente e direttamente la sua sovranità
scavalcando anche le decisioni dell'assemblea
nazionale.
Essa svolgeva sia l’attività di Assemblea Costituente
sia quella di vera e propria camera legislativa.
Si definirono i gruppi:
A destra i conservatori e oppositori delle novità (nobili e
clero).
A sinistra i deputati del terzo stato e i fautori della fine
dell’antico regime.
Il principale problema restava la soluzione del dissesto
finanziario che aveva provocato la convocazione degli
Stati generali: il 2 novembre 1789 si decise di
confiscare le terre del clero, considerate beni
nazionali, e non di proprietà, sostituendole con un
salario ai sacerdoti. Il 13 febbraio 1790 fu ordinato lo
scioglimento degli ordini religiosi che non facessero
assistenza o educazione. Il 12 luglio 1790 fu approvata
la Costituzione civile del Clero che sottopose i sacerdoti
al controllo statale (parroci eletti dai fedeli, vescovi di
nomina statale).
La reazione del Papato fu di dura condanna del
provvedimento e della Rivoluzione: si aprì la dura e
dolorosa frattura tra clero costituzionale e clero
refrattario.
La Costituzione del 1791
Giugno 1791: il tenta di fuggire all’estero, ma viene
scoperto.
13 settembre 1791: viene promulgata dal re la nuova
Costituzione con la separazione dei poteri (esecutivo,
legislativo,   giudiziario)     e     l’abolizione        della
discriminazione delle minoranze religiose. Non si aboliva
però la schiavitù nelle colonie francesi, e si creava un
sistema elettorale basato su censo dividendo i cittadini
in attivi (eleggevano 50.00 grandi elettori per poi
scegliere i deputati) e passivi (privati del diritto di voto).
Era una impostazione non democratica che subito
venne contrastata da associazione politiche (club).
Ritorno forzato del re a Parigi
Residenza reale alle Tuileries
I giacobini (società degli amici della costituzione) tra cui
si distinse Robespierre, e i cordiglieri (società dei diritti
dell’uomo e del cittadino) con Danton e Marat.
Si distinsero anche alcune donne colte             ferventi
sostenitrici dell’uguaglianza tra i sessi come Olimpe de
Gouges.
                                  (vedi testo pag. 165)
La guerra
Molti stati europei cominciarono a temere i fermenti
rivoluzionari e la loro esportazione, ma nessuno osava
sfidare lo stato francese considerato ancora troppo forte
militarmente.
Fu la Francia ad aprire le ostilità poiché a partire dal 1°
ottobre 1791 i deputati Girondini (provenivano dal
dipartimento della Gironde – Bordeaux -) sostenevano la
necessità della guerra per consolidare la Rivoluzione,
sconfiggere gli emigrati reazionari e i sovrani che li
proteggevano. Alcuni sostenevano la missione della
Francia per portare la libertà in Europa. Robespierre si
opponeva alla guerra (dichiarata all’Austria il 20 aprile
1792). Infatti molti generali (nobili) si accordarono col
nemico o non combatterono.
Il re era favorevole alla guerra poichè sperava nella
sconfitta della Francia e dunque della Rivoluzione: ciò gli
avrebbe permesso di riprendere il potere tradizionale in
patria ripristinando l’ordine interno.
Campagna d’Italia
Il colpo di stato del 1792
L’atteggiamento del re e dei generali spinse molti partiti
a pensare di mutare radicalmente la situazione politica.
Ciò fu possibile dopo il 10 agosto 1792 quando si
insediò a Parigi una nuova municipalità chiamata
Comune: era un organismo con chiare finalità difensive
contro i reazionari nemici della rivoluzione e dominato
dai sanculotti (bottegai, artigiani e commercianti)
esclusi dal godimento dei diritti elettorali che ritenevano
la monarchia costituzionale moderata una truffa. La
Comune invitò le sezioni parigine a dare l’assalto alle
Tuileries, residenza reale. Ad essi si associò u reparto
di volontari marsigliesi che diffusero un nuov inno
militare: la Marsigliese.
Sanculotto
Assegnato
La Repubblica
Luigi XVI fu sospeso, furono indette nuove elezioni e la
Francia divenne una Repubblica. Al fronte la situazione
drammatica contro i prussiani fu salvata a Valmy (20
settembre 1792). Il 21 settembre 1792 si riuniva il
nuovo organismo chiamato Convenzione in cui
sedevano:
1) I girondini, colti, raffinati, modernizzatori illuminati,
avversari dei privilegi e dell’antico regime, difensori della
proprietà privata e diffidenti verso i sanculotti e la
Comune rivoluzionaria. Il popolo doveva restare agli
ordini delle èlites sociali.
2) I giacobini, nemici dei girondini, pronti ad allearsi con
i sanculotti per salvare la rivoluzione e disposti a far loro
concessioni sul piano sociale.
Robespierre e Danton
I giacobini e i radicali erano chiamati anche
Montagnardi.
3) Poi vi era la maggioranza dei deputati di volta in volta
schierati chiamati con disprezzo Pianura o Palude.
Il contrasto tra i primi due gruppi emerse circa il destino
del re: ebbero la meglio i girondini che riuscirono prima
processare pubblicamente il re per alto tradimento
davanti alla Convenzione (21 dicembre1792); il re fu
condannato (14 gennaio1793) e infine pubblicamente
giustiziato (21 gennaio 1793). La condanna dstò
enorme scalpore in Europa poiché sfidava il millenario
principio dell’investitura divina del sovrano.
Giacobini Membri del club politico francese “Società degli amici della
Costituzione”, fondato nel 1789 durante la Rivoluzione francese. Il nome deriva
dal loro luogo d’incontro, un ex convento parigino dei domenicani, o jacobins.
Honoré de Mirabeau, Jean-Paul Marat e Maximilien de Robespierre furono tra i
fondatori, ma fu quest’ultimo a divenirne capo indiscusso. Composto di circa
3000 membri a Parigi, il club si diffuse rapidamente controllando 1200 società
affiliate in tutta la Francia e acquistando un enorme potere politico, che
raggiunse l’apice quando fu creata la Convenzione nazionale, l’assemblea
rappresentativa francese che fu attiva dal 1792 al 1795. Alla Convenzione i
giacobini sedevano nei banchi alti (la “Montagna”) con i seguaci di
Georges Danton (i cordiglieri).
Favorevoli nei primi anni alla monarchia costituzionale, dopo la tentata fuga
dalla Francia di Luigi XVI (1791), i giacobini si spostarono su posizioni
repubblicane e democratiche. Alcuni elementi estremisti del gruppo acquisirono
poi il controllo del movimento e, dominando il Comitato di salute pubblica,
affondarono il paese nel Terrore con l’uso sistematico della violenza: fecero
uccidere i girondini moderati e giustiziarono migliaia di oppositori. Il club perse
gran parte del suo potere con la caduta di Robespierre in seguito al
colpo di stato del Nove termidoro (27-28 luglio 1794), e venne bandito dalla
Convenzione nel successivo novembre.
ROBESPIERRE, MAXIMILIEN DE
(Arras 1758 - Parigi 1794). Politico francese. Avvocato, intellettuale illuminista seguace di
Rousseau e critico nei confronti dell'assolutismo regio e del sistema giudiziario, fu eletto
deputato agli Stati generali del 1789. Appassionato difensore della libertà e dell'uguaglianza
tra gli uomini, esercitò la sua influenza nel club dei giacobini, divenendone leader indiscusso
con le campagne a favore del suffragio universale e contro la monarchia dopo la
fuga di Varennes. La vita austera e l'intransigenza morale gli valsero il soprannome di
Incorruttibile. Ostile alla dichiarazione di guerra all'Austria, in cui identificava un pericolo per
le sorti della rivoluzione, dopo lo scoppio del conflitto (aprile 1792) e i primi rovesci militari
divenne strenuo sostenitore della difesa a oltranza. Eletto membro della Comune di Parigi
dopo la rivolta popolare del 10 agosto 1792, fu poi deputato alla Convenzione dove si schierò
con i montagnardi contro i girondini. Disinteressato fino ad allora ai problemi
dell'approvvigionamento, appoggiò il programma dei sanculotti che chiedevano il calmiere dei
prezzi delle derrate nonché l'epurazione dei sospetti e il potenziamento delle sezioni popolari.
Dopo che i montagnardi ebbero conquistato il controllo della Convenzione con l'aiuto dei
sanculotti (giornate del 31 maggio e del 2 giugno 1793), si adoperò per contenere le spinte
radicali di questi ultimi e sostenne la necessità di un potere dittatoriale. Animatore del
Comitato di salute pubblica, adottò misure straordinarie per fronteggiare le difficoltà del
momento e salvare la rivoluzione dai nemici interni ed esterni, non esitando a instaurare il
regime del Terrore. La sconfitta della controrivoluzione e i successi militari riportati dalla
Francia sugli eserciti coalizzati resero sempre più inviso e meno giustificabile il Terrore e
favorirono l'alleanza degli oppositori che il 9 termidoro posero sotto accusa Robespierre di
fronte alla Convenzione. Arrestato insieme ai suoi più stretti collaboratori, fu giustiziato il
giorno successivo.
Girondini Membri di un gruppo repubblicano moderato attivo durante la
Rivoluzione francese tra il 1791 e il 1793. Tra i suoi esponenti vi erano un
gran numero di rappresentanti del dipartimento della Gironda (da cui il nome) e
furono chiamati anche brissottini, da Jacques-Pierre Brissot che fu il loro
capo. In seno all'Assemblea legislativa eletta nell'ottobre del 1791 (dove
sedevano a sinistra) agirono inizialmente in accordo con i giacobini, dai quali
tuttavia si divisero sulla questione della guerra all'Austria e alla Prussia: Brissot
convinse infatti l'Assemblea a votare a favore della guerra al fine di rinsaldare
nel popolo il senso dell'unità nazionale (20 aprile 1792).
Dopo l'instaurazione della repubblica (21 settembre 1792) l'influenza dei
girondini cominciò a declinare a vantaggio dei giacobini, a causa degli
insuccessi militari e delle difficoltà economiche del paese. Opponendosi ai
controlli economici e alla radicalizzazione della rivoluzione sostenuti dai
sanculotti, furono scalzati dal potere il 2 giugno 1793 al culmine di una
sommossa popolare: 27 deputati e due ministri girondini furono giustiziati.
Dopo un tentativo, senza successo, da parte di alcuni di organizzare una
insurrezione federalista in provincia, il 31 ottobre i giacobini fecero ghigliottinare
Brissot con trenta suoi seguaci, annientando di fatto la realtà del movimento, i
cui sopravvissuti furono reintegrati nella Convenzione nel 1795.
Sanculotti Rivoluzionari che costituivano la base del movimento giacobino ai
tempi della Rivoluzione francese. Originariamente il termine (in francese
sans-culottes, “senza calzoni corti”, indumento tipico della nobiltà), aveva un
carattere spregiativo ed era utilizzato a Parigi per indicare i membri del ceto
basso e medio (manovali, artigiani, piccoli commercianti) che, a differenza dei
nobili, indossavano pantaloni lunghi. All’inizio della rivoluzione il termine
assunse una connotazione politica e diventò un’etichetta per i rappresentanti
repubblicani radicali del Terzo Stato.
I sanculotti furono la forza trainante delle grandi dimostrazioni organizzate a
Parigi tra il 1791 e il 1794. La loro rivolta contro i girondini consentì ai
giacobini di assumere il potere il 2 giugno 1793; tuttavia, quando questi ultimi
introdussero un limite massimo per i salari, i sanculotti tolsero loro il sostegno
politico. Quando, il 27 luglio 1794 (il Nove termidoro secondo il
calendario rivoluzionario), il regime giacobino fu rovesciato, i sanculotti
subirono una sanguinosa persecuzione (nel periodo del cosiddetto
Terrore Bianco)
HÉBERT, JACQUES-RENÉ
(Alençon 1757 - Parigi 1794). Politico e giornalista francese.
Acceso fautore della rivoluzione, fondò e diresse il giornale "Le
Père Duchesne", sostenendo posizioni sempre più radicali con un
linguaggio volutamente aggressivo. Sostenitore dell'étatisme, o
socialismo di stato, fu in contrasto con Robespierre che nel marzo
1794 lo fece arrestare e ghigliottinare insieme ad altri suoi
seguaci.
Cordiglieri Membri di un club politico francese, fondato nel 1790,
che si riunivano in un convento di frati minori francescani (in
francese cordeliers, così chiamati dal cordone che cinge loro la
vita) presso Parigi, chiuso agli inizi della Rivoluzione francese.
Esponenti principali del club, che alla Convenzione nazionale
sedeva con i montagnardi, furono Georges Danton, Camille
Desmoulins e, soprattutto, nel 1793, durante il Terrore, il radicale
Jacques-René Hébert. Determinante nell’eliminazione dei
girondini moderati, il club assunse posizioni sempre più
estremiste, in opposizione ai giacobini. Numerosi cordiglieri
furono ghigliottinati durante lo sterminio del gruppo di Hébert,
ordinato da Robespierre nel 1794, e il club venne messo fuori
legge dal Comitato di salute pubblica nel 1795.
DANTON, GEORGES-JACQUES
(Arcis-sur-Aube 1759 - Parigi 1794). Politico francese. Di modeste origini
borghesi, studiò diritto e si trasferì a Parigi. Scoppiata la Rivoluzione, vi aderì
prontamente e, abile oratore, si distinse nella lotta contro le correnti più
moderate. Leader del club dei cordiglieri e fervente repubblicano, ebbe un ruolo
determinante nelle agitazioni che provocarono l'eccidio del Campo di Marte
(1791) e nell'insurrezione del 10 agosto 1792 che portò alla caduta della
monarchia. Nominato ministro della Giustizia, tollerò le stragi di settembre.
Eletto alla Convenzione, tentò di mediare il contrasto tra girondini e
montagnardi; infine si schierò con questi ultimi ed entrò nel Comitato di salute
pubblica. Di fronte alle vicende della guerra del 1792-1793 si adoperò per
reclutare un grande esercito e fronteggiare la coalizione austro-prussiana;
tuttavia, mentre pubblicamente spingeva i francesi alla liberazione dei popoli e
al raggiungimento dei confini naturali, intavolava trattative con gli avversari.
Tale atteggiamento contraddittorio, gli arricchimenti illeciti e il coinvolgimento in
alcuni scandali gli alienarono molti favori. Assunta la direzione dell'opposizione
moderata a Robespierre, da quest'ultimo fu usato per sconfiggere gli oppositori
di sinistra, ma poi venne egli stesso eliminato. Arrestato insieme ai suoi
seguaci, gli "indulgenti", fu giudicato dal Tribunale rivoluzionario e condannato
a morte.
Esecuzione di Luigi XVI
La ghigliottina e le società politiche
Esecuzione di Maria Antonietta
La Vandea
La situazione militare dopo Valmy volgeva a favore degli
esercii francesi (Belgio e la Savoia). L’Inghilterra
intervenne preoccupata (1 febbraio 1793 – I Coalizione)
e costrinse a decretare la leva di 300.000 uomini che
provocò proteste e tumulti; in Vandea ciò fu eclatante e
decisamente fuori dal controllo (10-12 marzo 1793)
poiché l’esercito repubblicano era impreparato a
affrontare un nuovo modo di combattere basato sulla
guerriglia. I Vandeani si proclamarono realisti e cattolici,
cioè apertamente controrivoluzionari. (vedi testo pag.
172).
Si decise di reprimere al rivolta con ogni mezzo, si operò
anche contro i civili accusati di aiutare i ribelli, si
uccisero circa 250.000 persone.
La Vandea e Cathelineau
La guerra moderna
La nuova guerra si manifesta con caratteristiche proprie:
scontro tra ideologie e visioni del mondo radicalmente
diverse e inconciliabili;
la vittoria deve coincidere con l’annientamento del
nemico che è tale in modo assoluto;
lo scontro non è più circoscritto agli eserciti, ma
coinvolge i popoli e cifre elevate di combattenti;
è una guerra di logoramento che coinvolge le risorse
economiche di interi paesi;
svanisce il confine tra militari e civile che vengono
coinvolti pesantemente: uccisione e reclusione in massa
dei civili.
(vedi testo pag. 177)
La nuova Costituzione
La primavera del 1793 fu militarmente difficile e i
sanculotti accusarono i girondini di aver mal condotto la
guerra e il 2 giugno 1793 presero la convenzione
arrestando i deputati della Gironda. Anche Robespierre
fu estremamente preoccupato per questa violazione
popolare dell’assemblea, ma cercava l’appoggio dei
sanculotti. Egli era un vero democratico, pur
difendendo la proprietà privata, e voleva promuovere il
graduale miglioramento delle condizioni di vita di tutti i
francesi. Nel giugno e luglio 1793 furono emanati
decreti quali la vendita dei beni degli emigrati in piccoli
lotti ai contadini. Il 24 giugno 1793 veniva approvata
una nuova Costituzione: suffragio universale, istruzione
e occupazione per tutti, proprietà privata.
Misure economiche e Terrore
La costituzione era, nel momento contingente, non
applicabile e i sanculotti chiedevano a gran voce misure
economiche radicali: l’inflazione aveva eroso il 30% del
valore dell’assegnato. Si richiedeva a gran voce
l’istituzione di un maximum sui generi indispensabili
che venne approvato il 29 settembre 1793.
A settembre si procedette in modo intransigente contro i
nemici della rivoluzione e iniziò il Terrore: esso trovò i
suoi strumenti nel Comitato di salute pubblica (6 aprile
1793) e nel Tribunale rivoluzionario (11 marzo 1793).
Il potere giudiziario fu subordinato a quello politico-
esecutivo: si negò ogni diritto ai cittadini considerati
pericolosi, o anche solo sospettati di esserlo, per la
Repubblica. (vedi testo pag. 179)
Protagonisti
Marat: giornalista, cordigliere molto vicino ai sanculotti,
direttore del giornale “L’Amie du peuple”, critico e
violento contro i moderati, assassinato il 13 luglio 1793
da Charlotte Corday, vicina ai girondini.
Hébert: prese il posto di Marat con il suo giornale “Le
Père Duchesne”, insultando con articoli violenti e volgari
i ricchi borghesi. Trovò ampio consenso tra i sanculotti.
Nel marzo 1794 venne arrestato e processato, ponendo
fine al dualismo tra Comune e Convenzione.
Danton: decisivo nel settembre 1792 alla difesa di Parigi
dai prussiani. Rientrato nella vita politica volendo
attenuare il terrore fu accusato di essere un
controrivoluzionario e ghigliottinato nell’aprile 1794.
Violenza rivoluzionaria
La violenza era giustificata dalla volontà di salvare a tutti
i costi la Rivoluzione dai suoi nemici interni ed esterni.
Ad esempio nel 1792 con Parigi minacciata dai prussiani
i sanculotti, mobilitati per la difesa della città, temevano
un attacco interno dei nobili e controrivoluzionari,
utilizzano vagabondi e carcerati. La paura fece si che
fossero attaccate le carceri e uccisi molti prigionieri in
modo sommario (molti erano preti refrattari).
Con il Terrore il panico si attenuò poiché sembrò che la
situazione fosse sotto il controllo e i nemici del popolo
fossero in rotta. Strumento del terrore fu la ghigliottina
che assicurava una pena capitale seguita in modo
uguale per tutti mediante decapitazione.
La ghigliottina voleva essere l’opposto del supplizio
tradizionale: niente sofferenze prolungate e gratuite, ma
una pena veloce e sobria secondo i principi
dell’illuminismo.
Eppure       ciò   non     impedì    la   spettacolarità
dell’esecuzione che avveniva in pubblico e in una
grande piazza. Con ciò si voleva intimorire e
permettere alla folla lo sfogo del disprezzo verso il
condannato, creando consenso verso la politica di
repressione.
" Il clima di violenta affermazione del potere centrale e di annientamento di ogni
opposizione politica e sociale, se fu lo strumento del pieno di spiegarsi di quel
controllo economico, che solo poteva sostenere il peso della guerra e il
mantenimento dell'esercito, ebbe però un alto costo politico.
Il terrore alienava al governo l'appoggio degli stati sociali cittadini, e parigini in
particolare, duramente colpiti dall'applicazione del maximum generale. Nella
concezione di Robespierre il terrore era comunque lo strumento necessario per
l'affermazione di una direzione politica rivoluzionaria, che trovava nella virtù
repubblicana il suo pieno sostegno. "
"... Quel che non unisce molti risultati della storiografia più recente è la
sottolineatura di una forte radice totalitaria, operante nel giacobinismo e in una
larga parte della cultura politica dei rivoluzionari; quel che sostiene e dà il
senso alle azioni e ai discorsi politici dei giacobini e di Robespierre è una forte
autolegittimazione, l'identificare se stessi, la loro società, il loro aderenti nella
Comune rivoluzionaria e nelle sezioni parigine, come l'espressione più vera
della volontà generale e quindi con le guide naturali e necessarie della
rivoluzione, contro i nemici dei giacobini, cioè i nemici della rivoluzione. "

(Mario Rosa-Marcello Verga, Storia dell'Età Moderna 14504815, Mondadori).
Scristianizzazione
20 settembre 1792: matrimonio civile e divorzio, era
l’inizio dell’offensiva contro la Chiesa e la fede cristiana.
Era soprattutto la Comune a volere tale azione di
governo che si concretizzò anche con ispettori mandati
nei vari dipartimenti e città. Circolavano idee ormai atee
che rifiutavano l’immortalità dell’anima.
5 ottobre 1793: introduzione del nuovo calendario
rivoluzionario che segnava l’inizio di una nuova era a
partire dalla proclamazione della repubblica (20
settembre 1792).
                                  (vedi testo pag. 186-187)
Il problema della morte
Robespierre non condivideva l’ateismo materialista di
molti sanculotti, era semmai deista come Voltaire. Il 17
maggio 1794 tenne un discorso in cui respinse il
materialismo e il meccanicismo naturalista: l’uomo deve
credere che la morte non concluda definitivamente la
sua esistenza. Tale convinzione era importante per i
suoi effetti sociali: infatti la ricompensa ultraterrena
portava gli uomini a credere nella virtù e a sacrificarsi
per grandi ideali come la nazione. Egli ottenne un
decreto i cui si riconobbe l’esistenza dell’essere
Supremo e ne organizzò la festa il giorno 8 giugno 1794.
occorreva poi ricordare e conservare la memoria di
coloro che avevano servito grandemente la rivoluzione.
Il 9 Termidoro
Nell’estate del 1794 i giacobini furono isolati poiché
avevano perso l’appoggio dei cordiglieri e sanculotti e
dei borghesi moderati della Pianura stanchi di un terrore
considerato ormai non più necessario e la situazione
militare non era più drammatica (Fleurus, 26-6-1794).
Il 9 Termidoro (27 luglio1794) ci fu un colpo di stato, i
leader      giacobini    arrestati    e      ghigliottinati
immediatamente, la capitale restituita ad un’atmosfera
più normale e serena, concessa la libertà di stampa e di
discussione politica; a novembre fu chiuso il club
giacobino.
22 agosto 1795: venne promulgata la nuova
Costituzione.
La precedevano dichiarazioni sui diritti e sui doveri.
Soppressi il diritto all’insurrezione del popolo, la
democrazia diretta, il suffragio universale.
Si sanciva la separazione dei poteri, affidando
l’esecutivo al Direttorio e il legislativo a due camere:
Consiglio dei Cinquecento e Consiglio degli Anziani
o Senato.
Le elezioni tornavano a suffragio censitario (non era
più una costituzione democratica).
I termidoriani
Si riaprirono al culto le chiese e si abolì il maximum
ritenendo di ridare libertà ai commerci; in realtà i prezzi
subirono un’impennata spaventosa e il valore degli
assegnati crollò (nel luglio1794 valeva il 31% del valore
nominale, a dicembre il 20%, a marzo 1795 l’8%!!!).
Vi furono a più riprese tumulti e insurrezioni a Parigi,
reclamando il pane e la costituzione del 1793; vi fu
anche la Congiura degli Eguali capeggiata da Gracco
Babeuf (primavera del 1796) che può essere
considerata la prima vera insurrezione socialista della
storia europea. (vedi testo pag. 192).
" Al contrario, per i termidoriani, che avevano rovesciato il Terrore, la questione
che intendevano affrontare apertamente era quella di terminare la rivoluzione.
Essi non rappresentavano un gruppo politicamente omogeneo, dai programmi
chiari. " ( op.cit ).
è la reazione della borghesia benestante contro la politica sociale dei giacobini:
si chiede la liberalizzazione del mercato e non la sua abolizione. La
Convenzione non voleva più l'essere emarginata dal governo dittatoriale dei
giacobini perché si era dimostrato nei fatti che vi era comunque una grande
instabilità governativa che veniva accentuata dalle forti pressioni ricevute sia da
sinistra che dai monarchici.
Questi ultimi avevano ripreso la loro attività politica dopo lo scioglimento del
club giacobino ( 12 novembre 1794 ): la gioventù monarchica " dorata " o "
Moscardini " si organizzava in bande armate per dare la caccia ai giacobini.
Intanto la Convenzione agevolò le amnistie per i controrivoluzionari e per i preti
refrattari.
La liberalizzazione del mercato provocò l'impennata dei prezzi e dunque
l'inflazione con molti vantaggi per la ricca borghesia che speculava su tali
aumenti; i Termidoriani repressero con durezza le agitazioni sociali
conseguenti (sinistra, giacobini ) con una repressione chiamata Terrore bianco.
La campagna d’Italia
La repubblica del Direttorio doveva reperire fondi per
evitare la bancarotta e dunque si decise per la guerra
con lo scopo di reperirle nei paesi conquistati; l’offensiva
investi il fronte principale sul Reno e poi il secondario in
Italia con truppe male armate ed equipaggiate
comandate da Napoleone Bonaparte. La seconda
ebbe un insperato successo e Napoleone entrò a Milano
il 15 maggio 1796. salutato come salvatore delse gli
italiani stipulando con l’Austria il Trattato di
Campoformio il 18 ottobre 1796 con il quale sanciva la
conquista del Belgio, della riva sinistra del Reno, della
Lombardia, lasciando agli austriaci la conquista di
Venezia. L’Italia venne trattata come terra di conquista e
depredata sistematicamente.
La campagna d’Egitto
La campagna fu decisa per indebolire l’Inghilterra nei
suoi possedimenti coloniali in India, vista la sua
imbattibilità grazie alla sua potente marina da guerra. La
spedizione partì il 5 marzo 1798: in Egitto Napoleone
sconfisse i Mammelucchi, ma la flotta francese fu
distrutta nella baia di Abukir da Nelson. La campagna
egiziana fu un fallimento militare ma non scientifico.
Campagna d’Egitto
Repubbliche giacobine in Italia
Erano stati formalmente indipendenti, in realtà
protettorati francesi controllati dai generali e dai
rappresentanti francesi.
La Repubblica Cisalpina, capitale Milano, Lombardia e
alcune città dell’Emilia e Romagna (Repubblica
Cispadana, il tricolore a Reggio Emilia).
La Repubblica Romana, nel febbraio 1798.
La Repubblica Partenopea a Napoli; vedi Vincenzo
Cuoco (1770-1823) e il suo Saggio sulla Rivoluzione
Napoletana del 1799 del 1801.
(vedi testo pag. 199)
Napoleone
Napoleone al potere
Estate 1799, crisi militare; emerge l’esigenza di un
regime più forte e stabile, capace di garantire difesa e
ordine sociale.
18 Brumaio 1799 (10 novembre): colpo di stato;
Napoleone diviene Primo Console e si è di fatto in una
dittatura militare. Dicembre 1799: una nuova
Costituzione viene approvata con referendum popolare.
L’esecutivo è nelle mani del Primo Console, il legislativo
è frammentato in Consiglio di Stato, Tribunato, Corpo
Legislativo, Senato. La figura del prefetto domina nei
dipartimenti ed è di nomina governativa, come i
magistrati.
Intanto in Francia si faceva largo l'idea di un nuovo colpo di Stato
autoritario per il quale Napoleone sembrava ormai l'uomo giusto: il
18 brumaio (9 novembre 1799 ) Napoleone preso il potere con la
scusa pretestuosa di difendere la rivoluzione da un possibile
attentato.
Si creano un Consolato Provvisorio formato da tre persone:
Napoleone, Sieyés, Ducos.
" La geografia elettorale di questo periodo spiega l'orientamento
contraddittorio del Direttorio che dovette misurarsi con un forte
pericolo monarchico a destra, ma anche con la ripresa, a sinistra,
di un movimento giacobino, al quale il Direttorio poteva far ricorso
in funzione anti monarchica.
Fu riconquistata l’Italia (Marengo, 14-6-1800) e
ristabilita l’egemonia francese in Europa (Hohenlinden,
3-12-1800). Anche l’Inghilterra venne a patti con la pace
di Amiens (25-3-1802).

Fu promulgato il Codice Civile: interesse dello stato e
dritto di proprietà erano i suoi cardini.
Stato accentrato (prefetture), proprietà diritto inviolabile
e libera da ogni vincolo di circolazione, cittadini uguali di
fronte alla legge, libertà di culto per tutti, matrimonio
civile e divorzio. Non fu così modernizzatore verso la
donna: essere inferiore, debole e incapace di
provvedere a se stessa, priva di autonomia economica.
Istruzione pubblica garantita ma nelle scuole superiori.
Vittorie Napoleoniche
Approfondimento: il potere a Napoleone
"In un contesto segnato dalla crisi del potere politico civile, il
ruolo delle armate e del potere dei loro comandanti
assumevano una centralità nuova. I generali, e non più le
sezioni parigine, avevano ora, per l'autonomia di cui
godevano nello svolgimento delle campagne militari e nelle
stesse trattative diplomatiche, un peso politico determinante
sul Direttorio e sulle assemblee legislative. Ne è da
sottovalutare come lo slancio rivoluzionario, ormai
attenuatosi nella società civile francese, trovasse al contrario
ancora eco vasta nell'esercito tra i veterani dell'esercito
rivoluzionario, nato dalla leva di massa del 1793. Anche se
al sentimento rivoluzionario e patriottico si andava
sovrapponendo e contrapponendo il senso della gloria
militare. "
Approfondimento: la Costituzione del 1799
"Significativamente la costituzione non si apre con una
dichiarazione dei diritti, ma solo con una generica
riaffermazione dei principi fondamentali di libertà. Il suffragio
universale maschile si esprimeva limitatamente nella
formazione di liste dalle quali il governo avrebbe tratto i
membri delle amministrazioni locali, mentre un senato
avrebbe designato da esse i membri delle due assemblee
nazionali legislative, il Tribunato e il Corpo legislativo, ma le
leggi sarebbero state proposte da un Consiglio di Stato,
nominato dal primo console, figura che la costituzione
poneva a capo del governo in posizione eminente rispetto
agli altri due consoli. Il primo console avrebbe nominato i
ministri, gli ambasciatori e i giudici. Al primo console,
ovviamente Napoleone Bonaparte, spettava la difesa della
Francia, ora minacciata dalla coalizione austro - russa, e la
riorganizzazione dell'assetto dei poteri. "
Approfondimento: il regime napoleonico
"Il nuovo regime istituì anche una nuova figura di raccordo tra il
centro e le amministrazioni locali: dal febbraio 1800, un prefetto, a
capo di ogni dipartimento, assunse le funzioni di rappresentante
dell'autorità centrale e di responsabile dell'amministrazione. A
rendere più unito questo sistema contribuiva un forte senso
autoritario nella gestione del potere, che si espresse nella
costruzione di un potente apparato di polizia, molto diverso dalla
polizia del ‘700, che si trasformò in uno strumento di controllo e di
repressione dei crimini, ma anche delle opinioni e degli avversari
politici e che trovava la sua ragione anzitutto nella domanda di
ordine....
L'istituzione del prefetto, quindi, sembra dare corpo a una vera e
propria svolta nella storia europea del modello di Stato, rompendo
definitivamente con la monarchia d'antico regime, la monarchia
dei corpi intermedi di stampo montesqueiano e degli ufficiali del
re.
Approfondimento: il regime napoleonico
Si crea va dunque una struttura di governo accentrata, che
creava un rapporto diretto tra i vertici del potere e la realtà
amministrativa,      imponendo      un     unico     canale    di
comunicazione: quello dell'amministrazione pubblica...
Si trattava, certo, di una svolta per molti versi autoritaria ma
che serviva a vanificare le richieste dei realisti e al tempo
stesso difendeva e consolidava alcuni importanti principi che
si erano ormai affermati nella società francese nata dalla
rivoluzione: l'uguaglianza dei cittadini, la legittimazione della
proprietà e della ricchezza come unici elementi di selezione
della classe dirigente e il riconoscimento del talento
personale come via di ascesa sociale e politica. "
La politica napoleonica fu accettata poiché il primo console si presentò come
l'unico uomo in grado di riorganizzare la Francia e di assicurarne la ripresa
economica finanziaria. Viene favorito anche il risanamento delle finanze del
paese.
Fu emanato il capolavoro legislativo dell'epoca napoleonica nel 1804: il codice
civile che riaffermava alcune delle grandi conquiste della rivoluzione
uguaglianza giuridica, libertà religiosa, laicità dello Stato, libertà individuale, il
riconoscimento della libertà di proprietà privata; il codice civile era invece
completamente privo di normative e di regolamenti relativi al lavoro e la sua
giusta retribuzione: a quindici anni dal 1789 si poteva ormai distinguere una
rivoluzione della borghesia, vittoriosa, e una rivoluzione del popolo, perdente
su molti dei punti fondamentali trattati dalla dichiarazione dei diritti dell'uomo.
Risorse il problema della divisione religiosa attraverso il concordato con il Papa
del 1801: in questo concordato veniva rimarcato ulteriormente il primato dello
Stato attraverso un controllo forte delle sue strutture sulla Chiesa: giuramento
di fedeltà allo stato, proposta di candidature per i vescovi e i parroci, stipendio
assicurato dallo Stato stesso. Gli articoli organici del 1802 rafforzarono ancora
di più l'autorità napoleonica.
Dopo anni di acuta instabilità, sembrava proprio che Napoleone fosse riuscito
ridare la Francia la pace sociale e religiosa.
Napoleone risollevò il problema della guerra contro la prima coalizione: decise
di colpire la Austria per isolare il nemico d'oltremanica e costringerlo alla resa:
attaccò insieme sul fronte renano e su quello italiano riportando importanti
vittorie sottoscritte con la pace di Lunéville del 1801. La resa dell'Austria portò
effettivamente all'isolamento della Gran Bretagna: nel 1801 infatti anche il
regno di Napoli e la Russia conclusero la pace con la Francia. La situazione
dunque muoveva positivamente Napoleone che accarezzava l'idea di
un'alleanza russa nello scontro con la Gran Bretagna ma ciò non avvenne per
l'assassinio dello zar. Si giunse così nel 1802 alla pace di Amiens.
La vittoria rafforzò straordinariamente il prestigio di Napoleone in patria: egli
aveva dimostrato chiaramente di essere l'uomo di cui la Francia aveva bisogno
per mantenere l'ordine interno e per essere incarnazione di grande potenza.
Risulta pertanto facile comprendere la facilità con cui egli, nel giro di due anni,
trasformò quel che restava del regime repubblicano in una monarchia.
" Napoleone Bonaparte affermava e consolidava il proprio ruolo di pacificatore
all'interno e di garante di un nuovo ordine europeo. Non sorprende quindi che
nel 1802 il Consiglio di Stato indicesse un plebiscito sull'opportunità di dare
carattere vitalizio alla carica di console e di riconoscere al primo console la
prerogativa di indicare il secondo e il terzo console e il proprio stesso
successore. "
Nell'agosto del 1802 si fece nominare primo console a vita - costituzione
dell'anno X -.
Due anni dopo, la scoperta di un complotto realista permise a Napoleone di
sostenere che solo l'instaurazione di una nuova dinastia avrebbe
definitivamente posto il regime al riparo dall'eventualità di una restaurazione
borbonica - costituzione dell'anno XII, 1804 -.
E il senato affidò il potere all'imperatore ereditario Napoleone Bonaparte: tutto
ratificato dal plebiscito popolare.
Napoleone vuole ricevere, secondo tradizione, il titolo imperiale ed essere
incoronato dal Papa nella cattedrale di Parigi - 2 dicembre 1804 -.
" La scoperta della congiura contro Napoleone nelle 1804 fu l'occasione per
l'affidamento del governo della Repubblica ad un imperatore che prende il titolo
di Imperatore dei francesi e riconosceva che la dignità imperiale è ereditaria
nella discendenza diretta, naturale e legittima di Napoleone Bonaparte, di
maschio in maschio, era un ordine di primogenitura. Tale decisione fu
approvata da un altro plebiscito popolare. "
L’Impero
2 dicembre 1804: Napoleone cinse la corona di
Imperatore dei francesi in Notre-Dame. Il suo modello
era l’impero romano.
Nel 1805 l’Inghilterra riprese le ostilità con Austria e
Russia, ma la coalizione perse a Austerlitz (2-12-1805):
l’esercito francese era una formidabile macchina da
guerra, mentre non lo era la marina che fu sconfitta da
Nelson a Trafalgar (ottobre 1805).
Una nuova coalizione, guidata dai prussiani, fu battuta a
Jena e Auerstdt nel 1806). Napoleone governava ormai
l’Europa grazie ad un sistema di stati vassalli (es.
confederazione del Reno, Regno d’Italia).
Al culmine della potenza, dopo il trattato di Tilsit con lo
zar di Russia (7 luglio 1807) Napoleone impose il
blocco continentale contro l’Inghilterra tentando di
provocarne il collasso economico.
Ma tale misura fallì poiché gli inglesi intensificarono gli
scambi con le Americhe, i francesi volevano sostituirsi
agli inglesi nei commerci europei subordinando il
sistema economico ai loro interessi, molti porti furono
danneggiati. Dunque molti stati non sostennero il blocco,
fiorì il contrabbando e molti ufficiali doganali francesi
furono complici di traffici illeciti.
Il 1810 costituisce l'ultimo momento di gloria per Napoleone: da quell'anno le
scelte politiche dell'imperatore cominciavano ad essere meno oculate: sposò
una figlia del re d'Austria, Maria Luisa, e ciò scontentò una buona parte della
classe dirigente francese che temeva una negativa reazione russa. Le nozze
ebbero luogo e Napoleone ebbe il tanto desiderato erede. Intanto il difficile
gioco del bilanciamento fra politica borghese e politica popolare non sembrava
più essere il punto di forza di Napoleone che cominciò a restringere anche le
libertà di opinione e di stampa sul suolo francese quando ciò fosse considerato
lesivo della immagine dell'imperatore e dannoso per il suo governo.
Il colpo decisivo all'impero napoleonico provenne dalla lontana ed
apparentemente meno pericolosa Russia che cominciò a giudicare troppo
pesante l'alleanza con i francesi.
Alla fine del 1810 lo zar abbandonò il blocco continentale e l'alleanza con
Napoleone.
Disfatte militari napoleoniche
La fine di Napoleone
La spedizione contro la Russia iniziata il 24 giugno
1812, dopo rapide vittorie che portarono i francesi a
Mosca il 14 settembre, segnò l fine del sogno
napoleonico. L’armata fu sconfitta dalla fame e dal
freddo, oltre che dalla guerriglia russa e dalla tattica
della terra bruciata. Nella ritirata Napoleone perse
400.000 uomini, molti veterani, e fu sconfitto a Lipsia il
16-18 ottobre 1813). Napoleone accettò di abdicare e
ritirarsi all’isola d’Elba. Ritornerà in Francia in seguito nel
vano tentativo di riorganizzare le forze francesi ma sarà
definitivamente sconfitto a Waterloo il 15 giugno 1815.
sarà esiliato a Sant’Elena dove morirà il 5 maggio 1821.
(vedi testo pag. 208)
Campagna di Russia
La Francia era minacciata di invasione: ormai però le energie che nel passato
avevano consentito di evitare l’invasione straniera erano state tutte spese e
l'intero paese non desiderava altro che la pace. Il 31 marzo 1814 gli eserciti
della coalizione entrarono a Parigi e deposero Napoleone, mentre il trono
tornava ai Borboni con Luigi XVIII.
Il 6 aprile Napoleone abdicò consentendo l'apertura delle trattative che
portarono alla pace di Parigi 30 maggio 1814: Napoleone fu confinato nell'isola
d'Elba, la Francia tornava ai confini del 1792, sì riuniva un        congresso a
Vienna per sistemare la situazione europea.
Napoleone sbarcò di nuovo in Francia il 1 marzo 1815 e venne accolto
dall'entusiasmo della folla. Rientrò a Parigi il 20 marzo con l'appoggio
dell'esercito: sperava di conquistare il consenso delle forze liberali e di
approfittare dei contrasti sorti al congresso di Vienna.
Ma queste ultime sconfissero definitivamente a Waterloo il 18 giugno 1815.
Napoleone fu fatto prigioniero e confinato nell'isola di Sant'Elena dove morì il 5
maggio 1821.
Testi da leggere
Che cos’è il Terzo Stato? Pag.211
L’ideale politico e sociale di Robespierre, pag. 213
Le posizioni politiche e sociali dei sanculotti, pag. 215
Patriottismo e violenza nel settembre 1792, pag. 216
Il codice civile napoleonico, pag. 218
Il senso di superiorità dei francesi…, pag. 219

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3 la rivoluzione francese

  • 1. La Rivoluzione francese la fine dell’antico regime in Francia
  • 2. Luigi XVI Maria Antonietta
  • 3. Un paese agricolo La Francia era il paese più popoloso d’Europa ed e era in sviluppo demografico; era anche un paese giovane (30% meno di di 20 anni). Nel 1780 si era in espansione economica e la fonte di reddito principale era la terra: l’80% della popolazione era composta da contadini (il clero aveva il 30% delle terre, l’aristocrazia il 10%). Il resto della terra apparteneva ai contadini o alla borghesia. Il limite del sistema economico era che i poderi erano piccoli e bastavano per la sussistenza del contadino. Dunque la ricchezza restava nelle mani dei proprietari fondiari e dei nobili. L’intero sistema economico restava comunque esposto al pericolo carestia (1709, 1741, 1788).
  • 4. Il privilegio La monarchia assoluta prevedeva un sovrano libero da qualsiasi condizionamento nella gestione del potere: l’Assemblea degli Stati Generali non veniva convocata dal 1614. La società era distinta, e tale forma era considerata di ordine divino e dunque non modificabile, in tre ordini : Il clero La nobiltà guerriera Il Terzo stato Le differenze tra gli ordini erano di tipo giuridico, non economiche: lo stato è infatti una categoria che raggruppa individui che posseggono determinati privilegi e che economicamente possono essere diversissimi. Sono trattati di conseguenza in modo diverso.
  • 5. Il clero Aveva il posto d’onore nella società poiché il tempo e i ritmi della vita erano scanditi in Francia dal cristianesimo: 150.000 individui, 10% delle terre. Aveva il privilegio dell’esonero dal pagamento delle imposte sui terreni di proprietà e altre in genere. L’assemblea del clero decideva un dono gratuito alla corona periodicamente. I nobili 350.00 individui: A- non pagavano imposte sulla terra (diritto feudale) B- trasmettevano ereditariamente i patrimoni famigliari al figlio maschio primogenito (i figli cadetti facevano carriera militare o ecclesiastica)
  • 6. C- godevano della signoria bannale: poteri di esercitare la giustizia, riscuotere le tasse, avere forza militare, riscuotere tasse su monopoli locali (mulino, frantoio, forno, torchio del vino), la taglia (tributo straordinario per le necessità del momento). (vedi testo pag. 147) L’aristocrazia, pur avendo perso molto potere con l’assolutismo, esercitava ancora i suoi privilegi; per questo il popolo vedeva ancora nel Re il proprio protettore dagli abusi dei nobili.
  • 7. Approfondimento: Furet-Richet, La Rivoluzione francese, Laterza L’antico regime è un sistema economico antiquato: prevalenza della produzione agricola della ricchezza nazionale, scarsa produttività del lavoro, fragilità dell’instabile equilibrio fra il numero degli uomini e il volume delle sussistenze. Si tratta di un’economia di sopravvivenza. Per i francesi dell’antico regime alla base di tutto c’è la terra, la coltivazione del grano e dei cereali in genere con i suoi nuovi tradizionali. Il raccolto generalmente finisce sfamare il paese, ma si pratica una cattiva annata, il panorama economico sociale e dominato dalla penuria dei cereali. La Francia è soggetta a tecniche agricole a cariche, ai capricci del clima, ma è dominata inoltre quasi interamente dalla signoria: non esistono in pratica terre che non dipendono dall’antico diritto del Signore e non sono perciò editrici di delitti feudali luce veramente catalogato il castello dove si sta bene attenti a non far ricadere in prescrizione. La nobiltà è rimasta padrona dei suoi secolari possedimenti, immensi perché comprendano sia le terre che essa fa coltivare direttamente, sia quelle su cui percepisce i vecchi obblighi di un tempo. A tutto ciò, per quanto riguarda il clero va aggiunto il reddito supplementare della decima, corrispondenti a circa un ventesimo di tutti raccolti del regno. Il privilegio fiscale, ossia l’esenzione dalla taglia,corona infine questa enorme ricchezza fondiaria. Ecco dunque le basi del potere dei due primi ordini del re di Francia: il clero della nobiltà non vivono soltanto dei redditi dei loro possedimenti agricoli, ma anche del prelievo annuo di una percentuale secolare sul lavoro
  • 8. La superiorità del clero e della nobiltà è garantita: l’ordine sociale non è tale soltanto di fatto, ma anche di diritto, e ciò significa che non procede da un libero accordo fra gli uomini, bensì dal riconoscimento di una gerarchia voluta da Dio. La massa della popolazione, poco istruita e murata nella vita più rigidamente locale, non ha alcun mezzo per rimettere in discussione l’antica fede che mantiene la piramide sociale. La sua vita quotidiana e le sue abitudini mentali sono tutte fondate sulla religione, il calendario della vita e sempre dominato dalla Chiesa e dal prete. Al vertice di questa piramide c’è il re di Francia, l’incarnazione e ereditaria dell’antica monarchia. Si tratta di una non è assoluto, il cui diritti procedono soltanto da Dio, padre di tutti i suoi sudditi, proprietario della venuta meno il proprietario diretto di sconfinati possedimenti, a tutti i poteri. Egli è diventato il capo di una burocrazia centralizzata il cui cuore è al castello di Versailles. Due solo gli ordini privilegiati, alla nobiltà sono riservati tutti i privilegi che essa osserva rigidamente come ad esempio il diritto di primogenitura, il getto di illustrare una giusta sia il villaggio, il diritto di vivere nobilmente . La balia del sangue conserva un’importanza enorme, un prestigio ricchissimo, separando e distinguendo ed è sempre più gelosamente protetta. Vi è poi il clero: esso un carattere sacro in un suo ruolo dello Stato. Il clero garantisce e sacralizza per l’eternità l’ordine sociale, politico e intellettuale. La sua potenza economica e grandissima, e un grande proprietario di terreni e di immobili. Lo spazio è cattolico, il tempo è cattolico.
  • 9. Esso non è però un gruppo sociale omogeneo, infatti si distingue un alto clero di famiglia nobile e molto spesso dell’alta nobiltà, un clero medio e un basso clero molto vicino ai contadini. Mentre il clero copre con il prestigio della sua sacra funzione condizioni sociali ed economiche molto diverse, la nobiltà è invece un gruppo coerente, differenziato attraverso la selezione della nascita, dal retaggio della signoria fondiaria, dal culto della propria differenza insomma da uno stile di vita che è il contrario della tranquillità e del risparmio borghese.in
  • 10. La convocazione degli Stati Generali La guerra nelle colonie americane era stato un successo militare e politico, a aveva ridotto in uno stato disastroso le finanze statali. Non fu possibile attuare alcuna riforma fiscale tra il 1774-1788 poiché i Parlamenti e i ceti privilegiati opposero una fiera resistenza ai ministri incaricati (Turgot, Necker, Calonne, Lomenie de Brienne). Dunque l’aristocrazie, nel tentativo di approfittare della debolezza della corona e di impedire la riforma fiscale, invocò la convocazione degli Stati generali (innescando gli eventi che avrebbero portato alla Rivoluzione). 8 agosto 1788 il re accettò la convocazione per il 1° maggio 1789. erano iniziati gli eventi che avrebbero portato alla rivoluzione.
  • 11. Il Terzo stato Tutti coloro che non erano né ecclesiastici né nobili (il 98% della popolazione). Al suo interno le disparità economiche erano ancora più marcate e nette. Non godeva di alcun privilegio e doveva versare tutte le imposte; forte era il rancore verso i gruppi privilegiati a causa di privilegi sentiti come ingiusti e insopportabili. Subito si iniziò a chiedere che mutasse il numero dei suoi rappresentanti agli Stati Generali, raddoppiandolo. Cosa che il re accolse con favore il 27 dicembre 1788, convinto che in tal modo si sarebbe limitata la forza e le pretese aristocratiche ritenute minacciose per la monarchia assolutistica tradizionale.
  • 12. Che cosa è il Terzo stato? Questo piccolo libro, scritto da Sieyès (1748-1836) nel febbraio 1789, attaccava gli ordini privilegiati poiché partendo dal concetto di nazione (insieme di cittadini, impegnati nelle varie attività produttive, contribuiscono col proprio denaro al mantenimento dei funzionari pubblici per le funzioni dello stato) affermava che il terzo stato era una nazione in se stesso, mentre l’aristocrazia parassitaria era un corpo estraneo, i privilegi della quale dovevano essere aboliti, elaborando in seguito una nuova Costituzione sull’esempio inglese. Il terzo stato doveva dar vita ad una Assemblea Nazionale per stendere la carta costituzionale.
  • 13. L’Assemblea Nazionale Gli Stati Generali furono preceduti dalla raccolta delle rimostranze e dai motivi di malcontento da presentare al re (cahiers de doléance). 5 maggio 1789 si aprirono gli Stati generali a Versailles. Vi parteciparono 291 delegati del clero (, 270 dei nobili (totale 561) e 578 delegati del Terzo stato (senza delegati erano contadini, artigiani, operai; il gruppo più numeroso era quello degli avvocati). Vi fu subito la questione delle modalità di votazione: fin dal febbraio 1789 Sieyés aveva richiesto la votazione per testa in unica camera (no più per ordine e in camere separate) in modo da rompere il vantaggio dei due ordini privilegiati, ma il re aveva respinto tale richiesta che avrebbe rinnegato il privilegio dell’ordine.
  • 14. Approfondimento Lo strumento informativo per gli stati generali furono i cahiérs de doléance: ne conosciamo almeno sessantamila che fotografano bene alla situazione francese. Essi chiedevano: 1. una costituzione o legge che limitasse l'assolutismo e creasse una rappresentanza nazionale per decidere leggi e imposte 2. una riforma del sistema fiscale e del sistema giudiziario e chiedevano garanzie di libertà personale e di stampa 3. difendevano la centralità dell'interesse il terzo Stato che identificavano con la nazione visto che gli altri due ordini rappresentavano solo il 2% ed erano sentiti anche come corpi estranei 4. i nobili invece volevano il voto per ordine, accettavano l'uguaglianza fiscale ma non quella giuridica 5. emergeva il distacco e il contrasto forte tra le parti alte dell'ordine nobiliare e dell'ordine ecclesiastico e le parti basse degli stessi 6. emergevano nuove parole: nazione identificata con il terzo Stato, costituzione indicativa della sovranità e della libertà del popolo, sovranità dello stesso popolo.
  • 15. Il Terzo stato decise allora di muoversi autonomamente fin dalle prime settimane: 17 giugno 1789, i deputati si definirono rappresentanti dell’intera nazione e decisero di chiamarsi Assemblea Nazionale. Il re colto di sorpresa fece sbarrare la sala ove essi si riunivano e questi allora si trasferirono, il 20 giugno, nella palestra della pallacorda ove pronunciarono il solenne giuramento di non separarsi sino all’approvazione di una nuova Costituzione. (vedi testo pag. 153) In poco tempo molti del clero e alcuni nobili illuminati si unirono al terzo stato e dunque il 27 giugno 1789 il re, prendendo atto della situazione, invitò i rimanenti ad unirsi all’assemblea.
  • 17. La Bastiglia Alcuni reggimenti fedeli al re ricevono ordine di marciare su Parigi. Aumento vertiginoso de prezzo del pane. La popolazione affamata è facilmente eccitabile. Si diffonde la diceria di una congiura aristocratica per affamare la Francia. Si moltiplicarono i tumulti che culminarono con l’assalto alla Bastiglia il 14 luglio 1789. il re non seppe più governare gli eventi e molti grandi aristocratici fuggivano dalla Francia. Venne creata la Guardia Nazionale (la coccarda tricolore era il suo emblema) con lo scopo di mantenere l’ordine nella capitale. Al suo comando fu posto il marchese La Fayette (eroe delle guerre americane).
  • 19. Rivolta contadina Si diffusero gravi disordini anche nelle campagne e gli insorti attaccavano i castelli nobiliari distruggendo gli archivi ove erano conservate le memorie dei diritti feudali. È il momento della Grande Paura circa una vasta congiura dei nobili che minacciava di distruggere i nuovi raccolti. Altri credevano in eserciti mercenari mandati dai nobili all’estero. Il 4 e 5 agosto 1789 l’Assemblea Nazionale votò la soppressione dei diritti sulle persone e le decime, e la soppressione con riscatto dei diritti reali posseduti dai nobili. Era la fine dell’Antico Regime e della socità tripartita per ordini. (vedi testo pag. 157)
  • 20. La dichiarazione del 1789 26 agosto 1789: Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (premessa e 17 articoli). Centrali sono i concetti di libertà e di uguaglianza. (vedi testo pag. 158) Spicca una uguaglianza solo di tipo giuridico, non economico, in una Dichiarazione che è decisamente ispirata dalla filosofia di Locke: concezione ascendente del potere, sovranità nel popolo, stato frutto di un contratto liberamente stipulato finalizzato ad un più sicuro esercizio delle libertà individuali, con possibilità di resistenza all’oppressione.
  • 21. Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino
  • 22. 6 ottobre 1789: il re si deve trasferire a Parigi, come l’Assemblea Nazionale. Ottobre 1789 nasce un nuovo soggetto politico: la folla parigina in cui una parte della nazione esercita concretamente e direttamente la sua sovranità scavalcando anche le decisioni dell'assemblea nazionale. Essa svolgeva sia l’attività di Assemblea Costituente sia quella di vera e propria camera legislativa. Si definirono i gruppi: A destra i conservatori e oppositori delle novità (nobili e clero). A sinistra i deputati del terzo stato e i fautori della fine dell’antico regime.
  • 23. Il principale problema restava la soluzione del dissesto finanziario che aveva provocato la convocazione degli Stati generali: il 2 novembre 1789 si decise di confiscare le terre del clero, considerate beni nazionali, e non di proprietà, sostituendole con un salario ai sacerdoti. Il 13 febbraio 1790 fu ordinato lo scioglimento degli ordini religiosi che non facessero assistenza o educazione. Il 12 luglio 1790 fu approvata la Costituzione civile del Clero che sottopose i sacerdoti al controllo statale (parroci eletti dai fedeli, vescovi di nomina statale). La reazione del Papato fu di dura condanna del provvedimento e della Rivoluzione: si aprì la dura e dolorosa frattura tra clero costituzionale e clero refrattario.
  • 24. La Costituzione del 1791 Giugno 1791: il tenta di fuggire all’estero, ma viene scoperto. 13 settembre 1791: viene promulgata dal re la nuova Costituzione con la separazione dei poteri (esecutivo, legislativo, giudiziario) e l’abolizione della discriminazione delle minoranze religiose. Non si aboliva però la schiavitù nelle colonie francesi, e si creava un sistema elettorale basato su censo dividendo i cittadini in attivi (eleggevano 50.00 grandi elettori per poi scegliere i deputati) e passivi (privati del diritto di voto). Era una impostazione non democratica che subito venne contrastata da associazione politiche (club).
  • 25. Ritorno forzato del re a Parigi
  • 26. Residenza reale alle Tuileries
  • 27. I giacobini (società degli amici della costituzione) tra cui si distinse Robespierre, e i cordiglieri (società dei diritti dell’uomo e del cittadino) con Danton e Marat. Si distinsero anche alcune donne colte ferventi sostenitrici dell’uguaglianza tra i sessi come Olimpe de Gouges. (vedi testo pag. 165)
  • 28. La guerra Molti stati europei cominciarono a temere i fermenti rivoluzionari e la loro esportazione, ma nessuno osava sfidare lo stato francese considerato ancora troppo forte militarmente. Fu la Francia ad aprire le ostilità poiché a partire dal 1° ottobre 1791 i deputati Girondini (provenivano dal dipartimento della Gironde – Bordeaux -) sostenevano la necessità della guerra per consolidare la Rivoluzione, sconfiggere gli emigrati reazionari e i sovrani che li proteggevano. Alcuni sostenevano la missione della Francia per portare la libertà in Europa. Robespierre si opponeva alla guerra (dichiarata all’Austria il 20 aprile 1792). Infatti molti generali (nobili) si accordarono col nemico o non combatterono.
  • 29. Il re era favorevole alla guerra poichè sperava nella sconfitta della Francia e dunque della Rivoluzione: ciò gli avrebbe permesso di riprendere il potere tradizionale in patria ripristinando l’ordine interno.
  • 31. Il colpo di stato del 1792 L’atteggiamento del re e dei generali spinse molti partiti a pensare di mutare radicalmente la situazione politica. Ciò fu possibile dopo il 10 agosto 1792 quando si insediò a Parigi una nuova municipalità chiamata Comune: era un organismo con chiare finalità difensive contro i reazionari nemici della rivoluzione e dominato dai sanculotti (bottegai, artigiani e commercianti) esclusi dal godimento dei diritti elettorali che ritenevano la monarchia costituzionale moderata una truffa. La Comune invitò le sezioni parigine a dare l’assalto alle Tuileries, residenza reale. Ad essi si associò u reparto di volontari marsigliesi che diffusero un nuov inno militare: la Marsigliese.
  • 34. La Repubblica Luigi XVI fu sospeso, furono indette nuove elezioni e la Francia divenne una Repubblica. Al fronte la situazione drammatica contro i prussiani fu salvata a Valmy (20 settembre 1792). Il 21 settembre 1792 si riuniva il nuovo organismo chiamato Convenzione in cui sedevano: 1) I girondini, colti, raffinati, modernizzatori illuminati, avversari dei privilegi e dell’antico regime, difensori della proprietà privata e diffidenti verso i sanculotti e la Comune rivoluzionaria. Il popolo doveva restare agli ordini delle èlites sociali. 2) I giacobini, nemici dei girondini, pronti ad allearsi con i sanculotti per salvare la rivoluzione e disposti a far loro concessioni sul piano sociale.
  • 36. I giacobini e i radicali erano chiamati anche Montagnardi. 3) Poi vi era la maggioranza dei deputati di volta in volta schierati chiamati con disprezzo Pianura o Palude. Il contrasto tra i primi due gruppi emerse circa il destino del re: ebbero la meglio i girondini che riuscirono prima processare pubblicamente il re per alto tradimento davanti alla Convenzione (21 dicembre1792); il re fu condannato (14 gennaio1793) e infine pubblicamente giustiziato (21 gennaio 1793). La condanna dstò enorme scalpore in Europa poiché sfidava il millenario principio dell’investitura divina del sovrano.
  • 37. Giacobini Membri del club politico francese “Società degli amici della Costituzione”, fondato nel 1789 durante la Rivoluzione francese. Il nome deriva dal loro luogo d’incontro, un ex convento parigino dei domenicani, o jacobins. Honoré de Mirabeau, Jean-Paul Marat e Maximilien de Robespierre furono tra i fondatori, ma fu quest’ultimo a divenirne capo indiscusso. Composto di circa 3000 membri a Parigi, il club si diffuse rapidamente controllando 1200 società affiliate in tutta la Francia e acquistando un enorme potere politico, che raggiunse l’apice quando fu creata la Convenzione nazionale, l’assemblea rappresentativa francese che fu attiva dal 1792 al 1795. Alla Convenzione i giacobini sedevano nei banchi alti (la “Montagna”) con i seguaci di Georges Danton (i cordiglieri). Favorevoli nei primi anni alla monarchia costituzionale, dopo la tentata fuga dalla Francia di Luigi XVI (1791), i giacobini si spostarono su posizioni repubblicane e democratiche. Alcuni elementi estremisti del gruppo acquisirono poi il controllo del movimento e, dominando il Comitato di salute pubblica, affondarono il paese nel Terrore con l’uso sistematico della violenza: fecero uccidere i girondini moderati e giustiziarono migliaia di oppositori. Il club perse gran parte del suo potere con la caduta di Robespierre in seguito al colpo di stato del Nove termidoro (27-28 luglio 1794), e venne bandito dalla Convenzione nel successivo novembre.
  • 38. ROBESPIERRE, MAXIMILIEN DE (Arras 1758 - Parigi 1794). Politico francese. Avvocato, intellettuale illuminista seguace di Rousseau e critico nei confronti dell'assolutismo regio e del sistema giudiziario, fu eletto deputato agli Stati generali del 1789. Appassionato difensore della libertà e dell'uguaglianza tra gli uomini, esercitò la sua influenza nel club dei giacobini, divenendone leader indiscusso con le campagne a favore del suffragio universale e contro la monarchia dopo la fuga di Varennes. La vita austera e l'intransigenza morale gli valsero il soprannome di Incorruttibile. Ostile alla dichiarazione di guerra all'Austria, in cui identificava un pericolo per le sorti della rivoluzione, dopo lo scoppio del conflitto (aprile 1792) e i primi rovesci militari divenne strenuo sostenitore della difesa a oltranza. Eletto membro della Comune di Parigi dopo la rivolta popolare del 10 agosto 1792, fu poi deputato alla Convenzione dove si schierò con i montagnardi contro i girondini. Disinteressato fino ad allora ai problemi dell'approvvigionamento, appoggiò il programma dei sanculotti che chiedevano il calmiere dei prezzi delle derrate nonché l'epurazione dei sospetti e il potenziamento delle sezioni popolari. Dopo che i montagnardi ebbero conquistato il controllo della Convenzione con l'aiuto dei sanculotti (giornate del 31 maggio e del 2 giugno 1793), si adoperò per contenere le spinte radicali di questi ultimi e sostenne la necessità di un potere dittatoriale. Animatore del Comitato di salute pubblica, adottò misure straordinarie per fronteggiare le difficoltà del momento e salvare la rivoluzione dai nemici interni ed esterni, non esitando a instaurare il regime del Terrore. La sconfitta della controrivoluzione e i successi militari riportati dalla Francia sugli eserciti coalizzati resero sempre più inviso e meno giustificabile il Terrore e favorirono l'alleanza degli oppositori che il 9 termidoro posero sotto accusa Robespierre di fronte alla Convenzione. Arrestato insieme ai suoi più stretti collaboratori, fu giustiziato il giorno successivo.
  • 39. Girondini Membri di un gruppo repubblicano moderato attivo durante la Rivoluzione francese tra il 1791 e il 1793. Tra i suoi esponenti vi erano un gran numero di rappresentanti del dipartimento della Gironda (da cui il nome) e furono chiamati anche brissottini, da Jacques-Pierre Brissot che fu il loro capo. In seno all'Assemblea legislativa eletta nell'ottobre del 1791 (dove sedevano a sinistra) agirono inizialmente in accordo con i giacobini, dai quali tuttavia si divisero sulla questione della guerra all'Austria e alla Prussia: Brissot convinse infatti l'Assemblea a votare a favore della guerra al fine di rinsaldare nel popolo il senso dell'unità nazionale (20 aprile 1792). Dopo l'instaurazione della repubblica (21 settembre 1792) l'influenza dei girondini cominciò a declinare a vantaggio dei giacobini, a causa degli insuccessi militari e delle difficoltà economiche del paese. Opponendosi ai controlli economici e alla radicalizzazione della rivoluzione sostenuti dai sanculotti, furono scalzati dal potere il 2 giugno 1793 al culmine di una sommossa popolare: 27 deputati e due ministri girondini furono giustiziati. Dopo un tentativo, senza successo, da parte di alcuni di organizzare una insurrezione federalista in provincia, il 31 ottobre i giacobini fecero ghigliottinare Brissot con trenta suoi seguaci, annientando di fatto la realtà del movimento, i cui sopravvissuti furono reintegrati nella Convenzione nel 1795.
  • 40. Sanculotti Rivoluzionari che costituivano la base del movimento giacobino ai tempi della Rivoluzione francese. Originariamente il termine (in francese sans-culottes, “senza calzoni corti”, indumento tipico della nobiltà), aveva un carattere spregiativo ed era utilizzato a Parigi per indicare i membri del ceto basso e medio (manovali, artigiani, piccoli commercianti) che, a differenza dei nobili, indossavano pantaloni lunghi. All’inizio della rivoluzione il termine assunse una connotazione politica e diventò un’etichetta per i rappresentanti repubblicani radicali del Terzo Stato. I sanculotti furono la forza trainante delle grandi dimostrazioni organizzate a Parigi tra il 1791 e il 1794. La loro rivolta contro i girondini consentì ai giacobini di assumere il potere il 2 giugno 1793; tuttavia, quando questi ultimi introdussero un limite massimo per i salari, i sanculotti tolsero loro il sostegno politico. Quando, il 27 luglio 1794 (il Nove termidoro secondo il calendario rivoluzionario), il regime giacobino fu rovesciato, i sanculotti subirono una sanguinosa persecuzione (nel periodo del cosiddetto Terrore Bianco)
  • 41. HÉBERT, JACQUES-RENÉ (Alençon 1757 - Parigi 1794). Politico e giornalista francese. Acceso fautore della rivoluzione, fondò e diresse il giornale "Le Père Duchesne", sostenendo posizioni sempre più radicali con un linguaggio volutamente aggressivo. Sostenitore dell'étatisme, o socialismo di stato, fu in contrasto con Robespierre che nel marzo 1794 lo fece arrestare e ghigliottinare insieme ad altri suoi seguaci.
  • 42. Cordiglieri Membri di un club politico francese, fondato nel 1790, che si riunivano in un convento di frati minori francescani (in francese cordeliers, così chiamati dal cordone che cinge loro la vita) presso Parigi, chiuso agli inizi della Rivoluzione francese. Esponenti principali del club, che alla Convenzione nazionale sedeva con i montagnardi, furono Georges Danton, Camille Desmoulins e, soprattutto, nel 1793, durante il Terrore, il radicale Jacques-René Hébert. Determinante nell’eliminazione dei girondini moderati, il club assunse posizioni sempre più estremiste, in opposizione ai giacobini. Numerosi cordiglieri furono ghigliottinati durante lo sterminio del gruppo di Hébert, ordinato da Robespierre nel 1794, e il club venne messo fuori legge dal Comitato di salute pubblica nel 1795.
  • 43. DANTON, GEORGES-JACQUES (Arcis-sur-Aube 1759 - Parigi 1794). Politico francese. Di modeste origini borghesi, studiò diritto e si trasferì a Parigi. Scoppiata la Rivoluzione, vi aderì prontamente e, abile oratore, si distinse nella lotta contro le correnti più moderate. Leader del club dei cordiglieri e fervente repubblicano, ebbe un ruolo determinante nelle agitazioni che provocarono l'eccidio del Campo di Marte (1791) e nell'insurrezione del 10 agosto 1792 che portò alla caduta della monarchia. Nominato ministro della Giustizia, tollerò le stragi di settembre. Eletto alla Convenzione, tentò di mediare il contrasto tra girondini e montagnardi; infine si schierò con questi ultimi ed entrò nel Comitato di salute pubblica. Di fronte alle vicende della guerra del 1792-1793 si adoperò per reclutare un grande esercito e fronteggiare la coalizione austro-prussiana; tuttavia, mentre pubblicamente spingeva i francesi alla liberazione dei popoli e al raggiungimento dei confini naturali, intavolava trattative con gli avversari. Tale atteggiamento contraddittorio, gli arricchimenti illeciti e il coinvolgimento in alcuni scandali gli alienarono molti favori. Assunta la direzione dell'opposizione moderata a Robespierre, da quest'ultimo fu usato per sconfiggere gli oppositori di sinistra, ma poi venne egli stesso eliminato. Arrestato insieme ai suoi seguaci, gli "indulgenti", fu giudicato dal Tribunale rivoluzionario e condannato a morte.
  • 45. La ghigliottina e le società politiche
  • 46. Esecuzione di Maria Antonietta
  • 47. La Vandea La situazione militare dopo Valmy volgeva a favore degli esercii francesi (Belgio e la Savoia). L’Inghilterra intervenne preoccupata (1 febbraio 1793 – I Coalizione) e costrinse a decretare la leva di 300.000 uomini che provocò proteste e tumulti; in Vandea ciò fu eclatante e decisamente fuori dal controllo (10-12 marzo 1793) poiché l’esercito repubblicano era impreparato a affrontare un nuovo modo di combattere basato sulla guerriglia. I Vandeani si proclamarono realisti e cattolici, cioè apertamente controrivoluzionari. (vedi testo pag. 172). Si decise di reprimere al rivolta con ogni mezzo, si operò anche contro i civili accusati di aiutare i ribelli, si uccisero circa 250.000 persone.
  • 48. La Vandea e Cathelineau
  • 49. La guerra moderna La nuova guerra si manifesta con caratteristiche proprie: scontro tra ideologie e visioni del mondo radicalmente diverse e inconciliabili; la vittoria deve coincidere con l’annientamento del nemico che è tale in modo assoluto; lo scontro non è più circoscritto agli eserciti, ma coinvolge i popoli e cifre elevate di combattenti; è una guerra di logoramento che coinvolge le risorse economiche di interi paesi; svanisce il confine tra militari e civile che vengono coinvolti pesantemente: uccisione e reclusione in massa dei civili. (vedi testo pag. 177)
  • 50. La nuova Costituzione La primavera del 1793 fu militarmente difficile e i sanculotti accusarono i girondini di aver mal condotto la guerra e il 2 giugno 1793 presero la convenzione arrestando i deputati della Gironda. Anche Robespierre fu estremamente preoccupato per questa violazione popolare dell’assemblea, ma cercava l’appoggio dei sanculotti. Egli era un vero democratico, pur difendendo la proprietà privata, e voleva promuovere il graduale miglioramento delle condizioni di vita di tutti i francesi. Nel giugno e luglio 1793 furono emanati decreti quali la vendita dei beni degli emigrati in piccoli lotti ai contadini. Il 24 giugno 1793 veniva approvata una nuova Costituzione: suffragio universale, istruzione e occupazione per tutti, proprietà privata.
  • 51. Misure economiche e Terrore La costituzione era, nel momento contingente, non applicabile e i sanculotti chiedevano a gran voce misure economiche radicali: l’inflazione aveva eroso il 30% del valore dell’assegnato. Si richiedeva a gran voce l’istituzione di un maximum sui generi indispensabili che venne approvato il 29 settembre 1793. A settembre si procedette in modo intransigente contro i nemici della rivoluzione e iniziò il Terrore: esso trovò i suoi strumenti nel Comitato di salute pubblica (6 aprile 1793) e nel Tribunale rivoluzionario (11 marzo 1793). Il potere giudiziario fu subordinato a quello politico- esecutivo: si negò ogni diritto ai cittadini considerati pericolosi, o anche solo sospettati di esserlo, per la Repubblica. (vedi testo pag. 179)
  • 52. Protagonisti Marat: giornalista, cordigliere molto vicino ai sanculotti, direttore del giornale “L’Amie du peuple”, critico e violento contro i moderati, assassinato il 13 luglio 1793 da Charlotte Corday, vicina ai girondini. Hébert: prese il posto di Marat con il suo giornale “Le Père Duchesne”, insultando con articoli violenti e volgari i ricchi borghesi. Trovò ampio consenso tra i sanculotti. Nel marzo 1794 venne arrestato e processato, ponendo fine al dualismo tra Comune e Convenzione. Danton: decisivo nel settembre 1792 alla difesa di Parigi dai prussiani. Rientrato nella vita politica volendo attenuare il terrore fu accusato di essere un controrivoluzionario e ghigliottinato nell’aprile 1794.
  • 53. Violenza rivoluzionaria La violenza era giustificata dalla volontà di salvare a tutti i costi la Rivoluzione dai suoi nemici interni ed esterni. Ad esempio nel 1792 con Parigi minacciata dai prussiani i sanculotti, mobilitati per la difesa della città, temevano un attacco interno dei nobili e controrivoluzionari, utilizzano vagabondi e carcerati. La paura fece si che fossero attaccate le carceri e uccisi molti prigionieri in modo sommario (molti erano preti refrattari). Con il Terrore il panico si attenuò poiché sembrò che la situazione fosse sotto il controllo e i nemici del popolo fossero in rotta. Strumento del terrore fu la ghigliottina che assicurava una pena capitale seguita in modo uguale per tutti mediante decapitazione.
  • 54. La ghigliottina voleva essere l’opposto del supplizio tradizionale: niente sofferenze prolungate e gratuite, ma una pena veloce e sobria secondo i principi dell’illuminismo. Eppure ciò non impedì la spettacolarità dell’esecuzione che avveniva in pubblico e in una grande piazza. Con ciò si voleva intimorire e permettere alla folla lo sfogo del disprezzo verso il condannato, creando consenso verso la politica di repressione.
  • 55. " Il clima di violenta affermazione del potere centrale e di annientamento di ogni opposizione politica e sociale, se fu lo strumento del pieno di spiegarsi di quel controllo economico, che solo poteva sostenere il peso della guerra e il mantenimento dell'esercito, ebbe però un alto costo politico. Il terrore alienava al governo l'appoggio degli stati sociali cittadini, e parigini in particolare, duramente colpiti dall'applicazione del maximum generale. Nella concezione di Robespierre il terrore era comunque lo strumento necessario per l'affermazione di una direzione politica rivoluzionaria, che trovava nella virtù repubblicana il suo pieno sostegno. " "... Quel che non unisce molti risultati della storiografia più recente è la sottolineatura di una forte radice totalitaria, operante nel giacobinismo e in una larga parte della cultura politica dei rivoluzionari; quel che sostiene e dà il senso alle azioni e ai discorsi politici dei giacobini e di Robespierre è una forte autolegittimazione, l'identificare se stessi, la loro società, il loro aderenti nella Comune rivoluzionaria e nelle sezioni parigine, come l'espressione più vera della volontà generale e quindi con le guide naturali e necessarie della rivoluzione, contro i nemici dei giacobini, cioè i nemici della rivoluzione. " (Mario Rosa-Marcello Verga, Storia dell'Età Moderna 14504815, Mondadori).
  • 56. Scristianizzazione 20 settembre 1792: matrimonio civile e divorzio, era l’inizio dell’offensiva contro la Chiesa e la fede cristiana. Era soprattutto la Comune a volere tale azione di governo che si concretizzò anche con ispettori mandati nei vari dipartimenti e città. Circolavano idee ormai atee che rifiutavano l’immortalità dell’anima. 5 ottobre 1793: introduzione del nuovo calendario rivoluzionario che segnava l’inizio di una nuova era a partire dalla proclamazione della repubblica (20 settembre 1792). (vedi testo pag. 186-187)
  • 57. Il problema della morte Robespierre non condivideva l’ateismo materialista di molti sanculotti, era semmai deista come Voltaire. Il 17 maggio 1794 tenne un discorso in cui respinse il materialismo e il meccanicismo naturalista: l’uomo deve credere che la morte non concluda definitivamente la sua esistenza. Tale convinzione era importante per i suoi effetti sociali: infatti la ricompensa ultraterrena portava gli uomini a credere nella virtù e a sacrificarsi per grandi ideali come la nazione. Egli ottenne un decreto i cui si riconobbe l’esistenza dell’essere Supremo e ne organizzò la festa il giorno 8 giugno 1794. occorreva poi ricordare e conservare la memoria di coloro che avevano servito grandemente la rivoluzione.
  • 58. Il 9 Termidoro Nell’estate del 1794 i giacobini furono isolati poiché avevano perso l’appoggio dei cordiglieri e sanculotti e dei borghesi moderati della Pianura stanchi di un terrore considerato ormai non più necessario e la situazione militare non era più drammatica (Fleurus, 26-6-1794). Il 9 Termidoro (27 luglio1794) ci fu un colpo di stato, i leader giacobini arrestati e ghigliottinati immediatamente, la capitale restituita ad un’atmosfera più normale e serena, concessa la libertà di stampa e di discussione politica; a novembre fu chiuso il club giacobino. 22 agosto 1795: venne promulgata la nuova Costituzione.
  • 59. La precedevano dichiarazioni sui diritti e sui doveri. Soppressi il diritto all’insurrezione del popolo, la democrazia diretta, il suffragio universale. Si sanciva la separazione dei poteri, affidando l’esecutivo al Direttorio e il legislativo a due camere: Consiglio dei Cinquecento e Consiglio degli Anziani o Senato. Le elezioni tornavano a suffragio censitario (non era più una costituzione democratica).
  • 60. I termidoriani Si riaprirono al culto le chiese e si abolì il maximum ritenendo di ridare libertà ai commerci; in realtà i prezzi subirono un’impennata spaventosa e il valore degli assegnati crollò (nel luglio1794 valeva il 31% del valore nominale, a dicembre il 20%, a marzo 1795 l’8%!!!). Vi furono a più riprese tumulti e insurrezioni a Parigi, reclamando il pane e la costituzione del 1793; vi fu anche la Congiura degli Eguali capeggiata da Gracco Babeuf (primavera del 1796) che può essere considerata la prima vera insurrezione socialista della storia europea. (vedi testo pag. 192).
  • 61. " Al contrario, per i termidoriani, che avevano rovesciato il Terrore, la questione che intendevano affrontare apertamente era quella di terminare la rivoluzione. Essi non rappresentavano un gruppo politicamente omogeneo, dai programmi chiari. " ( op.cit ). è la reazione della borghesia benestante contro la politica sociale dei giacobini: si chiede la liberalizzazione del mercato e non la sua abolizione. La Convenzione non voleva più l'essere emarginata dal governo dittatoriale dei giacobini perché si era dimostrato nei fatti che vi era comunque una grande instabilità governativa che veniva accentuata dalle forti pressioni ricevute sia da sinistra che dai monarchici. Questi ultimi avevano ripreso la loro attività politica dopo lo scioglimento del club giacobino ( 12 novembre 1794 ): la gioventù monarchica " dorata " o " Moscardini " si organizzava in bande armate per dare la caccia ai giacobini. Intanto la Convenzione agevolò le amnistie per i controrivoluzionari e per i preti refrattari. La liberalizzazione del mercato provocò l'impennata dei prezzi e dunque l'inflazione con molti vantaggi per la ricca borghesia che speculava su tali aumenti; i Termidoriani repressero con durezza le agitazioni sociali conseguenti (sinistra, giacobini ) con una repressione chiamata Terrore bianco.
  • 62. La campagna d’Italia La repubblica del Direttorio doveva reperire fondi per evitare la bancarotta e dunque si decise per la guerra con lo scopo di reperirle nei paesi conquistati; l’offensiva investi il fronte principale sul Reno e poi il secondario in Italia con truppe male armate ed equipaggiate comandate da Napoleone Bonaparte. La seconda ebbe un insperato successo e Napoleone entrò a Milano il 15 maggio 1796. salutato come salvatore delse gli italiani stipulando con l’Austria il Trattato di Campoformio il 18 ottobre 1796 con il quale sanciva la conquista del Belgio, della riva sinistra del Reno, della Lombardia, lasciando agli austriaci la conquista di Venezia. L’Italia venne trattata come terra di conquista e depredata sistematicamente.
  • 63. La campagna d’Egitto La campagna fu decisa per indebolire l’Inghilterra nei suoi possedimenti coloniali in India, vista la sua imbattibilità grazie alla sua potente marina da guerra. La spedizione partì il 5 marzo 1798: in Egitto Napoleone sconfisse i Mammelucchi, ma la flotta francese fu distrutta nella baia di Abukir da Nelson. La campagna egiziana fu un fallimento militare ma non scientifico.
  • 65. Repubbliche giacobine in Italia Erano stati formalmente indipendenti, in realtà protettorati francesi controllati dai generali e dai rappresentanti francesi. La Repubblica Cisalpina, capitale Milano, Lombardia e alcune città dell’Emilia e Romagna (Repubblica Cispadana, il tricolore a Reggio Emilia). La Repubblica Romana, nel febbraio 1798. La Repubblica Partenopea a Napoli; vedi Vincenzo Cuoco (1770-1823) e il suo Saggio sulla Rivoluzione Napoletana del 1799 del 1801. (vedi testo pag. 199)
  • 67. Napoleone al potere Estate 1799, crisi militare; emerge l’esigenza di un regime più forte e stabile, capace di garantire difesa e ordine sociale. 18 Brumaio 1799 (10 novembre): colpo di stato; Napoleone diviene Primo Console e si è di fatto in una dittatura militare. Dicembre 1799: una nuova Costituzione viene approvata con referendum popolare. L’esecutivo è nelle mani del Primo Console, il legislativo è frammentato in Consiglio di Stato, Tribunato, Corpo Legislativo, Senato. La figura del prefetto domina nei dipartimenti ed è di nomina governativa, come i magistrati.
  • 68. Intanto in Francia si faceva largo l'idea di un nuovo colpo di Stato autoritario per il quale Napoleone sembrava ormai l'uomo giusto: il 18 brumaio (9 novembre 1799 ) Napoleone preso il potere con la scusa pretestuosa di difendere la rivoluzione da un possibile attentato. Si creano un Consolato Provvisorio formato da tre persone: Napoleone, Sieyés, Ducos. " La geografia elettorale di questo periodo spiega l'orientamento contraddittorio del Direttorio che dovette misurarsi con un forte pericolo monarchico a destra, ma anche con la ripresa, a sinistra, di un movimento giacobino, al quale il Direttorio poteva far ricorso in funzione anti monarchica.
  • 69. Fu riconquistata l’Italia (Marengo, 14-6-1800) e ristabilita l’egemonia francese in Europa (Hohenlinden, 3-12-1800). Anche l’Inghilterra venne a patti con la pace di Amiens (25-3-1802). Fu promulgato il Codice Civile: interesse dello stato e dritto di proprietà erano i suoi cardini. Stato accentrato (prefetture), proprietà diritto inviolabile e libera da ogni vincolo di circolazione, cittadini uguali di fronte alla legge, libertà di culto per tutti, matrimonio civile e divorzio. Non fu così modernizzatore verso la donna: essere inferiore, debole e incapace di provvedere a se stessa, priva di autonomia economica. Istruzione pubblica garantita ma nelle scuole superiori.
  • 71. Approfondimento: il potere a Napoleone "In un contesto segnato dalla crisi del potere politico civile, il ruolo delle armate e del potere dei loro comandanti assumevano una centralità nuova. I generali, e non più le sezioni parigine, avevano ora, per l'autonomia di cui godevano nello svolgimento delle campagne militari e nelle stesse trattative diplomatiche, un peso politico determinante sul Direttorio e sulle assemblee legislative. Ne è da sottovalutare come lo slancio rivoluzionario, ormai attenuatosi nella società civile francese, trovasse al contrario ancora eco vasta nell'esercito tra i veterani dell'esercito rivoluzionario, nato dalla leva di massa del 1793. Anche se al sentimento rivoluzionario e patriottico si andava sovrapponendo e contrapponendo il senso della gloria militare. "
  • 72. Approfondimento: la Costituzione del 1799 "Significativamente la costituzione non si apre con una dichiarazione dei diritti, ma solo con una generica riaffermazione dei principi fondamentali di libertà. Il suffragio universale maschile si esprimeva limitatamente nella formazione di liste dalle quali il governo avrebbe tratto i membri delle amministrazioni locali, mentre un senato avrebbe designato da esse i membri delle due assemblee nazionali legislative, il Tribunato e il Corpo legislativo, ma le leggi sarebbero state proposte da un Consiglio di Stato, nominato dal primo console, figura che la costituzione poneva a capo del governo in posizione eminente rispetto agli altri due consoli. Il primo console avrebbe nominato i ministri, gli ambasciatori e i giudici. Al primo console, ovviamente Napoleone Bonaparte, spettava la difesa della Francia, ora minacciata dalla coalizione austro - russa, e la riorganizzazione dell'assetto dei poteri. "
  • 73. Approfondimento: il regime napoleonico "Il nuovo regime istituì anche una nuova figura di raccordo tra il centro e le amministrazioni locali: dal febbraio 1800, un prefetto, a capo di ogni dipartimento, assunse le funzioni di rappresentante dell'autorità centrale e di responsabile dell'amministrazione. A rendere più unito questo sistema contribuiva un forte senso autoritario nella gestione del potere, che si espresse nella costruzione di un potente apparato di polizia, molto diverso dalla polizia del ‘700, che si trasformò in uno strumento di controllo e di repressione dei crimini, ma anche delle opinioni e degli avversari politici e che trovava la sua ragione anzitutto nella domanda di ordine.... L'istituzione del prefetto, quindi, sembra dare corpo a una vera e propria svolta nella storia europea del modello di Stato, rompendo definitivamente con la monarchia d'antico regime, la monarchia dei corpi intermedi di stampo montesqueiano e degli ufficiali del re.
  • 74. Approfondimento: il regime napoleonico Si crea va dunque una struttura di governo accentrata, che creava un rapporto diretto tra i vertici del potere e la realtà amministrativa, imponendo un unico canale di comunicazione: quello dell'amministrazione pubblica... Si trattava, certo, di una svolta per molti versi autoritaria ma che serviva a vanificare le richieste dei realisti e al tempo stesso difendeva e consolidava alcuni importanti principi che si erano ormai affermati nella società francese nata dalla rivoluzione: l'uguaglianza dei cittadini, la legittimazione della proprietà e della ricchezza come unici elementi di selezione della classe dirigente e il riconoscimento del talento personale come via di ascesa sociale e politica. "
  • 75. La politica napoleonica fu accettata poiché il primo console si presentò come l'unico uomo in grado di riorganizzare la Francia e di assicurarne la ripresa economica finanziaria. Viene favorito anche il risanamento delle finanze del paese. Fu emanato il capolavoro legislativo dell'epoca napoleonica nel 1804: il codice civile che riaffermava alcune delle grandi conquiste della rivoluzione uguaglianza giuridica, libertà religiosa, laicità dello Stato, libertà individuale, il riconoscimento della libertà di proprietà privata; il codice civile era invece completamente privo di normative e di regolamenti relativi al lavoro e la sua giusta retribuzione: a quindici anni dal 1789 si poteva ormai distinguere una rivoluzione della borghesia, vittoriosa, e una rivoluzione del popolo, perdente su molti dei punti fondamentali trattati dalla dichiarazione dei diritti dell'uomo. Risorse il problema della divisione religiosa attraverso il concordato con il Papa del 1801: in questo concordato veniva rimarcato ulteriormente il primato dello Stato attraverso un controllo forte delle sue strutture sulla Chiesa: giuramento di fedeltà allo stato, proposta di candidature per i vescovi e i parroci, stipendio assicurato dallo Stato stesso. Gli articoli organici del 1802 rafforzarono ancora di più l'autorità napoleonica. Dopo anni di acuta instabilità, sembrava proprio che Napoleone fosse riuscito ridare la Francia la pace sociale e religiosa.
  • 76. Napoleone risollevò il problema della guerra contro la prima coalizione: decise di colpire la Austria per isolare il nemico d'oltremanica e costringerlo alla resa: attaccò insieme sul fronte renano e su quello italiano riportando importanti vittorie sottoscritte con la pace di Lunéville del 1801. La resa dell'Austria portò effettivamente all'isolamento della Gran Bretagna: nel 1801 infatti anche il regno di Napoli e la Russia conclusero la pace con la Francia. La situazione dunque muoveva positivamente Napoleone che accarezzava l'idea di un'alleanza russa nello scontro con la Gran Bretagna ma ciò non avvenne per l'assassinio dello zar. Si giunse così nel 1802 alla pace di Amiens. La vittoria rafforzò straordinariamente il prestigio di Napoleone in patria: egli aveva dimostrato chiaramente di essere l'uomo di cui la Francia aveva bisogno per mantenere l'ordine interno e per essere incarnazione di grande potenza. Risulta pertanto facile comprendere la facilità con cui egli, nel giro di due anni, trasformò quel che restava del regime repubblicano in una monarchia. " Napoleone Bonaparte affermava e consolidava il proprio ruolo di pacificatore all'interno e di garante di un nuovo ordine europeo. Non sorprende quindi che nel 1802 il Consiglio di Stato indicesse un plebiscito sull'opportunità di dare carattere vitalizio alla carica di console e di riconoscere al primo console la prerogativa di indicare il secondo e il terzo console e il proprio stesso successore. "
  • 77. Nell'agosto del 1802 si fece nominare primo console a vita - costituzione dell'anno X -. Due anni dopo, la scoperta di un complotto realista permise a Napoleone di sostenere che solo l'instaurazione di una nuova dinastia avrebbe definitivamente posto il regime al riparo dall'eventualità di una restaurazione borbonica - costituzione dell'anno XII, 1804 -. E il senato affidò il potere all'imperatore ereditario Napoleone Bonaparte: tutto ratificato dal plebiscito popolare. Napoleone vuole ricevere, secondo tradizione, il titolo imperiale ed essere incoronato dal Papa nella cattedrale di Parigi - 2 dicembre 1804 -. " La scoperta della congiura contro Napoleone nelle 1804 fu l'occasione per l'affidamento del governo della Repubblica ad un imperatore che prende il titolo di Imperatore dei francesi e riconosceva che la dignità imperiale è ereditaria nella discendenza diretta, naturale e legittima di Napoleone Bonaparte, di maschio in maschio, era un ordine di primogenitura. Tale decisione fu approvata da un altro plebiscito popolare. "
  • 78. L’Impero 2 dicembre 1804: Napoleone cinse la corona di Imperatore dei francesi in Notre-Dame. Il suo modello era l’impero romano. Nel 1805 l’Inghilterra riprese le ostilità con Austria e Russia, ma la coalizione perse a Austerlitz (2-12-1805): l’esercito francese era una formidabile macchina da guerra, mentre non lo era la marina che fu sconfitta da Nelson a Trafalgar (ottobre 1805). Una nuova coalizione, guidata dai prussiani, fu battuta a Jena e Auerstdt nel 1806). Napoleone governava ormai l’Europa grazie ad un sistema di stati vassalli (es. confederazione del Reno, Regno d’Italia).
  • 79. Al culmine della potenza, dopo il trattato di Tilsit con lo zar di Russia (7 luglio 1807) Napoleone impose il blocco continentale contro l’Inghilterra tentando di provocarne il collasso economico. Ma tale misura fallì poiché gli inglesi intensificarono gli scambi con le Americhe, i francesi volevano sostituirsi agli inglesi nei commerci europei subordinando il sistema economico ai loro interessi, molti porti furono danneggiati. Dunque molti stati non sostennero il blocco, fiorì il contrabbando e molti ufficiali doganali francesi furono complici di traffici illeciti.
  • 80. Il 1810 costituisce l'ultimo momento di gloria per Napoleone: da quell'anno le scelte politiche dell'imperatore cominciavano ad essere meno oculate: sposò una figlia del re d'Austria, Maria Luisa, e ciò scontentò una buona parte della classe dirigente francese che temeva una negativa reazione russa. Le nozze ebbero luogo e Napoleone ebbe il tanto desiderato erede. Intanto il difficile gioco del bilanciamento fra politica borghese e politica popolare non sembrava più essere il punto di forza di Napoleone che cominciò a restringere anche le libertà di opinione e di stampa sul suolo francese quando ciò fosse considerato lesivo della immagine dell'imperatore e dannoso per il suo governo. Il colpo decisivo all'impero napoleonico provenne dalla lontana ed apparentemente meno pericolosa Russia che cominciò a giudicare troppo pesante l'alleanza con i francesi. Alla fine del 1810 lo zar abbandonò il blocco continentale e l'alleanza con Napoleone.
  • 82. La fine di Napoleone La spedizione contro la Russia iniziata il 24 giugno 1812, dopo rapide vittorie che portarono i francesi a Mosca il 14 settembre, segnò l fine del sogno napoleonico. L’armata fu sconfitta dalla fame e dal freddo, oltre che dalla guerriglia russa e dalla tattica della terra bruciata. Nella ritirata Napoleone perse 400.000 uomini, molti veterani, e fu sconfitto a Lipsia il 16-18 ottobre 1813). Napoleone accettò di abdicare e ritirarsi all’isola d’Elba. Ritornerà in Francia in seguito nel vano tentativo di riorganizzare le forze francesi ma sarà definitivamente sconfitto a Waterloo il 15 giugno 1815. sarà esiliato a Sant’Elena dove morirà il 5 maggio 1821. (vedi testo pag. 208)
  • 84. La Francia era minacciata di invasione: ormai però le energie che nel passato avevano consentito di evitare l’invasione straniera erano state tutte spese e l'intero paese non desiderava altro che la pace. Il 31 marzo 1814 gli eserciti della coalizione entrarono a Parigi e deposero Napoleone, mentre il trono tornava ai Borboni con Luigi XVIII. Il 6 aprile Napoleone abdicò consentendo l'apertura delle trattative che portarono alla pace di Parigi 30 maggio 1814: Napoleone fu confinato nell'isola d'Elba, la Francia tornava ai confini del 1792, sì riuniva un congresso a Vienna per sistemare la situazione europea. Napoleone sbarcò di nuovo in Francia il 1 marzo 1815 e venne accolto dall'entusiasmo della folla. Rientrò a Parigi il 20 marzo con l'appoggio dell'esercito: sperava di conquistare il consenso delle forze liberali e di approfittare dei contrasti sorti al congresso di Vienna. Ma queste ultime sconfissero definitivamente a Waterloo il 18 giugno 1815. Napoleone fu fatto prigioniero e confinato nell'isola di Sant'Elena dove morì il 5 maggio 1821.
  • 85. Testi da leggere Che cos’è il Terzo Stato? Pag.211 L’ideale politico e sociale di Robespierre, pag. 213 Le posizioni politiche e sociali dei sanculotti, pag. 215 Patriottismo e violenza nel settembre 1792, pag. 216 Il codice civile napoleonico, pag. 218 Il senso di superiorità dei francesi…, pag. 219