2. INTRODUZIONE
L’uomo è un’essere intrinsecamente complesso,
problematico nell’interazione tra corpo e anima, con
la possibilità di dominare in una certa misura l’ordine
biologico attraverso i propri ordini. Dunque centrale è
il problema dell’interazione tra le due componenti
fondamentali dell’identità umana che ha attraversato
tutte le epoche della cultura occidentale.
Un caso enigmatico sono le passioni, elemento di
perturbazione dell’io, che riguarda simultaneamente i
due ambiti: psichico e corporeo.
3. COLUCCIO SALUTATI * 1331-1406
Humanae litterae e impegno civile.
Superiorità della vita attiva sulla teoretica e
contemplativa (ideale della tradizione classica e
medievale). Esaltazione dell’operosità, primato del
fare sul sapere. Si rovesciano i valori della
tradizionale visione aristotelica. Emerge il primao di
una nuova facoltà: la volontà e non più l’intelletto.
La volontà è libera e rzionale, capace di
autodeterminazione: vedi Pico della Mirandola
(1463-1494).
4. MARSILIO FICINO *1433-1499
Massimo esponente del neoplatonismo
rinascimentale, teorizza la funzione metafisica
dell’uomo nel cosmo: ci sono cinque gradi
decrescenti di perfezione nell’essere: Dio, angeli,
anima, qualità, corporeità. Dio crea il mondo er atto
d’amore. L’anima è essenzialmente inquieta, si
trascende costantemente e svolge il ruolo di termine
medio tra il mondo dei corpi e delle qualità e il
mondo angelico e divino. L’anima ha forme innate
infuse da Dio; essa è un microcosmo, immagine
concentrata dell’universo (macrocosmo).
5. LA MODERNITA’
Essa comporta il deterioramento dell’immagine
armonica dell’uomo microcosmo, travolta dai
mutamenti: scoperta America, Riforma, Rivoluzione
copernicana e scientifica.
Si introducono elementi di deterioramento e
instabilità nella visione dell’uomo.
Il progetto di vita dell’individuo si sposta nella
interiorità dando vita alla soggettività e
all’individualismo moderni, legati all’autonomia e alla
responsabilità della scelta rispetto alla realtà ora
disponibile.
6. MONTAIGNE * 1533-1592
Centro della sua attenzione è l’interiorità dell’uomo,
unico spazio che gli appartiene (vedi Socrate,
conosci te stesso). Nei saggi pone a tema se stesso
come esempio di uomo, essere umano concreto.
L’uomo è soggetto meravigliosamente vano, vario e
ondeggiante, di strutturale incostanza e volubilità
poichè l’anima umana è soggetta alla tensione delle
passioni, desideri di fatto inappagabili.
L’uomo è continuo mutamento condizionato dalle
variabili fisiche, storiche e culturali: non possiederà
mai alcuna verità oggettiva e definitiva poiché
ragione e sensi sono segnati da una intrinseca
molteplicità: finitezza e limite serenamente accettati.
7. BRUNO * 1548-1600
Sostenitore dell’infinità dell’universo: inesauribile
desiderio di conoscenza. L’uomo ha un corpo
costruito in modo diverso rispetto agli animali: egli ha
le mani con cui può fare cose che nessu altro può
fare. Il naturalismo di Bruno esalta le mani come
prerequisiti per lo sviluppo successivo della
intelligenza.
Dunque egli elogia il lavoro come unico fattore di
incivilimento dell’umanità (vita attiva), attraverso il
sacrificio quotidiano che permette la conoscenza.
8. CARTESIO * 1596-1650
È il “padre” del concetto contemporaneo di mente e
della svolta moderna della filosofia nei rapporti di
questa ultima con il corpo.
La natura è res extensa sottoposta ai principi del
meccanicismo (libro storia, pagg. 56-61).
L’anima (mente, res cogitans) è irriducibile ai
principi che governano il corpo: l’uomo non è un
automa meccanico poiché egli possiede la ragione
come strumento universale. La mente è indivisibile
(l’io è sempre il soggetto delle diverse attività) ed è
consapevole di sé (si può avere una comprensione
chiara e distinta della mente a prescindere dal
corpo).
9. Egli identifica pensare con essere coscienti.
Una nuova visione dell’uomo: la mente è pensiero
in atto, ha bisogno solo di sé per sussistere: siamo
lontani da Aristotele e dall’anima razionale, la
materia non è più potenza, ma anch’essa una
sostanza, come la mente.
È una visione dualistica: l’uomo prova sensazioni e
ha idee, il resto appartiene alla materia estesa; egli è
un corpo ma collegato alla sostanza pensante (non
un semplice automa). Solo gli uomini hanno una
mente che abita il corpo e lo dirige (due sostanze
eterogenee unite insieme: è il problema della
mente-corpo così tipico della modernità).
10. Eppure l’uomo non è giustapposizione semplice di
due sostanze ontologicamente sovrapposte, ma una
fusione originaria.
Eppure come può la mente, immateriale e
inestesa, governare il corpo, materiale ed
esteso?
Nell’opera Le passioni dell’anima (1649) egli tenta
una descrizione fisiologica dell’esperienza
passionale, cioè le funzioni organiche implicate,
utile per trovare un modo di vivere le passioni
capace di condurre felicemente l’esistenza.
Il luogo della interazione mente-corpo è la ghiandola
pineale, poiché l’unica parte singola del cervello in
grado di unificare prima di presentare alla mente.
11. In essa possono avvenire le interazioni con gli spiriti
animali in grado di garantire le interazioni corpo-
mente. Il suo dualismo antropologico si
caratterizza per questa interazione tra le res
cogitans ed extensa (per evitare questo filosofi come
Malebranche * 1638-1715 teorizzeranno
l’occasionalismo).
Fondamentale è la distinzione nell’anima tra:
Azione, atti del pensiero e della volontà, attività
proprie dell’anima.
Passione, azioni non causate dall’io, subite, causate
dagli spiriti animali.
L’anima non è padrona delle proprie passioni, nche
se la volontà può intervenire su di loro.
12. La possibilità di intervento sulle passioni risiede
suscitando nella mente rappresentazioni
adeguate alle stesse che sono una strategia di
controllo non innata e non immediata.
a) La ragione può dunque contenere e orientare le
passioni (ottimista): in tal modo le passioni
(meraviglia, amore, odio, desiderio, gioia,
tristezza) riescono a svolgere il loro ruolo
benefico che è predisporre l’anima a desiderare
ciò che può giovarle e può giovare al corpo.
b) Le passioni non sono patologiche, ma devono
essere controllate con la volontà: così rafforzano
il nostro io e potenziano la nostra ragione.
13. HOBBES * 1588-1679
Posizione materialista e meccanicista.
Tutto si spiega con materia e moto: la realtà è
costituita da corpi (particelle) che si condizionano
a vicenda con una catena ininterrotta di interazioni
meccaniche e necessarie. Non ha senso parlare di
sostanza immateriale (res cogitans cartesiana); non
ha senso derivare l’immaterialità della sostanza dal
cogito: il pensiero potrebbe benissimo essere una
proprietà dei corpi e non una sostanza in sé.
L’uomo allora si risolve totalmente nella sua
dimensione corporea meccanicisticamente
intesa: tutte le funzioni psichiche sono riducibili al
movimento dei corpi.
14. Le impressioni sensoriali derivano da movimenti
provenienti da corpi esterni. Le passioni sono
movimenti trasmessi dagli organi di senso: sono
desiderio e amore per l’oggetto esterno o
avversione e odio.
Esistono comunque il piacere sensuale e il piacere
della mente (gioia).
Esiste poi la gloria propria dell’uomo in stato di
natura e in guerra con tutti: l‘amore di sé
dell’individuo della modernità emerge nel diritto
naturale anche come fonte di disordine e morte.
La meraviglia è la curiositas intellettuale, apertura al
nuovo, voglia di sapere.
15. SPINOZA * 1632-1677
Deus sive Natura: esiste un’unica sostanza articolata
in attributi e modi. I corpi e le menti sono dunque
modi di Dio, poiché Egli è estensione e pensiero
(attributi). È una filosofia monista in cui estensione e
pensiero sono aspetti diversi e indipendenti
dell’unica sostanza. Vi sono dunque due serie
infinite di eventi materiali e spirituali parallele che
garantisce una perfetta corrispondenza tra le due
serie. Tra esse non vi è interazione causale e il
nostro autore pensa di risolvere il problema del
dualismo cartesiano e della eterogeneità delle due
sostanze: mente e corpo.
16. Le affezioni riguardano parallelamente l’anima e il
corpo: esse sono naturali poiché l‘uomo appartiene
alla serie causale e geometricamente necessaria
della realtà. Egli delinea allora una geometria delle
passioni per avere una conoscenza adeguata, e
dunque liberatoria, delle cause delle passioni.
Assioma relativo a ciascuna realtà individuale: ogni
cosa si sforza di perseverare nel suo essere.
Il conatus o sforzo di autoconservazione è
l’essenza attuale della cosa stessa: nell’uomo
corrisponde alla volontà (solo la mente) o appetito
(coinvolge anche il corpo).
17. Affetto: affezione del corpo, unita all’idea
dell’affetto stesso, che accresce o diminuisce la
potenza di agire. Se la potenza non è ostacolata
allora si ha letizia, altrimenti si ha la tristezza.
Desiderio, letizia e tristezza sono i tre componenti
fondamentali della vita emotiva dell’uomo. Gli affetti
sono azioni se ci accrescono, passioni se ci
inibiscono e ciò è possibile, anche
gnoseologicamente, quando l’uomo vive schiavo
degli affetti poiché si lascia condizionare dagli
oggetti esterni di cui ha idee inadeguate (oscure e
confuse). La mente diviene attiva, meno
condizionabile, quando ha idee adeguate, chiare e
distinte (es. idee della scienza) delle cose.
18. PASCAL * 1623-1662
Non condivide della sua epoca la convinzione di
poter dedurre more geometrico l’intero sistema della
natura. Predilige problemi concreti e particolari e
formula spiegazioni scientifiche in cui dominino fatti
ed esperienze. Sostiene l’irrilevanza del sapere
scientifico rispetto al mistero dell’esistenza.
Lo spirito geometrico, ragione analitica e
procedimento deduttivo, non ha nulla a che fare con
gli studi morali, dove serve lo spirito di finezza,
intuitivo e sintetico, orientato alla verità dal cuore. La
scienza e la morale sono ben distinte ed eterogenee.
Domina una visone dicotomica dell’uomo che va
oltre quella cartesiana. Nel dualismo tra extensa e
19. cogitans introduce, nella secondda, il dualismo tra
ragione e cuore. L’uomo è abitato da sue realtà
eterogenee ed inconciliabili: anima e corpo; in tale
radicale dicotomia sta il suo mistero e la sua
incomprensibilità. Due scissioni: corpo vs anima e
cuore vs ragione, che segnano l’uomo rendendolo
fragile e finito difronte all’infinità dell’universo.
Eppure in questa sospensione consapevole tra nulla
ed infinito sta la dignità dell’uomo. Eppure esso è
spaventato dalla propria condizione ed evita di
pensare bene scegliendo il divertissement: si
distrae in mille occupazioni pur di obliare la propria
condizione. L’unica soluzione è accogliere la grazia
divina (fede).
20. LOCKE * 1632-1704
Egli aveva criticato l’idea di sostanza, sia delle cose
esterne – sensazione - che dell’io – riflessione -,
sostenendone la inconoscibilità poiché essa non
era un’idea semplice e dunque di essa non si aveva
alcuna esperienza. Anche l’anima faceva la stessa
fine: l’io non poteva più essere una “res”e si
trasformava in una relazione tra stati mentali:
continuità di un flusso di ricordi dato dalla
memoria. Si tratta di una visione decisamente
antimetafisica che desostanzializza la res cogitans
cartesiana trasformandola in un’attività che
raccorda molteplici stati psichici.
21. HUME * 1711-1776
Nega l’esistenza della sostanza e dunque anche
dell’anima, poiché reale è solo ciò che viene
percepito (ricordiamo al distinzione tra impressioni
ed idee). Nulla conosciamo nella mente se non le
nostre percezioni degli oggetti esterni: dunque la
nostra credenza in un mondo esterno o di un io
come sostanza unitaria è infondata e priva di
esperienza. Reali sono gli stati mentali (puntuali,
intermittenti, particolari) non la mente come
sostanza. Della mente o dell’io non abbiamo alcuna
idea, esso non è una intuizione originaria (Cartesio)
ma un effetto dell’attività percettiva.
22. Le passioni sono riconducibili a leggi del moto
emotivo. Esse sono percezioni, impressioni
interne nate dall’attenzione verso se stessi:
Passioni proprie (violente) – amore,odio, gioia, dolore
Emozioni tranquille – senso de bello, brutto
Dirette – dal contatto immediato con l’oggetto
Indirette – da relazioni più complesse.
Esse sono impulsi all’azione umana, governata
sostanzialmente dall’istinto e dagli affetti e non
dalla ragione.
L’azione morale non dipende dalla ragione che
può orientare le passioni-volizioni, ma non può
produrle.
23. Dunque “un comportamento ragionevole” in realtà è
il frutto del prevalere di passioni tranquille,
naturali e dunque non è necessaria una loro
educazione, correzione, trasformazione
24. LA METTRIE * 1709-1751
Nel Settecento si ipotizza di poter interpretare
l’attività mentale ed emotiva umana come effetto
della materia. Nasce una visione marcatamente
materialistica in cui i processi psichici vengono ridotti
a cause di tipo corporeo. L’attività della mente
coincide dunque con un’articolazione di diversa
complessità dell’unica sostanza corporea nella
sfera della sensibilità. L’uomo diviene un complesso
meccanismo fisico-fisiologico (L’uomo-macchina) le
cui leggi di funzionamento vanno ricercate
sperimentalmente con studi di medicina.