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TEST DI PERSONALITÁ
A.A. 2007/2008
Prof. Daniela Cantone
APPUNTI DALLE LEZIONI

1
INDICE DEGLI ARGOMENTI
1. ASSESSMENT O PROCESSO DIAGNOSTICO
2. I TEST DI PERSONALITÁ: APPLICAZIONE
3. TEST OGGETTIVI: questionari ed inventari di personalità
4. ALCUNI TEST OGGETTIVI UTILIZZATI IN AMBITO CLINICO
5. MMPI, MMPI-2 e MMPI-A
6. SCID-II - INTERVISTA CLINICA STRUTTURATA PER I DISTURBI DI PERSONALITÀ DELL’ASSE II
DEL

DSM IV

7. M.I.N.I. (Mini-International Neuropsychiatric Interview)
8. ALTRI QUESTIONARI DI PERSONALITÁ:
EYSENCK PERSONALITY QUESTIONNAIRE (EPQ)
BIG FIVE QUESTIONNAIRE (BFQ)
ADJECTIVE CHECK LIST (ACL)
9. COGNITIVE BEHAVIOURAL ASSESSMENT (CBA 2.0)
10. TECNICHE PROIETTIVE
11. RORSCHACH
12. REATTIVI DI DISEGNO
13. IL DISEGNO DELL’ALBERO
14. DISEGNO DELLA FIGURA UMANA
15. DISEGNO DELLA FAMIGLIA (METODICA DI CORMAN)
16. TECNICHE PROIETTIVE DI PERSONALITÁ PER L’ETA’ EVOLUTIVA

2
ASSESSMENT O PROCESSO DIAGNOSTICO
DEFINIZIONE
L’iter che il paziente percorre insieme al clinico allo scopo di rilevare e circoscrivere l’ampiezza e
l’entità del/dei disturbi lamentati, attribuire loro un significato (diagnosi) ed individuare le possibili
strategie di cui avvalersi per ridurre, modificare o eliminare, laddove possibile, la causa che provoca
la sofferenza che il paziente stesso e/o i suoi familiari lamentano.
SCOPO DELL’ASSESSMENT
Chiarire la struttura psicologica alla base dei sintomi (carattere = qualità interne della persona), non
solo la personalità (aspetti visibili della persona)...
Quindi non solo assegnare una diagnosi ma comprendere e descrivere un paziente per giungere a
decisioni ed interventi che gli siano utili.
ASSESSMENT E TESTING
L’ASSESSMENT è orientato al problema ed è dinamico;
Il TESTING è orientato ai metodi e alla misurazione ed è descrittivo.
L’ASSESSMENT è l’intero processo di valutazione dove l’uso del test è uno dei momenti di
raccolta delle informazioni utili al processo di valutazione clinica. Identifica non solo ciò che va
male nel funzionamento mentale di un paziente (disturbo), ma anche quali fattori hanno fatto sì che
qualcosa sia andato male (cause).
Include la VALUTAZIONE O DIAGNOSI FUNZIONALE…
VALUTAZIONE O DIAGNOSI FUNZIONALE
La valutazione di come l’individuo tende a funzionare dal punto di vista cognitivo, affettivo e
comportamentale.
Significa valutare sia le aree patologiche sia quelle sane della personalità, dato che per aiutare
qualcuno occorre conoscere sia le sue capacità adattive sia le sue aree disfunzionali.
DOMANDE PER UNA VALUTAZIONE FUNZIONALE
1. Quali sono i desideri, le paure, le cose a cui il soggetto dà valore, e in che modo queste
motivazioni sono consce e compatibili tra loro?
2. Quali sono le risorse psicologiche di cui il soggetto dispone per adattarsi alle richieste del
mondo interno ed esterno?
3. Quali sono le capacità del soggetto di instaurare relazioni intime e qual è la sua esperienza
del sé, dell’altro e delle relazioni?
FONTI DI INFORMAZIONE
1. Il contenuto delle produzioni del soggetto, incluso l’atteggiamento verso di esse;
2. Il comportamento del soggetto nella situazione di assessment, inclusi il suo modo di
presentarsi e il modo in cui presenta il materiale;
3. La sequenza n cui presenta il materiale;
4. La natura della relazione soggetto-esaminatore;
5. I commenti e le azioni più spontanei e superficiali del soggetto.
TEMPI DELL’ASSESSMENT

3
Organizzare l’assessment in tre sedute (almeno) incoraggia il dispiegarsi di un processo che ha un
inizio, una fase intermedia e una fine. In questo modo il valutatore può avere un visione telescopica
di come l’individuo entra in una situazione nuova, la mantiene e poi la lascia.
(Lang, 1996) In: Dare un senso alla diagnosi. A cura di J.W.Barron (2005)
I TEST DI PERSONALITÁ: APPLICAZIONE
Lo scopo del colloquio diagnostico è quello di arrivare a formulare delle ipotesi sulla personalità
complessiva del soggetto;
I test vengono applicati per verificare ed approfondire le ipotesi diagnostiche formulate durante il
colloquio;
La convergenza tra i risultati ottenuti ai test e i dati emersi dal colloquio ci permette di passare
dall’ipotesi diagnostica alla diagnosi di personalità.
Passi Tognazzo D., 1999
IN PSICOLOGIA CLINICA…
•

I test si collocano all’interno dell’esame psicodiagnostico come strumenti per compiere
meglio il lavoro di esplorazione dello psicologo.

•

Non operano soltanto nell’ottica della classificazione nosografica (collocare il soggetto
esaminato all’interno di un gruppo diagnostico) ma anche dell’approfondimento puntuale e
dell’analisi del singolo caso.

CLASSIFICAZIONI NOSOGRAFICHE
• DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders - Fourth Edition, American
Psychiatric Association, Washington D.C., 1994)
• ICD-10 (Decima revisione della Classificazione Internazionale delle Sindromi e Disturbi Psichiatrici e
Comportamentali. Descrizioni cliniche e direttive diagnostiche, Organizzazione Mondiale della
Sanità, 1992).
Entrambe le classificazioni sono pubblicate in Italia da Masson, Milano

I test di personalità si dividono in:
 TEST OGGETTIVI O STRUTTURATI in cui lo stimolo definito ammette
solo risposte limitate (vero/falso, si/no…)
 TEST PROIETTIVI O NON STRUTTURATI in cui lo stimolo,
volutamente ambiguo, permette un’ampia gamma di interpretazioni.
La differenza tra test oggettivi e test proiettivi non risiede nello scopo, (entrambi si prefiggono la
descrizione della personalità e l’individuazione delle caratteristiche comportamentali), quanto
piuttosto nel modo in cui vengono raccolte e valutate le informazioni.
TEST OGGETTIVI: questionari ed inventari di personalità
CENNI STORICI

4
 I primi tentativi di misurazione della personalità risolgono alla fine del 1800. Si attribuisce a
Kraepelin la costruzione della prima prova per la valutazione della personalità anormale
(presentazione di parole-stimolo).
 Il primo questionario carta e matita (Personal Data Sheet di Woodworth) fu sviluppato per
usi bellici durante la prima guerra mondiale, allo scopo di identificare velocemente soggetti
inabili al servizio militare per gravi problemi emotivi. Non fu completato in tempo per
consentirmne l’utilizzo a livello operativo ma costituì un modello per i successivi
questionari di personalità come l’MMPI di Hataway e McKinley (1940).
 Nel 1926 compare negli Stati Uniti lo Strong Vocational Interest Blank (SVIB): il primo
questionario di misura di preferenze e interessi volto a stabilire le inclinazioni di un
individuo per diversi tipi di lavoro. È il primo questionario finalizzato alla valutazione del
comportamento normale e non alla distinzione tra normalità e patologia e si basa su un
criterio empirico.
 Per criterio empirico nella costruzione di un questionario si intende: la selezione delle
domande sulla base delle risposte di un gruppo di persone, indipendentemente da
considerazioni teoriche di ordine generale.
 L’utilizzo del metodo empirico favorì, negli anni ’40 e ’50, un’enorme diffusione dei test di
personalità perché consentiva di costruire prove su qualsiasi argomento senza la necessità di
impianti teorici o ricerche particolarmente complessi.
 In contrasto con tale tendenza, nel 1954, l’APA (American Psychological Association)
stabilì una serie di norme per la costruzione e il corretto uso dei test psicologici
(introduzione del concetto di validità di costrutto). Nascono molti test fondati sulla teoria
dei tratti.
 Anni ’60: contestazione culturale e sociale con un’accesa critica ai test additati come
strumenti di discriminazione e affermazione delle teorie comportamentiste che enfatizzano
l’uso dell’osservazione diretta a scapito dei test.
 Dagli anni ’80 fino ad oggi: rinovato interesse per i questionari di personalità accompagnato
da una maggiore consapevolezza dei loro limiti.

I QUESTIONARI DI PERSONALITÁ…
•
•

Analizzano l’autoreferto del soggetto e vanno sempre integrati con il colloquio clinico e le
informazioni provenienti dall’osservazione;
Non esauriscono la valutazione psicologica del soggetto ma lo esplorano lungo uno dei
molteplici piani di analisi: il piano della propria autovalutazione e descrizione soggettiva;

5
•

Il lavoro dello psicologo/psichiatra consiste nell’elaborare ed interpretare correttamente il
risultato prodotto dal soggetto e confrontarlo con i dati provenienti da altre fonti (colloquio,
osservazione, test proiettivi).

PROBLEMATICHE…
• Stato confusionale
• Mancanza di introspezione
• Differenze nel modo di interpretare gli item
• Interessi specifici (esame peritale, selezione, visita di leva…)
• Motivi legati alla situazione testologica (lunghezza del 6uestionario, ostilità verso
l’esaminatore…)
• Desiderabilità sociale: naturale tendenza a rivelare principalmente le caratteristiche positive
di sé (include la deliberata volontà di mentire e l’autoinganno inconsapevole come, ad
esempio, nel caso di Disturbo Antisociale di Personalità)…
… possono alterare il risultato prodotto dal soggetto.
ALCUNI TEST OGGETTIVI UTILIZZATI IN AMBITO CLINICO
 MMPI, MMPI-2 e MMPI-A (Minnesota Multiphasic Personality Inventory, Hathaway e
McKinley, 1940 e successive revisioni)
 SCID II (Intervista clinica strutturata per i disturbi di personalità dell’asse II del DSMIV,ed. italiana di Mazzi, Morosini, Di Girolamo e Guaraldi, 2003)
 M.I.N.I. (Mini-International Neuropsychiatric Interview, Sheehan et. Al., 1994: Intervista
breve strutturata per i disturbi psichiatrici più importanti sia per l’Asse I del DSM-IV che
per l’ICD-10, incluso il Disturbo Antisociale di Personalità e il rischio suicidario)

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MMPI, MMPI-2 e MMPI-A
Descrivono in maniera valida e chiara problemi, sintomi e personalità del soggetto
Sono facili da somministrare (su carta e al computer)
Si autosomministrano rispondendo vero/falso agli item (1h e 30min. per l’adulto, 1h per
l’adolescente)
È relativamente facile calcolare il punteggio (esiste anche una versione computerizzata) ed
interpretare il risultato
Le versioni MMPI-2 e MMPI-A permettono di valutare, ancora meglio dell’MMPI,
l’atteggiamento del soggetto nei confronti del test
Sono strumenti di interpretazione obiettiva: le scale validate empiricamente hanno significati
chiaramente stabiliti
Le scale hanno una buona affidabilità (stabilità nel tempo dei risultati)
Permettono di predire comportamenti futuri e le risposte ai diversi trattamenti
SCID-II

INTERVISTA CLINICA STRUTTURATA PER I DISTURBI DI PERSONALITÀ DELL’ASSE II DEL DSM
IV
La SCID-II è un'intervista semistrutturata per la valutazione diagnostica dei dieci disturbi di
personalità dell'asse II del DSM-IV, dei disturbi passivo-aggressivo o depressivo (riportati
nell'Appendice B del DSM-IV) e del disturbo di personalità non altrimenti specificato.

6
Nella SCID-II la sequenza dei disturbi non segue l'ordine di classificazione del DSM-IV ma un
criterio di "progressività" che, per agevolare il rapporto con il soggetto (ed evitare di iniziare con i
disturbi del cluster A: paranoide, schizoide, schizotipico), indaga per primo il disturbo evitante di
personalità, per poi passare in rassegna tutti gli altri: disturbo dipendente di personalità, disturbo
ossessivo-compulsivo di personalità, disturbo passivo-aggressivo di personalità, disturbo depressivo
di personalità, disturbo paranoide di personalità, disturbo schizotipico di personalità, disturbo
schizoide di personalità, disturbo istrionico di personalità, disturbo narcisistico di personalità,
disturbo borderline di personalità, disturbo antisociale di personalità e, per i casi in cui il disturbo
causi una significativa menomazione nel funzionamento psichico ma non soddisfi i criteri per una
classificazione specifica, disturbo di personalità non altrimenti specificato (NAS).
La SCID-II consente di formulare una valutazione dei disturbi di asse II di tipo categoriale
(presenza o assenza del disturbo) o dimensionale (annotando il numero dei criteri diagnostici per
ciascun disturbo di personalità codificato "3", le cui caratteristiche siano cioè patologiche,
persistenti e pervasive).
STRUTTURA
La Scala è composta da 119 domande i cui contenuti riguardano situazioni di vita con cui il testando
deve confrontarsi rispondendo con un “NO” o con un “SI” a secondo se ritiene di trovarsi spesso in
quelle determinate situazioni o di adottare spesso taluni comportamenti.
VANTAGGI
 È uno strumento strutturato per giungere ad una diagnosi di inquadramento nosografico
 dal punto di vista clinico, offre ulteriori opportunità di indagine poiché, nella fase
dell’inchiesta che segue quella della somministrazione, è possibile ripercorrere i punti nodali
dell’anamnesi del paziente ed in particolare individuare le modalità e la qualità con cui
determinati comportamenti vengono messi in atto
 permette di rilevare i tratti principali della personalità del paziente.
SVANTAGGI
 non permette la valutazione dinamica degli aspetti che sottendono alla personalità del
soggetto intervistato (strutturazione dell’Io, immagine di Sé, meccanismi di difesa ecc.)
SOMMINISTRAZIONE
I FASE: CONSEGNA E COMPILAZIONE DEL QUESTIONARIO
Al soggetto viene descritta la struttura del questionario e gli viene indicata la procedura che consiste
essenzialmente nel rispondere con “No” oppure “Si” alle domande.
E’ fondamentale sottolineare che alle domande a cui il soggetto non è in grado di rispondere o che
non riesce a comprendere perfettamente, non va data alcuna risposta, esse verranno riproposte in
seguito quando verrà effettuata l’inchiesta nella seconda fase.
E’necessario che il soggetto compili il test senza fretta (in media la Scid II viene compilata in 20
min. circa) e usufruendo di tutta la concentrazione di cui necessita.
In sintesi è sufficiente dire:
“Adesso le consegnerò un questionario, composto da domande riguardanti diversi aspetti e
situazioni di vita; lei deve rispondere semplicemente contrassegnando con “SI” oppure “NO”. Se
ha dei dubbi su alcune delle domande o ha difficoltà a comprendere bene ciò che le viene chiesto,
non risponda”
II FASE: INCHIESTA
L’inchiesta può essere effettuata subito dopo che il soggetto ha compilato il test oppure in un
incontro successivo. E’ preferibile che la prima fase avvenga alla fine del primo incontro

7
(colloquio) e quella dell’inchiesta durante un incontro successivo. La fase dell’inchiesta è più
complessa e delicata.
Si ripropongono al soggetto le domande alle quali ha risposto “SI” allo scopo di attribuire un
punteggio a ciascuna delle domande in esame, secondo una scala che valuta se la risposta
affermativa del soggetto può essere indicata come un tratto di personalità.
Per effettuare l’inchiesta correttamente è possibile utilizzare un manuale che, per ciascuna
domanda, indica la modalità con cui la risposta del soggetto va approfondita e il criterio in base al
quale è possibile attribuire il punteggio.
Il punteggio da attribuire, che discrimina la soglia oltre la quale l’affermazione positiva alla
domanda viene a collocarsi come tratto, è 3.
Ogni item valutato 3 costituisce un criterio ad eccezione di alcuni disturbi per i quali più item
valutati 3 si raggruppano a fare un criterio (come indicato nel manuale di somministrazione).
L’attribuzione dei punteggi scaturisce da più valutazioni congiunte; essa avviene sulla base
innanzitutto delle competenze del somministratore la cui inchiesta tende a individuare se il
comportamento descritto dal testando è “tipico” e riferibile alla specificità del disturbo di
personalità in esame. Pertanto è necessario orientare le domande da fare cercando di capire cosa in
realtà ha indotto il soggetto a riconoscersi in quel determinato comportamento descritto dalla
domanda del questionario. Questa operazione è facilitata dal manuale di somministrazione che per
ciascuna domanda del questionario suggerisce come condurre l’inchiesta, come approfondire
determinati aspetti, e quali sono le informazioni necessarie per potere attribuire il punteggio
giusto.Una volta conclusa l’inchiesta si passa alla fase della computazione dei punteggi 3 per
ciascuna delle sezioni riguardanti i disturbi di personalità in esame e si conta quante volte è
presente il punteggio massimo rispetto alla totalità degli item presenti. Successivamente si
confrontano i punteggi ottenuti con il range minimo necessario perché il disturbo di personalità
possa essere definito diagnosticabile
M.I.N.I. (Mini-International Neuropsychiatric Interview)
L’ultima versione (1998) include:
• 14 disturbi di Asse I
• Disturbo Antisociale di Personalità
• Rischio suicidario
CARATTERISTICHE
• È un’intervista breve, chiara e facile da somministrare;
• È altamente sensibile: identifica la massima percentuale possibile di soggetti con un
determinato disturbo;
• È specifica: capace di escludere i soggetti senza disturbi;
• È compatibile con i principali sistemi internazionali di classificazione diagnostica, l’ICD-10
ed il DSM-IV;
• È in grado di cogliere le più importanti varianti subsindromiche.
• ogni disturbo indagato corrisponde ad un "modulo" autonomo;
• la maggior parte dei moduli prevede una o due domande preliminari di screening (domande
d’ingresso) la cui negatività consente di omettere il completo excursus della sintomatologia
relativa a quel disturbo e di passare direttamente al modulo successivo;
• quando il soggetto risponde positivamente alla/e domanda/e di screening, si passa alla
rilevazione dei sintomi attuali e, in generale, all’approfondimento di quel disturbo
(servendosi di una guida specifica)
M.I.N.I. Plus

8
•

è disponibile una versione "lifetime" del M.I.N.I. (tradotta in italiano) che, per ognuna delle
diagnosi esplorate, chiede di specificare se si valuta l’episodio attuale o, in mancanza di
sintomatologia in atto, l’eventuale episodio più grave in anamnesi;

•

quando si arriva, poi, alla formulazione di una diagnosi, viene richiesta l’età in cui il
disturbo si è manifestato per la prima e per l’ultima volta e, se è indicato, il numero degli
episodi verificatisi nel corso della vita del soggetto;

•

laddove necessario, consente diagnosi attuali e "lifetime" e richiede, oltre alla rilevazione
dei sintomi, di indagare sulla disabilità associata al disturbo, di evidenziare l’eventuale
concomitanza tra i sintomi ed un’eventuale patologia fisica, l’uso di sostanze psicotrope o la
presenza di un lutto recente, di stabilire l’età in cui si sono manifestati per la prima volta i
sintomi di quel disturbo, di indicare quante volte, nella vita, tali sintomi si sono presentati e
di precisare, quando indicato, l’eventuale classificazione in sottotipi per la sua applicazione;

•

Per quanto più complesso del M.I.N.I., il M.I.N.I. Plus è comunque molto meno complesso
delle altre interviste diagnostiche e la sua applicazione richiede soltanto dai 30 ai 40 minuti
ALTRI QUESTIONARI DI PERSONALITÁ
EYSENCK PERSONALITY QUESTIONNAIRE (EPQ)

TRATTI: modalità stabili di organizzazione del vissuto emotivo-affettivo, della percezione della
realtà, del comportamento, che caratterizzano l’individuo. Vanno distinti dal temperamento, che
descrive caratteristiche presenti fin dalla nascita (variabilità biologica): i tratti sono una miscela di
temperamento e di esperienza.
I modelli dimensionali, elaborati originariamente per misurare l’intensità dei tratti di personalità,
sono guidati dall’assunto che ogni individuo sia classificabile a seconda della posizione occupata
lungo un continuum.
Perché un tratto possa essere considerato dimensione di personalità devono essere soddisfatti,
secondo Eysenck, quattro criteri:
1) Criterio psicometrico: il costrutto deve soddisfare tutta una serie di requisiti psicometrici
oltre l’analisi fattoriale;
2) Criterio genetico: il costrutto deve avere un riscontro empirico nella storia evolutiva della
nostra specie ed essere, in una certa misura, trasmesso geneticamente;
3) Criterio teorico-sperimentale: il costrutto deve avere uno spessore teorico tale da
consentire la formulazione di ipotesi circa differenze di comportamento di soggetti con
differenti punteggi in detto costrutto;
4) Criterio sociale: il costrutto deve consentire una traducibilità in conoscenze socialmente
usufruibili.
I quattro requisiti considerati da Eysenck sono estremamente alti e mettono fuori gioco numerosi
fattori di personalità sviluppati da vari studiosi (Cattell, Guilford…).
Eysenck limita a tre il numero delle dimensioni di personalità.

9
TEORIA DI EYSENCK SULLA PERSONALITÁ: si può descrivere la personalità come uno
spazio a tre dimensioni. In questo spazio si collocano tanto la normalità quanto la patologia.
La malattia mentale si colloca, secondo questa visione, in un approccio dimensionale, in continuità
con la normalità, nell’interazione tra determinanti socioambientali, biologiche e di personalità.
L’ EYSENCK PERSONALITY QUESTIONNAIRE (EPQ)
 è il risultato di oltre venti anni di lavoro su diversi questionari che analizzavano, in maniera
sempre più valida, le dimensioni di personalità indicate come:
1) N (Neuroticism)
2) E (Extraversion)
3) P (Psychoticism)
4)
 È composto di 90 item a risposta dicotomica (si/no):
•
•
•
•






23 compongono la scala N che descrive una dimensione di instabilità e labilità
emotiva. Un punteggio elevato indica una disposizione ad intense reazioni emozionali,
che possono rappresentare un elemento di vulnerabilità;
21 compongono la scala E che descrive un continuum bipolare che ha per estremi il
polo dell’introversione e dell’estroversione;
25 compongono la scala P che descrive una dimensione di anticonformismo,
asocialità, disadattamento sociale e può includere aspetti di ostilità ed antisocialità;
21 compongono la scala L (di controllo) volta ad identificare risposte menzognere al
questionario (misura la desiderabilità sociale).
È autosomministato. Il tempo di compilazione è di circa 10-15 minuti
La somministrazione può essere individuale o collettiva
Attraverso delle griglie si ricavano 4 punteggi, uno per ciascuna scala: N, E, P, L
Esiste una forma ridotta (EPQ-R) di 48 item che, nel 1985, è stata inclusa come scheda
5 nella Batteria CBA-2.0 Scale Primarie.

INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI
 Un punteggio elevato nella scala N indica un’alta vulnerabilità a fronte di situazioni
emozionali anche moderatamente negative o stressanti. Implica che l’individuo ha un rischio
maggiore di altri di sviluppare disturbi emozionali (psicosomatici o nevrotici).
 Un punteggio basso nella scala E indica che il soggetto presenta prevalentemente
caratteristiche di introversione (è un individuo riservato tranne che con gli amici intimi,
apprezza un modo di vita regolare e uniforme, non ricerca emozioni, diffida dell’impulso del
momento, è riflessivo e tende al pessimismo). Un punteggio elevato indica invece
caratteristiche di estroversione (desidera un rapporto continuo con la gente, accetta
volentieri i cambiamenti, ricerca emozioni, è spensierato ed ottimista, tende ad agire
impulsivamente).
 Un punteggio elevato alla scala P indica un tipo di vulnerabilità a fronte di pressioni sociali
che può condurre ad atteggiamenti e comportamenti o francamente originali ed
anticonformisti o di disadattamento e marginalità sociale.

10
 Un punteggio elevato nella scala L indica che il soggetto tende ad offrire un’immagine
positiva di sé e a rispondere in conformità con stereotipi perbenisti.
BIG FIVE QUESTIONNAIRE (BFQ)
 Misura 5 tratti considerati fondamentali nella descrizione della personalità:
1. ESTROVERSIONE: modalità di comportamento dinamica, attiva e dominante;
2. STABILITÁ EMOTIVA: caratteristiche legate a bassa ansia, bassa vulnerabilità
e controllo delle proprie reazioni comportamentali ed emotive;
3. GRADEVOLEZZA: atteggiamento amichevole, cordiale ed altruista;
4. COSCENZIOSITÁ: presenza di riflessività, scrupolosità e accuratezza che
all’estremo possono diventare pignoleria ed eccessiva attenzione per i dettagli;
5. APERTURA MENTALE: descrive persone curiose verso il mondo, la cultura, di
vari interessi ed aperte a nuove esperienze.
 Questi 5 tratti hanno una notevole affidabilità e validità; restano relativamente stabili nel
periodo dell’età adulta; sono invarianti rispetto al sesso; si ritrovano in molte culture
(Europa, Usa, Asia).
 Il questionario misura i cinque tratti (o dimensioni) descritti. Ogni dimensione è divisa, a
sua volta, in due sottodimensioni:










ESTROVERSIONE
1) DINAMISMO
2) DOMINANZA
STABILITÁ EMOTIVA
1) CONTROLLO DELLE EMOZIONI
2) CONTROLLO DEGLI IMPULSI
GRADEVOLEZZA
1) COOPERATIVITÁ
2) CORDIALITÁ
COSCENZIOSITÁ
1) SCRUPOLOSITÁ
2) PERSEVERANZA
APERTURA MENTALE
1)
APERTURA ALLA CULTURA
2)
APERTURA ALL’ESPERIENZA

È prevista una scala di controllo (L) per verificare la tendenza a rispondere in modo
socialmente desiderabile.
 CONSEGNA: al soggetto viene chiesto di leggere ciascuna frase e di valutare (su una scala
a 5 punti) quanto quella frase si adatti alla sua personalità
 Autosomministrazione individuale o collettiva
 Tempo: 15 – 40 minuti
 SCORING

11
1) le risposte vengono conteggiate in modo da ottenere dei punteggi grezzi per le 5
dimensioni, le 10 sottodimensioni e la scala di controllo L (16 punteggi in tutto);
2) i punteggi grezzi vengono convertiti in punti T diversi per maschi e femmine;
3) si ottiene un profilo ad istogramma formato dalle 5 dimensioni, le 10
sottodimensioni e la scala L.


INTERPRETAZIONE
1)
Verifica della scala di controllo per valutare gli effetti della
desiderabilità sociale sul questionario;
2)
Interpretazione singola delle 5 dimensioni;
3)
Approfondimento con le 10 sottodimensioni;
4)
Valutazione del profilo complessivo risultante da tutte le dimensioni
(esempi: alta coscienziosità/alti livelli di apertura mentale indicherebbero capacità
manageriali; alta coscienziosità/bassa gradevolezza deporrebbero per aspetti legati alla
pignoleria e alla grettezza).

 È usato più nella psicologia del lavoro (selezione e valutazione del personale) che non in
ambito clinico e di ricerca. In ambito clinico, comunque, è usato come strumento di
completamento dell’assessment per evidenziare risorse e deficit della personalità.
 Esiste anche una versione per bambini e preadolescenti (BFQ-C)
La speranza di arrivare ad una descrizione esaustiva della personalità e l’introduzione dell’analisi
fattoriale in psicologia hanno portato allo sviluppo delle teorie definite dei “tratti”. Diversi
studiosi hanno cercato le dimensioni che meglio potessero descrivere in modo completo la
personalità, faticando però a raggiungere un accordo sul numero e la natura di tali dimensioni.
 Cattell individua 16 dimensioni bipolari (alta intelligenza/bassa intelligenza; emotività/forza
dell’Io; sicurezza/insicurezza; dipendenza/autonomia; riservatezza/estroversione….);
 Eysenck solo 3 (estroversione, nevroticismo, psicoticismo);
 Caprara et al. 5 (big five).
Da questi sforzi sono nati alcuni dei più famosi e usati questionari di personalità (16PF; ACL;
BFQ…)
ADJECTIVE CHECK LIST (ACL)
 Non è costruito né con metodo empirico (come l’MMPI) né con riferimento ad una precisa
teoria (come il BFQ);
 È usato nella psicologia del lavoro, nella ricerca, in psicologia clinica, nella psicologia dello
sport;
 In ambito clinico può essere utile per evidenziare quelle caratteristiche della personalità che
possono favorire o sfavorire un trattamento psicologico;

12
 È composto da una serie di aggettivi (300) riferiti alla personalità che il soggetto può
liberamente contrassegnare;
 I 300 aggettivi si riferiscono a diverse caratteristiche di personalità e vanno a formare 37
scale;

13
 Le 37 scale sono suddivise in 5 gruppi. Il primo gruppo è formato da 4 scale:
1) Numero degli aggettivi contrassegnati
2) Numero di aggettivi favorevoli
3) Numero di aggettivi sfavorevoli
4) Risposte comuni
che non misurano dimensioni precise dipersonalità ma aspetti generali del processo
valutativo di sé.
 Le successive 15 scale misurano alcuni bisogni fondamentali dell’individuo:
1. successo
2. dominio
3. perseveranza
4. ordine
5. comprensione degli altri
6. protezione degli altri
7. associazione con gli altri
8. relazioni con l’altro sesso
9. esibizione
10. autonomia
11. aggressione
12. cambiamento
13. ricevere soccorso
14. umiliarsi
15. mostrarsi deferente
9 scale misurano aspetti vari (disposizione a migliorarsi, autocontrollo, fiducia in sé, adattamento
personale, alta autostima, creatività, potenziale per il comando, orientamento maschile,
orientamento femminile);
Altre 5 misurano i ruoli identificati dall’Analisi Transazionale (genitore critico, genitore
protettivo, adulto, fanciullo istintivo, fanciullo sottomesso);
Le ultime 4 le dimensioni legate alla combinazione di alta e bassa Originalità e Intelligenza.
 L’ACL è stato costruito facendo riferimento a teorie e strumenti di misura molto diversi tra
loro: studi sull’MMPI, tratti individuati da Cattell, considerazoni teoriche desunte da Freud,
Jung, Murray, esigenze valutative di carattere pratico;
 punto debole: le dimensioni che si propone di misurare sono a volte ambigue, di
difficile interpretazione e con molti problemi di validità;
 punto di forza : ogni singola scala è stata correlata con una serie di valutazioni
fornite da osservatori esterni. Le correlazioni positive e negative sono riportate nel
manuale.
 SOMMINISTRAZIONE: il soggetto deve leggere un aggettivo per volta e segnare quelli
che giudica più adatti per la descrizione di sé nel momento attuale. Tempo previsto: 10 – 20
minuti.
 SCORING: è alquanto complesso per l’elevata numerosità delle dimensioni misurate ma
esiste un software computerizzato.

14
 INTERPRETAZIONE:
1. valutare la validità del protocollo considerando i punteggi alle scale numero degli
aggettivi contrassegnati e risposte comuni;
2. considerare quei punteggi che distano almeno una deviazione standard e mezzo dalla
media (punteggi superiori a 65 o nferiori a 35);
3. esaminare separatamente le 5 scale che i dentificano i ruoli secondo l’AT e le 4
dimensioni legate alla combinazione Intelligenza/Originalità;
I risultati ottenuti con l’ACL devono essere considerati come semplici ipotesi da approfondire
con strumenti più affidabili o indagini più fini.
COGNITIVE BEHAVIOURAL ASSESSMENT (CBA 2.0)
 Nasce negli anni ’80 dallo sforzo congiunto di alcuni psicologi clinici insoddisfatti dei
questionari allora esistenti per l’assessment clinico.
 È una batteria di assessment a largo spettro che non fornisce diagnosi o profili
psicodiagnostici ma una puntuale descrizione delle eventuali problematiche del soggetto, in
rapporto alla situazione ambientale e ad alcuni tratti psicologici che caratterizzano la
persona in modo più globale.
 È composto da una serie di test e schede (10) finalizzate ad individuare eventuali aree
problematiche in popolazioni cliniche ma anche non cliniche (selezione del personale, studi
sulla qualità di vita).
 Molte schede contengono delle scale di misura (questionari o inventari classici) dette scale
primarie perché hanno lo scopo di mettere in luce gli eventuali problemi lamentati dal
soggetto, problemi che dovranno successivamente essere approfonditi tramite scale
secondarie scelte opportunamente a seconda dei risultati che emergeranno dalla Batteria.
SCHEDE DEL CBA
1) DATI GENERALI raccoglie i dati anagrafici e motivi dell’assessment.
2) STATE-TRAIT ANXIETY INVENTORY. FORMA X1 (STAI-X1) misura l’ansia di
stato (ansia che il paziente prova al momento della compilazione del questionario); è usata
anche come scala di validità/accettazione del protocollo.
3) STATE-TRAIT ANXIETY INVENTORY. FORMA X2 (STAI-X2) misura l’ansia di
tratto.

15
4) CARTELLA AUTOBIOGRAFICA/ANAMNESI PSICOLOGICA raccoglie una serie
di informazioni di carattere clinico ed anamnestico che consentono di ottenere un quadro
abbastanza completo di eventuali problematiche del soggetto (problemi sessuali, problemi
familiari, esperienze traumatiche, ricorso a sostanze stupefacenti, problemi relativi allo
stress, disturbi alimentari, desideri suicidari….) È composta di 59 domande con risposte a
scelta obbligata.
5) EYSENCK PERSONALITY QUESTIONNAIRE. FORMA RIDOTTA (EPQ-R)
misura tre dimensioni della personalità: estroversione-introversione (E), instabilità emotiva
(N), disadattamento sociale (P). Permette di individuare delle caratteristiche stabili del
soggetto che possono fungere da variabili moderatrici nello sviluppo di determinati disturbi
o, al contrario, fattori di protezione rispetto ad una possibile insorgenza di problemi
psicologici.
6) QUESTIONARIO PSICOFISIOLOGICO. FORMA RIDOTTA (QPF-R) elenca
reazioni e disturbi psicofisiologici che un individuo può esperire.
7) INVENTARIO DELLE PAURE. FORMA RIDOTTA (IP-R) include 58 item che
elencano una serie di situazioni-stimolo che possono generare paura. Per ciascuna voce, il
soggetto valuta l’intensità della paura provata su una sclala a 5 punti.
8) QUESTIONARIO D (QD) misura le manifestazioni depressive anche lievi. Alti punteggi
a questa scheda indicano l’esistenza di una condizione depressiva non necessariamente di
carattere clinico.
9) MUDSLEY
OBSESSIONAL-COMPULSIVE
QUESTIONNAIRE.
FORMA
RIDOTTA (MOCQ-R) indaga comportamenti e problemi di tipo ossessivo-compulsivo e
fornisce un indice complessivo e tre indici che si riferiscono a tre subscale (preoccupazioni
relative a controlli ripetuti; problemi connessi all’igiene, alla pulizia, ad improbabili contagi
e contaminazioni; dubbi ricorrenti e pensieri intrusivi sgradevoli e persistenti).
10) STATE-TRAIT ANXIETY INVENTORY, FORMA X1. FORMA RIDOTTA (STAIX1/R) è lo STAI-X1 già presente nella scheda 2, proprosto in forma ridotta (10 item); ha lo
scopo di misurare il livello di ansia provato dal soggetto alla fine della prova e confrontare
l’ansia del soggetto all’inizio e alla fine della prova.
 Somministrazione individuale o collettiva, in forma cartacea o al computer. Il tempo
richiesto per la compilazione è di 30-45 minuti.
 Per lo scoring esistono fogli di notazione e griglie di correzione.
 Una volta riportate le informazioni necessarie sul foglio di notazione è possibile
stendere il referto su un modello predisposto a questo scopo. Il referto ha lo scopo di
tradurre i punteggi in parole (informazioni circa la validità del protocollo,
interpretazione della scale e approfondimenti consigliati).

16
TECNICHE PROIETTIVE
Si basano sul meccanismo psicologico della proiezione, il processo col quale un soggetto organizza
e struttura un’esperienza nuova, proiettando su questa la sua esperienza interiore e la struttura stessa
della sua personalità;
Si distinguono in:
 Strutturali: permettono di indagare non solo i contenuti della personalità quanto la sua
struttura dinamica (organizzazione di personalità, esame di realtà, equilibrio psichico)
 Tematiche: rilevano contenuti significativi della personalità quali bisogni, aspirazioni,
conflitti, sentimenti.
Passi Tognazzo D., 1999
RORSCHACH
È la tecnica proiettiva più utilizzata e più valida per la diagnosi strutturale e dinamica della
personalità;
•

Permette una valutazione articolata di:
1. Organizzazione del pensiero (profilo cognitivo)
2. Esame di realtà
3. Sfera affettiva
4. Difese prevalenti

ASPETTI STRUTTURALI DELLA PERSONALITÁ
La mente è un’entità articolata in istanze (Io, Es, Super-Io) che stanno tra loro in relazione di equilibrio
dinamico;
All’interno delle istanze in relazione tra loro, le funzioni mentali che le compongono devono pure mantenersi
strettamente collegate (ad esempio, all’interno dell’Io, la funzione del pensiero deve mantenere rapporti stabili
con quelle del linguaggio e della memoria, la percezione deve mantenere un forte legame con la motricità,
ecc.);
Questi collegamenti tra le istanze e le funzioni costituiscono le STRUTTURE della personalità.
ASPETTI DINAMICI DELLA PERSONALITÁ
Le strutture, per mantenere attive le loro funzioni e produrre comportamenti, hanno bisogno di energie, vale a
dire di forze disponibili per determinati usi d ad essi commisurate;
Le energie rendono la struttura di personalità mobile ed operativa.

USO CLINICO DEL RORSCHACH
VANTAGGI
• Permette la valutazione strutturale e dinamica della personalità
• In questo senso, costituisce il test elettivo in psicologia clinica
• Il soggetto non può prevedere come saranno valutate le sue risposte, per cui il test non è
manipolabile/falsificabile
• Non esistono risposte giuste o sbagliate, qualunque risposta va bene, ciò può aumentare la
partecipazione del soggetto al compito
• Esistono validi sistemi di siglatura ed interpretazione dei risultati
• È il test proiettivo che vanta il maggior numero di pubblicazioni scientifiche
SVANTAGGI

17
•
•

Richiede una preparazione adeguata in tutte le fasi del test (somministrazione, siglatura,
interpretazione)
Tale preparazione, affrontata seriamente, è lunga e, se non implica necessariamente la
partecipazione ad un corso specifico, non può prescindere da supervisioni competenti

RORSCHACH: SIGNIFICATO DELLE TAVOLE
TAVOLA I: Indica il rapporto del soggetto con l’autorità. (Rifiuti a questa tavola possono indicare
un problema con l’autorità e/o l’ansia rispetto all’esame e al giudizio).
TAVOLA II: simboleggia l’aggressività, rimossa o non. Il colore rosso spesso provoca choc.
TAVOLA III: è quella che più facilmente provoca risposte di movimento. Il genere vengono
interpretate in essa figura umane.
TAVOLA IV: è la tavola più importante per analizzare le relazioni del soggetto con l’immagine
paterna. Messa a confronto con la tavola I rivela il rapporto del soggetto con tutto ciò che
rappresenta l’autorità.
TAVOLA V: è la più facile da interpretare (farfalla o pipistrello). L’incapacità a dare tali
interpretazioni può essere indicativa di grave compromissione del pensiero.
TAVOLA VI: è la tavola della sessualità. Se l’interpretazione è difficile o turba il soggetto ciò
potrebbe indicare problemi inerenti la sessualità.
TAVOLA VII: è la tavola materna. La reazione di stupore (soprattutto per il bianco centrale) è
tipica di soggetti che hanno problemi con l’immagine materna o con la madre stessa.
TAVOLA VIII: il particolare più facile da interpretare è il colore rosa laterale (animali). Nei
nevrotici compare uno choc-colore.
TAVOLA IX: è la seconda tavola materna/femminile. Le interpretazioni di questa tavola sono quasi
sempre molto significative dal punto di vista simbolico.
TAVOLA X: l’interpretazione globale è difficile, a volte provoca un’angoscia inconscia come la
paura della disintegrazione. Il soggetto che è dotato di un’intelligenza di sintesi, può dare buone
interpretazioni globali. Gli adolescenti generalmente danno interpretazioni di volti.
IL REATTIVO DI RORSCHACH: STRUMENTO ELETTIVO PER LA VALUTAZIONE
DEGLI ASPETTI PSICODINAMICI
LA VALUTAZIONE DELL’ORGANIZZAZIONE DEL PENSIERO
Emerge dalla valutazione integrata di una serie di valori sintomatici:
•

Percentuale delle risposte Globali (G%): corrisponde alla capacità di sintesi e alla capacità
organizzativa del pensiero. È dato dal rapporto tra le risposte G e il numero totale delle risposte;
in un protocollo normale dovrebbe essere presente in un valore compreso tra il 20 e il 30%;

•

Percentuale delle risposte di Dettaglio (D%): è rappresentativo delle capacità di analisi, di
senso pratico e di avere un contatto immediato e diretto con la realtà. È dato dal rapporto tra le
risposte D e il numero totale delle risposte: il valore normativo è compreso tra 50 e 70%;

•

Percentuale delle risposte di Dettaglio piccolo (Dd%): indica la capacità di analisi più
meticolose e raffinate. È dato dal rapporto tra le risposte Dd e il numero totale di risposte e in un
protocollo normale è compreso tra 0 e 10%.
La distribuzione di questi tre fattori (G, D, Dd) costituisce il Tipo di appercezione (T.A.).

•

Numero di risposte (NR): è indicativo della produttività del soggetto e dovrebbe essere
compreso tra 15 e 30;

18
•

Percentuale delle risposte Forma (F%): rappresenta l’uso del pensiero razionale e della logica
nel modo di accostarsi alla realtà. È data dal rapporto tra la somma di tutte le risposte F (F, F+,
F-) rispetto al numero totale delle risposte. Il valore normativo è compreso tra il 50 e il 70%;

•

Percentuale delle forme buone (F+%): è uno dei fattori importanti per la valutazione
dell’intelligenza perché è rappresentativo della finezza d’osservazione e del potere di
concentrazione. Indica quindi la capacità di operare un esame di realtà adeguato e coerente. È la
percentuale delle risposte F+ ed F in relazione al numero totale di risposte forma. Il valore
normativo è compreso tra 70 e 90%;

•

Percentuale delle risposte-animali (A%): è l’indice più generale della stereotipia ed indica
l’intervento di meccanismi di pensiero automatizzato. È dato dal rapporto tra le risposte di
contenuto animale (A e Ad) e il numero totale di risposte. In un protocollo normale dovrebbe
essere presente in una percentuale compresa tra il 30 e il 40 %;

•

Percentuale delle risposte-umane (H%): permette di rilevare il posto che occupano nella vita del
soggetto gli interessi sociali e umani, è quindi una misura della capacità di contatto sociale. È
data dal rapporto tra le risposte di contenuto umano (H e Hd) e il numero totale di risposte. Il
valore normativo è compreso tra il 10 e il 20%;

•

Percentuale delle risposte banali (Ban%): è un indice dell’adattamento sociale del pensiero,
descrive la capacità di adesione al pensiero collettivo. Corrisponde alla percentuale delle
risposte banali in relazione al numero totale delle risposte e il suo valore normativo è compreso
tra 20 e 30%;

•

Indice di realtà di Neiger (IR): indica la qualità dell’esame di realtà. Il valore normale è
compreso tra 5 e 7; i valori tra 0 e 4 indicano un controllo ipoplastico della realtà,un valore di 8
indica un controllo iperplastico della realtà.

LA VALUTAZIONE DELLE DIFESE
Il concetto di difesa rappresenta una pietra miliare della teoria psicoanalitica e un’area
fondamentale d’indagine del Rorschach (Schafer, 1954; Lerner e Lerner 1990).
Come ha sottolineato Cooper (1989), “negli ultimi venti anni sono comparsi diversi orientamenti,
all’interno della psicoanalisi, volti a definire il concetto di difesa in termini intrapsichici, ma anche
di relazioni oggettuali” (p.865). Cooper si riferisce, tra le altre, alla teoria delle proprietà
motivazionali dell’Io (Schafer, 1968; Kris, 1984) come alla teoria delle difese secondo la
prospettiva delle relazioni oggettuali (Kernberg, 1976) e alla teoria delle difese degli psicologi del
Sé (Kohut, 1984).
Misure tradizionali
Schafer (1954) si è occupato delle difese, rivolgendo l’attenzione al gap teorico, da lui individuato,
relativo alle proprietà dinamiche dell’Io come struttura. Un aspetto del gap consiste nella mancanza
di una spiegazione teorica dell’esistenza di una gerarchia di motivazioni e di desideri, presente nelle
difese stesse. In contrasto con i precedenti teorici, che consideravano l’Io e l’Es in opposizione
reciproca, Schafer propone, invece, un rapporto dialettico tra le due strutture, suggerendo che la
difesa è inconscia a causa del fatto che tende alla soddisfazione del desiderio. Le difese, dunque,
secondo l’Autore, non solo regolano le pulsioni, ma servono anche a soddisfarle.
Secondo l’Autore, non è corretto parlare di difesa o di meccanismo difensivo come un concetto a sé
stante o come un qualcosa di direttamente individuabile nella sua forma pura, “il meccanismo di
difesa è semplicemente un aspetto del comportamento” (R.Schafer 1954) e in quanto tale esso deve
essere considerato unitamente agli aspetti pulsionali e adattivi del comportamento stesso. È
possibile, quindi, parlare di operazioni difensive e adattive allo stesso tempo: “in quanto difensive
queste operazioni tentano di impedire totalmente la scarica degli impulsi respinti, in quanto adattive
esse facilitano la scarica degli impulsi accettati, pur ritardandone, perfezionandone e limitandone

19
molto l’espressione in modo da assicurare la massima gratificazione compatibile con la situazione
esistenziale totale dell’individuo” (R.Schafer 1954).
Schafer ritiene che le operazioni difensive adottate da un individuo possano manifestarsi in diversi
aspetti del protocollo Rorschach e cioè:
- nella siglatura (ovvero negli indici significativi);
- nei temi (o contenuti delle risposte);
- negli atteggiamenti assunti dal soggetto verso il test.
Di regola, una operazione difensiva rilevante o di successo dovrebbe essere individuabile in
maniera caratteristica in tutte le tre categorie, ma, poiché non sempre succede così, l’assenza di una
categoria non è da considerarsi come condizione sufficiente per escludere l’esistenza di una difesa
che potrà essere, a seconda dei casi, debole, rigida e instabile oppure forte e flessibile.
I meccanismi difensivi valutati da Schafer tramite il reattivo di Rorschach sono: la rimozione; la
negazione; la negazione-proiezione di tipo ipomaniacale instabile; la proiezione; le difese
ossessivo-coatte (regressione, isolamento, intellettualizzazione, formazione reattiva contro la
passività e contro l’ostilità, l’annullamento).
Ogni difesa (tranne la regressione e l’annullamento che sono rilevate solo dall’analisi tematica delle
risposte e dall’atteggiamento verso il test) è individuabile in base ad un pattern specifico di aspetti
formali del protocollo quali: il numero di risposte (NR); il numero di rifiuti; i tempi di reazione; i
valori G% , Dd%, Dbl%; i valori F% e F+% ; il numero di risposte C pure e Clob; la prevalenza di
risposte CF o FC; la presenza di risposte M e il tipo di TRI.
L’aspetto contenutistico è relativo al tipo di risposte: animali, umane, anatomiche, oggetto,
architettoniche, astratte, confabulate, contaminate, a contenuto orale, anale, sadico, omosessuale,
ostile, persecutorio, spaventoso, angoscioso etc.
L’atteggiamento rispetto al test (e all’esaminatore) può invece essere: superficiale, compiacente,
critico, distaccato; può inoltre esprimere disgusto, orrore, angoscia, insicurezza (in particolare se
avviene un continuo rimaneggiamento delle tavole, espressione di ciò che Schafer definisce
“dubbio patologico”).
Tutti questi dati alla fine concorrono all’individuazione di una o più operazioni difensive cui il
soggetto ricorre più frequentemente.
Misure attuali
Un tentativo di integrare, in un’unica formulazione, i differenti concetti di difesa delle due correnti
psicoanalitiche (psicologia dell’Io e teoria delle relazioni oggettuali) è rappresentato dal lavoro di
Kernberg (1975) e, in particolare, del suo concetto strutturale di livelli di organizzazione difensiva.
Kernberg ha suggerito un’evoluzione gerarchica di livelli della patologia del carattere, collegata al
tipo di funzionamento difensivo e al livello evolutivo di relazione oggettuale internalizzata, e ha
individuato due livelli nell’organizzazione difensiva dell’Io, uno associato allo stadio evolutivo preedipico e l’altro allo stadio edipico. La scissione o la dissociazione primaria sono le operazioni
difensive del livello meno evoluto, a cui si affianca un deficit della funzione sintetica dell’Io. La
scissione è anche la base delle altre difese primitive, come il diniego, l’idealizzazione primitiva, la
svalutazione primitiva e l’identificazione proiettiva. A un livello più evoluto, associato a patologie
in area edipica, la rimozione sostituisce la scissione come difesa principale ed è accompagnata da
difese come l’intellettualizzazione, la razionalizzazione o forme di diniego e proiezione di più alto
livello.
Sulla base di questa concettualizzazione delle difese proposta da Kernberg e del lavoro clinico di
molti colleghi (Mayman, 1967; Pruitt, 20pilla, 1964; Holt, 1970), Lerner e Lerner (1980) hanno
prodotto un manuale di siglatura del Rorschach, che si propone lo scopo di valutare le difese
specifiche che caratterizzano il livello meno evoluto del funzionamento difensivo: scissione (S),
svalutazione (DV), idealizzazione (I), identificazione proiettiva (PI) e diniego(DN). Le sezioni del
manuale dedicate alla svalutazione, all’idealizzazione e al diniego permettono di identificare e
classificare le difese lungo un continuum, che procede dal livello più evoluto a quello primitivo. La
scala utilizza prevalentemente l’analisi delle risposte a contenuto umano, basandosi sull’ipotesi di

20
Kernberg che le difese organizzano (e riflettono) il mondo oggettuale interno, e sulla relazione tra le
risposte umane al Rorschach e la qualità delle relazioni oggettuali (Blatt, Lerner, 1983).
REATTIVI DI DISEGNO
IL DISEGNO DELL’ALBERO
L’ipotesi alla base del test è che l’albero simboleggia l’uomo, la rappresentazione di sé: è
l’equivalente di un autoritratto che evidenzia gli aspetti più autentici della personalità profonda.
Si ritiene che l’analisi del disegno dell’albero possa evidenziare lo stato di sviluppo raggiunto dal
soggetto, la presenza di eventuali ritardi e di disturbi di tipo affettivo.
SCHEMA DI VALUTAZIONE DELL’ALBERO
 Prima impressione: comprensione intuitiva, visione globale d’insieme, analisi del livello
d’integrazione tra le parti
 Spazio occupato
La collocazione e le dimensioni del disegno informano sul vissuto del soggetto rispetto
all’ambiente.
 Posizione nel foglio
Il simbolismo spaziale indica che la zona alta del foglio rappresenta la parte spirituale, intellettuale,
mistica; la zona bassa è propria dell’inconscio e degli istinti; la zona sinistra è quella
dell’introversione, dell’attaccamento al passato; la zona destra è propria dell’estroversione e della
tendenza alle relazioni con gli altri e al futuro.
 Qualità del tratto
Un tratto debole e leggero indica insicurezza, indecisione, ansia. Un tratto deciso e forte può
segnalare impulsività, aggressività, sicurezza.

Sin.: passato

Dipendenza legami

dx.: futuro
Aspettative
aspirazioni

21
Chioma/Rami:
espansione – relazione con
l’ambiente (Io e il Tu)

Tronco:
IO- base
Struttura di sostegno al “Sé”
Traumi possibili

Suolo: aderenza con la realtà

Radici: aspetti pulsionali, impedimenti,
legami

Disegno dell’albero nel percorso evolutivo:
• 5 anni: è raffigurato un tronco con qualcosa di indefinito alla cima
• 10 anni: è raffigurato un tronco con i rami per arrampicarsi
• 16 anni: l’albero è rappresentato come elemento dell’ambiente
GLI ELEMENTI STRUTTURALI DELL’ALBERO SONO :
♦ Chioma. Bisogna osservarne la forma, l’orientamento, la densità, la ricchezza, l’armonia,
l’espansione nello spazio. Indica la capacità di entrare in relazione con l’ambiente, rappresenta
le aspirazioni, gli ideali.
♦ Rami. Bisogna osservare lo spessore, la presenza di recisioni, la loro distribuzione nella chioma
(se ad esempio, sono presenti solo in una parte del fusto). Rappresentano le risorse personali per
conseguire gratificazioni sociali ed entrare in contatto con l’ambiente.
♦ Tronco. Può presentarsi come vuoto o pieno, sottile o massiccio, con nodosità o cavità, aperto
sopra o sotto, staccato dal fogliame. Simboleggia la strutturazione dell’Io, così come è avvenuta
attraverso l’esperienza evolutiva e come è vissuta dal soggetto. Protuberanze, incisioni,
rientranze e cavità del fusto possono indicare la presenza di vissuti traumatici.
♦ Linea di terra. Indica armonia, aderenza con la realtà.
♦ Radici: spesse, eccessive, fluide, rigide, sinuose, vitali, aggressive. Rappresentano la parte
istintuale dell’Io da cui poter trarre energia vitale.

22
♦ Frutti, fiori, nidi. L’aggiunta di accessori decorativi denota la presenza di elementi di creatività
ma anche bisogno di intimità e affetto.
DISEGNO DELLA FIGURA UMANA
L’ipotesi alla base del test è che il disegno della figura umana possa stimolare proiezioni
dell’immagine di sé. La consegna è: “Disegna una persona, una figura umana”. Non si chiede di
disegnare se stessi: ciò potrebbe essere vissuto come intimidatorio favorendo l’intervento di
meccanismi difensivi legati a come il soggetto vorrebbe apparire. Più è ambigua la consegna, più il
prodotto sarà proiettivo. Il disegno, infatti, consente l’espressione della propria immagine corporea
e, parallelamente, la proiezione di conflitti e bisogni (Machover K., 1985).
Disegno della persona nel percorso evolutivo:






3 anni: stadio dell’”omino testone”
5 anni: la figura umana rappresenta l’Io, il bambino è in grado di ritrarre un’immagine del
corpo quasi completa. È centrale il ruolo della testa per mangiare e pensare e delle gambe
per muoversi e correre
10 anni: la figura umana è ancora proiezione dell’Io ma è maggiore la consapevolezza delle
molteplicità delle azioni e dei movimenti del corpo.
16 anni: l’uomo è inteso come parte dell’ambiente in rapporto adeguatamente proporzionale
ad esso.

GLI ELEMENTI STRUTTURALI DELLA FIGURA UMANA SONO :
-

la testa: va considerata come la zona elettiva del pensiero, della fantasia e della vita mentale
della persona.
Il viso: è il luogo della personalità ufficiale, della comunicazione e del contatto sociale.
Il collo: è la zona del rapporto tra la vita istintiva ed il controllo razionale delle emozioni
Il tronco: è la zona dell’affettività, dell’istintualità, delle problematiche aggressive e sessuali.
Le gambe: rappresentano il contatto con la realtà ambientale.
Le braccia e le mani: sono il mezzo attraverso il quale si realizza l’esplorazione, la
manipolazione e il contato con l’ambiente sociale.

Ogni accentuazione del disegno può indicare la presenza di compensazioni (il bisogno di..); ogni
omissione può indicare disturbi somatici localizzati, conflitti o preoccupazioni per la parte omessa.
La dimensione della figura rispetto al foglio può dare indicazioni su come il soggetto reagisce alle
pressioni ambientali.
DISEGNO DELLA FAMIGLIA (METODICA DI CORMAN)
Consente un’indagine adeguata sulle dinamiche familiari e sul vissuto del soggetto ad esso inerente.
La consegna propone al soggetto di disegnare la propria famiglia (disegno della famiglia reale).
Terminato il compito si chiede di disegnare una famiglia di propria invenzione (disegno della
famiglia Inventata). Alla fine si fornisce un’ultima indicazione: “se avessi la bacchetta magica e
potessi trasformare tutti i componenti della tua famiglia in quello che vuoi, come li
trasformeresti?” (disegno della famiglia incantata).
I tre compiti vanno dati separatamente.

23
Secondo questo metodo si indaga, della famiglia inventata, chi è il più bello, il più brutto, chi è il
buono, chi il più cattivo, il più calmo, il più nervoso, ecc. alla fine si chiede: “ Tu chi vorresti essere
tra questi?”
ELEMENTI SIGNIFICATIVI
 Rapporti spaziali tra personaggi: avvicinati, allontanati, legami e fusioni.
 Personaggi valorizzati: il primo (sequenza), le dimensioni, gli accessi di prestigio, profilo o
movimento, ripetizione.
 Personaggi svalorizzati: piccolo, per ultimo o fuori dal gruppo, impoverito, in posizione
statica, cancellature =conflitto.
 Scelta di identificazione: positivo, negativo, ambivalente.
 Realismo della rappresentazione
Generalmente il personaggio privilegiato è quello che viene disegnato per primo, è il più grande di
dimensioni, il più curato, posto in posizione centrale. Può rappresentare la persona più amata e
ammirata della propria famiglia o anche quella che suscita maggiore ostilità. Il personaggio
svalorizzato è quello dimenticato, isolato, trascurato, disegnato per ultimo. Indica la presenza di
conflitti emotivi, disprezzo, aggressività, ambivalenza affettiva. Se il soggetto non disegna se stesso
è possibile che sia mal adattato al contesto familiare o che l’intensità dei suoi vissuti di esclusione
lo portino a percepirsi come non facente parte di esso. Sono plausibili anche ipotesi di altro genere.
TECNICHE PROIETTIVE DI PERSONALITÁ PER L’ETA’ EVOLUTIVA PIÚ
UTILIZZATE IN AMBITO CLINICO


Hanno l’obiettivo di studiare le componenti affettive della personalità (valutazione qualitativa
dei processi psichici che concorrono all’organizzazione della personalità)
• RORSCHACH
• CAT
• TAT
• PN, BLACKY PICTURES
• SCENO TEST
• FAVOLE DELLA DUSS
• REATTIVI DI DISEGNO

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  • 1. TEST DI PERSONALITÁ A.A. 2007/2008 Prof. Daniela Cantone APPUNTI DALLE LEZIONI 1
  • 2. INDICE DEGLI ARGOMENTI 1. ASSESSMENT O PROCESSO DIAGNOSTICO 2. I TEST DI PERSONALITÁ: APPLICAZIONE 3. TEST OGGETTIVI: questionari ed inventari di personalità 4. ALCUNI TEST OGGETTIVI UTILIZZATI IN AMBITO CLINICO 5. MMPI, MMPI-2 e MMPI-A 6. SCID-II - INTERVISTA CLINICA STRUTTURATA PER I DISTURBI DI PERSONALITÀ DELL’ASSE II DEL DSM IV 7. M.I.N.I. (Mini-International Neuropsychiatric Interview) 8. ALTRI QUESTIONARI DI PERSONALITÁ: EYSENCK PERSONALITY QUESTIONNAIRE (EPQ) BIG FIVE QUESTIONNAIRE (BFQ) ADJECTIVE CHECK LIST (ACL) 9. COGNITIVE BEHAVIOURAL ASSESSMENT (CBA 2.0) 10. TECNICHE PROIETTIVE 11. RORSCHACH 12. REATTIVI DI DISEGNO 13. IL DISEGNO DELL’ALBERO 14. DISEGNO DELLA FIGURA UMANA 15. DISEGNO DELLA FAMIGLIA (METODICA DI CORMAN) 16. TECNICHE PROIETTIVE DI PERSONALITÁ PER L’ETA’ EVOLUTIVA 2
  • 3. ASSESSMENT O PROCESSO DIAGNOSTICO DEFINIZIONE L’iter che il paziente percorre insieme al clinico allo scopo di rilevare e circoscrivere l’ampiezza e l’entità del/dei disturbi lamentati, attribuire loro un significato (diagnosi) ed individuare le possibili strategie di cui avvalersi per ridurre, modificare o eliminare, laddove possibile, la causa che provoca la sofferenza che il paziente stesso e/o i suoi familiari lamentano. SCOPO DELL’ASSESSMENT Chiarire la struttura psicologica alla base dei sintomi (carattere = qualità interne della persona), non solo la personalità (aspetti visibili della persona)... Quindi non solo assegnare una diagnosi ma comprendere e descrivere un paziente per giungere a decisioni ed interventi che gli siano utili. ASSESSMENT E TESTING L’ASSESSMENT è orientato al problema ed è dinamico; Il TESTING è orientato ai metodi e alla misurazione ed è descrittivo. L’ASSESSMENT è l’intero processo di valutazione dove l’uso del test è uno dei momenti di raccolta delle informazioni utili al processo di valutazione clinica. Identifica non solo ciò che va male nel funzionamento mentale di un paziente (disturbo), ma anche quali fattori hanno fatto sì che qualcosa sia andato male (cause). Include la VALUTAZIONE O DIAGNOSI FUNZIONALE… VALUTAZIONE O DIAGNOSI FUNZIONALE La valutazione di come l’individuo tende a funzionare dal punto di vista cognitivo, affettivo e comportamentale. Significa valutare sia le aree patologiche sia quelle sane della personalità, dato che per aiutare qualcuno occorre conoscere sia le sue capacità adattive sia le sue aree disfunzionali. DOMANDE PER UNA VALUTAZIONE FUNZIONALE 1. Quali sono i desideri, le paure, le cose a cui il soggetto dà valore, e in che modo queste motivazioni sono consce e compatibili tra loro? 2. Quali sono le risorse psicologiche di cui il soggetto dispone per adattarsi alle richieste del mondo interno ed esterno? 3. Quali sono le capacità del soggetto di instaurare relazioni intime e qual è la sua esperienza del sé, dell’altro e delle relazioni? FONTI DI INFORMAZIONE 1. Il contenuto delle produzioni del soggetto, incluso l’atteggiamento verso di esse; 2. Il comportamento del soggetto nella situazione di assessment, inclusi il suo modo di presentarsi e il modo in cui presenta il materiale; 3. La sequenza n cui presenta il materiale; 4. La natura della relazione soggetto-esaminatore; 5. I commenti e le azioni più spontanei e superficiali del soggetto. TEMPI DELL’ASSESSMENT 3
  • 4. Organizzare l’assessment in tre sedute (almeno) incoraggia il dispiegarsi di un processo che ha un inizio, una fase intermedia e una fine. In questo modo il valutatore può avere un visione telescopica di come l’individuo entra in una situazione nuova, la mantiene e poi la lascia. (Lang, 1996) In: Dare un senso alla diagnosi. A cura di J.W.Barron (2005) I TEST DI PERSONALITÁ: APPLICAZIONE Lo scopo del colloquio diagnostico è quello di arrivare a formulare delle ipotesi sulla personalità complessiva del soggetto; I test vengono applicati per verificare ed approfondire le ipotesi diagnostiche formulate durante il colloquio; La convergenza tra i risultati ottenuti ai test e i dati emersi dal colloquio ci permette di passare dall’ipotesi diagnostica alla diagnosi di personalità. Passi Tognazzo D., 1999 IN PSICOLOGIA CLINICA… • I test si collocano all’interno dell’esame psicodiagnostico come strumenti per compiere meglio il lavoro di esplorazione dello psicologo. • Non operano soltanto nell’ottica della classificazione nosografica (collocare il soggetto esaminato all’interno di un gruppo diagnostico) ma anche dell’approfondimento puntuale e dell’analisi del singolo caso. CLASSIFICAZIONI NOSOGRAFICHE • DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders - Fourth Edition, American Psychiatric Association, Washington D.C., 1994) • ICD-10 (Decima revisione della Classificazione Internazionale delle Sindromi e Disturbi Psichiatrici e Comportamentali. Descrizioni cliniche e direttive diagnostiche, Organizzazione Mondiale della Sanità, 1992). Entrambe le classificazioni sono pubblicate in Italia da Masson, Milano I test di personalità si dividono in:  TEST OGGETTIVI O STRUTTURATI in cui lo stimolo definito ammette solo risposte limitate (vero/falso, si/no…)  TEST PROIETTIVI O NON STRUTTURATI in cui lo stimolo, volutamente ambiguo, permette un’ampia gamma di interpretazioni. La differenza tra test oggettivi e test proiettivi non risiede nello scopo, (entrambi si prefiggono la descrizione della personalità e l’individuazione delle caratteristiche comportamentali), quanto piuttosto nel modo in cui vengono raccolte e valutate le informazioni. TEST OGGETTIVI: questionari ed inventari di personalità CENNI STORICI 4
  • 5.  I primi tentativi di misurazione della personalità risolgono alla fine del 1800. Si attribuisce a Kraepelin la costruzione della prima prova per la valutazione della personalità anormale (presentazione di parole-stimolo).  Il primo questionario carta e matita (Personal Data Sheet di Woodworth) fu sviluppato per usi bellici durante la prima guerra mondiale, allo scopo di identificare velocemente soggetti inabili al servizio militare per gravi problemi emotivi. Non fu completato in tempo per consentirmne l’utilizzo a livello operativo ma costituì un modello per i successivi questionari di personalità come l’MMPI di Hataway e McKinley (1940).  Nel 1926 compare negli Stati Uniti lo Strong Vocational Interest Blank (SVIB): il primo questionario di misura di preferenze e interessi volto a stabilire le inclinazioni di un individuo per diversi tipi di lavoro. È il primo questionario finalizzato alla valutazione del comportamento normale e non alla distinzione tra normalità e patologia e si basa su un criterio empirico.  Per criterio empirico nella costruzione di un questionario si intende: la selezione delle domande sulla base delle risposte di un gruppo di persone, indipendentemente da considerazioni teoriche di ordine generale.  L’utilizzo del metodo empirico favorì, negli anni ’40 e ’50, un’enorme diffusione dei test di personalità perché consentiva di costruire prove su qualsiasi argomento senza la necessità di impianti teorici o ricerche particolarmente complessi.  In contrasto con tale tendenza, nel 1954, l’APA (American Psychological Association) stabilì una serie di norme per la costruzione e il corretto uso dei test psicologici (introduzione del concetto di validità di costrutto). Nascono molti test fondati sulla teoria dei tratti.  Anni ’60: contestazione culturale e sociale con un’accesa critica ai test additati come strumenti di discriminazione e affermazione delle teorie comportamentiste che enfatizzano l’uso dell’osservazione diretta a scapito dei test.  Dagli anni ’80 fino ad oggi: rinovato interesse per i questionari di personalità accompagnato da una maggiore consapevolezza dei loro limiti. I QUESTIONARI DI PERSONALITÁ… • • Analizzano l’autoreferto del soggetto e vanno sempre integrati con il colloquio clinico e le informazioni provenienti dall’osservazione; Non esauriscono la valutazione psicologica del soggetto ma lo esplorano lungo uno dei molteplici piani di analisi: il piano della propria autovalutazione e descrizione soggettiva; 5
  • 6. • Il lavoro dello psicologo/psichiatra consiste nell’elaborare ed interpretare correttamente il risultato prodotto dal soggetto e confrontarlo con i dati provenienti da altre fonti (colloquio, osservazione, test proiettivi). PROBLEMATICHE… • Stato confusionale • Mancanza di introspezione • Differenze nel modo di interpretare gli item • Interessi specifici (esame peritale, selezione, visita di leva…) • Motivi legati alla situazione testologica (lunghezza del 6uestionario, ostilità verso l’esaminatore…) • Desiderabilità sociale: naturale tendenza a rivelare principalmente le caratteristiche positive di sé (include la deliberata volontà di mentire e l’autoinganno inconsapevole come, ad esempio, nel caso di Disturbo Antisociale di Personalità)… … possono alterare il risultato prodotto dal soggetto. ALCUNI TEST OGGETTIVI UTILIZZATI IN AMBITO CLINICO  MMPI, MMPI-2 e MMPI-A (Minnesota Multiphasic Personality Inventory, Hathaway e McKinley, 1940 e successive revisioni)  SCID II (Intervista clinica strutturata per i disturbi di personalità dell’asse II del DSMIV,ed. italiana di Mazzi, Morosini, Di Girolamo e Guaraldi, 2003)  M.I.N.I. (Mini-International Neuropsychiatric Interview, Sheehan et. Al., 1994: Intervista breve strutturata per i disturbi psichiatrici più importanti sia per l’Asse I del DSM-IV che per l’ICD-10, incluso il Disturbo Antisociale di Personalità e il rischio suicidario)         MMPI, MMPI-2 e MMPI-A Descrivono in maniera valida e chiara problemi, sintomi e personalità del soggetto Sono facili da somministrare (su carta e al computer) Si autosomministrano rispondendo vero/falso agli item (1h e 30min. per l’adulto, 1h per l’adolescente) È relativamente facile calcolare il punteggio (esiste anche una versione computerizzata) ed interpretare il risultato Le versioni MMPI-2 e MMPI-A permettono di valutare, ancora meglio dell’MMPI, l’atteggiamento del soggetto nei confronti del test Sono strumenti di interpretazione obiettiva: le scale validate empiricamente hanno significati chiaramente stabiliti Le scale hanno una buona affidabilità (stabilità nel tempo dei risultati) Permettono di predire comportamenti futuri e le risposte ai diversi trattamenti SCID-II INTERVISTA CLINICA STRUTTURATA PER I DISTURBI DI PERSONALITÀ DELL’ASSE II DEL DSM IV La SCID-II è un'intervista semistrutturata per la valutazione diagnostica dei dieci disturbi di personalità dell'asse II del DSM-IV, dei disturbi passivo-aggressivo o depressivo (riportati nell'Appendice B del DSM-IV) e del disturbo di personalità non altrimenti specificato. 6
  • 7. Nella SCID-II la sequenza dei disturbi non segue l'ordine di classificazione del DSM-IV ma un criterio di "progressività" che, per agevolare il rapporto con il soggetto (ed evitare di iniziare con i disturbi del cluster A: paranoide, schizoide, schizotipico), indaga per primo il disturbo evitante di personalità, per poi passare in rassegna tutti gli altri: disturbo dipendente di personalità, disturbo ossessivo-compulsivo di personalità, disturbo passivo-aggressivo di personalità, disturbo depressivo di personalità, disturbo paranoide di personalità, disturbo schizotipico di personalità, disturbo schizoide di personalità, disturbo istrionico di personalità, disturbo narcisistico di personalità, disturbo borderline di personalità, disturbo antisociale di personalità e, per i casi in cui il disturbo causi una significativa menomazione nel funzionamento psichico ma non soddisfi i criteri per una classificazione specifica, disturbo di personalità non altrimenti specificato (NAS). La SCID-II consente di formulare una valutazione dei disturbi di asse II di tipo categoriale (presenza o assenza del disturbo) o dimensionale (annotando il numero dei criteri diagnostici per ciascun disturbo di personalità codificato "3", le cui caratteristiche siano cioè patologiche, persistenti e pervasive). STRUTTURA La Scala è composta da 119 domande i cui contenuti riguardano situazioni di vita con cui il testando deve confrontarsi rispondendo con un “NO” o con un “SI” a secondo se ritiene di trovarsi spesso in quelle determinate situazioni o di adottare spesso taluni comportamenti. VANTAGGI  È uno strumento strutturato per giungere ad una diagnosi di inquadramento nosografico  dal punto di vista clinico, offre ulteriori opportunità di indagine poiché, nella fase dell’inchiesta che segue quella della somministrazione, è possibile ripercorrere i punti nodali dell’anamnesi del paziente ed in particolare individuare le modalità e la qualità con cui determinati comportamenti vengono messi in atto  permette di rilevare i tratti principali della personalità del paziente. SVANTAGGI  non permette la valutazione dinamica degli aspetti che sottendono alla personalità del soggetto intervistato (strutturazione dell’Io, immagine di Sé, meccanismi di difesa ecc.) SOMMINISTRAZIONE I FASE: CONSEGNA E COMPILAZIONE DEL QUESTIONARIO Al soggetto viene descritta la struttura del questionario e gli viene indicata la procedura che consiste essenzialmente nel rispondere con “No” oppure “Si” alle domande. E’ fondamentale sottolineare che alle domande a cui il soggetto non è in grado di rispondere o che non riesce a comprendere perfettamente, non va data alcuna risposta, esse verranno riproposte in seguito quando verrà effettuata l’inchiesta nella seconda fase. E’necessario che il soggetto compili il test senza fretta (in media la Scid II viene compilata in 20 min. circa) e usufruendo di tutta la concentrazione di cui necessita. In sintesi è sufficiente dire: “Adesso le consegnerò un questionario, composto da domande riguardanti diversi aspetti e situazioni di vita; lei deve rispondere semplicemente contrassegnando con “SI” oppure “NO”. Se ha dei dubbi su alcune delle domande o ha difficoltà a comprendere bene ciò che le viene chiesto, non risponda” II FASE: INCHIESTA L’inchiesta può essere effettuata subito dopo che il soggetto ha compilato il test oppure in un incontro successivo. E’ preferibile che la prima fase avvenga alla fine del primo incontro 7
  • 8. (colloquio) e quella dell’inchiesta durante un incontro successivo. La fase dell’inchiesta è più complessa e delicata. Si ripropongono al soggetto le domande alle quali ha risposto “SI” allo scopo di attribuire un punteggio a ciascuna delle domande in esame, secondo una scala che valuta se la risposta affermativa del soggetto può essere indicata come un tratto di personalità. Per effettuare l’inchiesta correttamente è possibile utilizzare un manuale che, per ciascuna domanda, indica la modalità con cui la risposta del soggetto va approfondita e il criterio in base al quale è possibile attribuire il punteggio. Il punteggio da attribuire, che discrimina la soglia oltre la quale l’affermazione positiva alla domanda viene a collocarsi come tratto, è 3. Ogni item valutato 3 costituisce un criterio ad eccezione di alcuni disturbi per i quali più item valutati 3 si raggruppano a fare un criterio (come indicato nel manuale di somministrazione). L’attribuzione dei punteggi scaturisce da più valutazioni congiunte; essa avviene sulla base innanzitutto delle competenze del somministratore la cui inchiesta tende a individuare se il comportamento descritto dal testando è “tipico” e riferibile alla specificità del disturbo di personalità in esame. Pertanto è necessario orientare le domande da fare cercando di capire cosa in realtà ha indotto il soggetto a riconoscersi in quel determinato comportamento descritto dalla domanda del questionario. Questa operazione è facilitata dal manuale di somministrazione che per ciascuna domanda del questionario suggerisce come condurre l’inchiesta, come approfondire determinati aspetti, e quali sono le informazioni necessarie per potere attribuire il punteggio giusto.Una volta conclusa l’inchiesta si passa alla fase della computazione dei punteggi 3 per ciascuna delle sezioni riguardanti i disturbi di personalità in esame e si conta quante volte è presente il punteggio massimo rispetto alla totalità degli item presenti. Successivamente si confrontano i punteggi ottenuti con il range minimo necessario perché il disturbo di personalità possa essere definito diagnosticabile M.I.N.I. (Mini-International Neuropsychiatric Interview) L’ultima versione (1998) include: • 14 disturbi di Asse I • Disturbo Antisociale di Personalità • Rischio suicidario CARATTERISTICHE • È un’intervista breve, chiara e facile da somministrare; • È altamente sensibile: identifica la massima percentuale possibile di soggetti con un determinato disturbo; • È specifica: capace di escludere i soggetti senza disturbi; • È compatibile con i principali sistemi internazionali di classificazione diagnostica, l’ICD-10 ed il DSM-IV; • È in grado di cogliere le più importanti varianti subsindromiche. • ogni disturbo indagato corrisponde ad un "modulo" autonomo; • la maggior parte dei moduli prevede una o due domande preliminari di screening (domande d’ingresso) la cui negatività consente di omettere il completo excursus della sintomatologia relativa a quel disturbo e di passare direttamente al modulo successivo; • quando il soggetto risponde positivamente alla/e domanda/e di screening, si passa alla rilevazione dei sintomi attuali e, in generale, all’approfondimento di quel disturbo (servendosi di una guida specifica) M.I.N.I. Plus 8
  • 9. • è disponibile una versione "lifetime" del M.I.N.I. (tradotta in italiano) che, per ognuna delle diagnosi esplorate, chiede di specificare se si valuta l’episodio attuale o, in mancanza di sintomatologia in atto, l’eventuale episodio più grave in anamnesi; • quando si arriva, poi, alla formulazione di una diagnosi, viene richiesta l’età in cui il disturbo si è manifestato per la prima e per l’ultima volta e, se è indicato, il numero degli episodi verificatisi nel corso della vita del soggetto; • laddove necessario, consente diagnosi attuali e "lifetime" e richiede, oltre alla rilevazione dei sintomi, di indagare sulla disabilità associata al disturbo, di evidenziare l’eventuale concomitanza tra i sintomi ed un’eventuale patologia fisica, l’uso di sostanze psicotrope o la presenza di un lutto recente, di stabilire l’età in cui si sono manifestati per la prima volta i sintomi di quel disturbo, di indicare quante volte, nella vita, tali sintomi si sono presentati e di precisare, quando indicato, l’eventuale classificazione in sottotipi per la sua applicazione; • Per quanto più complesso del M.I.N.I., il M.I.N.I. Plus è comunque molto meno complesso delle altre interviste diagnostiche e la sua applicazione richiede soltanto dai 30 ai 40 minuti ALTRI QUESTIONARI DI PERSONALITÁ EYSENCK PERSONALITY QUESTIONNAIRE (EPQ) TRATTI: modalità stabili di organizzazione del vissuto emotivo-affettivo, della percezione della realtà, del comportamento, che caratterizzano l’individuo. Vanno distinti dal temperamento, che descrive caratteristiche presenti fin dalla nascita (variabilità biologica): i tratti sono una miscela di temperamento e di esperienza. I modelli dimensionali, elaborati originariamente per misurare l’intensità dei tratti di personalità, sono guidati dall’assunto che ogni individuo sia classificabile a seconda della posizione occupata lungo un continuum. Perché un tratto possa essere considerato dimensione di personalità devono essere soddisfatti, secondo Eysenck, quattro criteri: 1) Criterio psicometrico: il costrutto deve soddisfare tutta una serie di requisiti psicometrici oltre l’analisi fattoriale; 2) Criterio genetico: il costrutto deve avere un riscontro empirico nella storia evolutiva della nostra specie ed essere, in una certa misura, trasmesso geneticamente; 3) Criterio teorico-sperimentale: il costrutto deve avere uno spessore teorico tale da consentire la formulazione di ipotesi circa differenze di comportamento di soggetti con differenti punteggi in detto costrutto; 4) Criterio sociale: il costrutto deve consentire una traducibilità in conoscenze socialmente usufruibili. I quattro requisiti considerati da Eysenck sono estremamente alti e mettono fuori gioco numerosi fattori di personalità sviluppati da vari studiosi (Cattell, Guilford…). Eysenck limita a tre il numero delle dimensioni di personalità. 9
  • 10. TEORIA DI EYSENCK SULLA PERSONALITÁ: si può descrivere la personalità come uno spazio a tre dimensioni. In questo spazio si collocano tanto la normalità quanto la patologia. La malattia mentale si colloca, secondo questa visione, in un approccio dimensionale, in continuità con la normalità, nell’interazione tra determinanti socioambientali, biologiche e di personalità. L’ EYSENCK PERSONALITY QUESTIONNAIRE (EPQ)  è il risultato di oltre venti anni di lavoro su diversi questionari che analizzavano, in maniera sempre più valida, le dimensioni di personalità indicate come: 1) N (Neuroticism) 2) E (Extraversion) 3) P (Psychoticism) 4)  È composto di 90 item a risposta dicotomica (si/no): • • • •     23 compongono la scala N che descrive una dimensione di instabilità e labilità emotiva. Un punteggio elevato indica una disposizione ad intense reazioni emozionali, che possono rappresentare un elemento di vulnerabilità; 21 compongono la scala E che descrive un continuum bipolare che ha per estremi il polo dell’introversione e dell’estroversione; 25 compongono la scala P che descrive una dimensione di anticonformismo, asocialità, disadattamento sociale e può includere aspetti di ostilità ed antisocialità; 21 compongono la scala L (di controllo) volta ad identificare risposte menzognere al questionario (misura la desiderabilità sociale). È autosomministato. Il tempo di compilazione è di circa 10-15 minuti La somministrazione può essere individuale o collettiva Attraverso delle griglie si ricavano 4 punteggi, uno per ciascuna scala: N, E, P, L Esiste una forma ridotta (EPQ-R) di 48 item che, nel 1985, è stata inclusa come scheda 5 nella Batteria CBA-2.0 Scale Primarie. INTERPRETAZIONE DEI RISULTATI  Un punteggio elevato nella scala N indica un’alta vulnerabilità a fronte di situazioni emozionali anche moderatamente negative o stressanti. Implica che l’individuo ha un rischio maggiore di altri di sviluppare disturbi emozionali (psicosomatici o nevrotici).  Un punteggio basso nella scala E indica che il soggetto presenta prevalentemente caratteristiche di introversione (è un individuo riservato tranne che con gli amici intimi, apprezza un modo di vita regolare e uniforme, non ricerca emozioni, diffida dell’impulso del momento, è riflessivo e tende al pessimismo). Un punteggio elevato indica invece caratteristiche di estroversione (desidera un rapporto continuo con la gente, accetta volentieri i cambiamenti, ricerca emozioni, è spensierato ed ottimista, tende ad agire impulsivamente).  Un punteggio elevato alla scala P indica un tipo di vulnerabilità a fronte di pressioni sociali che può condurre ad atteggiamenti e comportamenti o francamente originali ed anticonformisti o di disadattamento e marginalità sociale. 10
  • 11.  Un punteggio elevato nella scala L indica che il soggetto tende ad offrire un’immagine positiva di sé e a rispondere in conformità con stereotipi perbenisti. BIG FIVE QUESTIONNAIRE (BFQ)  Misura 5 tratti considerati fondamentali nella descrizione della personalità: 1. ESTROVERSIONE: modalità di comportamento dinamica, attiva e dominante; 2. STABILITÁ EMOTIVA: caratteristiche legate a bassa ansia, bassa vulnerabilità e controllo delle proprie reazioni comportamentali ed emotive; 3. GRADEVOLEZZA: atteggiamento amichevole, cordiale ed altruista; 4. COSCENZIOSITÁ: presenza di riflessività, scrupolosità e accuratezza che all’estremo possono diventare pignoleria ed eccessiva attenzione per i dettagli; 5. APERTURA MENTALE: descrive persone curiose verso il mondo, la cultura, di vari interessi ed aperte a nuove esperienze.  Questi 5 tratti hanno una notevole affidabilità e validità; restano relativamente stabili nel periodo dell’età adulta; sono invarianti rispetto al sesso; si ritrovano in molte culture (Europa, Usa, Asia).  Il questionario misura i cinque tratti (o dimensioni) descritti. Ogni dimensione è divisa, a sua volta, in due sottodimensioni:      ESTROVERSIONE 1) DINAMISMO 2) DOMINANZA STABILITÁ EMOTIVA 1) CONTROLLO DELLE EMOZIONI 2) CONTROLLO DEGLI IMPULSI GRADEVOLEZZA 1) COOPERATIVITÁ 2) CORDIALITÁ COSCENZIOSITÁ 1) SCRUPOLOSITÁ 2) PERSEVERANZA APERTURA MENTALE 1) APERTURA ALLA CULTURA 2) APERTURA ALL’ESPERIENZA È prevista una scala di controllo (L) per verificare la tendenza a rispondere in modo socialmente desiderabile.  CONSEGNA: al soggetto viene chiesto di leggere ciascuna frase e di valutare (su una scala a 5 punti) quanto quella frase si adatti alla sua personalità  Autosomministrazione individuale o collettiva  Tempo: 15 – 40 minuti  SCORING 11
  • 12. 1) le risposte vengono conteggiate in modo da ottenere dei punteggi grezzi per le 5 dimensioni, le 10 sottodimensioni e la scala di controllo L (16 punteggi in tutto); 2) i punteggi grezzi vengono convertiti in punti T diversi per maschi e femmine; 3) si ottiene un profilo ad istogramma formato dalle 5 dimensioni, le 10 sottodimensioni e la scala L.  INTERPRETAZIONE 1) Verifica della scala di controllo per valutare gli effetti della desiderabilità sociale sul questionario; 2) Interpretazione singola delle 5 dimensioni; 3) Approfondimento con le 10 sottodimensioni; 4) Valutazione del profilo complessivo risultante da tutte le dimensioni (esempi: alta coscienziosità/alti livelli di apertura mentale indicherebbero capacità manageriali; alta coscienziosità/bassa gradevolezza deporrebbero per aspetti legati alla pignoleria e alla grettezza).  È usato più nella psicologia del lavoro (selezione e valutazione del personale) che non in ambito clinico e di ricerca. In ambito clinico, comunque, è usato come strumento di completamento dell’assessment per evidenziare risorse e deficit della personalità.  Esiste anche una versione per bambini e preadolescenti (BFQ-C) La speranza di arrivare ad una descrizione esaustiva della personalità e l’introduzione dell’analisi fattoriale in psicologia hanno portato allo sviluppo delle teorie definite dei “tratti”. Diversi studiosi hanno cercato le dimensioni che meglio potessero descrivere in modo completo la personalità, faticando però a raggiungere un accordo sul numero e la natura di tali dimensioni.  Cattell individua 16 dimensioni bipolari (alta intelligenza/bassa intelligenza; emotività/forza dell’Io; sicurezza/insicurezza; dipendenza/autonomia; riservatezza/estroversione….);  Eysenck solo 3 (estroversione, nevroticismo, psicoticismo);  Caprara et al. 5 (big five). Da questi sforzi sono nati alcuni dei più famosi e usati questionari di personalità (16PF; ACL; BFQ…) ADJECTIVE CHECK LIST (ACL)  Non è costruito né con metodo empirico (come l’MMPI) né con riferimento ad una precisa teoria (come il BFQ);  È usato nella psicologia del lavoro, nella ricerca, in psicologia clinica, nella psicologia dello sport;  In ambito clinico può essere utile per evidenziare quelle caratteristiche della personalità che possono favorire o sfavorire un trattamento psicologico; 12
  • 13.  È composto da una serie di aggettivi (300) riferiti alla personalità che il soggetto può liberamente contrassegnare;  I 300 aggettivi si riferiscono a diverse caratteristiche di personalità e vanno a formare 37 scale; 13
  • 14.  Le 37 scale sono suddivise in 5 gruppi. Il primo gruppo è formato da 4 scale: 1) Numero degli aggettivi contrassegnati 2) Numero di aggettivi favorevoli 3) Numero di aggettivi sfavorevoli 4) Risposte comuni che non misurano dimensioni precise dipersonalità ma aspetti generali del processo valutativo di sé.  Le successive 15 scale misurano alcuni bisogni fondamentali dell’individuo: 1. successo 2. dominio 3. perseveranza 4. ordine 5. comprensione degli altri 6. protezione degli altri 7. associazione con gli altri 8. relazioni con l’altro sesso 9. esibizione 10. autonomia 11. aggressione 12. cambiamento 13. ricevere soccorso 14. umiliarsi 15. mostrarsi deferente 9 scale misurano aspetti vari (disposizione a migliorarsi, autocontrollo, fiducia in sé, adattamento personale, alta autostima, creatività, potenziale per il comando, orientamento maschile, orientamento femminile); Altre 5 misurano i ruoli identificati dall’Analisi Transazionale (genitore critico, genitore protettivo, adulto, fanciullo istintivo, fanciullo sottomesso); Le ultime 4 le dimensioni legate alla combinazione di alta e bassa Originalità e Intelligenza.  L’ACL è stato costruito facendo riferimento a teorie e strumenti di misura molto diversi tra loro: studi sull’MMPI, tratti individuati da Cattell, considerazoni teoriche desunte da Freud, Jung, Murray, esigenze valutative di carattere pratico;  punto debole: le dimensioni che si propone di misurare sono a volte ambigue, di difficile interpretazione e con molti problemi di validità;  punto di forza : ogni singola scala è stata correlata con una serie di valutazioni fornite da osservatori esterni. Le correlazioni positive e negative sono riportate nel manuale.  SOMMINISTRAZIONE: il soggetto deve leggere un aggettivo per volta e segnare quelli che giudica più adatti per la descrizione di sé nel momento attuale. Tempo previsto: 10 – 20 minuti.  SCORING: è alquanto complesso per l’elevata numerosità delle dimensioni misurate ma esiste un software computerizzato. 14
  • 15.  INTERPRETAZIONE: 1. valutare la validità del protocollo considerando i punteggi alle scale numero degli aggettivi contrassegnati e risposte comuni; 2. considerare quei punteggi che distano almeno una deviazione standard e mezzo dalla media (punteggi superiori a 65 o nferiori a 35); 3. esaminare separatamente le 5 scale che i dentificano i ruoli secondo l’AT e le 4 dimensioni legate alla combinazione Intelligenza/Originalità; I risultati ottenuti con l’ACL devono essere considerati come semplici ipotesi da approfondire con strumenti più affidabili o indagini più fini. COGNITIVE BEHAVIOURAL ASSESSMENT (CBA 2.0)  Nasce negli anni ’80 dallo sforzo congiunto di alcuni psicologi clinici insoddisfatti dei questionari allora esistenti per l’assessment clinico.  È una batteria di assessment a largo spettro che non fornisce diagnosi o profili psicodiagnostici ma una puntuale descrizione delle eventuali problematiche del soggetto, in rapporto alla situazione ambientale e ad alcuni tratti psicologici che caratterizzano la persona in modo più globale.  È composto da una serie di test e schede (10) finalizzate ad individuare eventuali aree problematiche in popolazioni cliniche ma anche non cliniche (selezione del personale, studi sulla qualità di vita).  Molte schede contengono delle scale di misura (questionari o inventari classici) dette scale primarie perché hanno lo scopo di mettere in luce gli eventuali problemi lamentati dal soggetto, problemi che dovranno successivamente essere approfonditi tramite scale secondarie scelte opportunamente a seconda dei risultati che emergeranno dalla Batteria. SCHEDE DEL CBA 1) DATI GENERALI raccoglie i dati anagrafici e motivi dell’assessment. 2) STATE-TRAIT ANXIETY INVENTORY. FORMA X1 (STAI-X1) misura l’ansia di stato (ansia che il paziente prova al momento della compilazione del questionario); è usata anche come scala di validità/accettazione del protocollo. 3) STATE-TRAIT ANXIETY INVENTORY. FORMA X2 (STAI-X2) misura l’ansia di tratto. 15
  • 16. 4) CARTELLA AUTOBIOGRAFICA/ANAMNESI PSICOLOGICA raccoglie una serie di informazioni di carattere clinico ed anamnestico che consentono di ottenere un quadro abbastanza completo di eventuali problematiche del soggetto (problemi sessuali, problemi familiari, esperienze traumatiche, ricorso a sostanze stupefacenti, problemi relativi allo stress, disturbi alimentari, desideri suicidari….) È composta di 59 domande con risposte a scelta obbligata. 5) EYSENCK PERSONALITY QUESTIONNAIRE. FORMA RIDOTTA (EPQ-R) misura tre dimensioni della personalità: estroversione-introversione (E), instabilità emotiva (N), disadattamento sociale (P). Permette di individuare delle caratteristiche stabili del soggetto che possono fungere da variabili moderatrici nello sviluppo di determinati disturbi o, al contrario, fattori di protezione rispetto ad una possibile insorgenza di problemi psicologici. 6) QUESTIONARIO PSICOFISIOLOGICO. FORMA RIDOTTA (QPF-R) elenca reazioni e disturbi psicofisiologici che un individuo può esperire. 7) INVENTARIO DELLE PAURE. FORMA RIDOTTA (IP-R) include 58 item che elencano una serie di situazioni-stimolo che possono generare paura. Per ciascuna voce, il soggetto valuta l’intensità della paura provata su una sclala a 5 punti. 8) QUESTIONARIO D (QD) misura le manifestazioni depressive anche lievi. Alti punteggi a questa scheda indicano l’esistenza di una condizione depressiva non necessariamente di carattere clinico. 9) MUDSLEY OBSESSIONAL-COMPULSIVE QUESTIONNAIRE. FORMA RIDOTTA (MOCQ-R) indaga comportamenti e problemi di tipo ossessivo-compulsivo e fornisce un indice complessivo e tre indici che si riferiscono a tre subscale (preoccupazioni relative a controlli ripetuti; problemi connessi all’igiene, alla pulizia, ad improbabili contagi e contaminazioni; dubbi ricorrenti e pensieri intrusivi sgradevoli e persistenti). 10) STATE-TRAIT ANXIETY INVENTORY, FORMA X1. FORMA RIDOTTA (STAIX1/R) è lo STAI-X1 già presente nella scheda 2, proprosto in forma ridotta (10 item); ha lo scopo di misurare il livello di ansia provato dal soggetto alla fine della prova e confrontare l’ansia del soggetto all’inizio e alla fine della prova.  Somministrazione individuale o collettiva, in forma cartacea o al computer. Il tempo richiesto per la compilazione è di 30-45 minuti.  Per lo scoring esistono fogli di notazione e griglie di correzione.  Una volta riportate le informazioni necessarie sul foglio di notazione è possibile stendere il referto su un modello predisposto a questo scopo. Il referto ha lo scopo di tradurre i punteggi in parole (informazioni circa la validità del protocollo, interpretazione della scale e approfondimenti consigliati). 16
  • 17. TECNICHE PROIETTIVE Si basano sul meccanismo psicologico della proiezione, il processo col quale un soggetto organizza e struttura un’esperienza nuova, proiettando su questa la sua esperienza interiore e la struttura stessa della sua personalità; Si distinguono in:  Strutturali: permettono di indagare non solo i contenuti della personalità quanto la sua struttura dinamica (organizzazione di personalità, esame di realtà, equilibrio psichico)  Tematiche: rilevano contenuti significativi della personalità quali bisogni, aspirazioni, conflitti, sentimenti. Passi Tognazzo D., 1999 RORSCHACH È la tecnica proiettiva più utilizzata e più valida per la diagnosi strutturale e dinamica della personalità; • Permette una valutazione articolata di: 1. Organizzazione del pensiero (profilo cognitivo) 2. Esame di realtà 3. Sfera affettiva 4. Difese prevalenti ASPETTI STRUTTURALI DELLA PERSONALITÁ La mente è un’entità articolata in istanze (Io, Es, Super-Io) che stanno tra loro in relazione di equilibrio dinamico; All’interno delle istanze in relazione tra loro, le funzioni mentali che le compongono devono pure mantenersi strettamente collegate (ad esempio, all’interno dell’Io, la funzione del pensiero deve mantenere rapporti stabili con quelle del linguaggio e della memoria, la percezione deve mantenere un forte legame con la motricità, ecc.); Questi collegamenti tra le istanze e le funzioni costituiscono le STRUTTURE della personalità. ASPETTI DINAMICI DELLA PERSONALITÁ Le strutture, per mantenere attive le loro funzioni e produrre comportamenti, hanno bisogno di energie, vale a dire di forze disponibili per determinati usi d ad essi commisurate; Le energie rendono la struttura di personalità mobile ed operativa. USO CLINICO DEL RORSCHACH VANTAGGI • Permette la valutazione strutturale e dinamica della personalità • In questo senso, costituisce il test elettivo in psicologia clinica • Il soggetto non può prevedere come saranno valutate le sue risposte, per cui il test non è manipolabile/falsificabile • Non esistono risposte giuste o sbagliate, qualunque risposta va bene, ciò può aumentare la partecipazione del soggetto al compito • Esistono validi sistemi di siglatura ed interpretazione dei risultati • È il test proiettivo che vanta il maggior numero di pubblicazioni scientifiche SVANTAGGI 17
  • 18. • • Richiede una preparazione adeguata in tutte le fasi del test (somministrazione, siglatura, interpretazione) Tale preparazione, affrontata seriamente, è lunga e, se non implica necessariamente la partecipazione ad un corso specifico, non può prescindere da supervisioni competenti RORSCHACH: SIGNIFICATO DELLE TAVOLE TAVOLA I: Indica il rapporto del soggetto con l’autorità. (Rifiuti a questa tavola possono indicare un problema con l’autorità e/o l’ansia rispetto all’esame e al giudizio). TAVOLA II: simboleggia l’aggressività, rimossa o non. Il colore rosso spesso provoca choc. TAVOLA III: è quella che più facilmente provoca risposte di movimento. Il genere vengono interpretate in essa figura umane. TAVOLA IV: è la tavola più importante per analizzare le relazioni del soggetto con l’immagine paterna. Messa a confronto con la tavola I rivela il rapporto del soggetto con tutto ciò che rappresenta l’autorità. TAVOLA V: è la più facile da interpretare (farfalla o pipistrello). L’incapacità a dare tali interpretazioni può essere indicativa di grave compromissione del pensiero. TAVOLA VI: è la tavola della sessualità. Se l’interpretazione è difficile o turba il soggetto ciò potrebbe indicare problemi inerenti la sessualità. TAVOLA VII: è la tavola materna. La reazione di stupore (soprattutto per il bianco centrale) è tipica di soggetti che hanno problemi con l’immagine materna o con la madre stessa. TAVOLA VIII: il particolare più facile da interpretare è il colore rosa laterale (animali). Nei nevrotici compare uno choc-colore. TAVOLA IX: è la seconda tavola materna/femminile. Le interpretazioni di questa tavola sono quasi sempre molto significative dal punto di vista simbolico. TAVOLA X: l’interpretazione globale è difficile, a volte provoca un’angoscia inconscia come la paura della disintegrazione. Il soggetto che è dotato di un’intelligenza di sintesi, può dare buone interpretazioni globali. Gli adolescenti generalmente danno interpretazioni di volti. IL REATTIVO DI RORSCHACH: STRUMENTO ELETTIVO PER LA VALUTAZIONE DEGLI ASPETTI PSICODINAMICI LA VALUTAZIONE DELL’ORGANIZZAZIONE DEL PENSIERO Emerge dalla valutazione integrata di una serie di valori sintomatici: • Percentuale delle risposte Globali (G%): corrisponde alla capacità di sintesi e alla capacità organizzativa del pensiero. È dato dal rapporto tra le risposte G e il numero totale delle risposte; in un protocollo normale dovrebbe essere presente in un valore compreso tra il 20 e il 30%; • Percentuale delle risposte di Dettaglio (D%): è rappresentativo delle capacità di analisi, di senso pratico e di avere un contatto immediato e diretto con la realtà. È dato dal rapporto tra le risposte D e il numero totale delle risposte: il valore normativo è compreso tra 50 e 70%; • Percentuale delle risposte di Dettaglio piccolo (Dd%): indica la capacità di analisi più meticolose e raffinate. È dato dal rapporto tra le risposte Dd e il numero totale di risposte e in un protocollo normale è compreso tra 0 e 10%. La distribuzione di questi tre fattori (G, D, Dd) costituisce il Tipo di appercezione (T.A.). • Numero di risposte (NR): è indicativo della produttività del soggetto e dovrebbe essere compreso tra 15 e 30; 18
  • 19. • Percentuale delle risposte Forma (F%): rappresenta l’uso del pensiero razionale e della logica nel modo di accostarsi alla realtà. È data dal rapporto tra la somma di tutte le risposte F (F, F+, F-) rispetto al numero totale delle risposte. Il valore normativo è compreso tra il 50 e il 70%; • Percentuale delle forme buone (F+%): è uno dei fattori importanti per la valutazione dell’intelligenza perché è rappresentativo della finezza d’osservazione e del potere di concentrazione. Indica quindi la capacità di operare un esame di realtà adeguato e coerente. È la percentuale delle risposte F+ ed F in relazione al numero totale di risposte forma. Il valore normativo è compreso tra 70 e 90%; • Percentuale delle risposte-animali (A%): è l’indice più generale della stereotipia ed indica l’intervento di meccanismi di pensiero automatizzato. È dato dal rapporto tra le risposte di contenuto animale (A e Ad) e il numero totale di risposte. In un protocollo normale dovrebbe essere presente in una percentuale compresa tra il 30 e il 40 %; • Percentuale delle risposte-umane (H%): permette di rilevare il posto che occupano nella vita del soggetto gli interessi sociali e umani, è quindi una misura della capacità di contatto sociale. È data dal rapporto tra le risposte di contenuto umano (H e Hd) e il numero totale di risposte. Il valore normativo è compreso tra il 10 e il 20%; • Percentuale delle risposte banali (Ban%): è un indice dell’adattamento sociale del pensiero, descrive la capacità di adesione al pensiero collettivo. Corrisponde alla percentuale delle risposte banali in relazione al numero totale delle risposte e il suo valore normativo è compreso tra 20 e 30%; • Indice di realtà di Neiger (IR): indica la qualità dell’esame di realtà. Il valore normale è compreso tra 5 e 7; i valori tra 0 e 4 indicano un controllo ipoplastico della realtà,un valore di 8 indica un controllo iperplastico della realtà. LA VALUTAZIONE DELLE DIFESE Il concetto di difesa rappresenta una pietra miliare della teoria psicoanalitica e un’area fondamentale d’indagine del Rorschach (Schafer, 1954; Lerner e Lerner 1990). Come ha sottolineato Cooper (1989), “negli ultimi venti anni sono comparsi diversi orientamenti, all’interno della psicoanalisi, volti a definire il concetto di difesa in termini intrapsichici, ma anche di relazioni oggettuali” (p.865). Cooper si riferisce, tra le altre, alla teoria delle proprietà motivazionali dell’Io (Schafer, 1968; Kris, 1984) come alla teoria delle difese secondo la prospettiva delle relazioni oggettuali (Kernberg, 1976) e alla teoria delle difese degli psicologi del Sé (Kohut, 1984). Misure tradizionali Schafer (1954) si è occupato delle difese, rivolgendo l’attenzione al gap teorico, da lui individuato, relativo alle proprietà dinamiche dell’Io come struttura. Un aspetto del gap consiste nella mancanza di una spiegazione teorica dell’esistenza di una gerarchia di motivazioni e di desideri, presente nelle difese stesse. In contrasto con i precedenti teorici, che consideravano l’Io e l’Es in opposizione reciproca, Schafer propone, invece, un rapporto dialettico tra le due strutture, suggerendo che la difesa è inconscia a causa del fatto che tende alla soddisfazione del desiderio. Le difese, dunque, secondo l’Autore, non solo regolano le pulsioni, ma servono anche a soddisfarle. Secondo l’Autore, non è corretto parlare di difesa o di meccanismo difensivo come un concetto a sé stante o come un qualcosa di direttamente individuabile nella sua forma pura, “il meccanismo di difesa è semplicemente un aspetto del comportamento” (R.Schafer 1954) e in quanto tale esso deve essere considerato unitamente agli aspetti pulsionali e adattivi del comportamento stesso. È possibile, quindi, parlare di operazioni difensive e adattive allo stesso tempo: “in quanto difensive queste operazioni tentano di impedire totalmente la scarica degli impulsi respinti, in quanto adattive esse facilitano la scarica degli impulsi accettati, pur ritardandone, perfezionandone e limitandone 19
  • 20. molto l’espressione in modo da assicurare la massima gratificazione compatibile con la situazione esistenziale totale dell’individuo” (R.Schafer 1954). Schafer ritiene che le operazioni difensive adottate da un individuo possano manifestarsi in diversi aspetti del protocollo Rorschach e cioè: - nella siglatura (ovvero negli indici significativi); - nei temi (o contenuti delle risposte); - negli atteggiamenti assunti dal soggetto verso il test. Di regola, una operazione difensiva rilevante o di successo dovrebbe essere individuabile in maniera caratteristica in tutte le tre categorie, ma, poiché non sempre succede così, l’assenza di una categoria non è da considerarsi come condizione sufficiente per escludere l’esistenza di una difesa che potrà essere, a seconda dei casi, debole, rigida e instabile oppure forte e flessibile. I meccanismi difensivi valutati da Schafer tramite il reattivo di Rorschach sono: la rimozione; la negazione; la negazione-proiezione di tipo ipomaniacale instabile; la proiezione; le difese ossessivo-coatte (regressione, isolamento, intellettualizzazione, formazione reattiva contro la passività e contro l’ostilità, l’annullamento). Ogni difesa (tranne la regressione e l’annullamento che sono rilevate solo dall’analisi tematica delle risposte e dall’atteggiamento verso il test) è individuabile in base ad un pattern specifico di aspetti formali del protocollo quali: il numero di risposte (NR); il numero di rifiuti; i tempi di reazione; i valori G% , Dd%, Dbl%; i valori F% e F+% ; il numero di risposte C pure e Clob; la prevalenza di risposte CF o FC; la presenza di risposte M e il tipo di TRI. L’aspetto contenutistico è relativo al tipo di risposte: animali, umane, anatomiche, oggetto, architettoniche, astratte, confabulate, contaminate, a contenuto orale, anale, sadico, omosessuale, ostile, persecutorio, spaventoso, angoscioso etc. L’atteggiamento rispetto al test (e all’esaminatore) può invece essere: superficiale, compiacente, critico, distaccato; può inoltre esprimere disgusto, orrore, angoscia, insicurezza (in particolare se avviene un continuo rimaneggiamento delle tavole, espressione di ciò che Schafer definisce “dubbio patologico”). Tutti questi dati alla fine concorrono all’individuazione di una o più operazioni difensive cui il soggetto ricorre più frequentemente. Misure attuali Un tentativo di integrare, in un’unica formulazione, i differenti concetti di difesa delle due correnti psicoanalitiche (psicologia dell’Io e teoria delle relazioni oggettuali) è rappresentato dal lavoro di Kernberg (1975) e, in particolare, del suo concetto strutturale di livelli di organizzazione difensiva. Kernberg ha suggerito un’evoluzione gerarchica di livelli della patologia del carattere, collegata al tipo di funzionamento difensivo e al livello evolutivo di relazione oggettuale internalizzata, e ha individuato due livelli nell’organizzazione difensiva dell’Io, uno associato allo stadio evolutivo preedipico e l’altro allo stadio edipico. La scissione o la dissociazione primaria sono le operazioni difensive del livello meno evoluto, a cui si affianca un deficit della funzione sintetica dell’Io. La scissione è anche la base delle altre difese primitive, come il diniego, l’idealizzazione primitiva, la svalutazione primitiva e l’identificazione proiettiva. A un livello più evoluto, associato a patologie in area edipica, la rimozione sostituisce la scissione come difesa principale ed è accompagnata da difese come l’intellettualizzazione, la razionalizzazione o forme di diniego e proiezione di più alto livello. Sulla base di questa concettualizzazione delle difese proposta da Kernberg e del lavoro clinico di molti colleghi (Mayman, 1967; Pruitt, 20pilla, 1964; Holt, 1970), Lerner e Lerner (1980) hanno prodotto un manuale di siglatura del Rorschach, che si propone lo scopo di valutare le difese specifiche che caratterizzano il livello meno evoluto del funzionamento difensivo: scissione (S), svalutazione (DV), idealizzazione (I), identificazione proiettiva (PI) e diniego(DN). Le sezioni del manuale dedicate alla svalutazione, all’idealizzazione e al diniego permettono di identificare e classificare le difese lungo un continuum, che procede dal livello più evoluto a quello primitivo. La scala utilizza prevalentemente l’analisi delle risposte a contenuto umano, basandosi sull’ipotesi di 20
  • 21. Kernberg che le difese organizzano (e riflettono) il mondo oggettuale interno, e sulla relazione tra le risposte umane al Rorschach e la qualità delle relazioni oggettuali (Blatt, Lerner, 1983). REATTIVI DI DISEGNO IL DISEGNO DELL’ALBERO L’ipotesi alla base del test è che l’albero simboleggia l’uomo, la rappresentazione di sé: è l’equivalente di un autoritratto che evidenzia gli aspetti più autentici della personalità profonda. Si ritiene che l’analisi del disegno dell’albero possa evidenziare lo stato di sviluppo raggiunto dal soggetto, la presenza di eventuali ritardi e di disturbi di tipo affettivo. SCHEMA DI VALUTAZIONE DELL’ALBERO  Prima impressione: comprensione intuitiva, visione globale d’insieme, analisi del livello d’integrazione tra le parti  Spazio occupato La collocazione e le dimensioni del disegno informano sul vissuto del soggetto rispetto all’ambiente.  Posizione nel foglio Il simbolismo spaziale indica che la zona alta del foglio rappresenta la parte spirituale, intellettuale, mistica; la zona bassa è propria dell’inconscio e degli istinti; la zona sinistra è quella dell’introversione, dell’attaccamento al passato; la zona destra è propria dell’estroversione e della tendenza alle relazioni con gli altri e al futuro.  Qualità del tratto Un tratto debole e leggero indica insicurezza, indecisione, ansia. Un tratto deciso e forte può segnalare impulsività, aggressività, sicurezza. Sin.: passato Dipendenza legami dx.: futuro Aspettative aspirazioni 21
  • 22. Chioma/Rami: espansione – relazione con l’ambiente (Io e il Tu) Tronco: IO- base Struttura di sostegno al “Sé” Traumi possibili Suolo: aderenza con la realtà Radici: aspetti pulsionali, impedimenti, legami Disegno dell’albero nel percorso evolutivo: • 5 anni: è raffigurato un tronco con qualcosa di indefinito alla cima • 10 anni: è raffigurato un tronco con i rami per arrampicarsi • 16 anni: l’albero è rappresentato come elemento dell’ambiente GLI ELEMENTI STRUTTURALI DELL’ALBERO SONO : ♦ Chioma. Bisogna osservarne la forma, l’orientamento, la densità, la ricchezza, l’armonia, l’espansione nello spazio. Indica la capacità di entrare in relazione con l’ambiente, rappresenta le aspirazioni, gli ideali. ♦ Rami. Bisogna osservare lo spessore, la presenza di recisioni, la loro distribuzione nella chioma (se ad esempio, sono presenti solo in una parte del fusto). Rappresentano le risorse personali per conseguire gratificazioni sociali ed entrare in contatto con l’ambiente. ♦ Tronco. Può presentarsi come vuoto o pieno, sottile o massiccio, con nodosità o cavità, aperto sopra o sotto, staccato dal fogliame. Simboleggia la strutturazione dell’Io, così come è avvenuta attraverso l’esperienza evolutiva e come è vissuta dal soggetto. Protuberanze, incisioni, rientranze e cavità del fusto possono indicare la presenza di vissuti traumatici. ♦ Linea di terra. Indica armonia, aderenza con la realtà. ♦ Radici: spesse, eccessive, fluide, rigide, sinuose, vitali, aggressive. Rappresentano la parte istintuale dell’Io da cui poter trarre energia vitale. 22
  • 23. ♦ Frutti, fiori, nidi. L’aggiunta di accessori decorativi denota la presenza di elementi di creatività ma anche bisogno di intimità e affetto. DISEGNO DELLA FIGURA UMANA L’ipotesi alla base del test è che il disegno della figura umana possa stimolare proiezioni dell’immagine di sé. La consegna è: “Disegna una persona, una figura umana”. Non si chiede di disegnare se stessi: ciò potrebbe essere vissuto come intimidatorio favorendo l’intervento di meccanismi difensivi legati a come il soggetto vorrebbe apparire. Più è ambigua la consegna, più il prodotto sarà proiettivo. Il disegno, infatti, consente l’espressione della propria immagine corporea e, parallelamente, la proiezione di conflitti e bisogni (Machover K., 1985). Disegno della persona nel percorso evolutivo:     3 anni: stadio dell’”omino testone” 5 anni: la figura umana rappresenta l’Io, il bambino è in grado di ritrarre un’immagine del corpo quasi completa. È centrale il ruolo della testa per mangiare e pensare e delle gambe per muoversi e correre 10 anni: la figura umana è ancora proiezione dell’Io ma è maggiore la consapevolezza delle molteplicità delle azioni e dei movimenti del corpo. 16 anni: l’uomo è inteso come parte dell’ambiente in rapporto adeguatamente proporzionale ad esso. GLI ELEMENTI STRUTTURALI DELLA FIGURA UMANA SONO : - la testa: va considerata come la zona elettiva del pensiero, della fantasia e della vita mentale della persona. Il viso: è il luogo della personalità ufficiale, della comunicazione e del contatto sociale. Il collo: è la zona del rapporto tra la vita istintiva ed il controllo razionale delle emozioni Il tronco: è la zona dell’affettività, dell’istintualità, delle problematiche aggressive e sessuali. Le gambe: rappresentano il contatto con la realtà ambientale. Le braccia e le mani: sono il mezzo attraverso il quale si realizza l’esplorazione, la manipolazione e il contato con l’ambiente sociale. Ogni accentuazione del disegno può indicare la presenza di compensazioni (il bisogno di..); ogni omissione può indicare disturbi somatici localizzati, conflitti o preoccupazioni per la parte omessa. La dimensione della figura rispetto al foglio può dare indicazioni su come il soggetto reagisce alle pressioni ambientali. DISEGNO DELLA FAMIGLIA (METODICA DI CORMAN) Consente un’indagine adeguata sulle dinamiche familiari e sul vissuto del soggetto ad esso inerente. La consegna propone al soggetto di disegnare la propria famiglia (disegno della famiglia reale). Terminato il compito si chiede di disegnare una famiglia di propria invenzione (disegno della famiglia Inventata). Alla fine si fornisce un’ultima indicazione: “se avessi la bacchetta magica e potessi trasformare tutti i componenti della tua famiglia in quello che vuoi, come li trasformeresti?” (disegno della famiglia incantata). I tre compiti vanno dati separatamente. 23
  • 24. Secondo questo metodo si indaga, della famiglia inventata, chi è il più bello, il più brutto, chi è il buono, chi il più cattivo, il più calmo, il più nervoso, ecc. alla fine si chiede: “ Tu chi vorresti essere tra questi?” ELEMENTI SIGNIFICATIVI  Rapporti spaziali tra personaggi: avvicinati, allontanati, legami e fusioni.  Personaggi valorizzati: il primo (sequenza), le dimensioni, gli accessi di prestigio, profilo o movimento, ripetizione.  Personaggi svalorizzati: piccolo, per ultimo o fuori dal gruppo, impoverito, in posizione statica, cancellature =conflitto.  Scelta di identificazione: positivo, negativo, ambivalente.  Realismo della rappresentazione Generalmente il personaggio privilegiato è quello che viene disegnato per primo, è il più grande di dimensioni, il più curato, posto in posizione centrale. Può rappresentare la persona più amata e ammirata della propria famiglia o anche quella che suscita maggiore ostilità. Il personaggio svalorizzato è quello dimenticato, isolato, trascurato, disegnato per ultimo. Indica la presenza di conflitti emotivi, disprezzo, aggressività, ambivalenza affettiva. Se il soggetto non disegna se stesso è possibile che sia mal adattato al contesto familiare o che l’intensità dei suoi vissuti di esclusione lo portino a percepirsi come non facente parte di esso. Sono plausibili anche ipotesi di altro genere. TECNICHE PROIETTIVE DI PERSONALITÁ PER L’ETA’ EVOLUTIVA PIÚ UTILIZZATE IN AMBITO CLINICO  Hanno l’obiettivo di studiare le componenti affettive della personalità (valutazione qualitativa dei processi psichici che concorrono all’organizzazione della personalità) • RORSCHACH • CAT • TAT • PN, BLACKY PICTURES • SCENO TEST • FAVOLE DELLA DUSS • REATTIVI DI DISEGNO 24