3. Giudichiamo le cose e le persone secondo certe grandi categorie che ci fanno apparire le cose SENSATE perché inserite in un preciso CONTESTO fatto di relazioni tra le cose e le persone
4. Non giudichiamo dunque in maniera astratta ma leghiamo sempre tutto al relativo contesto Noi LEGGIAMO la realtà
5. Nel leggere e interpretare i messaggi vengono attivate numerosi fattori variabili (età,formazione,cultura …) Le LETTURE sono quindi DIVERSE da persona a persona, da società a società, da tempo a tempo
6. Che cos’è un linguaggio? Un linguaggio è un sistema di comunicazione Serve cioè a trasmettere informazioni da un individuo all’altro. Siamo abituati a considerare vari tipi di linguaggio.
7.
8. Ma sono tutti linguaggi? Sono uguali o diversi tra loro? Se sono diversi perché li chiamiamo tutti linguaggi?
9. Se ci riferiamo alla loro funzione, “PERMETTERE LA COMUNICAZIONE” tutti si possono considerare linguaggi
10. Se invece guardiamo alla struttura del linguaggio dobbiamo fare un’importante distinzione e isolare il linguaggio umano che ha una struttura diversa e caratteristiche proprie .
11.
12. Il linguaggio umano dunque è una struttura specifica, un sistema di comunicazione con caratteristiche e proprietà uniche della specie umana. La LINGUA è la forma specifica che il linguaggio assume nelle varie comunità
13.
14.
15.
16. E’ bene ricordarsi che emittente e ricevente sono persone. Ognuna ha dunque la propria COMPETENZA COMUNICATIVA, cioè una diversa capacità di utilizzare il codice in maniera appropriata e un profilo sociale e culturale particolare
17.
18.
19.
20.
21.
22.
23.
24.
25. Eppure quante incomprensioni sorgono per colpa delle parole? Quante volte “siete stati fraintesi”? Ognuno di avrà sperimentato mille volte quanto è complicato comunicare bene …
26.
27. Affinchè i risultati siano conformi al principio di cooperazione, devono essere rispettate le 4 massime di: QUANTITA’ = contenuto tanto informativo quanto è richiesto QUALITA’ = che ciò che si dica sia vero e provabile RELAZIONE = che si dicano cose pertinenti MODO= che si parli con chiarezza,senza ambiguità, con brevità e ordine
30. Nella comunicazione NON VERBALE si inseriscono tutte le forme comunicative che non comprendono l’utilizzo della parola, scritta,parlata o trasmessa.
31. E’ bene dunque aggiornare il concetto di COMPETENZA COMUNICATIVA che non comprende soltanto la capacità di produrre e interpretare bene enunciati linguistici scritti o parlati
32. Per comunicare bene bisogna anche saper individuare , interpretare e controllare la vasta gamma di segnali non verbali che arricchiscono e caratterizzano ogni nostra interazione quotidiana
33. La CNV comprende dunque un vasto insieme di processi comunicativi, dai più manifesti,consapevoli e intenzionali fino alle attività quasi inconsce, fugaci e meno evidenti.
34. Nei riguardi della CNV gli studiosi hanno avuto approcci diversi e controversi, ad oggi non c’è una teoria generale o una disciplina specifica che si occupi della CNV nei suoi aspetti e nelle sue funzioni
35. Alcuni studiosi hanno distinto COMPORTAMENTO da COMUNICAZIONE, ritenendo significativi solo gli atti intenzionali e dunque veramente comunicativi
36.
37.
38.
39. Un’ altro approccio sociologico mette l’accento sui significati soggettivi che vengono assegnati ai segnali NV in determinati gruppi. Il CNV aiuterebbe dunque a interpretare e marcare le situazioni e le relazioni sociali, specie se alcuni gesti hanno un significato culturalmente definito e condiviso.
40. Quale approccio considerare? Tutti e nessuno … è meglio non farsi ingabbiare in nessun “sistema perfetto” ma cercare di comprendere caratteristiche e funzioni del repertorio comportamentale della CNV
41. La prima caratteristica con cui fare i conti, che è indispensabile a evitare inutili semplicismi, è quella della DIFFICOLTA’ INTERPRETATIVA della CNV. E’ proprio su questo aspetto che più si sono divisi gli studiosi ed è questa caratteristica che traccia un solco rispetto alla comunicazione verbalizzata
42. Il linguaggio verbale è basato su un sistema di segni codificato e condiviso le cui regole di grammatica e sintassi sono depositate in testi e manuali. La corrispondenza tra significato e significante è dunque in linea di massima prevedibile
43. I segni non verbali non hanno una struttura altrettanto codificata e se per alcuni segni si è tentato di stabilire un significato, risulta difficile “in situazione” capire quanto il loro uso è consapevole e intenzionale.
44. Questo ovviamente diminuisce la prevedibilità del significato e aumenta le difficoltà interpretative della CNV che devono tener conto di svariati fattori variabili.
56. Chiaramente queste norme non sono universali perché ogni cultura ha le sue regole e cambiano anche le caratteristiche socio-ambientali del contesto in cui si agisce
57.
58. Il contatto può essere RECIPROCO o INDIVIDUALE Esistono zone del corpo off-limits se non si è intimi o se non si è in situazioni particolari (medico). Il tipo di contatto informa sul tipo di relazione esistente anche se è bene ricordare che essendo questo una violazione dello spazio personale spesso non viene sempre tollerato
59.
60.
61.
62.
63.
64. McNeill invece considera il canale espressivo legato intrinsecamente a quello verbale per cui classifica i gesti in base alla collocazione all’interno del discorso distinguendo: - GESTI PROPOSIZIONALI (che rappresentano referenti linguistici reali,astratti o deittici) - GESTI NON PROPOSIZIONALI (che non caratterizzano strettamente l’attività verbale) come i beats (colpetti della mano) che danno ritmo e i gesti coesivi che invece marcano i punti che creano coesione nel discorso.
65.
66.
67.
68.
69.
70.
71.
72.
73.
74. Il silenzio a volte viene usato con la medesima funzione delle parole, per chiedere, negare, ammonire, minacciare,comandare o dare consenso. Assume inoltre connotazione positiva se usato per dimostrare sentimenti intensi, negativa per l’indifferenza. Forte è il rapporto con gli altri segnali non verbali (guardarsi in silenzio può voler significare una volontà di comunicare). Nelle culture orientali lunghissime pause di silenzio sono segno di riflessione,saggezza oltreché di armonia,confidenza e intesa tra i parlanti.
76. La CNV nel processo di codifica e decodifica porta un’ambiguità praticamente impossibile da decifrare.
77.
78.
79. Che ci siano o meno INTENZIONE e CONSAPEVOLEZZA i segnali non verbali passano e condizionano le interazioni sociali. La CNV è dunque un vero e proprio LINGUAGGIO DI RELAZIONE cui sono legati i mutamenti di qualità nelle relazioni interpersonali.
91. E’ importante dunque codificare volta per volta un adeguato STILE COMUNICATIVO che comprenderà tutti gli indici modificabili, dall’abbigliamento, al tono della voce e alla gestualità.