Associazione Marco 6.31 - Nona Festa del Diversamente Abile
1. L’iniziativa è realizzata in
Associazione O.N.L.U.S.
collaborazione con il CSV
SALENTO
MARCO 6,31
A soste gno del pr ogetto
Pubblicazione senza scopo di lucro - Numero Unico
Giornata del diversamente abile
9a edizione
Surbo, 22-23-24 maggio 2009
2. I l g i o r n al i n o c o n t i en e
Certo!We Can!!!
Associazione Ci presentiamo... cos'è Marco 6,31?
L'integrazione sociale dei disabili:
O.N.L.U.S. un diritto previsto dalla legge
La più grande tutela
Marco 6,31 è farli diventare visibili
Il piacere di sentirsi LIBERI!
La saggezza al servizio della società:
i nonni vigili
È difficile da spiegare agli altri
A tu per tu con un salentino acquisito
Yes, I can
La filastrocca del Camposcuola
Il marketing e l'economia sociale
Cos'è Vivere Insieme
via F.Cosma, 106
73010 Surbo (Le)
c.c.p: 20334728 Questo giornalino è stato realizzato grazie alla
collaborazione e agli interventi di:
email:
marco6.31@libero.it Associazione Auser Elisa Capone Maria Valeria
Calò Cinzia Conte Gabriele D'Aurelio Lory Elia
web: Giovanna Maglio Silvio Maglio Lara Marengo
www.marcoseitrentuno.it Diego Minonne Piero Moscara Lino Paladini
Jole Persano Alessia Rapanà don Rossano
e ci trovi anche Santoro Chiara Sorrentino Paola Vergine
su Facebook!!! Raffaella Zizzari i ragazzi di Marco 6,31
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3. Certo! We can!!!
di don Rossano Santoro
Quest'anno l'appuntamento con il nostro giornalino che vivono in prima
assume uno stile “a stelle e strisce”.... l'ispirazione persona questo “sogno
viene, infatti, dalla campagna elettorale di Obama, neo realizzato” e che ancora
eletto Presidente degli Stati Uniti: il suo messaggio di oggi continuano a
speranza e cambiamento, ben si adatta alla realtà della combattere perché
nostra vita associativa e non solo.... siamo al nono altre persone possano realizzarlo.
appuntamento della “Festa del diversamente abile”, un Noi come associazione sentiamo molto vicine queste
evento che continua a crescere e che ci permette di realtà locali: rappresentano tessere dello stesso
continuare a credere nella possibilità di realizzare i mosaico, realtà con cui condividere ideali, risorse,
progetti e gli obiettivi con i quali la storia di “Marco obiettivi...
6,31” ha avuto inizio....
Per chi opera quotidianamente nel campo della
riabilitazione e inclusione sociale, in tutti i settori,
l'incontro con l'altro rappresenta l'incontro con un
limite umano, con un ostacolo a quella che la maggior
parte delle persone definisce una “vita normale”,
tranquilla, senza problemi...
È forse possibile anche immaginare, quanto questi
“ostacoli”, questi “limiti” possano condizionare
l'esistenza di chi li vive sulla propria pelle.
Con la coscienza di questo stato di cose, parlare di
integrazione sociale significa prima di tutto essere certi Tutti insieme lavoriamo alla realizzazione di un unico
di poter superare questo limite, o meglio, adattarlo per grande obiettivo: sentirci comunità, ristabilire quegli
farlo divenire una risorsa e un punto di partenza. equilibri primitivi in cui tutti si preoccupano del
Tornando alla campagna elettorale statunitense, il benessere di tutti, richiamando le responsabilità di
colore della pelle che per tanti anni negli Usa (e non ognuno nei confronti del fratello più fragile e
solo) ha rappresentato motivo di isolamento ed bisognoso. All'interno del giornalino troverete un
esclusione sociale, con Obama è divenuto motivo di articolo sul marketing sociale: non ci azzardiamo a
speranza e cambiamento per bianchi e neri. voler parlare di economia, non ne abbiamo gli
Questa logica deve necessariamente sottostare all'agire strumenti, ma... state attenti al messaggio che vi viene
di tutti coloro che credono di poter fare realmente trasmesso. Si può partecipare al benessere della
integrazione: al contrario la commiserazione, il comunità in diversi modi: dedicando il proprio tempo
pregiudizio e il fatalismo non permettono di vedere la al volontariato, facendo delle donazioni o sposando le
luce alla fine del vicolo, non permettono di sperare e cause sociali come filosofia di vita personale e
credere in un reale recupero e cambiamento. Da all'interno del proprio universo lavorativo o aziendale.
cristiani, crediamo nella resurrezione di Cristo... se Se ancora oggi possiamo continuare a sognare, se
Cristo ha vinto la morte, allora noi dobbiamo credere possiamo continuare a vedere luci di speranza, se
realmente nella forza delle nostre azioni e saper sperare possiamo credere di costruire realmente una comunità
in un continuo cambiamento, in un continuo in cui tutti si sentono capaci di fare qualcosa per gli
progredire. Insomma, WE CAN! altri e sono certi di poter contare sull'aiuto di qualcuno,
Quest'anno, poi, il gruppo dei volontari ha voluto dobbiamo ringraziare tutti coloro, grandi e piccini,
gridare a gran voce questa verità e, poiché più voci uomini e donne, che operano instancabilmente alla
fanno più rumore di una sola, l'invito a parlare di realizzazione del GRANDE SOGNO AMERICANO.
integrazione è stato rivolto ad alcune realtà associative YES, WE CAN!!!
e a persone appartenenti alla nostra comunità cittadina Buona lettura.
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4. Ci presentiamo... cos'è Marco 6.31?
Marco 6,31 è un’associazione O.N.L.U.S. che si multicolore, necessariamente insieme Una vita
occupa di disabilità. È presente nel territorio di Surbo multicolore è molto meglio di una vita monocolore.
da dieci anni e nasce dalla volontà di un gruppo di Per chiunque.” (Fausto Barbarito)
famiglie di condividere la loro esperienza speciale, la
disabilità all’interno del proprio nucleo familiare. È proprio con la voglia di creare un “tessuto
multicolore” che abbiamo dato vita a quest’avventura.
Quel “necessariamente insieme” è risuonato per noi
come un monito che ci ha aperto gli occhi verso le...
- realtà associative del territorio che lavorano
quotidianamente nell’ambito dell’integrazione sociale...
- realtà umane che nel rispetto del valore e
dell’individualità di ognuno incontrano, condividono,
riconoscono...
- realtà fatte di persone coraggiose, che nell’accogliere
L’attività quotidiana dell’associazione consente ai l’altro sono in grado di mettersi in discussione,
ragazzi con particolari patologie di allontanarsi dalla consapevoli che quel cambiamento rappresenta prima
famiglia per qualche ora, permettendo loro di di tutto un arricchimento di se e dell’altro e non una
socializzare e di sviluppare una propria personalità al perdita della propria individualità...
di là del contesto familiare. Le attività svolte nel corso
della mattinata sono di tipo didattico. Nel pomeriggio, - realtà che condividono esperienze, risorse, emozioni,
invece, si svolgono attività di tipo ludico e artistico con momenti di difficoltà e di successo, piccole e grandi
il fine di sviluppare la creatività dei ragazzi che soddisfazioni che contribuiscono alla realizzazione di
frequentano l’associazione. Queste iniziative sono state sogni comuni...
e sono possibili grazie alle decine di volontari che negli
anni si sono succedute e che hanno messo a - realtà che riconoscono il valore dell’altro come
disposizione il proprio tempo e le proprie capacità. Per ricchezza e risorsa per l’intera comunità.
questa ragione, chiunque volesse mettere a
disposizione anche solo un’ora del proprio tempo, può
contattare l’associazione utilizzando l’indirizzo di
posta elettronica marco6.31@libero.it o può venirci a
trovare in via F. Cosma, 106 a Surbo.
Altro obiettivo dell’associazione, attraverso il progetto
“Vivere Insieme”, è la creazione di una casa-famiglia l
residenziale che consenta ai ragazzi di poter rimanere
nel contesto di appartenenza nel caso in cui la famiglia
dovesse venir meno.
Il tema che abbiamo deciso di trattare quest’anno è La nostra azione mira a far si che
l’integrazione sociale. Vi spieghiamo le nostre ragioni... l’integrazione diventi un’effettiva e reale
cooperazione delle diversità presenti sul
“Integrazione può voler dire solo rispettare se stessi in territorio!!!
quanto tali, conoscere il proprio colore, rispettare il
colore degli altri e aver voglia di fare un tessuto
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5. L'integrazione sociale per i disabili:
un diritto previsto dalla legge
Caro lettore, in questo articolo parliamo di disabilità. magari dopo anche agire.
Sicuramente sai cos’è la disabilità e probabilmente fai Se ti guardi intorno ciò che vedi è una serie di persone
parte di quella categoria di gente che non vive in prima diverse, ognuna caratterizzata da delle particolarità e
persona il problema. Ma qualcosa a cui forse non pensi capacità specifiche. Ogni persona ha delle potenzialità,
è che, purtroppo, la vita è un susseguirsi di eventi c’è chi è più dotato e chi meno, ma ciò che è
inattesi, che possono farci guardare negli occhi la importante è che ognuna di queste potenzialità è
disabilità in maniera molto più vicina di quanto fondamentale per costruire un contesto migliore. Ciò
avevamo previsto. Questo è un pensiero che che vogliamo è uno stato di cose che tutti abbiano
ovviamente ti sconvolge, ma serve a farti capire che in contribuito a costruire, a prescindere da dove siano
quest’articolo non parliamo di qualcosa di lontano ma nati, da quanti soldi posseggano, dal fatto di essere o
di una problematica che riguarda tutti. meno disabili. Il compito di ognuno di noi è quello di
guardare al di là dei limiti precostituiti dalla società ed
individuare le potenzialità di chi non ha ancora avuto
modo di esprimerle.
Nessuno può dirci quello che possiamo o non possiamo
fare, nessuno può dirci se abbiamo o meno le capacità
per fare qualcosa, se non noi, nel momento in cui ci
siamo messi alla prova.
Esiste un'abbondante normativa a livello nazionale e
comunitario che dichiara e tutela i diritti del
diversamente abile, promuovendo tutte le possibilità di
partecipazione alla vita sociale: dagli strumenti
predisposti per l'integrazione scolastica e universitaria,
alle agevolazioni per l'assunzione di soggetti
diversamente abili; arrivando fino all'adeguamento di
impianti sportivi, mezzi di trasporto e locali pubblici,
in materia di abbattimento delle barriere
architettoniche, per garantire anche il diritto allo sport
e al tempo libero. Quindi, partendo da una normativa
Partendo da questo presupposto e dal fatto che nel già esistente, quello che è necessario modificare è la
momento in cui nasciamo la società ci conferisce gli mentalità di chi compone la società.
stessi diritti, forse è il caso che ognuno di noi vada al di
là della superficialità che contraddistingue chi si sente
lontano da questa realtà. È importante che ognuno di
“Ecco che si compie la beffa
noi abbia le stesse opportunità, a prescindere dal
morale oltre al danno economico. Ci
contesto d’origine, dal conto in banca e dalle
si ritrova a sbattere contro un muro
problematiche individuali.
di gomma che fa rimbalzare il
diversamente abile nella solitudine
domestica.”
Come vedi queste sono proibizioni che riguardano tutti,
ma in particolar modo chi è disabile. Perché chi è
P i e ro
disabile è sottoposto a degli ulteriori limiti da parte
della società, che riguardano più la visione che la
comunità ha sull’argomento che le reali potenzialità del Ognuno di noi ha contribuito a consolidare questi
disabile. pregiudizi, ed ognuno di noi ha la possibilità ed il
Il compito di ognuno di noi è più semplice di quanto dovere di modificare questa situazione.
crediamo. A noi spetta aprire la mente e riflettere, e
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6. La più grande tutela è farli diventare visibili
di Raffaella Zizzari
Un’intervista alla dott.ssa Maria Valeria Calò, In cosa consistono le azioni terapeutiche?
responsabile del Settore Disabilità della Comunità C’è un’arte di curare che passa attraverso la
Emmanuel, da più di 20 anni impegnata al servizio dei somministrazione di farmaci - che non deve mai essere
più deboli. usata a danno dell’essere umano - e un altro modo di
curare che passa attraverso l’attenzione al corpo come
sede del pensiero, dei sentimenti e delle emozioni,
Dott.ssa Calò, i disturbi mentali costituiscono non solo nonché come movimento, respiro, danza, arte, gioco e
un problema di sanità pubblica ma anche di benessere colore; ci sono approcci individuali, e approcci che
sociale. Condivide questa constatazione? vanno al gruppo avvalendosi delle scienze sociologiche
Certamente siamo di fronte a un fenomeno che, e antropologiche.
crescendo sempre più, esprime il male di essere di più
fasce sociali - bambini, giovani, anziani - che Quali sono i potenziali fattori di rischio per queste
subiscono la pressione di una comunicazione veloce, patologie?
martellante, che impedisce una “traduzione” personale Tra i principali fattori di rischio senz’altro annovererei
e creativa e che, avendo obiettivi massificanti, travolge i fattori geografici e storico-culturali; mancanza di un
la persona lasciandola confusa e in ricerca dentro/fuori, solido “entroterra” affettivo e sociale:
con una miriade di “voci di sirene” che propongono famiglia/relazioni/ruolo sociale; patrimonio genetico
rimedi rapidi a una domanda di senso che è più deficitario; controllo sociale e modelli sociali rigidi;
profonda e nascosta. Chi ascolta la domanda, poi, deve esasperato bisogno di protagonismo.
rispondere e chi risponde si assume, insieme alla
consapevolezza dei rischi, la responsabilità che tale
scelta comporta.
La crescente consapevolezza dell’aumento
dell’incidenza e della sofferenza che circonda i disturbi
mentali ha reso necessarie azioni di prevenzione oltre
che di cura di queste patologie. Secondo la Sua
esperienza, professionale e umana, qual è il modo
migliore per prevenire le malattie e i disturbi mentali?
La cura e la ricerca scientifica sono una spinta al
cambiamento sociale e all’approccio terapeutico
umanizzante con la persona sofferente. Il modo
migliore per prevenire? 1) Dare al neonato/a una
famiglia consapevole e capace di ascoltare e perdere Quali sono le ripercussioni di un disturbo mentale sulla
tempo insieme; 2) dare al bambino/a la possibilità di vita di una persona?
esserlo insieme a genitori adulti, presenti, capaci di L’aspetto più evidente è la chiusura con la relativa
giocare, dialogare e raccontare la vita; 3) avere la perdita di articolazione sociale. Si arriva a ciò dopo
possibilità di studiare, avere risposte, conoscere e tanti fallimenti all’interno del proprio nucleo familiare
scoprire se stessi e il mondo; 4) avere amici/che, avere e nel contesto frequentato all’esterno: scuola,
e dare amore; 5) avere un lavoro stabile e una casa; 6) università, lavoro. C’è una perdita di stima di sé molto
avere una vecchiaia serena insieme ai propri familiari; forte, tale da abbandonare pian piano ogni contatto con
7) combattere perché davanti al bivio, vincendo ogni l’esterno da cui ci si può sentire spiati e perseguitati.
paura, sappiamo scegliere un mondo condiviso da forti Le dinamiche interne possono sfociare in azioni
e deboli, in cui ci sia posto per “l’altro” e in cui le aggressive verbali e in actings-out diretti, il più delle
regole siano l’interfaccia delle opportunità riservate ad volte, verso un familiare che si ritiene responsabile del
ogni persona uomo/donna, vecchio/bambino. proprio stato. In genere è la vita di relazione che viene
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7. in vario modo disturbata, impedendo i contatti sociali e nasconde nelle case e nella sofferenza delle famiglie
una produttività costante e soddisfacente nel tempo. Il che aspettano, il più delle volte nell’impotenza e nella
dolore interno e la perdita affettiva è enorme e a volte delusione, il riconoscimento di una cittadinanza di cui
insostenibile per la persona malata e per chi le vive si parla solo nelle dispute politiche.
accanto.
Come tutelare quelle persone che, invisibili alla
società, vivono il dramma di una malattia mentale?
La più grande tutela è farle diventare visibili in tutti i
modi.
Il pubblico e il privato come possono collaborare per
avviare percorsi di inclusione e tutela di queste
persone?
Pubblico e privato possono collaborare riconoscendo le
reciproche peculiarità e lavorando insieme al
rafforzamento e consolidamento delle risorse di
ciascuno per assicurare agli utenti una ricchezza e
diversità di interventi che li tenga fuori dall’isolamento Qual è la situazione sul nostro territorio?
e metta in rete le loro risorse. La fotografia attuale è sotto gli occhi di tutti: zone di
confusione e malessere dove tutto è sfocato, piccole
L’assenza o la debolezza di politiche di welfare e di zone chiare e pulite dove si distinguono cose e persone,
accoglienza o integrazione diventano causa esse stesse e zone di colore acceso e brillante dentro una festa di
di patologia e sofferenza? suoni e movimento di cui (non) si sa chi pagherà il
Certo, oggi si parla di “nuova cronicità” che si conto.
Il piacere… di sentirsi LIBERI!
a tu per tu con chi si è liberato dalla droga
Incontriamo P. in un’assolata mattinata primaverile: il giorni riusciva a vedere solo nei fine settimana: nel
luogo fissato per l’incontro è il Centro “Le Sorgenti” poco tempo trascorso insieme, il padre lo riempiva di
della Comunità Emmanuel dove vive sottoposto ad una attenzioni, cercando di ripagare le sue assenze con un
misura alternativa al regime carcerario alla quale è affetto “soffocante”… in questa situazione e raggiunta
stato destinato dopo aver scelto di cominciare un l’età adolescenziale, P. ha cominciato a frequentare un
percorso di recupero e riabilitazione dalla gruppo di suoi pari, cercando in loro il consenso e
tossicodipendenza. l’affetto che non riceveva in famiglia.
P. viene da Napoli, ha poco più di 30 anni, sposato, Per farsi accettare, P.
separato, ex cocainomane… P. ha cominciato usando la assume i comportamenti
cocaina per provarne l’effetto, ma poi ha continuato a del gruppo e imita il loro
farne uso per 17 anni! Ci racconta la sua storia per modo di vestire… ma lo
farci capire quali sono stati i motivi delle sue scelte stile del gruppo, legato
sbagliate… P. ha perso la madre a 9 anni, ma ha al possesso di capi
cominciato a sentire la sua mancanza verso i 12 anni, griffati, è difficile da
quando si è reso conto dell’affetto che gli mancava. Ha mantenere per un ragaz-
continuato a vivere con la sorella, che ancora oggi zo come P. che viene da una famiglia con modeste
chiama “mamma” e con il padre, che lavorando tutti i condizioni economiche… è per questo motivo che P. si
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8. ritrova a commettere piccoli furti, il cui ricavato è che la realtà carceraria è piena di tentazioni, legate alla
destinato non solo all’acquisto di capi firmati, ma presenza di altre persone che continuano a fare uso di
anche di hashish e marjuana, di cui P. comincia a far sostanze stupefacenti… in Comunità invece P. sposta il
uso all’età di 14 anni. piacere dell’uso della droga su altre azioni che possano
Quando P. conosce la cocaina, lavora come far bene a sé e agli altri. Paradossalmente P. si sentiva
falegname… inizia con una frequenza di un tiro a più “libero” in carcere che ora in Comunità: le regole
settimana, ma arrivando a consumarne fino a 12 che gli sono state imposte inizialmente pesavano, ma
grammi al giorno… con una spesa ingente, che un ora sono divenute fondamentali perché permettono a P.
lavoro di falegname non gli permetteva di sostenere. È di convivere e confrontarsi con gli altri.
qui che P. decide di compiere il SALTO DI QUALITÁ: Mentre facciamo l’intervista, arrivano alcune
il passato di spacciatore, la realtà in cui vive e i debiti scolaresche che si preparano ad ascoltare la
accumulati non offrono alternative se non riprendere a testimonianza di P.: così gli chiediamo quali emozioni
spacciare o compiere altri reati. si provino nel parlare ad un gruppo di adolescenti della
propria esperienza.
P. vede nei ragazzi che incontra gli occhi delle sue
bambine a cui vorrebbe poter dare dei consigli sulle
loro scelte di vita… e soprattutto ci dice che “ora
riesco a fare profondamente qualcosa… mi sento libero
dalle sostanze, libero dai pregiudizi, libero dalle
maschere, libero di parlare di me, libero di ascoltare e
di lasciarmi ascoltare”. P. ci spiega che prima i suoi
pensieri passavano dal cervello all’istinto, gli mancava
il passaggio del cuore… ora, invece, P. prova realmente
delle emozioni!
Quando l’educatore viene a riprendersi P., gli poniamo
un’ultima domanda: “Come vedi il tuo futuro?”. E P.
risponde: “Ancora non ho raggiunto la cima per
guardare bene l’orizzonte. Oggi sento di voler fare del
Ora P. si trova a scontare una pena di 9 anni per rapina, bene a me stesso e agli altri. Mi sto affezionando a
P. è in attesa della decisione del giudice, decisione che questo posto, lo sento come se fosse la mia famiglia”.
condizionerà il suo destino: ritornare in carcere o GRAZIE P. E IN BOCCA AL LUPO!
restare in comunità, comunque sempre a scontare la sua
pena, sotto la stretto controllo del Magistrato di
Sorveglianza… P. corre in qualsiasi momento il rischio
di ritornare immediatamente in carcere nel momento in
cui non rispetti il programma terapeutico. La scelta di
P. di abbandonare la droga è una scelta maturata
durante la latitanza: dopo la rapina, P. si era rifugiato
con sua moglie e le sue due figlie in un luogo protetto,
ma che privava lui e la sua famiglia della libertà di
vivere… guardando le figlie in quella situazione, ha
rivissuto i momenti tristi e di vuoto della sua infanzia e
ha deciso di costituirsi per il bene della famiglia.
Grazie al contatto con il Ser.T., dopo essersi costituito,
P. comincia un percorso di rieducazione e recupero... È
dall’incontro con educatori e psicologi che in P. nasce il
desiderio e l’esigenza non più dell’uso di sostanze, ma
della possibilità di parlare di sé e lasciarsi ascoltare e
aiutare. P. ci racconta che in carcere il percorso
pedagogico inizia solo dopo sei mesi dall’ingresso e
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9. La saggezza al servizio della società: i nonni vigili
L’Auser è un’associazione di volontariato e di trasporto presso strutture sanitarie per visite mediche e
promozione sociale, impegnata a valorizzare gli anziani terapie, il disbrigo di pratiche burocratiche.
e a far crescere il loro ruolo attivo nella società.
Si propone di:
- contrastare ogni forma di esclusione sociale;
- migliorare la qualità della vita;
- diffondere la cultura e la pratica della solidarietà e
della partecipazione;
- valorizzare l’esperienza, le capacità, la creatività e le
idee degli anziani;
- sviluppare i rapporti di solidarietà e scambio con le
generazioni più giovani.
È stata costituita nel 1989 ed è presente in tutte le L’Auser è membro del Comitato Consultivo Misto per
regioni italiane con una fitta rete di sedi e circoli. monitorare il servizio sanitario nella nostra provincia
A Lecce opera dal 2004 e ha avviato una serie di ed è presente presso l'Ospedale “V. Fazzi” in
importanti attività sia in forma autonoma che in collaborazione con il Centro per il Diritto alla Salute,
convenzione e collaborazione con le amministrazioni offrendo accoglienza e ascolto, e fornendo
locali. informazioni a tutti coloro che ne hanno bisogno, senza
Di grande valore civico è il servizio svolto alcuna discriminazione.
quotidianamente dai nonni vigili davanti alle scuole e Per i suoi iscritti promuove attività di carattere
talvolta anche in occasione di manifestazioni ed culturale: corsi di informatica, mostre, corsi formativi
escursioni organizzate dai diversi Istituti Scolastici. ed informativi di vario genere, ginnastica per la terza
età, e attività ricreative quali cene sociali, tombolate,
serate di ballo, biciclettate.
Nell’ambito del “turismo sociale” organizza gite,
visite guidate, viaggi e soggiorni termali, in sicurezza,
a prezzi accessibili e in buona compagnia.
Per fronteggiare le numerose richieste che provengono
dal territorio, l’Associazione
ha aperto anche nuove sedi in provincia: a Porto
Cesareo, Monteroni, Andrano, Nardò, Racale,
Sannicola.
Dal punto di vista finanziario l’Associazione si regge
sul tesseramento, sul ricavato di iniziative varie, sulle
offerte volontarie e mediante il sostegno di sponsor.
Attraverso la rete del Filo d’Argento, il telefono della
solidarietà, amico degli anziani, l’Auser contrasta
solitudine ed emarginazione. Per molti anziani
Ben 30 volontari rispondono alle chiamate e assistono l’Auser è come un
a domicilio gli anziani in difficoltà, offrendo faro acceso!!!
compagnia, amicizia, conforto, e soprattutto aiuto
concreto per affrontare e risolvere problemi pratici
quali la spesa giornaliera e l’acquisto di farmaci, il
Auser: via Verona, 10 - Lecce tel. 0832/453281 auserlecce@virgilio.it
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10. E' difficile da spiegare agli altri
di G.F.
Sono un ragazzo di 30 anni il mio problema è l’essere il coraggio di dire veramente chi ero!!
Diverso!! Non un Malato, non un Extraterrestre, ma solo un
Omosessuale.
Sì, Diverso; voi forse vi domanderete: cosa significa?
Sono Omosessuale! Infatti, è difficile da spiegare agli
altri, ma soprattutto essere accettato, specie in un
piccolo paese con gente piena di pregiudizi.
È grande la paura di essere scoperto e rifiutato in un
posto di lavoro, nelle associazioni, nella società...
soprattutto paura che la gente ti metta da parte.
Paura e pregiudizio! Sì, queste le parole che mi
frullavano nella testa. Insomma, la mia vita una
continua lotta! Medici, psicologi: per me un continuo
calvario. La gente, tutto quello che mi stava attorno:
era tremendo, mi sentivo additato, ignorato,
ghettizzato, tanto da mettermi una corazza, una
maschera.
Con i miei migliori amici e con la mia famiglia dovevo Il problema, ora, era dirlo a casa. Unico figlio maschio,
essere e fare l’attore per non fare capire il mio essere per cui i genitori, si aspettavano il mio matrimonio, la
Diverso. Poiché tutti si preoccupavano del mio essere nascita di nipoti... purtroppo io queste cose non potevo
infelice, ero arrivato a mettermi da parte, a reprimere la darle!!!
mia natura, anche a me stesso.
Mia madre, un’ amica... la cosa mi suonò strana. Dissi:
“è fatta!!!” Purtroppo, non fu così; il silenzio, la
solitudine che per un po’ sembravano svaniti,
diventarono i miei compagni per tre mesi.
A questo punto, la decisione di andare via da casa, farla
finita. Al silenzio, e alla solitudine, si aggiunse
l’alcool, compagno che mi capiva, mi rendeva felice
per un po’, ma, nello stesso tempo, mi rovinava e mi
isolava sempre di più.
Finalmente mia madre un giorno mi abbracciò e mi
sussurrò “anche se diverso sei pur sempre mio figlio e
ti voglio bene”.
Da quel giorno non sono un Diverso,
Ghettizzato, Malato, ma un Omosessuale felice
Credetemi, una situazione tragica... l’essere DIVERSO, e fiero di esserlo, inserito nel lavoro, tra gli
OMOSESSUALE. Il mio tempo libero lo trascorrevo amici, e nella società.
sempre in solitudine e avevo paura di uscire allo
scoperto... La battaglia non è finita
Poi, dieci anni fa, la svolta! Parlando con delle mie È difficile da spiegare agli altri
amiche sono riuscito a togliere la maschera, trovando ma se si vuole si può FARE.
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11. A tu per tu con un salentino acquisito
A proposito di integrazione sociale,
intervista a chi ci ha raggiunti nel lontano 1992
di ritornare in Albania. Finché non mi è stato proposto
“Yes, we can !!!” ... Si può di spostarmi a Lecce per riprendere gli allenamenti
fare, tutto si può fare! Basta in occasione dei giochi olimpici di Spagna del ’92. Lì
avere forza, coraggio, e sarei stato raggiunto dalla Federazione sportiva del mio
soprattutto, avere tanta voglia Paese. Durante il periodo dell’allenamento a Lecce ho
di lavorare. avuto modo di stringere molte amicizie. Sono state loro
Questo è il messaggio che abbiamo recepito noi ad aiutarmi quando ho saputo che la nazionale albanese
volontari di Marco 6,31 qualche giorno fa, quando non sarebbe più venuta. Mi hanno trovato un lavoro in
siamo andati ad ascoltare la storia di un ragazzo un bar e dopo qualche tempo ho regolarizzato la mia
albanese che qui è riuscito ad inserirsi in maniera posizione ottenendo il permesso di soggiorno. Ho
ottimale. Tra le tante storie di razzismo e delinquenza lavorato per anni, ed un giorno ho deciso che era
che la TV ci propone quotidianamente, ci è sembrato arrivato il momento di avviare una mia attività. Così ho
opportuno raccontare la storia di chi ha vissuto un aperto una pizzeria.
percorso totalmente differente. Di chi non ha
assaporato sulla propria pelle la discriminazione, ma
solo rispetto, per il fatto d’essere un uomo rispettoso
del prossimo. Non inseriamo il suo nome in
quest’articolo perchè non è questo ad essere
importante. Questa è la storia di un uomo, ma potrebbe
anche essere la storia di tanti.
Quando è arrivato in Italia? Cosa l’ha spinta a venire
qui?
Sono arrivato in Italia nel 1992 per partecipare ai
campionati europei indoor di salto con l'asta, dopo aver
conseguito il primato in questa disciplina in Albania. Nel periodo che ha trascorso in Italia ha mai subito
degli episodi di discriminazione?
Nel mio Paese frequentavo la scuola per diventare In questi anni io ho sempre lavorato duramente. Ho
insegnante di educazione fisica, ma nonostante i cercato di imparare un mestiere e mi sono impegnato a
sacrifici, la prospettiva di vita futura era comunque al portarlo avanti nel miglior modo possibile. Ho
di sotto delle mie aspettative. Per questa ragione, rispettato le persone che ho incontrato durante il mio
quando le gare sportive sono terminate, ho deciso di percorso qui. Ho cercato di sorridere sempre,
rimanere in Italia per cercare di costruirmi una vita che nonostante le difficoltà. Per queste ragioni ho ricevuto
potesse regalarmi un futuro più sereno. Avevo un amico il rispetto e l’affetto delle persone in cui mi sono
a Viterbo e sono stato tre mesi da lui. Dal momento che imbattuto. Perciò... niente discriminazione. Io sono un
la ragione per cui ero entrato in questo Paese erano le individuo come tutti gli altri, con i miei pregi e i miei
gare di salto con l’asta, una volta terminate queste io difetti... niente di più!
sono diventato un clandestino.
Per questa ragione
durante i tre mesi
trascorsi a Viterbo
non sono mai riusci-
to a lavorare. Scorag-
giato, avevo deciso
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12. Yes, I can
di Diego Minonne
Yes I can... Sono Diego, un ragazzo diversamente abile A mio padre avevano spiegato che il mio sangue
di Surbo, nella provincia di Lecce, e vi vorrei coagulava troppo presto e si formavano nel cervello dei
raccontare la mia storia. Io sono nato il 23 novembre grumi che ostruivano qualche vena capillare, così mi
1978 ed ero un bambino come tutti gli altri; poi, però, paralizzavo momentaneamente.
all’età di due anni, ho avuto un’emiparesi al lato destro: L’unica cura proposta era a base di aspirina, per
ricoverato in ospedale in Germania, dopo approfonditi impedire al sangue di coagulare. Da allora non mi sono
accertamenti, non sono riusciti comunque ad mai più ripreso, anzi con il passare degli anni
individuarne la causa. peggioravo in continuazione: gli arti superiori si
Attraverso la ginnastica riabilitativa, mi sono ristabilito ritraevano e le mani si chiudevano; gli arti inferiori
completamente. Purtroppo, l’anno successivo invece si storcevano all’interno.
l’emiparesi è ricomparsa, al lato opposto: ho ripetuto
tutti gli accertamenti dell’anno precedente e ancora una L’anno scorso, 2008, sono stato operato prima al piede
volta i risultati sono stati negativi. Sono stato quindi sinistro e successivamente al piede destro: ora sono in
trasferito in una clinica universitaria, per eseguire attesa di fare la ginnastica riabilitativa, sperando di
ulteriori e più esaustivi accertamenti. Avevano proposto essere autosufficiente almeno nella deambulazione.
a mio padre di sottopormi ad un’angiografia Io... quando ero piccolo, non capivo e mi sentivo a
digitalizzata con mezzo di contrasto. Il rischio cui disagio verso gli altri, ma ora ho capito i miei problemi
potevo andare incontro, sottoponendomi a quest’esame, e li affronto, senza abbattermi, guardando sempre al
era, in un caso su un milione, di rimanere futuro e non pensando al passato della mia vita. Ora
momentaneamente leso: rassicurato da questo, mio sono molto contento: gli interventi subiti, all’inizio mi
padre accettò la proposta. spaventavano, non sapevo come sarebbero stati.... ma
Al risveglio però abbiamo avuto una brutta sorpresa: poi ho preso coraggio e li ho affrontati, senza paura,
secondo loro il caso su un milione si era verificato sapendo che avrei camminato.
(secondo loro). Allora....YES, I CAN!
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13. La filastrocca del Camposcuola
di Lory Elia e Lino Paladini
Simu riati lu 30 a matina, tutti belli frischi e beati, ieu, FINISCE QQUAI, AURI GUAI!!!
la Lory e la Valentina e tutta la compagnia Surbina. L’Anna noscia, cu stae ncuddhiata, allu Dariu ni
scappata, se ncinucchia sullu viale e allu scinucchiu se
fice male. Ma nci pensa Don Rossanu cu ni face
passare la dolore, coronando il loro amore.
Povera Gigiola, pensandu ca te l’Annasia liberata,
sangu!!! Ntorna a iddhra sia ncuddhrata e lu Vitu
disperatu,furmine! Te nu sguardu nu fose degnatu!!!
Stamatina tuttu paria bellu e beatu, tutti in piscina cu
ritimu e cu scherzamu, na saietta è tuccatu ni
pigghiamu.
Poveru Pieru, tuttu mpauratu e cu tutta l’ ansia ha
tuccatu cu spetta l’ambulanza, fusci fusci generale ca
lu Frangiscu ulìanu cu lu portanu all’ospedale, ca pe’
na crisi ca n’ ha rriata, ni scunzata a tutti la sciurnata,
Tuttu paria bellu e beatu, ma st’ annu nu m’ aggiu tratu. specialmente allu Vitu ca cullu Frangiscu ha patitu.
L’animazione paria bella, ma pe mie e l’auri na grande Beh! Moi, tra nu cuntu, na paura e na risata, menu
delusione. male comu ni l’ha mandata.
Ma nu spiccia a quai!!! Quistu è statu sulu nu suntu,ca nu se po’ dire tuttu intra
Giurnu dopu giurnu anu ’ncignati li guai; mo bu stu cuntu.
cuntu!
’Na matina m’aggiu zatu, aggiu sciutu alla capa mia:
me disse…. Linu mia, stanotte n’infernu a casa mia!!!
Infatti cussi’ ia successu!!! Lu putimu chiamare lu
campuscola te la STITICHEZZA e STANCHEZZA.
Tra prugne, magnesie, perette e polverine nun bu ticu la
capa e la Cinzia poverine.
Valentina, poveretta, tinia dentro di sé una purpetta.
La Simona na TRAVIATA, basta can u scia cu caca, na
fiata fascia la MADONNA ADDOLORATA.
La Gina insieme a mesciu Vittoriu, tra passeggiate e
bacettini anu fatti li sposini, ma na sira la Gina,
poveretta, ni fisce pigghiare na saietta... la pressione, Sulu li fatti chiu salienti, mamma mia n'iti fattu tirare
OHIMEH!!! Raggiunse la vetta!!! lu camposcola cu lli Dienti.
Nu sulu quistu, puru la capu ni girau e tra vomiti e L’annu sci ene nu sapimu sci lu campu lu facimu.
polverine, alla luna di miele posero fine. Lu Vittoriu TUTTU L’ANNU CI PINZAMU E BETIMU CE
poverettu, rimase sulu an capu allu liettu. E NU DECIDE D. ROSSANU!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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14. Il marketing e l'economia sociale
Lo sviluppo e la crescita sociale di ogni civiltà sono attivamente, fare leva su di esse per aumentare la
sempre stati animati dallo scambio delle merci e dalla competitività dell’azienda e le possibilità di successo.
redistribuzione delle risorse. Affinchè tale In concreto, le politiche del diversity management
redistribuzione avvenisse equamente enti locali ed possono manifestarsi in diversi modi: iniziative per
istituzioni hanno intrapreso la cosiddetta “economia l’assunzione di soggetti disabili, adozione di forme di
sociale”, una serie di azioni positive finalizzate alla lavoro flessibile, borse di studio per persone con alti
promozione del benessere sociale della comunità. potenziali di sviluppo, corsi di formazione, ecc...
Negli ultimi anni anche le imprese, spinte da un L’adozione di queste politiche, oltre ad apportare un
ambiente ad alta concorrenzialità, hanno intrapreso arricchimento dal punto di vista umano, garantisce una
iniziative che potessero produrre spontaneamente serie di benefici per le aziende che decidono di
migliori risultati sociali. intraprendere questo tipo di percorso:
migliore immagine/reputazione nell'ambiente;
relazioni durature con clienti e fornitori;
ambiente lavorativo sereno e motivante;
riduzione dei contenziosi esterni ed interni;
maggiore facilità di reperire finanziamenti;
migliori relazioni con enti pubblici;
maggiori contributi pubblici per la responsabilità
dell'impresa.
Uno strumento usato dalle aziende per raggiungere
questi obiettivi è il “marketing sociale”, cioè l'utilizzo
delle tecniche del marketing per spingere un gruppo ad
adottare dei comportamenti che tutelino il benessere Ciò di cui abbiamo trattato sinora riguarda lo sviluppo
della comunità in ogni aspetto. Spesso questo dal punto di vista sociale e da quello economico.
strumento si accompagna ad azioni di vendita legate ad L’attenzione a questi temi, associata ad un maggior
uno scopo sociale: il prodotto dell'impresa assume così riguardo verso le problematiche di natura ambientale,
una “etichetta sociale” che informa il consumatore del costituisce il fondamento dello “sviluppo sostenibile”.
fine che viene perseguito. Per fare un esempio, una Con ciò intendiamo il soddisfacimento dei bisogni
nota catena distributiva ha creato una serie di prodotti attuali senza compromettere la possibilità delle
“equo-solidali” con l'obiettivo di sostenere progetti di generazioni future di soddisfare i propri bisogni.
cooperazione capaci di garantire ai produttori dei Paesi Affinché si realizzi quanto descritto è necessario che
in via di sviluppo lavoro ed equa remunerazione. tutto ciò diventi visione comune di ognuno di noi, e
All'interno del contesto di responsabilità sociale che in particolare le aziende assumano la
d'impresa, si inserisce il “diversity management”, che è responsabilità sociale quale obiettivo indispensabile
una modalità gestionale orientata a conoscere e delle loro politiche di marketing.
valorizzare le differenze delle persone dentro l'azienda.
La diversità non ha un significato astratto, ma si
riferisce a caratteristiche concrete delle persone, che si
manifestano negli stili di lavoro o nelle diverse
esigenze. Adottare la prospettiva del diversity
management significa, in particolare, riconoscere
queste differenze: non ignorarle o rifiutarle, ma gestirle
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15. Cos'è Vivere Insieme
Marco 6,31 ha un sogno, questo sogno è ...quot;Vivere insiemequot; nella comunità di
appartenenza. La nostra associazione, oltre ad essere un punto di riferimento
quotidiano per i diversamente abili e per le famiglie, ha anche uno scopo più
grande. Quello di aiutare iI disabile a prospettarsi una quot;vita normalequot; inserita nel
contesto in cui è nato e cresciuto.
Contiamo di centrare quest'obiettivo attraverso la creazione di una struttura di
accoglienza per brevi periodi e per emergenze ed una casa - famiglia residenziale.
Una casa - famiglia che sia garanzia di un futuro certo e che risponda alle esigenze
dei ragazzi.
Il Centro, pur non godendo ancora di finanziamenti pubblici, sta portando avanti il
suo progetto grazie all'opera dei soci, dei genitori e dei volontari, ed attraverso il
sostegno economico della beneficenza.
L'ASSOCIAZIONE o.n.l.u.s. Marco 6,31 saluta e ringrazia tutti coloro che durante
l'anno la sostengono.
Se desiderate anche voi sostenere le attività ed il progetto dell'Associazione Marco 6,31, vi
ricordiamo che è possibile contribuire attraverso il nostro c.c.p. 20334728 intestato a Marco
6,31 o.n.l.u.s. per il progetto quot;Vivere Insiemequot;. Vi informiamo che la somma da voi versata è
deducibile dalla dichiarazione dei redditi, allegando semplicemente la copia della ricevuta.
È possibile inoltre sostenerci destinando il 5 per mille della dichiarazione dei redditi. E'
sufficiente apporre nel riquadro quot;Aquot; in alto a sinistra, già predisposto sui modelli di
dichiarazione, il codice fiscale 93065060753.
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16. Irripetibili
Al c u n i d i n o i s o n o c o m e l ' i n c h i o s tr o ,
a l tr i c o m e l a c a r ta .
E s e n o n fo s s e
p e r i l n e r o d i qu e l l i ,
qu a l c u n o t r a n o i s a r e b b e m u t o ;
e s e n o n f o s s e p e r i l b i a n c o d i qu e s t i ,
qu a l c u n o t r a n o i s a r e b b e c i e c o .
S e c i f o s s e r o d u e u o m i n i u gu a l i ,
i l m o nd o
n o n s a r e b b e gr a n d e a b b a s t a n z a
d a c o n te n e r l i .
(Kahlil Gibran, Le parole non dette)