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L’Italia di Giolitti
                          Tre sguardi

20 Settembre 2010
Giovanni Giolitti
   ✤   Giovanni Giolitti (1842 - 1928) fu il leader del nuovo corso
       liberale che durò dal 1901 al 1914;

   ✤   Già ministro del tesoro nel 1889-90 sotto il governo Crispi,
       divenne per la prima volta presidente del consiglio nel 1892-93;

   ✤   Periodo storico molto importante nella storia dell’Italia
       contemporanea, costellato da grandi progressi, ma allo stesso
       tempo, da importanti carenze.

Analizzeremo questo periodo facendoci guidare da tre grandi pensatori:

                        1. Benedetto Croce;
                        2. Gaetano Salvemini;
                        3. Gioacchino Volpe.
Benedetto Croce
                              ✤   Il governo liberale

“Superando i frapposti ostacoli, rispettando gli argini necessari, la vita italiana dopo il
1900 scorse per oltre un decennio feconda di opere e di speranze. Non che si entrasse in
una sorta di età beata o di “età dell’oro”, che sono cose che né la filosofia né la storia
conoscono, e forse neppure la poesia.”



“E furono quelli, in Italia, anche gli anni in cui meglio si attuò l’idea di un governo
liberale: del quale neppure bisogna coltivare un’idea astratta, cioè di così sublime
perfezione da disconoscerlo poi nella sua concreta esistenza, e con tale disconoscimento
disporre gli animi a negargli realtà e valore; il che nasce appunto da quella utopistica ed
esasperata e disperata idea di libertà, che infine si volge coi denti contro sé stessa.”
Benedetto Croce
                       ✤   Suffragio universale maschile
“Ma il Giolitti, che ripigliò il governo nel marzo del 1911, stimò insufficiente il disegno di
riforma elettorale del Luttazzi, pensando che, così per l’educazione politica delle classi
popolari -educazione la quale per sé stessa contiene motivi di moderazione e
conservazione- come per gli altri stimoli che esse avrebbero apportato alla vita pubblica,
e per il vantaggio che ne sarebbe venuto all’avanzamento civile ed economico della
società italiana, convenisse disegnare la riforma in guisa più ampia, sì da avvicinarla al
suffragio universale. Né lo fermarono le paure dei conservatori e la consueta poco
profonda obiezione che in quel modo il governo avrebbe largito ciò che le classi
lavoratrici non chiedevano, o assai più di quanto chiedessero; perché la classe colta e
dirigente non merita tal nome, se non supplisce con la propria coscienza non ancora
manchevole e non ancora formolata delle classi inferiori e non ne anticipa in qualche
modo le richieste suscitandone persino i bisogni, né, in ogni caso, dà prova di
avvedimento politico, se aspetta di essere sforzata alle riforme”.
Benedetto Croce
                           ✤   Occupazione della Libia
“Le riforme sociali attuate o in disegno e l’interessamento che le ispirava per le classi
popolari, non impedirono che venisse allora a maturità, e fosse iniziata e condotta a
termine, l’occupazione della Libia, perché quelle riforme, e la ripresa liberale da cui erano
nate, e la fioritura economica che le aveva rese possibili, e il rigoglio culturale, erano tutti
aspetti della crescente forza italiana, alla quale non poteva mancare la correlativa
manifestazione nella politica estera.”

“L’Italia andava a Tripoli, perché non si acconciava all’idea, in niun modo all’idea, che
francesi, inglesi, e spagnuoli si distendessero a lei di fronte sulla costa africana senza che
in nessun tratto sorgesse la bandiera italiana”

“Che poi dal possesso della Libia si dovesse cercar di ricavare tutti i vantaggi che il
paese e le occasioni offrissero, e diminuire gli svantaggi che, non mancano mai in ogni
acquisto di tal sorta, s’intendeva da sé; ma non mai in un siffatto bilancio di vantaggi e
svantaggi si sarebbe trovato il motivo ultimo e vero dell’impresa.”
Benedetto Croce
                 ✤   Monopoli di stato e riforma tributaria
“Giolitti riuscì, superando gli ostacoli opposti dagli interessi privati italiani e forestieri, a
far delle assicurazioni un monopolio dello stato, che, mentre garantiva i cittadini dai
frequenti fallimenti delle società private e impediva che passassero all’estero molti frutti
del risparmio nazionale, assegnava gli utili delle assicurazioni alla cassa di previdenza
per la vecchiaia e l’invalidità degli operai. Altri problemi consimili fermentavano nella
pubblicistica e nelle discussioni di quegli anni, e soprattutto la riforma tributaria e il
connesso liberismo economico contro le eccessive protezioni date all’industria e alla
marina mercantile e il dazio sul grano, e contro lo sfruttamento dello stato che ora non
accadeva più soltanto da parte d’industriali ma anche di operai d’intesa con essi, e di
leghe e di cooperative operaie, alle quali si concedeva l’esecuzione di pubblici lavori.”
Gaetano Salvemini
                                   ✤   Brogli elettorali
“Giolitti non fu il primo ministro a manipolare le elezioni. Ma egli “manipolò” una dopo
l’altra tre elezioni generali (1904, 1909, 1913), e sorpasso tutti nella chiarezza dei propositi,
nella mancanza di scrupoli, e nella brutalità.”
“L’Italia settentrionale era lasciata libera di amministrarsi come meglio le garbasse. Non
pochi consigli comunali nell’Italia del nord erano modelli di amministrazione intelligente,
onesta ed efficace. Soltanto nella arretrata Italia meridionale Giolitti impiegava i suoi
metodi, e solamente quando e dove erano necessari.”
“Per formarsi un’idea del sistema politico giolittiano, basta osservare il seguente specchietto:

                                                   Elezioni del 1904     Elezioni del 1908
                              Ministeriali      208                    182
           Nord e centro
                              Oppositori        109                    125
                              Ministeriali      164                    164
           Sud e isole
                              Oppositori        37                     37
Gaetano Salvemini
                 ✤   Liberà di organizzazione e di sciopero
“In un discorso tenuto a Torino nel maggio 1950 su Giolitti (Roma, <<Rinascita>>, 1950),
Togliatti attribuì a Giolitti la “concessione della libertà di organizzazione e di sciopero agli
operai”.
“Ma deve rimanere ben chiaro che quando Giolitti sopravvenne a largire quella
“concessione”, gli operai italiani quella concessione se l’erano già presa da sé, grazie ai
loro sacrifici e di loro volontà.”
“Per dargli tutto quanto gli spetta bisogna ricordare che non appena Giolitti diventò
ministro degli interni nel 1901, e abbandonò la politica di compressione contro le
organizzazioni operaie, si scatenò per due anni in Italia, e specialmente nelle campagne,
un ciclone di scioperi senza precedenti. Innanzi a quella tempesta, un uomo che fosse stato
dotato di un sistema nervoso meno solido, avrebbe perduto la testa, e sarebbe ritornato ai
metodi animaleschi degli anni passati, provocando chi sa quali più violente complicazioni.
L’uomo non perdè la testa. Rimase saldo in arcioni. Fu questo il suo contributo personale –
e fu grande – al superamento di quella crisi .”
Gaetano Salvemini
                                ✤   Protezionismo
“Giolitti era quel che nel secolo XVIII sarebbe stato definito come un sostenitore del
dispotismo illuminato: cioè un conservatore paternalista , che riconosceva nei poveri
diavoli il diritto di mangiare un po’ di più, vestire un po’ meglio, lavorare un po’ meno, e
fare il possibile per raggiungere quei risultati; ma non pensò mai che i poveri diavoli
potessero cambiare le basi della società, in cui erano nati, o dovessero ardire di cambiarle.”

“Nessuno pretese mai che Giolitti, demolendo il protezionismo industriale che era sorto
nel ventennio precedente, producesse nell’Italia settentrionale una crisi (crisi che non era
stata evitata quando doveva colpire l’Italia meridionale per la introduzione del
protezionismo industriale). Quello che i critici della politica doganale giolittiana
deploravano era che Giolitti aggravava con nuovi provvedimenti il protezionismo già
esistente, cioè acuiva il male già fatto prima di lui accentuando le inique sperequazioni fra
il nord e il sud. Il protezionismo zuccheriero, il protezionismo siderurgico, i favori ai
cantieri navali ebbero proprio nell’Italia giolittiana trionfi prima non sperati.”
Gaetano Salvemini
                            ✤   Riforma tributaria
“Quando non era al governo, Giolitti aveva spesso deplorato che il sistema tributario
italiano fosse progressivo alla rovescia. Ma in quel decennio in cui fu al governo, quando
le condizioni economiche e finanziarie italiane sarebbero state favorevoli a una riforma a
fondo, e lui ebbe ai suoi ordini una vasta e sicura maggioranza parlamentare e una solida
burocrazia, Giolitti non trovò mai volontà che per qualche ritocco secondario, al quale
spesso del resto fu trascinato da iniziative della opposizione parlamentare.”


“In realtà, dopo la crisi di assestamento del 1901-1902, Giolitti visse, da ottimo burocrate,
alla giornata, non facendo nulla finché si poteva non far nulla, e tappando i buchi dove si
aprivano dei buchi che occorreva tappare.”
Gioacchino Volpe
                                  ✤   Brogli elettorali
“Giolitti contò anche nella nuova Camera, come già nella vecchia, una grossa
maggioranza: fatto questo che non si spiega solo con gli spregiudicati metodi elettorali.
Ma i metodi elettorali ebbero anch'essi la loro parte nel formar o mantenere quella
maggioranza. E lo riconobbero uomini temperati simili e indulgentissimi per ogni umana
debolezza, come Luigi Luttazzi, non anticristiano e più parti Presidente del Consiglio
anche lui, in attesa che Giolitti tornasse. La polemica politica poté, dopo queste elezioni,
inveire contro Giolitti come il ministro della malavita. Non che la “mala vita”, cioè la
camorra, il parassitismo, la minuta corruzione, le violenze elettorali che aduggiavano la
vita specialmente in talune città del Mezzogiorno, povere di lavoro produttivo, la avesse
creata lui certo, tuttavia, che la utilizzò poi la lasciò utilizzare a scopi elettorali, da i suoi
prefetti ai funzionari di Polizia e i candidati.”
Gioacchino Volpe
                               ✤   Riforma tributaria
“Ma quanto a riforme tributarie, anzi a quella riforma tributaria che era da tutti invocata;
che aveva alla Camera convinti apostoli in uomini espertissimi di pubblica finanza, come
l’on. Wolemborg; che entrava nei discorsi di tutti gli uomini politici e capipartito o
capigruppo e ministri o aspiranti a un Ministero, compreso l’on. Giolitti; che era nel
programma del ministro delle finanze, on. Majorana, cioè del ministero Fortis di cui egli
era parte; quelle riforme ancora attese e sperate sin dalla fine del 1906, si fecero invano
attendere e sperare.”

“Vi fu solo, oltre la riduzione della tariffa postale e del bollo su le cambiali, quella del
dazio sul petrolio, “la luce del povero”, da 48 a 24 lire al quintale, nel marzo 1907. Nulla in
verità fu rinnegato dal governo, ma rimase come materia inerte, senza vita.”
Gioacchino Volpe
                              ✤   Su Benedetto Croce

“L’Italia crociana di prima guerra è di nuovo quell’Italia prudente, saggia, ben governata e
contenta del suo buon governo, l’Italia liscia e laccata dei primissimi tempi. Il metodo
liberale risolve tutti i contrasti interni. Un’aria di famiglia ben ordinata e tranquilla, dà per
tutto. L’impresa libica è opera solo di Giolitti, quasi “padre scelto”.

“E’ incredibile l’opacità di alcune pagine della Storia d’Italia! Quella luce che aveva
illuminato la via del lettore nei capitoli precedenti, qui si spegne. Il lettore si guarda
attorno smarrito. Egli ha il sentore di altre cose: aspirazioni insoddisfatte, partiti in crisi, lo
Stato in discredito, scontento diffuso di fronte al “liberismo” giolittiano (misto di licenza e
dittatura!), insomma la vita di un popolo fatta di mille elementi, razionali e irrazionali, e
non tutta risecchita nel quadro di alcuni schemi ideologici. Ma non ne vede traccia nel
libro che ha fra le mani.”
Gioacchino Volpe
                           ✤   Su Gaetano Salvemini
“Salvemini è sempre quel fantastico e semplicista che oggi manda all’inferno Giolitti come
Ministro della mala vita (e nel 1914-15 mette tra i motivi del suo frenetico interventismo
anche quello di liberare l’Italia da Giolitti); domani si lancia a testa bassa contro chi
propugna l’impresa di Libia nella quale non vede se non un “scatolone di sabbia”; un altro
giorno, addita tra i mezzi per risolvere la questione meridionale la chiusura
dell’Università di Napoli, fabbrica di avvocati; e non la trova mai pari con nulla e con
nessuno, e vede da per tutto birbe e malandrini; e per tutti, a turno, ha qualche mala
parola.


“Che ne dite, caro direttore, di questi antropofagi della democrazia, che seguitano sempre
ad abbaiare contro tutti i vivi, sempre quaerentes quem devorent?”
Bibliografia
Carocci Giampiero, Destra e sinistra nella storia d’Italia, Bari, Laterza, 2002.
Castronovo Valerio, Storia economica d’Italia, Torino, Einaudi. 2006.
Croce Benedetto, Storia d’Italia dal 1871 al 1915, Bari, Laterza, 1959.
Croce Benedetto, Pagine sparse, vol. II, Bari, Laterza, 1960.
Gentile Emilio, Le origini dell’Italia contemporanea, Bari, Laterza, 2003.
Salomone A. William, L’età giolittiana, Torino, De Silva, 1949.
Salvemini Gaetano, “Fu l’Italia prefascista una democrazia?”, in Il ponte, vol. 8, a. 1952
Volpe Gioacchino, L’Italia che fu, Milano, Le edizioni del Borghese, 1961.
Volpe Gioacchino, L’Italia in cammino, Milano, Treves, 1927.
Volpe Gioacchino, L’Italia moderna 1989/1910, Firenze, Sansoni, 1973.
Volpe Gioacchino, L’Italia moderna 1910/1914, Firenze, Sansoni, 1973.
Volpe Gioacchino, La storia degli italiani e dell’Italia, Milano, Treves, 1936.

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Tre sguardi su Giolitti

  • 1. L’Italia di Giolitti Tre sguardi 20 Settembre 2010
  • 2. Giovanni Giolitti ✤ Giovanni Giolitti (1842 - 1928) fu il leader del nuovo corso liberale che durò dal 1901 al 1914; ✤ Già ministro del tesoro nel 1889-90 sotto il governo Crispi, divenne per la prima volta presidente del consiglio nel 1892-93; ✤ Periodo storico molto importante nella storia dell’Italia contemporanea, costellato da grandi progressi, ma allo stesso tempo, da importanti carenze. Analizzeremo questo periodo facendoci guidare da tre grandi pensatori: 1. Benedetto Croce; 2. Gaetano Salvemini; 3. Gioacchino Volpe.
  • 3. Benedetto Croce ✤ Il governo liberale “Superando i frapposti ostacoli, rispettando gli argini necessari, la vita italiana dopo il 1900 scorse per oltre un decennio feconda di opere e di speranze. Non che si entrasse in una sorta di età beata o di “età dell’oro”, che sono cose che né la filosofia né la storia conoscono, e forse neppure la poesia.” “E furono quelli, in Italia, anche gli anni in cui meglio si attuò l’idea di un governo liberale: del quale neppure bisogna coltivare un’idea astratta, cioè di così sublime perfezione da disconoscerlo poi nella sua concreta esistenza, e con tale disconoscimento disporre gli animi a negargli realtà e valore; il che nasce appunto da quella utopistica ed esasperata e disperata idea di libertà, che infine si volge coi denti contro sé stessa.”
  • 4. Benedetto Croce ✤ Suffragio universale maschile “Ma il Giolitti, che ripigliò il governo nel marzo del 1911, stimò insufficiente il disegno di riforma elettorale del Luttazzi, pensando che, così per l’educazione politica delle classi popolari -educazione la quale per sé stessa contiene motivi di moderazione e conservazione- come per gli altri stimoli che esse avrebbero apportato alla vita pubblica, e per il vantaggio che ne sarebbe venuto all’avanzamento civile ed economico della società italiana, convenisse disegnare la riforma in guisa più ampia, sì da avvicinarla al suffragio universale. Né lo fermarono le paure dei conservatori e la consueta poco profonda obiezione che in quel modo il governo avrebbe largito ciò che le classi lavoratrici non chiedevano, o assai più di quanto chiedessero; perché la classe colta e dirigente non merita tal nome, se non supplisce con la propria coscienza non ancora manchevole e non ancora formolata delle classi inferiori e non ne anticipa in qualche modo le richieste suscitandone persino i bisogni, né, in ogni caso, dà prova di avvedimento politico, se aspetta di essere sforzata alle riforme”.
  • 5. Benedetto Croce ✤ Occupazione della Libia “Le riforme sociali attuate o in disegno e l’interessamento che le ispirava per le classi popolari, non impedirono che venisse allora a maturità, e fosse iniziata e condotta a termine, l’occupazione della Libia, perché quelle riforme, e la ripresa liberale da cui erano nate, e la fioritura economica che le aveva rese possibili, e il rigoglio culturale, erano tutti aspetti della crescente forza italiana, alla quale non poteva mancare la correlativa manifestazione nella politica estera.” “L’Italia andava a Tripoli, perché non si acconciava all’idea, in niun modo all’idea, che francesi, inglesi, e spagnuoli si distendessero a lei di fronte sulla costa africana senza che in nessun tratto sorgesse la bandiera italiana” “Che poi dal possesso della Libia si dovesse cercar di ricavare tutti i vantaggi che il paese e le occasioni offrissero, e diminuire gli svantaggi che, non mancano mai in ogni acquisto di tal sorta, s’intendeva da sé; ma non mai in un siffatto bilancio di vantaggi e svantaggi si sarebbe trovato il motivo ultimo e vero dell’impresa.”
  • 6. Benedetto Croce ✤ Monopoli di stato e riforma tributaria “Giolitti riuscì, superando gli ostacoli opposti dagli interessi privati italiani e forestieri, a far delle assicurazioni un monopolio dello stato, che, mentre garantiva i cittadini dai frequenti fallimenti delle società private e impediva che passassero all’estero molti frutti del risparmio nazionale, assegnava gli utili delle assicurazioni alla cassa di previdenza per la vecchiaia e l’invalidità degli operai. Altri problemi consimili fermentavano nella pubblicistica e nelle discussioni di quegli anni, e soprattutto la riforma tributaria e il connesso liberismo economico contro le eccessive protezioni date all’industria e alla marina mercantile e il dazio sul grano, e contro lo sfruttamento dello stato che ora non accadeva più soltanto da parte d’industriali ma anche di operai d’intesa con essi, e di leghe e di cooperative operaie, alle quali si concedeva l’esecuzione di pubblici lavori.”
  • 7. Gaetano Salvemini ✤ Brogli elettorali “Giolitti non fu il primo ministro a manipolare le elezioni. Ma egli “manipolò” una dopo l’altra tre elezioni generali (1904, 1909, 1913), e sorpasso tutti nella chiarezza dei propositi, nella mancanza di scrupoli, e nella brutalità.” “L’Italia settentrionale era lasciata libera di amministrarsi come meglio le garbasse. Non pochi consigli comunali nell’Italia del nord erano modelli di amministrazione intelligente, onesta ed efficace. Soltanto nella arretrata Italia meridionale Giolitti impiegava i suoi metodi, e solamente quando e dove erano necessari.” “Per formarsi un’idea del sistema politico giolittiano, basta osservare il seguente specchietto: Elezioni del 1904 Elezioni del 1908 Ministeriali 208 182 Nord e centro Oppositori 109 125 Ministeriali 164 164 Sud e isole Oppositori 37 37
  • 8. Gaetano Salvemini ✤ Liberà di organizzazione e di sciopero “In un discorso tenuto a Torino nel maggio 1950 su Giolitti (Roma, <<Rinascita>>, 1950), Togliatti attribuì a Giolitti la “concessione della libertà di organizzazione e di sciopero agli operai”. “Ma deve rimanere ben chiaro che quando Giolitti sopravvenne a largire quella “concessione”, gli operai italiani quella concessione se l’erano già presa da sé, grazie ai loro sacrifici e di loro volontà.” “Per dargli tutto quanto gli spetta bisogna ricordare che non appena Giolitti diventò ministro degli interni nel 1901, e abbandonò la politica di compressione contro le organizzazioni operaie, si scatenò per due anni in Italia, e specialmente nelle campagne, un ciclone di scioperi senza precedenti. Innanzi a quella tempesta, un uomo che fosse stato dotato di un sistema nervoso meno solido, avrebbe perduto la testa, e sarebbe ritornato ai metodi animaleschi degli anni passati, provocando chi sa quali più violente complicazioni. L’uomo non perdè la testa. Rimase saldo in arcioni. Fu questo il suo contributo personale – e fu grande – al superamento di quella crisi .”
  • 9. Gaetano Salvemini ✤ Protezionismo “Giolitti era quel che nel secolo XVIII sarebbe stato definito come un sostenitore del dispotismo illuminato: cioè un conservatore paternalista , che riconosceva nei poveri diavoli il diritto di mangiare un po’ di più, vestire un po’ meglio, lavorare un po’ meno, e fare il possibile per raggiungere quei risultati; ma non pensò mai che i poveri diavoli potessero cambiare le basi della società, in cui erano nati, o dovessero ardire di cambiarle.” “Nessuno pretese mai che Giolitti, demolendo il protezionismo industriale che era sorto nel ventennio precedente, producesse nell’Italia settentrionale una crisi (crisi che non era stata evitata quando doveva colpire l’Italia meridionale per la introduzione del protezionismo industriale). Quello che i critici della politica doganale giolittiana deploravano era che Giolitti aggravava con nuovi provvedimenti il protezionismo già esistente, cioè acuiva il male già fatto prima di lui accentuando le inique sperequazioni fra il nord e il sud. Il protezionismo zuccheriero, il protezionismo siderurgico, i favori ai cantieri navali ebbero proprio nell’Italia giolittiana trionfi prima non sperati.”
  • 10. Gaetano Salvemini ✤ Riforma tributaria “Quando non era al governo, Giolitti aveva spesso deplorato che il sistema tributario italiano fosse progressivo alla rovescia. Ma in quel decennio in cui fu al governo, quando le condizioni economiche e finanziarie italiane sarebbero state favorevoli a una riforma a fondo, e lui ebbe ai suoi ordini una vasta e sicura maggioranza parlamentare e una solida burocrazia, Giolitti non trovò mai volontà che per qualche ritocco secondario, al quale spesso del resto fu trascinato da iniziative della opposizione parlamentare.” “In realtà, dopo la crisi di assestamento del 1901-1902, Giolitti visse, da ottimo burocrate, alla giornata, non facendo nulla finché si poteva non far nulla, e tappando i buchi dove si aprivano dei buchi che occorreva tappare.”
  • 11. Gioacchino Volpe ✤ Brogli elettorali “Giolitti contò anche nella nuova Camera, come già nella vecchia, una grossa maggioranza: fatto questo che non si spiega solo con gli spregiudicati metodi elettorali. Ma i metodi elettorali ebbero anch'essi la loro parte nel formar o mantenere quella maggioranza. E lo riconobbero uomini temperati simili e indulgentissimi per ogni umana debolezza, come Luigi Luttazzi, non anticristiano e più parti Presidente del Consiglio anche lui, in attesa che Giolitti tornasse. La polemica politica poté, dopo queste elezioni, inveire contro Giolitti come il ministro della malavita. Non che la “mala vita”, cioè la camorra, il parassitismo, la minuta corruzione, le violenze elettorali che aduggiavano la vita specialmente in talune città del Mezzogiorno, povere di lavoro produttivo, la avesse creata lui certo, tuttavia, che la utilizzò poi la lasciò utilizzare a scopi elettorali, da i suoi prefetti ai funzionari di Polizia e i candidati.”
  • 12. Gioacchino Volpe ✤ Riforma tributaria “Ma quanto a riforme tributarie, anzi a quella riforma tributaria che era da tutti invocata; che aveva alla Camera convinti apostoli in uomini espertissimi di pubblica finanza, come l’on. Wolemborg; che entrava nei discorsi di tutti gli uomini politici e capipartito o capigruppo e ministri o aspiranti a un Ministero, compreso l’on. Giolitti; che era nel programma del ministro delle finanze, on. Majorana, cioè del ministero Fortis di cui egli era parte; quelle riforme ancora attese e sperate sin dalla fine del 1906, si fecero invano attendere e sperare.” “Vi fu solo, oltre la riduzione della tariffa postale e del bollo su le cambiali, quella del dazio sul petrolio, “la luce del povero”, da 48 a 24 lire al quintale, nel marzo 1907. Nulla in verità fu rinnegato dal governo, ma rimase come materia inerte, senza vita.”
  • 13. Gioacchino Volpe ✤ Su Benedetto Croce “L’Italia crociana di prima guerra è di nuovo quell’Italia prudente, saggia, ben governata e contenta del suo buon governo, l’Italia liscia e laccata dei primissimi tempi. Il metodo liberale risolve tutti i contrasti interni. Un’aria di famiglia ben ordinata e tranquilla, dà per tutto. L’impresa libica è opera solo di Giolitti, quasi “padre scelto”. “E’ incredibile l’opacità di alcune pagine della Storia d’Italia! Quella luce che aveva illuminato la via del lettore nei capitoli precedenti, qui si spegne. Il lettore si guarda attorno smarrito. Egli ha il sentore di altre cose: aspirazioni insoddisfatte, partiti in crisi, lo Stato in discredito, scontento diffuso di fronte al “liberismo” giolittiano (misto di licenza e dittatura!), insomma la vita di un popolo fatta di mille elementi, razionali e irrazionali, e non tutta risecchita nel quadro di alcuni schemi ideologici. Ma non ne vede traccia nel libro che ha fra le mani.”
  • 14. Gioacchino Volpe ✤ Su Gaetano Salvemini “Salvemini è sempre quel fantastico e semplicista che oggi manda all’inferno Giolitti come Ministro della mala vita (e nel 1914-15 mette tra i motivi del suo frenetico interventismo anche quello di liberare l’Italia da Giolitti); domani si lancia a testa bassa contro chi propugna l’impresa di Libia nella quale non vede se non un “scatolone di sabbia”; un altro giorno, addita tra i mezzi per risolvere la questione meridionale la chiusura dell’Università di Napoli, fabbrica di avvocati; e non la trova mai pari con nulla e con nessuno, e vede da per tutto birbe e malandrini; e per tutti, a turno, ha qualche mala parola. “Che ne dite, caro direttore, di questi antropofagi della democrazia, che seguitano sempre ad abbaiare contro tutti i vivi, sempre quaerentes quem devorent?”
  • 15. Bibliografia Carocci Giampiero, Destra e sinistra nella storia d’Italia, Bari, Laterza, 2002. Castronovo Valerio, Storia economica d’Italia, Torino, Einaudi. 2006. Croce Benedetto, Storia d’Italia dal 1871 al 1915, Bari, Laterza, 1959. Croce Benedetto, Pagine sparse, vol. II, Bari, Laterza, 1960. Gentile Emilio, Le origini dell’Italia contemporanea, Bari, Laterza, 2003. Salomone A. William, L’età giolittiana, Torino, De Silva, 1949. Salvemini Gaetano, “Fu l’Italia prefascista una democrazia?”, in Il ponte, vol. 8, a. 1952 Volpe Gioacchino, L’Italia che fu, Milano, Le edizioni del Borghese, 1961. Volpe Gioacchino, L’Italia in cammino, Milano, Treves, 1927. Volpe Gioacchino, L’Italia moderna 1989/1910, Firenze, Sansoni, 1973. Volpe Gioacchino, L’Italia moderna 1910/1914, Firenze, Sansoni, 1973. Volpe Gioacchino, La storia degli italiani e dell’Italia, Milano, Treves, 1936.

Notes de l'éditeur