2. Comunicazione => dal latino…
--- cum = con
--- munire = legare, costruire
… mettere in comune…
INFORMAZIONE
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3. Emittente
Ricevente
Canale: mezzo o veicolo attraverso cui
l’informazione è trasferita;
Contenuto: l’informazione;
Codice: la forma linguistica in cui è
trasmessa l’informazione;
Contesto: l’ambiente “significativo”
entro cui si svolge la relazione.
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EMITTENTE
MESSAGGIO
Il fatto
Relazione
Rivelazione di sé
Cosa voglio trasmettere con questa
informazione?
RICEVENTE
6. Arrossamenti, soprattutto del viso;
Sudore sul labbro superiore;
Deglutizione forzata;
“Raschietto”;
Grattarsi, soprattutto sul naso o intorno alla bocca;
Battere il tempo col il piede o con le dita sul tavolo;
Giocherellare con gli oggetti.
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7. Spostare il busto all’indietro;
Indietreggiare col capo;
Spazzolamenti;
Chiudersi la giacca;
Incrociare le gambe e/o le braccia;
Nascondere le mani dietro la schiena.
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8. Umettarsi o mordicchiarsi le labbra;
Accarezzarsi i capelli o le orecchie;
Accarezzarsi il collo, le guance o il
mento;
Portare il busto in avanti;
Tirarsi su le maniche della camicia.
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9. Paul Watzlawick ha studiato a fondo
la comunicazione umana, soprattutto
per quanto riguarda i suoi aspetti
pragmatici, ossia gli effetti che la
comunicazione ha sul
comportamento e sulle persone.
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10. La comunicazione è un comportamento, e il comportamento non ha un suo opposto, ossia: non possiamo non comportarci.
Ciò non toglie, però, che ostinatamente l’essere umano tenti di sottrarsi dalla comunicazione.
Siete seduti in aereo, cinture allacciate, fase di decollo. Accanto a voi siede un giovane dalle mani sudate che parla
velocemente ad alta voce nel tentativo di contenere la sua ansia. Siete lì, legati alla sedia, non potete andarvene. E
per il I assioma non potete non comunicare. Quali sono allora i possibili scenari?
Il Rifiuto: con assertività che talvolta può rasentare un certo disprezzo per le buone maniere, fate capire al passeggero
che vi siede accanto che non avete proprio voglia di conversare. Ma non crediate di averla fatta del tutto franca, per
rifiutare, dovrete comunque comunicare il vostro rifiuto…
L’Accettazione: semplicemente vi arrendete. E iniziate a parlare con il giovane agitato.
La Squalifica: è l’arte gentile del “non dire nulla dicendo qualcosa”. Voi, che non volete avere davvero a che fare con
il giovane dalle mani sudate, vi abbandonate a una sorta di comunicazione non sense, inconcludente, cambiando
argomento, fraintendendo, contraddicendovi.
Il Sintomo: dite, ad esempio, di avere mal di testa. Ossia utilizzate il sintomo per nascondere la vostra volontà di non
volervi impegnare nella conversazione e comunicate all’altro che per voi non è possibile conversare non per vostra
volontà, ma per colpa del mal di testa.
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11. Un marito si rivolge alla moglie dicendole: - Questa minestra è orrenda! –
Quale sarà l’elemento che determinerà la reazione? => E’ la relazione.
In ogni comunicazione infatti, abbiamo una componente di informazione (l’aspetto di notizia, ossia: la minestra è orrenda! ) e una
componente di comando, che si riferisce alla relazione. Quest’ultimo aspetto rientra negli “automatismi” di cui si parlava
all’inizio, e spesso vive sullo sfondo della comunicazione tra le persone. L’aspetto di relazione ci dice, in pratica, come trattare
l’informazione, esso rappresenta quindi un’informazione SULL’informazione, ed è quindi metacomunicazione.
Ogni volta che ci troviamo all’interno di un’interazione definiamo la relazione e anche l’altro, è come se dicessimo: - Tu per me sei
così – .
Come può reagire l’altro di fronte a questa definizione?
Confermando: ossia il rispondente conferma all’emittente che la versione che ha dato di sé è valida e ci si riconosce. Questo
aiuta, naturalmente, a consolidare l’immagine che ciascuno ha di sé.
Emittente: - Tu per me sei così –
Rispondente: - Sono d’accordo con te, io sono così –
Rifiutando: il rispondente rifiuta la definizione proposta dall’emittente. Rifiutare una definizione implica che io ho riconosciuto
la comunicazione e chi la emessa, semplicemente sono in disaccordo.
Emittente: - Tu per me sei così –
Rispondente: - Non sono d’accordo con quello che tu dici, io non sono così -
Disconfermando: in questo caso il problema non è più confermare o rifiutare ciò che viene detto, ma negare che una definizione,
giusta o sbagliata che sia mai stata prodotta dall’emittente. Quello che viene cancellato è l’emittente stesso, indipendentemente
dalla definizione che questi ci ha dato.
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12. Uno sperimentatore dice:
- Ci sono riuscito! Ho insegnato al topolino a premere la leva per ottenere il cibo! -
Generalmente, però, non ci chiediamo come veda la faccenda il topolino...E’ molto
probabile che la pensi così:
- Ci sono riuscito! Ho insegnato allo sperimentatore a darmi del cibo ogni volta che premo
la leva! -
Se il topolino potesse parlare con lo sperimentatore, i due si troverebbero in conflitto
rispetto alla punteggiatura della loro interazione, in quanto ciascuno interpreta lo
scambio in modo tale da vedere il proprio comportamento come causato dal
comportamento dell’altro e come causa della reazione dell’altro e viceversa.
I conflitti sulla punteggiatura sono alla base delle “profezie che si auto-avverano”, in
quanto il soggetto crede di subire dagli altri comportamenti che invece è egli stesso a
provocare.
Per questa ragione, i conflitti sulla punteggiatura non sono risolvibili sul livello del
contenuto, ma solo sul livello della metacomunicazione.
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13. Il linguaggio numerico è il linguaggio verbale.
Il linguaggio analogico riguarda invece la comunicazione
non verbale, come la postura, il tono della voce, le
espressioni del viso, ecc…
Con il primo ci si scambia informazioni circa gli oggetti e
le conoscenze. Con il secondo ci si scambia informazioni
circa la relazione.
Da questo deriva una importante conseguenza: se il
problema è la relazione, il linguaggio numerico non ha
alcuna forza per risolvere il conflitto.
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14. Nella interazione simmetrica A tende a rispecchiare il comportamento di B.
Nella interazione complementare A assume una posizione one-up, superiore, mentre B ne
assume una inferiore, detta one-down.
Queste configurazioni non vanno connotate positivamente o negativamente, o come posizioni di
forza o debolezza, in quanto, ad esempio, l’assunzione dell’una o l’altra posizione può essere
determinata da mere variabili culturali (ad esempio: insegnante/alunno, medico/paziente). In
una relazione sana i due tipi di configurazione sono presenti entrambe, alternativamente.
Ma cosa accade quando un tipo di interazione diventa prevalente?
Nell’interazione simmetrica è sempre insito il rischio della competitività, per cui i due
comunicanti non arretrano mai di fronte all’altro, ma cercano di aver a tutti i costi “l’ultima
parola” sul contenuto, mentre sul piano della relazione quello che accade è che ciascuno
rifiuta fermamente la definizione che gli arriva dall’altro.
Quando l’interazione complementare diventa rigida, ossia non c’è possibilità di alternarsi nelle
due posizioni up e down, viene a mancare il riconoscimento dell’altro come emittente, ossia
solo uno dei due avrà il diritto di parlare dell’altro, mentre i commenti di quest’ultimo,
semmai ne facesse, non verrebbero presi in considerazione.
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15. «Istruzioni per rendersi infelici», di Paul
Watzlawick, ed. Ferltrinelli.
«La comunicazione e i suoi assiomi», di Ada
Moscarella, disponibile su www.ampsico.it –
Sezione Download.
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