2. Paternalismo industriale o Capitalismo
paternalistico è quella corrente di ispirazione
illuministica che ispirò la creazione di tutte
quelle infrastrutture che gravitavano intorno a
delle aziende, generalmente monoprodotto,
che finivano per creare veri è propri centri
abitati con strutture ben articolate e, a volte,
anche delle norme specifiche di
comportamento.
3. « Pensai allora di rendere quella
popolazione utile allo Stato e alle
famiglie: utile allo Stato,
introducendo una manifattura di sete
grezze, operando in seguito, in modo
da portarla alla migliore perfezione
possibile, tale da poter col tempo
servire da modello ad altre più
grandi; utile alle famiglie,
alleviandole dai pesi che ora soffrono
e portandole ad una condizione di
agiatezza da non poter piangere
miseria come finora è accaduto,
togliendosi ogni motivo di lusso con
l‟uguaglianza e semplicità nel
vestire. » (Ferdinando IV di Borbone
dallo Statuto di San Leucio)
4. «Lo stato presente delle cose giunto essendo ad un tal
termine, ed avendosi riguardo all‟avvenire, sembrami
richiedere, che questa nascente Popolazione, che in pochi
anni può divenir ben più numerosa, riceva una norma, per
sapere i retti sentieri, su de‟quali possa dirigere i suoi
passi con sicurezza; e nel tempo stesso sia in istato di
conoscere la sua felice situazione; e questa da qual fonte
derivi.” (Origine della popolazione di San Leucio di
Ferdinando IV)
5. Si trattò di un esperimento sociale, nell'età dei lumi,
avanguardia nel mondo, un modello di giustizia e di
equità sociale non più ripetuto così genuinamente
nemmeno nelle successive rivoluzioni francese e
marxista.
I lavoratori usufruivano di diversi benefici: veniva assegnata
una casa all'interno della colonia, usufruivano di
formazione gratuita (qui il re istituì la prima scuola
dell'obbligo d'Italia femminile e maschile che includeva
discipline professionali) e le ore di lavoro erano 11,
mentre nel resto d'Europa erano 14. Le donne ricevevano
una dote dal re per sposare un appartenente della
colonia, e a disposizione di tutti vi era una cassa comune
"di carità", dove ognuno versava una parte dei propri
guadagni. Non c'era nessuna differenza tra gli individui
qualunque fosse il lavoro svolto, l'uomo e la donna
godevano di una totale parità in un sistema
esclusivamente meritocratico. Era abolita la proprietà
privata, garantita l'assistenza agli anziani e agli infermi,
ed era esaltato il valore della fratellanza.
Il Codice legislativo si rivolge ad una società già esistente,
adattandosi ad essa e tiene conto della sua naturale
evoluzione, prevedendone “nuovi bisogni”.
6. Come esempio del codice morale istituito nel
“Sistema san Leucio” riportiamo brevemente i
Doveri Negativi
I doveri negativi son quelli che impongono
l'obbligo di astenersi dall'offender alcuno in
qualunque maniera.
Or in in tre maniere si può offendere alcuno. Si
può offendere nella persona, nella roba, e
nell'onore.
7. Si offende alcuno nella Persona o coll'ammazzarlo, o
col ferirlo, o col batterlo, o col fargli scherni, dispetti,
insolenze, ovvero col molestarlo ed inquietarlo in
qualunque modo. Nessuno di questi atti ardirà mai
alcun di voi di commettere contra il suo simile;
siccome non ardirà neppure l'offeso di prendere da se
la privata vendetta: ma ricorrerà a'suoi Superiori per
la dovuta giustizia; e credendo non averla da quelli
ottenuta, potrà anche di poi venire da Me.
Vegliano contra tutti questi delitti attentamente le
Leggi: ma tanto più veglieranno esse contra quelli,
che mai si commettessero in questa Società, che ha
per suo principale fine l'amore, e la carità, e che
l'esempio dev'essere della pubblica educazione.
8. Si offende alcuno nella roba, ogni qualvolta o con violenze, o con inganno si
usurpa, o si ritiene ingiustamente quello ch'è d'altrui. Il titol di ladro é il titol più
infame e vergognoso che poss'aver l'uomo. Ciascuno dunque si guardi bene di
meritarlo per alcun modo. In ogni Società i ladri son condannati ad atrocissime
pene. In questa, dove l'onore, e la virtù sono i principali cardini della medesima, se
mai ve ne fossero (che non é neppur da dubitarsi) saranno più rigorosamente
puniti. Nelle compre perciò, nelle vendite, nelle permutazioni, ed in ogni altra
specie di contratti ogn'uno si guardi di usar soperchieria, ed inganno. Nessun
venditore abusi dell'imperizia del compratore col chiedere un prezzo maggiore del
dovere: e nessun compratore si valga mai dell'ignoranza, o della necessità, in cui é
tal volta il venditore, per levargli quel giusto prezzo, che gli spetta. Vadan bandite
la menzogna, le frodi e le fallacie nelle misure, ne' pesi, nella qualità delle robe,
che si venderanno, o compreranno, nella qualità del danaro, ed in tutt'altra, in cui
la versuzia, e l'inganno possa usarsi; e si proceda in tutto con candore, onestà, e
buona fede. Sia la parola il vincolo più sacro della Società; e tutti sian fedelissimi,
e sinceri né detti, e né fatti.
Chi ha fedelmente servito, sia prontamente pagato; né alcuno gli neghi o ritardi la
mercede dovuta a ciò non sia causa della sua ruina. In somma erigga ogn'uno nel
suo cuore l'altare della giustizia; e tratti col suo simile, come vorrebbe, che questi
trattasse con sé.
9. La riputazione é la cosa più importante e più
preziosa, che possa aver l'uomo d'onore; e
talvolta togliere altrui la riputazione é peggior
delitto, che offenderlo nella roba, e nella
persona. Nessun quindi dirà mai cose false
contra di alcuno; e chi caderà in questo delitto,
vada immediatamente bandito da questa Società.
Nessuno dirà ingiurie, e villanie ad altri. Nessuna
metterà in ridicolo, ed in beffa il suo fratello:
essendo tutte queste cose contrarie a quello
spirito di carità, e di amore che Dio comanda, e
che Io voglio, per ben della pace, del buon
ordine, e della tranquillità delle vostre famiglie,
da voi esattamente praticato
10. Per effetto di quell'amore, ch'é l'anima di questa Società, e per quello
spirito di fratellanza, che a ciascuno di voi deve far riguardare questa
Popolazione, come una sola famiglia, giusto é ancora che se tra voi si
trovi un Artista, privo di moglie e di figli, ma non in istato di lucrarsi il
pane per loro, e pel povero padre caduto in miseria o per vecchiaja, o
per infermità, o per altra fatal disgrazia, ma non mai per pigrizia, ovvero
infingardaggine ; sia da tutti comunemente soccorso, acciò non si
riducan nello stato di andar mendicando, ch'é lo stato più infame, e
detestabile, che sia sulla terra. Perciò siavi tra voi una Cassa, che
chiamerassi della CARITA', dalla quale sian codest'infelici comodamente
soccorsi o per tutto il tempo della vita, o fino a che non sian rimessi in
istato di potersi lucrare il pane. Avrà questa Cassa per fondo un rilascio
di un tarì al mese , che ogni manifatturiere , che sia in istato di
guadagnare più di due carlini al giorno, farà in beneficio della
medesima; e di quindici grana al mese, per quelli che guadagnino meno
di due carlini al giorno. Sarà essa amministrata dal Parroco, da' Seniori, e
da' Direttori dell'arti, i quali rilasceranno in beneficio della sopradetta
Cassa quello, che più la pietà lor detti. Tutti daranno il voto nel caso di
doversi soccorrere qualche infelice.
11. Questo modello fu in
parte esportato da San
Leucio a tutte le imprese
statali (ivi comprese le
ferriere di Mongiana in
Calabria) dove lo stato
provvedeva quantomeno
a fornire le abitazioni a
chiunque dovevasi recare
presso questi centri di
produzione.
12. Sulla scia dei movimenti
ottocenteschi post
napoleonici vi furono altri
esempi di paternalismo
industriale non statale, ma
proveniente dalla libera
iniziativa degli
imprenditori. Alcuni di essi
in Germania come i Krup
(sempre nell‟ambito delle
acciaierie) o in Inghilterra
nei distretti minerari.
13. Nel 1875, Cristoforo Benigno Crespi, fabbricante di tessuti
proveniente da Busto Arsizio (Varese), acquistò un kmq di terreno
nell'avvallamento situato tra le rive del Brembo e dell'Adda, a sud di
Capriate, con l'intenzione di avviare una filatura di cotone sulle rive
dell'Adda. Egli decise di edificare in prossimità della filatura delle
abitazioni di tre piani, dotate di più appartamenti, per le famiglie dei
suoi operai. La costruzione fu intrapresa nei primi mesi del 1878 sul
modello allora abituale in Europa. Quando il figlio del fondatore, Silvio
Benigno Crespi, subentrò alla direzione della fabbrica nel 1889,
concluse e modificò il progetto. Egli rinunciò ai grandi palazzotti a più
alloggi e a loro preferì delle casette individuali con giardino, che
considerava più propizie all'armonia e più adatte a resistere ai conflitti
sociali. Egli mise in pratica questa politica fin dal 1892: aveva fatto
senza dubbio la giusta scelta perché nel corso di più di cinquanta
anni Crespi non conobbe né scioperi né conflitti sociali. Vicino alle
piccole case concepite sul modello preconizzato, costruì una centrale
idroelettrica che alimentava gratuitamente il villaggio operaio, dei
bagni e dei lavatoi pubblici, un ospedale, una cooperativa, una scuola,
un piccolo teatro, un centro sportivo, una canonica per il prete locale,
un ambulatorio per il medico locale, e altri servizi collettivi. Silvio
Benigno Crespi aggiunse poi delle costruzione più simboliche come la
chiesa, il castello (dimora della famiglia Crespi ), gli uffici
amministrativi all'interno della fabbrica e a sud delle case degli operai,
le case per i proprietari (le prime due costruzioni datano gli anni 1890
e le ultime i primi anni 1920).
14. Molteplici sono le cause della crisi di questo
sistema che, nel bene o nel male, racchiudeva
dei principi sicuramente validi come la
convivenza serena e i principi della solidarietà
cristiana. Io ne descrivo solo un paio:
La proprietà delle case restava dell‟impresa e
solo in comodato d‟uso per i lavoratori.
La negazione della proprietà da parte dei
movimenti socialisti di fine „800.
Il rapporto simbiotico lavoratore-azienda
visto come un limite alla libertà individuale.
15. Per latifondismo si intende il
possesso di grandi
appezzamenti di terreno in
mani di poche famiglie.
L‟origine del concetto negativo
che si associa a questo termine
deriva principalmente dal
metodo con cui in passato si è
generato.
Tuttavia in stati moderni si è
dovuto trovare un surrogato al
latifondo che potesse
consentire ai lavoratori del
settore agricolo di prosperare
(Consorzi, cooperative, ecc.)
16. Il principio del Latifondismo perfetto è
rappresentato dal “Latifondismo Romano” dove il
Proprietario (generalmente appartenente ad una
famiglia senatoria) aveva tutto l‟interesse a
produrre nelle sue terre la maggior varietà
possibile di prodotti ed in quantità tale da
soddisfare i suoi lavoratori in campagna e i suoi
Clientes in città.
Una rivolta nei latifondi era da scongiurare
perché avrebbe richiesto l‟intervento delle legioni
che andavano pagate e mantenute dal
latifondista ospitante.
17. Il latifondista aveva tutto l‟interesse a
realizzare a sue spese opere di sviluppo come
acquedotti, canalizzazioni, bonifiche,
masserie per la conservazione di grandi
quantità di prodotti in attesa dei tempi
opportuni per la commercializzazione.
18. Il latifondista che commercializzava il
prodotto era noto, se imbrogliava era subito
individuato.
19. La diversificazione dei prodotti nell‟arco
dell‟anno faceva si che non ci fossero periodi
di magra dovuti alla non oculata scelta dei
prodotti da incentivare. Era interesse del
Latifondista creare una varietà merceologica
dei prodotti che fosse tale da garantirgli una
tranquillità alimentare per tutto l‟anno.
20. Molto spesso il Latifondista stava lontano
dalle sue proprietà e affidava i terreni ad
amministratori che intendevano lucrare sulla
proprietà altrui e, poiché dovevano
mantenere fisso il valore in denaro da
conferire al proprietario, si arricchivano sullo
sfruttamento delle classi inferiori.
21. Molto spesso i proprietari, o gli
amministratori, non avevano capacità
commerciale. Di conseguenza, una volta
garantito il denaro per il proprio
mantenimento e le tasse da pagare
all‟autorità centrale, non erano incentivati a
produrre il di più. Questo si tramutava in
molti casi all‟abbandono di gran parte dei
terreni che potevano essere produttivi.
22. Le Ideologie ottocentesche sulla proprietà
privata raramente si sono tramutate
nell‟annullamento della stessa. Più
frequentemente sono andate in linea col
famoso detto: “ciò che è tuo è mio e ciò che è
mio e mio”. Ovvero la proprietà del
latifondista era “un furto” la proprietà dei
lavoratori era sacra ed inviolabile.
Sulla capacità dei singoli di portare avanti un
settore produttivo però, nessuno disse nulla.
23. In Italia, dopo la riforma agraria del 1950, i latifondi non
possono superare i 300 ettari (3 km²).
Prima d'allora non erano rari, soprattutto nel Meridione, i
latifondi che superavano i 1.000 ettari (10 km²). A partire
dalla riforma, il latifondo è andato progressivamente
scomparendo fino a non esistere più ai giorni nostri.
Nel Mezzogiorno, particolarmente significativo era il caso
della Sicilia che fino alla riforma aveva un'agricoltura
totalmente basata sul latifondo. Infatti, prima del 1950, i
latifondi con estensione superiore ai 500 ettari (5 km²)
erano 228..
Fino alla riforma del 1950 alcuni latifondisti possedevano
migliaia di ettari. Celebre è il caso della famiglia Torlonia
che possedeva i terreni agricoli della Piana del Fucino, si
trattava di un latifondo di oltre 14.000 ettari (140 km²)
24. Per cercare di porre rimedio al frazionamento del
latifondo si sono lanciate le cooperative agricole.
Basate sul principio della proprietà diffusa e sula
massimizzazione di produzione ed utile, hanno
limitato il problema delle terre incolte e, in linea
di massima, responsabilizzato i singoli lavoratori.
Fattore negativo è che mentre godono di
notevole fortuna laddove è sviluppata una cultura
sociale, stentano a svilupparsi in culture
individualistiche come quelle del Sud.
25. I consorzi mantengono inalterati i rapporti di
proprietà tra i singoli e raggruppano proprietari che
abbiano una stessa gamma di prodotti e che tramite
accordi stabiliscono delle regole basilari sulla qualità,
il prezzo e la commercializzazione del prodotto.
Fino a qualche decennio fa, i consorzi raggruppavano
produttori di aree contigue. Ora, con i disciplinari di
produzione, possono aderire al consorzio anche
produttori distanti centinaia di chilometri fra loro (es
Prosciutto di Parma prodotto anche a Vicenza)
Il lato negativo è la ridotta possibilità di
diversificazione dela produzione, anzi, in alcuni casi,
il consorzio tende ad impedire un cambiamento di
produzione.
26. Alcune aziende che operano su scala
nazionale, o alcune direttive politiche,
tendono ad incentivare (o disincentivare)
alcune produzioni, creando un sistema di
affitto/vincolo del territorio, ovvero pagando
il proprietario per non sceglier cosa produrre.
Un esempio è la produzione di Barbabietola
da zucchero, di tabacco, di olio. Oppure il
disincentivo all‟allevamento di mucche da
latte o alla produzione di uva da vino.
27. Mentre per Suini e Bovini la produzione in
stalla è ormai, quasi ovunque, la prassi, per
ovini e caprini il pascolo è il metodo di
allevamento più comune.
Per questo motivo i pastori che non possono
fare affidamento su terre comuni (usi civici)
pagano alcuni proprietari perche mantengano
incolti i loro terreni.
La proprietà del terreno non cambia ma se ne
riducono i diritti di possesso.