1. Lezione I: Idea di Stato e Idea di
Nazione
Relatore: ing. Dario de Siena
"Il principio di ogni sovranità risiede
essenzialmente nella nazione“ (art.3 Dichiarazione
dei diritti dell’uomo – 1789)
2. Lo Stato è un ordinamento giuridico-politico che, a fini
generali, esercita il potere sovrano su un determinato
territorio e sui soggetti a esso appartenenti. Comanda
anche mediante l'uso della forza armata, della quale
detiene il monopolio legale.
Con la parola Stato si intendono due concetti distinti:
Stato-comunità: Stato-apparato (o Stato-organizzazione):
potere centrale sovrano, stabile nel
popolo, stanziato su un tempo ed impersonale (poiché esiste
territorio definito, che è indipendentemente dalle singole persone
organizzato attorno ad un che lo fanno funzionare), può essere
organizzato in differenti modi, detiene il
potere centrale monopolio della forza e impone il
(comunemente chiamato rispetto di determinate norme
"Stato-nazione") nell'ambito di un territorio ben definito.
3. dal latino superanus (colui che sta al di
sopra), è quello Stato che superiore ad ogni
altro soggetto presente entro i suoi confini.
Per essere tale deve essere "indipendente" nei
rapporti con gli altri stati;
per tale ragione lo Stato è indipendente e
sovrano; sovrano al suo
interno, indipendente nei confronti degli
altri.
4. Lo Stato si definisce originario se i suoi poteri
derivano solo da sé stesso e non per
investitura. Con ciò si sostiene che esso non
è subordinato ad altri soggetti e quindi è
indipendente in un ambito definito. Esso si
organizza e si gerarchizza per il miglior
esercizio del potere.
Solitamente uno Stato è regolato da una Costituzione, o da uno
Statuto, e da un ordinamento giuridico che definiscono i limiti
dello Stato e dei suoi cittadini.
5. La moderna concezione di Stato vuole lo Stato
garante del diritto e delle libertà dell'uomo
e per questo detto Stato di diritto. Nello
Stato di Diritto ogni singolo cittadino è
uguale di fronte allo Stato ed ha gli stessi
diritti, senza privilegi. Attraverso le leggi lo
Stato democratico istituisce norme che
tendono ad equilibrare eventuali posizioni di
privilegio o di disagio al fine di ristabilire
l'eguaglianza dei cittadini. Le norme inoltre
regolano la convivenza in modo da renderla
pacifica, nel rispetto della libertà dei singoli.
7. «Lo Stato rappresenta l'istanza
unitaria e sovrana di neutralizzazione
dei conflitti sociali e religiosi
attraverso l'esercizio di una summa
potestas, espressa attraverso la
forma astratta e universale della
legge che si legittima in base al
mandato di autorizzazione degli
individui, in cui si realizza il
meccanismo della rappresentanza
politica; i cittadini si trovano infatti
in quella fase pre-politica che è
definita come stato di natura ed il
sovrano svolge un ruolo
"rappresentativo" unificando in sé la
"moltitudine dispersa"»
8. Secondo Max Weber si intende per
Stato «un'impresa istituzionale di
carattere politico in cui l‟apparato
amministrativo avanza con successo
una pretesa di monopolio della
coercizione della forza legittima in
vista dell‟attuazione degli
ordinamenti».
9. «Un‟organizzazione che controlla la
popolazione occupante un determinato
territorio costituisce uno Stato se e in
quanto:
1. si differenzia rispetto ad altre
organizzazioni che operino sul
medesimo territorio;
2. è autonoma;
3. è centralizzata;
4. le sue parti componenti sono
formalmente coordinate le une con le
altre».
10. Lo Stato moderno è una forma di
organizzazione del potere affermatasi
storicamente in Europa agli inizi del XIII, XIV
secolo. I tratti dello Stato moderno sono:
sovranità: Concentrazione di tutti i rapporti
politici in un'unica istanza indipendente e
sovrana su un determinato territorio;
spersonalizzazione del comando politico.
11. Lo Stato moderno è il processo storico di
accentramento del potere a partire da quella
dispersione territoriale dei differenti centri di potere
indipendenti che rappresentavano le signorie
dell'Europa medievale.
Questo processo si sviluppa a supporto della Borghesia
per le sue esigenze di sicurezza moderna.
Una delle dinamiche fondamentali che portarono alla
formazione dei moderni stati è certamente quella
delle «guerre civili di religione» prodotte dalla
perdita di universalità della repubblica cristiana
medievale, operata dalla riforma protestante.
12. Il risultato è la visione tecnica e mondana del
potere del principe, che si serve di un
apparato amministrativo: per l'esercizio
concreto del potere secondo procedure
sempre più precise.
Questa concezione del potere, come sintesi
politica di tutti i rapporti sociali rappresenta
la garanzia di sicurezza della pace interna
tra i sudditi, sempre più svincolata dalla
religione (processo di secolarizzazione).
13. Lo Stato moderno si afferma in Europa tra il XV e il XVII
secolo. Si forma mediante un accentramento del potere e
della territorialità.
Scompaiono le frammentazioni feudali in favore di un potere
centrale, e anche la Chiesa viene subordinata allo Stato.
Avviene una concentrazione del potere su uno specifico
territorio.
Lo Stato acquisisce il monopolio legittimo dell'uso della
forza, tramite la burocrazia e la polizia; la forza è
necessaria per mantenere l'ordine interno e difendere la
comunità da attacchi esterni.
Infine lo Stato moderno si basa sull'impersonalità del
comando politico: la legittimazione proviene da regole, da
un'obbedienza dettata dal riconoscimento da parte dei
soggetti della legittimità del potere esercitato.
14. Per la nascita dello Stato moderno fu fondamentale l’affermarsi
di un’economia monetaria: i salari erano più alti e non più in Stato
natura, come nel sistema feudale. Nasce una burocrazia assoluto
legata allo Stato. Attraverso la tassazione, lo Stato può
mantenere la sua burocrazia. La prima forma di Stato è lo
Stato assoluto.
Nasce dai conflitti militari. L'esigenza della guerra porta al
prelievo fiscale per pagare le spese belliche, porta alla
crescita dell’amministrazione statale per lo sforzo bellico, Stato
porta all'accumulo di debiti per cui è necessario aumentare
l’intervento statale nell’economia. Tuttavia al termine del democratico
conflitto è necessario assicurare ai cittadini dei diritti che
erano stati loro promessi per ottenere consenso. Di qui si
passa dunque, per sviluppi successivi, allo
Stato democratico,
poiché il bisogno di legittimazione del potere centrale necessita
lo sviluppo di un consenso trasformando i sudditi in cittadini. Stato sociale
L'ulteriore evoluzione vede lo Stato Democratico diventare.
Stato sociale,
che interviene come attore nella vita economica del paese
programmando lo sviluppo industriale ed economico.
15. In quanto promotore di servizi pubblici lo Stato
moderno sociale ha necessità di far quadrare
il proprio bilancio attraverso la contabilità
nazionale ovvero attraverso manovre
economiche o leggi finanziarie per definire
l'agire dello Stato per le entrate che
compensino le uscite (spesa pubblica), ad
esempio attraverso un adeguato ricorso alla
tassazione sui contribuenti definito a sua
volta dalla politica fiscale, limitando così il
deficit pubblico e conseguente debito.
16. Per la Dottrina sociale della Chiesa cattolica, lasciati ai
cittadini la responsabilità ed il compito di
determinare, a seconda delle mutevoli
esigenze, l'organizzazione politica, tecnica ed
istituzionale dello Stato, questo deve
rispondere, sempre e comunque, ad alcuni requisiti:
1. Favorire la convivenza civile;
2. Garantire la giustizia;
3. Perseguire il bene comune, dell'intera comunità e
non di un gruppo a detrimento delle legittime
esigenze degli altri;
4. Garantire ed assicurare le giuste libertà individuali
e sociali;
5. Rispettare la libertà religiosa ed i diritti della
Chiesa.
17. Per la teoria marxista lo Stato è destinato a scomparire al
completamento del passaggio al nuovo modo di produzione.
Intanto, lo Stato è un'organizzazione che non degenera
garantendo i privilegi di pochi e, per la sua natura, non può
perseguire il bene comune. Lo Stato, cioè, è, per il
comunismo, sempre classista e si fonda, per sua natura, sulla
costrizione e l’esercizio della forza. Diceva Lenin: «Lo Stato è il
prodotto e la manifestazione dell'antagonismo inconciliabile
delle classi...»
Per Engels inoltre: «Lo Stato è, per principio, lo stato della classe
più potente, della classe economicamente e politicamente
dominante...»
Da ciò deriva, secondo il comunismo, la necessità inevitabile di
annientare e conquistare lo Stato borghese con la violenza
(sempre Lenin affermava: «Lo Stato borghese non muore, ma è
annientato dal proletariato nel corso della rivoluzione...») e la
necessità della dittatura del proletariato e di uno Stato ancora
più forte per annientare la borghesia («...tra la società
capitalistica e la società comunista, si pone il periodo
rivoluzionario di trasformazione dalla prima nella seconda, cui Friedrich Engels (1838 -1895)
corrisponde un periodo di transizione nel quale lo Stato non
potrebbe essere altro se non la dittatura rivoluzionaria del
proletariato» secondo Karl Marx).
Circa la natura del nuovo Stato proletario, socialista, ecco cosa ha
scritto Lenin: ...«In realtà, questo periodo è inevitabilmente un
periodo di lotta di classe di un'asprezza inaudita, un periodo in
cui le forme di questa lotta diventano quanto mai acute, e
quindi anche lo Stato di questo periodo deve essere uno Stato
democratico in modo nuovo (per i proletari e i non possidenti in
generale), e dittatoriale in modo nuovo (contro la borghesia).
18. Per il Fascismo lo Stato non deve subordinarsi agl’individui, ma gli individui devono
vivere ed agire per lo Stato e nello Stato. Questo ha per se un valore ed una dignità
che deve essere affermata e difesa di fronte agli altri Stati. Il fascismo vuole
l’instaurazione di un Governo forte che affermi la potenza della Nazione italiana
all’estero e all’interno. Quindi rafforzando il potere centrale e i suoi organi, la
disciplina e l’autorità dello Stato.
“Nell‟attuale momento storico italiano”, ha scritto Mussolini, “Il potere esecutivo non
è più considerato dipendente dal legislativo come uno strumento privo di valore
proprio: la degradazione del Governo alla mera funzione esecutiva,………,è
definitivamente scomparsa dal Diritto Pubblico Fascista … Fu un errore del
liberalismo il ritenere che l‟unico possessore del diritto di rappresentanza dello
Stato, cioè della sovranità, fosse la massa degli elettori, il collegio
elettorale, nelle sue varie forme di costituzione. La sovranità dello Stato veniva
così frazionata e polverizzata, e la pretesa sovranità reale di
Rousseau, irrealizzabile per la mancata unanimità di concorso dei cittadini
elettori, andò a finire nella sovranità dei capi partito e anche dei gregari
localmente influenti dei vari partiti, i quali presero il posto delle vecchie baronie
feudali accampate contro lo Stato con la pretesa assurda di essere svincolate da
ogni soggezione al Governo dello Stato. Il Foscolo aveva detto che per rifare
l‟Italia bisognava disfare le sette. La necessità storica italiana ha voluto che per
rifare lo Stato si dovessero disfare le baronie medievali dei partiti. Questo compito
fu assunto e risolto dal Fascismo, ed in questo momento della vita storica
nazionale, il Governo Fascista rappresenta proprio la personalità dello Stato
costituito dalla preminenza degli interessi generali sui particolari interessi di
categorie o di classi economiche” (B. Mussolini – Gerarchia 1928 – n°8)
19. Nonostante la sua importanza la nazione
rimane un oggetto estremamente
complesso: “un'idea chiara in
apparenza, ma facile a essere
gravemente fraintesa" come scrisse
Ernest Renan (1823 -1892).
Le ragioni di questa complessità meritano
di essere indicate fin dal principio. In
questa prospettiva risultano decisive tre
differenti classi di problemi:
1. l'estrema varietà dei fattori che
possono di volta in volta determinare
le strutture concrete delle nazioni e
delle forme della coscienza nazionale;
2. i mutamenti che vengono a prodursi
nella storia di tali strutture tra il XVIII
e il XIX secolo;
3. il rapporto che lega la nazione
all'”idea di nazione”.
20. Nelle riflessioni di carattere più generale sul tema
della nazione ricorrono con una certa frequenza
due argomenti strettamente correlati.
1. La fisionomia delle nazioni viene di regola
determinata dall'interazione di fattori
eterogenei quali la razza, l'etnia, il
territorio, la lingua, le tradizioni, la
cultura, un'eredità di memorie condivise, un
sistema di istituzioni politiche comuni.
2. Ogni singola nazione costituisce sempre il
prodotto di circostanze uniche e irripetibili, di
uno sviluppo storico specifico in cui i diversi
elementi sopra indicati - o solo alcuni di essi -
operano in modi e con esiti di volta in volta
differenti.
22. la nazione è "un corpo di
associati che vivono sotto
una legge
comune, rappresentati
dalla stessa legislatura"
23. a proposito delle "fonti del sentimento
nazionale": "Qualche volta tale
sentimento è l'effetto di identità di
razza e di spirito; sovente comunità
di linguaggio e di religione
contribuiscono a farlo nascere. I
limiti geografici sono pure una delle
sue fonti; ma la sorgente più viva è
l'identità del progresso politico, il
possesso di una storia nazionale e di
conseguenza di una comunità di
ricordi” .
La storia delle singole nazionalità e
delle singole forme del sentimento
nazionale dimostra tuttavia che
"nessuna di queste circostanze è
indispensabile o sufficiente per se
stessa in senso assoluto"
24. "Le Nazioni sono grandi e possenti comunità di
vita sorte attraverso un lungo processo
storico e sottoposte a movimenti e
mutamenti ininterrotti; e perciò appunto c'è
nella natura della Nazione qualche cosa di
fluido. Sedi comuni, comune discendenza
o, più esattamente, [...] uguale o simile
mescolanza di sangue, lingua comune, vita
spirituale comune, lega o federazione di
parecchi Stati d'ugual natura: tutte queste
possono essere caratteristiche
importanti, essenziali, d'una Nazione; ma con
ciò non è detto che una Nazione, per esser
tale, debba possederle tutte insieme".
Alla radice delle molteplici forme storiche
dell'esistenza nazionale vi è sempre "un
intimo nocciolo naturale nato dalla
consanguineità" su cui vengono poi a
svilupparsi "quella peculiare, profonda
comunanza spirituale, quella più o meno
chiara coscienza di essa, che elevano le varie
stirpi riunite a dignità di Nazione".
25. "la nazione, o più
precisamente la
razza, non consiste nella
lingua, ma soltanto nel
sangue"
27. Identificazioni deboli, intermittenti e di regola
limitate ai ceti colti e/o politicamente attivi.
da un punto di vista politico o furono del tutto
inerti o esercitarono una qualche funzione
ma solo come “nazioni aristocratiche”
28. Nazioni popolari, in grado cioè di generare identità
forti e tendenzialmente esclusive in un pubblico di
massa dai caratteri sempre più omogenei.
Le nazioni dei moderni, in ragione del loro
carattere popolare e della fortuna teorica e
pratica delle dottrine democratiche, furono nel
nazioni sovrane o potenzialmente tali, che
iniziarono a intrattenere rapporti la sfera della
politica e dello Stato nei due significati definiti dai
principî dell'autogoverno popolare e
dell'autodeterminazione nazionale.
In quanto nazioni popolari e sovrane e in virtù
della definizione di una compiuta idea di nazione
le nazioni dei moderni furono nazioni
coscienti, dotate cioè di una “volontà di essere
nazione”
29. Il suo successo iniziò quando riuscì, con pochi
uomini, a prendere prigioniero il pretore Gaio
Vetilio, impresa che gli diede la fiducia del suo popolo
che lo scelse come capo della rivolta. Da allora
raccolse una serie di successi sgominando ogni pretore
che Roma gli mandò contro, fino al 143 a.c., data in
cui riuscì a strappare gran parte del territorio lusitano
a Roma.
La reppubblica gli mandò quindi contro il proconsole
Quinto Paolo Serviliano che dopo una serie di successi
contro gli hispanici, cadde nella trappola tesagli dal
capo dei ribelli lusitani durante un assedio. In cambio
della salvezza del generale romano e del suo
esercito, Viriato chiese e ottenne dal senato romano
il riconoscimento dell'indipendenza dallo Stato romano
delle regioni da lui occupate in quegli anni.
Rappresenta il primo caso
storicamente attestato di una
rivolta nazionale
30. Nel 1866 Napoleone III fece
realizzare, ad Aime Millet, una
statua di Vercingetorige alta sette
metri; fu eretta sul sito presunto
di Alesia. Sul piedistallo si può
leggere: « La Gaule unie Formant
une seule nation Animée d'un
même esprit Peut défier
l'Univers. » (Vercingetorige ai Galli
in assemblea - Cesare. De Bello
Gallico, vii, 29.)
La Terza Repubblica strumentalizzò Vercingetorige insistendo sul suo ruolo eroico
di resistente all'invasore. Questa propaganda era destinata ad esaltare il
sentimento di rivincita dopo la sconfitta nella guerra contro la Germania, appena
unificata nella Prussia. L'immagine del patriota gallico contro l'invasore è
magnificata dai manuali scolastici: « La Gallia fu conquistata dai
Romani, malgrado la valida difesa del Gallo Vercingetorige che è il primo eroe
della nostra storia. »(Ernest Lavisse. Histoire de France, cours moyen, 1884.)
31. Arminio ,cittadino romano, riscuoteva la piena fiducia di
Varo, che lo promosse suo consigliere militare.
Nel 9, a capo di Cherusci, Marsi, Catti e Bructeri, Arminio
annientò l’esercito di Varo (20.000 uomini) nella battaglia
di Teutoburgo nei pressi di Kailkriese.
Arminio condusse le tre legioni romane sotto la sua stessa
guida dentro la trappola che egli stesso aveva preparato. Il
comando tattico della battaglia viene esercitato per i due
schieramenti dallo stesso comandante.
A Teutoburgo i legionari romani non furono neppure
schierati in assetto di combattimento ma, contro tutte le
regole, furono fatti proseguire dentro un territorio ostile in
semplice assetto di marcia ed affardellati.
La maggior parte fu uccisa senza potersi difendere, i germani si lasciarono andare ad
atrocità, e si parlò di torture e mutilazioni perpetrate sui legionari catturati.
Varo si suicidò e i romani non tentarono più di conquistare le terre al di là del Reno, che segnò
per secoli il confine tra l’impero e i barbari.
Dopo questa vittoria, Arminio tentò inutilmente di creare un'alleanza permanente dei popoli
germanici con cui far fronte alla vendetta romana.
Lo sconcerto che provocò il tradimento di un cittadino romano con molti privilegi per
difendere una cultura considerata come primitiva ed inferiore fece desistere dalla
romanizzazione della Germania . Non si comprese come ciò che i romani consideravano una
emancipazione culturale potesse essere subita come una tirannia.
32. Giovanna d’Arco, a torto o a
ragione, è considerata come
l’artefice dell’unità territoriale
francese avendo portato alla rivolta
dei francesi contro gli inglesi, eredi
dei feudi normanni.
Rappresenta la mutazione dello
stato legato al diritto ereditario
(transnazionale) in quello legato
all’unità territoriale.
33. Le Nazioni Territoriali sono
Le Nazioni Culturali sono quelle
quelle nelle quali un territorio
che pur avendo una
raggruppa popolazioni coese
caratteristica etnico culturale
dal punto di vista storico
comune non sono uno stato
culturale
unico
"nazioni fondate prevalentemente
sopra un qualche possesso culturale
conquistato con comune sforzo e
nazioni che si fondano innanzitutto
sulla virtù unificatrice d'una storia
politica e d'una legislazione
comuni".(Meinecke)
35. "la Patria è prima di ogni altra cosa la
coscienza della patria" e senza una tale
coscienza gli Italiani sarebbero "turba
senza nome, non Nazione; gente, non
popolo".
36. la comunanza di territorio, di origine e di
lingua può "costituire compiutamente
una Nazionalità" soltanto se a essa si lega
una matura "coscienza della
Nazionalità", che rappresenta "il Penso
dunque esisto de' filosofi applicato alle
Nazionalità".
37. “La nazione lungi dal fondarsi sul
principio 'zoologico' della razza, sulla
lingua, sulla religione, su una
comunanza di interessi o sulla
'geografia', altro non sarebbe che "un
plebiscito di tutti i giorni", il
"desiderio di vivere insieme" basato sul
"comune possesso di una ricca eredità
di ricordi" e sulla "volontà di
continuare a far valere l'eredità
ricevuta indivisa".
39. "la nazionalità è uno stato spirituale" e
che "l'unico modo di decidere se un
individuo appartiene a una nazione
piuttosto che a un'altra è di
domandarglielo".
40. "la nazionalità è formata dalla decisione di
formare una nazionalità". "nei tempi
moderni è stata la potenza di un'idea, non
il richiamo del sangue, che ha costituito e
plasmato le nazionalità";
secondo lui fu il nazionalismo - in quanto
ideologia dello Stato nazionale - a farsi
storicamente portatore di una tale idea.
41. "come in una comunità politica l'idea di Stato
è provocata da coloro che detengono la
potenza, così in una 'comunità culturale' - nel
senso di un gruppo di uomini ai quali, in virtù
del loro carattere, sono in modo specifico
accessibili determinate prestazioni
considerate come 'beni culturali' - i soggetti
specificamente predestinati a propagare l'idea
'nazionale' [sono] quelli che usurpano la
funzione direttiva, cioè gli 'intellettuali"'
42. ha sostenuto che le nazioni e i
nazionalismi acquistano il proprio
senso specifico in relazione alla
formazione e al consolidamento di
una "società industriale orientata
alla crescita" e che rappresentano
fenomeni tipici della modernità.
"le nazioni come maniera
naturale, indicata da Dio, di
classificare gli uomini, come
destino politico intrinseco anche
se di là da venire, sono un mito;
il nazionalismo, che talvolta
prende le culture preesistenti e
le trasforma in nazioni, talvolta
inventa queste culture e spesso le
annulla: questa è una realtà, nel
bene e nel male, e in genere una
realtà inevitabile".
43. Il nazionalismo si basa sulla storia pre-esistente del "gruppo", un tipo di
moda questa storia in un senso di identità comune e storia comune.
Questo non vuol dire che questa storia dovrebbe essere
accademicamente valida o convincente – anzi molti nazionalismi si
basano su interpretazioni storicamente errate degli eventi del passato e
tendono a mitizzare troppo piccole parti inesatte della loro storia.
Nazionalismo non richiede che i membri di una "nazione" siano tutti
uguali, ma che sentano un intenso legame di solidarietà alla nazione e
gli altri membri che la costituiscono. Un senso di nazionalismo può
essere prodotto da qualunque ideologia dominante esistente in un
determinato luogo. Il nazionalismo si basa sulla parentela pre-
esistente, sulla religione e sui sistemi di credenze. Smith descrive i
gruppi etnici che formano la base delle nazioni moderne come " etnie ".
Quando si parla di stati nazione, "Potremmo definire uno Stato “stato-nazione” se, e solo se, una singola popolazione
etnica e culturale abita i suoi confini, e i confini di quello stato sono sovrapponibili con i confini di quella
popolazione etnica e culturale ".
Una nazione, contemporaneamente, è "una popolazione che condivide un territorio storico, miti e memorie
storiche, una Cultura pubblica, un'economia comune e comuni diritti e doveri per i suoi membri ". Etnie sono a loro
volta definite come ["unità denominata di popolazione con origini comuni miti e memorie storiche, elementi di cultura
condivisa, qualche legame con un territorio storico e un certo grado di solidarietà, almeno tra loro elite.” I confini di una
etnia possono essere abbastanza riconoscibili anche quando non sussistono tutte le sue caratteristiche.
44. le nazioni e le prime rudimentali forme della
coscienza nazionale iniziano per molti aspetti ad
apparire, se non già all'epoca dell'antico Israele e
dell'antica Grecia, quantomeno nell'Europa
medievale, in vari casi proprio attraverso una
problematica relazione con la nascita e lo sviluppo
degli Stati moderni. È innegabile, insomma, che le
nazioni, le forme della coscienza nazionale e, in
qualche misura, la stessa idea di nazione hanno una
storia che precede la vicenda delle nazioni e degli
Stati-nazione del XVIII-XIX secolo. Il punto
è, però, che tra quella storia e questa vicenda si
viene comunque a produrre una frattura profonda e
che le nazioni che si affermano e si consolidano a
partire dall'epoca della Rivoluzione francese sono
qualche cosa di diverso - perlopiù di radicalmente
diverso - dalle nazioni esistenti prima di allora.
45. I Fase: la fase dei
'risvegliatori„
(es. Mazzini, Cattaneo, ecc,)
II Fase: la fase dell'agitazione
patriottica
(Pisacane, Manin, Garibaldi, ecc.)
III Fase: consenso di massa
(Dannunzio, Gentile, Mussolini, ec
c.)