1. LUIGI PIRANDELLO
Vita, poetica e opere.
Lezione di Italiano
a cura del Prof. M. Zenoni
Martedì 11 marzo 2014
Lezione Prof. Zenoni
2. Pirandello autore del Novecento
perché:
Il fu Mattia Pascal, un libro che apre uno squarcio nella coeva cultura italiana ed
europea, proponendo in chiave umoristica la nuova prospettiva del relativismo e
l’attitudine alla scomposizione della realtà e del soggetto. A partire da questo
romanzo, la ricerca pirandelliana si rivela indagine sul senso di un’esistenza chiusa in
un soffocante reticolo di convenzioni, e soprattutto come sperimentazione delle forme
e interrogazione costante sul linguaggio.
La tendenza tipicamente pirandelliana a deformare in chiave grottesca le figure,La tendenza tipicamente pirandelliana a deformare in chiave grottesca le figure,
l’utilizzo di forme letterarie aperte a digressioni saggistiche e destinate a non
concludere, ossia a “non aver fine” ma anche a “non aver significato”
L’ interesse per le strutture “metaletterarie” (romanzi che descrivono il “fare romanzi” e
il metateatro, che mostra l’opera teatrale nel suo farsi). In virtù di questi aspetti
l’esperienza pirandelliana si raccorda, in qualche caso anticipandola, con quella di
quanti nel primo Novecento hanno messo in discussione certezze e fondamenti di una
consolidata visione del mondo, a partire dalle avanguardie artistiche e letterarie, con le
quali Pirandello intrattiene un rapporto critico ma sicuramente fecondo.
Nella narrativa e nella saggistica (vedi L’umorismo, 1908) porta avanti per un
quarantennio circa una incessante sperimentazione su temi e forme della modernità,
sulle inquietudini.
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3. Intellettuale di portata europea:
Dalla sua isola Pirandello si stacca per condurre gli studi universitari a
Roma per poi laurearsi in Germania, ed è come se, così facendo, egli
saltasse dalla condizione di isolano ad una dimensione europea. Gli
studi filologici, gli interessi letterari e filosofici lo mettono in contatto
con la migliore tradizione della letteratura romantica tedesca (Goethe,
Heine, Tieck, Chamisso) e con il pensiero di Shopenhauer e diHeine, Tieck, Chamisso) e con il pensiero di Shopenhauer e di
Nietzsche. Comincia inoltre a coltivare interessi nel campo della
psichiatria di Morel e della psicologia sperimentale e approfondisce
gli scritti sulla personalità e sul doppio di Binet. Il panorama delle
letture e degli studi pirandelliani restituisce una ricchezza di interessi
che privilegia un pensieropensiero asistematicoasistematico, teso a svelare il contrasto tra
realtà e apparenza, verità e illusione, secondo una prospettiva
relativistica che mette in discussione certezze e fondamenti classici
della conoscenza e indaga gli spazi spesso oscuri e profondi della
coscienza umana.
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4. Ha una nuova percezione della
modernità:
Noi siamo come i poveri ragni, che per vivere han bisogno d’intessersi in un
cantuccio la loro tela sottile, noi siamo come le povere lumache che per vivere
han bisogno di portare a dosso il loro guscio fragile, o come i poveri molluschi
che vogliono tutti la loro conchiglia in fondo al mare. […] Un ideale, un
sentimento, una abitudine, una occupazione – ecco il piccolo mondo, ecco il
guscio di questo lumacone o uomo – come lo chiamano. Senza questo èguscio di questo lumacone o uomo – come lo chiamano. Senza questo è
impossibile la vita. Quando tu riesci a non avere più un ideale, perché
osservando la vita sembra un enorme pupazzata, senza nesso, senza
spiegazione mai; quando tu non hai più un sentimento, perché sei riuscito a
non stimare, a non curare più gli uomini e le cose, e ti manca perciò
l’abitudine […] allora tu non saprai che fare:sarai un viandante senza casa, un
uccello senza nido. Io sono così. Io scrivo e studio per dimenticare me stesso,
per distormi dalla disperazione. (Lettera alla sorella Lina, scritta nel 1886).
Ma Pirandello cambierà poi opinione nel corso degli anni e farà della
letteratura la denuncia dell’assurdità della vita.
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5. Luigi Pirandello nacque il 28
giugno 1867
presso Girgenti (ribattezzata poi Agrigento
sotto il fascismo)
da una famiglia di agiata condizione
borghese (il padre dirigeva alcune miniereborghese (il padre dirigeva alcune miniere
di zolfo prese in affitto) e di tradizioni
risorgimentali e garibaldine.
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6. Studi
Dopo gli studi liceali si trasferì
all'Università di Bonn, dove si laureò in
filologia romanza nel 1891, con una tesi sul
dialetto di Girgenti.dialetto di Girgenti.
Nel frattempo aveva già iniziato la produzione
letteraria, scrivendo poesie e una tragedia.
L'esperienza degli studi in Germania fu
importante perché lo mise in contatto con gli
autori romantici tedeschi (vedi slide
precedente), che ebbero profonda influenza
sulla sua opera e sulle sue teorie riguardanti
l'umorismo. Lezione Prof. Zenoni
7. Dal 1892 si stabilì a Roma, dedicandosi interamente
alla letteratura.
Nel '93 scrisse il suo primo
romanzo, L'esclusa (pubblicato
solo nel 1901).solo nel 1901).
Nello stesso anno aveva sposato
Maria Antonietta Portulano
(donna molto ricca).
Collabora con riviste e scrive
novelle.
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8. Dramma familiare
Nel 1903 un allagamento
della miniera di zolfo in
cui il padre aveva
investito tutto il suo
patrimonio e la dote
stessa della nuora
Il fatto ebbe
conseguenze
drammatiche nella
vita dello scrittore:
alla notizia delstessa della nuora
provocò il dissesto
economico della
famiglia.
alla notizia del
disastro la moglie, il
cui equilibrio psichico
era già fragile, ebbe
una crisi che la
sprofondò
irreversibilmente
nella follia.
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9. Dal 1910 Pirandello ebbe il primo
contatto con il mondo teatrale
Dal 1915 Pirandello divenne soprattutto scrittore
per il teatro, anche se non abbandonò mai la
narrativa.
Tra 1916 e il 1918 scrisse e fece rappresentare una
serie di drammi che modificavano profondamente
Tra 1916 e il 1918 scrisse e fece rappresentare una
serie di drammi che modificavano profondamente
il linguaggio della scena del tempo Così è (se vi
pare), Il berretto a sonagli, Il piacere dell'onestà
(1917), Il giuoco delle parti (1918), che
suscitarono nel pubblico e nella critica reazioni
sconcertate.
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10. Dal 1920 il teatro di Pirandello cominciò a
conoscere il successo di pubblico. Del 1921
sono i Sei personaggi in cerca d'autore, che,
dopo il fiasco a Roma, trionfano a Milano.
Quest’opera rivoluzionava radicalmente il
linguaggio drammatico.
La condizione dello scrittore ne fu
profondamente modificata: abbandonò la
vita sedentaria e piccolo borghese del
professore e si dedicò interamente al teatro.
Dal 1922 inizia a viaggiare per tutto il
mondo.
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11. La scelta politica
Pirandello, nel
1924, subito
dopo il delitto
Matteotti, si era
iscritto al partitoiscritto al partito
fascista, e questo
gli servì per
ottenere appoggi
da parte del
regime.
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12. La sua adesione al fascismo ebbe però
caratteri ambigui e difficilmente definibili.
Ben presto però dovette rendersi conto, col suo acuto senso
critico, del carattere del regime, pur evitando ogni forma di
rottura o anche solo di dissenso accentuò il suo distacco.
Grazie ai buoni rapporti con Mussolini può avere finanziamenti
per un nuovo organismo teatrale, il Teatro d’arte di Roma,
inaugurato nel 1925 e che costituì una vera e propria compagnia
teatrale (fino al 1928), sotto la direzione di Pirandello.
D'altronde la critica corrosiva delle istituzioni sociali e delle
maschere da esse imposte, che era propria della visione
pirandelliana, non poteva certo risparmiare il regime.
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13. Negli anni mira ad una sistemazione
globale delle sue opere
Romanzi (vedi seguito)
le Novelle per un anno( la sua produzionele Novelle per un anno( la sua produzione
novellistica), il cui primo volume esce nel 1922.
Maschere nude( i testi drammatici).
Nel 1934 gli venne assegnato il Premio Nobel
per la letteratura, a consacrazione della sua fama
mondiale.
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14. .
La morte
Morì il 10 dicembre 1936, di
polmonite, mentre stava seguendo le
riprese di un film tratto dal Furiprese di un film tratto dal Fu
Mattia Pascal.
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15. Scrivere per Pirandello è come ruotare intorno a un groviglio di
oggetti in cui si coagula una vita che lotta contro una forma che la
insidia (per i concetti di forma e vita vedi infra). Cinque modelli:
quelli provenienti da un antico fondo siciliano, dalla durissima vita popolare
di Girgenti (l’attuale Agrigento, luogo di nascita di Pirandello), dalla crudeltà
delle relazioni sociali in essa vigenti, dalle leggende e dalle credenze di un
folclore che talvolta risale alle origine greche;
quelli ricavati da una sottile attenzione alla vita della piccola borghesia
impiegatizia della Roma umbertina e giolittiana, fatta di esistenze chiuse, diimpiegatizia della Roma umbertina e giolittiana, fatta di esistenze chiuse, di
orizzonti limitatissimi;
quelli legati a una coscienza fortissima dei turbamenti, delle nuove
sofferenze e perversioni che il mondo moderno introduce in altri universi in
origine immobili e chiusi in se stessi;
quelli che risalgono a un’ossessione per tutte le forme di sofferenza e di
malessere psichico che possono sorgere all’interno della famiglia
(problematica che affonda le sue radici nella stessa infanzia di Pirandello e che
si è poi complicata per le esperienze successive; bisogna infatti ricordare il
dissesto economico che nel 1903 subì la famiglia di Pirandello).
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16. Ultimo modello:
La lettura di uno studioso di psicologia, tale Alfred Binet, francese
che nel libro Le alterazioni della personalità, uscito nel 1892 aveva
indagato la compresenza di livelli diversi nella vita psichica, consci e
inconsci, e dunque la pluralità dell’io, in cui possono convivere diverse
personalità. Binet affermava: “La nostra personalità si modifica con il
tempo: la personalità infatti non è una entità fissa, permanente etempo: la personalità infatti non è una entità fissa, permanente e
immutabile: è una sintesi di fenomeni che varia coglie elementi che
la compongono e che è in continua e incessante trasformazione.
Nel corso di una esistenza anche normale si succedono numerose
personalità distinte; ed è solo per artificio che noi le riuniamo in
una sola, perché in realtà, a vent’anni di distanza, noi non
abbiamo più lo stesso modo di sentire e di giudicare. Ciascuno di
noi non è uno, ma contiene numerose persone che non hanno tutte
lo stesso valore”.
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17. Ultimo modello:
Ciò che di Binet suggestiona Pirandello è la possibilità di penetrare nei
terrori bui della coscienza individuale, di svelare la natura dissociata della
personalità umana. Quest’ultima viene rappresentata negli studi di Binet
come una sorte di «confederazione di anime» dominate da un io egemone, che
tiene sotto controllo una vita psichica caotica e brulicante di fantasmi.
Pirandello trova così conferma alle sue intuizioni sullo sdoppiamento dellaPirandello trova così conferma alle sue intuizioni sullo sdoppiamento della
personalità.
Si coglie già qui la propensione ai temi quali la scomposizione dell’io, il
doppio e la maschera, che avranno un ruolo fondamentale nella definizione
dei personaggi pirandelliani sia nella narrativa sia nel teatro, e che troveranno
nel saggio sull’Umorismo del 1908 una loro chiara teorizzazione: “Ciascuno si
racconcia la maschera come può – la maschera esteriore. Perché dentro c’è
poi l’altra, che spesso non s’accorda con quella di fuori. E niente è vero!
Vero il mare, sì, vera la montagna; vero il sasso; vero un filo d’erba; ma
l’uomo? Sempre mascherato, senza volerlo, senza saperlo”.
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18. Vitalismo
Alla base della visione del mondo pirandelliana vi è una concezione vitalistica, che è
affine a quella di varie filosofie contemporanee (Marxismo, Freud, Nietzsche):
La realtà tutta è «vita», «perpetuo movimento vitale», inteso come eterno divenire,
«flusso continuo, incandescente, indistinto», come lo scorrere di un magma vulcanico.
Quindi, per riprendere il contrasto forma vs vita teorizzato da un critico di Pirandello,
(Adriano Tilgher)
la vita è «un flusso continuo, movimento profondo e autentico, forza profonda che, nella
comunicazione tra gli uomini, viene quasi sempre bloccato, fissato e artificializzato da
una «forma», che ne spegne la forza originale e porta con sé la morte (la «maschera» è
una delle manifestazioni essenziali della «forma». Il contrasto tra la forma e la vita (poi
teorizzato da un critico di Pirandello, Adriano Tilgher) è costitutivo dell’arte
pirandelliana e della stessa poetica dell’umorismo, che sottolinea in modo continuo i
modi con i quali la forma reprime la vita e rivela gli autoinganni con il quale il soggetto
si difende dalla forza sconvolgente dei bisogni vitali. Evidenti sono i punti di contatto
tra il concetto pirandelliano di vita con quello di durata del filosofo francese Henri
Bergson che concepisce l’idea di un tempo fluido che nella coscienza interiore intreccia
continuamente passato, presente e futuro, e ancora di più la teoria dello slancio vitale,
che fa della realtà un’energia in movimento, una creazione continua.
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19. Tutto ciò che assume «forma» distinta e individuale, si
irrigidisce, comincia, secondo Pirandello, a «morire».
Così avviene dell'uomo. Noi non siamo che parte
indistinta nell'«universale ed eterno fluire» della «vita».
Ma tendiamo a cristallizzarci in forme individuali, aMa tendiamo a cristallizzarci in forme individuali, a
fissarci in una personalità che vogliamo
coerente e unitaria.
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20. I ruoli sociali-maschere
gli altri vedendoci secondo
una prospettiva particolare,
ci danno determinate
«forme».«forme».
Noi crediamo di essere
«uno» per noi stessi e per
gli altri, mentre siamo tanti
individui diversi, a seconda
della visione di chi ci
guarda.
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21. La crisi dell’identità
teoria della frantumazione dell'io in una
congerie di stati incoerenti, in continua
trasformazione, senza un vero centro e senza
un punto di riferimento fissoun punto di riferimento fisso
La crisi dell'idea di identità risente
evidentemente dei grandi processi in atto
nella realtà contemporanea, dove si muovono
forze che tendono proprio alla frantumazione
e alla negazione dell'individuo.
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22. Crisi, di cosa??
1. dell'idea di una realtà Oggettiva, organica,
definita, ordinata, univocamente interpretabile
L'io si disgrega, si smarrisce, si perde, la sua
consistenza si sfalda, nel naufragio di tutte le
certezze.
definita, ordinata, univocamente interpretabile
con gli schemi della ragione
2. dell’idea di un Soggetto "forte", unitario,
coerente, punto di riferimento sicuro di ogni
rapporto con la realtà.
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23. Tendenze spersonalizzanti nella
società
l'instaurarsi del capitale monopolistico, che annulla l'iniziativa
individuale e nega la persona in grandi apparati produttivi
anonimi;
l'espandersi della grande industria e dell'uso delle macchine, che
meccanizzano l'esistenza dell'uomomeccanizzano l'esistenza dell'uomo
la creazione di sterminati apparati burocratici, che, annullando
l'individuo in quanto tale, cancellano la sua interiorità e
riducendolo alla sua pura funzione esteriore;
il formarsi delle grandi metropoli moderne, in cui l'uomo
smarrisce il legame personale cogli altri e diviene una particella
isolata e alienata nella folla anonima.
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24. L'idea classica dell'individuo creatore del
proprio destino ora tramonta
La presa di coscienza di questa
inconsistenza dell'io suscita nei personaggi
pirandelliani smarrimento e dolore.pirandelliani smarrimento e dolore.
L'avvertire di non essere «nessuno»,
l'impossibilità di consistere in un'identità,
provoca angoscia ed orrore, genera un senso
di solitudine.
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25. L’individuo soffre anche
ad essere fissato dagli altri
in «forme» in cui non può
riconoscersi.riconoscersi.
Queste «forme» sono sentite come
una «trappola», come un «carcere» in
cui l'individuo si dibatte, lottando
invano per liberarsi.
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26. Alla base di tutta l'opera pirandelliana
si può scorgere un rifiuto delle
forme della vita sociale, dei suoi
istituti, dei ruoli che essa imponeistituti, dei ruoli che essa impone
La società gli appare come un'«enorme
pupazzata», una costruzione artificiosa e fittizia,
che isola irreparabilmente l'uomo dalla «vita»,
lo impoverisce e lo irrigidisce, lo conduce alla
morte anche se egli apparentemente continua a
vivere.
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27. L'istituto in cui si manifesta per eccellenza la
«trappola» della «forma» è la famiglia.
Pirandello è acutissimo
nel coglierne il
carattere opprimente il
suo grigiore avvilente,
le tensioni segrete, glile tensioni segrete, gli
odi, i rancori, le
ipocrisie, le menzogne
(vedi Il fu Mattia
Pascal, ma anche Uno,
nessuno e centomila).
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28. L'altra «trappola» è quella economica, la
condizione sociale e il lavoro
Lavori monotoni e frustranti, di un'organizzazione
gerarchica oppressiva.
Da questa «trappola» non si dà per Pirandello una
via d'uscita storica: il suo pessimismo è totale, non
gli consente di vedere altre forme di società
diverse.
Per lui è la società in quanto tale, in assoluto, che
è condannabile
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29. Lo scampo? la fuga
nell'irrazionale:
nell'immaginazione che trasporta verso unnell'immaginazione che trasporta verso un
"altrove" fantastico"altrove" fantastico
come per l'impiegatocome per l'impiegato BellucaBelluca didi Il treno ha fischiatoIl treno ha fischiato
((vedi libro di testo) che sogna paesi lontani e attraversovedi libro di testo) che sogna paesi lontani e attraverso
questa evasione può sopportare l'oppressione del suoquesta evasione può sopportare l'oppressione del suoquesta evasione può sopportare l'oppressione del suoquesta evasione può sopportare l'oppressione del suo
lavoro di contabile e della famiglia, composta di trelavoro di contabile e della famiglia, composta di tre
cieche, due figlie vedove con sette nipoti da mantenerecieche, due figlie vedove con sette nipoti da mantenere
oppure nellaoppure nella follia, che è lo strumento difollia, che è lo strumento di
contestazione per eccellenzacontestazione per eccellenza delle forme fasulledelle forme fasulle
della vita sociale!della vita sociale!
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30. il «forestiere dalla vita»
colui che «ha capito il giuoco », ha preso
coscienza del carattere del tutto fittizio del
meccanismo sociale e si esclude, si isola,
guardando vivere gli altri dall'esterno della vita e
dall'alto della sua superiore consapevolezza,dall'alto della sua superiore consapevolezza,
rifiutando di assumere la sua «parte», osservando
gli uomini imprigionati dalla «trappola» con un
atteggiamento «umoristico»,«umoristico», didi
irrisioneirrisione ee pietàpietà
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31. in questa figura di
eroe estraniato dalla
realtà si proietta la
condizione stessa dicondizione stessa di
Pirandello come
intellettuale, che
rifiuta il ruolo politico
attivo perseguito dagli
altri intellettuali del
primo Novecento
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32. Il relativismo gnoseologico.
Se la realtà è magmatica, in perpetuo divenire,
essa non si può fissare in schemi .
Il reale è multiforme, polivalente; non esiste
una prospettiva privilegiata da cui osservarlo:
al contrario le prospettive possibili sono infiniteal contrario le prospettive possibili sono infinite
e tutte equivalenti.
non si dà una verità oggettiva fissata a priori, una
volta per tutte. Ognuno ha la sua verità,
che nasce dal suo modo soggettivo di vedere le
cose.
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33. Vedi Premessa seconda al Fu Mattia Pascal:
Egli individua umoristicamente nella “rivoluzione copernicana” la causa prima
del relativismo moderno. Mettendo in discussione la teoria geocentrica, nella
prima metà del Cinquecento, l’astronomo polacco Copernico aveva incrinato
l’antropocentrismo e il mito della capacità di dominio dell’uomo sulla realtà e
sulla storia. In verità, sotto quel «Maledetto sia Copernico!» pronunciato
nell’avvio del romanzo da un personaggio senza più un’identità certa, si cela un
riferimento metaforico più che storico: la “rivoluzione copernicana” assurge infattiriferimento metaforico più che storico: la “rivoluzione copernicana” assurge infatti
a potente metafora della crisi delle certezze.
Ricordiamo come la seconda edizione dell’ Umorismo, del 1920, era stata dedicata
proprio «Alla buon’anima di Mattia Pascal bibliotecario». In questo saggio si
ripercorre la tradizione della letteratura umoristica e se ne rivendica il valore, in
opposizione alla letteratura «sublime», basata sull’equilibrio e l’armonia, ma
impossibile nella società moderna, perché sono venute meno le categorie di bene e
di male, di vero e di falso, su cui si basavano tanto la tragedia quanto l’epica.
Pirandello si convince del fatto che l’esperienza artistica tradizionale, l’arte epica
era in grado di porsi di fronte alla verità, cangiante e mutevole, e di estrarne
«l’idealità essenziale e caratteristica» in termini di verità assoluta, universale.
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34. La crisi dell'io.
Il Decadentismo, come già il Romanticismo,
nella sua fuga da una realtà storica negativa
poneva l'io al centro del mondo, o identificava
sostanzialmente il mondo con l'io.sostanzialmente il mondo con l'io.
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35. Per Pirandello questa assolutizzazione del
soggetto è impossibile
l'io si frantuma in
una serie di
frammenti
incoerenti.incoerenti.
il soggetto da
entità assoluta
diviene
«nessuno» -o
centomila.
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