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24
ATTUALITÀ
l 10 luglio 2014 è stata sancita
l’intesa tra governo, regioni e
province autonome di Trento
e di Bolzano sul nuovo Patto per la
salute per gli anni 2014-2016, accordo
finanziario e programmatico, di valenza
triennale, in merito alla spesa e alla
programmazione del Servizio sanitario
nazionale.
A sette mesi dalla sigla del Patto
sono state elaborate diverse ipotesi
di delega; il governo ne ha espresse
ben tre: una a novembre, dove
veniva previsto un doppio percorso
per l’accesso al Ssn per i medici, e
successivamente, a gennaio, altre due
(versioni A e B) dove di fatto il doppio
accesso veniva superato ed era previsto
un nuovo iter per le specializzazioni
con la nascita di reti regionali formative
ospedale/università.
Le regioni, sulla base della proposta
governativa B, hanno elaborato una
loro bozza introducendo diverse
modifiche e reinserendo il doppio
binario per l’accesso al Ssn che potrà
avvenire anche con il solo “titolo di
formazione di base e l’abilitazione
all’esercizio della relativa professione”
e quindi senza specializzazione.
L’inquadramento di queste figure non
sarà nella dirigenza, come per tutti
Lorena Origo
Una classe medica a due velocità
Dopo una serie di rielaborazioni della proposta governativa a modifica
dell’articolo 22 del DDL Patto salute, le regioni mettono a punto la loro bozza,
reintroducendo uno dei punti più controversi: l’ingresso dei giovani medici al
SSN con la sola laurea e abilitazione e con un inquadramento non dirigenziale
I i medici, ma in una “categoria non
dirigenziale nell’ambito del contratto di
area IV, con percorsi di carriera e livelli
retributivi determinati dal CCNL”.
È altresì prevista “la possibilità per i
predetti professionisti di accedere, una
volta acquisita la specializzazione, ai
concorsi per il personale dirigenziale”.
Una scelta probabilmente
condizionata dai tagli alla sanità
È questa l’opinione di Martino
Trapani, presidente Commissione
Giovani Medici Ordine Medici Milano
e provincia: «Questa scelta miope
e umiliante per i giovani medici è
riconducibile ai tagli previsti da parte
del ministero di ulteriori 2 miliardi di
euro alle regioni che si trovano nella
necessità di garantire l’attuale livello di
servizio ai cittadini ma con una minore
disponibilità economica.
Si tratta chiaramente di una decisione
assurda, perché un giovane che accede
con questo percorso all’interno della
struttura ospedaliera si assume nel
corso del suo operato in corsia tutte
le responsabilità di medico (in caso,
per esempio, di un reclamo o di un
problema legale) ma è configurato,
sostanzialmente, come un capo-sala.
Tutto questo comporta inevitabilmente
una dequalificazione di questi
giovani colleghi, che dopo tanti anni
di studio vengono inseriti senza
nessuna prospettiva e visione di
crescita (potranno infatti aspirare alla
dirigenza solo dopo avere conseguito
la specializzazione e partecipato ai
concorsi per il personale dirigenziale)
oltre, ovviamente, a ricevere un
compenso mortificante».
Una proposta formativa
adeguata e il rispetto degli
standard
«Il secondo punto critico di questa
proposta – prosegue il dottor Trapani
– è quello legato alla formazione
che deve essere gestita da una rete
regionale – costituita da strutture di
eccellenza e di qualità, grandi o piccole
che siano, rigorosamente accreditate
in base agli standard nazionali –
all’interno della quale a tutti venga
garantito pari livello di formazione.
L’individuazione delle strutture in
grado di assicurare questi standard
è possibile applicando parametri
ben precisi che dovranno essere
definiti da un successivo decreto
ministeriale discendente dall’attuale
decreto sul riordino delle scuole di
specializzazione.
BO_2015_001_INT@024-025.indd 24 07/05/15 14:54
INTERVISTA
[bollettino OMCeOMI]
25
strutturale e di qualificazione della rete
assistenziale con l’obiettivo di portare
maggiori efficienza e organizzazione,
concentrando anche le attività e
implementando le forme alternative
al ricovero ospedaliero. Un sistema
basato sia sull’integrazione tra i servizi
ospedalieri che sull’integrazione della
rete ospedaliera con quella dei servizi
territoriali permetterà di garantire
i livelli di qualità dell’assistenza e la
sicurezza delle cure nel rispetto delle
risorse programmate».
Il valore del nostro sistema
sanitario
«Auspico fortemente – conclude
Martino Trapani – un ripensamento da
parte delle regioni, che come già detto
sono sicuramente molto influenzate e
sotto pressione per gli ulteriori tagli
previsti.
Il nostro sistema sanitario ha
indubbiamente costi importanti,
ma offre a tutti i cittadini una sanità
di valore, efficiente ed efficace e
di qualità, standard che vanno
assolutamente preservati.
Non dobbiamo in nessun modo
cadere nell’errore di scegliere di
risparmiare creando figure di medici
di serie B, mortificando e avvilendo
i giovani professionisti che devono
inserirsi nel mondo del lavoro e che
rappresenteranno la nostra futura
classe medica». n
In parallelo, per quanto riguarda il
Ssn sono stati definiti i nuovi standard
qualitativi, strutturali, tecnologici
e quantitativi relativi all’assistenza
ospedaliera… (numero definito di posti
letto, interventi trattati, casistica) che
sono già disponibili in un documento
recente del ministero della Salute
relativo alla “Definizione degli
standard qualitativi, strutturali,
tecnologici e quantitativi relativi
all’assistenza ospedaliera…”
(si veda il box). La linea messa a punto
con questi standard dal ministro
Lorenzin è, a mio avviso, quella giusta
per portare avanti un sistema di
qualità, come è quello attuale, avviando
finalmente un processo di riassetto
GLI ASPETTI PIÙ RILEVANTI DEL REGOLAMENTO
Su proposta del ministro della salute Beatrice Lorenzin è stato
approvato (nell’agosto 2014) il regolamento “Definizione degli
standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi
all’assistenza ospedaliera” che fissa, tra l’altro, il numero
minimo di posti letto delle strutture ospedaliere del Ssn e assicu-
ra un’uniformità sull’intero territorio nazionale nella definizione
degli standard delle strutture sanitarie dedicate all’assistenza
ospedaliera. Ne sintetizziamo, qui di seguito, i punti principali.
Viene adottato un criterio vincolante di programmazione os-
pedaliera indicando alle regioni il parametro della dotazione dei
posti letto ospedalieri accreditati ed effettivamente a carico del
Servizio sanitario regionale, a un livello non superiore a 3,7 posti
letto per mille abitanti, comprensivi di 0,7 posti letto per mille
abitanti per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie, da
applicarsi tenendo conto anche della mobilità sanitaria inter-
regionale, attiva e passiva.
Fissa, inoltre, criteri uniformi per la classificazione delle strut-
ture ospedaliere in tre livelli a complessità crescente (presidi
ospedalieri di base, con bacino di utenza compreso tra 80.000
e 150.000 abitanti; presidi ospedalieri di I livello, con bacino di
utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti; presidi os-
pedalieri di II livello, con bacino di utenza compreso tra 600.000
e 1.200.000 abitanti), prevedendo, per le strutture ospedaliere
private accreditate, un numero minimo di posti letto in grado di
assicurare efficacia e sicurezza delle cure.
Indica standard omogenei per singola disciplina fissando speci-
fici parametri, da adottarsi tenendo conto di eventuali specificità
del territorio regionale, documentate sulla base di criteri epide-
miologici e di accessibilità attraverso compensazioni tra le varie
discipline; fornisce oggettivi parametri
di riferimento in materia di rapporto
tra volumi di attività (numero annuo di
prestazioni), esiti favorevoli/sfavorevoli
delle cure e numerosità delle strutture,
anche sotto il profilo della qualità e del
risk management, provvedendo altresì
a promuovere modalità di integrazione
aziendale e interaziendale tra le varie
discipline secondo il modello diparti-
mentale e quello di intensità di cure.
Fissa standard generali di qualità,
secondo il modello di clinical governance, per dare attuazione
al cambiamento complessivo del sistema sanitario e fornire
strumenti per lo sviluppo delle capacità organizzative neces-
sarie a erogare un servizio di assistenza di qualità, sostenibile,
responsabile, centrato sui bisogni della persona e detta speci-
fiche e uniformi indicazioni per la sicurezza degli impianti e delle
strutture.
Fornisce anche ulteriori standard per le alte specialità e prevede
che le regioni organizzino la rete ospedaliera in reti specifiche
in base al modello hub and spoke o a equivalenti altre forme
di coordinamento e di integrazione professionale; indica alle
regioni l’obiettivo di perseguire operativamente l’integrazione
dell’ospedale con la rete territoriale di riferimento, in relazione
ad ammissione appropriata, dimissione pianificata e protetta e
partecipazione ai percorsi assistenziali integrati.
(Fonte: www.salute.gov.it)
Martino Trapani
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Una classe medica a due velocita

  • 1. [bollettino OMCeOMI] 24 ATTUALITÀ l 10 luglio 2014 è stata sancita l’intesa tra governo, regioni e province autonome di Trento e di Bolzano sul nuovo Patto per la salute per gli anni 2014-2016, accordo finanziario e programmatico, di valenza triennale, in merito alla spesa e alla programmazione del Servizio sanitario nazionale. A sette mesi dalla sigla del Patto sono state elaborate diverse ipotesi di delega; il governo ne ha espresse ben tre: una a novembre, dove veniva previsto un doppio percorso per l’accesso al Ssn per i medici, e successivamente, a gennaio, altre due (versioni A e B) dove di fatto il doppio accesso veniva superato ed era previsto un nuovo iter per le specializzazioni con la nascita di reti regionali formative ospedale/università. Le regioni, sulla base della proposta governativa B, hanno elaborato una loro bozza introducendo diverse modifiche e reinserendo il doppio binario per l’accesso al Ssn che potrà avvenire anche con il solo “titolo di formazione di base e l’abilitazione all’esercizio della relativa professione” e quindi senza specializzazione. L’inquadramento di queste figure non sarà nella dirigenza, come per tutti Lorena Origo Una classe medica a due velocità Dopo una serie di rielaborazioni della proposta governativa a modifica dell’articolo 22 del DDL Patto salute, le regioni mettono a punto la loro bozza, reintroducendo uno dei punti più controversi: l’ingresso dei giovani medici al SSN con la sola laurea e abilitazione e con un inquadramento non dirigenziale I i medici, ma in una “categoria non dirigenziale nell’ambito del contratto di area IV, con percorsi di carriera e livelli retributivi determinati dal CCNL”. È altresì prevista “la possibilità per i predetti professionisti di accedere, una volta acquisita la specializzazione, ai concorsi per il personale dirigenziale”. Una scelta probabilmente condizionata dai tagli alla sanità È questa l’opinione di Martino Trapani, presidente Commissione Giovani Medici Ordine Medici Milano e provincia: «Questa scelta miope e umiliante per i giovani medici è riconducibile ai tagli previsti da parte del ministero di ulteriori 2 miliardi di euro alle regioni che si trovano nella necessità di garantire l’attuale livello di servizio ai cittadini ma con una minore disponibilità economica. Si tratta chiaramente di una decisione assurda, perché un giovane che accede con questo percorso all’interno della struttura ospedaliera si assume nel corso del suo operato in corsia tutte le responsabilità di medico (in caso, per esempio, di un reclamo o di un problema legale) ma è configurato, sostanzialmente, come un capo-sala. Tutto questo comporta inevitabilmente una dequalificazione di questi giovani colleghi, che dopo tanti anni di studio vengono inseriti senza nessuna prospettiva e visione di crescita (potranno infatti aspirare alla dirigenza solo dopo avere conseguito la specializzazione e partecipato ai concorsi per il personale dirigenziale) oltre, ovviamente, a ricevere un compenso mortificante». Una proposta formativa adeguata e il rispetto degli standard «Il secondo punto critico di questa proposta – prosegue il dottor Trapani – è quello legato alla formazione che deve essere gestita da una rete regionale – costituita da strutture di eccellenza e di qualità, grandi o piccole che siano, rigorosamente accreditate in base agli standard nazionali – all’interno della quale a tutti venga garantito pari livello di formazione. L’individuazione delle strutture in grado di assicurare questi standard è possibile applicando parametri ben precisi che dovranno essere definiti da un successivo decreto ministeriale discendente dall’attuale decreto sul riordino delle scuole di specializzazione. BO_2015_001_INT@024-025.indd 24 07/05/15 14:54
  • 2. INTERVISTA [bollettino OMCeOMI] 25 strutturale e di qualificazione della rete assistenziale con l’obiettivo di portare maggiori efficienza e organizzazione, concentrando anche le attività e implementando le forme alternative al ricovero ospedaliero. Un sistema basato sia sull’integrazione tra i servizi ospedalieri che sull’integrazione della rete ospedaliera con quella dei servizi territoriali permetterà di garantire i livelli di qualità dell’assistenza e la sicurezza delle cure nel rispetto delle risorse programmate». Il valore del nostro sistema sanitario «Auspico fortemente – conclude Martino Trapani – un ripensamento da parte delle regioni, che come già detto sono sicuramente molto influenzate e sotto pressione per gli ulteriori tagli previsti. Il nostro sistema sanitario ha indubbiamente costi importanti, ma offre a tutti i cittadini una sanità di valore, efficiente ed efficace e di qualità, standard che vanno assolutamente preservati. Non dobbiamo in nessun modo cadere nell’errore di scegliere di risparmiare creando figure di medici di serie B, mortificando e avvilendo i giovani professionisti che devono inserirsi nel mondo del lavoro e che rappresenteranno la nostra futura classe medica». n In parallelo, per quanto riguarda il Ssn sono stati definiti i nuovi standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera… (numero definito di posti letto, interventi trattati, casistica) che sono già disponibili in un documento recente del ministero della Salute relativo alla “Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera…” (si veda il box). La linea messa a punto con questi standard dal ministro Lorenzin è, a mio avviso, quella giusta per portare avanti un sistema di qualità, come è quello attuale, avviando finalmente un processo di riassetto GLI ASPETTI PIÙ RILEVANTI DEL REGOLAMENTO Su proposta del ministro della salute Beatrice Lorenzin è stato approvato (nell’agosto 2014) il regolamento “Definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera” che fissa, tra l’altro, il numero minimo di posti letto delle strutture ospedaliere del Ssn e assicu- ra un’uniformità sull’intero territorio nazionale nella definizione degli standard delle strutture sanitarie dedicate all’assistenza ospedaliera. Ne sintetizziamo, qui di seguito, i punti principali. Viene adottato un criterio vincolante di programmazione os- pedaliera indicando alle regioni il parametro della dotazione dei posti letto ospedalieri accreditati ed effettivamente a carico del Servizio sanitario regionale, a un livello non superiore a 3,7 posti letto per mille abitanti, comprensivi di 0,7 posti letto per mille abitanti per la riabilitazione e la lungodegenza post-acuzie, da applicarsi tenendo conto anche della mobilità sanitaria inter- regionale, attiva e passiva. Fissa, inoltre, criteri uniformi per la classificazione delle strut- ture ospedaliere in tre livelli a complessità crescente (presidi ospedalieri di base, con bacino di utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti; presidi ospedalieri di I livello, con bacino di utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti; presidi os- pedalieri di II livello, con bacino di utenza compreso tra 600.000 e 1.200.000 abitanti), prevedendo, per le strutture ospedaliere private accreditate, un numero minimo di posti letto in grado di assicurare efficacia e sicurezza delle cure. Indica standard omogenei per singola disciplina fissando speci- fici parametri, da adottarsi tenendo conto di eventuali specificità del territorio regionale, documentate sulla base di criteri epide- miologici e di accessibilità attraverso compensazioni tra le varie discipline; fornisce oggettivi parametri di riferimento in materia di rapporto tra volumi di attività (numero annuo di prestazioni), esiti favorevoli/sfavorevoli delle cure e numerosità delle strutture, anche sotto il profilo della qualità e del risk management, provvedendo altresì a promuovere modalità di integrazione aziendale e interaziendale tra le varie discipline secondo il modello diparti- mentale e quello di intensità di cure. Fissa standard generali di qualità, secondo il modello di clinical governance, per dare attuazione al cambiamento complessivo del sistema sanitario e fornire strumenti per lo sviluppo delle capacità organizzative neces- sarie a erogare un servizio di assistenza di qualità, sostenibile, responsabile, centrato sui bisogni della persona e detta speci- fiche e uniformi indicazioni per la sicurezza degli impianti e delle strutture. Fornisce anche ulteriori standard per le alte specialità e prevede che le regioni organizzino la rete ospedaliera in reti specifiche in base al modello hub and spoke o a equivalenti altre forme di coordinamento e di integrazione professionale; indica alle regioni l’obiettivo di perseguire operativamente l’integrazione dell’ospedale con la rete territoriale di riferimento, in relazione ad ammissione appropriata, dimissione pianificata e protetta e partecipazione ai percorsi assistenziali integrati. (Fonte: www.salute.gov.it) Martino Trapani BO_2015_001_INT@024-025.indd 25 07/05/15 14:54