2. Crociate nel sentire comune
Illuminismo: la crociata è il simbolo e la sintesi di quello che si deve combattere,
l’intolleranza, la superstizione, il fanatismo
Nel processo di costruzione nazionale spagnolo la Reconquista è l’elemento costitutivo
più importante del “genio” nazionale
Nell’attualità occidentale il termine ha in genere un’accezione decisamente negativa.
Ripresa la condanna illuminista unita alla condanna del colonialismo, dell’imperialismo, di
ogni movimento che non abbia rispettato le specificità religiose ed etniche delle popolazioni
locali.
Concetto inamovibile: icona della cultura occidentale. Costituisce l’auto-
rappresentazione di una civiltà perché esprime attitudini collettive e individuali, questioni
pratiche e spirituali. Si dimentica che la maggioranza dei cristiani non partecipò mai alle
crociate. Paradosso di una “crociata” ingiusta ma di una guerra “giusta”.
mercoledì 9 maggio 12
3. Visioni “non” politically correct
1941: Legionari di Cristo: missione di costruire il regno di Cristo nella società secondo le
esigenze della giustizia e della carità, attraverso la preghiera, l'apostolato ed un'ampia
diffusione della dottrina cattolica.
Oriana Fallaci [La rabbia e l'orgoglio (Rizzoli 2001) e La forza della ragione (Rizzoli 2004)]:
denuncia la decadenza della civiltà occidentale minacciata dal fondamentalismo
islamico e incapace di difendersi. L'immigrazione islamica verso l'Europa risponde a
un pianificato tentativo del mondo musulmano di islamizzazione dell'Occidente,
basato sulle “strutture portanti” del Corano, testimoniato da oltre un millennio di
conflitti e ostilità tra musulmani e cristiani e destinato a portare ad uno scontro di
civiltà
2009: Il ministro Zaia «Noi della Lega ci riteniamo gli avamposti nella trincea della
Chiesa. Potremmo dire che siamo i nuovi crociati». I leghisti sono «coloro che vanno a
difendere tutte quelle idee che spesso qualcuno magari si vergogna di difendere».
mercoledì 9 maggio 12
4. La Guerra in Iraq
GIUGNO 2003: frasi riportate da ministri palestinesi: Il presidente Bush disse a tutti noi: "Quello
che mi spinge è la missione affidatami da Dio. Dio mi ha detto: George, vai a combattere quei
terroristi in Afghanistan. E io l'ho fatto. E poi Dio mi ha detto: George, metti fine alla tirannia in
Iraq... E io l'ho fatto. E ora, di nuovo, sento che le parole di Dio arrivano fino a me "Fai in modo
che i palestinesi ottengano il loro stato e che gli israeliani abbiano la loro sicurezza e porta la pace
in Medio Oriente. E per mezzo di Dio, io lo farò"». Abu Mazen, presente a quello stesso incontro
nella località egiziana di Sharm el-Sheikh, ricorda che il presidente statunitense gli disse: «Ho degli
obblighi morali e religiosi. Quindi vi farò avere uno stato palestinese».
GIUGNO 2004: «Il 30 giurno 2004 - ha spiegato Bush - il nuovo governo provvisorio assumerà
l'autorità sovrana. L'America manterrà il suo impegno nei confronti della sicurezza e della dignità
nazionale del popolo iracheno. La missione vitale delle nostre truppe che contribuiscono ad
assicurare la sicurezza proseguirà il primo luglio e oltre», fino a quando gli iracheni stessi «saranno
in grado di garantire la sicurezza da soli». «Dove c'è la tirannia, l'oppressione e il pericolo per il
genere umano, l'America lavora e si sacrifica per la pace e la libertà. La libertà che abbiamo cara
non è il dono dell'America al mondo, è il dono di Dio Onnipotente a tutta l'umanità».
Juan Stam, Il Linguaggio religioso di George W. Bush, 28 settembre 2003, http://www.peacelink.it/mediawatch/a/1670.html
mercoledì 9 maggio 12
5. Crociate ieri e oggi
Domenica 7 ottobre 2011, poco dopo l’inizio dai raid angloamericani sull’Afghanistan
Ayman al-Zawahiri, uno dei principali ideologi di al-Qa‘ida proclamava:
Che tu sappia, o popolo americano, e che sappia il mondo intero, che noi non accetteremo che si ripeta di nuovo
la tragedia di al-Andalus (riferimento alla cacciata dei musulmani da al-Andalus). E’ meglio ed è
più facile per noi, che questa comunità perisca tutta assieme piuttosto che vedere la moschea di al-Aqsa
demolita o la Palestina giudeizzata e la sua gente buttata fuori. O giovani mujahidin, o dotti religiosi sinceri, o
amati da Dio e dal Suo Profeta! Questa è una nuova sanguinosa battaglia tra le sanguinose battaglie
dell'Islam, è una nuova lotta tra le lotte della fede, nella quale si ripetono le maggiori battaglie della storia
dell'Islam, quali Hattin (Saladino 1187), 'Ayn Jalut (‘Ayn Jalět, 1260 i Mamelucchi egiziani
difesero i luoghi sacri dell’Islam dall’invasione mongola) e la conquista di Gerusalemme.
Mito islamico della perdita di al-Andalus e delle crociate “perenni” definitosi a partire
dalla seconda metà dell’Ottocento, proprio mentre si definiva il concetto di Reconquista
mercoledì 9 maggio 12
6. Il mito di al-Andalus
Nel 1863 usciva a Istanbul la traduzione turca di Essai sur l’histoire des arabes et des Mores
d’Espagne di Louis Viardot, curata da Ziya Pasa (1825-1880), uno dei maggiori intellettuali
del periodo, e pubblicata col titolo di Endelus Tarihi, «Storia di al-Andalus», l’opera fu
ristampata in quattro volumi tra il 1886 e il 1887, ottenendo un grande successo e
ispirando una serie di poemi, commedie e storie di ambientazione andalusa. Abdūlhak
Hamid (1852-1937), Tarīq, dramma incentrato sulla figura del «conquistatore di Spagna» e
Nazife, un dialogo tra il re spagnolo Ferdinando e Nazife, una ragazza araba.
Questa traduzione segna l’origine del moderno culto di al-Andalus che probabilmente
ebbe origine in Turchia: nel secolo XIX il centro politico dell’impero ottomano era
percepito dal resto del mondo musulmano anche come punto di riferimento culturale; dove
si percepiva la tensione nascente tra religione e nazione, paese e Stato.
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7. Crociate e colonialismo
Nel 1899 usciva la prima opera storiografica araba sulle crociate: Sayyid ‘Ali al-Harīrī (Egitto),
Le splendide notizie sulle guerre crociate, che attingeva largamente alle fonti arabe. Esprimeva
un’esplicita convinzione politica: il parallelo tra il movimento crociato medievale e la
contemporanea ingerenza coloniale dei paesi europei.
Le crociate erano il primo stadio del colonialismo europeo o, secondo una
diffusa formula araba, di un «prematuro imperialismo».
Solo a partire dal XIX secolo, sotto l’influsso degli studi occidentali si è imposta la
denominazione di Crociate, al-hurūb al salī biyya per guerre perecedentemente considerate
soltanto come campagne militari condotte dai Franci (al-ifranj)
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8. Il Saladino e Hattin
Contemporanea riscoperta della figura di Salāh al-Dīn, il Saladino delle cronache
europee, pressoché ignorato dalla letteratura araba precedente, e che invece nella
seconda metà dell’Ottocento ha una crescente fortuna nel mondo islamico
(letteratura, poesia). Il suo avvento aveva aperto una nuova fase di reazione
musulmana alle crociate. Momento culminante era stata la battaglia di Hattin (1187)
con cui terminava l’occupazione latina di Gerusalemme.
Già durante il periodo del Mandato britannico (1920-1948), la vittoria di Hattin
divenne uno dei temi politici centrali nei discorsi contro il sionismo. L’anniversario
della battaglia di Hattin nel 1932 “inventa e fonda” una festa nazionale palestinese.
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9. Visione degli storici arabi
Brano dalla risoluzione finale della grande riunione di storici arabi tenutasi a Damasco nel
luglio del 1987:
Hattin non è solo una battaglia storica. Questo scontro incarna la fede della nazione araba nel suo avvenire.
E’ per questo che occorre trarne delle lezioni e approfondirle […] Hattin torna oggi nella memoria collettiva
del nostro popolo, perché ogni arabo prova nella sua carne le aggressioni portate contro la sua terra, la
sua fede, i suoi valori. Vi sono numerose similitudini tra l’occupazione sionista, la sua natura e i suoi metodi,
e l’occupazione crociata. […] Saladino, occorre ricordarlo, è più di un grande uomo. E’ l’incarnazione dello
spirito eroico della nazione araba; egli esprime la volontà di lotta che ogni generazione riveste di un contenuto
nuovo. I crociati hanno aggredito la nostra terra quando la nazione araba era divisa, proprio come oggi. E’ in
un’analoga situazione che le forze preimperialiste crociate lanciarono l’offensiva al fine di impadronirsi di
territori di primaria importanza dal punto di vista geostrategico perché situati all’incrocio tra Oriente e
Occidente. Queste forze imperialiste hanno importato in Oriente la cultura occidentale e vi hanno installato
folle di stranieri venuti da ogni parte del mondo. Sotto la copertura dei pretesti religiosi, di cui il tempo ha
rivelato il carattere controverso, essi sono giunti a formare nel Bilad al-Sham una enclave straniera che si e
mantenuta per novant’anni, sino al giorno di Hattin. Lì essi subirono una bruciante sconfitta la cui
conseguenza fu la liberazione di Gerusalemme e nelle spazio di un secolo gli invasori furono finalmente
espulsi dal resto dei loro insediamenti.
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10. Iraq - Egitto
Propaganda del regime iracheno: il fatto che Salāh al-Dīn e Saddam Hussein fossero
entrambi originari di Tikrit, nel nord dell’Iraq, diventa il presupposto di una esplicita
mimesi politica tra i due personaggi (nonostante il Saladino fosse curdo!)
Egitto, Movimento dei Fratelli Musulmani. Sayyid Qutb, All’ombra del Corano,
commentario coranico composto in carcere dopo il 1954: descrive uno scontro tra
musulmani e politeisti in corso ormai da 1400 anni dove sono individuati due periodi
rilevanti: le conquiste islamiche e le crociate. L’idea di «crociata» deve essere utilizzata per
indicare ogni attacco sferrato della cristianità contro l’Islam, a partire dalle opposizioni alle
prime conquiste islamiche in Siria e in Palestina del secolo VII. Crociati erano i cristiani
spagnoli che distrussero al-Andalus; crociata doveva essere intesa la moderna battaglia contro
l’Islam, che si manifestava attraverso il sionismo internazionale, il movimento crociato internazionale
e il comunismo internazionale.
Vanoli Alessandro, L’invenzione di al-Andalus e l’idea di crociata. Note su un mito politico contemporaneo, in Id., Il mondo musulmano e i
volti della guerra, Firenze University Press 2005
mercoledì 9 maggio 12
11. Tendenze storiografiche attuali
Non esiste una sola visione delle crociate, né concordia nella stessa
definizione di crociata. Sostanzialmente per due motivi:
L’idea di crociata non era per nulla chiaro agli stessi contemporanei ma viene a definirsi
nel tempo e in maniera non lineare
Non è mai esistita un solo tipo di crociata: il termine ha etichettato nel tempo imprese
molto diverse per scopi, protagonisti, modalità, tempi e aree geografiche (crociate dirette a
Gerusalemme, azioni della Reconquista, guerre dei Teutonici e dei Portaspada in Europa
centrale; spedizioni papali contro gli eretici e avversari della Santa Sede) anche grazie alla
forzatura ideologica operata dalla chiesa tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo tesa
ad estendere i privilegi di Crociata a tutte le spedizioni che potevano farle comodo.
Diversità presente anche se limitiamo lo sguardo alle spedizioni in Terrasanta
Periodo ampio: fine XI - metà XVI secolo. Ogni spedizione deve essere contestualizzata:
ha sue ragioni, modi, attuazioni, percezioni ed effetti
Difficoltà di segnare un vero inizio e anche una fine. La perdita di Acri del 1291 segna solo
la fine delle imprese dirette in Terrasanta che però rimane tema costante nella politica
tardomedievale.
mercoledì 9 maggio 12
12. Realtà diverse
Risposero a istanze diverse e furono un mezzo per soddisfare i più diversi e mutevoli
bisogni.
Nell’associazione tra guerra e pellegrinaggio penitenziale, indossando il simbolo della
croce, attraverso il significato di santità legato al martirio la società cristiana trovò modo
di esprimere il proprio idealismo e di nutrire ambizioni spirituali e materiali che furono
estremamente eterogenee.
la Crociata/Pellegrinaggio costituì una idea di unità per tutto il mondo cristiano (idea
fragile ma persistente).
mercoledì 9 maggio 12
13. Terminologia e concetti confusi
Gli elementi di quelli che poi i canonisti e e bolle pontificie definisco essere i privilegi,
i doveri e le modalità del prendere la croce sono confusi e non chiari almeno fino alla
battaglia di Hattin
solo tra XIII e XIV secolo il lavoro dei canonisti fissò limiti, legittimità e natura delle
crociata. Nacque un “diritto” della Crociata secondo cui il voto di prendere la croce
diventata un contratto vero e proprio che aveva modi specifici per una eventuale
risoluzione (redemptio, commutatio, dilatio, dispensatio): un vero e proprio instrumentum regni
del Papato
Fino alla fine del XII secolo si trovano tali elementi in forma sparsa e non
organizzata: benedizione papale, perdono, indulgenze, tutela al pellegrino/
crucesignato
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14. Terminologia
II Medioevo conobbe tardi (XV secolo) il termine cruciata, destinato a diventar
popolare.
Per indicare la spedizione armata in Terrasanta si usava iter, alludente sia alla
spedizione militaresca feudale sia al pellegrinaggio (e in questo caso si specificava: iter
hierosolymitamum); si parlava altrimenti di transitum, passagium, passagium
ultramarinum
Quando la crociata era a seguito di una mobilitazione formale preceduta da una bolla
pontificia che prometteva ai partenti benefici spirituali (indulgenze) e materiali
(sospensione dell'obbligo di pagare i debiti ecc.) si aveva il passagium universale o
generale
Se si appuntava l'attenzione sull'indulgenza la crociata era detta perdono.
Alcuni teologi parlavano biblicamente di exodus, ma anche servitium Dei,
auxilium Terrae Sanctae.
Quest'ultimo termine riporta il rapporto con Dio nei termini di un rapporto feudale.
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15. Gregorio VIII - Innocenzo III
La bolla Audita tremendi (29 ottobre 1187) emanata da Gregorio VIII alla notizia che
l'esercito del re di Gerusalemme era stato sbaragliato dalle truppe del Saladino ad
Hattin, presso il lago di Tiberiade. Tipica bolla di crociata: narrazione stringata ma
efficace degli avvenimenti, esortazione a partire, promulgazione delle tradizionali
indulgenze.
Le spedizioni a partire dal 1188 diedero nuova forma all’ideologia e alla pratica delle
crociate. Sforzo ingente nell’organizzare il finanziamento, il reclutamento, la
predicazione. Tuttavia ogni campagna offriva indulgenze specifiche e distinte.
A partire da Innocenzo III si assiste a una applicazione su vasta scala dell’ideologia e
dell’attività crociata come risposta ai problemi di difesa, espansione e controllo della
cristianità.. Innocenzo III non creò fenomeni nuovi ma codificò e articolò le tendenze
passate e contribuirono a definire la crociata un poderoso strumento di potere per la
Chiesa,
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16. Pellegrinaggio
Pratica antichissima e non solo cristiana
VII-X secolo. I grandi pellegrinaggi verso Roma e Gerusalemme subiscono una crisi
segno di un’accresciuta difficoltà di viaggiare sia nel Mediterraneo come nel mondo
danubiano - balcanico. Moltiplicazione di “Luoghi Santi” in Occidente
Crisi breve del periodo di al-Hakim (1009 distruzione del Santo Sepolcro). episodio isolato
rispetto al tradizionale atteggiamento di tolleranza--> forte reazione in Occidente
XI-XII secolo. Risveglio dei pellegrinaggi. Causa o effetto. Oggi si tende a guardarlo come
una conseguenza della generale ripresa dei traffici e dei viaggi di lungo percorso.
La rinnovata aggressività dell'Occidente, che si esprimeva nella reconquista
iberica, nell'affermarsi di potenze commerciali e militari marittime,
nell'avviarsi della grande mobilitazione della Crociata, aveva solide basi
nella stabilizzazione delle strutture sociali dell'Occidente e nell'impetuosa
crescita demografica ed economica che caratterizzò l'area già romano-
germanica a cavallo del secondo millennio.
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17. Pellegrinaggio e moti popolari
Pietro d’Amiens detto «l’Eremita». Predicatore vagante, un propheta, un uomo in fama di
santità ma non si può escludere che fosse un laico. Aveva promosso un movimento
salvazionista tra i cui scopi c’era fra l’altro quello della redenzione delle meretrici. Verso
la fine del 1095 cominciò a predicare il pellegrinaggio cominciando dal Berry e lungo la
Francia fino in Lorena
Messaggio: descrizione dei Luoghi Santi e delle tribolazioni dei pellegrini, esecrazione
dei Saraceni cui faceva seguito quella degli Ebrei «nemici di Gesù», esibizione di reliquie
e spesso di lettere (excitatoria) che s’immaginavano scritte da grandi del presente o del
passato o addirittura cadute dal Cielo o consegnate da Divini Messaggeri; evocazione di
Gerusalemme, della Terra Promissionis, terrestre e allo stesso tempo celeste, la mèta ultima
del Millennio dopo l’assalto dell’Anticristo: pellegrinaggio come ritorno alla casa del
Padre
I primi gruppi partiti dunque a ondate, male armati e privi di un’organizzazione:
saccheggio di campagne, assalti alle città, massacri di comunità giudaiche.
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18. Pellegrinaggio e moti popolari
Paure apocalittiche: viaggio spinto dalla speranza che la fine dei tempi arrivasse mentre
si era in vicinanza della Terrasanta
1065: secondo alcuni calendari la Pasqua cadeva il 26 marzo in coincidenza con la
Pasqua storia: una folle di pellegrini partì dalla Germania per prepararsi a Gerusalemme
al Giudizio Universale. Presenti anche degli armati
F. Cardini: l’entusiasmo con cui l’Europa rispose all’appello per la crociata
lanciato da Urbano II non è comprensibile senza queste premesse
chi partecipava alle le diverse spedizioni che si organizzarono tra la fine dell’XI e la
seconda metà del XIII, al di là delle singole aspirazioni politiche e personali, sentiva di
essere soprattutto un pellegrino armato: condivisione con il pellegrinaggio di diversi
aspetti, indulgenze, privilegi, immunità, elaborati nel tempo dalla Chiesa per favorire
proprio la pratica penitenziale.
mercoledì 9 maggio 12
19. Pellegrinaggio e moti popolari
La celebre Chanson de Roland, della seconda metà del secolo XI, vede Rolando cadere a
Roncisvalle. Il passo di Roncisvalle è la via battuta dai pellegrini di Santiago:
Così disse Rolando: – Qui subiremo martirio
e ora so bene che non ci resta molto da vivere.
Ma sarà fellone chi non si venderà caro.
vv. 1922-1931. Colpite, signori, con le spade forbite,
e disputate la vostra morte e la vostra vita,
sì che la dolce Francia non sia disonorata.
Quando Carlo, il mio signore, verrà su questo campo
e vedrà un tale massacro di saraceni
che per uno dei nostri ne troverà morti quindici,
non potrà non benedirci.
Versi che probabilmente si cantavano di mercato in mercato, di castello in castello: quanti
pellegrini, sul cammino di Spagna, avranno ripensato alla fine del Paladino e avranno
scoperto la vocazione alla crociata! (F. Cardini)
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20. Guerra e Crociata
II-V secolo: solo una minoranza di intellettuali cristiani proclama il rifiuto alla violenza;
anzi la necessità di difendere i confini unita al fatto che il Cristianesimo è religione
dell’Impero fa sì che l’esercito imperiale sia in un certo senso sacralizzato
Agostino (da Ippona): concetto di iustum bellum; dichiarare i confini tra guerre definibili
come iusta («legittime», «legali») e no; il cristiano può in tutta serenità prendere parte alle
prime. Il concetto di iustum bellum circoscrive i casi della legittimazione: a) carattere
difensivo & riparazione dell’ingiustizia; b) dichiarato da un’autorità ufficialmente e
formalmente costituita, universalmente riconosciuta (non qualunque volontà privata); c)
doveva tendere alla restaurazione d’una pace fondata sull’autentica giustizia. -> il
cristiano doveva restare sempre e comunque un portatore di pace. Stabilisce
anche i primordi dello ius in bello, il corretto comportamento da tenere in guerra
Bernardo di Chiaravalle (1a 1/2 XII) applica alla lotta contro gli infedeli tale
legittimazione sostenendo che la loro eliminazione fisica era da ritenersi un male minore
in quanto inevitabile rispetto al dilagare dell’ingiustizia; si doveva concepire non come
homicidium, bensì come malicidium.
mercoledì 9 maggio 12
21. Guerra e Crociata
Pax Dei - Tregua Dei
Nascita di un etica cavalleresca
Riforma della Chiesa: recupero del discorso agostiniano e suo rilancio in ambito
cluniacense a tutela della libertas ecclesiae
spedizioni volute dalla Chiesa romana e legittimate da un simbolo dotato di preciso valore
teologico e giuridico: il vexillum Petri:
Inghilterra anglosassone
spedizione di al-Mahdia 1087
conquista della Sicilia
reconquistas
“prima crociata”
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22. Guerra e Crociata
La guerra diventava quindi un nuovo tipo di conversione: tuttavia non soddisfaceva
completamente i milites che aspiravano a conseguire una vera e propria esperienza
spirituale; nascita degli ordini cavallereschi (Militiae), cavalieri che rinunziano ai loro beni
terreni, voltano le spalle ai paesi d’origine e accettano di restare durevolmente nelle terre
oltremare conducendovi una povera vita in comune, difendendo e assistendo i pellegrini.
Legittimazione e inquadramento teologico dato da Bernardo di Chiaravalle
Nel corso del XIII la Chiesa approfondì ed elaborò i concetti attorno a quello che
originariamente era solo un «pellegrinaggio armato» facendolo diventare uno strumento
di potere; tuttavia non è stata mai formulata una vera e propria teologia della «guerra
santa», le crociate non sono state mai considerate come parallele o alternative
dell’impegno missionario nella conversione degli infedeli.
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23. I Turchi
1/2 VI secolo i turchi Blu o Kok crearono un vasto impero in Asia centrale;
VIII sec.: alla Persia Sasanide si erano sostituiti gli Arabi i quali nel 751 si allearono con i turchi
Qarluq e sconfissero i cinesi T'ang decretando la fine dell'espansione cinese verso occidente e la
diffusione dell'islam verso l'Asia centrale.
Nell'840 Kirghisi e Qarluq divennero il gruppo turco dominante. I Qarluq si convertirono
all'islam e convertirono le tribù turche degli Oghuz. Un gruppo di questi turchi Oghuz, i
Selghiucidi, sconfissero i Ghaznavidi che dominavano una parte della Persia, entrarono a
Bagdad e il Califfo proclamò il seghiucide Toghrul sultano (1053). Progressivo ampliamento del
dominio sino a toccare i confini bizantini e fatimidi; per impedire che l'esercito turco, desideroso
di guerra e saccheggi, devastasse le province centrali del mondo islamico i sultani lo spinsero
verso i confini dell'impero dove combattendo la guerra santa avrebbe potuto accrescere i domini
dell'islam appagando lo spirito guerriero.
1070 il generale Atsiz s'impadronì di Gerusalemme; ci fu una richiesta d’aiuto proveniente da
Alessio I Comneno in Occidente ma molto probabilmente era tesa a ottenere semplicemente un
gruppo di mercenari come era consueto per la politica “estera” di Bisanzio; alla fine dell’XI
secolo l’Impero non subiva alcuna particolare minaccia che potesse giustificare la richiesta
d’aiuto
mercoledì 9 maggio 12
24. Oggettività e soggettività
Il dominio turco era in genere più rozzo e militaresco e meno tollerante: tuttavia non pare che
le condizioni dei cristiani locali si aggravassero sostanzialmente.
Intorno al 1055 si verificarono episodi di particolare violenza a danno dei pellegrini occidentali,
ma non per i Turchi: a Gerusalemme erano funzionari dell’imperatore bizantino a
sovrintendere al Sepolcro. Per lo scisma del 1054 le chiese latine in Gerusalemme furono
temporaneamente chiuse per ordine del patriarca di Costantinopoli.
L’entrata alla città e ai Luoghi Santi era condizionata al pagamento di certi diritti: questo
portava certamente abusi di potere, provocazioni e vessazioni ma il pellegrinaggio era possibile
dato che nella seconda metà del secolo i pellegrinaggi andarono moltiplicandosi.
Però l’Occidente non sapeva poco o nulla delle comunità cristiane orientali e meno ancora dei
rapporti fra Arabi e Bizantini, fra Turchi e Arabi e così via.
Nessun pericolo musulmano minacciava allora l’Europa latina, ch’era semmai dalla Spagna
alle isole mediterranee in una fase di contrattacco e di espansione.
Il saraceno si prestava bene alla parte del «nemico» che la società cristiana del tempo
andava cercando
mercoledì 9 maggio 12
25. Bisanzio
La crociata si verifica in un momento in cui l’Impero Bizantino da lungo tempo ha
capito che non ha senso puntare all’eliminazione dell’avversario musulmano
Ampie riserve manifestate sulla crociata dai cristiani orientali per i quali il sangue
versato, anche quando si tratta di avversari religiosi non può in nessun caso essere
fonte di salvezza
Quel tipo di guerra si trovava in aperta contraddizione con i rapporti di coesistenza
costruiti nel corso del tempo con i musulmani
Rottura col papato del 1054; 1071 invasione turca dell’Anatolia;1081 i Normanni
strappano a Bisanzio gli ultimi possedimenti italiani e li sfida l’Impero nei Balcani->
combattimento su due fronti (con l’aiuto di Venezia)
La prima crociata invece che aiutare l’imperatore a recuperare i territori presi dai
Turchi instaura nel Levante potentati latini di norma ostili a Costantinopoli
mercoledì 9 maggio 12
26. Bisanzio
Dopo la prima crociata l’argomento della lotta ai musulmani ha poca presa su Bisanzio: da
una parte percepiscono gli occidentali come un pericolo, dall’altra perché l’imperato (Manuele
Comneno) si propone come arbitro nelle dispute intestine al sultanato e riprende un’intensa
attività diplomatica
I Latini sospettano sempre più Bisanzio di complicità col nemico; tra i Bizantini si diffonde
l’idea del “cattivo Latino” e la convinzione che le qualità umane dei Musulmani fossero
superiori
Ibn al-Qalnisi (ca. 1070-1160) dice che nel 1110 Alessio I Comneno inviò un’ambasceria a
Bagdad con l’incarico di consegnare una lettera che invitava i Musulmani a unirsi a lui per
respingere i Franchi dalla Siria; Anna Comnena (1083-1153) situa il medesimo episodio nel
1111 in relazione a una disfatta del sultano di Rûm al quale l’imperatore concede la pace e
che Anna descrive come persona desiderosa di avere relazioni pacifiche con i Bizantini.
Non si può esaminare la prima crociata e gli eventi che seguirono solo nel
contesto di uno scontro tra Occidente e Islam perché è una visione restrittiva
che non considera la visione che i contemporanei avevano della Cristianità, la
cui unità fino all’inizio del XII secolo non è messa in discussione.
mercoledì 9 maggio 12
27. Prima crociata e mercanti
Presenti nel Levante: Amalfi e soprattutto Venezia
Pisa appare più impegnata nel corridoio Tirrenico, Ifrikja, Golfo del Leone; impegno
militare pregresso contro i Saraceni.
di Genova riusciamo a percepire qualcosa solo dopo la prima crociata salvo
sporadiche presenze nella costa nord africana. Impegno militare pregresso contro i
Saraceni.
Le “imprese” di Pisa e di Genova, come gli interventi in Spagna o la conquista della
Sicilia non possono essere definite “precrociate”
I Veneziani avevano instaurato ottimi rapporti con gli imperatori di Bisanzio; senza
rivali in Adriatico, nello Ionio, nell’Egeo. 1082: a seguito dell’appoggio prestato alle
armi bizantine contro Roberto il Guiscardo ottengono un trattato per commerciare
senza dazi in tutto il territorio dell’impero e di tenere colonie nella capitale e in altre
città fiorenti. Frequenti scali ad Antiochia, Laodicea e Alessandria.
mercoledì 9 maggio 12
29. Partecipazione e diffidenza
Sia Pisa che Genova parteciparono alla Prima Crociata: Genova si mosse con due
spedizioni navali nel 1097 e nel 1099, la seconda delle quali aiutò i crociati a costruire gli
ordigni d’assedio che servirono per la presa di Gerusalemme. Gli annali del Caffaro
iniziano proprio con la
Pisa forse già presente in Siria nel dicembre 1098, probabilmente la flotta partì alla fine
dell’estate 1098; l’arcivescovo Daiberto guidò la spedizione del populus pisanus e divenne
anche il primo patriarca latino di Gerusalemme. Le fonti «crociate» tendono a minimizzare
la partecipazione del presule (e in generale dei Pisani) agli avvenimenti che precedettero e
accompagnarono la conquista della città santa.
Dal 1098 fino al 1120 circa si ebbe un ininterrotto seguito di spedizioni delle due città
determinanti nella conquista del litorale siro-babilonese. Venezia fu inizialmente diffidente:
la nuova situazione minacciava il monopolio dei suoi traffici orientali ed era sempre mal
sopportata da Bisanzio. Poi considerazioni pratiche spinsero i Veneziani a intervenire al
pari delle altre città marinare.
mercoledì 9 maggio 12
30. Interessi
Bottino: immediato guadagno nella conquista e nel saccheggio come era già stato per le
imprese precedenti
Ottenimento dai signori feudali franchi di privilegi di commercio sfruttati poi in un
secondo momento
Fondazione le vere e proprie colonie commerciali, piccoli comuni all’interno delle città
economicamente più importanti; uso di un quartiere o d’una strada e piazza con tutte le
installazioni necessarie a una vita sociale autonoma: chiesa, fontana, forno, botteghe,
fondachi, portici e case di abitazione.
Comptoirs/colonie in Gerusalemme, Antiochia, Tripoli, Acri, Tiro, Giaffa (ma anche
Costantinopoli, Montellier, Messina), ciascuna governata dai propri magistrati («consoli» o
«baiuli») inviati dalla madrepatria o scelti dai coloni stessi.
Il vantaggio per le potenze commerciali è evidente; meno chiaro è il loro effettivo
contributo al mantenimento del potere cristiano in Terrasanta dato che gli interessi non
erano sempre coincidenti e c’era ampia concorrenza tra i mercanti delle «nationes»
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31. Interessi
Erano i mercanti cristiani a fornire ai saraceni, nonostante i divieti comunali e le scomuniche
della Chiesa, le merci di cui il mondo islamico scarseggiava e che erano fondamentali per la
guerra, quali il legname, la pece, il ferro, le armi.
L’aiuto di Pisa, Genova e Venezia dipende dalla bontà delle piazze commerciali. Le piazze
commerciali siro-palestinesi non erano sempre le migliori: Damietta e Alessandria erano
spesso preferite perché non c’era pericolo che il flusso delle merci venisse intralciato o
interrotto in periodo di crociata.
Pisa e Venezia si concentrano sul delta del Nilo; Genova dirotta i suoi interessi verso il Mar
Nero
Pisa, Venezia e Genova si inseriscono nelle reti commerciali bizantine rovinando la
costruzione della borghesia bizantina e dominando anche l’approvvigionamento delle
derrate alimentari
l’esaurirsi del movimento crociato (1291) non fu negativo dal punto di vista economico-
commerciale: coincise con un enorme allargarsi degli orizzonti commerciali fino all’India e
alla Cina (Marco Polo, Giovanni di Montecorvino).
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32. Secondo ciclo: Medioevo centrale
Incentrato sulle città:
SUD Cairo, Damasco
OVEST, Almeria, Siviglia, Barcellona
NORD, Venezia, Pisa, Genoa
EST Constantinopoli, Baghdad -> Oceano Indiano e Cina
Scambio fondato sul commercio
Importanza maggiore dei prodotti artigianali e di lusso rispetto a quelli alimentari
Periodo certo 1000-1350; XI preminenza dei trasporti islamici; dal XII secolo
cristiani
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