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Conosco Mare Piccolo
piccolo quaderno per aiutarmi a conoscere
i l  Di Taranto
Premessa Se potessimo dall’alto  osservare l’area di Taranto, vedremmo molto bene come Mare Piccolo ne costituisca il centro geografico, funzionale, ma anche urbanistico. E’ quasi una sorta di ombelico della città! Possiamo addirittura dire che senza Mare Piccolo forse non ci sarebbe stata Taranto, e non ci sarebbero stati i suoi grandi momenti di splendore e, purtroppo, anche di recente degrado. La presenza del mare  interno ha condizionato infatti l’insediamento preistorico e protostorico, lo sviluppo urbanistico della città greca e romana, e ha determinato la  realizzazione dell’arsenale militare alla fine del XIX secolo  e del conseguente Borgo .
Nello stesso modo, l’anfiteatro naturale che converge in Mare Piccolo ha determinato specifiche vocazioni ambientali e produttive per cui la città era celebre già nell’ antichità , come la mitilicultura e la piscicoltura, la lavorazione delle stoffe di lana e di bisso, la loro tintura con la porpora. Il rapporto di noi Tarantini con questo Mare però non è molto facile, e non c’è un amore esplicito: il mare piccolo è visto come luogo produttivo talvolta, spesso come serbatoio d’acqua o ricettacolo di ogni rifiuto, mai come habitat come ecosistema davvero eccezionale. Ed invece di questo si tratta. Alcuni quartieri, come anche Paolo VI, Tre Carrare, Solito Corvisea, pur essendo bagnati da Mare Piccolo non ne percepiscono il rapporto con il proprio territorio.
Un quartiere non è fatto però solo di paesaggi  e territorio: è fatto prima di tutto da persone, con le loro storie e con le proprie esigenze. Nell’ambito del programma Terra è stata svolta una  indagine sociologica che ha, alla fine del lavoro, redatto una  Carta dei Bisogni , insieme alla progettazione di scenari diversi e più qualificanti per il territorio stesso. In conseguenza di tali esigenze, a distanza di alcuni anni, si stanno avviando processi di qualificazione urbana e sociale del quartiere ad opera delle istituzioni che  vi operano costantemente…
IO, IL MIO QUARTIERE E MARE PICCOLO Test di percezione della presenza del Mare nel territorio del quartiere ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
IO, IL MIO QUARTIERE E MARE PICCOLO Scriviamo… Cinque pensieri dedicati a Mare Piccolo 1…………………………………………………………………………….. 2…………………………………………………………………………….. 3…………………………………………………………………………….. 4…………………………………………………………………………….. 5……………………………………………………………………………..
Questo opuscolo che vi perviene in supporto digitale non vuole essere un libro di pura contemplazione o lettura: vuole al contrario essere come uno di quei taccuini che gli esploratori e i naturalisti dei secoli scorsi usavano per annotar  tutto quello che gli capitava di osservare, dalla grande rarità zoologica alle vicende quotidiane. E’ quindi uno strumento di lavoro, pensato per Mare Piccolo e il territorio del quartiere Paolo VI e realizzato grazie all’impegno della Circoscrizione e dell’Istituto Comprensivo “L. Pirandello”, ma esportabile come filosofia e metodo operativo anche negli altri quartieri della città.
L’ ispirazione e l’impostazione di questo lavoro nasce dall’esperienza del  Programma Terra  –  progetto Posidonia , realizzato dal Comune di Taranto in collaborazione con altri Enti locali italiani ed europei e la Unione Europea: senza il progetto Posidonia sarebbe stato impossibile concepire un lavoro del genere. Nello stesso tempo, molti dei temi esposti dipendono dai contributi dell’atelier di esperti del Posidonia, tra i quali: Vittorio Giacoia (Naturalista), Giovanni Fanelli (Biologo Marino), Bruno Filippo Lapadula (Architetto del Paesaggio), Giuseppe Mastronuzzi (Geologo), Fernanda Pucillo (Sociologa), Gianfranco Tonti (Ingegnere del territorio) e di quello del Direttore tecnico del progetto stesso, l’Arch. Mario Francesco Romandini. A loro va il mio ringraziamento e la mia amicizia.
IL QUARTIERE PAOLO VI Superficie ha 5505 Affaccio costiero   m. 12.315 Popolazione 17.121 abitanti COSA NON CI PIACE Il quartiere Paolo VI,sorto negli anni sessanta per accogliere le famiglie degli operai delle vicine acciaierie Italsider, è cresciuto in maniera disordinata senza corrispondere alle attese dei propri abitanti e dei progettisti. Gli abitanti lamentano tra l’altro la mancanza di luoghi di aggregazione: siano essi piazze, spazi aperti con verde attrezzato o centri di ritrovo sociali . Da: F. PUCILLO, Relazione al progetto Posidonia
IL QUARTIERE PAOLO VI Superficie ha 5505 Affaccio costiero   m. 12.315 Popolazione 17.121 abitanti COSA VOGLIAMO I residenti lamentano la mancanza di luoghi di aggregazione: siano essi piazze, spazi aperti con verde attrezzato o centri di ritrovo sociali. Tale carenza comporta soprattutto la difficoltà di relazionarsi tra loro, di creare canali di comunicazione con l’esterno.  L’analisi dei luoghi ha evidenziato molteplici potenzialità, sia a livello architettonico che urbanistico, ma non pienamente espresse.   Da: F. PUCILLO, Relazione al progetto Posidonia
Indice IL PAESAGGIO    Il PAESAGGIO AGRARIO AMBIENTE GEOLOGIA    ARCHEOLOGIA E STORIA
MAR PICCOLO DESCRIZIONE GENERALE   Il Mar Piccolo è il secondo braccio di mare che costituisce la parte più interna del golfo di Taranto. E’è incassato nell’entroterra e comunica con il Mar Grande tramite il canale di Porta Napoli e il Canale Navigabile. Consta di due Seni, assimilabili per forma ad un ellisse: il primo, quello più esterno, con asse maggiore di circa 4 km in direzione NE-SW; il secondo, con asse maggiore di circa 5 km in direzione degradata verso NE rispetto al primo. Il volume d’acqua, valutabile in circa 200    10 6  mc, interessa una superficie di 2176 ettari, di cui 900 occupano il I seno e 1276 ettari il secondo seno. La profondità di questo bacino misura il massimo livello di 13 m nel primo Seno, e non più di 10 m nel secondo Seno. Le coste si presentano basse e uniformi. Esse sono costituite prevalentemente da argille. Le spiagge sabbiose, sono molto ridotte. Infatti, lungo la costa settentrionale del I° seno, la riva è piuttosto scogliosa, mentre nella parte più orientale del II seno si ha una zona più ampia di sabbia e melma. Qui, nei pressi di Palude La Vela-Taddeo vi sono sabbioni a detrito conchigliare, in corrispondenza di tratti di costa in cui si versavano e in parte si versano alcuni corsi d’acqua. Punti di maggiore altitudine lungo la costa sono le località Punta Penna, il Fronte, la parte meridionale del I seno ed il tratto di via "Mar Piccolo".Nella parte settentrionale di entrambi i seni, su aree alquanto limitate, si aprono sul fondo gli ostii di sorgenti sottomarine, localmente chiamate “citri”. Fra questi, i più importanti sono, il “Galeso” ed il “Citrello” nel I Seno ed il “Copre”, il Mascione e il citro Trionte nel II Seno. Oltre i citri che sembrano essere in tutto una trentina, esistono rivi superficiali di acque perenni quali il “Galeso”, che si versa nel I Seno ed il “Cervaro” e il Canale D’Aiedda  che si versano nel II Seno. Tali corsi d’acqua interessano esclusivamente il versante nord- orientale e orientale di entrambi i seni, e insieme ai citri, testimoniano la stretta connessione idrografica sotterranea con le Murge sud orientali.
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PERCHÉ IL PAESAGGIO È UN BENE CULTURALE? Perché nelle aree di antica presenza umana (parliamo almeno del VI millennio a.C.) l’uomo è intervenuto modificando l’aspetto naturale di un territorio creando un paesaggio  antropizzato  caratterizzato da particolari strutture abitative e produttive (le ville romane, le masserie), luoghi di culto (templi, chiese), strade e particolari divisioni dei campi che rispettano le unità di misura antiche e che sopravvivono ancora oggi. L’uomo inoltre ha importato piante da luoghi lontani e ha bonificato le aree paludose. Nello studio del paesaggio si uniscono le competenze dei naturalisti, degli archeologi e degli urbanisti per cercare di inserire l’uomo e le sue attività nell’ambiente che lo circonda
Forse non lo sapete, ma  la stessa Comunità  europea nella direttiva 94/43/ CEE "Habitat" ha riconosciuto il Mar Piccolo sito di interesse comunitario (S.I.C.) data la sua rilevanza dal punto di vista ambientale e faunistico. Il territorio del quartiere Paolo VI non consiste solo nella parte più urbanizzata  e spesso degradata, ma anche in tutto il territorio a nord del II seno di Mare Piccolo. Qui si conserva, tranne che in alcuni punti purtroppo violentemente stravolti un paesaggio che è il risultato di Millenni di attività umana nel campo dell’agricoltura, della pesca e della pastorizia.
La maggior parte dello spazio fisico intorno al Mar Piccolo di Taranto e ricadente nella nostra area di interesse è definibile come paesaggio agrario: un paesaggio drasticamente  modificato dalle attività produttive agricole che si sono succedute dall’età neolitica sino ai nostri giorni. Ma, se da un lato le attività umane hanno stravolto nel volgere di alcuni millenni,  quello che doveva essere uno straordinario ambiente naturale, dall’altro lo hanno però impregnato di storia, di tradizioni, di segni, di valori, e anche di specie vegetali nuove, tanto che oggi possiamo senz’altro definirlo un paesaggio culturale.
Così,  oggi incontriamo, a ridosso delle sponde del Mar piccolo, il grano e la vite tanto a noi familiari, ma provenienti dall’Asia Minore; i campi dove vegetano, su file ordinate, possenti piante di  olivo e frondosi alberi di fico, provenienti dal Medio Oriente; e  il tabacco e il fico d’India disposti lungo il margine dei tratturi, e provenienti invece dall’America.  GIOCHIAMO a.... ...riconoscere piante e aspetti del paesaggio agrario
L’AMBIENTE La ricchezza biologica di questa parte di Puglia, come dell’intera regione, è dovuta anche alla sua particolare posizione geografica, che la pone come ponte di unione tra Oriente e Occidente.  Nel Miocene, il “ponte” funzionava così bene che consentì il diffondersi nella nostra regione di specie di origine balcanica.  Basti pensare ad alcune piante come il Fragno ( Quercus trojana)  o alla Vallonea ( Quercus macrolepis ), e al Colubro leopardino ( Elaphe situla)  e ad al Geco di Kotschi tra gli animali. Purtroppo, intorno al Mar Piccolo, l’ambiente naturale originario è stato quasi completamente stravolto.  Molti habitat e le specie che essi ospitavano sono scomparsi, sostituiti spesso da ambienti agricoli costituiti da specie introdotte .
L’AMBIENTE La costa orientale del II seno ha la maggiore valenza naturalistica rispetto a qualuque altra zona del Mar Piccolo. Qui una vegetazione originaria persiste in alcune associazioni floristiche alofile, cioè tipiche delle zone salmastre mediterranee, come le salicornie e i canneti. Ad arricchire la diversità della flora dell’area contribuiscono sensibilmente le sorgenti “litoranee” del Mar  Piccolo che sino a pochi decenni fa erano certamente più numerose e copiose.   Non mancano alcuni Isopodi e numerosi Coleotteri carnivori. Nei canali tra la Salicornia, è possibile osservare, talvolta, esemplari del variopinto pesciolino  Aphanius fasciatus.
L’AMBIENTE Nel corso d’acqua che proviene dalla sorgente Cervaro, sopravvive il granchio d’acqua dolce Potamon fluviatile.  Nei piccoli canneti intorno alla sorgente Cervaro o Galeso, nonostante lo stato di degrado e la fruizione impropria dei luoghi, (lavaggio auto etc.) riescono a nidificare le gallinelle d’acqua  (Gallinula chloropus ) e i tarabusini  (Ixobrychus minutus ), la cannaiola ( Acrocephalus scirpaceus),   e  l’usignolo di fiume ( Cettia cetti ).
L’AMBIENTE Nella  descrizione di Taranto fatta dal Gagliardo(1811), riferendosi a questa zona del Mar Piccolo, si legge: “nel delta del Rasca c’era il paradiso dei cacciatori. Tanto frequenti erano le oche, le anatre e altri volatili, che alimentavano un commercio notevole, e dei quali…. i cacciatori fanno gran macello tanto nella sera, quanto nell’ore di prima mattina, per lo che le piazze di Taranto sono nell’inverno abbondantemente provvedute…”
L’AMBIENTE La componente faunistica delle aree intorno al Mar Piccolo di Taranto risulta costituita  da 4 specie di anfibi, 12 specie di rettili, 141 di uccelli, di cui 29 nidificanti e sedentarie e  altre 18 migratrici e nidificanti.  I mammiferi sono presenti con 12 specie certe. Segnaliamo la passata presenza della Lontra europea, estinta a Taranto solo negli anni Sessanta del secolo scorso Particolare importanza ha, nello studio dell’ambiente, la presenza o la ricomparsa di alcune specie di uccelli, che funzionano come veri e propri indicatori ambientali. La mancanza di alcune specie o valori di densità significativamente differenti potranno poi permettere l’individuazione di eventuali elementi di degrado in corso.
L’AMBIENTE Mitili e pesci
GEOLOGIA Come per i dati ambientali, così anche dal punto di vista dell’analisi geologica  l'area in cui si apre il Mar Piccolo è caratterizzata da alcuni elementi geologici e morfologici che contraddistinguono l'intera fascia costiera ed il versante ionico delle Murge, nella parte settentrionale del Golfo di Taranto ad anfiteatro intorno al capoluogo, a cavallo fra quattro domini geologici molto differenti quanto a caratteristiche e a storia geologica e quindi a maturità del territorio.  In essa è possibile identificare l’Unità Fisiografica cui il Mar Piccolo fa parte: dalle vette delle Murge Martinesi, alla falda carsica profonda, al Mar Grande - e quindi a tutto il Golfo di Taranto -, i processi superficiali, sotterranei e marini tendono in qualche modo al bacino interno concorrendo in modo più o meno marcata a definirne gli equilibri.  I confini quindi non sono netti e marcati specie quelli sotterranei; lo studio completo della dinamica del Mar Piccolo richiederebbe l’estensione dei lavori ad aree marine e terrestri ben al di fuori del territorio compreso nel comune di Taranto.
GEOLOGIA Inquadramento Geologico Regionale Nella parte più interna del Golfo, il Mar Grande e il Mar Piccolo di Taranto occupano una posizione intermedia rispetto a quattro unità paesaggistico-strutturali: l'Altopiano delle Murge a nord-est, la Piana di Taranto a sud-est, il bacino marino del Golfo a sud-ovest, e la regione dei terrazzi marini quaternari della Basilicata a nord-ovest. Essi sono cioè al limite fra l'Avanfossa, la Fossa Bradanica, e l'Avampaese carbonatico apulo (Fig.1). Con questi due termini si indicano due regioni geologiche caratterizzate da precisa collocazione nel più ampio quadro di una catena montuosa in formazione.  La loro origine deriva dalle interazioni fra la placca eurasiatica e quella africana: si formarono così le Alpi e quindi gli Appennini.
GEOLOGIA Le unità geologiche più antiche fra quelle che affiorano nel tarantino (Carta 1; Fig. 3) sono costituite da sedimenti calcareo-dolomitici depostisi durante il Mesozoico, in  mari caldi ricchi di vita .  Essi, come recita la Carta Geologica d’Italia, sono costituiti da “… calcari compatti, talora ceroidi, biancastri e grigi con intercalati calcari dolomitici e dolomie compatti, nocciola o grigio scuri; la stratificazione è sempre distinta. I resti fossili sono talora abbondanti.  La parte osservabile in superficie è riferita alla unità del  Calcare di Altamura  che costituiscono una successione dello spessore complessivo nel sottosuolo di circa 6 km; insieme costituiscono il gruppo dei  Calcari delle Murge  che rappresenta l’ossatura di tutta la regione pugliese, poggiante direttamente sulla crosta continentale. Tale successione risulta sempre più o meno intensamente fratturata e interessata da fenomeni di dissoluzione carsica, e raccolgono le acque piovane che, filtrando nel sottosuolo, che alimentano le sorgenti carsiche del Galeso, di Riso, di Convento Vecchio – Battentieri, nonchè quelle sottomarine detti “  citri ”.
GEOLOGIA IL TIRRENIANO di Mare Piccolo E così anche a Taranto abbiamo avuto un Paradiso tropicale, e le sue tracce sono nelle rocce intorno a Mare Piccolo! Verso l’interno essa è delimitata da una serie di cordoni dunari ancora ben conservati riconoscibili fra Masseria San Pietro  e Le Lamie a N del Mar Piccolo. Essi permettono di riconoscere qui la linea di costa del mare che modellava una superficie oggi ancora molto ben conservata nonostante l’estensiva antropizzazione.  Tutto ciò accadeva tra 125 e 89 mila anni fa.   Ci pare qui opportuno sottolineare come il terrazzo marino Tirreniano rappresenti, tanto per estensione della forma quanto per ricchezza di esposizioni e ancora ricchezza di contenuti paleontologici, una ricchezza culturale di valore e rinomanza mondiale.  In quella circostanza organismi che oggi troviamo esclusivamente in mari tropicali (il già più volte citato  S. bubonius , la  Hyotissa hyotis  (L.), la  Cardita calyculata senegalensis  (Reeve), etc.) penetrarono nel Mediterraneo e lo colonizzarono.
GEOLOGIA Mare Piccolo come Geosito Un  geosito  è un’area o una località che rappresenta in modo esemplare eventi geologico- geomorfologici a scala regionale, la storia, lo sviluppo e i rapporti geologici, rivestendo la funzione di modelli per un’ampia fascia di territorio o addirittura a  livello globale. Un geosito è di importanza in base al contenuto scientifico e culturale, in relazione al paesaggio, all’educazione, alla ricreazione e, non ultimo, all’economia di una regione. Nell’intorno del Mar Piccolo, data la natura delle superfici e dei depositi qui presenti, la concentrazione dei siti di interesse geologico s.l. è elevata.  Il terrazzo marino tirreniano di Taranto, infatti, è per estensione, forma, ricchezza di esposizioni, ricchezza di reperti fossili, biostrutture e strutture sedimentarie, rapporti con altre forme del paesaggio di alto interesse scientifico per l’interpretazione e la comprensione a scala almeno regionale di un ben determinato periodo geologico: il Tirreniano, l’ultimo periodo caldo – l’ultimo interglaciale - della Terra e del Mediterraneo prima della fase glaciale wurmiana e dell’attuale fase di riscaldamento.
GEOLOGIA Mare Piccolo come Sito di Speciale Interesse Scientifico  La densità di siti significativi suggerisce che tutta l’area del Mar Piccolo, del terrazzo tirreniano, dalla Città Vecchia sino all’alto strutturale di San Giorgio ed alla Masseria di San Pietro, sia considerato un unico geosito. Altri geositi collegabili da istituzionalizzare sarebbero il sistema deltizio e il corso del Canale D’Aiedda – Leverano D’Aquino, l’alto strutturale di San Giorgio.  A questi luoghi devono essere collegati il fiume Galeso, Convento Vecchio – Battentieri e tutte le sorgenti sottomarine, lo stesso specchio acqueo del Mar Piccolo.  Perciò, il bacino di Mare Piccolo può essere anche definito  Sito di Speciale Interesse Scientifico (SSSI)  secondo i criteri definiti dall’’English Nature nel lontano 1940. Esso è dal punto di vista tecnico un’area con flora, fauna, caratteristiche geologiche s.l. e fisiografiche di interesse speciale. L’area del Mar Piccolo risponderebbe a tutti i requisiti adottati dall’organismo inglese per definire un SSSI  .
ARCHEOLOGIA E STORIA TEST DI VERIFICA COME IDENTIFICARE I CONTESTI ARCHEOLOGICI ATTENTI AI TOMBAROLI PERCHÉ: REPERTORIO DELLE FORME CERAMICHE CARATTERISTICHE DELLE DIVERSE CERAMICHE
ARCHEOLOGIA E STORIA – le origini   Per le epoche più antiche della presenza umana nel territorio, noi non abbiamo tracce di frequentazione paleolitica, che sono però abbastanza frequenti a partire dal salto di quota delle Murge Martinesi, mentre abbiamo numerose attestazioni nell’area del secondo seno di Mare Piccolo a partire dal Neolitico anticoe nelle fasi recenziori, rinvenute in loc. Sant’Andrea,  le Lamie, Palombara. Si può notare come i nuclei insediativi siano attualmente ad una certa distanza dal mare, che evidentemente poteva essere più ampio rispetto ad oggi, e con una costa tendente all’impaludamento. Il territorio circostante il primo seno sembra essere meno ricco di rinvenimenti, probabilmente per l’aspetto paludoso della valle del Galeso. Frammento in ceramica databile al  Neolitico Antico dal territorio
ARCHEOLOGIA E STORIA – Le età dei metalli   Anche nella successiva età del Bronzo le aree in questione mostrano una discreta presenza di insediamenti di piccole dimensioni, ma dai quali provengono anche materiali d’importazione egea e micenea. Non si notano tuttavia abitati di grandi dimensioni, pari a quelli riscontrabili sulla litoranea salentina (Saturo /Porto Perone, Torre Castelluccia), a parte, forse, un insediamento recentemente identificato in loc. Le Corti /Aiedda, non ancora indagato scientificamente.
ARCHEOLOGIA E STORIA – la colonizzazione greca   Con la fondazione della  apoikìa  laconica di Taranto, tutta l’area interessata ricadde nella  chora , vale a dire in quell’are di terreno usata dai Greci per l’agricoltura ed il pascolo. Chora  era verosimilmente tutta l’area orientale intorno al secondo seno di Mare Piccolo (oltre le mura) e tutta la costa  settentrionale.  Si trattava di un territorio dai confini non netti, anzi quanto mai oscillanti, che comunque dovevano comprendere tutto il bacino di Mare Piccolo e le sue immediate adiacenze, sino al Monte Belvedere fra San Giorgio e Roccaforzata,  Masseria Vicentino in territorio di Grottaglie, le colline a nord, Lamastuola in comune di Crispiano,  Mottola, Passo di Giacobbe nel comune di Ginosa e il corso del Bradano che segnava il limite con Metaponto. In età greca nel territorio a nord di Mare Piccolo vi era certamente un pullulare di piccolo e medie fattorie (attestate dai rinvenimenti di piccole necropoli) ed anche di insediamenti di maggiori dimensioni, come quelli sopra le colline di Aiedda/Le Lamie sopra Monteiasi.
ARCHEOLOGIA E STORIA – la colonizzazione greca  - i luoghi di culto   Come nelle moderne masserie, questi insediamenti avevano il proprio luogo di culto, che noi riusciamo ad identificare grazie al ritrovamento di statuette in terracotta con il tipo di Artemis Bendis, la dea cacciatrice che in quanto tale attestava e proteggeva la fertilità del luogo. Un esempio del genere è dato dalla località Battendieri, dove il Gagliardo situa un “tempio di Diana”, identificato grazie al rinvenimento di queste terracotte votive,  ma statuette del genere vengono un po’ da tutto il bacino di Mare Piccolo. Questi insediamenti hanno un apice nei IV secolo a.C. per poi scomparire fra la fine del II e il I secolo a.C.
ARCHEOLOGIA E STORIA – la colonizzazione greca   Un percorso antico, un probabile tratturo ricalcato poi in epoca greca, univa i centri lungo la costa di Mare Piccolo, mentre la strada vicinale Solito usciva dalla città, forse proprio quella porta Temenide citata da Polibio. Nel territorio del quartiere  Paolo VI è infatti possibile riconoscere ancora i tratti della viabilità antica della chora a nord della polis, uniti a tracce di divisione agraria del territorio risalente ad età romana e medievale.
ARCHEOLOGIA E STORIA – la colonizzazione greca   Nell’area compresa fra San Pietro Marrese e le Lamie, inoltre, sono state rinvenute della cave per l’estrazione della pietra colmate fra il IV e il III secolo a.C., che richiamano, per tipo di materiale e per le dimensioni, i blocchi posti tuttora in opera nella cinta difensiva orientale della città.
ARCHEOLOGIA E STORIA – la romanizzazione   In età romana parte del territorio ad oriente della città viene assegnato a veterani, con la via Appia usata come decumano massimo.  In età imperiale e sino al VI secolo d.C. nel territorio si afferma il latifondo, dominato probabilmente da grandi famiglie senatorie; abbiamo tracce di ville romane presso la Masseria Santa Teresa,  Buffoluto, Nasisi, San Pietro Marrese,  Le Lamie, Masseria Cimino. Resti di una villa di età imperiale romana sulla SP Circummarpiccolo
ARCHEOLOGIA E STORIA – L’Altomedioevo Il VI secolo deve, con la lunga guerra greco gotica, avere sancito il passaggio dall’assetto antico del territorio a quello altomedievale; tutte le ville sembrano essere state abbandonate negli anni centrali del secolo, mentre l’insediamento si sposta dalla costa di Mare Piccolo più verso l’interno, sfruttando anche le piccole lame presenti. Nell’area di san Pietro Marrese, per esempio, alla villa romana sulla costa succede un sito interno che viene ulteriormente spostato a nord sino alla fondazione nel X secolo, del monastero.  Questa dinamica sembra essere tipica del territorio ionico. Il paesaggio in età bizantina doveva essere caratterizzato da villaggi aperti, privi di fortificazioni, e da abitati rupestri, collegati da percorsi viarii a raggiera.
ARCHEOLOGIA E STORIA –  I Grandi Monasteri   I maggiori proprietari terrieri iniziano però ad essere i grandi proprietari, ed una serie di funzionari e notabili legati alla Curia. Fra i monasteri, il più potente era certo il monastero di San Pietro Imperiale, identificabile nella medievale  chiesa di san Domenico. Ancora oggi abbiamo una serie di chiese rurali e di santuari che ricalcano luoghi di più antica frequentazione e che a loro volta hanno organizzato il territorio: Santa Maria del Galeso (1169), San Pietro Marrese (1126), Battendieri (1597).
COME IDENTIFICARE I CONTESTI ARCHEOLOGICI   Può sembrare strano, ma camminando nei campi e trovando frammenti di ceramica, resti di muri, buche circolari per i pali di legno, monete (se siete fortunati!) si può capire in  quale epoca  e con quali  funzioni   l’area è stata frequentata. Se trovate delle Lastre di carparo, delle fosse o dei piccoli resti di tempietto, dei frammenti di ceramica decorata, anche appartenenti a grandi vasi come i crateri,  è molto probabile che siate in un’area di  necropoli  (il cimitero degli antichi).   Se invece vi trovate in un luogo nel quale sono abbondanti le macine, i pezzi di muro, i pesi da telaio, e molta ceramica non decorata e magari anche qualche moneta, allora siete nel luogo di un villaggio, di una piccola fattoria o di una villa romana.   Se infine trovate frammenti di statuette, resti  di colonne e grandi blocchi potreste aver trovato un luogo sacro.  Complimenti!
Attenti ai tombaroli perché:       Deturpano il paesaggio      Portano all’estero i nostri tesori archeologici      Ci privano del nostro passato            (ora scrivete voi) ……………………………………       …………………………………… ……………………………………
Planimetria del quartiere
NUMERI UTILI In caso di: Per segnalare rinvenimenti archeologici fortuiti o scavi clandestini Se vedete atti vandalici contro la natura, la flora e la fauna discariche abusive o attentati all’ambiente 118 Emergenza medica 113 Incidente d’auto 115 VIGILI DEL FUOCO incendio
Per ogni eventualità Riflessioni o suggerimenti da inviare a: Istituto Comprensivo “L. Pirandello”  Oppure al sito  www. taranto - beniculturali . it Monumenti, musei, aree archeologiche e naturalistiche Istituzioni di Ricerca presenti nel territorio

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Conosci Mare Piccolo

  • 2. piccolo quaderno per aiutarmi a conoscere
  • 3. i l Di Taranto
  • 4. Premessa Se potessimo dall’alto osservare l’area di Taranto, vedremmo molto bene come Mare Piccolo ne costituisca il centro geografico, funzionale, ma anche urbanistico. E’ quasi una sorta di ombelico della città! Possiamo addirittura dire che senza Mare Piccolo forse non ci sarebbe stata Taranto, e non ci sarebbero stati i suoi grandi momenti di splendore e, purtroppo, anche di recente degrado. La presenza del mare interno ha condizionato infatti l’insediamento preistorico e protostorico, lo sviluppo urbanistico della città greca e romana, e ha determinato la realizzazione dell’arsenale militare alla fine del XIX secolo e del conseguente Borgo .
  • 5. Nello stesso modo, l’anfiteatro naturale che converge in Mare Piccolo ha determinato specifiche vocazioni ambientali e produttive per cui la città era celebre già nell’ antichità , come la mitilicultura e la piscicoltura, la lavorazione delle stoffe di lana e di bisso, la loro tintura con la porpora. Il rapporto di noi Tarantini con questo Mare però non è molto facile, e non c’è un amore esplicito: il mare piccolo è visto come luogo produttivo talvolta, spesso come serbatoio d’acqua o ricettacolo di ogni rifiuto, mai come habitat come ecosistema davvero eccezionale. Ed invece di questo si tratta. Alcuni quartieri, come anche Paolo VI, Tre Carrare, Solito Corvisea, pur essendo bagnati da Mare Piccolo non ne percepiscono il rapporto con il proprio territorio.
  • 6. Un quartiere non è fatto però solo di paesaggi e territorio: è fatto prima di tutto da persone, con le loro storie e con le proprie esigenze. Nell’ambito del programma Terra è stata svolta una indagine sociologica che ha, alla fine del lavoro, redatto una Carta dei Bisogni , insieme alla progettazione di scenari diversi e più qualificanti per il territorio stesso. In conseguenza di tali esigenze, a distanza di alcuni anni, si stanno avviando processi di qualificazione urbana e sociale del quartiere ad opera delle istituzioni che vi operano costantemente…
  • 7.
  • 8. IO, IL MIO QUARTIERE E MARE PICCOLO Scriviamo… Cinque pensieri dedicati a Mare Piccolo 1…………………………………………………………………………….. 2…………………………………………………………………………….. 3…………………………………………………………………………….. 4…………………………………………………………………………….. 5……………………………………………………………………………..
  • 9. Questo opuscolo che vi perviene in supporto digitale non vuole essere un libro di pura contemplazione o lettura: vuole al contrario essere come uno di quei taccuini che gli esploratori e i naturalisti dei secoli scorsi usavano per annotar tutto quello che gli capitava di osservare, dalla grande rarità zoologica alle vicende quotidiane. E’ quindi uno strumento di lavoro, pensato per Mare Piccolo e il territorio del quartiere Paolo VI e realizzato grazie all’impegno della Circoscrizione e dell’Istituto Comprensivo “L. Pirandello”, ma esportabile come filosofia e metodo operativo anche negli altri quartieri della città.
  • 10. L’ ispirazione e l’impostazione di questo lavoro nasce dall’esperienza del Programma Terra – progetto Posidonia , realizzato dal Comune di Taranto in collaborazione con altri Enti locali italiani ed europei e la Unione Europea: senza il progetto Posidonia sarebbe stato impossibile concepire un lavoro del genere. Nello stesso tempo, molti dei temi esposti dipendono dai contributi dell’atelier di esperti del Posidonia, tra i quali: Vittorio Giacoia (Naturalista), Giovanni Fanelli (Biologo Marino), Bruno Filippo Lapadula (Architetto del Paesaggio), Giuseppe Mastronuzzi (Geologo), Fernanda Pucillo (Sociologa), Gianfranco Tonti (Ingegnere del territorio) e di quello del Direttore tecnico del progetto stesso, l’Arch. Mario Francesco Romandini. A loro va il mio ringraziamento e la mia amicizia.
  • 11. IL QUARTIERE PAOLO VI Superficie ha 5505 Affaccio costiero m. 12.315 Popolazione 17.121 abitanti COSA NON CI PIACE Il quartiere Paolo VI,sorto negli anni sessanta per accogliere le famiglie degli operai delle vicine acciaierie Italsider, è cresciuto in maniera disordinata senza corrispondere alle attese dei propri abitanti e dei progettisti. Gli abitanti lamentano tra l’altro la mancanza di luoghi di aggregazione: siano essi piazze, spazi aperti con verde attrezzato o centri di ritrovo sociali . Da: F. PUCILLO, Relazione al progetto Posidonia
  • 12. IL QUARTIERE PAOLO VI Superficie ha 5505 Affaccio costiero m. 12.315 Popolazione 17.121 abitanti COSA VOGLIAMO I residenti lamentano la mancanza di luoghi di aggregazione: siano essi piazze, spazi aperti con verde attrezzato o centri di ritrovo sociali. Tale carenza comporta soprattutto la difficoltà di relazionarsi tra loro, di creare canali di comunicazione con l’esterno. L’analisi dei luoghi ha evidenziato molteplici potenzialità, sia a livello architettonico che urbanistico, ma non pienamente espresse. Da: F. PUCILLO, Relazione al progetto Posidonia
  • 13. Indice IL PAESAGGIO    Il PAESAGGIO AGRARIO AMBIENTE GEOLOGIA    ARCHEOLOGIA E STORIA
  • 14. MAR PICCOLO DESCRIZIONE GENERALE Il Mar Piccolo è il secondo braccio di mare che costituisce la parte più interna del golfo di Taranto. E’è incassato nell’entroterra e comunica con il Mar Grande tramite il canale di Porta Napoli e il Canale Navigabile. Consta di due Seni, assimilabili per forma ad un ellisse: il primo, quello più esterno, con asse maggiore di circa 4 km in direzione NE-SW; il secondo, con asse maggiore di circa 5 km in direzione degradata verso NE rispetto al primo. Il volume d’acqua, valutabile in circa 200  10 6 mc, interessa una superficie di 2176 ettari, di cui 900 occupano il I seno e 1276 ettari il secondo seno. La profondità di questo bacino misura il massimo livello di 13 m nel primo Seno, e non più di 10 m nel secondo Seno. Le coste si presentano basse e uniformi. Esse sono costituite prevalentemente da argille. Le spiagge sabbiose, sono molto ridotte. Infatti, lungo la costa settentrionale del I° seno, la riva è piuttosto scogliosa, mentre nella parte più orientale del II seno si ha una zona più ampia di sabbia e melma. Qui, nei pressi di Palude La Vela-Taddeo vi sono sabbioni a detrito conchigliare, in corrispondenza di tratti di costa in cui si versavano e in parte si versano alcuni corsi d’acqua. Punti di maggiore altitudine lungo la costa sono le località Punta Penna, il Fronte, la parte meridionale del I seno ed il tratto di via "Mar Piccolo".Nella parte settentrionale di entrambi i seni, su aree alquanto limitate, si aprono sul fondo gli ostii di sorgenti sottomarine, localmente chiamate “citri”. Fra questi, i più importanti sono, il “Galeso” ed il “Citrello” nel I Seno ed il “Copre”, il Mascione e il citro Trionte nel II Seno. Oltre i citri che sembrano essere in tutto una trentina, esistono rivi superficiali di acque perenni quali il “Galeso”, che si versa nel I Seno ed il “Cervaro” e il Canale D’Aiedda che si versano nel II Seno. Tali corsi d’acqua interessano esclusivamente il versante nord- orientale e orientale di entrambi i seni, e insieme ai citri, testimoniano la stretta connessione idrografica sotterranea con le Murge sud orientali.
  • 15.
  • 16.
  • 17. PERCHÉ IL PAESAGGIO È UN BENE CULTURALE? Perché nelle aree di antica presenza umana (parliamo almeno del VI millennio a.C.) l’uomo è intervenuto modificando l’aspetto naturale di un territorio creando un paesaggio antropizzato caratterizzato da particolari strutture abitative e produttive (le ville romane, le masserie), luoghi di culto (templi, chiese), strade e particolari divisioni dei campi che rispettano le unità di misura antiche e che sopravvivono ancora oggi. L’uomo inoltre ha importato piante da luoghi lontani e ha bonificato le aree paludose. Nello studio del paesaggio si uniscono le competenze dei naturalisti, degli archeologi e degli urbanisti per cercare di inserire l’uomo e le sue attività nell’ambiente che lo circonda
  • 18. Forse non lo sapete, ma la stessa Comunità europea nella direttiva 94/43/ CEE "Habitat" ha riconosciuto il Mar Piccolo sito di interesse comunitario (S.I.C.) data la sua rilevanza dal punto di vista ambientale e faunistico. Il territorio del quartiere Paolo VI non consiste solo nella parte più urbanizzata e spesso degradata, ma anche in tutto il territorio a nord del II seno di Mare Piccolo. Qui si conserva, tranne che in alcuni punti purtroppo violentemente stravolti un paesaggio che è il risultato di Millenni di attività umana nel campo dell’agricoltura, della pesca e della pastorizia.
  • 19. La maggior parte dello spazio fisico intorno al Mar Piccolo di Taranto e ricadente nella nostra area di interesse è definibile come paesaggio agrario: un paesaggio drasticamente modificato dalle attività produttive agricole che si sono succedute dall’età neolitica sino ai nostri giorni. Ma, se da un lato le attività umane hanno stravolto nel volgere di alcuni millenni, quello che doveva essere uno straordinario ambiente naturale, dall’altro lo hanno però impregnato di storia, di tradizioni, di segni, di valori, e anche di specie vegetali nuove, tanto che oggi possiamo senz’altro definirlo un paesaggio culturale.
  • 20. Così, oggi incontriamo, a ridosso delle sponde del Mar piccolo, il grano e la vite tanto a noi familiari, ma provenienti dall’Asia Minore; i campi dove vegetano, su file ordinate, possenti piante di olivo e frondosi alberi di fico, provenienti dal Medio Oriente; e il tabacco e il fico d’India disposti lungo il margine dei tratturi, e provenienti invece dall’America. GIOCHIAMO a.... ...riconoscere piante e aspetti del paesaggio agrario
  • 21. L’AMBIENTE La ricchezza biologica di questa parte di Puglia, come dell’intera regione, è dovuta anche alla sua particolare posizione geografica, che la pone come ponte di unione tra Oriente e Occidente. Nel Miocene, il “ponte” funzionava così bene che consentì il diffondersi nella nostra regione di specie di origine balcanica. Basti pensare ad alcune piante come il Fragno ( Quercus trojana) o alla Vallonea ( Quercus macrolepis ), e al Colubro leopardino ( Elaphe situla) e ad al Geco di Kotschi tra gli animali. Purtroppo, intorno al Mar Piccolo, l’ambiente naturale originario è stato quasi completamente stravolto. Molti habitat e le specie che essi ospitavano sono scomparsi, sostituiti spesso da ambienti agricoli costituiti da specie introdotte .
  • 22. L’AMBIENTE La costa orientale del II seno ha la maggiore valenza naturalistica rispetto a qualuque altra zona del Mar Piccolo. Qui una vegetazione originaria persiste in alcune associazioni floristiche alofile, cioè tipiche delle zone salmastre mediterranee, come le salicornie e i canneti. Ad arricchire la diversità della flora dell’area contribuiscono sensibilmente le sorgenti “litoranee” del Mar Piccolo che sino a pochi decenni fa erano certamente più numerose e copiose.   Non mancano alcuni Isopodi e numerosi Coleotteri carnivori. Nei canali tra la Salicornia, è possibile osservare, talvolta, esemplari del variopinto pesciolino Aphanius fasciatus.
  • 23. L’AMBIENTE Nel corso d’acqua che proviene dalla sorgente Cervaro, sopravvive il granchio d’acqua dolce Potamon fluviatile. Nei piccoli canneti intorno alla sorgente Cervaro o Galeso, nonostante lo stato di degrado e la fruizione impropria dei luoghi, (lavaggio auto etc.) riescono a nidificare le gallinelle d’acqua (Gallinula chloropus ) e i tarabusini (Ixobrychus minutus ), la cannaiola ( Acrocephalus scirpaceus), e l’usignolo di fiume ( Cettia cetti ).
  • 24. L’AMBIENTE Nella descrizione di Taranto fatta dal Gagliardo(1811), riferendosi a questa zona del Mar Piccolo, si legge: “nel delta del Rasca c’era il paradiso dei cacciatori. Tanto frequenti erano le oche, le anatre e altri volatili, che alimentavano un commercio notevole, e dei quali…. i cacciatori fanno gran macello tanto nella sera, quanto nell’ore di prima mattina, per lo che le piazze di Taranto sono nell’inverno abbondantemente provvedute…”
  • 25. L’AMBIENTE La componente faunistica delle aree intorno al Mar Piccolo di Taranto risulta costituita da 4 specie di anfibi, 12 specie di rettili, 141 di uccelli, di cui 29 nidificanti e sedentarie e altre 18 migratrici e nidificanti. I mammiferi sono presenti con 12 specie certe. Segnaliamo la passata presenza della Lontra europea, estinta a Taranto solo negli anni Sessanta del secolo scorso Particolare importanza ha, nello studio dell’ambiente, la presenza o la ricomparsa di alcune specie di uccelli, che funzionano come veri e propri indicatori ambientali. La mancanza di alcune specie o valori di densità significativamente differenti potranno poi permettere l’individuazione di eventuali elementi di degrado in corso.
  • 27. GEOLOGIA Come per i dati ambientali, così anche dal punto di vista dell’analisi geologica l'area in cui si apre il Mar Piccolo è caratterizzata da alcuni elementi geologici e morfologici che contraddistinguono l'intera fascia costiera ed il versante ionico delle Murge, nella parte settentrionale del Golfo di Taranto ad anfiteatro intorno al capoluogo, a cavallo fra quattro domini geologici molto differenti quanto a caratteristiche e a storia geologica e quindi a maturità del territorio. In essa è possibile identificare l’Unità Fisiografica cui il Mar Piccolo fa parte: dalle vette delle Murge Martinesi, alla falda carsica profonda, al Mar Grande - e quindi a tutto il Golfo di Taranto -, i processi superficiali, sotterranei e marini tendono in qualche modo al bacino interno concorrendo in modo più o meno marcata a definirne gli equilibri. I confini quindi non sono netti e marcati specie quelli sotterranei; lo studio completo della dinamica del Mar Piccolo richiederebbe l’estensione dei lavori ad aree marine e terrestri ben al di fuori del territorio compreso nel comune di Taranto.
  • 28. GEOLOGIA Inquadramento Geologico Regionale Nella parte più interna del Golfo, il Mar Grande e il Mar Piccolo di Taranto occupano una posizione intermedia rispetto a quattro unità paesaggistico-strutturali: l'Altopiano delle Murge a nord-est, la Piana di Taranto a sud-est, il bacino marino del Golfo a sud-ovest, e la regione dei terrazzi marini quaternari della Basilicata a nord-ovest. Essi sono cioè al limite fra l'Avanfossa, la Fossa Bradanica, e l'Avampaese carbonatico apulo (Fig.1). Con questi due termini si indicano due regioni geologiche caratterizzate da precisa collocazione nel più ampio quadro di una catena montuosa in formazione. La loro origine deriva dalle interazioni fra la placca eurasiatica e quella africana: si formarono così le Alpi e quindi gli Appennini.
  • 29. GEOLOGIA Le unità geologiche più antiche fra quelle che affiorano nel tarantino (Carta 1; Fig. 3) sono costituite da sedimenti calcareo-dolomitici depostisi durante il Mesozoico, in mari caldi ricchi di vita . Essi, come recita la Carta Geologica d’Italia, sono costituiti da “… calcari compatti, talora ceroidi, biancastri e grigi con intercalati calcari dolomitici e dolomie compatti, nocciola o grigio scuri; la stratificazione è sempre distinta. I resti fossili sono talora abbondanti. La parte osservabile in superficie è riferita alla unità del Calcare di Altamura che costituiscono una successione dello spessore complessivo nel sottosuolo di circa 6 km; insieme costituiscono il gruppo dei Calcari delle Murge che rappresenta l’ossatura di tutta la regione pugliese, poggiante direttamente sulla crosta continentale. Tale successione risulta sempre più o meno intensamente fratturata e interessata da fenomeni di dissoluzione carsica, e raccolgono le acque piovane che, filtrando nel sottosuolo, che alimentano le sorgenti carsiche del Galeso, di Riso, di Convento Vecchio – Battentieri, nonchè quelle sottomarine detti “ citri ”.
  • 30. GEOLOGIA IL TIRRENIANO di Mare Piccolo E così anche a Taranto abbiamo avuto un Paradiso tropicale, e le sue tracce sono nelle rocce intorno a Mare Piccolo! Verso l’interno essa è delimitata da una serie di cordoni dunari ancora ben conservati riconoscibili fra Masseria San Pietro e Le Lamie a N del Mar Piccolo. Essi permettono di riconoscere qui la linea di costa del mare che modellava una superficie oggi ancora molto ben conservata nonostante l’estensiva antropizzazione. Tutto ciò accadeva tra 125 e 89 mila anni fa. Ci pare qui opportuno sottolineare come il terrazzo marino Tirreniano rappresenti, tanto per estensione della forma quanto per ricchezza di esposizioni e ancora ricchezza di contenuti paleontologici, una ricchezza culturale di valore e rinomanza mondiale. In quella circostanza organismi che oggi troviamo esclusivamente in mari tropicali (il già più volte citato S. bubonius , la Hyotissa hyotis (L.), la Cardita calyculata senegalensis (Reeve), etc.) penetrarono nel Mediterraneo e lo colonizzarono.
  • 31. GEOLOGIA Mare Piccolo come Geosito Un geosito è un’area o una località che rappresenta in modo esemplare eventi geologico- geomorfologici a scala regionale, la storia, lo sviluppo e i rapporti geologici, rivestendo la funzione di modelli per un’ampia fascia di territorio o addirittura a livello globale. Un geosito è di importanza in base al contenuto scientifico e culturale, in relazione al paesaggio, all’educazione, alla ricreazione e, non ultimo, all’economia di una regione. Nell’intorno del Mar Piccolo, data la natura delle superfici e dei depositi qui presenti, la concentrazione dei siti di interesse geologico s.l. è elevata. Il terrazzo marino tirreniano di Taranto, infatti, è per estensione, forma, ricchezza di esposizioni, ricchezza di reperti fossili, biostrutture e strutture sedimentarie, rapporti con altre forme del paesaggio di alto interesse scientifico per l’interpretazione e la comprensione a scala almeno regionale di un ben determinato periodo geologico: il Tirreniano, l’ultimo periodo caldo – l’ultimo interglaciale - della Terra e del Mediterraneo prima della fase glaciale wurmiana e dell’attuale fase di riscaldamento.
  • 32. GEOLOGIA Mare Piccolo come Sito di Speciale Interesse Scientifico La densità di siti significativi suggerisce che tutta l’area del Mar Piccolo, del terrazzo tirreniano, dalla Città Vecchia sino all’alto strutturale di San Giorgio ed alla Masseria di San Pietro, sia considerato un unico geosito. Altri geositi collegabili da istituzionalizzare sarebbero il sistema deltizio e il corso del Canale D’Aiedda – Leverano D’Aquino, l’alto strutturale di San Giorgio. A questi luoghi devono essere collegati il fiume Galeso, Convento Vecchio – Battentieri e tutte le sorgenti sottomarine, lo stesso specchio acqueo del Mar Piccolo. Perciò, il bacino di Mare Piccolo può essere anche definito Sito di Speciale Interesse Scientifico (SSSI) secondo i criteri definiti dall’’English Nature nel lontano 1940. Esso è dal punto di vista tecnico un’area con flora, fauna, caratteristiche geologiche s.l. e fisiografiche di interesse speciale. L’area del Mar Piccolo risponderebbe a tutti i requisiti adottati dall’organismo inglese per definire un SSSI .
  • 33. ARCHEOLOGIA E STORIA TEST DI VERIFICA COME IDENTIFICARE I CONTESTI ARCHEOLOGICI ATTENTI AI TOMBAROLI PERCHÉ: REPERTORIO DELLE FORME CERAMICHE CARATTERISTICHE DELLE DIVERSE CERAMICHE
  • 34. ARCHEOLOGIA E STORIA – le origini   Per le epoche più antiche della presenza umana nel territorio, noi non abbiamo tracce di frequentazione paleolitica, che sono però abbastanza frequenti a partire dal salto di quota delle Murge Martinesi, mentre abbiamo numerose attestazioni nell’area del secondo seno di Mare Piccolo a partire dal Neolitico anticoe nelle fasi recenziori, rinvenute in loc. Sant’Andrea, le Lamie, Palombara. Si può notare come i nuclei insediativi siano attualmente ad una certa distanza dal mare, che evidentemente poteva essere più ampio rispetto ad oggi, e con una costa tendente all’impaludamento. Il territorio circostante il primo seno sembra essere meno ricco di rinvenimenti, probabilmente per l’aspetto paludoso della valle del Galeso. Frammento in ceramica databile al Neolitico Antico dal territorio
  • 35. ARCHEOLOGIA E STORIA – Le età dei metalli   Anche nella successiva età del Bronzo le aree in questione mostrano una discreta presenza di insediamenti di piccole dimensioni, ma dai quali provengono anche materiali d’importazione egea e micenea. Non si notano tuttavia abitati di grandi dimensioni, pari a quelli riscontrabili sulla litoranea salentina (Saturo /Porto Perone, Torre Castelluccia), a parte, forse, un insediamento recentemente identificato in loc. Le Corti /Aiedda, non ancora indagato scientificamente.
  • 36. ARCHEOLOGIA E STORIA – la colonizzazione greca   Con la fondazione della apoikìa laconica di Taranto, tutta l’area interessata ricadde nella chora , vale a dire in quell’are di terreno usata dai Greci per l’agricoltura ed il pascolo. Chora era verosimilmente tutta l’area orientale intorno al secondo seno di Mare Piccolo (oltre le mura) e tutta la costa settentrionale. Si trattava di un territorio dai confini non netti, anzi quanto mai oscillanti, che comunque dovevano comprendere tutto il bacino di Mare Piccolo e le sue immediate adiacenze, sino al Monte Belvedere fra San Giorgio e Roccaforzata, Masseria Vicentino in territorio di Grottaglie, le colline a nord, Lamastuola in comune di Crispiano, Mottola, Passo di Giacobbe nel comune di Ginosa e il corso del Bradano che segnava il limite con Metaponto. In età greca nel territorio a nord di Mare Piccolo vi era certamente un pullulare di piccolo e medie fattorie (attestate dai rinvenimenti di piccole necropoli) ed anche di insediamenti di maggiori dimensioni, come quelli sopra le colline di Aiedda/Le Lamie sopra Monteiasi.
  • 37. ARCHEOLOGIA E STORIA – la colonizzazione greca - i luoghi di culto   Come nelle moderne masserie, questi insediamenti avevano il proprio luogo di culto, che noi riusciamo ad identificare grazie al ritrovamento di statuette in terracotta con il tipo di Artemis Bendis, la dea cacciatrice che in quanto tale attestava e proteggeva la fertilità del luogo. Un esempio del genere è dato dalla località Battendieri, dove il Gagliardo situa un “tempio di Diana”, identificato grazie al rinvenimento di queste terracotte votive, ma statuette del genere vengono un po’ da tutto il bacino di Mare Piccolo. Questi insediamenti hanno un apice nei IV secolo a.C. per poi scomparire fra la fine del II e il I secolo a.C.
  • 38. ARCHEOLOGIA E STORIA – la colonizzazione greca   Un percorso antico, un probabile tratturo ricalcato poi in epoca greca, univa i centri lungo la costa di Mare Piccolo, mentre la strada vicinale Solito usciva dalla città, forse proprio quella porta Temenide citata da Polibio. Nel territorio del quartiere Paolo VI è infatti possibile riconoscere ancora i tratti della viabilità antica della chora a nord della polis, uniti a tracce di divisione agraria del territorio risalente ad età romana e medievale.
  • 39. ARCHEOLOGIA E STORIA – la colonizzazione greca   Nell’area compresa fra San Pietro Marrese e le Lamie, inoltre, sono state rinvenute della cave per l’estrazione della pietra colmate fra il IV e il III secolo a.C., che richiamano, per tipo di materiale e per le dimensioni, i blocchi posti tuttora in opera nella cinta difensiva orientale della città.
  • 40. ARCHEOLOGIA E STORIA – la romanizzazione   In età romana parte del territorio ad oriente della città viene assegnato a veterani, con la via Appia usata come decumano massimo. In età imperiale e sino al VI secolo d.C. nel territorio si afferma il latifondo, dominato probabilmente da grandi famiglie senatorie; abbiamo tracce di ville romane presso la Masseria Santa Teresa, Buffoluto, Nasisi, San Pietro Marrese, Le Lamie, Masseria Cimino. Resti di una villa di età imperiale romana sulla SP Circummarpiccolo
  • 41. ARCHEOLOGIA E STORIA – L’Altomedioevo Il VI secolo deve, con la lunga guerra greco gotica, avere sancito il passaggio dall’assetto antico del territorio a quello altomedievale; tutte le ville sembrano essere state abbandonate negli anni centrali del secolo, mentre l’insediamento si sposta dalla costa di Mare Piccolo più verso l’interno, sfruttando anche le piccole lame presenti. Nell’area di san Pietro Marrese, per esempio, alla villa romana sulla costa succede un sito interno che viene ulteriormente spostato a nord sino alla fondazione nel X secolo, del monastero. Questa dinamica sembra essere tipica del territorio ionico. Il paesaggio in età bizantina doveva essere caratterizzato da villaggi aperti, privi di fortificazioni, e da abitati rupestri, collegati da percorsi viarii a raggiera.
  • 42. ARCHEOLOGIA E STORIA – I Grandi Monasteri   I maggiori proprietari terrieri iniziano però ad essere i grandi proprietari, ed una serie di funzionari e notabili legati alla Curia. Fra i monasteri, il più potente era certo il monastero di San Pietro Imperiale, identificabile nella medievale chiesa di san Domenico. Ancora oggi abbiamo una serie di chiese rurali e di santuari che ricalcano luoghi di più antica frequentazione e che a loro volta hanno organizzato il territorio: Santa Maria del Galeso (1169), San Pietro Marrese (1126), Battendieri (1597).
  • 43. COME IDENTIFICARE I CONTESTI ARCHEOLOGICI   Può sembrare strano, ma camminando nei campi e trovando frammenti di ceramica, resti di muri, buche circolari per i pali di legno, monete (se siete fortunati!) si può capire in quale epoca e con quali funzioni l’area è stata frequentata. Se trovate delle Lastre di carparo, delle fosse o dei piccoli resti di tempietto, dei frammenti di ceramica decorata, anche appartenenti a grandi vasi come i crateri, è molto probabile che siate in un’area di necropoli (il cimitero degli antichi).   Se invece vi trovate in un luogo nel quale sono abbondanti le macine, i pezzi di muro, i pesi da telaio, e molta ceramica non decorata e magari anche qualche moneta, allora siete nel luogo di un villaggio, di una piccola fattoria o di una villa romana.   Se infine trovate frammenti di statuette, resti di colonne e grandi blocchi potreste aver trovato un luogo sacro. Complimenti!
  • 44. Attenti ai tombaroli perché:       Deturpano il paesaggio      Portano all’estero i nostri tesori archeologici      Ci privano del nostro passato           (ora scrivete voi) ……………………………………       …………………………………… ……………………………………
  • 46. NUMERI UTILI In caso di: Per segnalare rinvenimenti archeologici fortuiti o scavi clandestini Se vedete atti vandalici contro la natura, la flora e la fauna discariche abusive o attentati all’ambiente 118 Emergenza medica 113 Incidente d’auto 115 VIGILI DEL FUOCO incendio
  • 47. Per ogni eventualità Riflessioni o suggerimenti da inviare a: Istituto Comprensivo “L. Pirandello” Oppure al sito www. taranto - beniculturali . it Monumenti, musei, aree archeologiche e naturalistiche Istituzioni di Ricerca presenti nel territorio