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La diversificazione delle tipologie dei servizi
La diversificazione dei soggetti titolari e gestori
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Le disparità territoriali e le liste di attesa domanda / offerta
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Di questi elementi occorre tenere conto anche quando pensiamo al ruolo di supporto che i servizi offrono alle famiglie. Infatti, questo importante aspetto non deve far dimenticare quali sono le condizioni necessarie per dare benessere ai bambini; cioè, come si diceva, la  stabilità   dei contesti fisici e relazionali progettati e realizzati nei servizi, la  regolarità   della loro frequenza da parte dei bambini, la  relazione  fra servizi educativi e famiglie.
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QUALITÀ E COSTI DEI SERVIZI EDUCATIVI Oltre il livello dei costi necessari a garantire lo standard (costo del lavoro e rapporti numerici) si apre la prospettiva di rendere qualità e costi  dimensioni complementari da coltivare non tanto incrementando le risorse quanto investendo sulla capacità di utilizzarle bene
QUALITÀ E COSTI DEI SERVIZI EDUCATIVI Oltre il livello dei costi necessari a garantire lo standard (costo del lavoro e rapporti numerici) si apre la prospettiva di rendere qualità e costi  dimensioni complementari da coltivare non tanto incrementando le risorse quanto investendo sulla capacità di utilizzarle bene
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LA TRANSIZIONE  INTER-GENERAZIONALE DELLE CULTURE  E DEI SAPERI Il processo di diversificazione  del quadro delle esperienze ha registrato in molti casi, come si è potuto vedere,  il progressivo affermarsi del protagonismo del privato sociale all’interno del sistema dell’offerta. Ci sono alcune direttrici caratteristiche  di questo processo
La differenziazione fra aree di funzionamento ordinario dei servizi (in gestione pubblica diretta) e aree di flessibilità (affidate alle cooperative sociali); così si è prodotta una differenziazione verticale La differenziazione fra servizi di nido (in gestione diretta) e servizi integrativi (affidati alle cooperative); così si è prodotta una differenziazione orizzontale La differenziazione legata al diverso riconoscimento del valore del lavoro (diversità nei trattamenti contrattuali) e/o al diverso standard applicato all’organizzazione del servizio (per esempio nel valore di riferimento utilizzato per il calcolo del rapporto numerico); così di è realizzata una differenziazione in aree “di serie A” e “di serie B” del mercato
In tutti questi casi, la differenziazione è anche un elemento che taglia la relazione intergenerazionale e ostacola la transizione della cultura fra le generazioni. Questo elemento è stato evidenziato in vari casi come elemento che impedisce il “passaggio del testimone” fra le generazioni. Occorre tenere presente però che questo tema andrebbe apprezzato in una diversa e più complessa relazione di reciprocità fra le generazioni
Occorre guardare alla rete dei servizi come sistema interconnesso Occorre contaminare le esperienze, rompendo le dinamiche di irrigidimento che si sviluppano nelle situazioni di maggiore garanzia e offrendo spazi e tempi di elaborazione dove gli assetti organizzativi ne offrano pochi. Occorre una maggiore equità distributiva nel sistema degli elementi di stabilità e vitalità, nonché un più uniforme riconoscimento del valore del lavoro educativo con i bambini.
LE POLITICHE PER L’INFANZIA SONO UN COSTO? L’ormai classica curva di Heckman, ci segnala da tempo come l’investimento economico rivolto ai primi anni di vita restituisca benefici economici per le società che sono capaci di scommettere sul futuro attraverso investimenti concreti sui bambini e sulle nuove generazioni. Oggi sappiamo peraltro che solo l’intervento nei primi anni di vita consente di rompere la catena di riproduzione delle disuguaglianze sociali e di prevenire i processi di esclusione sociale.
Possiamo dunque augurarci che il riconoscimento della produttività economica degli investimenti in educazione possa orientare anche la politica a dare attuazione – anche mediante adeguati investimenti per lo sviluppo e la gestione di servizi educativi e di cura per l’infanzia – alla concreta affermazione dei diritti di cittadinanza delle bambine e dei bambini.
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A.fortunati udine 22 giu 2011

  • 1.  
  • 2.
  • 3. La diversificazione delle tipologie dei servizi
  • 4. La diversificazione dei soggetti titolari e gestori
  • 5.
  • 6.
  • 7. Le disparità territoriali e le liste di attesa domanda / offerta
  • 8.
  • 9.
  • 10. Di questi elementi occorre tenere conto anche quando pensiamo al ruolo di supporto che i servizi offrono alle famiglie. Infatti, questo importante aspetto non deve far dimenticare quali sono le condizioni necessarie per dare benessere ai bambini; cioè, come si diceva, la stabilità dei contesti fisici e relazionali progettati e realizzati nei servizi, la regolarità della loro frequenza da parte dei bambini, la relazione fra servizi educativi e famiglie.
  • 11.
  • 12.  
  • 13. QUALITÀ E COSTI DEI SERVIZI EDUCATIVI Oltre il livello dei costi necessari a garantire lo standard (costo del lavoro e rapporti numerici) si apre la prospettiva di rendere qualità e costi dimensioni complementari da coltivare non tanto incrementando le risorse quanto investendo sulla capacità di utilizzarle bene
  • 14. QUALITÀ E COSTI DEI SERVIZI EDUCATIVI Oltre il livello dei costi necessari a garantire lo standard (costo del lavoro e rapporti numerici) si apre la prospettiva di rendere qualità e costi dimensioni complementari da coltivare non tanto incrementando le risorse quanto investendo sulla capacità di utilizzarle bene
  • 15.
  • 16.
  • 17. LA TRANSIZIONE INTER-GENERAZIONALE DELLE CULTURE E DEI SAPERI Il processo di diversificazione del quadro delle esperienze ha registrato in molti casi, come si è potuto vedere, il progressivo affermarsi del protagonismo del privato sociale all’interno del sistema dell’offerta. Ci sono alcune direttrici caratteristiche di questo processo
  • 18. La differenziazione fra aree di funzionamento ordinario dei servizi (in gestione pubblica diretta) e aree di flessibilità (affidate alle cooperative sociali); così si è prodotta una differenziazione verticale La differenziazione fra servizi di nido (in gestione diretta) e servizi integrativi (affidati alle cooperative); così si è prodotta una differenziazione orizzontale La differenziazione legata al diverso riconoscimento del valore del lavoro (diversità nei trattamenti contrattuali) e/o al diverso standard applicato all’organizzazione del servizio (per esempio nel valore di riferimento utilizzato per il calcolo del rapporto numerico); così di è realizzata una differenziazione in aree “di serie A” e “di serie B” del mercato
  • 19. In tutti questi casi, la differenziazione è anche un elemento che taglia la relazione intergenerazionale e ostacola la transizione della cultura fra le generazioni. Questo elemento è stato evidenziato in vari casi come elemento che impedisce il “passaggio del testimone” fra le generazioni. Occorre tenere presente però che questo tema andrebbe apprezzato in una diversa e più complessa relazione di reciprocità fra le generazioni
  • 20. Occorre guardare alla rete dei servizi come sistema interconnesso Occorre contaminare le esperienze, rompendo le dinamiche di irrigidimento che si sviluppano nelle situazioni di maggiore garanzia e offrendo spazi e tempi di elaborazione dove gli assetti organizzativi ne offrano pochi. Occorre una maggiore equità distributiva nel sistema degli elementi di stabilità e vitalità, nonché un più uniforme riconoscimento del valore del lavoro educativo con i bambini.
  • 21. LE POLITICHE PER L’INFANZIA SONO UN COSTO? L’ormai classica curva di Heckman, ci segnala da tempo come l’investimento economico rivolto ai primi anni di vita restituisca benefici economici per le società che sono capaci di scommettere sul futuro attraverso investimenti concreti sui bambini e sulle nuove generazioni. Oggi sappiamo peraltro che solo l’intervento nei primi anni di vita consente di rompere la catena di riproduzione delle disuguaglianze sociali e di prevenire i processi di esclusione sociale.
  • 22. Possiamo dunque augurarci che il riconoscimento della produttività economica degli investimenti in educazione possa orientare anche la politica a dare attuazione – anche mediante adeguati investimenti per lo sviluppo e la gestione di servizi educativi e di cura per l’infanzia – alla concreta affermazione dei diritti di cittadinanza delle bambine e dei bambini.
  • 23. fine