Presentazioni Efficaci e lezioni di Educazione Civica
RESTAURO COMPLESSO RELIGIOSO DI SAN PEDRO A LAMBAYEQUE - PERU
1. Politecnico di Milano
Facoltà di architettura
Corso di laurea in architettura
RESTAURO DEL COMPLESSO RELIGIOSO
DI SAN PEDRO A LAMBAYEQUE (PERÚ)
Relatore: Professore Stefano della Torre
Studente: Torres Reyna Hugo Wilfredo
Matricola: 193220
Anno accademico 2003-2004
3. AGRADECIMIENTOS
El presente trabajo es el resultado de la colaboración desinteresada de muchas personas que han
hecho posible su realización.
Quisiera agradecer a mi maestro peruano arquitecto Jorge Teodoro Cosmópolis Bullón, por todo el
apoyo, la información y su constante guia dentro de este proceso de investigación.
Mi agradecimiento también al arquitecto Yvan Paul Guerrero Samamé y al arquitecto Oscar Montjoy
Ortega por su amistad sincera, la continua preocupación por la busqueda informativa y la
coordinación logistica. Mi grande reconocimiento también a la arquitecta argentina Graciela María
Viñuales por su asesoria científica y por los consejos que resultaron ser muy útiles.
Quisiera hacer extensivas las gracias a la Doctora Elvina Pieri, por la disponibilidad y la ayuda
constante en todos los momentos de este trabajo y durante mi vida universitaria aqui en Italia.
Agradezco profundamente al Profesor Stefano della Torre por haber aceptado ser mi asesor de tesis
aqui en Italia y haberme guiado desde los cursos de restauración en la universidad italiana, sin
olvidarme de agradecer al Politecnico di Milano por haberme recibido y darme la oportunidad de
desarrollarme profesionalmente.
Finalmente, agradezco a mis padres Hugo y Carmela, a mis hermanos, la familia por haberme
apoyado en cada paso de mi vida y a mi esposa Francis por haber continuado a creer en Mi, asi
como quiero recordar a todos mis amigos por haberme sostenido desde lejos con su afecto.
Milán, diciembre 2004.
RINGRAZIAMENTI
Il lavoro qui presentato è il risultato dell’aiuto e collaborazione disinteressata di tante persone che
hanno reso possibile la sua realizzazione.
Vorrei ringraziare il mio maestro peruviano, l’architetto Jorge Teodoro Cosmópolis Bullón, per tutto
l’appoggio, l’informazione e la sua guida costante in questo processo di ricerca.
Allo stesso modo sono grato all’architetto Yvan Paul Guerrero Samamé e all’architetto Oscar
Fernando Montjoy Ortega, per la loro amicizia sincera e continua preoccupazione per la ricerca
informativa e la coordinazione logistica. La mia riconoscenza all’architetta argentina Graciela María
Viñuales per la sua autorevole opinione e per i consigli che sono stati molto utili.
Vorrei ringraziare anche la dott.sa Elvina Pieri per la disponibilità e l’aiuto costante in tutti i momenti di
questo lavoro e della mia vita universitaria qui in Italia.
Esprimo, inoltre, la mia più viva gratitudine al professor Stefano della Torre per aver accettato di
essere il mio relatore di tesi, oltre che al Politecnico di Milano per avermi accolto e dato l’opportunità di
sviluppare le mie idee.
Infine, ringrazio i miei genitori Hugo e Carmela, ai miei fratelli e la mia famiglia, per avermi sostenuto
in ogni passo della mia vita, e mia moglie Francis per aver continuato a credere in me, così come
voglio ricordare tutti i miei amici che mi hanno spronato da lontano con il loro affetto.
Milano, dicembre 2004.
3
4. Indice relazione
I ANALISI PRELIMINARE 15
1.1 Introduzione 15
1.2 Fabbricazione 17
1.3 La storia dell’adobe come materiale costruttivo nel Perú 18
1.3.1 Epoca pre Inca: huacas, templi, città, edifici pubblici, abitazioni, morfologia dell’adobe e
sistemi di tessitura geometrica 18
1.3.2 Epoca Inca: La conquista inca e la conservazione delle tecniche costruttive 27
1.3.3 Epoca coloniale: casonas, chiese, edifici pubblici 28
1.3.4 Epoca attuale: le case d’adobe nel Perú 30
1.4 Tipi di degrado e patologia dell’adobe 31
1.4.1 Degrado biologico 31
1.4.2 Degrado per agenti climatici o d’intorno 31
1.4.2.1 Degrado per la presenza d’acqua 31
1.4.2.2 Per l’azione eolica 31
1.4.2.3 Per i movimenti sismici 32
1.4.2.4 Chimici 32
II ANALISI DEL COMPLESSO RELIGIOSO 33
2.1 Analisi storica 33
2.1.1 Inquadramento storico 33
2.1.2 Le Cappelle Dottrinali 36
2.1.3 Posizione della chiesa nella colonia del Perú 37
2.1.4 Riferimenti bibliografici di Lambayeque e le sue quattro Ramadas 37
2.1.5 Conclusioni 45
2.1.6 Quadro Cronologico 46
2.1.7 Documentazione storica 48
2.2 Importanza del complesso religioso nella storia del Perú 50
2.3 Inquadramento geografico e caratteristiche climatiche 51
2.4 Descrizione architettonica 53
2.5 Degrado degli edifici 56
2.5.1 CHIESA MAGGIORE DI SAN PEDRO 56
2.5.1.1 Facciata principale 56
2.5.1.1.1 Degrado dovuto alla presenza d’acqua sotterranea e precipitazioni pluviali 56
2.5.1.1.2 Degrado antropico 60
2.5.1.2 Facciata laterale destra 62
2.5.1.2.1 Degrado dovuto alla presenza d’acqua sotterranea e precipitazioni pluviali 62
2.5.1.2.2 Degrado Antropico 67
2.5.1.3 Facciata laterale sinistra (di fronte alle Cappelle) 69
2.5.1.3.1 Degrado dovuto alla presenza d’acqua sotterranea e precipitazioni pluviali 69
2.5.1.3.2 Degrado Antropico 72
2.5.2 RAMADA DE SAN ROQUE 74
2.5.2.1 Degrado dovuto alla presenza d’acqua sotterranea e precipitazioni pluviali 75
2.5.2.2 Degrado dovuto ai movimenti sismici (indirettamente) 76
2.5.2.3 Degrado Antropico 77
2.5.3 RAMADA DE SANTA CATALINA 79
2.5.3.1 Degrado dovuto alla presenza d’acqua sotterranea e precipitazioni pluviali 79
2.5.3.2 Degrado Antropico 80
2.5.4 RAMADA DE SAN PEDRO (attuale Cappella di San Francisco) 81
4
5. 2.5.4.1 Facciata principale 81
2.5.4.1.1 Degrado dovuto alla presenza d’acqua sotterranea e precipitazioni pluviali 81
2.5.4.1.2 Degrado Antropico 84
2.5.4.2 Muri 86
2.5.4.2.1 Degrado dovuto alla presenza d’acqua sotterranea e precipitazioni pluviali 86
2.5.4.3 Pavimenti 96
2.5.4.3.1 Degrado dovuto alla presenza d’acqua sotterranea e precipitazioni pluviali 96
2.5.4.3.2 Degrado antropico 97
2.5.4.4 Elementi in legno lavorato 99
2.5.4.4.1 Serramenti 99
2.5.4.4.2 Cancelli in legno 102
2.5.4.5 Pilastri 103
2.5.4.6 Tetti 109
2.5.4.6.1 Degrado dovuto all’azione dell’uomo per interventi non adeguati 109
III ANALISI DI QUATTRO ESEMPI DI RESTAURO CONTEMPORANEI
A LAMBAYEQUE (PERÚ) 114
3.1 Restauro della chiesa di Jayanca 114
3.1.1 L’intervento di restauro 114
3.1.2 Conclusioni 118
3.2 Restauro della casona Montjoy (Casa della Logia) 119
3.2.1 L’intervento di restauro 119
3.2.2 Conclusioni 123
3.3 Restauro del Convento de Santa María 124
3.3.1 L’intervento di restauro 124
3.3.2 Conclusioni 127
3.4 Restauro della Cappella Dottrinale di Mórrope 128
3.4.1 L’intervento di restauro 128
3.4.2 Conclusioni 131
IV L’INTERVENTO DI RICUPERO E RESTAURO 132
4.1 Considerazioni Generali 132
4.2 Macro intervento (aree comuni) 132
4.2.1 Sostituzione dei pavimenti nelle aree calpestabili del Complesso 132
4.2.2 Costruzione di un sistema di scarico pluviale 134
4.3 Interventi Specifici 136
4.3.1 Chiesa Maggiore di San Pedro 136
4.3.2 Ramada de San Roque 140
4.3.3 Ramada de Santa Catalina 144
4.3.3.1 Intervento sui muri 144
4.3.3.2 Intervento sulla Porta e finestre 147
4.3.4 Ramada de San Pedro (attuale Cappella de San Francisco) 149
4.3.4.1 Opere preliminari 149
4.3.4.2 Esplorazione archeologica 149
4.3.4.3 Consolidamento delle fondazioni 150
4.3.4.3.1 Ipotesi 1: Metodo del Jet-grouting 150
4.3.4.3.2 Ipotesi 2: Sostituzione delle fondazioni 151
4.3.4.4 Intervento sul pavimento 153
4.3.4.5 Consolidamento dei pilastri 154
4.3.4.6 Interventi sui muri 155
4.3.4.6.1 Nel caso di fratture 155
4.3.4.6.2 Nel caso di umidità 155
5
6. 4.3.4.6.3 Nel caso di sostituzione 156
4.3.4.6.4 Ricostruzione del muro crollato 156
4.3.4.6.5 Inserimento di travi di legno nella parte superiore dei muri 156
4.3.4.6.6 Applicazione dell’Intonaco 157
4.3.4.7 Intervento sul tetto 158
4.3.4.7.1 Costruzione del nuovo tetto 158
4.3.4.7.2 Sistema di scarico pluviale 159
4.3.4.8 Restauro dei balaustre in legno e telai delle nicchie 159
4.3.4.9 Restauro della Facciata 159
4.3.4.9.1 Intervento sulle fondazioni 159
4.3.4.9.2 Interventi sui muri 160
4.3.4.9.3 Intervento sulla porta e finestre 160
4.3.4.9.4 Modanature e decorazioni 160
4.3.4.9.5 Anastilosi 160
4.4 Considerazioni Finali 161
4.5 Bibliografia 163
6
7. INDICE DELLE FIGURE
fig.1. “Gaveras” per fare adobes. Progetto di restauro della Cappella Dottrinale di Mórrope a Lambayeque (Perú) 17
fig.2. Adobe per Restituzione. Progetto di restauro della Cappella Dottrinale di Mórrope a Lambayeque (Perú) 17
fig. 3. Huaca del Dragón, Trujillo 19
fig. 4. Huaca Larga, Túcume 19
fig. 5. Huaca San Marcos, Lima 19
fig. 6. Huaca San Marcos, Lima 19
fig. 7. Fortezza di Paramonga, Costa Centrale. Nord di Lima. 19
fig. 8. Plastico del Tempio “El Brujo”. Trujillo, Costa Nord 20
Fig. 9. Particolare di decorazioni policrome in un muro di adobe. Tempio della Luna. Trujillo. Costa nord 21
fig. 10-11. Decorazione in un muro di adobe nei Templi di Chan Chan. Trujillo. Costa Nord 21
fig. 12. Planimetria aerea di Túcume. Lambayeque. Costa Nord 22
fig. 13. Città di Túcume. Lambayeque. Costa Nord 22
fig. 14. Tipologia degli edifici pubblici nella Costa Nord, Perú 23
fig. 15. Ricostruzione ipotetica. Sipán, Lambayeque. Costa Nord 23
Fig. 16-17. Rappresentazione di case mochica in ceramica scultoria 24
fig. 18. Ricostruzioni ipotetiche delle abitazioni mochica e dei sistemi costruttivi utilizzati in quell’epoca (fonte Cd Sipan) 24
fig. 19. Diversi tipi di adobe pre Inca 25
fig. 20. Diverse tipologie di tessiture con adobe nelle strutture Pre Inca 26
fig. 21 Diverse viste del centro Inca di Tambo Colorado. Pisco. Costa Centromeridionale 27
fig. 22. Casonas in Plaza de Armas. Trujillo. Costa Nord 28
fig. 23. Plaza de Armas e Cattedrale. Trujillo. Costa Nord 28
fig. 24. Chiese del XVI secolo. San Roque, Santa Catarina e San Pedro. Chiamate “Ramadas”. Lambayeque, Costa 29
Nord del Perú
fig. 25. Chiesa di Etén nell’anno 1907. Fotografata da H. Bruning. Lambayeque. Costa Nord 29
fig. 26. Casa d’adobe in Túcume. Costa Nord del Perú. 30
Fig. 27. Progetti moderni che evidenziano l’uso del l’adobe come materiale da costruzione. Túcume. Costa Nord del 30
Perú.
fig. 28 Pianta di Lambayeque nel 1779 e particolare ingrandito dello stessa, nell’Opera “Trujillo del Perú” del Vescovo 41
Martínez de Compañón, dove si può notare l'ubicazione delle Cappelle. (fonte: Manuscritos de América)
fig. 29 “Stato che indica il numero di abitanti della diocesi di Trujillo del Perú con la distinzione di caste fatta dal suo 41
attuale Vescovo" (fonte Manuscritos de América 1789)
fig. 30. “Situazione che indica le Chiese che sono state costruite dalle fondamenta fin dall'anno 1779, quando cominciò 41
a governare questa Diocesi il suo attuale vescovo Don Baltasar Jayme Martínez Compañon fino a questa data; con
indicazione del suo materiale, lunghezza e larghezza, oltre a quelle che da questa epoca sono state restaurate
notevolmente, il tutto senza alcun costo da parte della Reale Tesoreria di S. M..."
(fonte Manuscritos de América 1879)
fig. 31. Atlas geográfico del Perú, pubblicato a spese del Governo peruviano, quando era Presidente il Liberatore, Gran 44
Maresciallo Castilla, da Mariano Felipe Paz Soldan... Paris, Libreria di Augusto Durand, Avenue de Gres-Sorbonne, 7.
1865. Paris. - Stampa di Ad. Laine e J. Havard, Avenue des Saints-Peres, No. 19, nell’anno 1865; si noti la differenza
d’ubicazione delle Chiese.
fig. 32. Mappa fisico-politica del Dipartimento di Lambayeque 51
fig. 33. Ubicazione del complesso religioso di San Pedro a Lambayeque. 52
fig. 34. Pianta di riferimento del Complesso religioso di San Pedro a Lambayeque 52
fig. 35. Prospetto principale della Chiesa Maggiore di San Pedro, si può osservare in colore rosso l’alterazione cromatica 56
nei muri .
fig. 36. Foto della facciata principale della Chiesa Maggiore di San Pedro 57
fig. 37. Incrostazioni nella facciata principale della Chiesa Maggiore di San Pedro 57
fig. 38. Disgregazioni nella facciata principale della Chiesa Maggiore di San Pedro 58
fig. 39. Efflorescenza nella facciata principale della Chiesa Maggiore di San Pedro 58
fig. 40. Erosione nella facciata principale della Chiesa Maggiore di San Pedro 59
fig. 41. Fessurazione nella facciata principale della Chiesa Maggiore di San Pedro 59
fig. 42. Mancanze nella facciata principale della Chiesa Maggiore di San Pedro 60
fig. 43. Schema dove si possono vedere le restituzioni con intonaco a base di cemento utilizzate per 60
coprire le macchie di umidità, e la nuova porta sotto la torre destra nella facciata principale della Chiesa
Maggiore di San Pedro.
fig. 44. Schema riferito alla totalità dei processi di degrado sulla facciata principale della Chiesa Maggiore di San Pedro 61
fig. 45. Alterazioni cromatiche sulla facciata laterale destra 62
fig. 46. Fotografia della facciata laterale destra 62
fig. 47. Fotografia della facciata laterale destra, dove si mostrano le alterazioni cromatiche. 63
fig. 48. Incrostazioni sulla facciata laterale destra della Chiesa Maggiore di San Pedro 63
fig. 49. Distacco sulla facciata laterale destra della Chiesa Maggiore di San Pedro 64
fig. 50. Disgregazione sulla facciata laterale destra della Chiesa Maggiore di San Pedro 64
fig. 51. Efflorescenza sulla facciata laterale destra della Chiesa Maggiore di San Pedro 65
fig. 52. Erosione sulla facciata laterale destra della Chiesa Maggiore di San Pedro 65
fig. 53. Esfoliazione sulla facciata laterale destra della Chiesa Maggiore di San Pedro 65
fig. 54. Fessure sulla facciata laterale destra della Chiesa Maggiore di San Pedro 66
fig. 55. Lacune sulla facciata laterale destra della Chiesa Maggiore di San Pedro 66
fig. 56. Mancanza dell’intonaco sulla facciata laterale destra della Chiesa Maggiore di San Pedro 66
fig. 57. Restituzione con materiali moderni (cemento) sulla facciata laterale destra della Chiesa Maggiore di San Pedro 67
7
8. fig. 58. Schema riferito alla totalità dei processi di degrado sulla facciata laterale destra della Chiesa Maggiore di San 68
Pedro
fig. 59. Alterazione cromatica sulla facciata laterale sinistra della Chiesa Maggiore di San Pedro 69
fig. 60. Incrostazione sulla facciata laterale sinistra della Chiesa Maggiore di San Pedro 69
fig. 61. Distacco dell’intonaco sulla facciata laterale sinistra della Chiesa Maggiore di San Pedro 70
fig. 62. Disgregazione sulla facciata laterale sinistra della Chiesa Maggiore di San Pedro 70
fig. 63. Efflorescenza sulla facciata laterale sinistra della Chiesa Maggiore di San Pedro 70
fig. 64. Erosione sulla facciata laterale sinistra della Chiesa Maggiore di San Pedro 71
fig. 65. Esfoliazione sulla facciata laterale sinistra della Chiesa Maggiore di San Pedro 71
fig. 66. Fessure sulla facciata laterale sinistra della Chiesa Maggiore di San Pedro 71
fig. 67. Restituzione dell’intonaco perso con altro a base di cemento sulla facciata laterale sinistra della Chiesa 72
Maggiore di San Pedro.
fig. 68. Schema riferito alla totalità dei processi di degrado sulla facciata laterale sinistra della Chiesa Maggiore di San 73
Pedro
fig. 69. Foto del crollo del muro di adobes che serviva come appoggio laterale sinistro della facciata della Ramada de 74
San Roque (anno 2001)
fig. 70. Distacco dell’intonaco nella Facciata della Ramada de San Roque 75
fig. 71. Foto dove si può osservare il distacco dell’intonaco della Facciata della Ramada de San Roque 75
fig. 72. Erosione dei mattoni nella Facciata della Ramada de San Roque 75
fig. 73. Foto dove si può osservare l’erosione dei mattoni nella Facciata della Ramada de San Roque 75
fig. 74. Fessure sulla facciata della Ramada de San Roque 76
fig. 75. Fotografia dove si possono vedere le fessure sulla facciata della Ramada de San Roque 76
fig. 76. Modificazione della struttura originale nella facciata della Ramada de San Roque 77
fig. 77. Fotografia dove si possono osservare le modificazioni fatte alla Facciata della Ramada de San Roque 77
fig. 78. Fotografia dove si possono osservare lo zoccolo in cemento in tutta l’estensione della facciata. 77
fig. 79 Schema riferito alla totalità dei processi di degrado sulla facciata della Ramada de San Roque 78
fig. 80. Schema dove si indicano le zone con alterazione cromatica 79
fig. 81 Fotografia dove si può osservare l’alterazione cromatica nella parte inferiore destra vicino alla Ramada de San 79
Pedro
fig. 82 Schema dove sono segnate le lacune nella facciata de Santa Catalina 79
fig. 83 Schema dove si indicano le finestre che hanno gli elementi in ferro battuto con ossido 79
fig. 84 Schema dove si indicano gli interventi sulla struttura originale nella facciata della Ramada de Santa Catalina 80
fig. 85 Schema riferito alla totalità dei processi di degrado sulla facciata della Ramada de Santa Catalina 80
fig. 86. Alterazione cromatica nella facciata della Ramada de San Pedro 81
fig. 87. Fotografia dove si può osservare alterazione cromatica nella facciata della Ramada de San Pedro 81
fig. 88. Incrostazione sulla facciata della Ramada de San Pedro. 82
fig. 89. Foto dove si può osservare l’incrostazione sulla facciata della Ramada de San Pedro. 82
fig. 90. Distacco sulla facciata della Ramada de San Pedro. 82
fig. 91. Foto dove si può osservare il distacco dell’intonaco sulla facciata della Ramada de San Pedro. 82
fig. 92. Fessure sulla facciata della Ramada de San Pedro. 82
fig. 93. Foto della fessura sotto la finestra del corpo destro sulla facciata della Ramada de San Pedro. 82
fig. 94. Foto della fessura nel corpo destro, sull’arco del campanile della facciata della Ramada de San Pedro. 83
fig. 95. Lacune sulla facciata della Ramada de San Pedro. 83
fig. 96. Foto dove si può osservare una delle lacune sulla facciata della Ramada de San Pedro. 83
fig. 97. Ossidazione nelle finestre della facciata della Ramada de San Pedro. 84
fig. 98. Foto dove si può osservare l’ossidazione degli elementi in ferro delle finestre nella facciata della Ramada de 84
San Pedro.
fig. 99. Modificazione della struttura originale nella facciata della Ramada de San Pedro. 84
fig. 100-101. Fotografie dove si possono osservare le modifiche fatte nella facciata della Ramada de San Pedro. 84
fig. 102. Fotografia senza data dove si possono vedere quasi tutti gli elementi originali della facciata della Ramada de 85
San Pedro.
fig. 103. Fotografia attuale (anno 2004) della facciata della Ramada de San Pedro. 85
fig. 104. Elementi che appartengono alla facciata (pinnacoli), conservati all’interno della Ramada de San Pedro. 85
fig. 105. Pianta con segnalazione dei fenomeni d’alterazione cromatica sui muri della Ramada de San Pedro. 86
fig. 106. Sezione 2-2 con segnalazione dei fenomeni d’alterazione cromatica sui muri dell’ingresso e sul coro della 86
Ramada de San Pedro.
fig. 107. fotografia dove possiamo osservare il processo d’alterazione cromatica sul coro della Ramada de San Pedro. 86
fig. 108 Sezione 5-5 dove si rappresentano le zone d’alterazione cromatica nella sagrestia destra della Ramada de San 86
Pedro.
fig. 109. Fotografia della zona indicata nella sezione, dove si può osservare il fenomeno d’alterazione cromatica nella 86
sagrestia destra della Ramada de San Pedro.
fig. 110. Sezione 7-7 che rappresenta l’ubicazione del processo d’alterazione cromatica sul muro interno della facciata 87
della Ramada de San Pedro.
fig. 111. Fotografia dove possiamo osservare il processo d’alterazione cromatica sul muro interno della facciata nella 87
Ramada de San Pedro.
fig. 112. Pianta con segnalazione delle macchie sui muri della Ramada de San Pedro. 87
fig. 113. Sezione 1-1 con segnalazione delle macchie sui muri della Ramada de San Pedro. 88
fig. 114. Sezione 4-4 con segnalazione delle macchie sui muri della Ramada de San Pedro. 88
fig. 115. Sezione 5-5 con segnalazione delle macchie sui muri della Ramada de San Pedro. 88
fig. 116. Fotografia dove possiamo osservare le macchie segnate sulla sezione 5-5 (a fianco). 88
fig. 117. Sezione 2-2 con segnalazione delle fessure sui muri della Ramada de San Pedro.
fig. 118. Sezione 3-3 con segnalazione delle fessure sui muri della Ramada de San Pedro. 89
8
9. fig. 119. Sezione 5-5 con segnalazione delle fessure sul muro posteriore all’altare della Ramada de San Pedro. 89
fig. 120. Foto dove si può vedere la fessura sul muro maestro sinistro, vicino a la finestra della Ramada de San Pedro. 89
fig. 121. Foto dove si possono vedere le fessure dietro l’altare della Ramada de San Pedro. 89
fig. 122. Pianta con segnalazione delle lacune sui muri della Ramada de San Pedro. 90
fig. 123. Sezione 1-1 con segnalazione delle lacune sui muri della Ramada de San Pedro. 90
fig. 124. Foto dove possiamo vedere le lacune segnate sulla sezione 1-1 del muro maestro sinistro della Ramada de 90
San Pedro.
fig. 125. Foto dove possiamo vedere la lacuna vicina alla finestra della sagrestia sinistra. 90
fig. 126. Sezione 4-4 con segnalazione delle lacune sui muri della Ramada de San Pedro. 91
fig. 127. Lacuna nella base del muro maestro sinistro vicino alla finestra. 91
fig. 128. Lacuna nella parte media del muro maestro sinistro della Ramada de San Pedro. 91
fig. 129. Foto dove possiamo osservare lacuna nel muro della sagrestia sinistra. 91
fig. 130. Foto dove possiamo osservare lacuna nel muro della sagrestia destra. 91
fig. 131. Sezione 5-5 con segnalazione delle lacune sui muri della Ramada de San Pedro. 91
fig. 132. Pianta con segnalazione delle zone con rigonfiamento dell’intonaco sui muri della Ramada de San Pedro. 92
fig. 133. Sezione 1-1 con segnalazione delle zone con rigonfiamento dell’intonaco sui muri della Ramada de San Pedro. 92
fig. 134. Sezione 4-4 con segnalazione delle zone con rigonfiamento dell’intonaco sui muri della Ramada de San Pedro. 92
fig. 135. Sezione 5-5 con segnalazione delle zone con rigonfiamento dell’intonaco sui muri della Ramada de San Pedro. 92
fig. 136. Pianta con segnalazione delle zone con perdita della cappa pittorica sui muri della Ramada de San Pedro. 93
fig. 137. Sezione 2-2 con segnalazione delle zone con perdita della cappa pittorica sui muri della Ramada de San 93
Pedro.
fig. 138. Sezione 3-3 con segnalazione delle zone con perdita della cappa pittorica sui muri della Ramada de San 93
Pedro.
fig. 139. Foto della parte superiore dell’altare della Ramada de San Pedro. Possiamo vedere nel muro posteriore la 93
perdita della cappa pittorica.
fig. 140. Sezione 7-7 con segnalazione delle zone con perdita della cappa pittorica sui muri della Ramada de San 94
Pedro.
fig. 141. Perdita della cappa pittorica nel muro del battistero. 94
fig. 142. Pianta con segnalazione della parte crollata del muro maestro destro della Ramada de San Pedro. 94
fig. 143. Sezione 1-1 con segnalazione della parte crollata del muro maestro destro della Ramada de San Pedro. 94
fig. 144. Fotografia dove si può osservare la parte crollata del muro maestro destro della Ramada de San Pedro (fonte 95
giornale La Industria -Chiclayo).
fig. 145. Fotografia presa dall’esterno dove si possono osservare la parte crollata e le macerie del muro maestro destro 95
della Ramada de San Pedro (fonte giornale La Industria-Chiclayo).
fig. 146. Fotografia del battistero dove si possono osservare la parte crollata e le macerie del muro maestro destro della 95
Ramada de San Pedro (fonte giornale La Industria-Chiclayo).
fig. 147. Pianta con segnalazione delle macchie sul pavimento della Ramada de San Pedro. 96
fig. 148 Fotografia dove si possono vedere lo stato di fatto di un pilastro e la macchia nel pavimento. 96
fig. 149. Pianta con segnalazione del cedimento differenziale sul pavimento della Ramada de San Pedro. 97
fig. 150. Pianta con segnalazione dei pozzi di esplorazione sul pavimento della Ramada de San Pedro. 97
fig. 151. Fotografia del pavimento vicino al coro, in cui sono evidenti il foro del carotaggio e lo strato sottostante al 98
pavimento attuale, di mattone (pavimento originale).
fig. 152. Fotografia del pavimento alla sinistra dell’altare, in cui si notano alcuni frammenti di gesso, probabili resti della 98
stuccatura di una volta crollata.
fig. 153. Fotografia del pavimento nella sagrestia destra della Ramada de San Pedro. 98
fig. 154. Fotografia della porta principale della Ramada de San Pedro, dove possiamo vedere la mancanza di un pezzo 99
di telaio del corpo inferiore sinistro.
fig. 155. Fotografia del particolare della porta principale della Ramada de San Pedro, in cui si nota la mancanza di un 99
pezzo del telaio inferiore del corpo sinistro.
fig. 156. Fotografia del particolare della porta principale della Ramada de San Pedro, che evidenzia il degrado del legno 99
nel telaio inferiore del corpo destro.
fig. 157. Fotografia della porta del battistero prima del crollo del tetto e del pezzo di muro che l’ha distrutto 100
fig. 158. Fotografia della porta del battistero dopo il crollo del tetto e del pezzo di muro che la distrusse. 100
fig. 159. Fotografia della nicchia che si trova sul muro della sagrestia destra, il crollo non ha danneggiato il suo telaio in 100
legno né rotto il vetro.
fig. 160. Fotografia della finestra sinistra della facciata, in cui si osservano la rete metallica inchiodata al telaio, la 101
mancanza di un pezzo di vetro e l’ossidazione nell’inferriata.
fig. 161. Fotografia della finestra destra della facciata, che presenta gli stessi problemi di quella dell’immagine a sinistra. 101
fig. 162. Fotografia frontale dell’altare con vista del cancello che lo circonda. 102
fig. 163. Fotografia del cancello del coro. Recentemente il manufatto, che giace al suolo, ha perso uno dei suoi elementi 102
a causa della sovrapposizione di materiali pesanti.
fig. 164. Pianta con segnalazione dei pilastri che presentano degrado visibile. 103
fig. 165. Sezione 2-2 e 3-3 dov’è indicata l’alterazione cromatica dei pilastri. 104
fig. 166-167. Ramada de San Pedro. Fotografie dei pilastri 3 (sinistra) e 4 (destra), dove possiamo vedere l’alterazione 104
cromatica nelle loro basi. Nella fotografia del pilastro 4, osserviamo anche la macchia nel pavimento, dovuta all’umidità
per capillarità.
fig. 168 Sezione 2-2 e 3-3 dove possiamo vedere, segnata in rosso, la mancanza e perdita di rivestimento nei fusti dei 105
pilastri della Ramada de San Pedro.
fig. 169 Fotografia dove possiamo vedere la perdita del rivestimento del fusto, le fessure e fratture nelle basi del pilastro 105
5.
fig. 170 Fotografia dove possiamo vedere la perdita del rivestimento del fusto e la distruzione quasi totale della base nel 105
pilastro 7.
9
10. fig. 171 Fotografia dove possiamo vedere la perdita del rivestimento del fusto, le fratture sulla base del pilastro 10, 106
alterazione cromatica e macchie sul pavimento.
fig. 172 Fotografia dove possiamo vedere la perdita del rivestimento del fusto nel pilastro 12. 106
fig. 173. Fotografia dove possiamo vedere la perdita del rivestimento nella parte superiore del fusto, nel pilastro 5. 106
fig. 174. Fotografia dove possiamo vedere la perdita del rivestimento nella parte superiore del fusto, nel pilastro 7. 106
fig. 175. Fotografia dove possiamo vedere i problemi del pilastro 5, che ha perso circa il 40% della sua base per 107
problemi d’umidità.
fig. 176. Fotografia dove possiamo vedere i problemi del pilastro 7, che ha perso quasi tutta la base; si nota, inoltre, la 107
macchia d’umidità sul pavimento.
fig. 177. Fotografia dove possiamo vedere i problemi del pilastro 10, che ha perso circa il 15% della base; si nota, 108
inoltre, la macchia d’umidità sul pavimento.
fig. 178. Fotografia dove possiamo osservare i problemi del pilastro 12, tra cui la frattura verticale della base; si nota, 108
inoltre, la macchia d’umidità sul pavimento.
fig. 179. Fotografia dove possiamo vedere lo stato di fatto nel 2001, La gettata di cemento è stata eseguita in tutta 109
l’estensione del tetto della navata della Ramada de San Pedro.
fig. 180. Fotografia dove possiamo vedere le fessure sulla gettata di cemento (anno 2001). 110
fig. 181. Schema dove si può vedere la zona del tetto crollata nel 2003. 110
fig. 182. Schema interno dove si può vedere la zona del tetto crollata nel 2003. 111
fig. 183. Fotografia dove possiamo vedere un particolare del sistema costruttivo del tetto, dopo il crollo del anno 2003. 111
fig. 184. Fotografia interna del tetto dopo il crollo del 2003, in cui si nota che il sovraccarico è stato tolto e si è 112
provveduto a collocare una copertura provvisoria in lamiera di zinco sopra il tetto originale.
fig. 185. Fotografia interna del tetto dopo il crollo del 2003, in cui possiamo vedere la perdita quasi totale del 112
rivestimento nella parte centrale della navata della Ramada de San Pedro.
fig. 186. Fotografia interna del tetto, in cui possiamo vedere la perdita del rivestimento di travi e soffitto vicino al 113
lucernario che si trova al centro della navata.
fig. 187. Fotografia interna del tetto, che evidenzia la perdita quasi totale del rivestimento delle travi e soffitto nella parte 113
centrale della navata.
fig. 188. Fotografia del particolare dell’incontro fra trave e pilastro, dove si nota la perdita del rivestimento della trave e 113
del soffitto.
fig. 189 Prospetto e sezione della torre destra della chiesa di Jayanca 114
fig. 190. Foto della chiesa di Jayanca prima dell’intervento, con le sue due torri. 114
fig. 191. Foto della chiesa di Jayanca dopo l’intervento con la torre sinistra che rimane. 114
fig. 192-193-194. Fotografie delle diverse sequenze del processo di smontaggio e demolizione della chiesa di Jayanca. 114
fig. 195-196-197. Fotografie delle diverse sequenze del processo di sostituzione degli elementi degradati nei vani delle 115
porte interne alle torri
fig. 198-199. Fotografie delle diverse sequenze del processo di consolidazione del punto d’intersezione tra facciata e 115
torre sinistra, intervento di “scuci-cuci”.
fig. 200. Foto del processo di “scuci-cuci” per la sostituzione dei pezzi di mattone a vista nel corpo della torre destra 115
della Chiesa di Jayanca.
fig. 201. Foto dell’intervento sulla torre destra, prelievo degli elementi degradati per la sostituzione. 116
fig. 202. Foto dell’intervento sulla torre destra, “scuci-cuci” e sostituzione con elementi nuovi. 116
fig. 203. Foto dell’intervento sulla facciata, preparazione dello zoccolo di mattone e intonaco che riceverà il rivestimento 116
ceramico.
fig. 204. Foto dell’intervento sulla facciata, rivestimento ceramico in tutta l’estensione dello zoccolo ad un’altezza di 40 116
cm.
fig. 205-206. Fotografie che mostrano la finitura dello zoccolo rivestito con materiale ceramico, nella torre destra della 116
chiesa di Jayanca.
fig. 207. Foto dello scavo per la rete di scarico pluviale. 117
fig. 208. Foto della rete di scarico pluviale, installazione del tubo dietro la finitura di mattone, danneggiando la struttura. 117
fig. 209. foto della Facciata della casa Montjoy 119
fig. 210. Piante distribuzione Casa Montjoy 119
fig. 211-212. Fotografie dello stato di fatto prima (sinistra) e dopo (sopra) il restauro eseguito sulla casona Montjoy; 119
finestra e muro nella facciata, dove si è applicato l’intonaco di “diablo Fuerte”.
fig. 213-214. Fotografia dello stato di fatto della facciata e zoccolo esterno (sinistra), e particolare (sopra) della lesione. 120
fig. 215-216. Fotografia dello stato di fatto del pavimento nell’atrio principale (sinistra) e un particolare del pavimento 120
originale (sopra).
fig. 217. Fotografia dello stato di fatto del balcone della casa Montjoy 121
fig. 218. Fotografia senza data dove possiamo vedere il pavimento originale della casa Montjoy oltre agli elementi in 121
legno della struttura, pavimento che oggi non esiste più.
fig. 219-220. Fotografie dove possiamo vedere lo stato di fatto del tetto di una stanza 121
fig. 221. Foto dove possiamo vedere lo stato di fatto dei tetti del primo piano; il sistema costruttivo originale è con travi 122
di legno d’algarrobo o huarango, sui quali poggiano elementi di canniccio, il tutto ricoperto con intonaco a base di
argilla, imbiancato con calce.
fig. 222. Foto dove possiamo vedere lo stato di fatto della cucina, in cui le travi originali d’algarrobo sono state sostituite 122
con altre d’eucalipto.
fig. 223. Facciata attuale del Convento di Santa María 124
fig. 224-225-226. Fotografie di muri crollati nel convento di Santa Maria 124
fig. 227-228. Fotografie di arco crollato (sopra) ed elemento decorativo sulle macerie (sotto) 124
fig. 229. Fotografia di arco crollato, vista parziale del cortile interno del Convento de Santa María 125
fig. 230. Stratigrafia del pavimento nel cortile del Convento di Santa María 125
fig. 231. Fotografia di lesioni nei muri del convento di Santa Maria 125
fig. 232. Fotografia di lesioni nei muri del convento di Santa Maria 125
fig. 233-234. Fotografie dei test nei muri del Convento di Santa María 125
10
11. fig. 235. Fotografia dello scavo per le basi del muro ricostruito nel cortile del Convento di Santa María 126
fig. 236. Fotografie dello scavo per il muro ricostruito nel cortile del Convento di Santa María 126
fig. 237. Foto dove possiamo vedere la sostituzione delle basi d’adobe con altre in cls 126
fig. 238. Foto dove possiamo vedere gli adobes di nuova fabbricazione per la costruzione dei muri con la stessa tecnica 126
di quelli originali
fig. 239. Fotografia della facciata Cappella Dottrinale di Mórrope 128
fig. 240. Prospetto della Cappella Dottrinale di Mórrope 128
fig. 241. Fotografia prima del restauro eseguito nel 2002 nella Cappella Dottrinale de Mórrope 128
fig. 242. Vista interna con il sistema costruttivo dell'epoca, che ha perso il suo ricoprimento e non è più impermeabile 129
alla pioggia, si può osservare anche il degrado sul muro maestro laterale di adobes.
fig. 243-244. Fotografie dell'interno della navata prima del restauro eseguito nel 2002 129
fig. 245. Fotografia interna del tetto della navata nella Cappella Dottrinale di Mórrope 129
fig. 246. Fotografia esterna del muro maestro laterale dove si può vedere la distruzione della testa del muro a causa 129
dell’infiltrazione della pioggia, prima del restauro del 2002.
fig. 247. Fotografia dell’altare maggiore durante il processo di restauro nella Cappella Dottrinale di Mórrope 129
fig. 248. Fotografia esterna della base di un pilastro; nel restauro precedente è stato sostituito il materiale originale con 130
altro di mattone. Nel nuovo intervento si è sostituito il mattone con adobe migliorato.
fig. 249. Fotografia esterna del muro maestro laterale di adobes 130
fig. 250-251. Fotografie dove si può vedere il sistema costruttivo originale della chiesa con travi, travetti, pilastri e 130
"horcones" di legno d’algarrobo o huarango, La fotografia a sinistra mpstra lo stato precedente all'intervento di restauro
del 2002.
fig. 252. Esplorazione archeologica nel pavimento della chiesa. Sono state rinvenute delle tombe coloniali, in totale 24, distribuite nella 130
navata di fronte all'Altare (è stato esplorato solo il 30% della superficie della navata) che sono state rimosse accuratamente.
fig. 253. Fotografia di un adobe fabbricato per la sostituzione, in cui si nota la sigla del progetto, per renderlo riconoscibile e distinguibile 130
dai materiali originali.
fig. 254. Foto dell’atrio principale e accesso alla Chiesa Maggiore del Complesso di San Pedro, in cui si può vedere il 132
pavimento attuale.
fig. 255. Foto dell’atrio laterale e accesso alle “Ramadas” di San Pedro, in cui si può vedere il pavimento attuale. 132
fig. 256. Foto dell’atrio laterale, nella parte dell’ingresso alla Ramada de San Pedro 133
fig. 257. Foto di un particolare del pavimento nell’atrio della Ramada de San Pedro 133
fig. 258. Schema dove si mostra l’area di pavimento da ritirare e sostituire sulle aree calpestabili del Complesso di San 133
Pedro a Lambayeque.
fig. 259. Particolare costruttivo dell’incontro tra un muro ed i pavimenti delle aree calpestabili del Complesso 134
fig. 260. Pianta del Complesso Religioso di San Pedro, dove possiamo vedere lo schema di scarico pluviale 135
fig. 261. Sezione 1-1, profilo di canale pluviale e atrio d’accesso principale alla Chiesa Maggiore di San Pedro. 135
fig. 262. Particolare del canale pluviale 136
fig. 263. Prospetto dove possiamo vedere la collocazione del sistema di tubi in terracotta 137
fig. 264. Sezione di muro dove possiamo vedere il sistema di tubi in terracotta 138
fig. 265. Schema che mostra le zone da liberare nella facciata della Ramada de San Roque 141
fig. 266-267. Schemi che mostrano le restituzioni e costruzioni nella facciata della Ramada de San Roque 142
fig. 268. Intervento di Restauro sulla facciata della Ramada de San Roque 143
fig. 269-270 - 271. Schemi che mostrano gl’interventi sui muri nella facciata della Ramada de Santa Catalina 144
fig. 272. Schemi che mostrano gl’interventi sulla porta e finestre nella facciata della Ramada de Santa Catalina 147
fig. 273. Facciata della Ramada de Santa Catalina Restaurata 148
fig. 274. Schema che mostra il funzionamento del metodo di jet-grouting (Ramada de San Pedro) 150
fig. 275. Schema che mostra la forma di fare gli scavi lungo il muro (Ramada de San Pedro) 151
fig. 276. Schema che mostra il ritiro della porzione di muro danneggiata (Ramada de San Pedro) 151
fig. 277. Schema che mostra il getto di calcestruzzo per le basi. (Ramada de San Pedro) 152
fig. 278. Schema che mostra la cassaforma e il getto di calcestruzzo per il consolidamento dei muri 152
fig. 279. Schema che mostra gli strati sotto il pavimento in mattone (Ramada de San Pedro) 153
fig. 280. Schema di scatola in cls per il consolidamento strutturale dei pilastri (Ramada de San Pedro) 154
fig. 281. Schema di consolidamento strutturale dei pilastri (Ramada de San Pedro) 155
fig. 282. Schema d’inserimento delle travi nella parte superiore dei muri (Ramada de San Pedro) 156
fig. 283. Particolare 1 dell’inserimento delle travi di legno sul muro d’adobe (Ramada de San Pedro) 157
fig. 284. Particolare 2 dell’inserimento delle travi di legno sul muro d’adobe (Ramada de San Pedro) 158
fig. 285. Schema costruttivo del tetto (Ramada de San Pedro) 158
fig. 286. Schema di scarico pluviale sul tetto della Ramada de San Pedro 159
fig. 287. Facciata Restaurata della Ramada de San Pedro 160
11
12. INDICE DELLE TABELLE
Tabella 1. “Stato che dimostra il numero d’abitanti della diocesi di Trujillo del Perú con 43
distinzione di caste formulata dal suo attuale Vescovo"
12
13. ELENCO TAVOLE
Tavola 1. Rilievo fotografico Complesso Religioso. Scala 1:100 000 – 1:2000 – 1:500 167
Tavola 2. Rilievo fotografico Ramada de San Pedro. Scala 1:2000 – 1:100 169
Tavola 3. Stato di fatto pianta e prosp. Complesso. Scala 1:500 – 1:200 – 1:100 171
Tavola 4. Stato di fatto Ramada de San Pedro. Scala 1:100 173
Tavola 5. Quattro esempi di restauro contemporanei a Lambayeque (Perú). Scala 1:100 175
Tavola 6. Progetto di restauro macrointerventi (aree comuni). Scala 1:2000 – 1:500 – 1:25 177
Tavola 7. Progetto di restauro Chiesa Maggiore di San Pedro. Scala 1:200 – 1:25 179
Tavola 8. Progetto di restauro Facciata Ramada San Roque. Scala 1:2000 – 1:100 – 1:50 181
Tavola 9. Progetto di restauro Facciata Ramada de Santa Catalina. Scala 1:100 – 1:50 – 1:25 183
Tavola 10. Progetto di restauro Ramada de San Pedro. Scala 1:200 – 1:100 - 1:50 – 1.25 – 1:20 185
13
14. ABSTRACT
Per capire la ragione che mi ha indotto a scegliere come argomento di tesi il restauro e conservazione
del Complesso Religioso di San Pedro di Lambayeque, è necessario entrare in empatia con
l’ambiente in cui sono nato e vissuto. Il Perú, un paese ricco di testimonianze storiche ed
archeologiche, più di ogni altro territorio permette di convivere con espressioni artistiche e culturali
contrastanti, in cui la storia dei popoli precolombiani, ad un certo punto si fonde con le tradizioni
europee derivanti dalla Conquista spagnola. Pur senza confutare gli effetti negativi per le popolazioni
autoctone, costrette ad un impatto fortissimo tale de destabilizzare ogni loro credenza e visione del
cosmo, sradicando un sistema sociale basato su concetti di reciprocità e dualismo, bisogna
considerare gli eventi sotto un profilo d’incontro/scontro di due mondi, quello europeo con una con una
sua visione antropocentrica e l’altro, con una concezione cosmocentrica, in cui il tempo è circolare e
ciclico e lo spazio è inteso come un percorso sacro, in cui l’uomo si muove all’unisono con le forze
della natura.
Nel caso delle Ramadas di Lambayeque, ci troviamo di fronte ad un esempio rarissimo di sincretismo
architettonico, che si basa sulla fusione d’elementi indigeni e sull’apporto di nuovi concetti estetici
maturati nel tardo Rinascimento europeo. Il progetto qui illustrato, ha lo scopo di salvare dalla
distruzione quasi certa un complesso religioso sorto grazie all’interazione e al contributo di genti tanto
diverse, però unite da un sentimento religioso senza confini definiti. Gli Spagnoli riuscirono a far leva
sulla profonda religiosità dei nativi per erigere i loro santuari in corrispondenza degli luoghi sacri
ancestrali, con la speranza di sradicare quella che definivano idolatria, generando invece
un’alternativa di fede in cui le antiche credenze si combinavano abilmente. L’esempio più interessante
di tale effetto, si può rilevare nella tecnica costruttiva adottata per la costruzione delle Ramadas, in cui
si usano quasi totalmente i materiali tradizionali della costa peruviana (gli adobes o mattoni crudi,
legnami adeguati, intonaci già sperimentati, coperture leggere e isolanti) ed i sistemi costruttivi adottati
nei centri templari e nei siti abitativi.
Nel corso di questo lavoro, dopo una previa analisi storica del territorio e della situazione attuale,
tratterò temi di natura tecnica e metodologica, ipotizzando la possibilità reale di salvaguardia del
complesso religioso di Lambayeque, descrivendo esperienze già fallite o consolidate e proponendo
nuovi specifici interventi, finalizzati al recupero globale di una testimonianza storica che non ha
paragoni nel territorio peruviano.
14
15. RESTAURO DEL COMPLESSO RELIGIOSO DI SAN PEDRO
A LAMBAYEQUE (PERÚ)
I ANALISI PRELIMINARE
Il materiale: “L’adobe storico nella costa settentrionale e centrale del Perú”
1.1 Introduzione
Sin dai tempi preispanici, l’uomo peruviano ha usato l’adobe per costruire le sue dimore. Le tecniche
di produzione sono varie e si sono evolute in base all’ambiente e al tipo di materiale esistente nella
zona d’abitazione. Ancor oggi, è frequente trovare delle opere costruite dagli antichi peruviani, la cui
abilità tecnica e destrezza suscitano ammirazione e meraviglia anche in tempi moderni. Le distinte
culture che si formarono prima dell’arrivo degli Inca e degli Spagnoli, usarono questo materiale sia per
la rapidità della fabbricazione, sia perché l’argilla necessaria si può trovare in quantità abbondante in
questo territorio, grazie alla conformazione geologica che caratterizza l’ambiente costiero peruviano.
Ogni società costiera preincaica ha impiegato una tecnica costruttiva diversa, adattandola alle proprie
esigenze e tradizioni culturali.
Gli adobes erano fabbricati dalla popolazione sia per erigere le proprie abitazioni, sia per l’edificazione
dei templi e dei palazzi destinati alle autorità o personaggi di rango; dalle testimonianze
archeologiche, si può attestare che il mattone crudo era l’elemento principale utilizzato per
l’architettura urbana, funeraria e cerimoniale.
Gli Inca, la cui civiltà ebbe origine nella zona dell’altipiano meridionale del Perú, svilupparono una
tecnica costruttiva differente, basata sulle risorse ambientali, che favorì l’utilizzo della pietra, nella cui
lavorazione furono maestri. All’epoca della loro espansione imperiale e conquista d’altri territori, essi
preservarono le testimonianze architettoniche di ciascun popolo, spesso adottando i materiali edilizi
locali per le nuove costruzioni. Per tale ragione gli Spagnoli, arrivati nel 1532, trovarono le vestigia di
magnifiche dimore e templi fatti con adobe, tetti di legno stuccati con terra cruda e dei bei mosaici
lavorati nello stesso materiale.
Dopo la conquista del Perú, i conquistatori decisero di erigere le chiese, gli edifici pubblici e le case
con la stessa tecnologia anche se in differente stile, allo scopo di sfruttare la mano d’opera e la
conoscenza costruttiva degli indios.
Non è difficile capire questa scelta, se pensiamo che la Spagna fu soggetta per secoli alla
dominazione araba, e per tale motivo adottò l’uso del mattone crudo, che fu ampliamente usato nel
territorio, assimilando così le tradizioni costruttive moresche.
In Messico, quando esso fu convertito in dominio della corona spagnola, avvenne il medesimo
fenomeno, poiché gli invasori erano gli stessi e la tradizione architettonica autoctona era simile
nell’area meridionale di questo paese.
L’uso dell’adobe ancora è abbastanza diffuso nel Perú, soprattutto nella costa, e si fabbrica come 800
anni fa. La tecnica utilizzata non ha subito variazioni sostanziali, ad eccezione di alcune modifiche
apportate negli ultimi cinquant’anni. Ciò si deve al fatto che all’interno delle università peruviane, il
materiale è stato studiato con maggior attenzione e, dopo le necessarie sperimentazioni, si è diffuso
l’impiego dell’“adobe estabilizado” (stabilizzato), che ha un miglior comportamento termico e sismico.
Prioritariamente, le costruzioni coloniali furono edificate con tecniche miste, usando i diversi materiali
della tradizione indigena e con aggiunte spagnole nella parte concettuale, per esempio
nell’architettura religiosa e civile.
In Perú, attualmente si stanno studiando il degrado e le possibili tecniche d’intervento e restauro
dell’adobe, anche in forma sperimentale, come avviene pure in altre parti del mondo che hanno
necessità di conservare analoghe testimonianze del proprio patrimonio architettonico. Purtroppo, per
le sue peculiari caratteristiche di materiale crudo, “l’adobe” rappresenta un elemento per la cui
conservazione risulta molto difficile ottenere risultati definitivi o applicare metodologie d’intervento
15
16. conclusive. La causa di tale difficoltà si deve alla dislocazione dei monumenti d’interesse in aree
geografiche molto diverse e lontane tra loro, in cui gli elementi di degrado sono dovuti ad una serie di
variabili determinanti, quali la composizione chimica del terreno e l’incidenza climatica.
Ho scelto questo tema, perché vorrei cercare di capire, insieme ai miei maestri peruviani e italiani,
cosa possiamo fare di concreto per difendere il nostro patrimonio monumentale culturale e anche
perché sono stato da sempre affascinato dalle “Huacas”, che mi hanno colpito per la grandezza
cognitiva dei loro costruttori e per la forza dell’immagine trasmessami da tali monumenti, di cui la
potenza dell’impatto visivo ha lasciato in me un segno indelebile.
Milano, 28 ottobre 2004
16
17. 1.2 Fabbricazione
L’adobe è un mattone d’argilla cruda, lavorato a mano per conferirgli la forma desiderata, che può
essere conica, rettangolare, quadrangolare, paniforme o altro, e successivamente essiccato al sole o
all’ombra. Le sue dimensioni variano secondo la zona di produzione e le caratteristiche intrinseche del
materiale utilizzato.
La tecnica per fare gli adobes è la stessa che si usava sin dai tempi preinca. Con la terra argillosa
comune, oltre ai mattoni crudi, si ricavano la malta per i giunti, lo stucco per la finitura e l’impasto per
gli intonaci che proteggono o decorano le pareti delle costruzioni, sia all’esterno che all’interno. Non
tutte le terre sono adeguate per questi fini. I suoli sono costituiti da un miscuglio di sabbia, ghiaia e
argilla che, impastato con acqua, può dare il prodotto necessario. Se non c’è una percentuale
sufficiente d’argilla in un suolo, il miscuglio d’acqua e terra non sarà abbastanza resistente quando
asciuga, se invece non c’è un contenuto sufficiente di terra e ghiaia nel terreno, il prodotto desiderato
rischia di fessurarsi una volta asciutto.
La prima fase per la fabbricazione dell’adobe consiste nel preparare delle palline di 2 cm di diametro
con la terra di cantiere ben asciutta. In seguito si deve tentare di romperle, facendo pressione con la
mano: se non si sgretolano, significa che la terra usata è adatta alla produzione dei mattoni.
Si accumula poi la terra e si mescola con acqua, lasciando riposare l’impasto per uno o due giorni,
aggiungendogli poi una parte di paglia (tagliata a pezzi di 5 cm) per ogni otto di terra.
Successivamente, si fabbricano degli adobes di prova e si lasciano essiccare al sole per uno o due
giorni e, se una volta asciutti, presentano delle fessure, ciò significa che si deve aggiungere della
sabbia.
Una volta trovata la proporzione giusta d’argilla e sabbia, si comincia ad usare uno stampo di legno,
chiamato “gavera”, che ha delle dimensioni variabili, corrispondenti a quelle dell’adobe da fabbricare.
Si procede bagnando preliminarmente tale stampo e si prosegue riempiendolo con terra umida; si
toglie poi la “gavera” e si lasciano asciugare gli adobes per quattro giorni, su una superficie piana. A
questo punto, i mattoni vengono collocati di testa, in modo da farli essiccare uniformemente e, dopo
una settimana d’esposizione al sole, si possono usare.
Nel caso degli adobes conici, il procedimento è lo stesso, però la forma viene data lavorandoli a
mano.
fig.1. “Gaveras” per fare adobes. Progetto di restauro fig.2. Adobe per Restituzione
della Cappella Dottrinale di Mórrope a Lambayeque (Perú) Progetto di restauro della Cappella Dottrinale di Mórrope a
Lambayeque (Perú)
17
18. 1.3 La storia dell’adobe come materiale costruttivo nel Perú
1.3.1 Epoca pre Inca: huacas, templi, città, edifici pubblici, abitazioni, morfologia dell’adobe
e sistemi di tessitura geometrica
L’adobe fu il materiale che gli antichi Peruviani predilessero per l’edificazione delle diverse
strutture architettoniche. La presenza abbondante di una gran quantità d’argilla di buona qualità,
fece sì che le antiche popolazioni costiere del Perú privilegiassero la tecnica costruttiva in cui si
utilizzava questo tipo di mattone e che la perfezionassero sempre più, seppure con varianti
locali determinate da ogni singola tradizione.
Ancor oggi si possono trovare delle vestigia archeologiche che dimostrano, in tutta la loro
magnitudine, la perfezione acquisita dagli antichi architetti e costruttori peruviani. Essi
utilizzarono i materiali e le diverse tecniche costruttive con molto criterio e maestria,
tramandandosi le conoscenze ancestrali acquisite da una generazione all’altra.
Oltre all’argilla, uno dei materiali più usati fu, e lo è ancora, Il legno di huarango o algarrobo
(Prosopis sp. )albero nativo della costa desertica peruviana e cilena, che si utilizza per fare travi,
travetti e coperture. Questo legno, resinoso e imputrescibile, può raggiungere una durezza
ferrea, ed era usato anche come anima di elementi di sostegno, quali colonne e pilastri. Per le
pareti e i diaframmi interni, oltre all’adobe, si utilizzava la quincha, ovvero un canniccio
poggiante su una base muraria di scarsi spessori ed elevazione; si tratta di una tecnica
costruttiva tradizionale che consiste nell’intonacare con un impasto di terra argillosa, dei pannelli
di canne (Canna indica oppure carrizo), che a loro volta erano inseriti in un telaio di legno,
oppure legati tra loro con cordicelle di giunco o tortora. Tale struttura offre il vantaggio di pesare
poco, di essere facilmente realizzabile ed economicamente conveniente. Attualmente segue ad
essere adottata, però soprattutto nel caso di architettura povera o non destinata a durare nel
tempo.
Huacas
Huaca è una parola indigena che designa un luogo di venerazione. Il concetto di luogo sacro o
huaca, considerato tale anche senza bisogno dell'intermediazione di un'élite sacerdotale,
faceva probabilmente già parte del bagaglio culturale delle genti che popolarono il continente
americano nel corso del Paleolitico Superiore. La huaca divenne il punto di contatto con
manifestazioni divine, dove le forze della natura convergevano a rendere più efficace il palesarsi
di forze sovrumane. Poteva essere una roccia, una grotta, una sorgente, una montagna o molte
altre cose, tutte relazionate con il concetto di tempo e spazio sacri, elementi imprescindibili dal
pensiero religioso dell’uomo andino. Solo con il sorgere dei primi centri cerimoniali, il concetto di
huaca è associato ad strutture architettoniche vere e proprie. Quando arrivarono gli Spagnoli,
essi generalizzarono il termine di huaca applicandolo a tutte le costruzioni preispaniche della
costa, ed è il nome che ancora oggi viene attribuito ai resti monumentali visibili.
Attualmente si tende a denominare huaca un sistema di costruzione piramidale costituita de
piattaforme sovrapposte collegate tramite rampe d’accesso o scalinate. Tali monumenti ebbero
diverse funzioni, certamente relazionate al territorio ed al contesto storico in cui furono
concepite. È difficile riconoscere pienamente la destinazione avuta dai numerosi complessi
architettonici esistenti in ogni valle, però grazie agli scavi archeologici, è oggi possibile
differenziarli in base a una funzione cerimoniale, amministrativa, sepolcrale, militare o abitativa.
Le huacas hanno una altezza variabile da pochi metri a qualche decina e sono costruite quasi
interamente in terra e adobe. Le tecniche costruttive cambiano secondo il contesto geografico, il
livello d’occupazione, l’epoca in cui furono costruite, la cultura che le concepì così come variano
la geometria nella tessitura dei mattoni, la dimensione e la morfologia dei monumenti e l’uso
degli spazi.
18
19. Costa Nord
fig. 3. Huaca del Dragón, Trujillo fig. 4. Huaca Larga, Túcume
Costa Centro
fig. 5. Huaca San Marcos, Lima fig. 6. Huaca San Marcos, Lima
fig. 7. Fortezza di Paramonga, Costa Centro. Nord di Lima.
19
20. Templi
I templi, nettamente d’uso religioso, erano costruiti con forma simile a quella delle Huacas, in
quanto il significato ideologico che univa entrambi, aveva un’origine ancestrale comune. I
materiali usati per la loro costruzione erano gli stessi specificati prima, per quanto ci siano
differenze tipologiche, morfologiche e funzionali: infatti all’interno di questi edifici templari è
frequente trovare delle tombe, spesso appartenenti a personaggi di rango.
Il sorgere dei complessi templari più arcaici rimonta al 2.500 a.C. circa e lo sviluppo dei primi
centri cerimoniali di cui fanno parte riflette una serie di trasformazioni radicali, che portano a una
maggiore specializzazione sia nel campo della produzione alimentare che nell'organizzazione
sociale. Il numero e la concentrazione degli insediamenti, specialmente nell’area costiera,
aumentano smisuratamente e la molteplicità delle forme architettoniche e urbanistiche riflette il
controllo sapiente dell’habitat, capacità d’adattamento e sviluppo tecnologico sempre più
specializzato. Le tecniche costruttive si arricchiscono e divengono via via più elaborate,
portando all’acquisizione di un completo dominio nell’uso dei materiali. Sorgono ovunque dei
complessi terrazzati sui fianchi delle valli, ossia sequenze di terrapieni sostenuti da muri di
contenimento, connessi tramite scale e rampe, da cui si deduce che il parametro che condiziona
la morfologia costruttiva è la topografia di ogni singolo sito. Si moltiplicano i monticoli a forma
troncopiramidale, costituiti sia da semplici terrapieni elevati, sia da edifici composti da
piattaforme multiple che conferiscono alla costruzione l’aspetto di una piramide tronca a scaloni.
I complessi architettonici sono disposti secondo assi di simmetria ed hanno pianta a “U”, al loro
interno si nota la presenza di pozzi cerimoniali o di recinti circolari interrati. Si tratta di un
modello diffuso, per quanto non soggetto a un rigido canone dominato da puri schemi
geometrici o da misure e angolazioni predeterminati.
Le strutture appoggiavano talvolta su fondazioni di pietra, i muri si costruivano con adobes di
morfologia regolare (generalmente quadrangolare o rettangolare), fatti a mano oppure con
mattoni di forma diversa, come gli adobes conici. Per riempire gli spazi vuoti si utilizzava un
impasto di terra e lo stesso era fatto per legare tra loro ogni singolo elemento o fila di adobes.
I paramenti degli edifici cerimoniali erano intonacati e dipinti, oppure decorati con fregi policromi
in rilievo di eccezionale bellezza, geometrici o naturalistici, nei quali erano rappresentati gli
elementi del pantheon religioso o delle scene mitologiche e rituali.
fig. 8. Plastico di Tempio “El Brujo”. Trujillo, Costa Nord
20
21. fig. 9. Particolare di decorazioni
policrome in muro di adobe. Tempio
della Luna. Trujillo. Costa nord
fig. 10 -11. Decorazione in muro di adobe nei Tempi di Chan Chan. Trujillo. Costa Nord
Città
Diverse civiltà si svilupparono nella costa del Perú, ognuna con caratteristiche e tradizioni
culturali, che le resero inconfondibili l’una dall’altra. Fattori come la geografia, la religione, e
l’organizzazione socio-politica ebbero un’influenza determinante sull’espressione architettonica
e l’evoluzione delle tecniche costruttive.
Al loro arrivo, gli Spagnoli rimasero stupiti nell’osservare le città e i centri presenti nel territorio,
soprattutto per l’ organizzazione dello spazio e l’assetto urbanistico. Molte di queste
testimonianze architettoniche sono ancora esistenti e un gran numero di esse fa parte del
patrimonio monumentale archeologico del Perú, per cui le strutture sono sottoposte a continui
interventi di consolidamento e conservazione.
Nella Costa Nord, l’organizzazione sociale, politica e militare era compito del governante
supremo, che a sua volta rivestiva anche il ruolo di sacerdote, capo militare e autorità politica.
Le culture Moche, Lambayeque e Chimú sono sequenzialmente le principali esponenti di questo
tipo d’organizzazione sociale, di tipo statale, e se riflette pienamente nell’architettura delle loro
città. Tra i centri urbani più importanti della costa settentrionale, possiamo citare le più Túcume
e Chan Chan. Lo stesso fermento urbanistico si denota anche nell’area costiera centrale, con i
nuclei urbani di Maranga, appartenente alla cultura Lima e Cajamarquilla, che testimonia un
momento di evoluzione più recente. L’area meridionale è dominata da importanti culture di cui le
espressioni più importanti sono i centri di Ánimas Altas, affiliabile alla cultura Paracas, e
Cahuachi, capitale teocratica della cultura Nasca.
La costruzione della città di Túcume ebbe inizio circa nel I secolo d.C. Si tratta del centro urbano
più importante della sua epoca, corrispondente alla cultura Sicán o Lambayeque. Questa città
preincaica, è costituita da 26 piramidi d’adobe ed altri edifici minori. Secondi gli studi
archeologici, si trattava del luogo d’insediamento dell’élite locale.
21
22. fig. 12. Planimetria aerea di Túcume.
Lambayeque. Costa Nord
fig. 13. Città di Túcume.
Lambayeque. Costa Nord
Edifici Pubblici.
Gli edifici che potremmo tentativamente definire “pubblici”, presentano una tipologia predisposta
alla celebrazione di rituali, oppure alla raccolta di persone nel corso di determinate
manifestazioni legate al culto, al calendario agricolo o a eventi di tipo politico. Molti templi del
periodo più antico, avevano una polifunzionalità, che poteva essere religiosa, amministrativa e
politica. Bisogna analizzare questi edifici in base alla loro ubicazione geografica e cronologica,
oltre a determinare la loro appartenenza culturale.
Tra le forme più diffuse, sin dai tempi più antichi, troviamo esempi di piazze a dislivello, edifici
disposti su terrazzamenti, altri a forma di piramide a gradoni, oppure dei centri disposti secondo
assi di simmetria, che mantengono le tradizioni iniziali e presentano pianta a “U”; al loro interno
si nota la presenza di pozzi cerimoniali o i recinti circolari interrati.
L’architettura delle piazze è stata relazionata alle attività ricreative e cerimoniali; in molti casi
troviamo un’eccellente acustica, dovuta alla disposizione degli spazi aperti ad un livello inferiore,
22
23. tuttavia si può anche se può parlare di una corretta utilizzazione e sapiente concezione dello
spazio pubblico.
L’architettura a forma piramidale e a terrazze è stata messa in relazione con società altamente
gerarchizzate, alcune di esse con momenti di intensa attività militare, volta alla conquista di
nuovi territori, come nel caso di Moche e Chimú.
Nei siti di cultura Sipán e specialmente a Túcume, a Lambayeque (Costa Nord del Peru),
ancora oggi gli archeologi e urbanisti cercano di capire esattamente la funzione d’ogni edificio
avvalendosi di continue ricerche in situ e scavi archeologici, che permettano loro d’analizzare in
base alle stratigrafie culturali, i periodi occupazionali di queste strutture.
fig. 14. Tipologia degli edifici pubblici nella costa nord Perú
fig. 15. Ricostruzione ipotetica. Sipán, Lambayeque. Costa Nord
23
24. Abitazioni
In questo paragrafo tratteremo in modo specifico il tema dell’architettura abitativa nell’ambito
della cultura preincaica, denominata Moche (o Mochica), che fiorì nella costa settentrionale del
Perú tra il I e VIII sec. d.C.
La tradizione costruttiva, in tutti i suoi aspetti, era sempre la stessa: per edificare le fondazioni
(quando erano necessarie), si utilizzavano pietre o dei contenitori d’argilla cotta con terra
pressata, da collocare sotto gli elementi murari. Per la costruzione dei muri, si utilizzavano
l’adobe o la quincha (quest’ultima, come già detto, altro non è se non una tecnica costruttiva
tradizionale che consiste nel rivestire di terra bagnata dei panelli di canna che, a loro volta, sono
inseriti in un telaio di legno: il suo pregio è la leggerezza); gli elementi portanti, come travi,
pilastri, architravi, erano realizzati in legno di huarango o algarrobo (Prosopis sp.) molto
resistente per la sua consistenza resinosa e con il pregio di non essere attaccabile dall’umidità e
dai parassiti xilovori. In alcuni casi, gli elementi portanti erano rivestiti con fasci di canne legate
tra loro tramite cordicelle, ricoperti in seguito con un impasto di terra bagnata, per conferir loro
un aspetto uniforme. Nel caso delle colonne, il palo di huarango costituiva il nucleo
dell’elemento, al quale si sovrapponevano strati alternati di canne e terra argillosa, sino a
raggiungere lo spessore desiderato. Le pavimentazioni erano realizzate sia compattando il
terreno naturale, bagnandolo preliminarmente con acqua (procedimento che poteva essere
ripetuto all’infinito), sia utilizzando un impasto di terra argillosa che poi era cosparso sulla base
con particolari attrezzi; oppure, nel caso si desiderasse un effetto migliore, ricoprendo il piano
naturale con degli adobes, la cui tessitura variava secondo la destinazione dell’edificio.
fig. 16 - 17. Rappresentazione di case mochica in ceramica scultorica
fig. 18. Ricostruzioni ipotetiche delle abitazioni mochica e i sistemi costruttivi utilizzati in quella epoca
(fonte Cd Sipan)
24
25. Morfologia dell’adobe
fig. 19. Diversi tipi di adobe pre Inca. (Fonte Lizardo Tavera e Libro “Los Mochicas” Rafael Larco Hoyle)
25
26. Sistemi di tessitura geometrica
fig. 20. Diverse tipologie di tessiture con adobe nelle
strutture Pre Inca
26
27. 1.3.2 Epoca Inca: La conquista inca e la conservazione delle tecniche costruttive
Gli Inca ebbero origine nell’altipiano andino meridionale, vicino al lago Titicaca, al confine tra gli
attuali Perú e Bolivia e dominarono tutto quel periodo cronologico che viene definito l’Orizzonte
Recente o Inca (1440-1539). Erano impetuosi guerrieri con una politica d’espansione che
permise loro di creare un vasto e solido impero collegato da strade e determinando una
riorganizzazione dei centri urbani in tutto il territorio peruviano, dando origine ad una vera e
propria rete d’insediamenti e posti di controllo.
Nella politica di conquista utilizzata, gli Inca, nella maggior parte di casi, permettevano ai popoli
sottomessi di conservare la propria religione, però allo stesso tempo inculcavano il culto del Dio
Sole, che era sacro per loro. Se la sottomissione era pacifica, i dominatori permettevano alle
genti conquistate di conservare i propri usi e costumi, tecnologie ed espressioni artistiche.
L’influenza della rigida organizzazione incaica e della nuova ideologia, si rifletteva soprattutto
nell’introduzione di nuove iconografie e tipologie ceramiche e, soprattutto, in un severo sistema
d’assetto economico: i signori conquistati dovevano accettare di pagare un tributo al monarca
inca, stabilito dai funzionari dell’impero che dovevano stabilirsi nel territorio conquistato e
assumere la funzione di controllori. Nel caso di popolazioni potenzialmente avveniva l’invio
forzato di etnie fedeli al regime, che sostituivano le popolazioni locali, obbligate a trasferirsi in
regioni più facilmente controllabili. Si tratta, ad ogni modo, anche di una politica d’integrazione
che favorisce un sincretismo tra le vecchie e nuove tradizioni. L’architettura di quest’epoca
rispetta quasi integralmente la tradizione costruttiva delle regioni dominate, ma introduce
contemporaneamente nuovi concetti urbanistici, d’edilizia e ingegneria, così come elementi
tipologici distintivi, tipici dell’architettura della capitale Cusco (finestre, porte e nicchie
trapezoidali). Esistono ancora tracce delle antiche strade che collegavano le diverse città della
costa con i nuovi importanti centri politici, spesso costruite su tracciati preesistenti, che erano
perfezionati ed ampliati.
Si può dire che la influenza dell’impero Inca in campo architettonico si limita, in alcuni casi
nell’introduzione di nuovi usi e concetti di spazio, mentre in campo urbanistico si osservano una
precisa pianificazione e un disegno urbano regolare, facilmente riproducibili in diversi contesti
geografici.
fig. 21 Diverse viste del centro Inca di Tambo
Colorado. Pisco. Costa Centro
27
28. 1.3.3 Epoca coloniale: casonas, chiese, edifici pubblici
Quando gli Spagnoli conquistarono il territorio indigeno, incorporarono le tecniche costruttive
tradizionali del Nuovo Mondo all’architettura tipicamente europea, caratterizzata all’epoca dal
Manierismo e dal Barocco.
Sembra che l’adobe fosse d’uso corrente già dalla fine del XVI secolo. Il mattone cotto era usato
solo in casi speciali, ragione per la quale i forni erano utilizzati solo per cuocere le tegole e i
mattoni per i pavimenti. Nelle costruzioni coloniali è stato trovato un tipo speciale d’adobe di
grandi dimensioni chiamato “adobón”, peraltro già in uso sulla costa da vari secoli. In questo
periodo si vede il sorgere di una fusione tra i concetti architettonici europei e l’impiego di
materiali e tecniche indigeni.
Le case coloniali erano costruite secondo modelli e funzionalità di concezione europea: il nome
che si mantenuto sino ai giorni nostri, è quello di “Casona”. In ugual modo, le chiese, i palazzi e
gli edifici pubblici possedevano questa stessa tipologia costruttiva ed architettonica.
fig. 22. Casonas in Plaza de Armas. Trujillo. Costa Nord
fig. 23. Plaza de Armas e
Cattedrale. Trujillo. Costa Nord
28
29. fig. 24. Chiese del secolo XVI. San Roque, Santa Catarina e San Pedro. Chiamate “Ramadas”. Lambayeque
Costa nord Perú
fig. 25. Chiesa di Eten nell’anno 1907. Fotografata da H. Bruning. Lambayeque. Costa Nord
29
30. 1.3.4 Epoca attuale: le case d’adobe nel Perú
Ancora oggi è frequente trovare delle case d’adobe in Perú, però attualmente, con le nuove
tecniche e materiali, ne sono derivati un ulteriore arricchimento e miglioramento strutturale. Si
usano diffusamente adobes stabilizzati, cemento, pavimenti prefabbricati, ecc.
In qualche località della costa nord del Perú, possiamo vedere delle case costruite con le stesse
tecniche preinca e preispaniche. Ciò si deve ad una conoscenza pragmatica e al fatto che la
gente preferisce ancora abitare in una casa d’adobe, essendo questa più adatta ai climi caldi: è
una questione di scelta, se consideriamo che un adobe ha lo stesso costo di un mattone cotto.
Ci sono degli architetti che hanno provato a costruire con l’adobe, ed hanno raggiunto degli
eccellenti risultati.
fig. 26. Casa d’adobe in Túcume. Costa nord del Perú. (Fonte Tesi dottorale Arch. Julio Cárdenas)
Fig. 27. Progetti moderni che evidenziano l’uso del l’adobe come
materiale da costruzione. Túcume. Costa nord del Perú.
30
31. 1.4 Tipi di degrado e patologia dell’adobe
1.4.1 Degrado biologico
Provocato per esseri vivi siano questi di grandi dimensioni o microscopici.
a. Invasione di piante.- Quando i semi trasportate per il vento o per insetti, ricevono acqua o
assorbono l’umidità necessaria per germinare e fare nascere delle piante nei muri d’adobe.
b. Crescita dei funghi, muffa.- Quando il materiale è sposto a condizioni particolari che
permettono la crescita di funghi o di muffe
c. Mano dell’uomo (degrado antropico).- Intesso come modificazioni alla struttura originale
o alterazione del materiale per l’uomo.
d. Microrganismi.- Quando l’adobe è attaccato per batterie o altri organismi microscopici.
e. Insetti.- Quando gl’insetti trovano le condizioni ideali per vivere nel muro d’adobe o il
manufatto in terra cruda (per esempio, alcuni tipi di ape e ragni)
f. Animali.- riferito al danno nelle strutture di adobe fatto per animali di qualsiasi tipo.
1.4.2 Degrado per agenti climatici o d’intorno
1.4.2.1 Degrado per la presenza d’acqua
L’adobe è un materiale molto debole in presenza d’acqua sia l’origine di questa:
• Acque di risalita per capillarità
• Per condensazione
• D’origine meteorologiche (pioggia, neve –solo nelle zone ad alta quota-, nebbia)
• Accidentale
• Di costruzione
Tipo di degrado
a. Alterazione cromatica.- Alterazione che se manifesta attraverso i parametri che
definiscono il colore (tinta, chiarezza e saturazione). Può manifestarsi con morfologie
diverse a seconda delle zone dove sono localizzate.
b. Incrostazione.- deposito di terra o polvere solidificata, di spessore variabile, attaccato al
materiale originale, in questa facciata si trovano nei pilastri del portico d’accesso, nelle
cornice ed elementi verticali della torre sinistra.
c. Distacco dell’intonaco.- Soluzione di continuità tra strati superficiali del materiale, sia tra
loro che rispetto al substrato; prelude in genere alla caduta degli strati stessi.
d. Disgregazione.- Decoesione dell'intonaco caratterizzata da distacco di granuli sotto minime
sollecitazioni meccaniche.
e. Efflorescenza.- Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto
cristallino o filamentoso, sulla superficie dell'intonaco.
f. Erosione.- Asportazione di materiale dalla superficie.
g. Fessurazione.- Degradazione che si manifesta con la formazione di soluzioni di continuità
nell'intonaco e/o nella pellicola pittorica e che può implicare lo spostamento reciproco delle
parti.
h. Mancanza.- Caduta e perdita di parti.
i. Lacune.- Caduta e perdita di parti dell'intonaco e/o della pellicola pittorica, con messa in
luce degli strati di intonaco più interni o del supporto.
j. Esfoliazione.- Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta di
uno o più strati superficiali subparalleli fra loro (sfoglie).
Può interessare l'intonaco e/o la pellicola pittorica.
1.4.2.2 Per l’azione eolica
a. Erosione.- Asportazione di materiale dalla superficie.
31
32. b. Esfoliazione.- Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta di
uno o più strati superficiali subparalleli fra loro (sfoglie). Può interessare l’intonaco o la
pellicola pittorica.
1.4.2.3 Per i movimenti sismici
a. Fessurazione.- Degradazione che si manifesta con la formazione di soluzioni di continuità
nell’intonaco e/o nella pellicola pittorica e che può implicare lo spostamento reciproco delle
parti.
b. Mancanza.- Caduta e perdita delle parti.
c. Crollo.- Quando le sovraccariche o i movimenti ondulatori del moto sismico fanno crollare le
strutture.
1.4.2.4 Chimici
a. Alterazione cromatica.- Alterazione che se manifesta attraverso i parametri che
definiscono il colore (tinta, chiarezza e saturazione). Può manifestarsi con morfologie
diverse a seconda delle zone dove sono localizzate.
b. Incrostazione.- deposito di terra o polvere solidificata, di spessore variabile, attaccato al
materiale originale, in questa facciata si trovano nei pilastri del portico d’accesso, nelle
cornice ed elementi verticali della torre sinistra.
c. Distacco dell’intonaco.- Soluzione di continuità tra strati superficiali del materiale, sia tra
loro che rispetto al substrato; prelude in genere alla caduta degli strati stessi.
d. Disgregazione.- Decoesione dell'intonaco caratterizzata da distacco di granuli sotto minime
sollecitazioni meccaniche.
e. Efflorescenza.- Formazione di sostanze, generalmente di colore biancastro e di aspetto
cristallino o filamentoso, sulla superficie dell'intonaco.
f. Erosione.- Asportazione di materiale dalla superficie.
g. Fessurazione.- Degradazione che si manifesta con la formazione di soluzioni di continuità
nell'intonaco e/o nella pellicola pittorica e che può implicare lo spostamento reciproco delle
parti.
h. Mancanza.- Caduta e perdita di parti.
i. Lacune.- Caduta e perdita di parti dell'intonaco e/o della pellicola pittorica, con messa in
luce degli strati di intonaco più interni o del supporto.
j. Esfoliazione.- Degradazione che si manifesta con distacco, spesso seguito da caduta di
uno o più strati superficiali subparalleli fra loro (sfoglie). Può interessare l'intonaco e/o la
pellicola pittorica
32
33. II ANALISI DEL COMPLESSO RELIGIOSO
2.1 Analisi storica
2.1.1 Inquadramento storico
Francisco Pizarro ebbe un ruolo preponderante nella Storia e Conquista del Perú. Egli era
figlio naturale del Capitano Gonzalo Pizarro e di Francisca González Alonso, tuttavia i dati
sulla sua infanzia e gioventù sono quasi inesistenti. Ci sono delle informazioni che segnalano
la sua nascita a Trujillo de Extremadura (Spagna) nel 1478. In età molto precoce partecipò
alle guerre d’Italia (tra 1494 e 1498), combattendo accanto a suo padre.
Si afferma che nell’anno 1502, quando fece ritorno in Extremadura, si arruolò nella spedizione
del Pacificatore Nicolás di Obando, con destinazione a “las Indias”. Per molti anni si stabilì
nell'Isola Ispagnola (Santo Domingo), dalla quale salpò come membro di molte spedizioni
dirette verso il sud; in una di queste Vasco Núñez de Balboa, il 25 novembre 1513, ebbe
modo di scoprire il Mare del Sud, (chiamato in seguito Oceano Pacifico).
Pizarro fu uno dei compagni (oltre che cugino) di Hernán Cortés, il quale nutriva per lui una
grande stima, essendosi distinto in molte circostanze, specialmente nella lotta contro Narváez.
“Dal momento nel quale Vasco Núñez di Balboa, scoprendo il mare del Sud, aveva acquisito
delle nozioni incomplete sulle ricche terre le cui coste bagna, oltre notizie vaghe sul potente e
ricco impero del Perú, i pensieri ambiziosi degli Spagnoli stabilitisi nelle colonie del Darién e di
Panama, si orientarono verso quei paesi ignoti. In quel secolo, nel quale lo spirito avventuriero
trascinava tanti uomini con spirito imprenditoriale, ad investire la propria fortuna e sfidare i più
grandi pericoli per tentare scoperte, dall’esito incerto, anche il più piccolo raggio di speranza
era accolto con ardore, quindi non mancò mai chi, solo in base al più vago indizio si lanciava,
temerariamente nelle spedizioni più pericolose.
Balboa non aveva voluto concedere a nessuno il diritto di conquistare un paese che
considerava come di sua proprietà; egli stesso aveva preparato un'armata nella quale non
erano stati lesinati né affanni né spese e, quando era già stava per prendere il controllo
dell’armata, soccombé, vittima dell'invidia di Pedrarias".1
Anni più tardi, nel 1515, per ordine del governatore di Terra Ferma, Pedrarias Dávila, Pizarro
nella sua veste di Tenente Governatore d’Urabá (aveva accompagnato il governatore Alfonso
de Ojeda nella conquista della stessa), catturò il suo ex comandante Núñez di Balboa, che fu
poi giustiziato due anni più tardi sotto l’accusa di cospirazione. La protezione che Pedrarias
conferì a Pizarro in cambio della sua lealtà, si rafforzò quando questi decise di fondare la città
di Panama. Pizarro allora assunse molti incarichi importanti, tra cui quelli di tenente,
governatore, visitatore, reggente ed infine sindaco della città tra 1522 e 1523, mansioni
queste che gli permisero d’ammassare una consistente fortuna personale.
Non era affatto strano, quindi, che Pizarro godesse, da parte dei suoi connazionali, di una
considerazione derivatagli dai tanti diritti posseduti, perciò era visto come uno dei principali
coloni di Panama, dove s’era ritirato con una fortuna considerevole, acquisita con i suoi
servizi: “Possedendo la propria dimora ed una schiera di Indios, come uno dei principali
Signori, poiché sempre lo fu, distinguendosi nella conquista ed entità delle cose inerenti ai
servizi di Sua Maestà, rimanendo in quiete e riposo, con l’aspirazione di conseguire il suo
proposito e rendere inoltre molti importanti servizi alla corona reale “. 2
Nel 1524, Pedrarias, che infruttuosamente aveva patrocinato varie spedizioni verso il sud e
sudest allo scopo di conquistare territori nuovi (tra cui figurava quella di Pascual de
1
Henry Lebrun . “Historia de la Conquista del Peru y Pizarro”. Barcelona. Imprenta y librería Soberana Hermanos.
1892.
2
Francisco de Xerez.” Verdadera Relación de la conquista del Perú”. Junio 1534
33