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                   Yahis Martari

Didattica dell’italiano con laboratorio di scrittura (LM)
                     Modulo II, 2012
Parliamo di…
• Standard e “neostandard”

• Morfo-sintassi

• Lessico e morfologia

• Testualità
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Quadro storico-sociale
      (dal secondo dopoguerra)
• Dialetti > italiano
• Formazione di una lingua media
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• Contatto con l’inglese
Il “comportamento linguistico”
        (trascurato) degli italiani
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• Reazione alla conservatività scolastica

• Eccessi di liberismo linguistico

• …Un “Consiglio superiore della lingua italiana”?
Che cosa significa “standard
            linguistico”?

• Il concetto di stabilità flessibile

• La sua importanza in relazione alla
  consapevolezza linguistica
Le funzioni dello standard
•   Separazione
•   Unificazione
•   Prestigio
•   Riferimento
•   Selezione linguistica
•   Ufficialità della lingua scritta
•   Normalizzazione
Standard dell’italiano: diacronia
1304,
  Dante, De vulgari eloquentia: illustre (onorevole), aulico
   (regale), curiale, cardinale (perno)
1525,
  Bembo, Prose della volgar lingua: le due corone
                            Vs
  – Machiavelli (fiorentino volgare naturale)
  – Trissino (collage di volgari)
1840,
  Manzoni: fiorentino colto
                            Vs
  Ascoli: acculturazione
Standard dell’italiano: sincronia

•   diatopia
•   diacronia
•   diastratia
•   diamesia
•   diafasia
Standard e neostandard
…hanno un rapporto di:

• Continuità (continuità sintattica e lessicale)

• Discontinuità (caduta del modello
  letterario)
Varietà dell’italiano
• Dialetto             • Italiano formale aulico
                       • Tecnico scientifico
• Dialetto-regionale
                       • Burocratico
• Italiano regionale   • Standard letterario
• Italiano comune      • Neo-standard
(Pellegrini 1960)      • Parlato colloquiale
                       • Regionale-popolare
                       • Informale trascurato
                       • Gergale
Modelli gerarchici e   (Berruto 1987)
soggetti a mutamenti
L’italiano neostandard?
• Berruto (1987) lo pone in     • Dardano (2008: 20): “non
  una scala di varietà tra        si può parlare di
  letterario e parlato;           neostandardizzazione se
• Sabatini (1985) parla di        non a prezzo di uno
  italiano dell’uso medio;        sguardo che enfatizza
• D’Achille (2003) sottolinea     fenomeni marginali
  la non novità dei tratti;     • Sobrero (1993) parla di
                                  Italiano dell’uso medio
                                • Simone (1993) enfatizza
                                  fatti testuali
                                • De Mauro (1975) pone la
                                  relazione con
                                  l’apprendimento
                                  linguistico
Linea di tendenza generale del
         “neostandard”


    parlato >>>a>>> scritto
Fenomeni morfosintattici
Linee di tendenza specifiche
• Omogeneizzazione dei paradigmi

• Riduzione delle irregolarità

• Costrutti sintetici > Costrutti analitici
  (Cui la porto>Che gliela porto)
Fenomeni 1
• Dislocazioni (sx.: la mela la mangio; dx.: la
  mangio la mela)
• C’è presentativo (c’è Marco che ti cerca)
• Nominativus pendens (Franco, bisogna che il
  computer gielo riporto)
• Frase scissa (nel PD è la coesione che
  manca) e pseudoscissa (è questo concetto
  che vorrei passasse)
• Costrutto tema/rema (Veltroni, è rottura)
Fenomeni 2
• Che polivalente (voglio una vita che non
  è mai tardi)
• Relativa debole (siamo in quella casa
  che c’è un giardino davanti)
• Dativi etici (mangiami anche la frutta)
• Congiunzioni col significato trasformato
  e conguagliato: così (finale); come mai,
  com’è che (interrogativo)
Fenomeni 3
Tempi e modi verbali:
• imperfetto (di cortesia: volevo un caffè; di
  creazione: facciamo finta che eri un bandito;
  dell’irrealtà: se era in casa glielo
  chiedevamo),
• futuro epistemico (saranno tutti al mare,
  adesso)
• Presente pro futuro e passato prossimo pro
  futuro anteriore (domani, se sei stato bravo, ti
  porto al mare)
• Indicativo pro congiuntivo (mi sa che sei
  ubriaco)
Fenomeni 4
Concordatio ad sensum: c’è un milione di
  persone che partecipano all’esodo
Ridondanze pronominali anche funzionali (a me
  mi ha fatto sentire importante e a loro li ha
  fatti sentire al centro di una storia)
Riduzione dei paradigmi pronominali:
• Personali (egli > lui)
• Clitici (le, loro, ci > gli)
• Che cosa…? > Cosa…?
Lessico e morfologia
Linee di tendenza specifiche
• Standardizzazione del registro basso e del
  gergo (arrabbiarsi, per forza, balle, casino…)
• Riduzione delle allotropie (giovine/giovane)
• Neologismi semantici (curva dello stadio),
  neoformazioni (gommone, paninoteca),
  prestiti e calchi
• Sostituz. di forme analitiche con sintetiche
Fenomeni di produttività 1
• Neologia combinatoria, soprattutto con:
• Suffissazione in –ista (casinista), -ismo
  (casinismo), -zione (formattazione), -mento
  (incasinamento), -izzare (berlusconizzare),
  -abile (pensionabile), -ale (decisionale), -erìa
  (nutelleria), -ato (palestrato), -ino (telefonino,
  faccina), grado zero (reintegro, utilizzo)
• Prefissazione (inter-, tele-, para-, mega-,
  super-, euro-, bio-) con risemantizzazioni
  (euroconvertitore)
• Polirematiche: Motore di ricerca, codice a
  barre, posto di lavoro
Fenomeni di produttività 2
• Neologia semantica: processi metaforici di
  ampliamento, metonimia (navigazione
  informatica, radiografia della situazione)
• Prestito linguistico:anglismi persino in
  medicina (check-up), oltre che in finanza
  (leasing), sport (pole-position); anche
  francesismi, pochi ma importanti (informatica,
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  – Calco omonimico (pressurizzare>to pressurize)
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Fenomeni 3
• Collocazioni (coppie fisse di lessemi:
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• Stereotipia lessicale (frasi fatte)
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Linee di tendenza specifiche
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  (ipotassi>paratassi)
• …e paradigmatica (riduzione tipologica dei
  costrutti subordinativi: di, che, perché, per, a,
  e coordinativi: che, perché, quando, mentre,
  così)
• Stile nominale
• Regresso delle riprese pronominali toniche
  (egli, ella) a favore di riprese lessicali
  (incapsulatori e parafrasi)
Fenomeni 1
• Uso e abuso della catafora (spesso con
  disl.dx.: li vedremo tra poco i risultati delle
  dimissioni di Veltroni)
• Introduzione implicita di un referente testuale
  (in vacanza c’era questo tipo che ci manda…)
• Anadiplosi anche con sinon./incapsulatore (…
  promuove lo stile Berlusconi. Uno stile
  Berlusconi che spopolava in Europa…)
• Stile franto (interpunzione forte) e frequenti
  focalizzazioni con complementi differiti (o
  indipendenti: rapinatore evade. Con le
  lenzuola.)
Fenomeni 2
• Accumulazione sinonimica e antonomasica
  (soprattutto in testi giornalistici e politici)
• Citazioni dirette e indirette (pubblicità,
  titolistica)
• Percontatio (interrogative retoriche e tipo
  presentativo: Walter? Un incapace) e altre
  domande retoriche (Chi ha detto che…?)
• Declino della subordinazione a favore della
  coordinazione
Esempi di testo
(con variabilità diacronica
      e sincronica)
G. Della Casa, Galateo a cura di S. Prandi, Torino, Einaudi, 2000 [1558]
[ VII ]
Ben vestito dèe andar ciascuno, secondo sua conditione e secondo sua
età, perciò che, altrimenti facendo, pare che egli sprezzi la gente: e
perciò solevano i cittadini di Padova prendersi ad onta quando alcun
gentiluomo vinitiano andava per la loro città in saio, quasi gli fosse aviso
di essere in contado. E non solamente vogliono i vestimenti essere di fini
panni, ma si dèe l'uomo sforzare di ritrarsi più che può al costume degli
altri cittadini, e lasciarsi volgere alle usanze; come che forse meno
commode o meno leggiadre che le antiche per aventura non erano, o non
gli parevano a lui. E se tutta la tua città averà tonduti i capelli, non si
vuol portar la zazzera, o, dove gli altri cittadini siano con la barba,
tagliarlati tu: perciò che questo è un contradire agli altri, la qual cosa
(cioè il contradire nel costumar con le persone) non si dèe fare, se non in
caso di necessità, come noi diremo poco appresso, imperò che questo
innanzi ad ogni altro cattivo vezzo ci rende odiosi al più delle persone.
…
A. Manzoni, I promessi Sposi, [1840]

[Cap. I] Quel ramo del lago di Como, che volge a
mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a
seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli,
vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura
di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera
dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par
che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione,
e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda rincomincia, per
ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di
nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e
in nuovi seni.
È una pietosa storia d’amore. Interesserà vivamente le nostre
lettrici pel sentimento che spira in tutto il racconto, per la
elevatezza dei caratteri dei personaggi, per la commozione che
destano le meste e drammatiche vicende di due giovani attratti
dal più potente amore e separati dalle barriere delle esigenze
sociali.
(La stampa, 24 settembre 1893, p. 1)
Giuseppe Gaspari, commerciante in cereali, di 44 anni, arrivò un giorno
d'estate al paese di montagna dove sua moglie e le bambine erano in
villeggiatura. Appena giunto, dopo colazione, quasi tutti gli altri essendo
andati a dormire, egli uscì da solo a fare una passeggiata.

Incamminatosi per una ripida mulattiera che saliva alla montagna, si
guardava intorno a osservare il paesaggio. Ma, nonostante il sole,
provava un senso di delusione. Aveva sperato che il posto fosse in una
romantica valle con boschi di pini e di larici, recinta da grandi pareti. Era
invece una valle di prealpi, chiusa da cime tozze, a panettone, che
parevano desolate e torve. Un posto da cacciatori, pensò il Gaspari,
rimpiangendo di non esser potuto mai vivere, neppure per pochi giorni,
in una di quelle valli, immagini di felicità umana, sovrastate da
fantastiche rupi, dove candidi alberghi a forma di castello stanno alla
soglia di foreste antiche, cariche di leggende.
Luther Blisset, Q, Einaudi, Torino, 2004 Cap. I

Quasi alla cieca.
  Quello che devo fare.
   Urla nelle orecchie già sfondate dai cannoni, corpi che mi urtano. Polvere di
sangue e sudore chiude la gola, la tosse mi squarcia.
   Gli sguardi dei fuggiaschi: terrore. Teste fasciate, arti maciullati... Mi volto
continuamente: Elias è dietro di me. Si fa largo tra la folla, enorme. Porta sulle
spalle Magister Thomas, inerte.
  Dov'è Dio onnipresente? Il Suo gregge è al macello.
   Quello che devo fare. Le sacche, strette. Senza fermarsi. La daga batte sul
fianco.
  Elias sempre dietro.
   Una sagoma confusa mi corre incontro. Mezza faccia coperta di bende, carne
straziata. Una donna. Ci riconosce. Quello che devo fare: il Magister non deve
essere scoperto. La afferro: non parlare. Grida alle mie spalle: - Soldati!
Soldati!
   La allontano, via, mettersi in salvo. Un vicolo a destra. Di corsa, Elias dietro,
a capofitto. Quello che devo fare: i portoni. Il primo, il secondo, il terzo, si
apre. Dentro.
A. Baricco, Novecento, Feltrinelli, Milano, 1994, p. 11.

Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa… e la
vedeva. È una cosa difficile da capire. Voglio dire… ci stavamo in più di
mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e
noi… Eppure c’era sempre uno, uno solo, uno che per primo… la
vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando,
semplicemente, sul ponte… magari era lì che si stava aggiustando i
pantaloni… alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare…
e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov’era, gli partiva il cuore a mille,
e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi,
verso la nave, verso tutti, e gridava (piano e lentamente): l’America. Poi
rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una fotografia,
con la faccia di uno che l’aveva fatta lui, l’America.
Aldo Nove, Amore mio infinito, Einaudi, Torino, 2000 pp. 14, 170-171.

La prima volta che mi sono rivelato è stato quando una mia compagna in
seconda elementare non aveva mai i fogli a quadretti e io glieli prestavo
sempre fino a che un giorno le ho regalato un quaderno. …

Lei mi ha guardato mi ha detto ciao io le ho detto un Kingbacon una
Coca lei ha sorriso mi ha corretto ha detto McBacon io non riuscivo a
staccare gli occhi dai suoi. Come per esempio se tu sei Sanremo e tutti
gli anni tutte le sere i cantanti salgono sul tuo palco presentano sempre la
stessa canzone davanti allo stesso pubblico annoiato poi all’improvviso
una sera arriva qualcosa qualcuno con un brano completamente diverso
come non ti aspettavi più ormai che accadesse il pubblico si alza inizia a
ballare tu quasi non ci credi ritrovi la gioia di essere Sanremo in quel
momento ti sembra di essere invece che Sanremo la scala un concerto
dei Pink Floyd.
A. Celestini, La pecora nera, Einaudi, Torino, 2007, p.7.

 Io sono nato negli anni Sessanta.
I favolosi anni Sessanta.

Tutti volevano nascere negli anni Sessanta, ma purtroppo qualcuno è nato
prima. E si vergogna di essere nato negli anni Cinquanta con tutti quei poveri
morti di fame che non c’avevano niente da comprare nei negozi, che li vediamo
vestiti da poveri ancora oggi nei film in bianco e nero sulle reti televisive
private. In quel tempo anche i ricchi si vestivano con certi vestiti che adesso se
li comprano gli emigrati albanesi che arrivano in Italia in canotto. A quel tempo
tutti c’avevamo paura della guerra che era appena finita. A quel tempo ci stava
solo uno in tutto il palazzo che c’aveva la televisione, e tutti andavano a casa
sua e gli impastavano il salotto buono con la loro invidia.
Tutti volevano nascere negli anni Sessanta, ma qualcun altro non ha fatto in
tempo, è nato dopo e ancora si rosica per essere arrivato in ritardo. È nato negli
anni di piombo, con la gente che moriva per strada come in mezzo alla guerra.
Solo negli anni Sessanta la guerra era una cosa lontana che non ci pensava
nessuno.       Tutti volevano nascere negli anni Sessanta, ma nella vita tutto si
può cambiare, tranne la data di nascita.
Se ne sono dette mai tante, sull’amore, che, ad affrontare
questo argomento, si corre il rischio di portare i consueti
vasi a Samo o le proverbiali nottole ad Atene. A evitare
questo pericolo, io cercherò di portare vasi ad Atene e
nottole a Samo: e stiamo a guardare che succede.

La stampa, 22 febbraio 1962, p. 3.
(ANSA) - ROMA, 17 MAR - Chi l'ha detto che l'amore romantico non dura per sempre?
Invece sono proprio queste storie d'amore quelle destinate a durare tutta la vita e sono
quelle che assicurano maggiore soddisfazione e felicita' al rapporto. E' quanto emerge
da una ricerca di Bianca Acevedo, che oggi lavora alla Universita' di Santa Barbara
pubblicata sulla Review of General Psychology.
Meno soddisfacenti invece sarebbero gli amori passionali destinati a spegnersi subito
come fuochi di paglia e anche quei rapporti in cui il partner diventa un compagno, un
''amico'' e si perdono i segni dell'amore tramutati in affetto e amicizia. Tutti a dire che
l'amore con la 'A' maiuscola si consuma dopo il primo periodo di relazione
trasformandosi in qualcosa di meno 'folle', come se i due innamorati a un certo punto
fossero 'condannati' a tornare coi piedi per terra. Questo studio su 6070 persone
promette invece l''eternita'' all'innamoramento. Gli esperti hanno stimato il grado di
soddisfazione della coppia a breve e lungo termine considerando tre diversi tipi di
rapporto: quello che loro chiamano amore, fatto di intensita' di sentimento, attrazione
sessuale, impegno e promessa reciproca dei partner; le convivenze che somigliano piu'
a un'intima amicizia; il rapporto passionale, intenso ma anche ossessivo e privo di quella
sicurezza insita nell'amore romantico. Gli esperti hanno trovato che i partner che
provano soddisfazione maggiore dal rapporto a lungo termine sono coloro che sono
coinvolti in un rapporto d'amore romantico che godono anche di maggiore autostima e
felicita'; la passione soddisfa solo a breve termine e la convivenza 'amichevole' da' poca
soddisfazione sia a breve sia a lungo termine. Non e' vero dunque, conclude Acevedo,
che una lunga relazione uccide l'amore, se di amore vero si tratta.
17:16 17-MAR-09
ORARI

Lunedì 15: Laboratorio informatico piccolo in via Zamboni
36, h. 9-14. 5h
Martedì 16: Laboratorio informatico grande in via Zamboni
36, h. 9-13. 4h
Mercoledì 17: Laboratorio informatico grande in via Zamboni
36, h. 9-14. 5h
AVVERTENZE METODOLOGICHE

- Una firma ogni 2 ore di presenza

- Circa 7 ore saranno laboratoriali e 8 saranno seminariali
I GRUPPI

- 5-8 studenti.
- 1-3 relatori.
- un responsabile della documentazione
- lezione di circa 40 minn
- target specificato: Scuola Secondaria (Media, Biennio superiore,
Triennio superiore) e Università.
Ogni singolo (!) studente deve commentare qualità di ognuna delle 7
lezioni dei gruppi diversi dal suo secondo:

1. Adeguatezza in relazione al contesto educativo scelto. (la lezione è
adeguata agli studenti ipotizzati?)
2. Chiarezza dell’esposizione. (la lezione è chiara?)
3. Esaustività del percorso. (la lezione è esaustiva?)
4. Uso integrato delle tecnologie. (sono state usate al meglio le
tecnologie a disposizione?)
5. Capacità di raffronto intersemiotico. (sono stati usati suoni, immagini,
e testi scritti?)

Gli studenti dovranno intervenire, inoltre, suggerendo come migliorare
l’approccio metodologico in ordine:
1. alla scelta e all’organizzazione dei contenuti,
2. alle capacità didattiche e comunicative del docente,
3. all’impiego delle tecnologie didattiche.
•   I testi difficili: Manganelli e co. > lezione sulla lettura di uno o più
    testi "lontani" dal gusto e dal sentire comune degli studenti
•   Il testo giornalistico. Passato e presente > lezione su comparazione
    tra testi giornalistici odierni e del passato
•   Il testo facile: Moccia e co. > lezione su testi di letteratura popolare
    letti criticamente dal punto di vista linguistico
•   Social network e didattica linguistica > lezione sull'uso del SN come
    strumento didattico (o analisi linguistica, o costruzione di un modello
    per un'unità didattica)
•   Che cos’è la poesia > lezione sull'inafferrabilità del concetto di
    poesia
•   Il “nuovo italiano” > lezione sulle caratteristiche del nuovo italiano
    a partire da alcuni testi
•   Breve percorso storico-linguistico > lezione sulla trasformazione di
    alcune caratteristiche dell'italiano a partire dai testi
•   Uso modale di alcuni tempi verbali > lezione sulla funzione di modo
    del futuro e dell'imperfetto, a partire non dalla regola ma da esempi
    testuali.

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  • 1. Lingua Yahis Martari Didattica dell’italiano con laboratorio di scrittura (LM) Modulo II, 2012
  • 2. Parliamo di… • Standard e “neostandard” • Morfo-sintassi • Lessico e morfologia • Testualità
  • 3. Il concetto di standard
  • 4. Quadro storico-sociale (dal secondo dopoguerra) • Dialetti > italiano • Formazione di una lingua media • Sviluppo delle scienze e dialogo con linguaggi settoriali • Contatto con l’inglese
  • 5. Il “comportamento linguistico” (trascurato) degli italiani • Effetto negativo della televisione • Reazione alla conservatività scolastica • Eccessi di liberismo linguistico • …Un “Consiglio superiore della lingua italiana”?
  • 6. Che cosa significa “standard linguistico”? • Il concetto di stabilità flessibile • La sua importanza in relazione alla consapevolezza linguistica
  • 7. Le funzioni dello standard • Separazione • Unificazione • Prestigio • Riferimento • Selezione linguistica • Ufficialità della lingua scritta • Normalizzazione
  • 8. Standard dell’italiano: diacronia 1304, Dante, De vulgari eloquentia: illustre (onorevole), aulico (regale), curiale, cardinale (perno) 1525, Bembo, Prose della volgar lingua: le due corone Vs – Machiavelli (fiorentino volgare naturale) – Trissino (collage di volgari) 1840, Manzoni: fiorentino colto Vs Ascoli: acculturazione
  • 9. Standard dell’italiano: sincronia • diatopia • diacronia • diastratia • diamesia • diafasia
  • 10. Standard e neostandard …hanno un rapporto di: • Continuità (continuità sintattica e lessicale) • Discontinuità (caduta del modello letterario)
  • 11. Varietà dell’italiano • Dialetto • Italiano formale aulico • Tecnico scientifico • Dialetto-regionale • Burocratico • Italiano regionale • Standard letterario • Italiano comune • Neo-standard (Pellegrini 1960) • Parlato colloquiale • Regionale-popolare • Informale trascurato • Gergale Modelli gerarchici e (Berruto 1987) soggetti a mutamenti
  • 12. L’italiano neostandard? • Berruto (1987) lo pone in • Dardano (2008: 20): “non una scala di varietà tra si può parlare di letterario e parlato; neostandardizzazione se • Sabatini (1985) parla di non a prezzo di uno italiano dell’uso medio; sguardo che enfatizza • D’Achille (2003) sottolinea fenomeni marginali la non novità dei tratti; • Sobrero (1993) parla di Italiano dell’uso medio • Simone (1993) enfatizza fatti testuali • De Mauro (1975) pone la relazione con l’apprendimento linguistico
  • 13. Linea di tendenza generale del “neostandard” parlato >>>a>>> scritto
  • 15. Linee di tendenza specifiche • Omogeneizzazione dei paradigmi • Riduzione delle irregolarità • Costrutti sintetici > Costrutti analitici (Cui la porto>Che gliela porto)
  • 16. Fenomeni 1 • Dislocazioni (sx.: la mela la mangio; dx.: la mangio la mela) • C’è presentativo (c’è Marco che ti cerca) • Nominativus pendens (Franco, bisogna che il computer gielo riporto) • Frase scissa (nel PD è la coesione che manca) e pseudoscissa (è questo concetto che vorrei passasse) • Costrutto tema/rema (Veltroni, è rottura)
  • 17. Fenomeni 2 • Che polivalente (voglio una vita che non è mai tardi) • Relativa debole (siamo in quella casa che c’è un giardino davanti) • Dativi etici (mangiami anche la frutta) • Congiunzioni col significato trasformato e conguagliato: così (finale); come mai, com’è che (interrogativo)
  • 18. Fenomeni 3 Tempi e modi verbali: • imperfetto (di cortesia: volevo un caffè; di creazione: facciamo finta che eri un bandito; dell’irrealtà: se era in casa glielo chiedevamo), • futuro epistemico (saranno tutti al mare, adesso) • Presente pro futuro e passato prossimo pro futuro anteriore (domani, se sei stato bravo, ti porto al mare) • Indicativo pro congiuntivo (mi sa che sei ubriaco)
  • 19. Fenomeni 4 Concordatio ad sensum: c’è un milione di persone che partecipano all’esodo Ridondanze pronominali anche funzionali (a me mi ha fatto sentire importante e a loro li ha fatti sentire al centro di una storia) Riduzione dei paradigmi pronominali: • Personali (egli > lui) • Clitici (le, loro, ci > gli) • Che cosa…? > Cosa…?
  • 21. Linee di tendenza specifiche • Standardizzazione del registro basso e del gergo (arrabbiarsi, per forza, balle, casino…) • Riduzione delle allotropie (giovine/giovane) • Neologismi semantici (curva dello stadio), neoformazioni (gommone, paninoteca), prestiti e calchi • Sostituz. di forme analitiche con sintetiche
  • 22. Fenomeni di produttività 1 • Neologia combinatoria, soprattutto con: • Suffissazione in –ista (casinista), -ismo (casinismo), -zione (formattazione), -mento (incasinamento), -izzare (berlusconizzare), -abile (pensionabile), -ale (decisionale), -erìa (nutelleria), -ato (palestrato), -ino (telefonino, faccina), grado zero (reintegro, utilizzo) • Prefissazione (inter-, tele-, para-, mega-, super-, euro-, bio-) con risemantizzazioni (euroconvertitore) • Polirematiche: Motore di ricerca, codice a barre, posto di lavoro
  • 23. Fenomeni di produttività 2 • Neologia semantica: processi metaforici di ampliamento, metonimia (navigazione informatica, radiografia della situazione) • Prestito linguistico:anglismi persino in medicina (check-up), oltre che in finanza (leasing), sport (pole-position); anche francesismi, pochi ma importanti (informatica, riciclare, crescita zero) – Calco omonimico (pressurizzare>to pressurize) – Calco sinonimico (grattacielo>sky-scraper)
  • 24. Fenomeni 3 • Collocazioni (coppie fisse di lessemi: tilt<mandare) • Stereotipia lessicale (frasi fatte) • Ammiccamenti (con espedienti grafici, come la virgolettatura)
  • 26. Linee di tendenza specifiche • Semplificazione sintagmatica … (ipotassi>paratassi) • …e paradigmatica (riduzione tipologica dei costrutti subordinativi: di, che, perché, per, a, e coordinativi: che, perché, quando, mentre, così) • Stile nominale • Regresso delle riprese pronominali toniche (egli, ella) a favore di riprese lessicali (incapsulatori e parafrasi)
  • 27. Fenomeni 1 • Uso e abuso della catafora (spesso con disl.dx.: li vedremo tra poco i risultati delle dimissioni di Veltroni) • Introduzione implicita di un referente testuale (in vacanza c’era questo tipo che ci manda…) • Anadiplosi anche con sinon./incapsulatore (… promuove lo stile Berlusconi. Uno stile Berlusconi che spopolava in Europa…) • Stile franto (interpunzione forte) e frequenti focalizzazioni con complementi differiti (o indipendenti: rapinatore evade. Con le lenzuola.)
  • 28. Fenomeni 2 • Accumulazione sinonimica e antonomasica (soprattutto in testi giornalistici e politici) • Citazioni dirette e indirette (pubblicità, titolistica) • Percontatio (interrogative retoriche e tipo presentativo: Walter? Un incapace) e altre domande retoriche (Chi ha detto che…?) • Declino della subordinazione a favore della coordinazione
  • 29. Esempi di testo (con variabilità diacronica e sincronica)
  • 30. G. Della Casa, Galateo a cura di S. Prandi, Torino, Einaudi, 2000 [1558] [ VII ] Ben vestito dèe andar ciascuno, secondo sua conditione e secondo sua età, perciò che, altrimenti facendo, pare che egli sprezzi la gente: e perciò solevano i cittadini di Padova prendersi ad onta quando alcun gentiluomo vinitiano andava per la loro città in saio, quasi gli fosse aviso di essere in contado. E non solamente vogliono i vestimenti essere di fini panni, ma si dèe l'uomo sforzare di ritrarsi più che può al costume degli altri cittadini, e lasciarsi volgere alle usanze; come che forse meno commode o meno leggiadre che le antiche per aventura non erano, o non gli parevano a lui. E se tutta la tua città averà tonduti i capelli, non si vuol portar la zazzera, o, dove gli altri cittadini siano con la barba, tagliarlati tu: perciò che questo è un contradire agli altri, la qual cosa (cioè il contradire nel costumar con le persone) non si dèe fare, se non in caso di necessità, come noi diremo poco appresso, imperò che questo innanzi ad ogni altro cattivo vezzo ci rende odiosi al più delle persone. …
  • 31. A. Manzoni, I promessi Sposi, [1840] [Cap. I] Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni.
  • 32. È una pietosa storia d’amore. Interesserà vivamente le nostre lettrici pel sentimento che spira in tutto il racconto, per la elevatezza dei caratteri dei personaggi, per la commozione che destano le meste e drammatiche vicende di due giovani attratti dal più potente amore e separati dalle barriere delle esigenze sociali. (La stampa, 24 settembre 1893, p. 1)
  • 33. Giuseppe Gaspari, commerciante in cereali, di 44 anni, arrivò un giorno d'estate al paese di montagna dove sua moglie e le bambine erano in villeggiatura. Appena giunto, dopo colazione, quasi tutti gli altri essendo andati a dormire, egli uscì da solo a fare una passeggiata. Incamminatosi per una ripida mulattiera che saliva alla montagna, si guardava intorno a osservare il paesaggio. Ma, nonostante il sole, provava un senso di delusione. Aveva sperato che il posto fosse in una romantica valle con boschi di pini e di larici, recinta da grandi pareti. Era invece una valle di prealpi, chiusa da cime tozze, a panettone, che parevano desolate e torve. Un posto da cacciatori, pensò il Gaspari, rimpiangendo di non esser potuto mai vivere, neppure per pochi giorni, in una di quelle valli, immagini di felicità umana, sovrastate da fantastiche rupi, dove candidi alberghi a forma di castello stanno alla soglia di foreste antiche, cariche di leggende.
  • 34. Luther Blisset, Q, Einaudi, Torino, 2004 Cap. I Quasi alla cieca. Quello che devo fare. Urla nelle orecchie già sfondate dai cannoni, corpi che mi urtano. Polvere di sangue e sudore chiude la gola, la tosse mi squarcia. Gli sguardi dei fuggiaschi: terrore. Teste fasciate, arti maciullati... Mi volto continuamente: Elias è dietro di me. Si fa largo tra la folla, enorme. Porta sulle spalle Magister Thomas, inerte. Dov'è Dio onnipresente? Il Suo gregge è al macello. Quello che devo fare. Le sacche, strette. Senza fermarsi. La daga batte sul fianco. Elias sempre dietro. Una sagoma confusa mi corre incontro. Mezza faccia coperta di bende, carne straziata. Una donna. Ci riconosce. Quello che devo fare: il Magister non deve essere scoperto. La afferro: non parlare. Grida alle mie spalle: - Soldati! Soldati! La allontano, via, mettersi in salvo. Un vicolo a destra. Di corsa, Elias dietro, a capofitto. Quello che devo fare: i portoni. Il primo, il secondo, il terzo, si apre. Dentro.
  • 35. A. Baricco, Novecento, Feltrinelli, Milano, 1994, p. 11. Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa… e la vedeva. È una cosa difficile da capire. Voglio dire… ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi… Eppure c’era sempre uno, uno solo, uno che per primo… la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte… magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni… alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare… e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov’era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava (piano e lentamente): l’America. Poi rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una fotografia, con la faccia di uno che l’aveva fatta lui, l’America.
  • 36. Aldo Nove, Amore mio infinito, Einaudi, Torino, 2000 pp. 14, 170-171. La prima volta che mi sono rivelato è stato quando una mia compagna in seconda elementare non aveva mai i fogli a quadretti e io glieli prestavo sempre fino a che un giorno le ho regalato un quaderno. … Lei mi ha guardato mi ha detto ciao io le ho detto un Kingbacon una Coca lei ha sorriso mi ha corretto ha detto McBacon io non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi. Come per esempio se tu sei Sanremo e tutti gli anni tutte le sere i cantanti salgono sul tuo palco presentano sempre la stessa canzone davanti allo stesso pubblico annoiato poi all’improvviso una sera arriva qualcosa qualcuno con un brano completamente diverso come non ti aspettavi più ormai che accadesse il pubblico si alza inizia a ballare tu quasi non ci credi ritrovi la gioia di essere Sanremo in quel momento ti sembra di essere invece che Sanremo la scala un concerto dei Pink Floyd.
  • 37. A. Celestini, La pecora nera, Einaudi, Torino, 2007, p.7. Io sono nato negli anni Sessanta. I favolosi anni Sessanta. Tutti volevano nascere negli anni Sessanta, ma purtroppo qualcuno è nato prima. E si vergogna di essere nato negli anni Cinquanta con tutti quei poveri morti di fame che non c’avevano niente da comprare nei negozi, che li vediamo vestiti da poveri ancora oggi nei film in bianco e nero sulle reti televisive private. In quel tempo anche i ricchi si vestivano con certi vestiti che adesso se li comprano gli emigrati albanesi che arrivano in Italia in canotto. A quel tempo tutti c’avevamo paura della guerra che era appena finita. A quel tempo ci stava solo uno in tutto il palazzo che c’aveva la televisione, e tutti andavano a casa sua e gli impastavano il salotto buono con la loro invidia. Tutti volevano nascere negli anni Sessanta, ma qualcun altro non ha fatto in tempo, è nato dopo e ancora si rosica per essere arrivato in ritardo. È nato negli anni di piombo, con la gente che moriva per strada come in mezzo alla guerra. Solo negli anni Sessanta la guerra era una cosa lontana che non ci pensava nessuno. Tutti volevano nascere negli anni Sessanta, ma nella vita tutto si può cambiare, tranne la data di nascita.
  • 38. Se ne sono dette mai tante, sull’amore, che, ad affrontare questo argomento, si corre il rischio di portare i consueti vasi a Samo o le proverbiali nottole ad Atene. A evitare questo pericolo, io cercherò di portare vasi ad Atene e nottole a Samo: e stiamo a guardare che succede. La stampa, 22 febbraio 1962, p. 3.
  • 39. (ANSA) - ROMA, 17 MAR - Chi l'ha detto che l'amore romantico non dura per sempre? Invece sono proprio queste storie d'amore quelle destinate a durare tutta la vita e sono quelle che assicurano maggiore soddisfazione e felicita' al rapporto. E' quanto emerge da una ricerca di Bianca Acevedo, che oggi lavora alla Universita' di Santa Barbara pubblicata sulla Review of General Psychology. Meno soddisfacenti invece sarebbero gli amori passionali destinati a spegnersi subito come fuochi di paglia e anche quei rapporti in cui il partner diventa un compagno, un ''amico'' e si perdono i segni dell'amore tramutati in affetto e amicizia. Tutti a dire che l'amore con la 'A' maiuscola si consuma dopo il primo periodo di relazione trasformandosi in qualcosa di meno 'folle', come se i due innamorati a un certo punto fossero 'condannati' a tornare coi piedi per terra. Questo studio su 6070 persone promette invece l''eternita'' all'innamoramento. Gli esperti hanno stimato il grado di soddisfazione della coppia a breve e lungo termine considerando tre diversi tipi di rapporto: quello che loro chiamano amore, fatto di intensita' di sentimento, attrazione sessuale, impegno e promessa reciproca dei partner; le convivenze che somigliano piu' a un'intima amicizia; il rapporto passionale, intenso ma anche ossessivo e privo di quella sicurezza insita nell'amore romantico. Gli esperti hanno trovato che i partner che provano soddisfazione maggiore dal rapporto a lungo termine sono coloro che sono coinvolti in un rapporto d'amore romantico che godono anche di maggiore autostima e felicita'; la passione soddisfa solo a breve termine e la convivenza 'amichevole' da' poca soddisfazione sia a breve sia a lungo termine. Non e' vero dunque, conclude Acevedo, che una lunga relazione uccide l'amore, se di amore vero si tratta. 17:16 17-MAR-09
  • 40. ORARI Lunedì 15: Laboratorio informatico piccolo in via Zamboni 36, h. 9-14. 5h Martedì 16: Laboratorio informatico grande in via Zamboni 36, h. 9-13. 4h Mercoledì 17: Laboratorio informatico grande in via Zamboni 36, h. 9-14. 5h
  • 41. AVVERTENZE METODOLOGICHE - Una firma ogni 2 ore di presenza - Circa 7 ore saranno laboratoriali e 8 saranno seminariali
  • 42. I GRUPPI - 5-8 studenti. - 1-3 relatori. - un responsabile della documentazione - lezione di circa 40 minn - target specificato: Scuola Secondaria (Media, Biennio superiore, Triennio superiore) e Università.
  • 43. Ogni singolo (!) studente deve commentare qualità di ognuna delle 7 lezioni dei gruppi diversi dal suo secondo: 1. Adeguatezza in relazione al contesto educativo scelto. (la lezione è adeguata agli studenti ipotizzati?) 2. Chiarezza dell’esposizione. (la lezione è chiara?) 3. Esaustività del percorso. (la lezione è esaustiva?) 4. Uso integrato delle tecnologie. (sono state usate al meglio le tecnologie a disposizione?) 5. Capacità di raffronto intersemiotico. (sono stati usati suoni, immagini, e testi scritti?) Gli studenti dovranno intervenire, inoltre, suggerendo come migliorare l’approccio metodologico in ordine: 1. alla scelta e all’organizzazione dei contenuti, 2. alle capacità didattiche e comunicative del docente, 3. all’impiego delle tecnologie didattiche.
  • 44. I testi difficili: Manganelli e co. > lezione sulla lettura di uno o più testi "lontani" dal gusto e dal sentire comune degli studenti • Il testo giornalistico. Passato e presente > lezione su comparazione tra testi giornalistici odierni e del passato • Il testo facile: Moccia e co. > lezione su testi di letteratura popolare letti criticamente dal punto di vista linguistico • Social network e didattica linguistica > lezione sull'uso del SN come strumento didattico (o analisi linguistica, o costruzione di un modello per un'unità didattica) • Che cos’è la poesia > lezione sull'inafferrabilità del concetto di poesia • Il “nuovo italiano” > lezione sulle caratteristiche del nuovo italiano a partire da alcuni testi • Breve percorso storico-linguistico > lezione sulla trasformazione di alcune caratteristiche dell'italiano a partire dai testi • Uso modale di alcuni tempi verbali > lezione sulla funzione di modo del futuro e dell'imperfetto, a partire non dalla regola ma da esempi testuali.

Notes de l'éditeur

  1. Dardano 2008.
  2. Differenza tra “domanda retorica” e percontatio. (Chi l&apos;ha detto che) Anticipazione pronominale – quasi dislocazione a destra (l&apos;ha detto che l&apos;amore romantico…) Sciatto Introduzione implicita di un referente testuale con focalizzatore (proprio queste storie &gt; amore romantico) Frase pseudoscissa (sono proprio queste… che…) Mancata ripresa pronominale testuale tipica dello stile giornalistico (…rapporto. È quanto emerge…) Collocazione sintattica (emergere da ricerca) Sciatto Poca trasparenza sintattica (1-ricerca 2-Bianca 3-Università 4-S.Barbara 1a-pubblicata) Sciatto Riduzione sintagmatica e paradigmatica delle congiunzioni (Invece sono… invece sarebbero… promette invece…) Condizionale tipico dello “stile giornalistico” (sarebbero…) Sciatto Stereotipi linguistici e frasi fatte (come fuochi di paglia…) Sciatto Accordi quasi a senso (in i segni dell&apos;amore tramutati in affetto e amicizia, non sono i segni tramutati!) Frequenti ammiccamenti (“amico” “A” “folle” “condannati” “eternità”) Segni dell’oralità (tutti a dire…) Stereotipo lessicale (i generici “gli esperti hanno trovato… gli esperti hanno stimato…”) Introduzione del linguaggio scientifico (strutture: Gli esperti hanno stimato il grado di soddisfazione della coppia a breve e lungo termine considerando…) Punteggiatura non sempre disambiguante (le convivenze che somigliano di più…) Ellissi del secondo termine (le convivenze che somigliano di più…) Sciatto Crossing di strutture sintattiche (i partner che provano soddisfazione maggiore dal rapporto…) Sciatto Anacoluti (sono coloro che sono coinvolti in un rapporto d&apos;amore romantico che godono anche di maggiore autostima e felicita&apos;) Sintassi elementare (la passione soddisfa solo a breve termine e la convivenza &apos;amichevole&apos; da&apos; poca soddisfazione sia a breve sia a lungo termine)