Fratture pertrocanteriche, osteosintesi
con chiodo endomidollare a doppia vite
A.O. Annunziata Cosenza
U.O. Ortopedia e Traumatologia
Dott. Alessio Cristiano, Dott. Gualtiero Cipparrone
Mezzi di sintesi extramidollare o intramidollare
La letteratura evidenzia come la sintesi endomidollare dovrebbe
essere considerata di scelta in queste fratture principalmente per
le caratteristiche biomeccaniche
Chiodi endomidollari
Chiodi endomidollari
Biomeccanica:
- posizionati più vicino all’asse meccanico del femore;
- un braccio di leva più breve per sopportare i carichi in
flessione e compressione;
- evitano la migrazione mediale del frammento distale
(utile soprattutto nelle fratture instabili in cui la parete
mediale è compromessa)
Chiodi endomidollari
Complicanze:
Tuttavia le tipologie di impianti non sono
esenti da complicazioni:
- cut-out
- crollo in varismo del collo e della testa
- mobilitazione
-frattura all’apice della sintesi.
Chiodi endomidollari
a singola vite
L’accorciamento e varismo del collo femorale sono
ritenuti essere dovuti all’impiego di sintesi
endomidollare con singola vite cefalica: la vite è
rotazionalmente instabile e nel movimento di estensione
e di flessione dell’anca si verifica perdita
dell’interfaccia osso-vite con conseguente perdita della
correzione.
Chiodi endomidollari a doppia vite
Effetto Z
Questo fenomeno, descritto nel 2002 da
Werner è determinato da una diversa
distribuzione delle forze di
compressione alla testa e al collo ed è
rappresentato da una migrazione
mediale della vite lag e laterale della
seconda vite
Per migliorare la stabilità rotazionale
sono stati sviluppati sistemi con due viti
cefaliche separate.Ciò aumenta
sicuramente le forze della resistenza in
rotazione dell’anca durante il
movimento, ma possono determinare
l’effetto “Z”.
Chiodi endomidollari a doppia vite
Intertan Trigen
Due viti integrate per il bloccaggio
prossimale che assicurano
- una maggiore stabilità rotazionale,
- maggior controllo dello scivolamento
laterale
- migliore riduzione della diastasi tra i
frammenti ossei tramite una
compressione assiale attiva che viene
raggiunta grazie ad un movimento
lineare senza rotazione
- Resistenza al cut- out
- Diminuizione effetto Z.
Conclusioni
Le fratture laterali del collo femorale possono essere
oggi trattate con molteplici sistemi di chiodi
endomidollari
Gli inconvenienti citati, potrebbero essere parzialmente
risolti, rispettando la TAD, tramite un buon
posizionamento dello stelo all'interno della diafisi,
evitando, quando possibile il blocco distale che
irrigidisce il sistema, oppure dinamizzandolo,
rimuovendo le viti di blocco distale non appena
possibile, e con un'accurato planning preoperatorio che
consenta un'adeguata scelta del calibro del chiodo e
dell'angolazione delle viti cefaliche.
Conclusioni
Confermando l'indubbia validità di questi mezzi di
sintesi, è possibile per questi una evoluzione
migliorativa, che comunque troverà la migliore
applicazione nell'esperienza chirurgica del singolo
ortopedico.