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40 CORSO ECM A DISTANZA
Laura Maccarini
Stefania Moro
Dipartimento di Sanità
Pubblica, Medicina
Sperimentale e Forense
- Facoltà Di Medicina e
Chirurgia - Università degli
Studi di Pavia
Levaccinazioni
pediatriche:la
protezioneimmunitaria
Introduzione
La protezione immunitaria
Vaccinoprofilassi
Sieroprofilassi
Conclusione
Bibliografia
TEMA FARMACIA - Giugno 2017
1. Introduzione
Già intorno all’anno 1000 d.C. in India, Cina e Turchia
si diffuse una pratica detta variolizzazione, che è stata
da molti considerata una primitiva e rudimentale forma
di vaccinazione. “I medici al servizio della dinastia dei
Sung (960-1279), per proteggere i membri della fami-
glia imperiale, facevano aspirare loro dal naso croste
secche delle pustole del vaiolo prelevate da persone
malate”. Questa pratica si diffuse poi nella Regione del
Caucaso, in Grecia e in Tessaglia mentre nell’Europa
Occidentale arrivò soltanto nel 1720 grazie alla moglie
dell’ambasciatore inglese a Costantinopoli Lady Mary
Wortley Montagu. Durante la sua permanenza nell’im-
pero Ottomano, ella ebbe modo di osservare questa
tecnica, che descrisse e chiamò “innesto”, consisteva
nella raccolta di pus dalle pustole del vaiolo in casi lievi
di malattia e la sua successiva introduzione nella cute
di individui non affetti tramite scarificazione. Una volta
tornata a Londra, Lady Mary promosse con entusia-
smo questa pratica la quale venne però accolta con
estrema diffidenza dalla classe medica inglese. Tutta-
via, una grave epidemia di vaiolo colpì l’Inghilterra nel
1721 e fu allora che la variolizzazione si diffuse come
metodo protettivo. Contemporaneamente però, emer-
sero anche l’inefficienza e la potenziale pericolosità di
questa pratica che spinsero alla ricerca di nuove so-
luzioni. Alla fine del XVIII secolo, il medico e naturalista
britannico Edward Jenner, che svolgeva la propria atti-
vità in una zona agricola, fece un’osservazione che si
rivelò di cruciale importanza per il successivo sviluppo
della vaccinazione; notò infatti che tra i mungitori non
si verificavano casi di vaiolo nonostante la diffusione
epidemica della patologia nella popolazione. Proce-
dendo a un’attenta osservazione di questi lavoratori si
accorse che nella maggior parte dei casi presentavano
sulle mani delle pustole che nell’arco di poco tempo si
rompevano, dando origine a piccole cicatrici perma-
nenti. Jenner fece quindi l’ipotesi che le lesioni presenti
sulle mani dei mungitori fossero il motivo della loro re-
sistenza al vaiolo. Provò quindi a prelevare il pus da un
soggetto affetto da vaiolo vaccino (vaccinia) per iniet-
tarlo in alcuni soggetti sani. Alla successiva epidemia
notò che i soggetti da lui trattati non sviluppavano la
malattia. Fece quindi l’importantissima scoperta della
prevenzione immunitaria attiva cui, a motivo della sua
origine, diede il nome di vaccinazione. Nome che, in
onore al suo scopritore, è rimasto invariato nel tempo.
La vaccinazione, come dimostrato da Jenner, è quindi
un intervento che con l’introduzione di un antigene
TEMA FARMACIA - Giugno 2017
411MODULO DIDATTICO
2.La protezione immunitaria
Il sistema immunitario è formato da un insieme di or-
gani e cellule specializzate che concorrono, con ruoli
differenti a difendere l’organismo dalle infezioni. Le in-
fezioni sono causate da vari tipi di microrganismi pato-
geni: batteri, funghi, virus, proteine estranee o parassiti,
che sono accomunati dalla caratteristica di presentare
sulla propria superficie delle particolari molecole che
vengono riconosciute come non-self (estranee) dal
sistema immunitario e attaccate. Tali molecole sono
gli antigeni. Le cellule del sistema immunitario sono
prodotte nel midollo osseo, tessuto che si trova in
abbondanza soprattutto a livello delle ossa larghe e
piatte. I linfociti rivestono un ruolo chiave nel meccani-
smo di azione del sistema immunitario. I linfociti sono
suddivisi in due classi: linfociti B (dall’inglese “bone”,
osso, poiché si sviluppano e maturano all’interno del
midollo osseo) e linfociti T (denominati in questo modo
in quanto maturano nel timo). I linfociti B si specializ-
zano in cellule chiamate plasmacellule e producono gli
anticorpi, molecole proteiche che circolano nel plasma
del sangue e nel sistema linfatico, in grado di ricono-
scere gli antigeni delle sostanze non-self extracellulari e
legarsi ad esse. Il complesso antigene-anticorpo posto
sulla superficie della sostanza non-self costituisce un
marker per altre cellule del sistema immunitario che
intervengono a distruggere il patogeno. Linfociti B e
anticorpi sono parte dell’immunità umorale. L’immunità
cellulo-mediata, invece, vede tra i suoi effettori i linfociti
T, deputati a distruggere sostanze non-self intracellu-
lari. I linfociti T sono di diversi tipi:
■■ Linfociti T regolatori: detti anche soppressori, sono
coinvolti nei processi di regolazione, soprattutto di
disattivazione della risposta immunitaria
■■ Linfociti T helper: hanno una funzione di coordina-
mento. Presiedono alla regolazione di tutte le ri-
sposte immuni per mezzo del rilascio di sostanze
chiamate citochine, che attivano i linfociti B per la
produzione di anticorpi, oppure altre cellule del si-
stema immunitario come i linfociti T citotossici.
■■ Linfociti T citotossici: esercitano un’azione tossica
contro le cellule infettate.
La risposta immunitaria si realizza in due fasi: il ricono-
scimento di una sostanza non-self tramite gli antigeni
batterico (virale o protozoico), determina una risposta
immunitaria attiva (umorale e/o tissutale) in grado di
conferire al soggetto vaccinato una protezione speci-
fica nei confronti della malattia corrispondente all’an-
tigene introdotto. Questa importante scoperta getta
le basi di quello che diventerà l’intervento di eccel-
lenza per il controllo e la prevenzione delle malattie
infettive. La vaccinazione, quando disponibile, costi-
tuisce quindi il più importante intervento di preven-
zione primaria nei confronti delle malattie infettive; tale
pratica riveste un ruolo importante per la difesa della
salute delle popolazioni e in particolare modo per la
popolazione pediatrica. Con la pratica della vaccina-
zione si è ottenuta l’eradicazione del vaiolo a livello
mondiale nel 1980 e l’eliminazione della poliomielite
in varie regioni del mondo compresa quella europea.
Effettuare la vaccinazione al bambino, il più precoce-
mente possibile, ha lo scopo di proteggerlo in maniera
efficace da gravi malattie infettive e dalle loro eventuali
complicanze e, poiché lo scopo delle vaccinazioni è
quello di debellare la diffusione delle malattie infettive,
una pratica vaccinale adeguata protegge anche quei
bambini che non possono essere vaccinati o non lo
sono ancora stati. Le vaccinazioni pediatriche hanno
permesso negli anni di contrastare gravi patologie ma
non bisogna abbassare il livello di attenzione: gli intensi
flussi migratori e lo scetticismo crescente in parte della
popolazione rischiano di vanificare gli interventi di pre-
venzione precedentemente attuati. Se le vaccinazioni
creano preoccupazione in alcuni genitori che temono
eventuali effetti negativi dei vaccini, occorre attuare
idonei interventi di educazione sanitaria per aiutarli a
conoscere il funzionamento delle vaccinazioni e ad
affrontare tale pratica consapevoli degli effetti positivi
e dei possibili rischi. Una caratteristica molto impor-
tante dei vaccini è la capacità di indurre la cosiddetta
immunità di branco (o di gruppo o di gregge), cioè il
fatto che immunizzando la maggior parte della popo-
lazione, anche gli individui non vaccinati contro il pa-
togeno vengono protetti interrompendo la catena di
infezione. Naturalmente in base a quanto è infettivo un
microrganismo bastano percentuali diverse di persone
vaccinate per indurre un’immunità di gruppo; è stato
comunque stimato che serve almeno l’80% della po-
polazione vaccinata per permettere che ciò accada.
42 CORSO ECM A DISTANZA
TEMA FARMACIA - Giugno 2017
e la risposta effettrice. Il riconoscimento dell’antigene
da parte del sistema immunitario dà luogo a una rispo-
sta umorale che coinvolge i linfociti B e a una rispo-
sta cellulare che riguarda i linfociti T, che coordinano
una risposta atta ad eliminare cellule infettate e cre-
are una memoria immunologica pronta per succes-
sive esposizioni allo stesso antigene. Dopo essere stati
attivati contro un agente non-self, infatti, alcuni linfo-
citi B e T si trasformano in linfociti di memoria. Dopo
un’esposizione iniziale agli antigeni di malattie infet-
tive, le esposizioni successive danno luogo a risposte
immunitarie più rapide (poiché il sistema immunitario
“si ricorda” dell’agente estraneo già incontrato) e più
intense, con il vantaggio di eliminare l’antigene velo-
cemente, prevenendo la manifestazione clinica della
malattia. Questo tipo di immunità, attivata dalla prima
esposizione a un antigene con creazione di memoria
immunologica, viene chiamata immunità naturale at-
tiva. L’immunità naturale passiva è invece quella che
protegge il neonato durante i primi mesi di vita: alcuni
tipi di cellule immunitarie, durante la gravidanza, attra-
versano la barriera placentare e vengono così trasferite
dalla madre al feto. È un’immunità di breve durata, in
quanto le cellule della madre vengono progressiva-
mente eliminate dall’organismo del neonato. L’immu-
nizzazione artificiale, indotta nell’organismo attraverso
la somministrazione di anticorpi o vaccini, può essere
attiva e passiva. L’immunizzazione artificiale passiva si
realizza quando si somministrano anticorpi preformati
di origine umana (immunoglobuline) o animale (anti-
sieri). L’immunizzazione artificiale passiva conferisce
una protezione immediata ma di breve durata nei con-
fronti delle infezioni (qualche settimana), in quanto gli
anticorpi provenienti dall’esterno vengono man mano
eliminati dall’organismo. L’immunizzazione artificiale
attiva è quella che si ottiene grazie alla somministra-
zione dei vaccini. I vaccini sfruttano i meccanismi di di-
fesa naturale dell’organismo per stimolare una risposta
immunitaria che garantisca una protezione specifica
nei confronti delle infezioni. La risposta immunitaria è
analoga a quella indotta dalla malattia, ma a differenza
dell’infezione naturale, con la vaccinazione non si ha
evidenza di sintomi o di complicanze connesse alla
patologia. L’immunità artificiale attiva ha una durata
variabile, da alcuni mesi ad alcuni anni.
3. Vaccinoprofilassi
La vaccinazione rappresenta uno degli interventi più
efficaci e sicuri per la prevenzione primaria delle malat-
tie infettive mediante l’induzione di una immunità spe-
cifica contro il germe patogeno. Le strategie vaccinali
hanno lo scopo di controllare ed eliminare la diffusione
delle malattie infettive attraverso l’immunizzazione di-
retta dei soggetti suscettibili che vengono vaccinati e
l’immunizzazione indiretta della popolazione attraverso
l’interruzione della catena di trasmissione (immunità di
gregge o herd immunity) ai soggetti non vaccinati. Al
contrario di quanto avviene per le malattie multifattoriali
in cui il complesso processo patogenetico dipende da
più agenti causali, a volte sconosciuti, per la trasmissione
delle malattie infettive sono indispensabili l’esposizione a
un agente infettivo e lo stato di suscettibilità dell’ospite;
attraverso la pratica vaccinale si interviene eliminando
la suscettibilità dell’ospite e al tempo stesso riducendo
la probabilità che un altro individuo recettivo sia espo-
sto. La vaccinoprofilassi dunque si pone come obiettivi:
■■ il controllo delle infezioni e il contenimento della ma-
lattia: la vaccinazione viene somministrata a gruppi
maggiormente a rischio di sviluppare complicanze
connesse all’infezione;
■■ l’eliminazione delle infezioni: quando non si osser-
vano più casi di malattia ma esiste la possibilità di
nuovi contagi per eventuali contatti con soggetti
provenienti da aree endemiche;
■■ l’eradicazione: quando non esiste più la malattia e
neppure l‘agente patogeno a livello mondiale.
L’unico caso di malattia eradicata è il vaiolo. È impor-
tante che la herd immunity sia raggiunta in tempo breve
in quanto se viene aumentata la copertura vaccinale
alla coorte dei nuovi nati (fonte principale di soggetti
suscettibili), si riduce il numero dei soggetti potenzial-
mente a rischio di sviluppare la malattia. La vaccina-
zione riduce la probabilità che il soggetto sviluppi la
malattia riducendo anche il rischio che quel soggetto
sia veicolo di infezione per altri. Quindi si tratta di con-
trollo ed eliminazione della malattia che ne possono
determinare l’eradicazione. Una malattia infettiva viene
considerata eradicabile quando la trasmissione av-
viene da persona a persona, il microrganismo è stabile
da un punto di vista genetico, sono assenti serbatoi
L'immunità,
attivata dalla
prima esposizione
a un antigene con
creazione di memoria
immunologica, viene
chiamata immunità
naturale attiva.
L’immunità naturale
passiva è invece
quella che protegge
il neonato durante i
primi mesi di vita
TEMA FARMACIA - Giugno 2017
431MODULO DIDATTICO
di infezione non umani, l’immunità è breve, il quadro
clinico è specifico, vi sono pochi casi asintomatici e
l’efficacia vaccinale è spiccata. Sarebbe ad esempio
possibile eradicare la poliomielite ed il morbillo perché
la trasmissione è esclusivamente interumana, non esi-
stono portatori cronici ed è presente un vaccino effi-
cace. L’agente ideale per l’immunizzazione dovrebbe
avere le seguenti caratteristiche: facile da produrre;
di potenza durevole e facilmente misurabile; facile da
somministrare; non avere potere patogeno né per il
ricevente né per i suoi contatti; incapace di provocare
reazioni avverse; capace di indurre immunità durata.
Le caratteristiche che consentono di valutare la qualità
di un vaccino sono:
■ reattogenicità, capacità di indurre effetti collaterali
e reazioni indesiderate. Questa può essere legata
all’antigene immunizzante o ad altre componenti del
vaccino ma anche ad errori nella somministrazione
o caratteristiche del ricevente.
■ Immunogenicità: generica capacità di una sostanza
di stimolare il sistema immunitario senza supporto
di altre molecole. Hanno una buona immunogeni-
cità quelle sostanze che agiscono sia sulla risposta
cellulare (linfociti T) sia quella umorale (linfociti B e
produzione di anticorpi).
■ Efficacia protettiva: capacità di proteggere dalla
malattia. Questa può essere controllata in due
modi: dal punto di vista epidemiologico, valutando
l’incidenza della patologia, oppure immunologico,
valutando il profilo immunitario dei soggetti (rispo-
sta anticorpale).
Affinché un vaccino possa essere utilizzato, è fonda-
mentale che venga garantita la sua innocuità; si deve
cioè escludere la possibilità che questo possa nuo-
cere ai soggetti a cui viene somministrato. In altre pa-
role bisogna appurare che non produca, se non con
frequenze sufficientemente basse da essere ritenute
accettabili, fenomeni di sensibilizzazione, effetti tossici
e reazioni indesiderate in genere. Per quanto riguarda
i vaccini vivi attenuati, questi non devono causare la
malattia, non devono produrre mutazioni inverse nei
geni di virulenza che sono stati attenuati, né trasmet-
tersi da uomo a uomo. Oltre all’innocuità, la caratte-
ristica essenziale di un vaccino è l’efficacia, che può
essere intesa come efficacia immunizzante, valutata in
base alla risposta anticorpale stimolata negli animali da
esperimento e nell’uomo e come efficacia protettiva
che viene ottenuta vaccinando solo una parte della
popolazione esposta e poi effettuando un’indagine
epidemiologica. Dal punto di vista della formulazione
esistono preparati vaccinali con caratteristiche diverse.
VACCINI COSTITUITI DA
MICRORGANISMI INATTIVATI
INTERI
Sono prodotti attraverso la coltivazione in laborato-
rio dei microrganismi (batteri, virus) e la loro succes-
siva inattivazione con mezzi fisici (calore, esposizione
a raggi UV) o con prodotti chimici (normalmente
formalina o β- propiolattone). Il processo di inatti-
vazione è in grado di inibire la capacità infettiva del
patogeno senza alterarne la struttura antigenica, re-
Tasso di riproduzione e tasso critico di
copertura vaccinale necessario per ottenere
l’herd immunity. (Modificato da Lancet 1991).
Infezione
*Tasso
di riproduzione
**Tasso critico
di copertura vaccinale (%)
Morbillo 15-17 92-95
Pertosse 15-17 92-95
Parotite 10-12 90-92
Rosolia 7-8 80-87
Difterite 5-6 80-85
Poliomielite 5-6 80-85
*Tasso di riproduzione: Numero di soggetti che possono essere
contagiati da un malato per le diverse malattie.
**Tasso critico di copertura vaccinale: % di copertura vaccinale
necessaria ad impedire la diffusione del microrganismo
responsabile della malattia.
Schema di malattie eradicabili e di malattie
difficilmente eradicabili.
Malattie eradicabili Malattie difficilmente eradicabili
Poliomielite Tetano
Unico serbatoio l’uomo
Assenza di portatori cronici
Esistenza di un vaccino efficace
L’uomo non è l’unico serbatoio
Assenza di portatori cronici
Esistenza di un vaccino efficace
Morbillo Epatite B
Unico serbatoio l’uomo
Assenza di portatori cronici
Esistenza di un vaccino efficace
Unico serbatoio l’uomo
Esistenza di portatori cronici
Esistenza di un vaccino efficace
44 CORSO ECM A DISTANZA
TEMA FARMACIA - Giugno 2017
a causa dell’incapacità di questi individui di produrre
una risposta immunologica forte. Reazioni collaterali
severe come risultato di una crescita incontrollata si
sono manifestate soprattutto in soggetti HIV positivi,
leucemici o trattati con immunosoppressori. I vaccini
vivi ed attenuati si distinguono in base alla loro origine.
Sono di origine virale: morbillo, parotite epidemica, ro-
solia, poliovirus orale (OPV o Sabin), vaiolo, varicella,
febbre gialla, mentre sono di origine batterica: vaccino
antitubercolosi BCG (bacillo di Calmette e Guèrin) e
tifo orale Ty21a.
VACCINIADANATOSSINE
(OTOSSOIDI)
Vengono utilizzati per combattere patologie sostenute
da germi produttori di tossine (es. Clostridium Diphte-
riae, Clostridium tetani ecc.). La detossificazione degli
antigeni viene effettuata mediante l’utilizzo di formal-
deide, impiegata per la prima volta negli anni venti
da Ramon. Oggi sappiamo che questa sostanza non
è solo dotata di capacità detossificante ma in con-
centrazioni più basse anche di un’azione stabilizzante
l’antigene. I vaccini ottenuti da anatossine sono quelli
contro la difterite e il tetano.
VACCINIASUBUNITÀ
Si basano sulla somministrazione di subunità immu-
nogeniche ottenute mediante frammentazione (split)
del microrganismo o purificazione dei soli antigeni in
grado di attivare una risposta stimolante le difese im-
munitarie dell’ospite. Utilizzando i soli antigeni, si evita
di utilizzare quelle componenti del microrganismo tos-
siche o reattogene, non necessarie alla stimolazione
del sistema immunitario. Ne è un esempio il vaccino
antinfluenzale che utilizza come antigeni le due pro-
teine di superficie del virus dell’influenza (antigeni N
ed H: emoagglutinina e neuroaminidasi del virus in-
fluenzale). A questo gruppo appartengono anche i
vaccini polisaccaridici costituiti da lunghe catene
polisaccaridiche della capsula di alcuni batteri, quali
l’Haemophilus Influenzae tipo B, lo Pneumococco e
il Meningococco. La risposta immunitaria dei vaccini
polisaccaridici è tipicamente cellula T indipendente
ovvero la stimolazione delle cellule B avviene senza
l’assistenza delle cellule T-helper. Tali vaccini hanno
sponsabile dell’induzione della risposta immunitaria.
I microrganismi inattivati non sono vivi e quindi non
possono replicarsi e possono essere somministrati
anche se esistono anticorpi specifici nell’organismo.
I vaccini inattivati richiedono normalmente più dosi:
la prima non produce immunità protettiva ma attiva
il sistema immunitario mentre la seconda conferisce
la protezione immunitaria. Il titolo anticorpale decade
con il tempo, per questo motivo si rende necessaria la
somministrazione di una dose booster (di richiamo). I
vaccini inattivati contengono il patogeno intero com-
pletamente inattivato.
VACCINI COSTITUITI DA
MICRORGANISMI VIVI INTERI
EDATTENUATI
Sono definiti d’elezione in quanto la risposta immuni-
taria che inducono è simile a quella prodotta dall’infe-
zione naturale, stimolano non solo l’immunità umorale
ma anche quella cellulare, imitando il comportamento
dell’agente patogeno da cui originano e stimolano le
difese immunitarie dell’organismo senza provocare
manifestazioni cliniche. Nel caso si verificasse la sin-
tomatologia della patologia (che è normalmente di
minore gravità rispetto a quella causata dal micror-
ganismo “selvaggio”) si dovrà classificarla come rea-
zione collaterale. Sono prodotti attraverso modifiche
di laboratorio dell’agente causale (batteri, virus) in cui
l’organismo vivo viene attenuato prima della sommi-
nistrazione. L’attenuazione è ottenuta attraverso di-
verse metodiche, ad esempio mediante il passaggio
del patogeno in colture ripetute che ne attenuano la
virulenza, ciò consente l’attivazione del sistema im-
munitario prima che l’agente patogeno possa rag-
giungere una soglia di virulenza e patogenicità tale
da sviluppare la malattia. Solitamente sono già effi-
caci con una singola dose (con l’eccezione dei vaccini
a somministrazione orale). La maggior limitazione di
questa pratica è dovuta al rischio di reazioni collate-
rali severe come risultato di una crescita incontrollata
del patogeno attenuato o di una sua riconversione
nel ceppo selvaggio virulento in particolare modo nei
soggetti immunodepressi. Nei pazienti immunocom-
promessi vi è infatti il rischio che gli agenti patogeni,
pur attenuati, possano provocare la malattia clinica
TEMA FARMACIA - Giugno 2017
451MODULO DIDATTICO
dunque una bassa immunogenicità in soggetti di età
inferiore ai due anni a causa del sistema immunitario
non completamente maturo e di una minore attività
degli anticorpi stimolati con prevalente stimolazione
degli anticorpi di classe IgM rispetto agli anticorpi di
classe IgG e di una risposta immunitaria di tipo T- lin-
focita dipendente. I vaccini a subunità possono es-
sere anche prodotti mediante tecniche di ingegneria
genetica.
VACCINI CONIUGATI
A causa della bassa immunogenicità dei vaccini po-
lisaccaridici nei bambini al di sotto dei 2 anni di età,
sono stati formulati i vaccini coniugati, che permettono
di sviluppare una valida e pronta risposta T cellulare
verso il determinante antigenico del vaccino e di svi-
luppare memoria immunologica (switch isotipico da
anticorpi IgM ad anticorpi di classe IgG). Attualmente
i vaccini coniugati disponibili in commercio sono quelli
contro l’Haemophilus Influenzae tipo B, lo pneumo-
cocco e il meningococco. A seguito della coniugazione
del polisaccaride capsulare con una proteina altamente
immunogena che agisce da carrier, il complesso poli-
saccaride-proteina viene riconosciuto e internalizzato
dalle cellule presentanti l’antigene (APC o antigen pre-
senting cells). A sua volta, il complesso APC presenta
i frammenti peptidici ai linfociti T-helper che inducono i
linfociti B antigene specifici a maturare e a differenziarsi
in plasmacellule IgM e in cellule della memoria IgG.
Le proteine vettrici utilizzate per la coniugazione sono
l’anatossina tetanica, l’anatossina difterica, la tossina
atossica mutante del bacillo difterico (sigla CRM197)
e il complesso della proteina della membrana esterna
nel Neisseria meningitidis.
VACCINIANTI-IDIOTIPO
Sono in grado di mimare l’antigene originale sostituen-
dolo nei processi di immunizzazione per stimolazione
dei linfociti B. In pratica si tratta di vaccini costituiti da
anticorpi monoclonali diretti contro l’antigene immu-
nizzante (idiotipo). Il sistema immunitario dell’ospite
a seguito della somministrazione dell’anticorpo mo-
noclonale produrrà un secondo anticorpo (anti-idio-
tipo) diretto contro il sito del complesso anticorpo
monoclonale-antigene, mimando così l’immagine
interna dell’antigene originale e stimolando i linfociti
B. Rispetto ai corrispondenti antigeni virali, batterici
o parassitari i vaccini anti-idiotipo potrebbero avere il
vantaggio di non suscitare reazioni allergiche.
VACCINIADNA
Si basano sulla somministrazione diretta nell’orga-
nismo umano di geni che codificano per la proteina
antigenica di un determinato patogeno. Il peptide an-
tigenico, una volta codificato stimola la risposta immu-
nitaria sia umorale sia cellulare dell’organismo ospite
e conferisce memoria immunologica verso il determi-
nante antigenico.
NUOVETECNOLOGIE
PER LAPREPARAZIONE DEIVACCINI
Tra le nuove tecnologie per la preparazione dei vaccini
sono disponibili in commercio:
■■ la reverse genetic technology, che identifica rapi-
damente nuove proteine antigeniche. Una volta
conosciuta la mappa genetica del microrganismo,
vengono identificati gli “open reading frames”
(ORFs), attraverso la tecnica del DNA ricombinante
i geni vengono espressi in Escherichia coli e le re-
lative proteine codificate vengono esperimentate in
modelli animali. Gli antigeni immunogeni in grado
di determinare risposte anticorpali funzionali ven-
gono utilizzati per la preparazione dei vaccini. Que-
sta tecnica, in grado di accelerare la preparazione
dei vaccini, viene utilizzata in caso di emergenza
epidemiologica; come per il vaccino contro Neisse-
ria meningitidis tipo B, Streptococcus pneumoniae,
Chlamydia pneumoniae, Staphylococcus aureus,
Mycobacterium tubercolosis, Bacillus anthracis.
■■ La preparazione dei vaccini anti-influenzali su colture
cellulari in alternativa all’uovo embrionale di pollo.
■■ L’utilizzo delle particelle pseudovirali (virus-like-par-
ticles o VLP) nella produzione di vaccini sommini-
strabili per via mucosale. Ad esempio, il vaccino
contro il virus del papilloma umano (responsabile
delle neoplasie che colpiscono l’utero) e contro il
virus Norwalk (responsabili di gastroenterite).
■■ I vaccini di origine vegetale per os, utilizzati per pro-
durre grandi quantità di vaccino a costo zero come
per il vaccino anti-epatite B preparato nella patata.
Fig. 1 e 2. Superficie antero-
laterale della coscia e sedi per le
iniezioni intramuscolari
46 CORSO ECM A DISTANZA
TEMA FARMACIA - Giugno 2017
VIE E MODALITÀ
DI SOMMINISTRAZIONE
Per ciascun preparato vaccinale vi sono specifiche vie
di somministrazione indicate dal produttore. La ridu-
zione dell’efficacia del vaccino e reazioni avverse locali
possono presentarsi per i vaccini che sono sommini-
strati per vie diverse da quelle raccomandate. I vaccini
iniettabili devono essere somministrati dove la proba-
bilità di provocare lesioni vascolari, neurologiche o tis-
sutali locali è limitata. I vaccini contenenti adiuvanti, se
somministrati per via sottocutanea o intradermica, pos-
sono causare irritazioni locali, indurimento, discromia
della cute, infiammazione e formazione di granuloma;
devono pertanto essere iniettati per via intramuscolare.
Per ridurre al minimo il rischio di diffusione delle malattie,
gli operatori che eseguono il vaccino devono seguire le
necessarie precauzioni. Prima del contatto con il sog-
getto da vaccinare è opportuno che l’operatore lavi con
cura le mani con acqua e sapone. Non sono necessari
guanti salvo casi in cui ci sia il rischio di venire a contatto
con liquidi corporei potenzialmente infetti o per la pre-
senza di lesioni aperte sulle mani da parte dell’opera-
tore sanitario. Le siringhe e gli aghi devono essere sterili
e monouso e per ciascuna iniezione devono essere
cambiati. Non è necessario cambiare ago tra il prelievo
del vaccino dalla fiala e l’iniezione. Salvo specifiche indi-
cazioni riportate sulla scheda vaccinale, non si devono
mai mescolare vaccini diversi nella stessa siringa. Per
una corretta prassi vaccinale è importante la disinfe-
zione della cute in quanto riduce la frequenza di effetti
collaterali locali. È buona norma, prima di procedere
all’iniezione, aspettare che la cute disinfettata sia ben
asciutta in quanto i vaccini vivi attenuati possono essere
inattivati da alcuni detergenti e disinfettanti come alcool
ed etere. I vaccini possono essere somministrati per via
orale, per via parenterale o per via intra-nasale. Con la
via orale, la somministrazione è vantaggiosa in termini di
praticità e di gradimento da parte dei soggetti vaccinati.
Si induce un’efficace immunità di barriera grazie alle
IgA. Possono essere somministrati in questo modo il
vaccino Sabin (non più in uso), il vaccino antitifico Ty21a
(vivo attenuato) ed il vaccino inattivato contro il colera.
La via intramuscolare è quella maggiormente utilizzata.
Per i lattanti (<12 mesi) la parte anterolaterale della co-
scia presenta la maggior quantità di massa muscolare
ed è perciò raccomandata come sito di iniezione. Nella
maggiore parte dei casi è sufficiente un ago lungo 2.2-
2.5 cm (7/8-1 di pollice) e di calibro 22-25 gauge. Per
bambini e ragazzi di età compresa tra i 12 mesi ed i
18 anni è raccomandata l’iniezione nel muscolo del-
muscolo retto femorale
muscolo vasto laterale
neonati
(muscolo vasto
laterale)
Tabella internazionale di conversione delle dimensioni degli aghi
Gauge1
Colore Calibro (mm) Lunghezza (mm) Indicazioni
21 Verde 0.80 40 Intramuscolari, endovenose
22 Nero 0.70 30 Intramuscolari
23 Turchese 0.60 25-30 Intramuscolari
25 Arancione 0.50 15-20 Sottocutanee, intramuscolari
27 Grigio 0.40 15-19 Sottocutanee
1
Unità di misura del diametro
Fig. 1 e 2
Figura 3. Per delimitare il sito di
iniezione dividere in tre parti lo spazio
compreso tra il grande trocantere
del femore e la parte superiore
del ginocchio e tracciare una linea
orizzontale mediana sulla suprficie
esterna della coscia. Il sito di iniezione
si trova nel terzo medio, subito
sopra la linea orizzontale. La natica
non deve essere utilizzata a causa
dei possibili rischi di danni al nervo
sciatico e poiché è stata associata a
una diminuita immunogenecità
Figura 4 e 5. Sedi per le iniezioni
sottocutanee e delimitazione del
muscolo deltoide
TEMA FARMACIA - Giugno 2017
471MODULO DIDATTICO
toide del braccio se la massa muscolare è adeguata.
La lunghezza dell’ago può variare tra 2.2 cm e 2.5-3.2
cm (7/8-1/4 di pollice) e di calibro tra 22 e 25 gauge in
base alla grandezza del muscolo. I vaccini somministrati
per via intramuscolare sono:
■■ Difterite
■■ Tetano
■■ Pertosse
■■ DTPa
■■ DTPa-HB-IPV-Hib
■■ HBV
■■ HAV
■■ Rabbico
■■ Pneumococcico
■■ Haemofilus influenzae
■■ Tifoideo.
Per la via intradermica si utilizzano dosi minori di vac-
cino che vengono iniettate direttamente nel derma
nella superficie volare dell’avambraccio. Si utilizza un
ago lungo da 1 a 2 cm (3/8 a 3/4 di pollice) e di cali-
bro 25-27 gauge.
L’ago deve essere inserito in modo da penetrare obli-
quamente la cute così che la soluzione iniettata formi
un piccolo pomfo.
La via intradermica è utilizzata per:
■■ vaccino antitubercolare BCG, depositato in goccia
sulla cute e fatto penetrare nel derma.
■■ Vaccino anticolera.
■■ Vaccino antirabbia.
■■ Vaccino antitifo.
Per via sottocutanea si devono utilizzare aghi lunghi
1.6 cm (5/8 di pollice) e di calibro 23-25 gauge. Le
iniezioni sono effettuate con un angolo di 45°C nella
coscia dei bambini con meno di 12 mesi e nella regione
supero-esterna del tricipite nei bambini di 12 mesi e
più. Questa modalità è utilizzata per:
■■ morbillo, parotite, rosolia (la combinazione è detta
MRP)
■■ varicella
■■ rabbia
■■ febbre gialla
■■ tifoideo Ty 21a
■■ meningococco
■■ colera
clavicola
acromion
punto di inserzione
del muscolo deltoide
omero
nervo radiale
arteria brachiale
sito di iniezione
Fig. 3
Fig. 4
Fig. 5
48 CORSO ECM A DISTANZA
TEMA FARMACIA - Giugno 2017
La via percutanea, un tempo utilizzata per il vaccino an-
tivaiolo, oggi è utilizzata per il vaccino contro la febbre
gialla; consiste nella deposizione del vaccino su cute
previamente scarificata. Con la via intra-nasale vengono
utilizzati vaccini vivi ed attenuati costituiti da mutanti tem-
peratura sensibili (ts) capaci di replicarsi in modo attivo
solo a basse temperature (permissive); conservano così
la capacità di replicarsi solo nel primo tratto aereo sti-
molando le difese immunitarie mucosali senza indurre la
patologia. Ad esempio, per la prevenzione dell’influenza
dal 2003 in USA viene utilizzato il vaccino trivalente vivo
ed attenuato a somministrazione intra-nasale. Tutti i vac-
cini sono disponibili in forma monovalente (un solo vac-
cino per fiala) ad eccezione di quello della difterite che si
trova in forma combinata con altri vaccini (ad esempio il
tetano). Per evitare che il bambino durante il primo anno
di vita incorra a più iniezioni in una seduta vaccinale e che
il ciclo vaccinale venga completato in ritardo con con-
seguenze importanti per il mantenimento dell’immunità
di gruppo vi sono in commercio un discreto numero di
vaccini combinati. I vaccini combinati contengono più
componenti immunizzanti (due o più vaccini nella stessa
fiala iniettabile) ed il loro utilizzo offre numerosi vantaggi
dal punto di vista economico, organizzativo e sanitario
con il successivo potenziamento della risposta immuni-
taria stimolata dall’effetto dei diversi antigeni combinati
nello stesso preparato vaccinale.
I vaccini combinati disponibili ad oggi in Italia sono i
seguenti:
■■ vaccino DT (difterite + tetano)
■■ vaccino DTaP (difterite + tetano + pertosse)
■■ vaccino DTaP-HBV (difterite + tetano + pertosse
+ epatite B)
■■ vaccino dT-IPV (difterite + tetano + poliomielite)
■■ vaccino DTaP-IPV-Hib (difterite + tetano + pertosse
+ poliomielite + Haemophilus influenzae tipo b)
■■ vaccino HBV-HAV (Epatite B + Epatite A)
■■ vaccino MPR (morbillo + parotite + rosolia)
Si parla di vaccini associati quando uno o più prepa-
rati vaccinali vengono somministrati nella stessa se-
duta vaccinale. In questo caso l’associazione migliora
la risposta immunitaria stimolata dal vaccino fatta ec-
cezione per il vaccino anticolerico e contro la febbre
gialla, che se somministrati contemporaneamente o
a breve distanza di tempo l’uno dall’altro hanno una
risposta immunitaria ridotta. È buona norma utilizzare
sedi differenti in caso vi sia una somministrazione con-
temporanea di due o più vaccini o di un vaccino e una
preparazione di immunoglobuline. Se due o più iniezioni
devono essere effettuate in uno stesso arto, la coscia
è il sito da preferire perché dotata di maggior massa
muscolare. Le iniezioni devono essere ben distanziate
tra loro (2.5 cm) per differenziare le eventuali reazioni
locali. La sede di ciascuna iniezione deve essere regi-
strata nella scheda personale.
In Italia vige l’obbligo per tutti i nuovi nati delle seguenti
vaccinazioni:
■■ antidifterica dal 1939
■■ antipolio dal 1966
■■ antitetanica dal 1968
■■ antiepatite B dal 1991
Per tutti i nuovi nati sono raccomandate le vaccinazioni:
■■ contro il morbillo
■■ contro la parotite
■■ contro la rosolia
■■ contro le forme invasive da Haemophilus influenzae
di tipo B (Hib)
■■ contro le infezioni da pneumococco
■■ contro le infezioni da meningococco tipo C e B
Per tutte le bambine nel corso del 12° anno di vita è
raccomandata la vaccinazione contro le infezioni da
alcuni ceppi di Papillomavirus umano di tipo B (HPV).
Dall’estate 2002 è stato inserito nel calendario vacci-
nale anche il vaccino antivaricella. Vi sono poi vaccina-
zioni obbligatorie per determinate categorie di persone
ad esempio: anti tubercolosi (TBC) con BCG per i sog-
getti tubercolino negativi di gruppi di popolazione a
rischio (come bambini di età < 5 anni conviventi con
persone affette da TBC in fase contagiosa).
COSTITUENTI DELVACCINO
Oltre al principio attivo denominato agente immu-
nizzante, i vaccini sono costituiti dai principi inerti
rappresentati da liquidi di sospensione, conservanti, sta-
bilizzanti, antibiotici e adiuvanti. Liquidi di sospensione:
può trattarsi di soluzione fisiologica sterile o acqua distil-
lata sterile o liquidi complessi contenenti proteine o altri
costituenti derivati dal sistema biologico con i quali i vac-
cini sono prodotti (proteine sieriche, antigeni dell’uovo
e antigeni derivati da colture cellulari).
TEMA FARMACIA - Giugno 2017
491MODULO DIDATTICO
Conservanti, stabilizzanti, antibiotici; per prevenire la
crescita batterica o per stabilizzare l’antigene sono ne-
cessari conservanti, stabilizzanti (gelatina, albumina) o
antibiotici (kanamicina, streptomicina, neomicina). In
casi eccezionali si possono sviluppare reazioni da iper-
sensibilità verso queste componenti.
Adiuvanti; sono quelle sostanze che, aggiunte al vac-
cino, aumentano l’immunogenicità dell’antigene stesso
attraverso un prolungamento dell’effetto stimolante. L’a-
diuvante permette di ottenere una buona efficacia pro-
tettiva riducendo la quantità dell’antigene e il numero
delle somministrazioni. Alcuni degli effetti collaterali dei
vaccini sono in realtà dovuti agli adiuvanti. In base al
meccanismo d’azione gli adiuvanti sono classificati
in particolati e non particolati. Gli adiuvanti particolati
sono le emulsioni olio-acqua o acqua-olio, i liposomi
(utili contro i patogeni intracellulari in quanto stimolano
la risposta citotossica), gli ISCOM (Immuno Stimulating
Complex, responsabili di una potente e duratura rispo-
sta immunitaria umorale e cellulo-mediata), l’idrossido e i
sali di alluminio. Fosfato e idrossido determinano il lento
rilascio dell’antigene nella sede di inoculo stimolando
l’attivazione del complemento, l’assorbimento dell’an-
tigene e la processazione da parte delle cellule APC
(Antigen-presenting Cell). Tuttavia non di rado possono
determinare noduli dolenti ed eritematosi nella sede di
inoculo e non riescono a determinare un’efficace rispo-
sta cellulo-mediata. Gli adiuvanti non particolati sono
citochine, saponine, alcune tossine batteriche come
quella colerica o a tossina labile di E. coli. Questi con-
servano la capacità di migliorare il targeting cellulare.
REAZIONI INDESIDERATE
E REAZIONIAVVERSE
Prima dell’autorizzazione, dell’immissione in commercio
e dell’introduzione nei programmi di immunizzazione,
i vaccini sono sottoposti a diverse fasi di valutazione
per verificarne la sicurezza e l’efficacia. Una volta au-
torizzati, la sicurezza dei vaccini viene costantemente
monitorata in termini di farmacosorveglianza di reazioni
indesiderate e di eventi avversi.
Le reazioni indesiderate possono essere di vario tipo
e sono legate alla formulazione del vaccino, in buona
parte prevedibili anche se non sempre evitabili. Le
reazioni locali costituite da dolore, gonfiore e arros-
samento in sede di inoculo si manifestano in genere
alcune ore dopo la vaccinazione, generalmente sono
di breve durata e di lieve entità e abbastanza comuni
a seguito di vaccini inattivati, in particolar modo se
contengono adiuvanti. Le reazioni sistemiche (feb-
bre, cefalea, nausea, vomito, anoressia, diarrea ecc.)
sono sintomi aspecifici che potrebbero essere correlati
al vaccino ma anche a concomitanti infezioni, senza
dunque che ci sia un nesso di causalità con la som-
ministrazione del vaccino stesso. Le reazioni generali
sono abbastanza comuni con la somministrazione di
vaccini vivi e attenuati a causa della replicazione dell’a-
gente patogeno per indurre immunità nell’organismo
ospite. La sintomatologia è simile alla patologia ma
più lieve, con un periodo di incubazione variabile da 7
a 21 giorni. Le reazioni allergiche sono molto rare ma
severe e possono essere causate dal vaccino o da
alcuni suoi componenti (materiale di coltura cellulare,
stabilizzatori, adiuvanti, conservanti, residui di proteine
dell’uovo, antibiotici, gelatina ecc.). Si possono evi-
tare con una corretta pratica vaccinale preceduta da
attenta anamnesi. Le reazioni avverse a vaccinazione
(AEFI: adverse events following immunization) rappre-
sentano un evento imprevisto che si manifesta dopo
una vaccinazione e che non ha necessariamente un
rapporto causale con essa. Possono essere di tipo
locale (edema esteso, ascesso, lesione del nervo in
prossimità del sito di inoculo), di tipo generale (febbre
> 39 °C, convulsioni, pianto persistente) e in rare oc-
casioni possono dare origine a complicanze neurolo-
giche quali encefaliti e paralisi flaccide con frequenze
che oscillano da un caso ogni 100.000 a uno ogni
10 milioni di dosi di vaccino somministrato. In base
al Decreto del Ministero della Salute del 12 dicembre
2003, il medico che rileva in una persona una sospetta
reazione avversa ad una vaccinazione (ADR), eseguita
da lui stesso o da un altro medico, deve compilare e
firmare la “scheda unica di segnalazione di sospetta
reazione avversa” e trasmetterla tempestivamente al
Responsabile della Farmacovigilanza della struttura
sanitaria di appartenenza. Il responsabile della Farma-
covigilanza provvederà ad assolvere i debiti informativi
previsti nei confronti dell’Assessorato Regionale alla
Sanità e del Ministero della Salute, dandone conferma
al medico notificatore.
50 CORSO ECM A DISTANZA
TEMA FARMACIA - Giugno 2017
CONTROINDICAZIONI
E PRECAUZIONIALL’USO
DEI VACCINI
Si definisce controindicazione all’impiego di un vaccino
quella condizione che aumenta considerevolmente la
probabilità di una complicanza seria. In generale la
vaccinazione non deve essere eseguita in presenza
di una controindicazione (es. la somministrazione del
vaccino anti-influenzale in un soggetto con anafilassi
alle proteine dell’uovo può determinare una grave pa-
tologia o morte del ricevente). Le controindicazioni
possono essere temporanee o assolute. Le prime ri-
guardano tutti i tipi di vaccini e si limitano a situazioni
transitorie che escludono la vaccinazione per il periodo
di tempo in cui sono presenti (ad esempio malattie
acute febbrili, terapie con immunosoppressori ad alti
dosaggi, quadri clinici per cui vi siano accertamenti
specifici in corso; in questi casi la vaccinazione deve
essere posticipata a dopo la guarigione e valutata at-
tentamente). Le assolute richiedono invece una so-
spensione definitiva della vaccinazione per il soggetto.
Viene indicata come precauzione quella condizione
che nel ricevente potrebbe aumentare il rischio di un
evento avverso e/ o compromettere la capacità del
vaccino di stimolare l’immunità. Ad esempio, se dopo
la prima dose di pertosse il bambino manifesta pianto
prolungato e febbre alta è considerata una precauzione
l’ipotesi di non effettuare la seconda dose; ma se nello
stesso periodo vi è una epidemia di pertosse bisogna
prendere in considerazione il bilancio rischio/beneficio.
Le controindicazioni assolute all’impiego dei vaccini
devono essere valutate e definite a seconda del tipo
di vaccino da somministrare, in particolare modo i vac-
cini vivi attenuati: non devono essere somministrati in
gravidanza, ai soggetti immunodepressi (per immuno-
deficienze congenite, secondarie a leucemie, linfomi,
altre neoplasie maligne o AIDS), ai pazienti sottoposti
a chemio-radioterapia in corso di trattamenti antitumo-
rali, per il pericolo di severe reazioni avverse dovute a
un’incontrollata replicazione del virus vaccinale. Non
sono controindicati in maniera assoluta i vaccini costi-
tuiti da microrganismi inattivati (possono indurre una
bassa immunità). Per coloro che presentano forme di
allergie o di atopia per alcuni costituenti dei vaccini si
deve avere particolare attenzione: soggetti allergici alle
uova non devono essere vaccinati con il vaccino an-
tinfluenzale, i soggetti allergici alla neomicina non de-
vono essere sottoposti a vaccinazioni che contengono
questo tipo di antibiotico. Le condizioni che possono
portare a immunosoppressione sono diverse e com-
prendono alcune patologie quali immunodeficienza
congenita e acquisita, leucemie/linfomi o altre neo-
plasie maligne e la chemioterapia con agenti alchilanti,
antimetaboliti, antiradiazioni e cortisone.
Vi è anche una serie di situazioni che vengono definite
false controindicazioni in quanto, benché insussistenti,
sono impropriamente ritenute valide motivazioni per
rifiutare la vaccinazione. Queste comprendono:
■■ Patologie minori (febbre, infezioni vie aeree supe-
riori, raffreddori, otiti, etc.)
■■ Antibioticoterapia
■■ Esposizione a malattie o convalescenza
■■ Convivente in gravidanza o allattamento (ad esem-
pio la rosolia non viene trasmessa con il latte)
■■ Bambini prematuri
CONTROINDICAZIONI O PRECAUZIONI
Condizione
Vaccino
attenuato
Vaccino
inattivato
Allergia ai componenti C C
Encefalopatia C C
Gravidanza C V
Immunosoppressione C V
Moderata/severa malattia P P
Trasfusioni P V
C= controindicazioni, P= precauzioni,
V= vaccinazione se indicata
Principali controindicazioni all’uso dei vaccini
Malattie acute febbrili, fino a risoluzione del quadro clinico acuto
Reazioni anafilattiche o gravi reazioni avverse ad un vaccino (controindicata la somministrazione di ulteriori dosi di quel vaccino)
Reazioni anafilattiche ad un costituente del vaccino (controindicato l’utilizzo di vaccini contenenti quel costituente)
Immunodeficienza nota, primitiva o secondaria; soggetti HIV+
Terapia immunosoppressiva protratta
Gravidanza (controindicati i vaccini vivi attenuati, in particolare modo i vaccini MPR e varicella)
TEMA FARMACIA - Giugno 2017
511MODULO DIDATTICO
■■ Altre allergie (prodotti non contenuti nel vaccino)
■■ Familiarità a immunosoppressione
■■ Nei soggetti HIV positivi asintomatici è controindi-
cato solo il vaccino OPV mentre per quelli sintoma-
tici anche quello per morbillo e varicella.
4. Sieroprofilassi
Si definisce sieroprofilassi la prevenzione di una malat-
tia infettiva realizzata attraverso la somministrazione di
gammaglobuline specifiche. È un’immunità passiva in
quanto la protezione viene indotta attraverso la som-
ministrazione di anticorpi, l’efficacia è dunque tem-
poranea.
Si ha immunità naturale per passaggio di anticorpi dalla
madre al feto per via transplacentare negli ultimi due
mesi della gravidanza. Il neonato avrà un profilo immu-
nitario molto simile a quello materno per un periodo di
circa 12 mesi, la cui durata dipende da molti fattori (tra
cui la presenza di anticorpi alla nascita).
L’ immunità artificiale è invece costituita da derivati del
sangue che includono:
■■ Ab omologhi umani: si tratta di immunoglobuline
provenienti da soggetti sani che vengono utilizzate
nella profilassi da esposizione ad epatite A (HAV)
e morbillo.
■■ Globuline umane omologhe iperimmuni: usate per
la profilassi dopo esposizione ad alcune malattie
(epatite B –HBV- , rabbia, tetano e varicella).
■■ Siero iperimmune eterologo (antitossina): viene pro-
dotto in animali (cavalli) e contiene anticorpi contro
un solo antigene. Alcuni esempi sono il vaccino
contro il botulismo e difterite o quello contro il ve-
leno di serpente.
La durata varia da poche settimane ad alcuni mesi.
IMMUNOGLOBULINE
Le immunoglobuline usate per la sieroprofilassi sono
preparati biologici ottenuti da plasma umano mediante
frazionamento a freddo con etanolo, il quale determina
l’inattivazione di eventuali virus presenti nel sangue.
Agiscono mediante la formazione di immunocom-
plessi con successiva attivazione del sistema macro-
fagico, per questo motivo non sono efficaci in caso di:
microrganismi intracellulari, tossine legate ai recettori,
fase di incubazione avanzata e malattia conclamata.
Le reazioni indesiderate conseguenti alla sieroprofi-
lassi sono generalmente rare (1/500-1000). Possono
tuttavia verificarsi manifestazioni locali nel caso in cui
vengano iniettati intramuscolo grossi volumi e manife-
stazioni generali per reazioni anafilattiche a seguito di
somministrazioni ripetute per via endovenosa in sog-
getti ipogammaglobulinemici. A volte è anche possi-
bile che si verifichino febbre, artralgia e diarrea. Per
la sieroprofilassi si possono usare immunoglobuline
di diverso tipo. Gli anticorpi omologhi umani sono ot-
tenuti da pool di donatori immunizzati, che devono
essere privi di infezioni come HIV ed epatite C (HCV).
Vengono somministrati per via intramuscolare e rag-
giungono la massima concentrazione ematica dopo
2-4 giorni dalla somministrazione. Hanno un’emivita
di circa 20 giorni ed un’efficacia della durata di 2-4
settimane. Alcuni esempi sono: le immunoglobuline
antimorbillo, antirosolia, antiparotite, antivaricella, an-
tirabbia, antiepatite (A+B), antipertosse, antitetano,
anti citomegalovirus (antiCMV), anti Haemophilus e
anti Pseudomonas.
Le globuline umane omologhe iperimmuni sono rica-
vate da donatori con elevato tasso di anticorpi verso
un determinato microrganismo, sviluppati a seguito
di una pregressa infezione o vaccinazione. Vengono
somministrate per via intramuscolare ed il tempo di
emivita e l’efficacia sono simili a quelle degli anticorpi
omologhi umani (rispettivamente 20 gg e 2-4 setti-
mane). Sono usate per morbillo, rosolia, parotite,
varicella-zoster, HBV, rabbia e tetano. I sieri immuni
eterologhi vengono preparati immunizzando animali
di grossa taglia (generalmente cavalli) e somministrati
per via intramuscolare. Raggiungono la massima con-
centrazione in 2-3 giorni e hanno un’efficacia di circa
2 settimane. Possono causare reazioni avverse di tipo
anafilattico oppure febbre acuta o malattia da siero.
5. Conclusione
La vaccinazione, attuata il più precocemente possibile,
rimane comunque l’intervento più efficace contro le
malattie infettive.
Di grande importanza è la realizzazione dell’immunità
di massa o immunità di gregge (herd immunity), che
52 CORSO ECM A DISTANZA
TEMA FARMACIA - Giugno 2017
si ha quando più dell’80% della popolazione esposta
è coperta da vaccinazione e determina anche negli
individui non immunizzati la protezione verso quelle
infezioni che si contraggono o per contagio diretto
o semidiretto.
L’immunità di gregge si realizza solo nei casi in cui i
soggetti non si ammalano e non diventano portatori
sani. Pertanto i vaccini presentano il massimo dell’ef-
ficacia ove siano utilizzati al fine del controllo o dell’e-
radicazione delle infezioni.
A tal fine è essenziale non tanto l’estensione della
vaccinazione a tutta la popolazione quanto la vac-
cinazione delle fasce suscettibili (bambini); questa
metodica in alcuni casi può determinare, però, lo spo-
stamento della recettività ad altre fasce, rendendo ne-
cessaria un’ulteriore vaccinazione negli adulti.
Lo scopo della vaccinazione selettiva, invece, non
è il controllo o l’eradicazione di una malattia, ma la
protezione di un determinato gruppo a rischio. Un
esempio è la vaccinazione anti-rosolia nelle bambine
poco prima della pubertà per evitare malattie negli
eventuali nascituri.
CASO 1
La nonna di Marco, dopo aver visto un programma tele-
visivo in cui si segnalava che i vaccini contengono mer-
curio, si reca allarmata dal proprio farmacista di fiducia
e gli pone alcune domande: “Ho sentito in televisione
che nei vaccini c’è il mercurio! È vero? È pericoloso?”
Effettivamente, nei vaccini veniva usato un composto
organo-mercuriale chiamato thiomersal, con funzioni
di conservante. Tuttavia, era presente in dosi minime,
tali da non determinare problemi di tossicità all’orga-
nismo. Cosa che vale per tutte le sostanze adiuvanti
e conservanti contenute nei vaccini. Sebbene non vi
siano evidenze che il thiomersal somministrato con i
vaccini abbia prodotto conseguenze sulla salute, da
diversi anni, a scopo precauzionale, non viene più uti-
lizzato. Nei vaccini è invece presente un altro metallo,
l’alluminio. I sali di alluminio, infatti, hanno un ruolo fon-
damentale nella risposta immunitaria e non sono elimi-
nabili. Il contenuto di alluminio nei vaccini è dell’ordine
di pochi mg (da 0.25 a 2.5 mg a seconda del prodotto).
Si stima che ogni giorno ciascuno di noi ingerisca con
l’alimentazione dai 5 ai 20 mg di alluminio (è contenuto
soprattutto nei vegetali), in gran parte eliminati attra-
verso i reni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità
(World Health Organization, 1997) afferma che non
esiste nessun rischio per la salute in relazione all’as-
sunzione di alluminio né con i farmaci né con il cibo.
CASO 2
Una giovane mamma molto ansiosa, sapendo che
alla piccola Giulia verranno somministrati più vaccini
contemporaneamente, si reca in farmacia per avere
qualche informazione.
“Sono un po’ preoccupata, non sono troppi questi
vaccini tutti insieme?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
BIBLIOGRAFIA
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Casi in
farmacia
TEMA FARMACIA - Giugno 2017
531MODULO DIDATTICO
La mia Giulia può essere indebolita da tanti vaccini?”.
No, signora, non si preoccupi, non ci sono pericoli
derivanti dalla somministrazione contemporanea di più
vaccini. Anzi è scientificamente dimostrato come som-
ministrare in contemporanea più vaccini ne aumenti
l’efficacia poiché viene potenziata la risposta protettiva
del sistema immunitario. Inoltre, consideri come tutti
noi, neonati e bambini compresi, ogni giorno siamo
sottoposti al bombardamento da parte dei germi pre-
senti nell’ambiente e nel cibo. Il sistema immunitario
è in grado di riconoscere e combattere efficacemente
milioni di antigeni diversi nello stesso momento. Pensi
poi al vantaggio di non dover sottoporre la piccola
Giulia allo stress di più sedute e…più iniezioni! La sua
bambina non verrà indebolita dai vaccini, anzi essi raf-
forzeranno le capacità di sviluppo del suo sistema im-
munitario. Il vaccino agisce come un “allenamento” che
rende l’atleta più forte e pronto a vincere. Al contrario,
sono le malattie a indebolire l’organismo e il sistema
immunitario e possono così esporre la sua bimba ad
altre infezioni, le cosiddette “complicanze della malat-
tia”, a volte molto pericolose.
CASO 3
Sergio, un ragazzo di 20 anni residente in un collegio
universitario, dopo aver avuto informazioni frettolose
dal proprio medico di base si reca in farmacia, deciso
a saperne di più su una certa vaccinazione.
Sergio: “Buongiorno, vorrei delle informazioni sul vac-
cino contro la meningite”.
Farmacista: “Intende vaccinarsi? Per quale ceppo?”
S: “Ma come?! Esiste più di un tipo di vaccino?”
F: “Certo. Esistono tre tipi di vaccino anti-meningo-
cocco: il vaccino coniugato contro il meningococco di
sierogruppo C (MenC), che è il più frequentemente uti-
lizzato, e protegge solo dal sierotipo C; il vaccino coniu-
gato tetravalente, che protegge dai sierogruppi A, C, W
e Y; il vaccino contro il meningococco di tipo B che pro-
tegge esclusivamente contro questo sierogruppo. Il più
aggressivo tra i batteri è il meningococco di sierogruppo
C, che insieme al B è il più frequente in Italia e in Europa”.
S: “Mi trova impreparato… Secondo lei mi devo vac-
cinare?”.
F: “Guardi, le fasce d’età più a rischio di contrarre
l’infezione causata dai diversi tipi di meningococco
certamente sono i bambini piccoli e gli adolescenti,
ma anche i giovani adulti. Per quanto riguarda il sie-
rogruppo B, la maggior parte dei casi si concentra fra
i bambini più piccoli, al di sotto dell’anno di età. La
scheda vaccinale in vigore prevede la vaccinazione
anti meningococco C nei bambini che abbiano com-
piuto un anno di età, mentre è consigliato un richiamo
con vaccino tetravalente per gli adolescenti. Il vaccino
tetravalente coniugato anti-meningococco A, C, Y, W
è consigliato anche per gli adolescenti che non sono
stati vaccinati da piccoli, e dovrebbe essere sommi-
nistrato a chi si reca in Paesi dove sono presenti i
sierogruppi di meningococco contenuti nel vaccino.
Il vaccino è fortemente raccomandato in persone a
rischio o perché affetti da alcune patologie (talassemia,
diabete, malattie epatiche croniche gravi, immunode-
ficienze congenite o acquisite ecc.) o per la presenza
di particolari condizioni (lattanti che frequentano gli
asili nido, ragazzi che vivono in collegi, frequentano di-
scoteche, oppure dormono in stanze comuni, reclute
militari e, come sopra accennato, per chiunque debba
recarsi in regioni del mondo dove la malattia menin-
gococcica è comune, come ad esempio alcune zone
dell’Africa). Se intende vaccinarsi, le ricordo che può
rivolgersi alla ASL o farsi prescrivere il vaccino dal suo
medico di base. Purtroppo però per lei non è gratuito”.
54 CORSO ECM A DISTANZA
TEMA FARMACIA - Giugno 2017
Scegliere una sola risposta esatta per ogni domanda. Per il superamento del test di verifica dell’appren-
dimento è necessario rispondere correttamente al 75% delle domande proposte.
Informiamo i lettori che nei questionari online, le domande e le risposte saranno pubblicate in ordine casuale (diverso
ad ogni accesso al sito), come definito nella nuova normativa ECM dalla Commissione Nazionale Formazione Continua
del Ministero della Salute.
Test di valutazione dell’apprendimento
1. Edward Jenner fu:
❏❏ a.un medico e naturalista britannico
❏❏ b.un filosofo
❏❏ c.un agricoltore
❏❏ d.un allevatore
2. Per eradicazione si intende:
❏❏ a.l’eliminazione della malattia a livello
mondiale
❏❏ b.l’estinzione di una malattia infettiva in
una particolare area geografica
❏❏ c.la riduzione,significativa e consolidata
nel tempo,di una malattia infettiva nella
popolazione
❏❏ d.la pratica della vaccinazione
3. Con la pratica della vaccinazione
si è ottenuta l’eradicazione:
❏❏ a.del morbillo
❏❏ b.della tubercolosi
❏❏ c.del tetano
❏❏ d.del vaiolo
4. Gli antigeni sono:
❏❏ a.particolari molecole che vengono
riconosciute come non self (estranee) dal
sistema immunitario ed attaccate
❏❏ b.le cellule produttrici degli anticorpi
❏❏ c.tipi di vaccini
❏❏ d.cellule meglio conosciute con il nome
di linfociti T helper
5. Sono parte dell’immunità
umorale:
❏❏ a.linfociti T regolatori
❏❏ b.linfociti T citotossici
❏❏ c.linfociti B e anticorpi
❏❏ d.Linfociti T helper e antigeni
6. Grazie alla somministrazione dei
vaccini si ottiene:
❏❏ a.l’immunizzazione artificiale attiva
❏❏ b.l’immunizzazione artificiale passiva
❏❏ c.l’immunità naturale attiva
❏❏ d.l’immunità naturale passiva
55MODULO DIDATTICO 1
❏❏ c.uno o più preparati vengono
somministrati nella stessa seduta
vaccinale
❏❏ d.quando si associa la chemioprofilassi
alla vaccinoprofilassi
10. Le controindicazioni
(ai vaccini) possono essere:
❏❏ a.temporanee o assolute
❏❏ b.locali o generali
❏❏ c.neurologiche o allergiche
❏❏ d.presenti solo nei bambini
11. Quali sono i vaccini obbligatori
in Italia?
❏❏ a.contro morbillo,parotite e rosolia
❏❏ b.contro pneumococco e meningococco
tipo C e B
❏❏ c.contro HIV e HBC
❏❏ d.antidifterica,antipolio,antitetanica,
antiepatite B
7. La reattogenicità è:
❏❏ a.generica capacità di una sostanza di
stimolare il sistema immunitario
❏❏ b.capacità di indurre effetti collaterali e
reazioni indesiderate
❏❏ c.capacità di proteggere dalla malattia
❏❏ d.una tecnologia per la produzione dei
vaccini
8. Quali sono i vaccini definiti
d’elezione?
❏❏ a.vaccini costituiti da microrganismi vivi
interi ed attenuati
❏❏ b.vaccini costituiti da microrganismi
inattivati interi
❏❏ c.vaccini ad anatossine (o tossoidi)
❏❏ d.vaccini a subunità
9. Si parla di vaccini associati
quando:
❏❏ a.nella stessa fiala sono contenuti due o
più vaccini
❏❏ b.si associa la sieroprofilassi alla
vaccinoprofilassi
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Le vaccinazioni pediatriche

  • 1. 1. 5. 2. 3. 4. 40 CORSO ECM A DISTANZA Laura Maccarini Stefania Moro Dipartimento di Sanità Pubblica, Medicina Sperimentale e Forense - Facoltà Di Medicina e Chirurgia - Università degli Studi di Pavia Levaccinazioni pediatriche:la protezioneimmunitaria Introduzione La protezione immunitaria Vaccinoprofilassi Sieroprofilassi Conclusione Bibliografia TEMA FARMACIA - Giugno 2017 1. Introduzione Già intorno all’anno 1000 d.C. in India, Cina e Turchia si diffuse una pratica detta variolizzazione, che è stata da molti considerata una primitiva e rudimentale forma di vaccinazione. “I medici al servizio della dinastia dei Sung (960-1279), per proteggere i membri della fami- glia imperiale, facevano aspirare loro dal naso croste secche delle pustole del vaiolo prelevate da persone malate”. Questa pratica si diffuse poi nella Regione del Caucaso, in Grecia e in Tessaglia mentre nell’Europa Occidentale arrivò soltanto nel 1720 grazie alla moglie dell’ambasciatore inglese a Costantinopoli Lady Mary Wortley Montagu. Durante la sua permanenza nell’im- pero Ottomano, ella ebbe modo di osservare questa tecnica, che descrisse e chiamò “innesto”, consisteva nella raccolta di pus dalle pustole del vaiolo in casi lievi di malattia e la sua successiva introduzione nella cute di individui non affetti tramite scarificazione. Una volta tornata a Londra, Lady Mary promosse con entusia- smo questa pratica la quale venne però accolta con estrema diffidenza dalla classe medica inglese. Tutta- via, una grave epidemia di vaiolo colpì l’Inghilterra nel 1721 e fu allora che la variolizzazione si diffuse come metodo protettivo. Contemporaneamente però, emer- sero anche l’inefficienza e la potenziale pericolosità di questa pratica che spinsero alla ricerca di nuove so- luzioni. Alla fine del XVIII secolo, il medico e naturalista britannico Edward Jenner, che svolgeva la propria atti- vità in una zona agricola, fece un’osservazione che si rivelò di cruciale importanza per il successivo sviluppo della vaccinazione; notò infatti che tra i mungitori non si verificavano casi di vaiolo nonostante la diffusione epidemica della patologia nella popolazione. Proce- dendo a un’attenta osservazione di questi lavoratori si accorse che nella maggior parte dei casi presentavano sulle mani delle pustole che nell’arco di poco tempo si rompevano, dando origine a piccole cicatrici perma- nenti. Jenner fece quindi l’ipotesi che le lesioni presenti sulle mani dei mungitori fossero il motivo della loro re- sistenza al vaiolo. Provò quindi a prelevare il pus da un soggetto affetto da vaiolo vaccino (vaccinia) per iniet- tarlo in alcuni soggetti sani. Alla successiva epidemia notò che i soggetti da lui trattati non sviluppavano la malattia. Fece quindi l’importantissima scoperta della prevenzione immunitaria attiva cui, a motivo della sua origine, diede il nome di vaccinazione. Nome che, in onore al suo scopritore, è rimasto invariato nel tempo. La vaccinazione, come dimostrato da Jenner, è quindi un intervento che con l’introduzione di un antigene
  • 2. TEMA FARMACIA - Giugno 2017 411MODULO DIDATTICO 2.La protezione immunitaria Il sistema immunitario è formato da un insieme di or- gani e cellule specializzate che concorrono, con ruoli differenti a difendere l’organismo dalle infezioni. Le in- fezioni sono causate da vari tipi di microrganismi pato- geni: batteri, funghi, virus, proteine estranee o parassiti, che sono accomunati dalla caratteristica di presentare sulla propria superficie delle particolari molecole che vengono riconosciute come non-self (estranee) dal sistema immunitario e attaccate. Tali molecole sono gli antigeni. Le cellule del sistema immunitario sono prodotte nel midollo osseo, tessuto che si trova in abbondanza soprattutto a livello delle ossa larghe e piatte. I linfociti rivestono un ruolo chiave nel meccani- smo di azione del sistema immunitario. I linfociti sono suddivisi in due classi: linfociti B (dall’inglese “bone”, osso, poiché si sviluppano e maturano all’interno del midollo osseo) e linfociti T (denominati in questo modo in quanto maturano nel timo). I linfociti B si specializ- zano in cellule chiamate plasmacellule e producono gli anticorpi, molecole proteiche che circolano nel plasma del sangue e nel sistema linfatico, in grado di ricono- scere gli antigeni delle sostanze non-self extracellulari e legarsi ad esse. Il complesso antigene-anticorpo posto sulla superficie della sostanza non-self costituisce un marker per altre cellule del sistema immunitario che intervengono a distruggere il patogeno. Linfociti B e anticorpi sono parte dell’immunità umorale. L’immunità cellulo-mediata, invece, vede tra i suoi effettori i linfociti T, deputati a distruggere sostanze non-self intracellu- lari. I linfociti T sono di diversi tipi: ■■ Linfociti T regolatori: detti anche soppressori, sono coinvolti nei processi di regolazione, soprattutto di disattivazione della risposta immunitaria ■■ Linfociti T helper: hanno una funzione di coordina- mento. Presiedono alla regolazione di tutte le ri- sposte immuni per mezzo del rilascio di sostanze chiamate citochine, che attivano i linfociti B per la produzione di anticorpi, oppure altre cellule del si- stema immunitario come i linfociti T citotossici. ■■ Linfociti T citotossici: esercitano un’azione tossica contro le cellule infettate. La risposta immunitaria si realizza in due fasi: il ricono- scimento di una sostanza non-self tramite gli antigeni batterico (virale o protozoico), determina una risposta immunitaria attiva (umorale e/o tissutale) in grado di conferire al soggetto vaccinato una protezione speci- fica nei confronti della malattia corrispondente all’an- tigene introdotto. Questa importante scoperta getta le basi di quello che diventerà l’intervento di eccel- lenza per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive. La vaccinazione, quando disponibile, costi- tuisce quindi il più importante intervento di preven- zione primaria nei confronti delle malattie infettive; tale pratica riveste un ruolo importante per la difesa della salute delle popolazioni e in particolare modo per la popolazione pediatrica. Con la pratica della vaccina- zione si è ottenuta l’eradicazione del vaiolo a livello mondiale nel 1980 e l’eliminazione della poliomielite in varie regioni del mondo compresa quella europea. Effettuare la vaccinazione al bambino, il più precoce- mente possibile, ha lo scopo di proteggerlo in maniera efficace da gravi malattie infettive e dalle loro eventuali complicanze e, poiché lo scopo delle vaccinazioni è quello di debellare la diffusione delle malattie infettive, una pratica vaccinale adeguata protegge anche quei bambini che non possono essere vaccinati o non lo sono ancora stati. Le vaccinazioni pediatriche hanno permesso negli anni di contrastare gravi patologie ma non bisogna abbassare il livello di attenzione: gli intensi flussi migratori e lo scetticismo crescente in parte della popolazione rischiano di vanificare gli interventi di pre- venzione precedentemente attuati. Se le vaccinazioni creano preoccupazione in alcuni genitori che temono eventuali effetti negativi dei vaccini, occorre attuare idonei interventi di educazione sanitaria per aiutarli a conoscere il funzionamento delle vaccinazioni e ad affrontare tale pratica consapevoli degli effetti positivi e dei possibili rischi. Una caratteristica molto impor- tante dei vaccini è la capacità di indurre la cosiddetta immunità di branco (o di gruppo o di gregge), cioè il fatto che immunizzando la maggior parte della popo- lazione, anche gli individui non vaccinati contro il pa- togeno vengono protetti interrompendo la catena di infezione. Naturalmente in base a quanto è infettivo un microrganismo bastano percentuali diverse di persone vaccinate per indurre un’immunità di gruppo; è stato comunque stimato che serve almeno l’80% della po- polazione vaccinata per permettere che ciò accada.
  • 3. 42 CORSO ECM A DISTANZA TEMA FARMACIA - Giugno 2017 e la risposta effettrice. Il riconoscimento dell’antigene da parte del sistema immunitario dà luogo a una rispo- sta umorale che coinvolge i linfociti B e a una rispo- sta cellulare che riguarda i linfociti T, che coordinano una risposta atta ad eliminare cellule infettate e cre- are una memoria immunologica pronta per succes- sive esposizioni allo stesso antigene. Dopo essere stati attivati contro un agente non-self, infatti, alcuni linfo- citi B e T si trasformano in linfociti di memoria. Dopo un’esposizione iniziale agli antigeni di malattie infet- tive, le esposizioni successive danno luogo a risposte immunitarie più rapide (poiché il sistema immunitario “si ricorda” dell’agente estraneo già incontrato) e più intense, con il vantaggio di eliminare l’antigene velo- cemente, prevenendo la manifestazione clinica della malattia. Questo tipo di immunità, attivata dalla prima esposizione a un antigene con creazione di memoria immunologica, viene chiamata immunità naturale at- tiva. L’immunità naturale passiva è invece quella che protegge il neonato durante i primi mesi di vita: alcuni tipi di cellule immunitarie, durante la gravidanza, attra- versano la barriera placentare e vengono così trasferite dalla madre al feto. È un’immunità di breve durata, in quanto le cellule della madre vengono progressiva- mente eliminate dall’organismo del neonato. L’immu- nizzazione artificiale, indotta nell’organismo attraverso la somministrazione di anticorpi o vaccini, può essere attiva e passiva. L’immunizzazione artificiale passiva si realizza quando si somministrano anticorpi preformati di origine umana (immunoglobuline) o animale (anti- sieri). L’immunizzazione artificiale passiva conferisce una protezione immediata ma di breve durata nei con- fronti delle infezioni (qualche settimana), in quanto gli anticorpi provenienti dall’esterno vengono man mano eliminati dall’organismo. L’immunizzazione artificiale attiva è quella che si ottiene grazie alla somministra- zione dei vaccini. I vaccini sfruttano i meccanismi di di- fesa naturale dell’organismo per stimolare una risposta immunitaria che garantisca una protezione specifica nei confronti delle infezioni. La risposta immunitaria è analoga a quella indotta dalla malattia, ma a differenza dell’infezione naturale, con la vaccinazione non si ha evidenza di sintomi o di complicanze connesse alla patologia. L’immunità artificiale attiva ha una durata variabile, da alcuni mesi ad alcuni anni. 3. Vaccinoprofilassi La vaccinazione rappresenta uno degli interventi più efficaci e sicuri per la prevenzione primaria delle malat- tie infettive mediante l’induzione di una immunità spe- cifica contro il germe patogeno. Le strategie vaccinali hanno lo scopo di controllare ed eliminare la diffusione delle malattie infettive attraverso l’immunizzazione di- retta dei soggetti suscettibili che vengono vaccinati e l’immunizzazione indiretta della popolazione attraverso l’interruzione della catena di trasmissione (immunità di gregge o herd immunity) ai soggetti non vaccinati. Al contrario di quanto avviene per le malattie multifattoriali in cui il complesso processo patogenetico dipende da più agenti causali, a volte sconosciuti, per la trasmissione delle malattie infettive sono indispensabili l’esposizione a un agente infettivo e lo stato di suscettibilità dell’ospite; attraverso la pratica vaccinale si interviene eliminando la suscettibilità dell’ospite e al tempo stesso riducendo la probabilità che un altro individuo recettivo sia espo- sto. La vaccinoprofilassi dunque si pone come obiettivi: ■■ il controllo delle infezioni e il contenimento della ma- lattia: la vaccinazione viene somministrata a gruppi maggiormente a rischio di sviluppare complicanze connesse all’infezione; ■■ l’eliminazione delle infezioni: quando non si osser- vano più casi di malattia ma esiste la possibilità di nuovi contagi per eventuali contatti con soggetti provenienti da aree endemiche; ■■ l’eradicazione: quando non esiste più la malattia e neppure l‘agente patogeno a livello mondiale. L’unico caso di malattia eradicata è il vaiolo. È impor- tante che la herd immunity sia raggiunta in tempo breve in quanto se viene aumentata la copertura vaccinale alla coorte dei nuovi nati (fonte principale di soggetti suscettibili), si riduce il numero dei soggetti potenzial- mente a rischio di sviluppare la malattia. La vaccina- zione riduce la probabilità che il soggetto sviluppi la malattia riducendo anche il rischio che quel soggetto sia veicolo di infezione per altri. Quindi si tratta di con- trollo ed eliminazione della malattia che ne possono determinare l’eradicazione. Una malattia infettiva viene considerata eradicabile quando la trasmissione av- viene da persona a persona, il microrganismo è stabile da un punto di vista genetico, sono assenti serbatoi L'immunità, attivata dalla prima esposizione a un antigene con creazione di memoria immunologica, viene chiamata immunità naturale attiva. L’immunità naturale passiva è invece quella che protegge il neonato durante i primi mesi di vita
  • 4. TEMA FARMACIA - Giugno 2017 431MODULO DIDATTICO di infezione non umani, l’immunità è breve, il quadro clinico è specifico, vi sono pochi casi asintomatici e l’efficacia vaccinale è spiccata. Sarebbe ad esempio possibile eradicare la poliomielite ed il morbillo perché la trasmissione è esclusivamente interumana, non esi- stono portatori cronici ed è presente un vaccino effi- cace. L’agente ideale per l’immunizzazione dovrebbe avere le seguenti caratteristiche: facile da produrre; di potenza durevole e facilmente misurabile; facile da somministrare; non avere potere patogeno né per il ricevente né per i suoi contatti; incapace di provocare reazioni avverse; capace di indurre immunità durata. Le caratteristiche che consentono di valutare la qualità di un vaccino sono: ■ reattogenicità, capacità di indurre effetti collaterali e reazioni indesiderate. Questa può essere legata all’antigene immunizzante o ad altre componenti del vaccino ma anche ad errori nella somministrazione o caratteristiche del ricevente. ■ Immunogenicità: generica capacità di una sostanza di stimolare il sistema immunitario senza supporto di altre molecole. Hanno una buona immunogeni- cità quelle sostanze che agiscono sia sulla risposta cellulare (linfociti T) sia quella umorale (linfociti B e produzione di anticorpi). ■ Efficacia protettiva: capacità di proteggere dalla malattia. Questa può essere controllata in due modi: dal punto di vista epidemiologico, valutando l’incidenza della patologia, oppure immunologico, valutando il profilo immunitario dei soggetti (rispo- sta anticorpale). Affinché un vaccino possa essere utilizzato, è fonda- mentale che venga garantita la sua innocuità; si deve cioè escludere la possibilità che questo possa nuo- cere ai soggetti a cui viene somministrato. In altre pa- role bisogna appurare che non produca, se non con frequenze sufficientemente basse da essere ritenute accettabili, fenomeni di sensibilizzazione, effetti tossici e reazioni indesiderate in genere. Per quanto riguarda i vaccini vivi attenuati, questi non devono causare la malattia, non devono produrre mutazioni inverse nei geni di virulenza che sono stati attenuati, né trasmet- tersi da uomo a uomo. Oltre all’innocuità, la caratte- ristica essenziale di un vaccino è l’efficacia, che può essere intesa come efficacia immunizzante, valutata in base alla risposta anticorpale stimolata negli animali da esperimento e nell’uomo e come efficacia protettiva che viene ottenuta vaccinando solo una parte della popolazione esposta e poi effettuando un’indagine epidemiologica. Dal punto di vista della formulazione esistono preparati vaccinali con caratteristiche diverse. VACCINI COSTITUITI DA MICRORGANISMI INATTIVATI INTERI Sono prodotti attraverso la coltivazione in laborato- rio dei microrganismi (batteri, virus) e la loro succes- siva inattivazione con mezzi fisici (calore, esposizione a raggi UV) o con prodotti chimici (normalmente formalina o β- propiolattone). Il processo di inatti- vazione è in grado di inibire la capacità infettiva del patogeno senza alterarne la struttura antigenica, re- Tasso di riproduzione e tasso critico di copertura vaccinale necessario per ottenere l’herd immunity. (Modificato da Lancet 1991). Infezione *Tasso di riproduzione **Tasso critico di copertura vaccinale (%) Morbillo 15-17 92-95 Pertosse 15-17 92-95 Parotite 10-12 90-92 Rosolia 7-8 80-87 Difterite 5-6 80-85 Poliomielite 5-6 80-85 *Tasso di riproduzione: Numero di soggetti che possono essere contagiati da un malato per le diverse malattie. **Tasso critico di copertura vaccinale: % di copertura vaccinale necessaria ad impedire la diffusione del microrganismo responsabile della malattia. Schema di malattie eradicabili e di malattie difficilmente eradicabili. Malattie eradicabili Malattie difficilmente eradicabili Poliomielite Tetano Unico serbatoio l’uomo Assenza di portatori cronici Esistenza di un vaccino efficace L’uomo non è l’unico serbatoio Assenza di portatori cronici Esistenza di un vaccino efficace Morbillo Epatite B Unico serbatoio l’uomo Assenza di portatori cronici Esistenza di un vaccino efficace Unico serbatoio l’uomo Esistenza di portatori cronici Esistenza di un vaccino efficace
  • 5. 44 CORSO ECM A DISTANZA TEMA FARMACIA - Giugno 2017 a causa dell’incapacità di questi individui di produrre una risposta immunologica forte. Reazioni collaterali severe come risultato di una crescita incontrollata si sono manifestate soprattutto in soggetti HIV positivi, leucemici o trattati con immunosoppressori. I vaccini vivi ed attenuati si distinguono in base alla loro origine. Sono di origine virale: morbillo, parotite epidemica, ro- solia, poliovirus orale (OPV o Sabin), vaiolo, varicella, febbre gialla, mentre sono di origine batterica: vaccino antitubercolosi BCG (bacillo di Calmette e Guèrin) e tifo orale Ty21a. VACCINIADANATOSSINE (OTOSSOIDI) Vengono utilizzati per combattere patologie sostenute da germi produttori di tossine (es. Clostridium Diphte- riae, Clostridium tetani ecc.). La detossificazione degli antigeni viene effettuata mediante l’utilizzo di formal- deide, impiegata per la prima volta negli anni venti da Ramon. Oggi sappiamo che questa sostanza non è solo dotata di capacità detossificante ma in con- centrazioni più basse anche di un’azione stabilizzante l’antigene. I vaccini ottenuti da anatossine sono quelli contro la difterite e il tetano. VACCINIASUBUNITÀ Si basano sulla somministrazione di subunità immu- nogeniche ottenute mediante frammentazione (split) del microrganismo o purificazione dei soli antigeni in grado di attivare una risposta stimolante le difese im- munitarie dell’ospite. Utilizzando i soli antigeni, si evita di utilizzare quelle componenti del microrganismo tos- siche o reattogene, non necessarie alla stimolazione del sistema immunitario. Ne è un esempio il vaccino antinfluenzale che utilizza come antigeni le due pro- teine di superficie del virus dell’influenza (antigeni N ed H: emoagglutinina e neuroaminidasi del virus in- fluenzale). A questo gruppo appartengono anche i vaccini polisaccaridici costituiti da lunghe catene polisaccaridiche della capsula di alcuni batteri, quali l’Haemophilus Influenzae tipo B, lo Pneumococco e il Meningococco. La risposta immunitaria dei vaccini polisaccaridici è tipicamente cellula T indipendente ovvero la stimolazione delle cellule B avviene senza l’assistenza delle cellule T-helper. Tali vaccini hanno sponsabile dell’induzione della risposta immunitaria. I microrganismi inattivati non sono vivi e quindi non possono replicarsi e possono essere somministrati anche se esistono anticorpi specifici nell’organismo. I vaccini inattivati richiedono normalmente più dosi: la prima non produce immunità protettiva ma attiva il sistema immunitario mentre la seconda conferisce la protezione immunitaria. Il titolo anticorpale decade con il tempo, per questo motivo si rende necessaria la somministrazione di una dose booster (di richiamo). I vaccini inattivati contengono il patogeno intero com- pletamente inattivato. VACCINI COSTITUITI DA MICRORGANISMI VIVI INTERI EDATTENUATI Sono definiti d’elezione in quanto la risposta immuni- taria che inducono è simile a quella prodotta dall’infe- zione naturale, stimolano non solo l’immunità umorale ma anche quella cellulare, imitando il comportamento dell’agente patogeno da cui originano e stimolano le difese immunitarie dell’organismo senza provocare manifestazioni cliniche. Nel caso si verificasse la sin- tomatologia della patologia (che è normalmente di minore gravità rispetto a quella causata dal micror- ganismo “selvaggio”) si dovrà classificarla come rea- zione collaterale. Sono prodotti attraverso modifiche di laboratorio dell’agente causale (batteri, virus) in cui l’organismo vivo viene attenuato prima della sommi- nistrazione. L’attenuazione è ottenuta attraverso di- verse metodiche, ad esempio mediante il passaggio del patogeno in colture ripetute che ne attenuano la virulenza, ciò consente l’attivazione del sistema im- munitario prima che l’agente patogeno possa rag- giungere una soglia di virulenza e patogenicità tale da sviluppare la malattia. Solitamente sono già effi- caci con una singola dose (con l’eccezione dei vaccini a somministrazione orale). La maggior limitazione di questa pratica è dovuta al rischio di reazioni collate- rali severe come risultato di una crescita incontrollata del patogeno attenuato o di una sua riconversione nel ceppo selvaggio virulento in particolare modo nei soggetti immunodepressi. Nei pazienti immunocom- promessi vi è infatti il rischio che gli agenti patogeni, pur attenuati, possano provocare la malattia clinica
  • 6. TEMA FARMACIA - Giugno 2017 451MODULO DIDATTICO dunque una bassa immunogenicità in soggetti di età inferiore ai due anni a causa del sistema immunitario non completamente maturo e di una minore attività degli anticorpi stimolati con prevalente stimolazione degli anticorpi di classe IgM rispetto agli anticorpi di classe IgG e di una risposta immunitaria di tipo T- lin- focita dipendente. I vaccini a subunità possono es- sere anche prodotti mediante tecniche di ingegneria genetica. VACCINI CONIUGATI A causa della bassa immunogenicità dei vaccini po- lisaccaridici nei bambini al di sotto dei 2 anni di età, sono stati formulati i vaccini coniugati, che permettono di sviluppare una valida e pronta risposta T cellulare verso il determinante antigenico del vaccino e di svi- luppare memoria immunologica (switch isotipico da anticorpi IgM ad anticorpi di classe IgG). Attualmente i vaccini coniugati disponibili in commercio sono quelli contro l’Haemophilus Influenzae tipo B, lo pneumo- cocco e il meningococco. A seguito della coniugazione del polisaccaride capsulare con una proteina altamente immunogena che agisce da carrier, il complesso poli- saccaride-proteina viene riconosciuto e internalizzato dalle cellule presentanti l’antigene (APC o antigen pre- senting cells). A sua volta, il complesso APC presenta i frammenti peptidici ai linfociti T-helper che inducono i linfociti B antigene specifici a maturare e a differenziarsi in plasmacellule IgM e in cellule della memoria IgG. Le proteine vettrici utilizzate per la coniugazione sono l’anatossina tetanica, l’anatossina difterica, la tossina atossica mutante del bacillo difterico (sigla CRM197) e il complesso della proteina della membrana esterna nel Neisseria meningitidis. VACCINIANTI-IDIOTIPO Sono in grado di mimare l’antigene originale sostituen- dolo nei processi di immunizzazione per stimolazione dei linfociti B. In pratica si tratta di vaccini costituiti da anticorpi monoclonali diretti contro l’antigene immu- nizzante (idiotipo). Il sistema immunitario dell’ospite a seguito della somministrazione dell’anticorpo mo- noclonale produrrà un secondo anticorpo (anti-idio- tipo) diretto contro il sito del complesso anticorpo monoclonale-antigene, mimando così l’immagine interna dell’antigene originale e stimolando i linfociti B. Rispetto ai corrispondenti antigeni virali, batterici o parassitari i vaccini anti-idiotipo potrebbero avere il vantaggio di non suscitare reazioni allergiche. VACCINIADNA Si basano sulla somministrazione diretta nell’orga- nismo umano di geni che codificano per la proteina antigenica di un determinato patogeno. Il peptide an- tigenico, una volta codificato stimola la risposta immu- nitaria sia umorale sia cellulare dell’organismo ospite e conferisce memoria immunologica verso il determi- nante antigenico. NUOVETECNOLOGIE PER LAPREPARAZIONE DEIVACCINI Tra le nuove tecnologie per la preparazione dei vaccini sono disponibili in commercio: ■■ la reverse genetic technology, che identifica rapi- damente nuove proteine antigeniche. Una volta conosciuta la mappa genetica del microrganismo, vengono identificati gli “open reading frames” (ORFs), attraverso la tecnica del DNA ricombinante i geni vengono espressi in Escherichia coli e le re- lative proteine codificate vengono esperimentate in modelli animali. Gli antigeni immunogeni in grado di determinare risposte anticorpali funzionali ven- gono utilizzati per la preparazione dei vaccini. Que- sta tecnica, in grado di accelerare la preparazione dei vaccini, viene utilizzata in caso di emergenza epidemiologica; come per il vaccino contro Neisse- ria meningitidis tipo B, Streptococcus pneumoniae, Chlamydia pneumoniae, Staphylococcus aureus, Mycobacterium tubercolosis, Bacillus anthracis. ■■ La preparazione dei vaccini anti-influenzali su colture cellulari in alternativa all’uovo embrionale di pollo. ■■ L’utilizzo delle particelle pseudovirali (virus-like-par- ticles o VLP) nella produzione di vaccini sommini- strabili per via mucosale. Ad esempio, il vaccino contro il virus del papilloma umano (responsabile delle neoplasie che colpiscono l’utero) e contro il virus Norwalk (responsabili di gastroenterite). ■■ I vaccini di origine vegetale per os, utilizzati per pro- durre grandi quantità di vaccino a costo zero come per il vaccino anti-epatite B preparato nella patata.
  • 7. Fig. 1 e 2. Superficie antero- laterale della coscia e sedi per le iniezioni intramuscolari 46 CORSO ECM A DISTANZA TEMA FARMACIA - Giugno 2017 VIE E MODALITÀ DI SOMMINISTRAZIONE Per ciascun preparato vaccinale vi sono specifiche vie di somministrazione indicate dal produttore. La ridu- zione dell’efficacia del vaccino e reazioni avverse locali possono presentarsi per i vaccini che sono sommini- strati per vie diverse da quelle raccomandate. I vaccini iniettabili devono essere somministrati dove la proba- bilità di provocare lesioni vascolari, neurologiche o tis- sutali locali è limitata. I vaccini contenenti adiuvanti, se somministrati per via sottocutanea o intradermica, pos- sono causare irritazioni locali, indurimento, discromia della cute, infiammazione e formazione di granuloma; devono pertanto essere iniettati per via intramuscolare. Per ridurre al minimo il rischio di diffusione delle malattie, gli operatori che eseguono il vaccino devono seguire le necessarie precauzioni. Prima del contatto con il sog- getto da vaccinare è opportuno che l’operatore lavi con cura le mani con acqua e sapone. Non sono necessari guanti salvo casi in cui ci sia il rischio di venire a contatto con liquidi corporei potenzialmente infetti o per la pre- senza di lesioni aperte sulle mani da parte dell’opera- tore sanitario. Le siringhe e gli aghi devono essere sterili e monouso e per ciascuna iniezione devono essere cambiati. Non è necessario cambiare ago tra il prelievo del vaccino dalla fiala e l’iniezione. Salvo specifiche indi- cazioni riportate sulla scheda vaccinale, non si devono mai mescolare vaccini diversi nella stessa siringa. Per una corretta prassi vaccinale è importante la disinfe- zione della cute in quanto riduce la frequenza di effetti collaterali locali. È buona norma, prima di procedere all’iniezione, aspettare che la cute disinfettata sia ben asciutta in quanto i vaccini vivi attenuati possono essere inattivati da alcuni detergenti e disinfettanti come alcool ed etere. I vaccini possono essere somministrati per via orale, per via parenterale o per via intra-nasale. Con la via orale, la somministrazione è vantaggiosa in termini di praticità e di gradimento da parte dei soggetti vaccinati. Si induce un’efficace immunità di barriera grazie alle IgA. Possono essere somministrati in questo modo il vaccino Sabin (non più in uso), il vaccino antitifico Ty21a (vivo attenuato) ed il vaccino inattivato contro il colera. La via intramuscolare è quella maggiormente utilizzata. Per i lattanti (<12 mesi) la parte anterolaterale della co- scia presenta la maggior quantità di massa muscolare ed è perciò raccomandata come sito di iniezione. Nella maggiore parte dei casi è sufficiente un ago lungo 2.2- 2.5 cm (7/8-1 di pollice) e di calibro 22-25 gauge. Per bambini e ragazzi di età compresa tra i 12 mesi ed i 18 anni è raccomandata l’iniezione nel muscolo del- muscolo retto femorale muscolo vasto laterale neonati (muscolo vasto laterale) Tabella internazionale di conversione delle dimensioni degli aghi Gauge1 Colore Calibro (mm) Lunghezza (mm) Indicazioni 21 Verde 0.80 40 Intramuscolari, endovenose 22 Nero 0.70 30 Intramuscolari 23 Turchese 0.60 25-30 Intramuscolari 25 Arancione 0.50 15-20 Sottocutanee, intramuscolari 27 Grigio 0.40 15-19 Sottocutanee 1 Unità di misura del diametro Fig. 1 e 2
  • 8. Figura 3. Per delimitare il sito di iniezione dividere in tre parti lo spazio compreso tra il grande trocantere del femore e la parte superiore del ginocchio e tracciare una linea orizzontale mediana sulla suprficie esterna della coscia. Il sito di iniezione si trova nel terzo medio, subito sopra la linea orizzontale. La natica non deve essere utilizzata a causa dei possibili rischi di danni al nervo sciatico e poiché è stata associata a una diminuita immunogenecità Figura 4 e 5. Sedi per le iniezioni sottocutanee e delimitazione del muscolo deltoide TEMA FARMACIA - Giugno 2017 471MODULO DIDATTICO toide del braccio se la massa muscolare è adeguata. La lunghezza dell’ago può variare tra 2.2 cm e 2.5-3.2 cm (7/8-1/4 di pollice) e di calibro tra 22 e 25 gauge in base alla grandezza del muscolo. I vaccini somministrati per via intramuscolare sono: ■■ Difterite ■■ Tetano ■■ Pertosse ■■ DTPa ■■ DTPa-HB-IPV-Hib ■■ HBV ■■ HAV ■■ Rabbico ■■ Pneumococcico ■■ Haemofilus influenzae ■■ Tifoideo. Per la via intradermica si utilizzano dosi minori di vac- cino che vengono iniettate direttamente nel derma nella superficie volare dell’avambraccio. Si utilizza un ago lungo da 1 a 2 cm (3/8 a 3/4 di pollice) e di cali- bro 25-27 gauge. L’ago deve essere inserito in modo da penetrare obli- quamente la cute così che la soluzione iniettata formi un piccolo pomfo. La via intradermica è utilizzata per: ■■ vaccino antitubercolare BCG, depositato in goccia sulla cute e fatto penetrare nel derma. ■■ Vaccino anticolera. ■■ Vaccino antirabbia. ■■ Vaccino antitifo. Per via sottocutanea si devono utilizzare aghi lunghi 1.6 cm (5/8 di pollice) e di calibro 23-25 gauge. Le iniezioni sono effettuate con un angolo di 45°C nella coscia dei bambini con meno di 12 mesi e nella regione supero-esterna del tricipite nei bambini di 12 mesi e più. Questa modalità è utilizzata per: ■■ morbillo, parotite, rosolia (la combinazione è detta MRP) ■■ varicella ■■ rabbia ■■ febbre gialla ■■ tifoideo Ty 21a ■■ meningococco ■■ colera clavicola acromion punto di inserzione del muscolo deltoide omero nervo radiale arteria brachiale sito di iniezione Fig. 3 Fig. 4 Fig. 5
  • 9. 48 CORSO ECM A DISTANZA TEMA FARMACIA - Giugno 2017 La via percutanea, un tempo utilizzata per il vaccino an- tivaiolo, oggi è utilizzata per il vaccino contro la febbre gialla; consiste nella deposizione del vaccino su cute previamente scarificata. Con la via intra-nasale vengono utilizzati vaccini vivi ed attenuati costituiti da mutanti tem- peratura sensibili (ts) capaci di replicarsi in modo attivo solo a basse temperature (permissive); conservano così la capacità di replicarsi solo nel primo tratto aereo sti- molando le difese immunitarie mucosali senza indurre la patologia. Ad esempio, per la prevenzione dell’influenza dal 2003 in USA viene utilizzato il vaccino trivalente vivo ed attenuato a somministrazione intra-nasale. Tutti i vac- cini sono disponibili in forma monovalente (un solo vac- cino per fiala) ad eccezione di quello della difterite che si trova in forma combinata con altri vaccini (ad esempio il tetano). Per evitare che il bambino durante il primo anno di vita incorra a più iniezioni in una seduta vaccinale e che il ciclo vaccinale venga completato in ritardo con con- seguenze importanti per il mantenimento dell’immunità di gruppo vi sono in commercio un discreto numero di vaccini combinati. I vaccini combinati contengono più componenti immunizzanti (due o più vaccini nella stessa fiala iniettabile) ed il loro utilizzo offre numerosi vantaggi dal punto di vista economico, organizzativo e sanitario con il successivo potenziamento della risposta immuni- taria stimolata dall’effetto dei diversi antigeni combinati nello stesso preparato vaccinale. I vaccini combinati disponibili ad oggi in Italia sono i seguenti: ■■ vaccino DT (difterite + tetano) ■■ vaccino DTaP (difterite + tetano + pertosse) ■■ vaccino DTaP-HBV (difterite + tetano + pertosse + epatite B) ■■ vaccino dT-IPV (difterite + tetano + poliomielite) ■■ vaccino DTaP-IPV-Hib (difterite + tetano + pertosse + poliomielite + Haemophilus influenzae tipo b) ■■ vaccino HBV-HAV (Epatite B + Epatite A) ■■ vaccino MPR (morbillo + parotite + rosolia) Si parla di vaccini associati quando uno o più prepa- rati vaccinali vengono somministrati nella stessa se- duta vaccinale. In questo caso l’associazione migliora la risposta immunitaria stimolata dal vaccino fatta ec- cezione per il vaccino anticolerico e contro la febbre gialla, che se somministrati contemporaneamente o a breve distanza di tempo l’uno dall’altro hanno una risposta immunitaria ridotta. È buona norma utilizzare sedi differenti in caso vi sia una somministrazione con- temporanea di due o più vaccini o di un vaccino e una preparazione di immunoglobuline. Se due o più iniezioni devono essere effettuate in uno stesso arto, la coscia è il sito da preferire perché dotata di maggior massa muscolare. Le iniezioni devono essere ben distanziate tra loro (2.5 cm) per differenziare le eventuali reazioni locali. La sede di ciascuna iniezione deve essere regi- strata nella scheda personale. In Italia vige l’obbligo per tutti i nuovi nati delle seguenti vaccinazioni: ■■ antidifterica dal 1939 ■■ antipolio dal 1966 ■■ antitetanica dal 1968 ■■ antiepatite B dal 1991 Per tutti i nuovi nati sono raccomandate le vaccinazioni: ■■ contro il morbillo ■■ contro la parotite ■■ contro la rosolia ■■ contro le forme invasive da Haemophilus influenzae di tipo B (Hib) ■■ contro le infezioni da pneumococco ■■ contro le infezioni da meningococco tipo C e B Per tutte le bambine nel corso del 12° anno di vita è raccomandata la vaccinazione contro le infezioni da alcuni ceppi di Papillomavirus umano di tipo B (HPV). Dall’estate 2002 è stato inserito nel calendario vacci- nale anche il vaccino antivaricella. Vi sono poi vaccina- zioni obbligatorie per determinate categorie di persone ad esempio: anti tubercolosi (TBC) con BCG per i sog- getti tubercolino negativi di gruppi di popolazione a rischio (come bambini di età < 5 anni conviventi con persone affette da TBC in fase contagiosa). COSTITUENTI DELVACCINO Oltre al principio attivo denominato agente immu- nizzante, i vaccini sono costituiti dai principi inerti rappresentati da liquidi di sospensione, conservanti, sta- bilizzanti, antibiotici e adiuvanti. Liquidi di sospensione: può trattarsi di soluzione fisiologica sterile o acqua distil- lata sterile o liquidi complessi contenenti proteine o altri costituenti derivati dal sistema biologico con i quali i vac- cini sono prodotti (proteine sieriche, antigeni dell’uovo e antigeni derivati da colture cellulari).
  • 10. TEMA FARMACIA - Giugno 2017 491MODULO DIDATTICO Conservanti, stabilizzanti, antibiotici; per prevenire la crescita batterica o per stabilizzare l’antigene sono ne- cessari conservanti, stabilizzanti (gelatina, albumina) o antibiotici (kanamicina, streptomicina, neomicina). In casi eccezionali si possono sviluppare reazioni da iper- sensibilità verso queste componenti. Adiuvanti; sono quelle sostanze che, aggiunte al vac- cino, aumentano l’immunogenicità dell’antigene stesso attraverso un prolungamento dell’effetto stimolante. L’a- diuvante permette di ottenere una buona efficacia pro- tettiva riducendo la quantità dell’antigene e il numero delle somministrazioni. Alcuni degli effetti collaterali dei vaccini sono in realtà dovuti agli adiuvanti. In base al meccanismo d’azione gli adiuvanti sono classificati in particolati e non particolati. Gli adiuvanti particolati sono le emulsioni olio-acqua o acqua-olio, i liposomi (utili contro i patogeni intracellulari in quanto stimolano la risposta citotossica), gli ISCOM (Immuno Stimulating Complex, responsabili di una potente e duratura rispo- sta immunitaria umorale e cellulo-mediata), l’idrossido e i sali di alluminio. Fosfato e idrossido determinano il lento rilascio dell’antigene nella sede di inoculo stimolando l’attivazione del complemento, l’assorbimento dell’an- tigene e la processazione da parte delle cellule APC (Antigen-presenting Cell). Tuttavia non di rado possono determinare noduli dolenti ed eritematosi nella sede di inoculo e non riescono a determinare un’efficace rispo- sta cellulo-mediata. Gli adiuvanti non particolati sono citochine, saponine, alcune tossine batteriche come quella colerica o a tossina labile di E. coli. Questi con- servano la capacità di migliorare il targeting cellulare. REAZIONI INDESIDERATE E REAZIONIAVVERSE Prima dell’autorizzazione, dell’immissione in commercio e dell’introduzione nei programmi di immunizzazione, i vaccini sono sottoposti a diverse fasi di valutazione per verificarne la sicurezza e l’efficacia. Una volta au- torizzati, la sicurezza dei vaccini viene costantemente monitorata in termini di farmacosorveglianza di reazioni indesiderate e di eventi avversi. Le reazioni indesiderate possono essere di vario tipo e sono legate alla formulazione del vaccino, in buona parte prevedibili anche se non sempre evitabili. Le reazioni locali costituite da dolore, gonfiore e arros- samento in sede di inoculo si manifestano in genere alcune ore dopo la vaccinazione, generalmente sono di breve durata e di lieve entità e abbastanza comuni a seguito di vaccini inattivati, in particolar modo se contengono adiuvanti. Le reazioni sistemiche (feb- bre, cefalea, nausea, vomito, anoressia, diarrea ecc.) sono sintomi aspecifici che potrebbero essere correlati al vaccino ma anche a concomitanti infezioni, senza dunque che ci sia un nesso di causalità con la som- ministrazione del vaccino stesso. Le reazioni generali sono abbastanza comuni con la somministrazione di vaccini vivi e attenuati a causa della replicazione dell’a- gente patogeno per indurre immunità nell’organismo ospite. La sintomatologia è simile alla patologia ma più lieve, con un periodo di incubazione variabile da 7 a 21 giorni. Le reazioni allergiche sono molto rare ma severe e possono essere causate dal vaccino o da alcuni suoi componenti (materiale di coltura cellulare, stabilizzatori, adiuvanti, conservanti, residui di proteine dell’uovo, antibiotici, gelatina ecc.). Si possono evi- tare con una corretta pratica vaccinale preceduta da attenta anamnesi. Le reazioni avverse a vaccinazione (AEFI: adverse events following immunization) rappre- sentano un evento imprevisto che si manifesta dopo una vaccinazione e che non ha necessariamente un rapporto causale con essa. Possono essere di tipo locale (edema esteso, ascesso, lesione del nervo in prossimità del sito di inoculo), di tipo generale (febbre > 39 °C, convulsioni, pianto persistente) e in rare oc- casioni possono dare origine a complicanze neurolo- giche quali encefaliti e paralisi flaccide con frequenze che oscillano da un caso ogni 100.000 a uno ogni 10 milioni di dosi di vaccino somministrato. In base al Decreto del Ministero della Salute del 12 dicembre 2003, il medico che rileva in una persona una sospetta reazione avversa ad una vaccinazione (ADR), eseguita da lui stesso o da un altro medico, deve compilare e firmare la “scheda unica di segnalazione di sospetta reazione avversa” e trasmetterla tempestivamente al Responsabile della Farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza. Il responsabile della Farma- covigilanza provvederà ad assolvere i debiti informativi previsti nei confronti dell’Assessorato Regionale alla Sanità e del Ministero della Salute, dandone conferma al medico notificatore.
  • 11. 50 CORSO ECM A DISTANZA TEMA FARMACIA - Giugno 2017 CONTROINDICAZIONI E PRECAUZIONIALL’USO DEI VACCINI Si definisce controindicazione all’impiego di un vaccino quella condizione che aumenta considerevolmente la probabilità di una complicanza seria. In generale la vaccinazione non deve essere eseguita in presenza di una controindicazione (es. la somministrazione del vaccino anti-influenzale in un soggetto con anafilassi alle proteine dell’uovo può determinare una grave pa- tologia o morte del ricevente). Le controindicazioni possono essere temporanee o assolute. Le prime ri- guardano tutti i tipi di vaccini e si limitano a situazioni transitorie che escludono la vaccinazione per il periodo di tempo in cui sono presenti (ad esempio malattie acute febbrili, terapie con immunosoppressori ad alti dosaggi, quadri clinici per cui vi siano accertamenti specifici in corso; in questi casi la vaccinazione deve essere posticipata a dopo la guarigione e valutata at- tentamente). Le assolute richiedono invece una so- spensione definitiva della vaccinazione per il soggetto. Viene indicata come precauzione quella condizione che nel ricevente potrebbe aumentare il rischio di un evento avverso e/ o compromettere la capacità del vaccino di stimolare l’immunità. Ad esempio, se dopo la prima dose di pertosse il bambino manifesta pianto prolungato e febbre alta è considerata una precauzione l’ipotesi di non effettuare la seconda dose; ma se nello stesso periodo vi è una epidemia di pertosse bisogna prendere in considerazione il bilancio rischio/beneficio. Le controindicazioni assolute all’impiego dei vaccini devono essere valutate e definite a seconda del tipo di vaccino da somministrare, in particolare modo i vac- cini vivi attenuati: non devono essere somministrati in gravidanza, ai soggetti immunodepressi (per immuno- deficienze congenite, secondarie a leucemie, linfomi, altre neoplasie maligne o AIDS), ai pazienti sottoposti a chemio-radioterapia in corso di trattamenti antitumo- rali, per il pericolo di severe reazioni avverse dovute a un’incontrollata replicazione del virus vaccinale. Non sono controindicati in maniera assoluta i vaccini costi- tuiti da microrganismi inattivati (possono indurre una bassa immunità). Per coloro che presentano forme di allergie o di atopia per alcuni costituenti dei vaccini si deve avere particolare attenzione: soggetti allergici alle uova non devono essere vaccinati con il vaccino an- tinfluenzale, i soggetti allergici alla neomicina non de- vono essere sottoposti a vaccinazioni che contengono questo tipo di antibiotico. Le condizioni che possono portare a immunosoppressione sono diverse e com- prendono alcune patologie quali immunodeficienza congenita e acquisita, leucemie/linfomi o altre neo- plasie maligne e la chemioterapia con agenti alchilanti, antimetaboliti, antiradiazioni e cortisone. Vi è anche una serie di situazioni che vengono definite false controindicazioni in quanto, benché insussistenti, sono impropriamente ritenute valide motivazioni per rifiutare la vaccinazione. Queste comprendono: ■■ Patologie minori (febbre, infezioni vie aeree supe- riori, raffreddori, otiti, etc.) ■■ Antibioticoterapia ■■ Esposizione a malattie o convalescenza ■■ Convivente in gravidanza o allattamento (ad esem- pio la rosolia non viene trasmessa con il latte) ■■ Bambini prematuri CONTROINDICAZIONI O PRECAUZIONI Condizione Vaccino attenuato Vaccino inattivato Allergia ai componenti C C Encefalopatia C C Gravidanza C V Immunosoppressione C V Moderata/severa malattia P P Trasfusioni P V C= controindicazioni, P= precauzioni, V= vaccinazione se indicata Principali controindicazioni all’uso dei vaccini Malattie acute febbrili, fino a risoluzione del quadro clinico acuto Reazioni anafilattiche o gravi reazioni avverse ad un vaccino (controindicata la somministrazione di ulteriori dosi di quel vaccino) Reazioni anafilattiche ad un costituente del vaccino (controindicato l’utilizzo di vaccini contenenti quel costituente) Immunodeficienza nota, primitiva o secondaria; soggetti HIV+ Terapia immunosoppressiva protratta Gravidanza (controindicati i vaccini vivi attenuati, in particolare modo i vaccini MPR e varicella)
  • 12. TEMA FARMACIA - Giugno 2017 511MODULO DIDATTICO ■■ Altre allergie (prodotti non contenuti nel vaccino) ■■ Familiarità a immunosoppressione ■■ Nei soggetti HIV positivi asintomatici è controindi- cato solo il vaccino OPV mentre per quelli sintoma- tici anche quello per morbillo e varicella. 4. Sieroprofilassi Si definisce sieroprofilassi la prevenzione di una malat- tia infettiva realizzata attraverso la somministrazione di gammaglobuline specifiche. È un’immunità passiva in quanto la protezione viene indotta attraverso la som- ministrazione di anticorpi, l’efficacia è dunque tem- poranea. Si ha immunità naturale per passaggio di anticorpi dalla madre al feto per via transplacentare negli ultimi due mesi della gravidanza. Il neonato avrà un profilo immu- nitario molto simile a quello materno per un periodo di circa 12 mesi, la cui durata dipende da molti fattori (tra cui la presenza di anticorpi alla nascita). L’ immunità artificiale è invece costituita da derivati del sangue che includono: ■■ Ab omologhi umani: si tratta di immunoglobuline provenienti da soggetti sani che vengono utilizzate nella profilassi da esposizione ad epatite A (HAV) e morbillo. ■■ Globuline umane omologhe iperimmuni: usate per la profilassi dopo esposizione ad alcune malattie (epatite B –HBV- , rabbia, tetano e varicella). ■■ Siero iperimmune eterologo (antitossina): viene pro- dotto in animali (cavalli) e contiene anticorpi contro un solo antigene. Alcuni esempi sono il vaccino contro il botulismo e difterite o quello contro il ve- leno di serpente. La durata varia da poche settimane ad alcuni mesi. IMMUNOGLOBULINE Le immunoglobuline usate per la sieroprofilassi sono preparati biologici ottenuti da plasma umano mediante frazionamento a freddo con etanolo, il quale determina l’inattivazione di eventuali virus presenti nel sangue. Agiscono mediante la formazione di immunocom- plessi con successiva attivazione del sistema macro- fagico, per questo motivo non sono efficaci in caso di: microrganismi intracellulari, tossine legate ai recettori, fase di incubazione avanzata e malattia conclamata. Le reazioni indesiderate conseguenti alla sieroprofi- lassi sono generalmente rare (1/500-1000). Possono tuttavia verificarsi manifestazioni locali nel caso in cui vengano iniettati intramuscolo grossi volumi e manife- stazioni generali per reazioni anafilattiche a seguito di somministrazioni ripetute per via endovenosa in sog- getti ipogammaglobulinemici. A volte è anche possi- bile che si verifichino febbre, artralgia e diarrea. Per la sieroprofilassi si possono usare immunoglobuline di diverso tipo. Gli anticorpi omologhi umani sono ot- tenuti da pool di donatori immunizzati, che devono essere privi di infezioni come HIV ed epatite C (HCV). Vengono somministrati per via intramuscolare e rag- giungono la massima concentrazione ematica dopo 2-4 giorni dalla somministrazione. Hanno un’emivita di circa 20 giorni ed un’efficacia della durata di 2-4 settimane. Alcuni esempi sono: le immunoglobuline antimorbillo, antirosolia, antiparotite, antivaricella, an- tirabbia, antiepatite (A+B), antipertosse, antitetano, anti citomegalovirus (antiCMV), anti Haemophilus e anti Pseudomonas. Le globuline umane omologhe iperimmuni sono rica- vate da donatori con elevato tasso di anticorpi verso un determinato microrganismo, sviluppati a seguito di una pregressa infezione o vaccinazione. Vengono somministrate per via intramuscolare ed il tempo di emivita e l’efficacia sono simili a quelle degli anticorpi omologhi umani (rispettivamente 20 gg e 2-4 setti- mane). Sono usate per morbillo, rosolia, parotite, varicella-zoster, HBV, rabbia e tetano. I sieri immuni eterologhi vengono preparati immunizzando animali di grossa taglia (generalmente cavalli) e somministrati per via intramuscolare. Raggiungono la massima con- centrazione in 2-3 giorni e hanno un’efficacia di circa 2 settimane. Possono causare reazioni avverse di tipo anafilattico oppure febbre acuta o malattia da siero. 5. Conclusione La vaccinazione, attuata il più precocemente possibile, rimane comunque l’intervento più efficace contro le malattie infettive. Di grande importanza è la realizzazione dell’immunità di massa o immunità di gregge (herd immunity), che
  • 13. 52 CORSO ECM A DISTANZA TEMA FARMACIA - Giugno 2017 si ha quando più dell’80% della popolazione esposta è coperta da vaccinazione e determina anche negli individui non immunizzati la protezione verso quelle infezioni che si contraggono o per contagio diretto o semidiretto. L’immunità di gregge si realizza solo nei casi in cui i soggetti non si ammalano e non diventano portatori sani. Pertanto i vaccini presentano il massimo dell’ef- ficacia ove siano utilizzati al fine del controllo o dell’e- radicazione delle infezioni. A tal fine è essenziale non tanto l’estensione della vaccinazione a tutta la popolazione quanto la vac- cinazione delle fasce suscettibili (bambini); questa metodica in alcuni casi può determinare, però, lo spo- stamento della recettività ad altre fasce, rendendo ne- cessaria un’ulteriore vaccinazione negli adulti. Lo scopo della vaccinazione selettiva, invece, non è il controllo o l’eradicazione di una malattia, ma la protezione di un determinato gruppo a rischio. Un esempio è la vaccinazione anti-rosolia nelle bambine poco prima della pubertà per evitare malattie negli eventuali nascituri. CASO 1 La nonna di Marco, dopo aver visto un programma tele- visivo in cui si segnalava che i vaccini contengono mer- curio, si reca allarmata dal proprio farmacista di fiducia e gli pone alcune domande: “Ho sentito in televisione che nei vaccini c’è il mercurio! È vero? È pericoloso?” Effettivamente, nei vaccini veniva usato un composto organo-mercuriale chiamato thiomersal, con funzioni di conservante. Tuttavia, era presente in dosi minime, tali da non determinare problemi di tossicità all’orga- nismo. Cosa che vale per tutte le sostanze adiuvanti e conservanti contenute nei vaccini. Sebbene non vi siano evidenze che il thiomersal somministrato con i vaccini abbia prodotto conseguenze sulla salute, da diversi anni, a scopo precauzionale, non viene più uti- lizzato. Nei vaccini è invece presente un altro metallo, l’alluminio. I sali di alluminio, infatti, hanno un ruolo fon- damentale nella risposta immunitaria e non sono elimi- nabili. Il contenuto di alluminio nei vaccini è dell’ordine di pochi mg (da 0.25 a 2.5 mg a seconda del prodotto). Si stima che ogni giorno ciascuno di noi ingerisca con l’alimentazione dai 5 ai 20 mg di alluminio (è contenuto soprattutto nei vegetali), in gran parte eliminati attra- verso i reni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization, 1997) afferma che non esiste nessun rischio per la salute in relazione all’as- sunzione di alluminio né con i farmaci né con il cibo. CASO 2 Una giovane mamma molto ansiosa, sapendo che alla piccola Giulia verranno somministrati più vaccini contemporaneamente, si reca in farmacia per avere qualche informazione. “Sono un po’ preoccupata, non sono troppi questi vaccini tutti insieme? © RIPRODUZIONE RISERVATA BIBLIOGRAFIA • Fantini M.P.Igiene e sanità pubblica.Casa Editrice Escu- lapio, 2012. • Mantovani A. Immunità e vaccini. Perché è giusto pro- teggere la nostra salute e quella dei nostri figli, 2016. • Meloni C.Igiene per le lauree delle professioni sanitarie. Casa Editrice Ambrosiana, 2012. • Ministero della salute.Piano Nazionale PrevenzioneVac- cinale 2012-2014, 2012. • Ministero della salute.Piano Nazionale PrevenzioneVac- cinale 2016-2018, 2015. • Pelissero G. Igiene. Zanichelli, 2007. • Rosenhek J. Safe smallpox inoculations. Doctor’s Re- view: Medicine on the Move, 2005. • Signorelli C. La vera eccellenza dei vaccini e i falsi miti da sfatare. Epidedemiol Prev, 2015. • World Health Organisation.State of the world’s vaccines and immunization, 2009. • World Health Organisation. European Vaccine Action Plan 2015-2020, 2014. Casi in farmacia
  • 14. TEMA FARMACIA - Giugno 2017 531MODULO DIDATTICO La mia Giulia può essere indebolita da tanti vaccini?”. No, signora, non si preoccupi, non ci sono pericoli derivanti dalla somministrazione contemporanea di più vaccini. Anzi è scientificamente dimostrato come som- ministrare in contemporanea più vaccini ne aumenti l’efficacia poiché viene potenziata la risposta protettiva del sistema immunitario. Inoltre, consideri come tutti noi, neonati e bambini compresi, ogni giorno siamo sottoposti al bombardamento da parte dei germi pre- senti nell’ambiente e nel cibo. Il sistema immunitario è in grado di riconoscere e combattere efficacemente milioni di antigeni diversi nello stesso momento. Pensi poi al vantaggio di non dover sottoporre la piccola Giulia allo stress di più sedute e…più iniezioni! La sua bambina non verrà indebolita dai vaccini, anzi essi raf- forzeranno le capacità di sviluppo del suo sistema im- munitario. Il vaccino agisce come un “allenamento” che rende l’atleta più forte e pronto a vincere. Al contrario, sono le malattie a indebolire l’organismo e il sistema immunitario e possono così esporre la sua bimba ad altre infezioni, le cosiddette “complicanze della malat- tia”, a volte molto pericolose. CASO 3 Sergio, un ragazzo di 20 anni residente in un collegio universitario, dopo aver avuto informazioni frettolose dal proprio medico di base si reca in farmacia, deciso a saperne di più su una certa vaccinazione. Sergio: “Buongiorno, vorrei delle informazioni sul vac- cino contro la meningite”. Farmacista: “Intende vaccinarsi? Per quale ceppo?” S: “Ma come?! Esiste più di un tipo di vaccino?” F: “Certo. Esistono tre tipi di vaccino anti-meningo- cocco: il vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C (MenC), che è il più frequentemente uti- lizzato, e protegge solo dal sierotipo C; il vaccino coniu- gato tetravalente, che protegge dai sierogruppi A, C, W e Y; il vaccino contro il meningococco di tipo B che pro- tegge esclusivamente contro questo sierogruppo. Il più aggressivo tra i batteri è il meningococco di sierogruppo C, che insieme al B è il più frequente in Italia e in Europa”. S: “Mi trova impreparato… Secondo lei mi devo vac- cinare?”. F: “Guardi, le fasce d’età più a rischio di contrarre l’infezione causata dai diversi tipi di meningococco certamente sono i bambini piccoli e gli adolescenti, ma anche i giovani adulti. Per quanto riguarda il sie- rogruppo B, la maggior parte dei casi si concentra fra i bambini più piccoli, al di sotto dell’anno di età. La scheda vaccinale in vigore prevede la vaccinazione anti meningococco C nei bambini che abbiano com- piuto un anno di età, mentre è consigliato un richiamo con vaccino tetravalente per gli adolescenti. Il vaccino tetravalente coniugato anti-meningococco A, C, Y, W è consigliato anche per gli adolescenti che non sono stati vaccinati da piccoli, e dovrebbe essere sommi- nistrato a chi si reca in Paesi dove sono presenti i sierogruppi di meningococco contenuti nel vaccino. Il vaccino è fortemente raccomandato in persone a rischio o perché affetti da alcune patologie (talassemia, diabete, malattie epatiche croniche gravi, immunode- ficienze congenite o acquisite ecc.) o per la presenza di particolari condizioni (lattanti che frequentano gli asili nido, ragazzi che vivono in collegi, frequentano di- scoteche, oppure dormono in stanze comuni, reclute militari e, come sopra accennato, per chiunque debba recarsi in regioni del mondo dove la malattia menin- gococcica è comune, come ad esempio alcune zone dell’Africa). Se intende vaccinarsi, le ricordo che può rivolgersi alla ASL o farsi prescrivere il vaccino dal suo medico di base. Purtroppo però per lei non è gratuito”.
  • 15. 54 CORSO ECM A DISTANZA TEMA FARMACIA - Giugno 2017 Scegliere una sola risposta esatta per ogni domanda. Per il superamento del test di verifica dell’appren- dimento è necessario rispondere correttamente al 75% delle domande proposte. Informiamo i lettori che nei questionari online, le domande e le risposte saranno pubblicate in ordine casuale (diverso ad ogni accesso al sito), come definito nella nuova normativa ECM dalla Commissione Nazionale Formazione Continua del Ministero della Salute. Test di valutazione dell’apprendimento 1. Edward Jenner fu: ❏❏ a.un medico e naturalista britannico ❏❏ b.un filosofo ❏❏ c.un agricoltore ❏❏ d.un allevatore 2. Per eradicazione si intende: ❏❏ a.l’eliminazione della malattia a livello mondiale ❏❏ b.l’estinzione di una malattia infettiva in una particolare area geografica ❏❏ c.la riduzione,significativa e consolidata nel tempo,di una malattia infettiva nella popolazione ❏❏ d.la pratica della vaccinazione 3. Con la pratica della vaccinazione si è ottenuta l’eradicazione: ❏❏ a.del morbillo ❏❏ b.della tubercolosi ❏❏ c.del tetano ❏❏ d.del vaiolo 4. Gli antigeni sono: ❏❏ a.particolari molecole che vengono riconosciute come non self (estranee) dal sistema immunitario ed attaccate ❏❏ b.le cellule produttrici degli anticorpi ❏❏ c.tipi di vaccini ❏❏ d.cellule meglio conosciute con il nome di linfociti T helper 5. Sono parte dell’immunità umorale: ❏❏ a.linfociti T regolatori ❏❏ b.linfociti T citotossici ❏❏ c.linfociti B e anticorpi ❏❏ d.Linfociti T helper e antigeni 6. Grazie alla somministrazione dei vaccini si ottiene: ❏❏ a.l’immunizzazione artificiale attiva ❏❏ b.l’immunizzazione artificiale passiva ❏❏ c.l’immunità naturale attiva ❏❏ d.l’immunità naturale passiva
  • 16. 55MODULO DIDATTICO 1 ❏❏ c.uno o più preparati vengono somministrati nella stessa seduta vaccinale ❏❏ d.quando si associa la chemioprofilassi alla vaccinoprofilassi 10. Le controindicazioni (ai vaccini) possono essere: ❏❏ a.temporanee o assolute ❏❏ b.locali o generali ❏❏ c.neurologiche o allergiche ❏❏ d.presenti solo nei bambini 11. Quali sono i vaccini obbligatori in Italia? ❏❏ a.contro morbillo,parotite e rosolia ❏❏ b.contro pneumococco e meningococco tipo C e B ❏❏ c.contro HIV e HBC ❏❏ d.antidifterica,antipolio,antitetanica, antiepatite B 7. La reattogenicità è: ❏❏ a.generica capacità di una sostanza di stimolare il sistema immunitario ❏❏ b.capacità di indurre effetti collaterali e reazioni indesiderate ❏❏ c.capacità di proteggere dalla malattia ❏❏ d.una tecnologia per la produzione dei vaccini 8. Quali sono i vaccini definiti d’elezione? ❏❏ a.vaccini costituiti da microrganismi vivi interi ed attenuati ❏❏ b.vaccini costituiti da microrganismi inattivati interi ❏❏ c.vaccini ad anatossine (o tossoidi) ❏❏ d.vaccini a subunità 9. Si parla di vaccini associati quando: ❏❏ a.nella stessa fiala sono contenuti due o più vaccini ❏❏ b.si associa la sieroprofilassi alla vaccinoprofilassi TEMA FARMACIA - Giugno 2017