Il mercato del lavoro sta cambiando e così la concezione della carriera. Adesso tocca alle politiche sociali ed economiche andargli dietro, per permettere alla longevità di essere produttiva..
2. DAL MULTITASKING AL MULTILIVING
Oggi una persona appena conosciuta mi ha chiesto che lavoro faccio.
Pubblicista, editor, esperta di longevity economy, insegnante di yoga.
Una risposta articolata che non rappresenta solo una versatilità spesso decisamente femminile ma
una tendenza generale. La rappresentazione plastica di come stia cambiando il mercato del lavoro e
il senso delle carriere per chi è nato e cresciuto nel mito del posto fisso. Mito sociale, personalmente
mai condiviso.
Oggi, all’alba dei 60 anni, faccio un po’ di cose, vedo poca gente, mi guadagno da vivere mettendo
a frutto le mie curiosità e le competenze e le capacità che ho coltivato in una vita professionale e
personale articolata. Alla fine, diventa un talento che ti permette di continuare a vivere in modo
soddisfacente le transizioni della vita.
Nella stessa giornata ho seguito una conferenza di Andrew Scott, autore e professore apprezzato
nella comunità globale che si occupa di longevity. Secondo Andrew Scott la crisi portata dal Covid
19 sta accelerando una serie di cambiamenti che erano già sottotraccia, specie nel mercato del
lavoro dove le nuove tecnologie stanno ristrutturando le mansioni, col rischio di mangiarsi vivi vari
posti di lavoro. Insieme alla tecnologia, altro grande agente di cambiamento è la longevità, perché
vivere fino a 90/95 anni (aspettativa di vita uomini/donne per metà secolo) implica la necessità di
lavorare più a lungo e di ristrutturare lo spazio intero della vita, assortendo elementi come
istruzione, training, lavoro, caregiving in una diversa concezione della “carriera personale”, meno
aderente una lettura lineare e piuttosto propria di una idea circolare del tempo.
Divorzio, cambio di lavoro, disoccupazione temporanea, malattia, genitorialità, cura dei propri
anziani, approfondimento didattico o formativo, passioni, sono pietre di inciampo della carriera che
è nata come idea maschile del tempo professionale, e come tale intesa in un percorso lineare con un
inizio, un’ascesa, una stabilizzazione e una chiusura netta.
La precarietà del lavoro, i grandi cambiamenti tecnologici, ma anche la flessibilità della famiglia e
dell’individuo stanno rimaneggiando il ciclo di vita scambiandone le pietre miliari, invertendo rotte
che sembravano a senso unico, mischiando le carte dell’apprendimento e della maturità in modo da
ritagliare tempo e opportunità per tutti e per tutto. Con richiesta di una grande presa di
responsabilità verso il proprio conto economico.
Dal mio personalissimo punto di vista è un bene, ma una tale rivoluzione si può solo mettere a
frutto cambiando idea sull’evoluzione delle persone, mollando gli ancoraggi alle trame con un
inizio e una fine, concependo la vita come un viaggio che può andare avanti e indietro ma nel
momento in cui sembra tornare indietro, quell’indietro ci appare già diverso da com’era quando
l’abbiamo lasciato, perché nel frattempo siamo cambiati anche noi.
Senza contare che questo sarebbe un grande viatico alla censura dell’idea del fallimento: se è
possibile andare avanti e indietro con la stessa credibilità, non si potrà più leggere la “riuscita” del
viaggio in modo manicheo.
La demografia e l’evoluzione dell’individuo e della sua socialità hanno fatto la loro parte fin qui,
adesso tocca all’economia, al mercato del lavoro e della formazione, alle politiche sociali andare
incontro ai cambiamenti e renderli praticabili.