2. Lui si chiamava in realtà André
Friedmann
Era un ebreo comunista, ungherese di
nascita, classe 1913…
In Ungheria aveva partecipato alle
manifestazioni studentesche di sinistra,
contro l’oppressione del governo di
estrema destra….
…per questo era stato costretto
a fuggire via….
Scappò in Germania, nel 1931,
per diventare scrittore…
E per pagarsi gli studi di giornalismo, trovò
lavoro in uno studio fotografico di Berlino,
dove scoprì il suo vero daimon:
La fotografia
3. E’ diventato il padre del fotogiornalismo, il più
grande fotoreporter di guerra…
conosciuto da tutti come Robert Capa…
Non era un soldato, ma visse la maggior parte
della sua vita sui campi di battaglia, come un
soldato, rischiando la vita per fotografare e far
conoscere gli orrori della guerra…
4. Amava dire: «Se le tue
immagini non sono belle
come pensavi è perché non
eri abbastanza vicino».
Non solo «vicino» fisicamente,
ma anche «emotivamente»…
Inoltre diceva: «La guerra è un
inferno che gli uomini si
fabbricano da soli».
…ma il destino ha voluto che la
sua vita fosse legata proprio al
gioco mortale della guerra…
…e agli amici confessava:
«Come fotografo di guerra
spero di rimanere
disoccupato per il resto della
mia vita».
5. …forse non sarebbe mai
diventato Robert Capa se non
avesse incontrato lei:
Gerda
6. …anche lei ebrea, nata a
Stoccarda nel 1910 da
genitori polacchi.
Vero nome: Gerta
Pohorylle…
bella, moderna ed
emancipata, seducente e
piena di vita,. colta e.
intelligente, raffinata,
indipendente…
…soprattutto contraria
al fascismo, al
razzismo e a ogni
dittatura.
Di orientamento
comunista (anche se non
aderì mai al partito) fu
imprigionata nel 1933 con
l’accusa di attività
sovversiva e propaganda
antinazista…
Anche André, nel 1933,
abbandonò Berlino…
Dopo il rogo del Reichstag, per
un ebreo comunista era rischioso
restare….
Appena tornata in
libertà, scappò via dalla
Germania…
7. Non si conoscevano ancora,
Gerta
e André…
erano solo due tra le
migliaia di esuli in fuga dal
Nazifascismo.
E come per tanti altri,
la meta era…
Una città ancora sicura e
democratica, roccaforte di libertà
negli anni trenta…
La città in cui gli esiliati.antifascisti
potevano organizzare la
resistenza contro la dittatura dei
loro paesi…
Parigi
8. E’ qui che Gerda e
André si incontrano…
si innamorano e
condividono insieme
la passione per la
fotografia…
Lui le insegna i
trucchi del mestiere,
lei apprende
facilmente e diventa
sua assistente….
Insieme scrivono
articoli e scattano
foto, ma non è facile
affermarsi a Parigi, la
vita è dura, i soldi
scarseggiano…
9. Lei cambia nome e diventa Gerda
Taro (per la somiglianza col nome
dell’attrice Greta Garbo…)
E insieme ad André inventa
il personaggio di «Robert Capa»:
un fotografo americano «di successo»,
ma immaginario, dietro il quale si
nascondevano in realtà i loro scatti…
Il trucco funzionò: vuoi per il nome
americano (più familiare all'estero), vuoi
per l'assonanza col popolare regista
statunitense Frank Capra, le loro foto
cominciarono a suscitare interesse…
finché arrivò l’occasione della vita:
quella che li rese celebri, ma che li
separò per sempre….
Una rivista francese li ingaggiò per
documentare la guerra di Spagna, e lì si
trasferirono appena un mese dopo l’inizio
del conflitto, nell’agosto del 1936….
10. Sono dalla parte «giusta»,
Gerda e Robert, dalla parte
della popolazione civile e del
fronte dei repubblicani
aggredito…
i loro reportage di guerra sono
testimonianze «oculari» di quei
giorni cruciali…
…sono visioni dirette, senza
ritocchi, che documentano
l’avanzata dell’esercito
nazionalista, la resistenza
coraggiosa e infine la
sconfitta delle forze
repubblicane sotto i colpi del
nazifascismo.
11. …e se Guernica di Picasso (1937) è il
quadro simbolo della guerra di Spagna…
12. Il miliziano morente, di Robert Capa, diffusa
dalla rivista «Life», è la foto simbolo dell’intera
guerra…
13. E’ il 5 settembre 1936,
e Capa fissa per sempre
l’attimo in cui la morte
colpisce un miliziano
repubblicano…
…è l’istante che segna la
fine di una esistenza.
Gerda era al fianco di Bob
quel giorno… …e in una sua sequenza di scatti si vede il miliziano che sale
la collina, un attimo prima di essere freddato.
Non importa conoscere il nome del miliziano: egli
rappresenta l’intera Spagna che si lancia con
coraggio contro il nemico fascista e soccombe, senza
paura, per la giustizia e per la libertà, con orgoglio.
14. …con lo stesso spirito, oltre un secolo prima, Goya aveva dipinto il 3
maggio 1808 per denunciare l’invasione della Spagna da parte del tiranno
straniero (in quel caso Napoleone)
15. In Spagna, Gerda e Robert hanno
seguito il dramma di intere
famiglie costrette alla fuga sotto la
minaccia delle bombe…
…insieme hanno raccontano le
azioni di attacco, gli appostamenti
e le ritirate pericolose,
il coinvolgimento di donne e
bambini nella resistenza
armata, il coraggio, il valore, la
forza dei «lealisti» (cioè i fedeli
alla repubblica e alla democrazia)
col pugno alzato e al grido di No
pasaràn!
16. Insieme, Gerda e
Bob hanno
fotografato i
bombardamenti, i
feriti e le
vittime…
E tra le vittime,
anche lei: Gerda
17. Era il 26 luglio del 1937….
quel giorno Gerda non rispettò il divieto di
spingersi in prima linea: voleva seguire da vicino
la battaglia di Brunete…
Quando l’inferno scoppiò, nascosta in una buca
poco riparata, scattò foto a ripetizione, incitando
i repubblicani all’assalto, incurante del
rischio…
…in un momento di tregua saltò sul predellino di
una camionetta militare, per mettersi in salvo:
viaggiava in piedi sul lato esterno del
veicolo, sotto il tiro nemico, quando il suo
convoglio fu attaccato dalle mitragliatrici degli
aerei tedeschi
La camionetta perse il controllo, fu urtata da un
cingolato «amico» e si ribaltò…
Gerda rimase schiacciata sotto il carro
armato
Non perse mai conoscenza: morì il giorno dopo,
tra immensi dolori, preoccupandosi che le sue
macchine fotografiche fossero in salvo
18. Quattro giorni dopo avrebbe compiuto
27 anni:
Venne sepolta a Parigi, proprio il
giorno del suo compleanno, seguita
in corteo da migliaia di
antifascisti.
Quando occuparono la Francia, i
nazisti non persero l'occasione di
sfregiare la sua tomba:
Gerda faceva più paura da morta
che da viva perché….
…era diventata un’icona della
resistenza: la prima donna
fotoreporter a morire in guerra
per la libertà e la democrazia….
una vera fonte di ispirazione per il
movimento antifascista e per la
resistenza.
19. E Robert?
Non si riprese mai…
Era a Parigi quando Gerda morì: l’aveva
lasciata solo per qualche giorno, giusto il tempo
di consegnare le ultime foto dalla Spagna e poi
tornare.da lei
Quella volta Gerda non lo aveva seguito: voleva
le foto di una vittoria repubblicana, e sperava di
scattarle a Brunete…Senza Robert a frenarne
l’impulsività, si avventurò nel cuore della
battaglia: troppo vicino….
Robert passò il resto della vita a incolparsi della
morte di Gerda, per averla coinvolta nella
guerra…
Da allora si spinse sempre più vicino con
l’obiettivo ai massacri della guerra di Spagna,
rischiando la vita come se stesse cercando
la morte.
20. Seguì anche la seconda
guerra mondiale,
fotografando i
bombardamenti su
Londra…
…paracadutandosi su
Anzio (per lo sbarco
degli alleati in Lazio)…
….e quindi sulla
Normandia, per il D-
Day…
Fu l’unico
fotoreporter a
sbarcare coi soldati
quel giorno, a rischio
della vita…
21. Quel 6 giorno del 1944,
a Omaha Beach, sotto i
colpi delle mitragliatrici
tedesche, immortalò lo
sbarco in Normandia degli
americani…
A causa di un errore del
tecnico di laboratorio
addetto allo sviluppo, la
maggior parte dei suoi
scatti andò perduta…
…se ne salvarono solo 11
«leggermente fuori
fuoco», che catturano
però l’anima di quello
sbarco.
22. Dopo la guerra fondò
l’agenzia Magnum…
fotografò
la guerra arabo-
israeliana e poi
quella di Indocina,
dove saltò in aria
calpestando
una mina, nel 1954.
E così, l’uomo che aveva
inventato se stesso, se
ne andò proprio quando
era all’apice del
successo…
…ritrovando per sempre
la sua Gerda.