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Valle Bormida, 20:32

Il bar è un piccolo bar come se ne trovano in ogni piccolo paese: bancone in finto marmo, file di
bottiglie (alcune dai nomi misteriosi) allineate sulla mensola dietro, espositore delle brioches
vuoto, illuminazione eccessiva, tre tavolini sbilenchi, televisione accesa su un gioco a premi ad un
volume decisamente alto.
Pure il barista è il tipo di barista come se ne trovano tanti: né alto né basso, né biondo né moro,
decisamente insofferente. Sta asciugando con lo strofinaccio un bicchiere da birra, sempre lo
stesso, da circa mezz'ora. L'unico cliente è un vecchietto appoggiato ad un angolo del bancone, di
fronte ha un bicchiere a metà dal contenuto vagamente rossastro, quello che da queste parti
chiamano "macchiato" (Campari e vino bianco) per distinguerlo dal "rinforzato" (Campari, vino
bianco, altro Campari).
La porta si apre ed entrano tre ragazzi sulla ventina, il primo si dirige a passo spedito verso la
porta in fondo a destra, gli altri due si appoggiano al bancone ad una certa distanza dal vecchietto.
"Buonasera" dice il biondo rivolto al barista, mentre il morettino guarda male il vecchietto e gli
rivolge un impercettibile cenno del capo prima di rivolgersi anche lui verso il barista.
"Se il vostro amico ha bisogno del bagno gli serve la chiave" gli fa il barista, mentre il primo
ragazzo ritorna di corsa verso gli altri "Mi scusi, la toilette?" "Ti serve la chiave" "Ok".
I due restano a guardarsi per alcuni interminabili istanti, poi il moretto interviene: "Eddai Minchia,
chiedigli 'sta cazzo di chiave" "Oh giusto Striche, scusa. Mi darebbe per cortesia la chiave della
toilette?" "Certo" risponde gentile il barista porgendogliela. Avuta la chiave, P. Balla detto
Minchia ritorna in fretta verso la porta in fondo a destra.
Il barista si rivolge ai due ragazzi: "volete qualcosa?". Il moretto chiede all'altro "Tu cosa prendi
Luchi?" "Beh, visto che abbiamo da aspettare io prenderei un collutorio" "Allora due".
Il barista si mette subito all'opera: tira fuori due bicchierini affusolati e dal frigo in basso la
bottiglia di vodka alla menta, riempie i due bicchieri e ripone la bottiglia.
Il vecchietto, che ha ascoltato tutta la conversazione, a questo punto si rivolge a Luchi e Striche:
"Lo sapete voi perché lo si chiama collutorio?"
"Perché è verde?" risponde scazzato Striche "Onestamente non saprei, perché?" gli fa eco Luchi.
Ed il vecchietto inizia a raccontare...

Tanti, tanti tanti (ma mica così tanti) anni fa non la si beveva mica, questa roba qui moderna. E
non la si beveva non perché non la si sarebbe bevuta, ma perché non la si trovava da nessuna
parte. Poi un giorno, in un bar che adesso è chiuso, che è diventato un fiorista, il vecchio barista
lasciò tutta la baracca alla figlia. La figlia era una giovane, che aveva studiato fuori, e quando
prese il bar decise di farne un posto moderno dove si potevano bere tutte le cose che si bevevano
in città. Comprò un sacco di bottiglie strane, con scritte in russo e in spagnolo, e il bar andava
bene perché tutti venivano a provare il uìschi o il bàrbon, che è una cosa tipo la Stravecchia ma
più buona.
La giovane barista era anche una bella patata, quindi aveva un sacco di ammiratori, uno di
questi lo chiamavano Gamaliele il Nano Glabro.
Gamaliele il Nano Glabro era un omone di trent'anni, due metri per centotrenta chili, rosso di
capelli, faceva il contadino e teneva quasi cinquanta conigli nella stalla. Ora, voi sapete che un
coniglio in una gabbietta un metro per un metro non può fare altro che mangiare e cagare, quindi
mangiano tanto e cagano che è una meraviglia, e cinquanta gabbie sono tante da pulire. Per
questo Gamaliele il Nano Glabro aveva sempre quell'odorino di cacca di coniglio che lo
accompagnava ovunque andasse. E questo alla giovane barista faceva un po' schifo, e non solo a
lei.
Lui le portava i fiorellini freschi, lei gli rispondeva "puzzi di merda", lui ci rimaneva un po' male
ma il giorno dopo le portava altri fiori.
Una sera, che era appena cominciato a nevicare, c'era nel bar un sacco di gente che era uscita a
veder cadere la prima neve dell'inverno e a scambiarsi opinioni sull'argomento.
Erano tutti un po' ciucchi, quella sera, anche la giovane barista, che non reggeva niente e si era
lasciata convincere a fare un brindisi con loro da un gruppetto di clienti. Quando entrò nel bar
Gamaliele qualcuno iniziò a prenderlo in giro, qualcuno iniziò a prendere in giro la barista, non
si sa bene come venne fuori una scommessa. La Scommessa.
Siccome la giovane barista si vantava sempre di avere in cantina tutti i liquori esistenti,
Gamaliele avrebbe dovuto iniziare a nominarli uno per uno. Se ci fosse stata una bottiglia di quel
liquore avrebbe dovuto berne un bicchiere, ma se ne avesse nominato uno che la giovane barista
non aveva lei gli avrebbe dato un bacio.
La sfida durò più di tre ore: Gamaliele ordinò vari tipi di vino, rossi rosati bianchi fermi bianchi
mossi marsalati dolci salati, poi passò alle grappe e ai digestivi. Per ogni cosa che ordinava, la
giovane barista spariva un attimo nel magazzino e ritornava con un bicchierino colmo che
Gamaliele beveva. Finiti i digestivi iniziò con i liquori esotici, dai rum agricoli cubani alla
tequila con verme e senza, poi attaccò con le vodke.
Vodka al melone, vodka alla fragola, vodka al mirtillo, all'ananas, alla papaia, liscia, gassata,
ferrarelle, al mirtillo, alla mela, alla pera, alla menta.
Quando Gamaliele ordinò la vodka alla menta la giovane barista ebbe un brivido. Andò nel
magazzino ed ebbe conferma della sua preoccupazione: la vodka alla menta era finita, restava
solo la bottiglia, l'aveva ordinata al fornitore ma gliel'avrebbe portata solo il giorno dopo.
Questo significava che avrebbe dovuto baciare Gamaliele, che puzzava di cacca di coniglio che
non gli si poteva stare vicino... doveva trovare una soluzione. Nell'armadietto del bagno riservato
aveva una bottiglia di collutorio, di quello verde, perché con l'inverno le venivano le placche in
gola e il dottore le aveva detto di fare i risciacqui. Riempì un bicchiere con il collutorio e tornò
nel bar, porgendo il gotto a Gamaliele.
Questi lo tracannò d'un fiato e restò un attimo interdetto. Iniziò a dire qualcosa, e la povera
giovane barista già sudava perché si sentiva scoperta smascherata e battuta, ma all'improvviso
Gamaliele cadde a terra con un gran tonfo.
Era salva.
Alcuni clienti riuscirono poi a far rinvenire Gamaliele e a riaccompagnarlo a casa, mentre
questo continuava a farfugliare che era stato truffato. Il giorno dopo non ricordava nulla, non
solo nulla della serata precedente ma nulla di quanto gli era successo negli ultimi venticinque
anni. Per un po' si prese cura di lui una vecchia zia, poi decisero di farlo ricoverare e non se ne
seppe più nulla.
E' per questo che da allora, se qualcuno da queste parti vuole una vodka alla menta, chiede un
Collutorio.

Il vecchietto ha finito la sua storia, nel frattempo Luchi e Striche hanno finito la loro vodka e P.
Balla detto Minchia ha finito di fare quello che doveva fare nella toilette.
Striche paga i due collutori mentre P. Balla detto Minchia inizia a spiegare a Luchi com'è andata:
"molto bene, nella scala delle feci di Bristol direi una cosa a metà tra quattro e cinque, temevo
fosse molto peggio". I tre escono dal bar, il barista ricomincia ad asciugare il suo bicchiere.




 Ti piace questo racconto? Vuoi leggere altro sulla
   Valle Bormida, Luchi e Striche, P. Balla detto
                    Minchia etc.?
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         “Le avventure di Luchi e Striche”!
         Per info luchiestriche.blogspot.com
L'autore
                 Francesco Vico nasce nel 1982 a Savona, vive e lavora in Valle Bormida, scrive
                 racconti, saggi, poesie, lettere anonime, liste della spesa e tutto quel che gli capita. Ha
                 pubblicato su internet alcune raccolte di poesia (Natale, Alessio, i pupazzetti & altre
                 storie, Tre cose sulla caccia, L’amore ai tempi del Cavaliere, Tredici rose rosse),
                 organizza happening poetici e cose così.
                 Per il Centro Studi Tindari Patti è uscito nel marzo 2012 il suo romanzo “Le
                 avventure di Luchi e Striche”, una storia con dentro la Valle Bormida, la Festa di
                 Inizio Estate a Cosseria, birra a fiumi, emozionanti storie d'amore, epiche battaglie,
                 parastinchi... insomma una scemenza tipo Twilight. Ma più corto e scritto meglio.




                                 Francesco Vico, marzo 2012
          “L'origine della Vodka alla menta” by Francesco Vico is licensed under a
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L'origine della Vodka alla menta

  • 1.
  • 2. Valle Bormida, 20:32 Il bar è un piccolo bar come se ne trovano in ogni piccolo paese: bancone in finto marmo, file di bottiglie (alcune dai nomi misteriosi) allineate sulla mensola dietro, espositore delle brioches vuoto, illuminazione eccessiva, tre tavolini sbilenchi, televisione accesa su un gioco a premi ad un volume decisamente alto. Pure il barista è il tipo di barista come se ne trovano tanti: né alto né basso, né biondo né moro, decisamente insofferente. Sta asciugando con lo strofinaccio un bicchiere da birra, sempre lo stesso, da circa mezz'ora. L'unico cliente è un vecchietto appoggiato ad un angolo del bancone, di fronte ha un bicchiere a metà dal contenuto vagamente rossastro, quello che da queste parti chiamano "macchiato" (Campari e vino bianco) per distinguerlo dal "rinforzato" (Campari, vino bianco, altro Campari). La porta si apre ed entrano tre ragazzi sulla ventina, il primo si dirige a passo spedito verso la porta in fondo a destra, gli altri due si appoggiano al bancone ad una certa distanza dal vecchietto. "Buonasera" dice il biondo rivolto al barista, mentre il morettino guarda male il vecchietto e gli rivolge un impercettibile cenno del capo prima di rivolgersi anche lui verso il barista. "Se il vostro amico ha bisogno del bagno gli serve la chiave" gli fa il barista, mentre il primo ragazzo ritorna di corsa verso gli altri "Mi scusi, la toilette?" "Ti serve la chiave" "Ok". I due restano a guardarsi per alcuni interminabili istanti, poi il moretto interviene: "Eddai Minchia, chiedigli 'sta cazzo di chiave" "Oh giusto Striche, scusa. Mi darebbe per cortesia la chiave della
  • 3. toilette?" "Certo" risponde gentile il barista porgendogliela. Avuta la chiave, P. Balla detto Minchia ritorna in fretta verso la porta in fondo a destra. Il barista si rivolge ai due ragazzi: "volete qualcosa?". Il moretto chiede all'altro "Tu cosa prendi Luchi?" "Beh, visto che abbiamo da aspettare io prenderei un collutorio" "Allora due". Il barista si mette subito all'opera: tira fuori due bicchierini affusolati e dal frigo in basso la bottiglia di vodka alla menta, riempie i due bicchieri e ripone la bottiglia. Il vecchietto, che ha ascoltato tutta la conversazione, a questo punto si rivolge a Luchi e Striche: "Lo sapete voi perché lo si chiama collutorio?" "Perché è verde?" risponde scazzato Striche "Onestamente non saprei, perché?" gli fa eco Luchi. Ed il vecchietto inizia a raccontare... Tanti, tanti tanti (ma mica così tanti) anni fa non la si beveva mica, questa roba qui moderna. E non la si beveva non perché non la si sarebbe bevuta, ma perché non la si trovava da nessuna parte. Poi un giorno, in un bar che adesso è chiuso, che è diventato un fiorista, il vecchio barista lasciò tutta la baracca alla figlia. La figlia era una giovane, che aveva studiato fuori, e quando prese il bar decise di farne un posto moderno dove si potevano bere tutte le cose che si bevevano in città. Comprò un sacco di bottiglie strane, con scritte in russo e in spagnolo, e il bar andava bene perché tutti venivano a provare il uìschi o il bàrbon, che è una cosa tipo la Stravecchia ma più buona. La giovane barista era anche una bella patata, quindi aveva un sacco di ammiratori, uno di questi lo chiamavano Gamaliele il Nano Glabro.
  • 4. Gamaliele il Nano Glabro era un omone di trent'anni, due metri per centotrenta chili, rosso di capelli, faceva il contadino e teneva quasi cinquanta conigli nella stalla. Ora, voi sapete che un coniglio in una gabbietta un metro per un metro non può fare altro che mangiare e cagare, quindi mangiano tanto e cagano che è una meraviglia, e cinquanta gabbie sono tante da pulire. Per questo Gamaliele il Nano Glabro aveva sempre quell'odorino di cacca di coniglio che lo accompagnava ovunque andasse. E questo alla giovane barista faceva un po' schifo, e non solo a lei. Lui le portava i fiorellini freschi, lei gli rispondeva "puzzi di merda", lui ci rimaneva un po' male ma il giorno dopo le portava altri fiori. Una sera, che era appena cominciato a nevicare, c'era nel bar un sacco di gente che era uscita a veder cadere la prima neve dell'inverno e a scambiarsi opinioni sull'argomento. Erano tutti un po' ciucchi, quella sera, anche la giovane barista, che non reggeva niente e si era lasciata convincere a fare un brindisi con loro da un gruppetto di clienti. Quando entrò nel bar Gamaliele qualcuno iniziò a prenderlo in giro, qualcuno iniziò a prendere in giro la barista, non si sa bene come venne fuori una scommessa. La Scommessa. Siccome la giovane barista si vantava sempre di avere in cantina tutti i liquori esistenti, Gamaliele avrebbe dovuto iniziare a nominarli uno per uno. Se ci fosse stata una bottiglia di quel liquore avrebbe dovuto berne un bicchiere, ma se ne avesse nominato uno che la giovane barista non aveva lei gli avrebbe dato un bacio. La sfida durò più di tre ore: Gamaliele ordinò vari tipi di vino, rossi rosati bianchi fermi bianchi mossi marsalati dolci salati, poi passò alle grappe e ai digestivi. Per ogni cosa che ordinava, la
  • 5. giovane barista spariva un attimo nel magazzino e ritornava con un bicchierino colmo che Gamaliele beveva. Finiti i digestivi iniziò con i liquori esotici, dai rum agricoli cubani alla tequila con verme e senza, poi attaccò con le vodke. Vodka al melone, vodka alla fragola, vodka al mirtillo, all'ananas, alla papaia, liscia, gassata, ferrarelle, al mirtillo, alla mela, alla pera, alla menta. Quando Gamaliele ordinò la vodka alla menta la giovane barista ebbe un brivido. Andò nel magazzino ed ebbe conferma della sua preoccupazione: la vodka alla menta era finita, restava solo la bottiglia, l'aveva ordinata al fornitore ma gliel'avrebbe portata solo il giorno dopo. Questo significava che avrebbe dovuto baciare Gamaliele, che puzzava di cacca di coniglio che non gli si poteva stare vicino... doveva trovare una soluzione. Nell'armadietto del bagno riservato aveva una bottiglia di collutorio, di quello verde, perché con l'inverno le venivano le placche in gola e il dottore le aveva detto di fare i risciacqui. Riempì un bicchiere con il collutorio e tornò nel bar, porgendo il gotto a Gamaliele. Questi lo tracannò d'un fiato e restò un attimo interdetto. Iniziò a dire qualcosa, e la povera giovane barista già sudava perché si sentiva scoperta smascherata e battuta, ma all'improvviso Gamaliele cadde a terra con un gran tonfo. Era salva. Alcuni clienti riuscirono poi a far rinvenire Gamaliele e a riaccompagnarlo a casa, mentre questo continuava a farfugliare che era stato truffato. Il giorno dopo non ricordava nulla, non solo nulla della serata precedente ma nulla di quanto gli era successo negli ultimi venticinque anni. Per un po' si prese cura di lui una vecchia zia, poi decisero di farlo ricoverare e non se ne
  • 6. seppe più nulla. E' per questo che da allora, se qualcuno da queste parti vuole una vodka alla menta, chiede un Collutorio. Il vecchietto ha finito la sua storia, nel frattempo Luchi e Striche hanno finito la loro vodka e P. Balla detto Minchia ha finito di fare quello che doveva fare nella toilette. Striche paga i due collutori mentre P. Balla detto Minchia inizia a spiegare a Luchi com'è andata: "molto bene, nella scala delle feci di Bristol direi una cosa a metà tra quattro e cinque, temevo fosse molto peggio". I tre escono dal bar, il barista ricomincia ad asciugare il suo bicchiere. Ti piace questo racconto? Vuoi leggere altro sulla Valle Bormida, Luchi e Striche, P. Balla detto Minchia etc.? Comprati il libro “Le avventure di Luchi e Striche”! Per info luchiestriche.blogspot.com
  • 7. L'autore Francesco Vico nasce nel 1982 a Savona, vive e lavora in Valle Bormida, scrive racconti, saggi, poesie, lettere anonime, liste della spesa e tutto quel che gli capita. Ha pubblicato su internet alcune raccolte di poesia (Natale, Alessio, i pupazzetti & altre storie, Tre cose sulla caccia, L’amore ai tempi del Cavaliere, Tredici rose rosse), organizza happening poetici e cose così. Per il Centro Studi Tindari Patti è uscito nel marzo 2012 il suo romanzo “Le avventure di Luchi e Striche”, una storia con dentro la Valle Bormida, la Festa di Inizio Estate a Cosseria, birra a fiumi, emozionanti storie d'amore, epiche battaglie, parastinchi... insomma una scemenza tipo Twilight. Ma più corto e scritto meglio. Francesco Vico, marzo 2012 “L'origine della Vodka alla menta” by Francesco Vico is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License