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Morfosintassi
Principi e parametri sintattici della
lingua italiana
Sintassi
La sintassi è lo studio dei principi che sottostanno alla possibilità
di combinazione delle parole. Ogni parlante ha una conoscenza
inconscia della struttura sintattica della propria lingua che gli fa
riconoscere le frasi come “possibili” o “impossibili”.
*La Gianni mela mangia. (non rispetta l’accordo e la posizione)
Esistono principi sintattici autonomi anche da quelli lessicali. La
nostra competenza sintattica ci permette di riconoscere strutture
semantiche anche in frasi composte da parole inesistenti nel
nostro vocabolario (sintassi ≠ semantica).
I gorpotti smioneranno le fibe.
Grammaticalità
Un parlante nativo riconosce diversi tipi di enunciati non accettabili:
• Si dicono agrammaticali solo gli enunciati la cui combinazione o sequenza
di elementi (quindi solo la sintassi) viene ritenuta inaccettabile. Tutti gli altri
si dicono grammaticali.
*Sotto vai il quando paglia anche.
• Ma si dicono scorretti anche quelli che hanno strutture sintatticamente ben
formate, ma che possono essere semanticamente (a livello di significato) o
pragmaticamente (a livello di esecuzione in un contesto comunicativo).
es. Gianni ha ucciso la pietra che lo disturbava tanto. (non ha senso)
Dov’è Sandro? Domani è sabato. (in un contesto dove non si conosca Sandro e non
si sappia cosa accade sabato è fuori da ogni logica)
Principi sintattici
Il linguaggio umano in qualunque lingua è caratterizzato da alcuni principi
generali che lo distinguono da altri sistemi di comunicazione.
• la ricorsività → possibilità di formare frasi di lunghezza infinità includendo un
costituente (unità sintattica) nell'altro.
[Credo] costituente FRASE → [F]
[Credo [che Paolo sia partito]] costituenti INCASSATI → [F[F]]
[Credo [che Mario pensi [che Paolo sia partito]]]
[Credo [che Mario pensi [che Giorgio abbia detto [che tua sorella supponga [che Paolo sia partito]]]]]
• la dipendenza dalla struttura → le operazioni grammaticali sono dipendenti
da una struttura, ovvero le relazioni sintattiche sono fondate su una struttura
astratta (formata da categorie) che influenza qualunque operazione di
riordinamento degli elementi.
Il cane morde l’osso.
L’osso è stato morso dal cane.
*L’osso morde il cane. (sconvolge il senso)
*Cane osso l’morde il. (è del tutto agrammaticale)
Parametri sintattici
Oltre ai principi sintattici che regolano il linguaggio umano, ogni lingua ha i propri
parametri (valori binari) che ciascun parlante fissa (insieme al lessico e alla morfologia)
nel periodo dell’acquisizione linguistica. Alcuni esempi di parametri sono...
• il soggetto nullo (pro-drop) e il soggetto post verbale → non tutte le lingue
permettono, come l’italiano, di lasciare implicito il soggetto o di posizionarlo, come
l’italiano fa in alcuni casi, dopo il verbo.
(Maria) Parla in spagnolo. *(Mary) speaks in Spanish.
Sono arrivati cinque studenti. *(They) arrived five students.
• l’intonazione o l’inversione verbale nelle frasi interrogative → mentre in italiano
bastano l’intonazione e la punteggiatura per trasformare le frasi affermative in
interrogative, in altre lingue si deve spostare il verbo o il suo ausiliare; anche il
pronome interrogativo può essere, come in italiano, posto prima del verbo o dopo,
per esempio in cinese.
Giovanni mangia la mela? Does John eat apple?
• l’odine soggetto(S)-verbo(V)-oggetto diretto(O) → in italiano, come nelle altre lingue
romanze e in quelle germaniche, l’ordine è normalmente SVO; in diverse lingue la
tendenza è SOV.
Morfosintassi
I monemi di una parola isolata non sono sufficienti a spiegare i suoi significati
grammaticali e lessicali: la morfologia di una parola esprime significati e
funzioni solo all'interno di un (con)testo, in rapporto ad altri elementi
grammaticali. Per questo la morfologia e la sintassi sono due aspetti
indivisibili e complementari della grammatica.
lo → Lo zio / Lo so
del → La mollica del pane / Vorrei del pane
sei → Sei bello / Sei mele / Il Sei di Giugno
voglia → Voglia scusarmi / Voglia di gelato
faccia → Faccia silenzio / una faccia triste
porta → Porta la cravatta / La porta di casa
dolce → Un caffè dolce / Un dolce alla crema
sotto → Sotto il tavolo / Guarda sotto / La riga sotto / Il sotto del vestito
Sostituzione
Ogni parola della lingua conosciuta dal parlante viene normalmente classificata
nel lessico mentale (nel momento dell’acquisizione) con la sua specificazione
categoriale, ma alcune parole possono appartenere a più di una categoria. La
categoria alla quale appartiene una parola, come già visto, non risponde solo a
criteri semantici, formali e funzionali, ma anche distributivi.
Il contesto ci aiuta a disambiguare i casi dubbi attraverso il criterio di
sostituibilità: un elemento ricopre la stessa funzione di un altro se può sostituirsi
ad esso nella posizione di quest’ultimo all’interno della frase.
Per esempio, per distinguere i nomi dai verbi…
Paolo ha _____ Mario. (occorre un participio passato: incontrato/salutato/invitato)
_____ appreso la notizia con stupore. (occorre una forma di avere: ha/hanno/avrai)
_____ può essere molto dolorosa (occorre un SN: la vendetta/una storta/la linguistica)
È mai morto nessuno di _____? (occorre un nome: fatica/vacanze/linguistica)
Co-occorrenza
Oltre al criterio di sostituibilità le categorie grammaticali possono essere
accomunate o distinte con il criterio di non cooccorenza: in una frase due
elementi con la stessa funzione non possono occupare
contemporaneamente la stessa posizione (cooccorrere).
In morfosintassi, per esempio, gli articoli e gli aggettivi dimostrativi sono
non-cooccorrenti, dunque raggruppabili nell’unica classe dei determinanti.
*Ti svelo questa la mia ambizione. *Ti svelo la questa mia ambizione
Ti svelo _____ mia ambizione. (occorre l’agg. questa/quella o l’articolo la/una)
Invece gli aggettivi possessivi in italiano possono cooccorrere con l’articolo,
quindi sono considerati come aggettivi e non come determinanti (a
differenza, per esempio, dall’inglese, dal francese, dallo spagnolo…).
Voglio il mio giocattolo. I want _____ toy. (occorre the/a oppure my/this)
Distribuzione di aggettivi e avverbi
La distinzione tra aggettivi e avverbi in italiano è marcata morfologicamente
(veloce variabile, velocemente invariabile) a differenza di altre lingue (è così per
esempio in tedesco o olandese). Anche in italiano, tuttavia, vi sono (poche)
situazioni ambigue di aggettivi usati come avverbi e possiamo usare criteri di
sostituibilità e cooccorrenza per disambiguare le classi.
Gianni corre veloce. → Gianni corre _____. (velocemente/volentieri/male)
*Gianni corre veloce male.
Aggettivi e avverbi non appartengono mai alla stessa categoria grammaticale,
poiché non hanno la stessa distribuzione: L’aggettivo svolge verso il nome lo
stesso ruolo che l’avverbio svolge verso il verbo (infatti sia aggettivi che avverbi
hanno dei gradi e degli intensificatori come così/assai/davvero).
L’improvvisa invasione dell’Austria da parte della Germania.
La Germania invase improvvisamente l’Austria.
Il probabile intervento delle forze armate contro il nemico.
Le forze armate probabilmente interverranno contro il nemico.
Distribuzione dei pronomi
I pronomi personali sono normalmente non-cooccorenti dei nomi che
sostituiscono. In particolare…
• i pronomi personali alla terza persona e dimostrativi, che denotano
un’entità individuabili dagli attori del discorso sono non-cooccorenti
rispetto ai nomi propri.
_____ è il mio migliore amico. (Lui/questo o Gianni)
• i pronomi e gli aggettivi indefiniti sono considerati tra i quantificatori
indefiniti poiché danno informazioni sulla quantità del referente cui il
nome rimanda. Pronomi e aggettivi numerali sono tra i quantificatori
definiti poiché quantificano in modo esatto il referente.
Parti del discorso
Classificazione
morfologica tradizionale
Classificazione
morfosintattica alternativa
Nome Nome
Verbo Verbo
Articolo Determinante
Aggettivo Aggettivo
Pronome Pronome
Avverbio Quantificatore
Preposizione Avverbio (modificatore)
Congiunzione Preposizione (funzionale)
Interiezione Congiunzione
Escludendo le interiezioni (che sono sintatticamente isolate nella frase), si
può proporre una classificazione delle parti del discorso, basata più
marcatamente sul criterio distribuzionale, diversa da quella tradizionale.
Reggenza
La reggenza è l’influenza esercitata da un determinato elemento grammaticale
(reggente o controllore) su un altro (dipendente o controllato). Tale influenza
stabilisce determinate funzioni e forme dell'elemento controllato.
Per esempio…
– Il verbo regge il soggetto.
– Il nome regge articoli e aggettivi.
– La congiunzione sebbene regge un verbo di modo congiuntivo.
– La congiunzione benché regge il verbo essere al modo congiuntivo.
– Il verbo andare regge un complemento o un avverbio di luogo.
– Il verbo abituare regge un sintagma introdotto dalla preposizione a.
– Il verbo accorgersi regge un sintagma introdotto dalla preposizione di.
Tra le parti del discorso sia le preposizioni che le congiunzioni subordinanti
creano dei rapporti di reggenza-dipendenza tra le parole, tra i sintagmi e tra le
proposizioni.
Accordo
L’accordo è la corrispondenza di flessioni morfologiche tra
elementi grammaticali sintatticamente legati. Tale
corrispondenza può riguardare genere, numero o persona.
Per esempio…
– l’articolo e l’aggettivo devono concordare in genere e numero con il
nome a cui si riferiscono
– il pronome deve concordare in genere e numero con il termine che
sostituisce.
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013 Morfosintassi

  • 1. Morfosintassi Principi e parametri sintattici della lingua italiana
  • 2. Sintassi La sintassi è lo studio dei principi che sottostanno alla possibilità di combinazione delle parole. Ogni parlante ha una conoscenza inconscia della struttura sintattica della propria lingua che gli fa riconoscere le frasi come “possibili” o “impossibili”. *La Gianni mela mangia. (non rispetta l’accordo e la posizione) Esistono principi sintattici autonomi anche da quelli lessicali. La nostra competenza sintattica ci permette di riconoscere strutture semantiche anche in frasi composte da parole inesistenti nel nostro vocabolario (sintassi ≠ semantica). I gorpotti smioneranno le fibe.
  • 3. Grammaticalità Un parlante nativo riconosce diversi tipi di enunciati non accettabili: • Si dicono agrammaticali solo gli enunciati la cui combinazione o sequenza di elementi (quindi solo la sintassi) viene ritenuta inaccettabile. Tutti gli altri si dicono grammaticali. *Sotto vai il quando paglia anche. • Ma si dicono scorretti anche quelli che hanno strutture sintatticamente ben formate, ma che possono essere semanticamente (a livello di significato) o pragmaticamente (a livello di esecuzione in un contesto comunicativo). es. Gianni ha ucciso la pietra che lo disturbava tanto. (non ha senso) Dov’è Sandro? Domani è sabato. (in un contesto dove non si conosca Sandro e non si sappia cosa accade sabato è fuori da ogni logica)
  • 4. Principi sintattici Il linguaggio umano in qualunque lingua è caratterizzato da alcuni principi generali che lo distinguono da altri sistemi di comunicazione. • la ricorsività → possibilità di formare frasi di lunghezza infinità includendo un costituente (unità sintattica) nell'altro. [Credo] costituente FRASE → [F] [Credo [che Paolo sia partito]] costituenti INCASSATI → [F[F]] [Credo [che Mario pensi [che Paolo sia partito]]] [Credo [che Mario pensi [che Giorgio abbia detto [che tua sorella supponga [che Paolo sia partito]]]]] • la dipendenza dalla struttura → le operazioni grammaticali sono dipendenti da una struttura, ovvero le relazioni sintattiche sono fondate su una struttura astratta (formata da categorie) che influenza qualunque operazione di riordinamento degli elementi. Il cane morde l’osso. L’osso è stato morso dal cane. *L’osso morde il cane. (sconvolge il senso) *Cane osso l’morde il. (è del tutto agrammaticale)
  • 5. Parametri sintattici Oltre ai principi sintattici che regolano il linguaggio umano, ogni lingua ha i propri parametri (valori binari) che ciascun parlante fissa (insieme al lessico e alla morfologia) nel periodo dell’acquisizione linguistica. Alcuni esempi di parametri sono... • il soggetto nullo (pro-drop) e il soggetto post verbale → non tutte le lingue permettono, come l’italiano, di lasciare implicito il soggetto o di posizionarlo, come l’italiano fa in alcuni casi, dopo il verbo. (Maria) Parla in spagnolo. *(Mary) speaks in Spanish. Sono arrivati cinque studenti. *(They) arrived five students. • l’intonazione o l’inversione verbale nelle frasi interrogative → mentre in italiano bastano l’intonazione e la punteggiatura per trasformare le frasi affermative in interrogative, in altre lingue si deve spostare il verbo o il suo ausiliare; anche il pronome interrogativo può essere, come in italiano, posto prima del verbo o dopo, per esempio in cinese. Giovanni mangia la mela? Does John eat apple? • l’odine soggetto(S)-verbo(V)-oggetto diretto(O) → in italiano, come nelle altre lingue romanze e in quelle germaniche, l’ordine è normalmente SVO; in diverse lingue la tendenza è SOV.
  • 6. Morfosintassi I monemi di una parola isolata non sono sufficienti a spiegare i suoi significati grammaticali e lessicali: la morfologia di una parola esprime significati e funzioni solo all'interno di un (con)testo, in rapporto ad altri elementi grammaticali. Per questo la morfologia e la sintassi sono due aspetti indivisibili e complementari della grammatica. lo → Lo zio / Lo so del → La mollica del pane / Vorrei del pane sei → Sei bello / Sei mele / Il Sei di Giugno voglia → Voglia scusarmi / Voglia di gelato faccia → Faccia silenzio / una faccia triste porta → Porta la cravatta / La porta di casa dolce → Un caffè dolce / Un dolce alla crema sotto → Sotto il tavolo / Guarda sotto / La riga sotto / Il sotto del vestito
  • 7. Sostituzione Ogni parola della lingua conosciuta dal parlante viene normalmente classificata nel lessico mentale (nel momento dell’acquisizione) con la sua specificazione categoriale, ma alcune parole possono appartenere a più di una categoria. La categoria alla quale appartiene una parola, come già visto, non risponde solo a criteri semantici, formali e funzionali, ma anche distributivi. Il contesto ci aiuta a disambiguare i casi dubbi attraverso il criterio di sostituibilità: un elemento ricopre la stessa funzione di un altro se può sostituirsi ad esso nella posizione di quest’ultimo all’interno della frase. Per esempio, per distinguere i nomi dai verbi… Paolo ha _____ Mario. (occorre un participio passato: incontrato/salutato/invitato) _____ appreso la notizia con stupore. (occorre una forma di avere: ha/hanno/avrai) _____ può essere molto dolorosa (occorre un SN: la vendetta/una storta/la linguistica) È mai morto nessuno di _____? (occorre un nome: fatica/vacanze/linguistica)
  • 8. Co-occorrenza Oltre al criterio di sostituibilità le categorie grammaticali possono essere accomunate o distinte con il criterio di non cooccorenza: in una frase due elementi con la stessa funzione non possono occupare contemporaneamente la stessa posizione (cooccorrere). In morfosintassi, per esempio, gli articoli e gli aggettivi dimostrativi sono non-cooccorrenti, dunque raggruppabili nell’unica classe dei determinanti. *Ti svelo questa la mia ambizione. *Ti svelo la questa mia ambizione Ti svelo _____ mia ambizione. (occorre l’agg. questa/quella o l’articolo la/una) Invece gli aggettivi possessivi in italiano possono cooccorrere con l’articolo, quindi sono considerati come aggettivi e non come determinanti (a differenza, per esempio, dall’inglese, dal francese, dallo spagnolo…). Voglio il mio giocattolo. I want _____ toy. (occorre the/a oppure my/this)
  • 9. Distribuzione di aggettivi e avverbi La distinzione tra aggettivi e avverbi in italiano è marcata morfologicamente (veloce variabile, velocemente invariabile) a differenza di altre lingue (è così per esempio in tedesco o olandese). Anche in italiano, tuttavia, vi sono (poche) situazioni ambigue di aggettivi usati come avverbi e possiamo usare criteri di sostituibilità e cooccorrenza per disambiguare le classi. Gianni corre veloce. → Gianni corre _____. (velocemente/volentieri/male) *Gianni corre veloce male. Aggettivi e avverbi non appartengono mai alla stessa categoria grammaticale, poiché non hanno la stessa distribuzione: L’aggettivo svolge verso il nome lo stesso ruolo che l’avverbio svolge verso il verbo (infatti sia aggettivi che avverbi hanno dei gradi e degli intensificatori come così/assai/davvero). L’improvvisa invasione dell’Austria da parte della Germania. La Germania invase improvvisamente l’Austria. Il probabile intervento delle forze armate contro il nemico. Le forze armate probabilmente interverranno contro il nemico.
  • 10. Distribuzione dei pronomi I pronomi personali sono normalmente non-cooccorenti dei nomi che sostituiscono. In particolare… • i pronomi personali alla terza persona e dimostrativi, che denotano un’entità individuabili dagli attori del discorso sono non-cooccorenti rispetto ai nomi propri. _____ è il mio migliore amico. (Lui/questo o Gianni) • i pronomi e gli aggettivi indefiniti sono considerati tra i quantificatori indefiniti poiché danno informazioni sulla quantità del referente cui il nome rimanda. Pronomi e aggettivi numerali sono tra i quantificatori definiti poiché quantificano in modo esatto il referente.
  • 11. Parti del discorso Classificazione morfologica tradizionale Classificazione morfosintattica alternativa Nome Nome Verbo Verbo Articolo Determinante Aggettivo Aggettivo Pronome Pronome Avverbio Quantificatore Preposizione Avverbio (modificatore) Congiunzione Preposizione (funzionale) Interiezione Congiunzione Escludendo le interiezioni (che sono sintatticamente isolate nella frase), si può proporre una classificazione delle parti del discorso, basata più marcatamente sul criterio distribuzionale, diversa da quella tradizionale.
  • 12. Reggenza La reggenza è l’influenza esercitata da un determinato elemento grammaticale (reggente o controllore) su un altro (dipendente o controllato). Tale influenza stabilisce determinate funzioni e forme dell'elemento controllato. Per esempio… – Il verbo regge il soggetto. – Il nome regge articoli e aggettivi. – La congiunzione sebbene regge un verbo di modo congiuntivo. – La congiunzione benché regge il verbo essere al modo congiuntivo. – Il verbo andare regge un complemento o un avverbio di luogo. – Il verbo abituare regge un sintagma introdotto dalla preposizione a. – Il verbo accorgersi regge un sintagma introdotto dalla preposizione di. Tra le parti del discorso sia le preposizioni che le congiunzioni subordinanti creano dei rapporti di reggenza-dipendenza tra le parole, tra i sintagmi e tra le proposizioni.
  • 13. Accordo L’accordo è la corrispondenza di flessioni morfologiche tra elementi grammaticali sintatticamente legati. Tale corrispondenza può riguardare genere, numero o persona. Per esempio… – l’articolo e l’aggettivo devono concordare in genere e numero con il nome a cui si riferiscono – il pronome deve concordare in genere e numero con il termine che sostituisce. – il verbo deve concordare con la persona espressa dal soggetto La tua cara amica è stata lodata. (tutti i membri di questo sintagma si accordano in genere e numero)

Editor's Notes

  1. Nell’ultima frase possiamo benissimo identificare il soggetto, il predicato e l’oggetto della frase. I gorpotti (qualunque cosa siano, forse è un vezzeggiativo: dei gorpi più teneri) sono un nome numerabile plurale maschile e la loro azione di smionerare avverà in un tempo futuro e avrà riflessi sulle fibe che (qualunque cosa siano) sono molte e di genere femminile. Occorre distinguere i concetti di norma linguistica (l’insieme di regole convenzionali o l’uso statistico prevalente), competenza linguistica (è una conoscenza inconscia) e conoscenza linguistica (la conoscenza cosciente del lessico e delle norme che regolano la sua morfosintassi).
  2. Dunque la sintassi va distinta (come già detto) dalla semantica, dalla pragmatica, poiché un enunciato insensato o fuori luogo può essere perfettamente grammaticale. Ma il concetto di grammaticalità è descrittivo e non prescrittivo, andrebbe perciò distinto anche da quello ci correttezza grammaticale: un frase come Gli ho regalato due libri. (Gli è singolare) è usata dai parlanti e accettata, quindi possiamo definirla grammaticale anche se non viene riconosciuta dai testi prescrittivi.
  3. Per esempio altri principi (anche non immediatamente sintattici) sono che ogni lingua abbia delle parole nomi e delle parole verbi o che ogni verbo debba avere un soggetto. Per la ricorsività, come scrive Dante nel 13° dell’inferno, il canto di Pier delle Vigne (Cred'io ch'ei credette ch'io credesse che tante voci uscisser, tra quei bronchi da gente che per noi si nascondesse.) o come la canzone di Branduardi la Fiera dell’Est (E venne l’acqua che spense il fuoco che bruciò il bastone che picchiò il cane che morse il gatto…). In particolari questi due principi hanno spinto alcuni grandi linguisti dei nostri giorni come Noam Chomsky ad ipotizzare la probabile esistenza di strutture grammaticali innate, cioè presenti nel cervello già alla nascita (e.g. nell'area di Broca), grazie alle quali i bambini acquisiscono una (o più) lingue con maggiore rapidità di quanto sarebbe possibile senza queste strutture innate (teoria della grammatica universale).
  4. SOV è attestato ad es. in turco, in basco, in parte delle lingue ugro-finniche, in coreano, in giapponese, in varie lingue caucasiche, nelle lingue dravidiche, ecc., invece il tipo SVO cui ricorrono le lingue dei gruppi romanzo – compreso l’italiano –, germanico, slavo e baltico della famiglia indoeuropea, il finnico e l’estone della famiglia ugro-finnica, il vietnamita, il cinese, ecc. Si calcola che circa il 45% delle lingue del mondo sia del primo tipo e che circa il 42% sia del secondo. Altri possibili parametri sono lo spostamento dei pronomi interrogativi (l’italiano li mette all’inizio della domanda) o la posizione dell’aggettivo rispetto al nome (l’italiano su questo parametro è elastico) Le lingue si possono anche dividere in famiglie linguistiche, ovvero gruppi di lingue derivanti dallo stesso ceppo che spesso condividono alcuni parametri linguistici. L’italiano appartiene alla famiglia delle lingue romanze (derivanti dal latino volgare). Attraverso la definizione dei parametri si può costruire una sorta di carta d’identità di ciascuna lingua (come ha fatto buona parte della linguistica comparativa).
  5. Per esempio l’articolo e il pronome personale non vanno classificati insieme perché possono cooccorrere in italiano (Il mio libro), ma non possono per esempio in francese, inglese, spagnolo.
  6. Nel 1938 Hitler annette l’Austria (2° Guerra Mondiale).
  7. Nel 1938 Hitler annette l’Austria (2° Guerra Mondiale).
  8. Reggenza e accordo sono principi sintattici.
  9. Nella maggior parte dei casi gli elementi accordati sono adiacenti, ma non è sempre così, per esempio inserendo una serie di relative la relazione di accordo si conserva a una distanza potenzialmente illimitata: Quanti studenti credi che Giorgio presuma che abbiano superato l’esame? Il problema di mettere troppe relative poi diventerebbe pragmatico perché si creerebbero frasi talmente lunghe che confonderebbero il destinatario.