La seconda guerra mondiale per licei e scuole medie
L'Inferno per Elena
1. Il paesaggio infernale, attraverso cui Dante
iniziò il suo viaggio immaginario, presenta
una divisione tipicamente geometrica e una
tipologia elaborata e precisa.
L’Inferno è una oscura voragine, a forma di
cono rovesciato, che si apre sotto
Gerusalemme e sprofonda fino al centro
della Terra, che è al centro dell’Universo.
E’ diviso in nove cerchi concentrici che si
rimpiccioliscono man mano che si avanza
verso il centro della Terra, dove si trova
Lucifero; da esso procede l’asse che unisce
Gerusalemme al Purgatorio.
La struttura dell’Inferno
2.
3. Dante si trovava in una selva fitta e buia. Tremante avanzò quando ad
un certo punto…
4. Gli comparve prima una lonza (leopardo), poi un leone ed infine una
lupa; spaventato, indietreggiò verso la selva. Dopo vide una strana
figura: era il poeta Virgilio, vissuto mille anni prima e venuto a fargli
da guida in questo strano viaggio.
5. Mentre camminavano, Virgilio gli raccontò del meraviglioso viaggio nel mondo dei
morti… Così giunsero alla porta dell’Inferno, al di sopra della quale vi era scritto:
“Per me si va nella città dolente, per me si va nell’etterno dolore, per me si tra la
perduta gente… Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”.
6. Virgilio e Dante
oltrepassarono la porta e si
trovarono sulla riva del fiume
Acheronte, dove avanzava
una barca condotta da un
vecchio chiamato Caronte,
che disse:
“Vengo per traghettarvi
sull’altra sponda, nel gelo e
nel fuoco eterno”.
7. Trasportati sull’altra sponda, si ritrovarono, prima, nel Limbo e poi
nell’Inferno vero e proprio, dove c’era Minosse: un’enorme figura mostruosa
che si attorcigliava attorno la sua lunga coda.
Minosse aveva il compito di giudicare i dannati e di assegnargli il giusto
castigo per i peccati compiuti in vita.
8. Con il consenso di Minosse, i due avanzarono davanti ad una roccia a
strapiombo e videro due giovani dannati:
Dante riconobbe Francesca da Rimini, la quale gli raccontò la sua triste
storia d’amore che la teneva unita per sempre a Paolo Malatesta.
La storia suscitò tanta pietà che Dante cadde svenuto.
9. Il cammino venne ripreso e si
trovarono in un altro cerchio
(il 3° dei golosi), custodito da
un mostro orrendo, Cerbero, il
cane a tre teste.
Cadeva una pioggia mista a
neve e il terreno era un
immenso pantano melmoso e
puzzolente, dove immerse vi
erano le anime: tra queste
Dante riconobbe Ciacco (un
famoso ghiottone fiorentino)
costretto a stare nella melma
sudicia e puzzolente come un
maiale.
10. 4° girone: due schiere di dannati andavano gli uni in direzione opposta agli altri,
spingendo un enorme masso si percuotevano scontrandosi.
11. Nella palude, chiamata Stige, tra le anime che in vita erano
state pigre, i due vennero trasportati da Flegiàs nell’altra riva
dove giunsero nella città infernale.
12. Nella porta della città, abitata da demoni, avanzò un diavolo che non
li fece entrare, ma poi un angelo con una verga scintillante li aprì il
passaggio.
13. La città era deserta, solo
una distesa di tombe di
pietra, tutte aperte e
infuocate.
Qui erano sepolti gli eretici,
quelli cioè che si erano
allontanati dalla fede.
Tra questi Dante vide
Farinata degli Umberti
(nemici della sua famiglia)
e il padre del suo amico
poeta Guido Cavalcanti.
14. Usciti dalla città, si ritrovarono in una valle davanti ad un altro mostro,
custode del 7° girone (dei violenti): Minotauro, metà uomo e metà toro.
15. Si trovarono nella riva di un lago di sangue fumante e ribollente, dove vi
erano immersi i dannati. Montavano la guardia i Centauri.
16. I due si trovarono in un tetro bosco e sugli alberi, privi di foglie, vi erano le Arpie
(uccelli con il volto di donna). Dante spezzò un ramoscello, il quale sanguinava
e si lamentava; così scoprì che gli alberi erano i dannati (suicidi) tra cui vi era
Pier Delle Vigne (ministro dell’imperatore FedericoII)
17. Arrivarono al 3° e ultimo cerchio del 7°girone( usurai e bestemmiatori): un deserto
infuocato e dal cielo cadeva una nevicata di fuoco. Tra tutti i dannati uno stava ritto e
superbo: era Capanno.
18. Giunsero al Flegetonte, un altro fiume rosso come il sangue, e nell’altra riva, un
gruppo di spiriti, camminava nel sabbione ardente; uno di essi si avvicinò a
Dante: era Brunetto Latini, suo maestro di poesia.
19. Gerione, dalla testa umana e il corpo di un enorme serpente maculato,
trasportò Virgilio e Dante verso il basso, nelle Bolgie infernali.
20. Dopo un ponte scesero nella 2° Bolgia e poi nella 3°, trivellata di buche, dalle quali
uscivano gambe e piedi che ardevano; uno dei i dannati, (che avevano comprato
cariche religiose) a testa all’ingiù, era il papa Nicola III.
21. Giunsero sempre più giù al
ponte del 5° cerchio, dove vi
era un diavolo che correva
gettando nel fiume nero di
pece i dannati.
22. I due scesero giù
verso la riva dove
vi erano tanti
diavoli
minacciosi…
23. …ad un certo punto
scoppiò una rissa tra
due diavoli e Virgilio
e Dante ne
approfittarono per
scappare.
24. Nella 6° Bolgia, i due s’imbatterono in una processione di dannati (gli ipocriti), che
avevano un mantello dorato ma dentro era di piombo quindi pesantissimo: infatti
questi ,in vita ,sembravano sinceri ma mentivano. Passavano sopra a Caifa (il
sacerdote fariseo che consigliò ai farisei di condannare Gesù).
25. I due si trovarono in uno stretto ponte (la 7° Bolgia,dei ladri), e sotto, in un fossato pieno
di serpi, vi erano i dannati con le mani dietro la schiena legate da serpenti: uno di essi fu
morso, fu folgorato e s’incenerì per poi risorgere dalle ceneri istantaneamente e in
seguito morso ancora.
26. Dante seguì Virgilio sotto un altro ponte (8° Bolgia, dei cattivi consiglieri) dove vi era
una distesa di fiammelle, ognuna dei quali era uno spirito di un cattivo consigliere;
una a duplice fiamma tormentava coloro che avevano ideato il cavallo di Troia:
Ulisse e Diomede.
27. Da un altro ponte (il nono), videro i dannati trascinarsi senza riposo, tutti deturpati da
terribili ferite: erano i seminatori di scandali che avevano fatto allontanare molti fedeli
dalla chiesa. Uno di loro, con il corpo squarciato in due, gridò: “Guardatemi, io sono
Maometto! Vedete come sono ridotto?”
28. Poco più avanti Dante rimase
impressionato nel vedere un corpo
che camminava con la testa
mozzata : era Betram dal
Bornio,gentiluomo francese, che
aveva spinto Enrico d’Inghilterra a
ribellarsi dal padre, così aveva
diviso il corpo di una famiglia; ora
per l’eternità era costretto a
barcollare con il suo orrendo corpo
decapitato, tenendo per i capelli la
sua testa, con la mano destra.
29. Decimo e ultimo girone (degli ingannatori e falsari): Dante vide due che s’azzuffavano: uno era il
mastro Andrea da Brescia che aveva coniato falsi fiorini e ora aveva il ventre gonfio come un otre,
mentre l’altro era il greco Sinone, che aveva convinto i troiani a far entrare il cavallo di legno.
30. I due sentirono un suono fortissimo di corno: era uno dei giganti piantato a terra
sino alla vita, un altro, Fialte, figlio di Nettuno, con le braccia incatenate, e un altro
ancora, Anteo,forte cacciatore di leoni, che tendeva docile la mano per aiutarlo a
scendere nel fondo del pozzo infernale.
31. Giunsero nella Giudecca (dal
nome di Giuda) dove i
traditori di Dio erano coperti
di ghiaccio.
Ecco imperante il Re
dell’Inferno, Lucifero: alto,
grosso più di qualsiasi
gigante, immerso nel ghiaccio
sino alla cintura e sulla testa
aveva tre facce; una gialla,
una rossa e l’altra nera.
Dai suoi occhi gocciolavano
lacrime di sangue in ciascuna
delle tre bocche, maciullati
dai denti, v’erano altrettanti
dannati; i tre volti erano: al
centro Giuda, ai lati Bruto e
Cassio
Lucifero era conficcato proprio al centro
della Terra e aveva grandissime ali.