1. Terza Ora 11
Con le Parole di Faber
Il Bombarolo
Molte volte le canzoni di Fabrizio De André sono state ritenute a uali e con
tematiche che riguardano i nostri problemi, grandi e piccoli, senza esclusione di
alcun ceto. Ho sempre creduto in ciò, ma la prima volta che sentii “Il Bombarolo”
ciò che credevo divenne una realtà. Nei versi della sua opera Faber si ispira
essenzialmente al movimento sessanto ino ipotizzando quello che poteva
essere il comportamento di un impiegato trentenne che si riscopre una pedina
nel grande gioco della “società”. “Chi va dicendo in giro/ che odio il mio lavoro/ non
sa con quanto amore/ mi dedico al tritolo.../ di me non farà mai/ un cavaliere del lavoro/ io son d' un' altra razza,/
son bombarolo.” In questi pochi accenni che Faber ci da del suo bombarolo, incredibilmente riusciamo a vedere
quello che è lo spaccato sociale dei nostri giorni. La voglia dei giovani nel cercare un posto nella società e nel
mondo del lavoro, l'estraniamento di coloro che pur lavorando con impegno e disciplina sanno che il loro futuro
non è segnato da alcuna meritocrazia, ma che anzi conoscono il loro futuro: continuare a lo are per avere un
domani migliore. “Per strada tante facce/ non hanno un bel colore,/ qui chi non terrorizza/ si ammala di terrore,/
c'è chi aspe a la pioggia/ per non piangere da solo,/ io son d'un altro avviso,/ son bombarolo.” Il ci adino medio
dei nostri giorni non avrebbe potuto avere una descrizione migliore. Come Faber stesso ci vuol far intendere, ci
sono dei problemi che stanno “per strada” cioè di dominio pubblico, che tu i conoscono. A questo punto
abbiamo due diversi comportamenti di fronte alla situazione odierna: o rimanere passivi subendo e “ammalan-
dosi di terrore” rimanendo indifferenti e macchiandosi del peccato più vile, l'accidia, o tentare di cambiare lo
status quo delle cose dichiarandosi “d'un altro avviso” e cioè quello di, per così dire, “bombardare” tramite la
ragione e il buon senso tu a l'ipocrisia e la corruzione che sfregiano la nostra bella Italia. “Intelle uali d'oggi/
idioti di domani.../ ...profeti molto acrobati della rivoluzione/ oggi farò da me/ senza lezione.” Quante volte gli
schieramenti politici hanno tentato di persuadere le masse alla rivoluzione e al caos, soltanto per una brama di
potere; o quante volte i giovani sono stati strumentalizzati in proteste che riguardavano insegnanti e docenti
senza neanche sapere il motivo della protesta, ma come spinti da quella foga di massa così ben descri a da
Manzoni. L'individualismo di pensiero non va scoraggiato, ma anzi spronato a diventare sempre più critico per
poter decidere del nostro futuro “senza lezione”, d'altronde è la capacità di scegliere ciò che crediamo essere
giusto a renderci uomini liberi. “Così pensava forte/ un trentenne disperato/ se non del tu o giusto/ quasi
niente sbagliato,/ cercando il luogo idoneo,/ ada o al suo tritolo,/ insomma il posto degno/ d' un bombarolo.”
Come dar torto al popolo che senza speranza cerca un qualcosa o un qualcuno su cui riversar le doglie e i martiri
di una famiglia che a stento, e non senza sacrifici, tenta di arrivare a fine mese. Pur comprendendo il malconten-
to generale bisogna però bandire e radiare dal nostro habitus ogni forma di protesta violenta e cercare al
nostro “tritolo”, alla nostra rabbia, una collocazione più adeguata, il nostro intelle o, così facendo ci sprone-
remo a vicenda per trovare soluzioni repentine e incontrastabili che risolvano la nostra crisi. Alla fine il nostro
bombarolo distruggerà erroneamente un chiostro di giornali al posto del Parlamento, o enendo una soluzione
del tu o diversa dalla sua propositio. Eventi come quello di Roma, avranno delle conseguenze che non riuscire-
mo a controllare se non si cambia modalità di manifestazione in qualcosa di molto più so ile.
Federico La Russa IV D