Seminario tenuto il 26 Novembre 2013 per la cattedra di Teorie e Tecniche dell'Immaginario (Laura Gemini) della Laurea Magistrale in Comunicazione e Pubblicità per le Organizzazioni - Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
La convergenza di civic e digital literacy nella partecipazione politica giov...
La catastrofe dei corpi - Manolo Farci
1. La catastrofe dei
corpi
La grandezza dell’uomo è nell’essere un ponte e
non una meta. Ciò che si può amare nell’uomo è il
suo essere una transizione e un tramonto.
Friedrich Nietzsche
La catastrofe dei corpi
Manolo Farci
Teoria e pratiche dell’immaginario
(Corso di Laurea Magistrale in Comunicazione e Pubblicità per le
Organizzazioni )
Pesaro, 26 Novembre 2013
2. Tecnoansietà
L’infallibilità provoca inevitabilmente angoscia. Un mondo senza fallimenti sarebbe segno
del riassorbimento definitivo della fatalità, cioè della sessualità. Per questo il minimo segno
di riapparizione della fatalità provoca nell’uomo una soddisfazione fondamentale: in
questa crepa la sessualità rivive per un istante, anche se sotto forma di potenza ostile.[…]
Un disguido tecnico ci disturba, un mare di disguidi può provocare euforia.
(Jean Baudrillard)
3. Tecnoansietà
Il Golem rappresenta la prima creatura capace
di assommare in sé l’ambiguità di una
creazione tecnica presa nella morsa dialettica
tra asservimento e sopraffazione.
4. Tecnoansietà
Jacques Vaucanson
(Anatra meccanica 1738)
Barone Von Kempelen
(Giocatore di scacchi 1790)
Karel Čapek
(R.U.R. 1920)
Le bambole meccaniche progettate da Vaucanson divennero una metafora dell’unione uomo-macchina,
immagine di un movimento morto. […] La bambola è apparsa come l’antico mito della statua che diventa
viva e la nuova mitologia della morta viva meccanica.
(Jurij M. Lotman )
5. Tecnoansietà
Frankenstein è stato l’ibrido essere che più
si confaceva ad investire di sé il fenomeno
generale e capillare dell’automatismo
nell’ultimo e più selvaggio secolo
dell’industrializzazione. Le macchine di
cui le fabbriche, le comunicazioni e
l’informazione si compongono invadono,
non senza traumi, l’uomo e la natura.
(Alberto Abruzzese)
Mary Shelley
(Frankenstein 181617)
6. Tecnoansietà
Charlie Chaplin
Il rimosso, per così dire sociale, che in
tal modo ritorna, ha a che fare perciò
più direttamente, in questo caso, con la
funzione e il posto della macchina
nella vita collettiva: come tutti i
rimossi è qualcosa di molto familiare,
tanto familiare che si finisce per
accantonarlo e metterlo da parte. E’ la
presenza reale e metaforica, della
macchina
nella
nostra
vita
quotidiana, a tutti i livelli, la sua
crescente indispensabilità per la vita
stessa dell’uomo, tanto più decisiva
quanto più essa è remota e invisibile.
(Tempi moderni 1936)
(Antonio Caronia)
7. Estetica sacrificale
La performance degli anni Settanta è
dunque legata indissolubilmente a una
serie di riti di passaggio che scatenano
energie e pulsioni interne solitamente
emarginate. Quasi tutte le attività
performatiche del periodo, infatti,
passano attraverso una fase di
ritualizzazioni
corporee
che
confermano la totalità dell’essere, il suo
stato quasi sacrificale nei confronti
del mondo
(Teresa Macrì)
Pittura, Autopittura, Automutilazione
(Gunter Brus 1965)
8. Estetica sacrificale
Disordine di grida, disordine di
gesti violenti e di danze,
disordine di amplessi, disordine
infine di sentimenti, che
suscitava una convulsione
senza misura. Le prospettive
della
perdita
rendevano
necessaria
questa
fuga
nell’indistinto, in cui gli
elementi stabili dell’attività
umana scomparivano, in cui
non v’era più nulla che
rimanesse saldo
(Georges Bataille)
Hermann Nitsch
(Teatro delle orge e dei misteri 1957)
11. Tecnoibridazione
Sul piano fisiologico, l’uomo è
perpetuamente modificato dall’uso
normale della tecnologia ( o del
proprio corpo variamente esteso ) e
trova a sua volta modi sempre
nuovi per modificarla. Diventa
insomma, per così dire, l’organo
sessuale
del
mondo
della
macchina, come lo è l’ape per il
mondo vegetale: gli permette il
processo
fecondativo
e
l’evoluzione di nuove forme.
(Marshall McLuhan)
12. Tecnoibridazione
I don't know what I am
I don't know where I've been
Human junk just words and so
much skin
Stick my hands thru the cage of
this endless routine
Just some flesh caught in this
big broken machine
(Nine Inch Nails – Happiness in Slavery)
15. Tecnoibridazione
L’umanità che in Omero
era uno spettacolo per gli
dei dell’Olimpo, ora lo è
diventata per se stessa. La
sua autoestraniazione ha
raggiunto un grado che le
permette di vivere il
proprio annientamento
come un godimento
estetico di prim’ordine
(Walter Benjamin)
Tetsuo – The Iron Man
(Shinya Tsukamoto 1989)
18. Tecnopaganesimo
L’opposizione tra la carne morta e
pesante (“meat”, nel gergo informatico
) e il corpo etereo delle informazioni –
l’io senza corpo – è uno dei dualismi
che definiscono la cybercultura.
Credere che il corpo sia un’appendice
vestigiale non più necessaria all’homo
sapiens del tardo XX secolo – l’homo
cyber – non è una cosa insolita tra i
programmatori ossessivi, gli hacker
fuorilegge, i drogati da videogame e i
surfisti elettronici che frequentano le
Bbs.
Johnny Mnemonic
(Robert Longo, 1995)
(Mark Dery)
19. Tecnopaganesimo
Il tagliaerbe
Cyberia è il posto dove un uomo
d’affari va quando partecipa a una
conversazione telefonica, in cui si
reca un guerriero sciamanico nel
corso di un viaggio extracorporeo,
in cui viene a trovarsi un danzatore
“acid house”, quando sperimenta la
beatitudine di una trance tecno acida.
Cyberia è il posto in cui alludono gli
insegnamenti mistici di ogni
religione, le tangenti teoriche di ogni
scienza e le più ardite speculazioni
di ogni immaginazione.
(Brett Leonard, 1992)
(Douglas Rushkoff)
21. Tecnopaganesimo
La tecnologia occulta è già parte
del nostro mondo. I computer
sono in realtà oracoli del
Ventesimo Secolo, impiegati per
predire il futuro.
La scienza ha sempre cercato di
simulare l’occulto, di assumere il
controllo sulla natura.
La scienza sta scoprendo adesso
ciò che i mistici sapevano già.
(Adi Netwon - Clock DVA)
Clock DVA
(Man Amplified, 1992)
30. Femminile tecnologico
Una certa ansietà riguardo
alla tecnologia è spesso
alleviata attraverso un atto
di dislocazione di questa
ansietà nella figura della
donna o nell’idea del
femminile.
(Mary Ann Doane)
Metropolis
(Fritz Lang 1927)