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La lingua è uno strumento
democratico da maneggiare con cura
Prof.ssa Stefania Cavagnoli, Università di Roma Tor Vergata
Componente CPO provincia autonoma di Trento
«L’uomo»
8
Stop Calling Me a “Female” Surgeon
Linguaggio oscurantista
cultura oscurantista
1
1
«Il sessismo nella lingua italiana»,
Alma Sabatini (1987)
 Il sessismo linguistico ha un’origine
culturale
 Il femminile non può essere
sottinteso
 Esempi sul piano semantico: Il
governante/ La governante – Il
segretario/ La segretaria
 Pregiudizi e resistenze da parte delle
stesse donne
12
Imbarazzanti incongruenze
La lingua per cambiare il mondo.
Uno strumento democratico di semplice uso
 La lingua come costruzione politica, frutto di relazioni sociali
 Convenzione sociale necessaria per una buona comunicazione.
 Un confine per la comunità linguistica di riferimento, ma allo
stesso tempo una sicurezza.
 la lingua influenza il pensiero, relativizza la realtà e la visione
del mondo
 Lingua che discrimina attraverso gli aggettivi, valori e relazioni
negativi
 Crea stereotipi inconsci, spesso non considerati tali dalle e dai
parlanti.
A cosa serve la lingua?
 Che cos’è la lingua? La norma?
 A cosa servono le parole?
 La lingua non è neutra, è una scelta
 La lingua come sistema
 Lingua come strumento di potere – prestigio della lingua,
definizione di ruoli, formalismo e riti
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 Uomo verso persona
 Evitare l’articolo al femminile davanti al nome proprio
 La Fornero, Monti
 Accordare il genere degli aggettivi ai nomi in maggioranza
 Gli imputati, le giudici, le avvocate convocate
 Usare titoli professionali al femminile
 La giudice, la procuratrice, la cancelliera, la presidente
 Sostantivi epiceni: articolo
NORMALE è CIO’ CHE NON SI DISCOSTA DALLA NORMA: ma la
norma si adegua alle esigenze della realtà
Desinenza al
maschile
Sostantivi Desinenza
al
femminile
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ministero
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aria
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funzionaria, pubblica
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-sore difensore -sora difensora
-tore procuratore, rettore -trice procuratrice, rettrice
-e giudice -e la giudice, la vigile,
-ente presidente -ente la presidente
-a poeta -a la poeta, l’artista, l’atleta
capo- capotreno, capoufficio, capoarea capo- la capotreno, la capoufficio,
la capoarea
[
Stefania Cavagnoli
Dissimmetrie semantiche
 Segretaria vs. segretario
 La governante vs. il governante
 Direttrice vs. direttore
 Buon uomo vs. buona donna
 Passeggiatore vs, passeggiatrice
 Maestro vs. maestra
Percezione del parlante: la normalità della lingua. Normale è ciò che non si
discosta dalla norma
Continuare ad usare una lingua non adeguata non modifica la norma e
quindi la realtà pensata
Gli stereotipi linguistici
Come si definisce uno stereotipo?
disimmetrie semantiche e morfologiche
sistema simbolico di riferimento, nel quale la donna prima di
tutto madre, moglie ed amante.
“uomo libero” verso “donna libera”.
Molte delle asimmetrie rimandano ad aspetti sessuali e fisici.
“passeggiatore” verso “passeggiatrice”
“massaggiatore” verso “massaggiatrice”.
Quali stereotipi?
Gli stereotipi sulle donne hanno spesso un senso negativo,
mentre quelli sugli uomini sono di solito positivi. CORPO
Maschiaccio verso femminuccia
Dal punto di vista linguistico, un ulteriore paradosso, in quanto
il suffisso –accio potrebbe essere peggiorativo, mentre –uccia
positivo.
Il sistema linguistico si allontana dall’uso della comunità
linguistica di riferimento.
La lingua è una questione di
potere
Costruire un discorso che rispetti il genere e rappresenti
la realtà comunicativa effettiva potrebbe essere la via di una
maggior simmetria del potere negli ambiti comunicativi
istituzionali, della stampa, del diritto e dell’educazione.
Chi sa di più ha più potere. Ciò vale anche per la lingua.
La lingua delle istituzioni, della chiesa, della stampa,
dell’educazione
Cambiare è possibile
 Necessità di tempo e di consapevolezza del nostro potere comunicativo
 La lingua e le norme si modificano, è normale e il cambiamento
inarrestabile
 Alcuni cambiamenti accettati e prestigiosi
 Resistenza al cambiamento con gli agentivi femminili “alti”
 Gli stereotipi spesso inconsci necessitano di riconoscimento e riflessione
 Le resistenze ai cambiamenti sono normali, certe scuse molto fragili –
fastidio per i ruoli di potere
 Al centro scuola, stampa e istituzioni per il cambiamento- Professioniste
e professionisti hanno una grande responsabilità per il cambiamento.
Ma anche un grandissimo potere
Perché usare il femminile nelle
professioni
Critiche all’uso femminile:
 Incertezza (ingegnera, medica)
 Bruttezza (??)
 Convinzione che il maschile possa essere usato anche per il femminile in
modo corretto
 Riferimenti culturali, non linguistici
Un uso adeguato della lingua rappresenta cultura e grammatica
Per una conclusione
 La lingua determina la realtà. La realtà dovrebbe modificare la lingua
 La lingua dà pari opportunità - lingua equa (Carnuccio)
 Rappresentare le donne, che sono la maggioranza in alcune professioni
, è necessario
 Non è una questione di volere, ma è una questione di grammatica e di
potere
 Professioniste e professionisti hanno una grande responsabilità per il
cambiamento. Ma anche un grandissimo potere
LA FAMIGLIA
i genitori
il padre
il papà il babbo il
patrigno il compagno il
marito
la madrela mamma la matrigna,
la compagna, la moglie
fidanzarsi lasciarsi separarsi divorziare sposarsi convivere
il fidanzamento, il matrimonio, l’unione civile, la
convivenza
i parenti
il figlio la figlia (naturale,
legittimo
aspettare un/una figlio/a
il figlio la figlia (naturale, legittimo
aspettare un/una figlio/a
Il figliastro la
figliastra
I bambini
il marito il compagno il
fidanzato il patrigno
la moglie la compagna la
fidanzata la matrigna
la/il coniuge
il fratello il fratellastro
la sorellala sorellastra
Lo zio la zia il cognato
la cognata
Il/la nipote nipotino/a
La cugina/cuginetta
il cugino/cuginetto
Il suocero/la suocera coniugato/a
La nuora il genero nubile/celibe
convivente
Celibe verso nubile
Treccani Treccani
cèlibe agg. e s. m. [dal lat. caelebs -lĭbis]. – Chi non
non ha preso moglie, non
ammogliato: essere, mantenersi c.; un vecchio
c.; leggi, imposta sui celibi. Il genere femm. è
adoperato, come agg., quasi esclusivam.
nell’espressione vita c., da celibe; raro con il sign. di
nubile: Perpetua ... aveva passata l’età sinodale dei
quaranta, rimanendo celibe (Manzoni).
nùbile agg. [dal lat. nubĭlis «(in età) da marito»,
der. di nubĕre «maritarsi»]. – Di donna, che non
s’è sposata (è il corrispondente di celibe, riferito
all’uomo): essere, restare n.; ha due figlie n., ha
una sorella ancora n.; e come s. f.: una n. un po’
attempata; i celibi e le nubili; per estens., stato
n., lo stato civile di donna non sposata (e
analogam., donna di condizione nubile). Non
com. (con il sign. che la parola aveva in latino),
che è in età da marito; ant., in età n., in età
adatta a contrarre matrimonio, riferito sia a
donna sia a uomo: comandò che chi al tempo
n. non prendeva moglie non potesse veder gli
spettacoli e giuochi de la
città (Bandello); lasciando una sola figliuola
d’età n. (Giannone).
La lingua democratica non è ostile
Due livelli analisi:
 1.Grammaticale:
lingua androcentrica; maschile universale; desinenze non adeguate.
 2. Semantico:
la stessa parola acquista una diversa connotazione secondo la sua
declinazione al maschile o al femminile (asimmetria semantica);
determinati nomina agentis al maschile sono attribuiti anche a referenti di
sesso femminile (prestigio sociale della professione);
determinati insulti e parole offensive al femminile non hanno altrettanti
equivalenti maschili (lingua dell’odio).
Come si esclude
1.Lingua escludente
L’impiego della parola uomo per riferirsi all’intero genere umano è certamente
escludente e discriminatorio, in quanto non tiene conto dell’esistenza delle donne e di
altre identità di genere, ma soprattutto non trova un reale corrispettivo semantico.
2. Lingua stereotipata
Tipica degli annunci di lavoro. «Altruismo-generosità-apertura al dialogo e all’ascolto /
orientamento all’obiettivo-capacità di lavorare sotto stress»: quali risorse vengono
reclutate? Gli aggettivi sono usati oggettivamente?
3. Lingua dell’odio
Offese e insulti rivolti sulla scia della misoginia, della derisione del corpo,
dell’omotransfobia
Le conseguenze di una lingua ostile
Le conseguenze di una lingua ostile
 non identificazione nelle parole espresse nella forma maschile universale
da parte di donne e persone non binarie con conseguente perdita di
talenti in ambito aziendale (annunci di lavoro);
 percezione stereotipata dei ruoli e delle identità di genere e delle
professioni nell’immaginario di bambine e bambini;
 perdita di autostima e di sicurezza da parte delle vittime di discorso
dell’odio: allontanamento dalle piattaforme virtuali con relativa perdita di
relazioni personali e professionali;
 racconto distorto di eventi tragici di cui le vittime sono donne o persone
transgender.
Una possibile conclusione
 Le parole si adeguano alla realtà sociale, al contesto.
 Anche nel diritto che, come la lingua, arriva dopo la realtà
 E’ necessario utilizzare una lingua adeguata alla comunicazione, una lingua
chiara e precisa, ma comprensibile, non ridondante, non oscura.
 Chiarezza rivolta a chi interpreta. Evitare la violenza delle parole
 Il linguaggio giuridico ha un prestigio e un potere forte. Un uso adeguato di
tale linguaggio può modificare i rapporti di potere e rappresentare la realtà
 Rappresentare le donne, che sono la maggioranza nelle professioni giuridiche,
è necessario
 Non è una questione di volere, ma è una questione di grammatica e di potere
 Giuriste e giuristi hanno una grande responsabilità per il cambiamento

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Linguademocratica

  • 1. La lingua è uno strumento democratico da maneggiare con cura Prof.ssa Stefania Cavagnoli, Università di Roma Tor Vergata Componente CPO provincia autonoma di Trento
  • 2.
  • 3.
  • 4.
  • 5.
  • 6.
  • 7.
  • 9.
  • 10. Stop Calling Me a “Female” Surgeon
  • 12. «Il sessismo nella lingua italiana», Alma Sabatini (1987)  Il sessismo linguistico ha un’origine culturale  Il femminile non può essere sottinteso  Esempi sul piano semantico: Il governante/ La governante – Il segretario/ La segretaria  Pregiudizi e resistenze da parte delle stesse donne 12
  • 14. La lingua per cambiare il mondo. Uno strumento democratico di semplice uso  La lingua come costruzione politica, frutto di relazioni sociali  Convenzione sociale necessaria per una buona comunicazione.  Un confine per la comunità linguistica di riferimento, ma allo stesso tempo una sicurezza.  la lingua influenza il pensiero, relativizza la realtà e la visione del mondo  Lingua che discrimina attraverso gli aggettivi, valori e relazioni negativi  Crea stereotipi inconsci, spesso non considerati tali dalle e dai parlanti.
  • 15. A cosa serve la lingua?  Che cos’è la lingua? La norma?  A cosa servono le parole?  La lingua non è neutra, è una scelta  La lingua come sistema  Lingua come strumento di potere – prestigio della lingua, definizione di ruoli, formalismo e riti Quali scelte sono possibili? Gli strumenti della linguistica
  • 16. 4 norme di base  Evitare il maschile non marcato  Uomo verso persona  Evitare l’articolo al femminile davanti al nome proprio  La Fornero, Monti  Accordare il genere degli aggettivi ai nomi in maggioranza  Gli imputati, le giudici, le avvocate convocate  Usare titoli professionali al femminile  La giudice, la procuratrice, la cancelliera, la presidente  Sostantivi epiceni: articolo NORMALE è CIO’ CHE NON SI DISCOSTA DALLA NORMA: ma la norma si adegua alle esigenze della realtà
  • 17. Desinenza al maschile Sostantivi Desinenza al femminile Sostantivi -o, -aio, -ario avvocato, notaio, funzionario, pubblico ministero a, -aia, - aria avvocata, notaia, funzionaria, pubblica ministera -iere ingegnere -iera, -era Ingegnera -sore difensore -sora difensora -tore procuratore, rettore -trice procuratrice, rettrice -e giudice -e la giudice, la vigile, -ente presidente -ente la presidente -a poeta -a la poeta, l’artista, l’atleta capo- capotreno, capoufficio, capoarea capo- la capotreno, la capoufficio, la capoarea [ Stefania Cavagnoli
  • 18. Dissimmetrie semantiche  Segretaria vs. segretario  La governante vs. il governante  Direttrice vs. direttore  Buon uomo vs. buona donna  Passeggiatore vs, passeggiatrice  Maestro vs. maestra Percezione del parlante: la normalità della lingua. Normale è ciò che non si discosta dalla norma Continuare ad usare una lingua non adeguata non modifica la norma e quindi la realtà pensata
  • 19. Gli stereotipi linguistici Come si definisce uno stereotipo? disimmetrie semantiche e morfologiche sistema simbolico di riferimento, nel quale la donna prima di tutto madre, moglie ed amante. “uomo libero” verso “donna libera”. Molte delle asimmetrie rimandano ad aspetti sessuali e fisici. “passeggiatore” verso “passeggiatrice” “massaggiatore” verso “massaggiatrice”.
  • 20. Quali stereotipi? Gli stereotipi sulle donne hanno spesso un senso negativo, mentre quelli sugli uomini sono di solito positivi. CORPO Maschiaccio verso femminuccia Dal punto di vista linguistico, un ulteriore paradosso, in quanto il suffisso –accio potrebbe essere peggiorativo, mentre –uccia positivo. Il sistema linguistico si allontana dall’uso della comunità linguistica di riferimento.
  • 21. La lingua è una questione di potere Costruire un discorso che rispetti il genere e rappresenti la realtà comunicativa effettiva potrebbe essere la via di una maggior simmetria del potere negli ambiti comunicativi istituzionali, della stampa, del diritto e dell’educazione. Chi sa di più ha più potere. Ciò vale anche per la lingua. La lingua delle istituzioni, della chiesa, della stampa, dell’educazione
  • 22. Cambiare è possibile  Necessità di tempo e di consapevolezza del nostro potere comunicativo  La lingua e le norme si modificano, è normale e il cambiamento inarrestabile  Alcuni cambiamenti accettati e prestigiosi  Resistenza al cambiamento con gli agentivi femminili “alti”  Gli stereotipi spesso inconsci necessitano di riconoscimento e riflessione  Le resistenze ai cambiamenti sono normali, certe scuse molto fragili – fastidio per i ruoli di potere  Al centro scuola, stampa e istituzioni per il cambiamento- Professioniste e professionisti hanno una grande responsabilità per il cambiamento. Ma anche un grandissimo potere
  • 23. Perché usare il femminile nelle professioni Critiche all’uso femminile:  Incertezza (ingegnera, medica)  Bruttezza (??)  Convinzione che il maschile possa essere usato anche per il femminile in modo corretto  Riferimenti culturali, non linguistici Un uso adeguato della lingua rappresenta cultura e grammatica
  • 24. Per una conclusione  La lingua determina la realtà. La realtà dovrebbe modificare la lingua  La lingua dà pari opportunità - lingua equa (Carnuccio)  Rappresentare le donne, che sono la maggioranza in alcune professioni , è necessario  Non è una questione di volere, ma è una questione di grammatica e di potere  Professioniste e professionisti hanno una grande responsabilità per il cambiamento. Ma anche un grandissimo potere
  • 25. LA FAMIGLIA i genitori il padre il papà il babbo il patrigno il compagno il marito la madrela mamma la matrigna, la compagna, la moglie fidanzarsi lasciarsi separarsi divorziare sposarsi convivere il fidanzamento, il matrimonio, l’unione civile, la convivenza i parenti il figlio la figlia (naturale, legittimo aspettare un/una figlio/a il figlio la figlia (naturale, legittimo aspettare un/una figlio/a Il figliastro la figliastra I bambini il marito il compagno il fidanzato il patrigno la moglie la compagna la fidanzata la matrigna la/il coniuge il fratello il fratellastro la sorellala sorellastra Lo zio la zia il cognato la cognata Il/la nipote nipotino/a La cugina/cuginetta il cugino/cuginetto Il suocero/la suocera coniugato/a La nuora il genero nubile/celibe convivente
  • 26. Celibe verso nubile Treccani Treccani cèlibe agg. e s. m. [dal lat. caelebs -lĭbis]. – Chi non non ha preso moglie, non ammogliato: essere, mantenersi c.; un vecchio c.; leggi, imposta sui celibi. Il genere femm. è adoperato, come agg., quasi esclusivam. nell’espressione vita c., da celibe; raro con il sign. di nubile: Perpetua ... aveva passata l’età sinodale dei quaranta, rimanendo celibe (Manzoni). nùbile agg. [dal lat. nubĭlis «(in età) da marito», der. di nubĕre «maritarsi»]. – Di donna, che non s’è sposata (è il corrispondente di celibe, riferito all’uomo): essere, restare n.; ha due figlie n., ha una sorella ancora n.; e come s. f.: una n. un po’ attempata; i celibi e le nubili; per estens., stato n., lo stato civile di donna non sposata (e analogam., donna di condizione nubile). Non com. (con il sign. che la parola aveva in latino), che è in età da marito; ant., in età n., in età adatta a contrarre matrimonio, riferito sia a donna sia a uomo: comandò che chi al tempo n. non prendeva moglie non potesse veder gli spettacoli e giuochi de la città (Bandello); lasciando una sola figliuola d’età n. (Giannone).
  • 27. La lingua democratica non è ostile Due livelli analisi:  1.Grammaticale: lingua androcentrica; maschile universale; desinenze non adeguate.  2. Semantico: la stessa parola acquista una diversa connotazione secondo la sua declinazione al maschile o al femminile (asimmetria semantica); determinati nomina agentis al maschile sono attribuiti anche a referenti di sesso femminile (prestigio sociale della professione); determinati insulti e parole offensive al femminile non hanno altrettanti equivalenti maschili (lingua dell’odio).
  • 28. Come si esclude 1.Lingua escludente L’impiego della parola uomo per riferirsi all’intero genere umano è certamente escludente e discriminatorio, in quanto non tiene conto dell’esistenza delle donne e di altre identità di genere, ma soprattutto non trova un reale corrispettivo semantico. 2. Lingua stereotipata Tipica degli annunci di lavoro. «Altruismo-generosità-apertura al dialogo e all’ascolto / orientamento all’obiettivo-capacità di lavorare sotto stress»: quali risorse vengono reclutate? Gli aggettivi sono usati oggettivamente? 3. Lingua dell’odio Offese e insulti rivolti sulla scia della misoginia, della derisione del corpo, dell’omotransfobia
  • 29. Le conseguenze di una lingua ostile Le conseguenze di una lingua ostile  non identificazione nelle parole espresse nella forma maschile universale da parte di donne e persone non binarie con conseguente perdita di talenti in ambito aziendale (annunci di lavoro);  percezione stereotipata dei ruoli e delle identità di genere e delle professioni nell’immaginario di bambine e bambini;  perdita di autostima e di sicurezza da parte delle vittime di discorso dell’odio: allontanamento dalle piattaforme virtuali con relativa perdita di relazioni personali e professionali;  racconto distorto di eventi tragici di cui le vittime sono donne o persone transgender.
  • 30. Una possibile conclusione  Le parole si adeguano alla realtà sociale, al contesto.  Anche nel diritto che, come la lingua, arriva dopo la realtà  E’ necessario utilizzare una lingua adeguata alla comunicazione, una lingua chiara e precisa, ma comprensibile, non ridondante, non oscura.  Chiarezza rivolta a chi interpreta. Evitare la violenza delle parole  Il linguaggio giuridico ha un prestigio e un potere forte. Un uso adeguato di tale linguaggio può modificare i rapporti di potere e rappresentare la realtà  Rappresentare le donne, che sono la maggioranza nelle professioni giuridiche, è necessario  Non è una questione di volere, ma è una questione di grammatica e di potere  Giuriste e giuristi hanno una grande responsabilità per il cambiamento