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Arthur
Schopenhauer
Dopo Hegel…
Dopo Hegel si crearono correnti di pensiero differenti: destra hegeliana, centro hegeliano, sinistra hegeliana. Ci sono una serie di
filosofi che riprendono i loro percorso di ricerca a partire da Hegel. La destra hegeliana è quella più fedele a Hegel (Strauss, Bauer). Tra
questi il massimo esponente è Feuerbach. Tra gli altri esponenti anche Marx. La sinistra è la linea di opposizione, si contrappone e
critica Hegel. Ci sono filosofi che seguono la linea di sinistra hegeliana e che si raccontano in modi differenti:
• Schopenhauer: filosofo di opposizione perché di fronte all’amore viscerale che Hegel ha nei confronti della ragione (ottimismo
razionalistico), Schopenhauer in opposizione è un pessimista razionalistico: nega il valore della ragione e pessimisticamente racconta
come si può fare a meno della ragione. É più vicino a Platone e Kant e metterà in evidenza che Hegel è pedante, presuntuoso. Dice
che Hegel è stato più pesante anche rispetto a Fichte e Schelling.
• Kierkegaard: filosofo di rottura rispetto a Hegel, pur essendo un filosofo cristiano, molto legato a Hegel, quindi molto vicino alla
parte religiosa di Hegel; metterà in evidenza che non è la filosofia quella che ci permette di raggiungere lo spirito ma la fede.
• Feuerbach: capovolgimento
• Marx: smascheramento e demisticismo. Cercherà di spiegare come Hegel abbia mistificato la realtà, la verità e ce l’ha presentata
attraverso una maschera e deve smascherare gli errori di Hegel, ridurre a realmente di qualcosa realmente concreto.
• Positivismo: corrente filosofica che si contrappone a quella hegeliana, nasce nella seconda fase dell’800. Ci sono tre tipi di
positivismo: sociale, evoluzionistico e utilitaristico. Chi ha messo in crisi il pensiero di Hegel e non solo è Nietzsche.
La Vita
Schopenhauer nasce a Danzica nel 1788, muore a Francoforte nel 1860.
É un romantico e vive in pienezza lo streben e l’inquietudine dei romantici, cercando delle
vie di fuga per liberarsi da questo dolore, lo fa attraverso il sogno, ma non accetta il
suicidio. Definisce il mondo come una “valle di lacrime”.
Il padre era un banchiere, mentre la madre era una scrittrice. Viaggia moltissimo,
amando poi il trasferirsi in Francia e in Inghilterra, che erano modelli di riferimento per
la Germania del tempo. Studia nell’Università di Gottinga, si trasferisce a Berlino dove
conosce Fichte ed entra in contatto con la filosofia idealistica.
La sua prima opera è la sua tesi di laurea, intitolata “Sulla quadruplice radice del principio di
ragion sufficiente”. Scrisse Sulla vista e sui colori in difesa di Goethe, opera a carattere fisico e
sulla linea di Schelling che con la filosofia della natura ha messo in evidenza il valore
della scienza.
L’opera più importante è “Il mondo come volontà e rappresentazione”. Tra le altre opere
troviamo: “Sulla volontà della natura” e “I problemi fondamentali dell’etica”.
La Vita
• 1807: Università di Gottinga
• 1813: Laurea
• 1814-18: Prime opere (nel 1818 pubblica la sua
opera principale: “Il mondo come volontà e
rappresentazione")
• 1820: Inizio docenza nell'Università di Berlino
• 1831: Lascia Berlino a causa del colera e va a
Francoforte
• 1836: «Sulla volontà nella naturalezza»
• 1841: «I due problemi fondamentali dell'etica»
• 1851: «Parerga e Paralipomena»
«Poiché per me il vero periodo della genialità
creativa è passato, e d’ora in poi la mia vita
sarà adatta soprattutto alla professione
dell’insegnamento, essa dovrà svolgersi sotto
gli occhi di tutti e avere nella società un
sostegno che da scapolo non posso ottenere.»
Influenze al pensiero
di Schopenhauer
Platone, Kant, Romanticismo, Illuminismo, Spiritualismo
orientale.
1. Platone: Platone aveva parlato della realtà divisa in due livelli:
mondo intelligibile (mondo della realtà) e il mondo sensibile.
Il modello del mondo intelligibile faceva da riferimento per il
mondo della doxa, o sensibilità. Le idee fanno da modello e la
realtà è una copia di queste idee. La verità sta nell’idea.
Secondo Schopenhauer è proprio questa dottrina delle idee
che gli fa comprendere la “caducità del mondo”, dunque la
presa di coscienza che tutto quello che esiste nella realtà si
trasforma e può essere distrutto e porta alla morte, perché
effimero. Ricorda che siamo tutti effimeri perché tutti
nasciamo e tutti moriamo. Esiste una realtà del mondo che è
quella degli uomini che sono caduchi, destinati alla morte; ma
esiste qualcosa che non è destinato alla fine ma è eterno.
Anche Schopenhauer fa riferimento ad una realtà che è eterna,
mentre la realtà nella quale noi viviamo è effimera, destinata
alla fine. In questa realtà caduca si sente molto forte il dolore,
proprio per questa caducità e ricerca di qualcosa che non
potremo mai raggiungere, quindi siamo in continuo dolore.
Influenze al pensiero
di Schopenhauer
2. Kant: Gli interessa particolarmente “La critica
della ragion pura”, perché fa riferimento al
modo in cui si conosce. Nella prima critica si
parla di realtà fenomenica e di quella noumenica,
per Kant si poteva conoscere soltanto la realtà
fenomenica. A partire da questo, Schopenhauer
dirà che è possibile squarciare il limite della realtà
fenomenica, squarciare il velo di Maya, andare
nella realtà noumenica, che è conoscibile. Si può
uscire da quella dimensione illusoria che è la
realtà e andare nella realtà vera, nell’essenza delle
cose. Il velo di Maya veniva utilizzato nelle
filosofie orientali, per dire che spesso guardiamo
la realtà come se avessimo un velo.
Influenze al
pensiero di
Schopenhauer
3. Romanticismo: Riprende dal
romanticismo il carattere
dell’irrazionalismo. Per Hegel l’irrazionale
fa pensare oltre che all’arte e la musica,
forme attraverso le quali ci si può liberare,
si collega alla fede. Per Schopenhauer il
sentimento d’amore è importante ma
l’avvicinamento dei corpi non è altro che
altro dolore. L’unico sentimento d’amore
che conta è la compassione. La fede per
eccellenza è irrazionale perché non si può
spiegare. Del romanticismo prende proprio
la dimensione di fede. Le fedi di
riferimento sono le teologie orientali.
Prende anche la tensione all’infinito. La
tensione è un continuo che non ha fine: lo
streben (sehnsucht), è presente questo
continuo procedere verso l’infinito fino a
trovare l’estasi, massimo godimento o
grazia nell’allontanamento della caducità di
questo mondo.
Influenze al pensiero
di Schopenhauer
4. Illuminismo: Analisi del sistema psichico
come fisiologia del sistema nervoso. A
partire dalla nostra mente, attraverso la
vita psichica e l’attività della ragione si può
comprendere come funziona il nostro
corpo. Non prende dall’illuminismo quella
filosofia che concerne il meccanismo della
ragione ma come la ragione si concentra
sulla materialità del mondo. Si prende
un’idea materialistica, secondo la quale
non esiste soltanto un pensiero astratto,
quindi una ragione che conosce, esiste
anche un corpo che è funzionale al
funzionamento di questo intelletto.
Differenze
con Hegel
HEGEL SCHOPENHAUER
REALTÀ Tutto ciò che è reale è razionale
Irrazionale: tutto è governato
dalla Volontà
PRINCIPIO La Ragione o Assoluto
La Volontà, in particolare la
Volontà di vivere
VISIONE
DELL'UOMO
L'individuo è un momento (un mezzo)
della realizzazione dell'Assoluto
L'uomo vive tra il dolore, brevi
attimi di felicità e la noia
ETICA E
MORALE
Insieme dei valori della comunità
appresi tramite un processo educativo
Nasce dal rimorso e dalla
compassione
STORIA
Tappe della Ragione fino a giungere alla
Libertà
Assurda tragedia che si ripete
all'infinito
Schopenhauer
e lo stato
• A differenza di Hegel, che vede lo
Stato come espressione dello
sviluppo della razionalità e quindi
nella sua manifestazione dello
Spirito è luogo di conciliazione
degli opposti e, nello Stato etico, i
conflitti si risolvono, Schopenhauer
concepisce il mondo come caotico.
• Pensa che lo Stato nasca dal calcolo
egoistico degli individui che si
uniscono per la propria
sopravvivenza. Essi attraverso il
bene comune esprimono il proprio
bene. I conflitti non smetteranno
mai di esistere.
• “Come l'uomo si comporti
con l'uomo è mostrato, ad
esempio, dalla schiavitù dei
neri […] Ma non v'è bisogno
di andare così lontani: basta
entrare nelle filande o in altre
fabbriche all'età di 5 anni, e
da allora in poi sedervi prima
per 10, poi per 12 infine per 14
ore al giorno ad eseguire lo
stesso lavoro meccanico,
significa pagare caro il
piacere di respirare. Eppure
questo è il destino di milioni,
e molti altri milioni ne hanno
uno analogo.”
• A differenza di Hegel, Schopenhauer affronta temi legati all’esistenza
nei suoi aspetti conflittuali e dolorosi, attuando una riflessione sulla
condizione dell’individuo.
• Se la filosofia di Hegel ruota intorno all'astratto e al generale,
Schopenhauer pone attenzione al singolo, all'individuo, al suo destino.
L'uomo viene analizzato nella sua fragilità.
Questo diventa il motore della ricerca filosofica, l'individuo concreto che
scopre dentro di sé aspetti non riconducibili alla razionalità.
Se con Hegel la realtà è razionalità e il piano del pensiero e dell'essere
coincidono, con Schopenhauer il ruolo della filosofia cambia, essa
diventa ricerca ed approfondimento della condizione finita dell'uomo.
Essi analizzano i sentimenti dell'uomo che la ragione considerava
estranei, ossia l'angoscia e la disperazione.
• Segnala con anticipo la CRISI cui si andrà incontro nella seconda
metà dell'Ottocento.
Schopenhauer e
la filosofia
orientale
Introduce per la prima volta nella filosofia occidentale la filosofia
ORIENTALE: fa riferimento alle Upanishad (raccolte della filosofia
indiana dei Veda).
Il termine Upanishad significa “sedersi vicino” in questo caso al
maestro per ascoltarne gli insegnamenti. Mentre la parola Veda
significa “scienza”, “conoscenza”.
Essi sono la più antica produzione letteraria di carattere religioso
composta in sanscrito. Sono stati composti tra il 1500 e l'800 a.C. ed
erano destinati alla lettura delle classi superiori della casta).
La realtà è ILLUSIONE, che è causa del DOLORE, COMPITO della
filosofia è LIBERARE l'uomo da questo dolore. Schopenhauer
trovava in esse quel pessimismo metafisico da contrapporre al facile
ottimismo dell'Idealismo.
Egli inoltre voleva mettere in evidenza il pericolo
dell'occidentalizzazione che si stava realizzando proprio in quel
periodo e lo fa evidenziando la spiritualità orientale. Bisogna
sottolineare però che Schopenhauer prende in considerazione solo
alcuni aspetti del Buddhismo.
Schopenhauer e
la concezione
del progresso
La visione della storia come continuo progresso e come
concatenazione logica di eventi venne criticata da Schopenhauer.
Egli prese come esempio Erodoto, il primo storico, che aveva
messo in luce che la storia era fatta di guerre, massacri e
ambizioni. La storia non ha logica, se non la logica della violenza.
Per quanto riguarda la religione, famoso è l’aforisma di
Schopenhauer “o si pensa, o si crede”. Se ci si mette a riflettere
infatti si comprende che la religione è un’invenzione degli uomini
per ripararsi dalle sofferenze.
Come Feuerbach, anche Schopenhauer notò che le religioni più
forti erano quelle che erano state più sanguinarie. Tutte le religioni
e tutte le filosofie ottimistiche sono false e illusorie. Schopenhauer
preferisce gli animali agli uomini perché questi ultimi fanno del
male consapevolmente a chi già soffre, mentre gli animali lo fanno
istintivamente e senza esserne consapevoli. Per vivere felici
bisogna essere incoscienti.
Il mondo come volontà e
rappresentazione
•É l’opera magna attraverso la quale si vede come l’influenza kantiana
e illuminista e romantica è pregnante nel suo pensiero. Schopenhauer
parte dal presupposto che il mondo è così come noi ce lo
rappresentiamo, il mondo è così come lo vediamo. Ognuno di noi ha
un’immagine del mondo: “il mondo è una mia rappresentazione”. La
verità del mondo dipende dal modo in cui io sono in grado di
rappresentarlo.
•Schopenhauer parte dalla rappresentazione per arrivare alla volontà,
qui c’è tutto Kant. Quello che per Schopenhauer è rappresentazione
corrisponde al fenomenico, quello che è volontà corrisponde al
noumenico. C’è una duplicità prospettiva nella realtà conoscitiva del
mondo, a differenza di Kant, mentre per Kant non si poteva
conoscere il noumenico, per Schopenhauer si può rompere il velo di
Maya, quindi conoscere la realtà noumenica. Non esiste più il limite
conoscitivo degli illuministi. Tutto è accessibile all’uomo.
Fenomeno e noumeno
• Schopenhauer riprende da Kant i concetti di fenomeno e noumeno. Il fenomeno è il prodotto della
nostra coscienza, esso è il mondo come ci appare, mentre il noumeno è la cosa in sé, fondamento ed
essenza vera del mondo. Il fenomeno materiale è dunque per Schopenhauer solo parvenza, illusione,
sogno: tra noi e la vera realtà è come se vi fosse uno schermo che ce la fa vedere distorta e non come essa
è veramente: il velo di Maya di cui parla la filosofia indiana, alla quale Schopenhauer spesso si rifà, con
l'incontro con le religioni orientali è stata osservata la somiglianza tra i concetti di Māyā e Brahman
dell'induismo con quelli di fenomeno e noumeno tipici dell'idealismo tedesco, ricavati dal platonismo (idea
e forma sensibile), ma anche dell'ātman con l'anima del mondo; nota è infatti la derivazione del platonismo
dal pitagorismo, che secondo alcuni aveva però ascendenze greco-indiane.
• Il mondo dunque è una propria rappresentazione, una propria illusione ottica. Schopenhauer ritiene che la
rappresentazione, cioè la realtà che ci si para davanti, sia nient'altro che una "fotocopia mal inchiostrata",
celante la vera realtà delle cose (da questa asserzione traspare l'influenza dello studio di Platone).
Il velo di Maya
Schopenhauer chiama la rappresentazione: illusione, sogno, velo di Maya.
Il velo di Maya, che era una concezione propria della filosofia orientale
spiritualista, non è altro che un modo di rappresentare la realtà come se quella
realtà noi la vedessimo con un velo che stai nei nostri occhi. Schopenhauer parla
del velo di Maya, dicendo che quello che noi ci rappresentiamo, non è la realtà
così com’è nella sua essenza, ma è semplicemente un’illusione. Il nostro modo di
vedere la realtà attraverso questo velo è illusorio perché vediamo qualcosa che in
realtà non è. Ognuno di noi percepisce dell’altro qualcosa che vede con i suoi
occhi, che non è scorretto, ma non è l’essenza propria della realtà. Ognuno si
rappresenta il mondo così come lo vede, ma illusoriamente.
La rappresentazione ha due dimensioni:
• dimensione soggettiva
• dimensione oggettiva
Rappresentazione soggettiva
• La rappresentazione è insieme il rappresentato e il rappresentante.
Tutto ciò che riguarda il soggetto rappresentante è riferibile al fatto che
l’individuo conosce applicando le categorie di spazio, tempo, causalità.
Le categorie alle quali si riferisce Schopenhauer sono 3 e non sono le
classiche categorie kantiane (quantità, qualità, relazione e modalità).
Schopenhauer definisce le categorie come vetri sfaccettati attraverso cui
la visione delle cose si deforma. Ciò richiama alla mente Giordano Bruno,
che rappresentando la natura parlava dello specchio che si rompe e le
anime sono le parti dello specchio. La realtà sono frammenti di specchio,
per indicare che, ogni frammento fa diventare la realtà offuscata. Quindi
le categorie ci permetto di guardare la realtà ma non in maniera chiara e
precisa, bensì deforme. Per Kant le categorie erano il modo più corretto
di organizzare la realtà, qui è un’illusione la conoscenza, ci si illude di
vedere la realtà in modo corretto ma si deforma.
Rappresentazione
oggettiva
•Il rappresentato è l’oggetto rappresentato che è semplicemente
l’illusione che noi abbiamo di fronte alla realtà. Bisogna agire
volontariamente per rompere il velo di Maya, quindi per squarciare quel
limite che abbiamo. Dalla rappresentazione si passa alla volontà.
•Tutti gli esseri viventi hanno una volontà, quindi non è solo propria
dell’uomo. L’uomo ha in grado maggiore questa volontà rispetto agli
animali e alle piante, Schopenhauer definisce l’uomo una sorta di
animale metafisico o animale malaticcio. L’uomo è metafisico perché
è l’unico in grado di andare nella profondità della realtà, in quella realtà
metafisica che non è accessibile a tutti; però pur essendo metafisico è
anche malato. L’uomo è dotato di testa e di corpo. É uno spirito e una
materia, lo spirito non può vivere senza la materia e la materia non può
vivere senza lo spirito, cos’ per la testa e il corpo. L’uomo è malaticcio
perché conosce di più.
•L’uomo in quanto animale malaticcio e metafisico, è in grado di entrare
nella verità della realtà, è tuttavia più malato rispetto agli altri perché
conosce i più e conoscendo di più soffre maggiormente. Entra nella
consapevolezza che il nostro mondo è una realtà di dolore, in una valle di
lacrime.
Il pendolo
La nostra esistenza è un’esistenza di continuo dolore. Siamo continuamente (streben
romantico) alla ricerca di un appagamento del nostro desiderio.
Il piacere può essere di due tipi:
Il piacere fisico viene soddisfatto “accontentando” i nostri organi, tutti i nostri organi
hanno bisogno di funzionare in maniera corretta, fino a che non soddisfiamo quel bisogno
si soffre.
Il piacere psichico si soddisfa studiando e viaggiando, scoprendo qualcosa di nuovo.
Secondo Schopenhauer il piacere psichico procura più piacere ed è più duraturo del
godimento fisico. Entrambi procurano cessazione del dolore.
Tra i vari piaceri fisici, quello che secondo Schopenhauer, è meno consigliato è la
soddisfazione del piacere sessuale, perché è il piacere di un istante e da quel piacere può
nascere un altro essere vivente che è portatore di altro dolore e sofferenza. Dovremmo
porre fine alla sofferenza, non generando più figli. L’unico piacere consigliato è la
compartecipazione, quindi la compassione, carità.
Perché aiuta a compartecipare del dolore dell’altro. La noia è un momento in cui non si
prova niente. è peggio del dolore, secondo shop, non si sente vive quando è annoiato. Sente
il peso della sua inutilità, preferirebbe sentire l’aculeo della sofferenza per rendersi conto che
è vivo. Il pendolo torna alla condizione iniziale del dolore.
Il suicidio
Schopenhauer non è d’accordo con il suicidio, ritiene che non sia
un modo di liberarsi dal dolore, perché poiché la volontà di vivere
non è individuale nel momento in cui uno si toglie la sua vita, in
realtà non stai eliminando la volontà di vivere ma sta spostando il
problema su altri. Morendo non elimina la ragione del dolore, anzi
aumenta il dolore. In qualche modo è come se contraddittoriamente
aumentasse la volontà di vivere perché chi si suicida lo fa non perché
non vuole vivere, ma perché desidera vivere in modo diverso. Il suo
desiderio di vivere viene alimentato, suicidando si alimento il
desiderio di voler vivere. Il suicidio si contraddice con la volontà di
vivere, in più la volontà di vivere che è eterna poiché ha come unico
scopo quello di vivere, ed è eterna.
"...non possiamo infatti indicare nessuna sventura che sia grande abbastanza
da provocarlo anche solo con molta probabilità in ogni carattere, e possiamo
indicarne poche che siano tanto piccole, che altre di ugual peso non l'abbiano
già provocato."
"Il suicida è uno che, anziché cessar di vivere, sopprime solo la manifestazione
di questa volontà: egli non ha rinunciato alla volontà di vita, ma solo alla
vita."
Iter di salvezza
dal dolore
Fa una proposta di salvezza vicino a quella delle
filosofie orientali.
Ci sono diversi modi per allontanarci dal dolore
e diversi fasi che lui chiama iter di salvezza dal
dolore.
Cerca di staccarsi dalla dimensione terrena, non
perché pensa di essere un Dio, ma perché fa a
meno di quelle che sono le passioni e i desideri.
Diversamente dagli stoici che invece
accettavano il suicidio.
Le vie sono l’arte, l’etica della pietà, l’ascesi.
L’Arte
L’arte serve per sfogare, ha una funzione catartica, chi
vuole estraniarsi dal mondo cerca di esprimere la
propria estraniazione, immergendosi in una realtà
diversa che è quella di pensare a qualcos’altro. L’arte è
un modo per salvarsi ed esistono varie forme d’arti (arti
letterarie, musica, arti figurative). C’è una classificazione
delle arti, da un livello più basso a un livello più alto.
• Architettura
• Scultura
• Pittura
• Poesia e tragedia
L’Arte
• La musica è un’arte speciale, perché rappresenta
l’armonia, quindi è qualcosa che dura di più perché
espressione stessa della nostra volontà, quindi ci
accompagna in un tempo più lungo, rispetto alle altre arti
che sono momentanee.
• Si parte dall’architettura perché è la forma d’arte più
vicina alla materia, l’architettura è vicina alla dimensione
della pietra. Man mano che si va avanti diventano più
intellettuali. e forme d’arti materiali sono quelle che
durano meno, lo attenuano meno delle altre forme d’arte.
Tutte quante sono effimere, si libera dal dolore nel tempo
della produzione dell’opera. Perché, finita la produzione,
ritorna nel dolore. Non c’è la salvezza per sempre.
Etica della pietà e Ascesi
2. Etica della pietà: É una forma di piacere che definiamo nell’ottica di compassione e carità, compassione sta per
compartecipazione. É quell’agire e fare per altro, il mio aiutare e ascoltare l’altro nel suo dolore mi distrae dal
mio. Nel sentire l’altro ci si distrae dal nostro. Tra le varie virtù dal punto di vista religioso c’è la carità. Ma anche
questo è pur sempre effimero.
3. Ascesi: è il grado più alto e più difficile, è un processo che gli orientali chiamano del raggiungimento del
nirvana, estasi. Nella fede questo corrisponde alla grazia. Si dà una ragione del dolore e quindi si soffre meno
dando un motivo al dolore per poter raggiungere il più grado altro dell’ascesi bisogna passare per:
I. castità perfetta
II. digiuno
III. povertà
La musica come diretta
rappresentazione della Volontà
• Tutte le arti colgono la Volontà in maniera mediata, cioè
rappresentando le Idee, mentre la musica è
un’immagine immediata della Volontà nella sua trascendenza.
Essendo quindi indipendente rispetto alle Idee, «la musica è del tutto
indipendente anche dal mondo fenomenico, semplicemente lo ignora, e
potrebbe in certo qual modo sussistere anche se il mondo non fosse più
affatto, il che non può essere detto a proposito delle altre arti».
• La musica ha lo stesso rapporto con la Volontà che hanno anche le Idee:
entrambe sono una prima oggettivazione della Volontà. Infatti, le Idee
rappresentano le strutture universali del mondo nelle quali si incarna la
Volontà: dalle idee più basse di materia inorganica, fino all’Idea più alta di
uomo. Analogamente, la musica con la sua forma artistica rappresenta la
medesima struttura e la rende sensibile all’uomo.
La struttura metafisica della Volontà
• L’organizzazione di armonia, melodia e ritmo rappresenterebbero la struttura metafisica che la
Volontà imprime al mondo. Infatti, prendendo ad esempio della scrittura musicale la classica
armonizzazione a quattro voci, Schopenhauer individua queste correlazioni:
• Voce di basso–Materia inorganica: «più pesantemente di tutte si muove il basso profondo, il rappresentante
della massa bruta: il suo salire e scendere si realizza solo per grandi intervalli di terza, quarta, di quinta, mai
di un solo tono, perché in questo caso sarebbe, per doppio contrappunto, un basso trasportato. Questa
lentezza di movimento gli è essenziale anche fisicamente, un passaggio più rapido o un trillo nei bassi non lo
si può neanche immaginare».
• Voci di accompagnamento (baritono e contralto)-Mondo animale: «L’andamento sconnesso e la
determinazione regolare di tutte le voci di accompagnamento sono analoghi al fatto che in tutto il mondo
irrazionale, dal cristallo sino all’animale più perfetto, nessun essere ha una coscienza propriamente coerente,
che renda la sua vita un insieme organico dotato di senso, e nessuno percorre una successione di sviluppi
spirituali, nessun si perfeziona attraverso la cultura, ma tutti rimangono in ogni tempo uguali a stessi, come la
loro natura li ha determinati attraverso leggi immutabili».
• Voce tenore (melodia)-Uomo: «infine nella melodia, nella voce principale che rappresenta il tutto, che si leva
alta, che guida l’insieme e che procede dall’inizio alla fine a propria discrezione, con la coerenza ininterrotta,
densa di significato di un unico pensiero, io riconosco il grado più alto di oggettivazione della volontà, ossia la
vita e le aspirazioni consapevoli dell’uomo».
La critica
all’ottimismo
Ha fatto una critica a tutte le forme di ottimismo. Schopenhauer fa
una critica alle 3 forme di ottimismo.
1. ottimismo cosmico
2. ottimismo sociale
3. ottimismo storico
1. Ottimismo cosmico. L’ottimismo cosmico è la concezione degli
uomini secondo la quale il mondo sia perfetto. Si pensi a Voltaire,
Spinoza e Leibniz che hanno parlato di un ordine del mondo,
giustificando una perfezione, attraverso la ragione, ottimisticamente,
hanno tentato di dare un’idea del cosmo che fosse perfetta,
comunque ordinata. A questa concezione Schopenhauer fa una
critica molto forte, sostenendo che bisogna smascherare le ipocrisie
di questi uomini i quali non vogliono vedere la realtà e sottolinea
che la vita è un’esistenza di profondo dolore e sofferenza. Secondo
Schopenhauer verrà superata la dottrina di un Dio buono e
innocente così come è stata superata la dottrina degli epicicli, perché
di fronte a questa realtà non è vero che ha fatto un mondo buono.
La critica
all’ottimismo
2. Ottimismo sociale. Come contesto di riferimento si prende l’uomo
nella società. Locke aveva sostenuto che l’uomo nello stato di natura era
buono, quindi gli ottimisti passano dalla considerazione che gli uomini
sono buoni e cercano di mantenere questa condizione di bontà,
attraverso i patti. Per Schopenhauer, non è condivisibile questa
dottrina, è molto più vicino a Hobbes che diceva che gli uomini nello
stato di natura sono cattivi e malvagi (homo homini lupus). Gli uomini
difficilmente usciranno da questa condizione di malvagità anche
facendo un contratto, che secondo Hobbes era fatto per paura, se gli
uomini hanno paura l’uno dell’altro significa che rimarranno sempre
cattivi. Non ha una visione ottimistica nei confronti della società ma
permane questo senso di pessimismo anche niella possibilità degli
uomini di uscire dalla condizione di malvagità e sofferenza. Gli animali
fanno unicamente male per soddisfare la loro fame, gli uomini anche
quando non hanno fame, ma semplicemente per far soffrire gli altri e
portare dolore. La vendetta è propria degli esseri viventi.
3. Ottimismo storico. Fa la critica all’ottimismo storico, perché nella
storia, sono di più i fatti negativi (rivolte, guerre ), piuttosto che quelli di
pace. La storia degli uomini è caratterizzata da uomini malvagi che
vivono in un mondo che non è il migliore dei mondi possibili.
• Grazie a tutti

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  • 2. Dopo Hegel… Dopo Hegel si crearono correnti di pensiero differenti: destra hegeliana, centro hegeliano, sinistra hegeliana. Ci sono una serie di filosofi che riprendono i loro percorso di ricerca a partire da Hegel. La destra hegeliana è quella più fedele a Hegel (Strauss, Bauer). Tra questi il massimo esponente è Feuerbach. Tra gli altri esponenti anche Marx. La sinistra è la linea di opposizione, si contrappone e critica Hegel. Ci sono filosofi che seguono la linea di sinistra hegeliana e che si raccontano in modi differenti: • Schopenhauer: filosofo di opposizione perché di fronte all’amore viscerale che Hegel ha nei confronti della ragione (ottimismo razionalistico), Schopenhauer in opposizione è un pessimista razionalistico: nega il valore della ragione e pessimisticamente racconta come si può fare a meno della ragione. É più vicino a Platone e Kant e metterà in evidenza che Hegel è pedante, presuntuoso. Dice che Hegel è stato più pesante anche rispetto a Fichte e Schelling. • Kierkegaard: filosofo di rottura rispetto a Hegel, pur essendo un filosofo cristiano, molto legato a Hegel, quindi molto vicino alla parte religiosa di Hegel; metterà in evidenza che non è la filosofia quella che ci permette di raggiungere lo spirito ma la fede. • Feuerbach: capovolgimento • Marx: smascheramento e demisticismo. Cercherà di spiegare come Hegel abbia mistificato la realtà, la verità e ce l’ha presentata attraverso una maschera e deve smascherare gli errori di Hegel, ridurre a realmente di qualcosa realmente concreto. • Positivismo: corrente filosofica che si contrappone a quella hegeliana, nasce nella seconda fase dell’800. Ci sono tre tipi di positivismo: sociale, evoluzionistico e utilitaristico. Chi ha messo in crisi il pensiero di Hegel e non solo è Nietzsche.
  • 3. La Vita Schopenhauer nasce a Danzica nel 1788, muore a Francoforte nel 1860. É un romantico e vive in pienezza lo streben e l’inquietudine dei romantici, cercando delle vie di fuga per liberarsi da questo dolore, lo fa attraverso il sogno, ma non accetta il suicidio. Definisce il mondo come una “valle di lacrime”. Il padre era un banchiere, mentre la madre era una scrittrice. Viaggia moltissimo, amando poi il trasferirsi in Francia e in Inghilterra, che erano modelli di riferimento per la Germania del tempo. Studia nell’Università di Gottinga, si trasferisce a Berlino dove conosce Fichte ed entra in contatto con la filosofia idealistica. La sua prima opera è la sua tesi di laurea, intitolata “Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente”. Scrisse Sulla vista e sui colori in difesa di Goethe, opera a carattere fisico e sulla linea di Schelling che con la filosofia della natura ha messo in evidenza il valore della scienza. L’opera più importante è “Il mondo come volontà e rappresentazione”. Tra le altre opere troviamo: “Sulla volontà della natura” e “I problemi fondamentali dell’etica”.
  • 4. La Vita • 1807: Università di Gottinga • 1813: Laurea • 1814-18: Prime opere (nel 1818 pubblica la sua opera principale: “Il mondo come volontà e rappresentazione") • 1820: Inizio docenza nell'Università di Berlino • 1831: Lascia Berlino a causa del colera e va a Francoforte • 1836: «Sulla volontà nella naturalezza» • 1841: «I due problemi fondamentali dell'etica» • 1851: «Parerga e Paralipomena»
  • 5. «Poiché per me il vero periodo della genialità creativa è passato, e d’ora in poi la mia vita sarà adatta soprattutto alla professione dell’insegnamento, essa dovrà svolgersi sotto gli occhi di tutti e avere nella società un sostegno che da scapolo non posso ottenere.»
  • 6. Influenze al pensiero di Schopenhauer Platone, Kant, Romanticismo, Illuminismo, Spiritualismo orientale. 1. Platone: Platone aveva parlato della realtà divisa in due livelli: mondo intelligibile (mondo della realtà) e il mondo sensibile. Il modello del mondo intelligibile faceva da riferimento per il mondo della doxa, o sensibilità. Le idee fanno da modello e la realtà è una copia di queste idee. La verità sta nell’idea. Secondo Schopenhauer è proprio questa dottrina delle idee che gli fa comprendere la “caducità del mondo”, dunque la presa di coscienza che tutto quello che esiste nella realtà si trasforma e può essere distrutto e porta alla morte, perché effimero. Ricorda che siamo tutti effimeri perché tutti nasciamo e tutti moriamo. Esiste una realtà del mondo che è quella degli uomini che sono caduchi, destinati alla morte; ma esiste qualcosa che non è destinato alla fine ma è eterno. Anche Schopenhauer fa riferimento ad una realtà che è eterna, mentre la realtà nella quale noi viviamo è effimera, destinata alla fine. In questa realtà caduca si sente molto forte il dolore, proprio per questa caducità e ricerca di qualcosa che non potremo mai raggiungere, quindi siamo in continuo dolore.
  • 7. Influenze al pensiero di Schopenhauer 2. Kant: Gli interessa particolarmente “La critica della ragion pura”, perché fa riferimento al modo in cui si conosce. Nella prima critica si parla di realtà fenomenica e di quella noumenica, per Kant si poteva conoscere soltanto la realtà fenomenica. A partire da questo, Schopenhauer dirà che è possibile squarciare il limite della realtà fenomenica, squarciare il velo di Maya, andare nella realtà noumenica, che è conoscibile. Si può uscire da quella dimensione illusoria che è la realtà e andare nella realtà vera, nell’essenza delle cose. Il velo di Maya veniva utilizzato nelle filosofie orientali, per dire che spesso guardiamo la realtà come se avessimo un velo.
  • 8. Influenze al pensiero di Schopenhauer 3. Romanticismo: Riprende dal romanticismo il carattere dell’irrazionalismo. Per Hegel l’irrazionale fa pensare oltre che all’arte e la musica, forme attraverso le quali ci si può liberare, si collega alla fede. Per Schopenhauer il sentimento d’amore è importante ma l’avvicinamento dei corpi non è altro che altro dolore. L’unico sentimento d’amore che conta è la compassione. La fede per eccellenza è irrazionale perché non si può spiegare. Del romanticismo prende proprio la dimensione di fede. Le fedi di riferimento sono le teologie orientali. Prende anche la tensione all’infinito. La tensione è un continuo che non ha fine: lo streben (sehnsucht), è presente questo continuo procedere verso l’infinito fino a trovare l’estasi, massimo godimento o grazia nell’allontanamento della caducità di questo mondo.
  • 9. Influenze al pensiero di Schopenhauer 4. Illuminismo: Analisi del sistema psichico come fisiologia del sistema nervoso. A partire dalla nostra mente, attraverso la vita psichica e l’attività della ragione si può comprendere come funziona il nostro corpo. Non prende dall’illuminismo quella filosofia che concerne il meccanismo della ragione ma come la ragione si concentra sulla materialità del mondo. Si prende un’idea materialistica, secondo la quale non esiste soltanto un pensiero astratto, quindi una ragione che conosce, esiste anche un corpo che è funzionale al funzionamento di questo intelletto.
  • 10. Differenze con Hegel HEGEL SCHOPENHAUER REALTÀ Tutto ciò che è reale è razionale Irrazionale: tutto è governato dalla Volontà PRINCIPIO La Ragione o Assoluto La Volontà, in particolare la Volontà di vivere VISIONE DELL'UOMO L'individuo è un momento (un mezzo) della realizzazione dell'Assoluto L'uomo vive tra il dolore, brevi attimi di felicità e la noia ETICA E MORALE Insieme dei valori della comunità appresi tramite un processo educativo Nasce dal rimorso e dalla compassione STORIA Tappe della Ragione fino a giungere alla Libertà Assurda tragedia che si ripete all'infinito
  • 11. Schopenhauer e lo stato • A differenza di Hegel, che vede lo Stato come espressione dello sviluppo della razionalità e quindi nella sua manifestazione dello Spirito è luogo di conciliazione degli opposti e, nello Stato etico, i conflitti si risolvono, Schopenhauer concepisce il mondo come caotico. • Pensa che lo Stato nasca dal calcolo egoistico degli individui che si uniscono per la propria sopravvivenza. Essi attraverso il bene comune esprimono il proprio bene. I conflitti non smetteranno mai di esistere. • “Come l'uomo si comporti con l'uomo è mostrato, ad esempio, dalla schiavitù dei neri […] Ma non v'è bisogno di andare così lontani: basta entrare nelle filande o in altre fabbriche all'età di 5 anni, e da allora in poi sedervi prima per 10, poi per 12 infine per 14 ore al giorno ad eseguire lo stesso lavoro meccanico, significa pagare caro il piacere di respirare. Eppure questo è il destino di milioni, e molti altri milioni ne hanno uno analogo.”
  • 12. • A differenza di Hegel, Schopenhauer affronta temi legati all’esistenza nei suoi aspetti conflittuali e dolorosi, attuando una riflessione sulla condizione dell’individuo. • Se la filosofia di Hegel ruota intorno all'astratto e al generale, Schopenhauer pone attenzione al singolo, all'individuo, al suo destino. L'uomo viene analizzato nella sua fragilità. Questo diventa il motore della ricerca filosofica, l'individuo concreto che scopre dentro di sé aspetti non riconducibili alla razionalità. Se con Hegel la realtà è razionalità e il piano del pensiero e dell'essere coincidono, con Schopenhauer il ruolo della filosofia cambia, essa diventa ricerca ed approfondimento della condizione finita dell'uomo. Essi analizzano i sentimenti dell'uomo che la ragione considerava estranei, ossia l'angoscia e la disperazione. • Segnala con anticipo la CRISI cui si andrà incontro nella seconda metà dell'Ottocento.
  • 13. Schopenhauer e la filosofia orientale Introduce per la prima volta nella filosofia occidentale la filosofia ORIENTALE: fa riferimento alle Upanishad (raccolte della filosofia indiana dei Veda). Il termine Upanishad significa “sedersi vicino” in questo caso al maestro per ascoltarne gli insegnamenti. Mentre la parola Veda significa “scienza”, “conoscenza”. Essi sono la più antica produzione letteraria di carattere religioso composta in sanscrito. Sono stati composti tra il 1500 e l'800 a.C. ed erano destinati alla lettura delle classi superiori della casta). La realtà è ILLUSIONE, che è causa del DOLORE, COMPITO della filosofia è LIBERARE l'uomo da questo dolore. Schopenhauer trovava in esse quel pessimismo metafisico da contrapporre al facile ottimismo dell'Idealismo. Egli inoltre voleva mettere in evidenza il pericolo dell'occidentalizzazione che si stava realizzando proprio in quel periodo e lo fa evidenziando la spiritualità orientale. Bisogna sottolineare però che Schopenhauer prende in considerazione solo alcuni aspetti del Buddhismo.
  • 14. Schopenhauer e la concezione del progresso La visione della storia come continuo progresso e come concatenazione logica di eventi venne criticata da Schopenhauer. Egli prese come esempio Erodoto, il primo storico, che aveva messo in luce che la storia era fatta di guerre, massacri e ambizioni. La storia non ha logica, se non la logica della violenza. Per quanto riguarda la religione, famoso è l’aforisma di Schopenhauer “o si pensa, o si crede”. Se ci si mette a riflettere infatti si comprende che la religione è un’invenzione degli uomini per ripararsi dalle sofferenze. Come Feuerbach, anche Schopenhauer notò che le religioni più forti erano quelle che erano state più sanguinarie. Tutte le religioni e tutte le filosofie ottimistiche sono false e illusorie. Schopenhauer preferisce gli animali agli uomini perché questi ultimi fanno del male consapevolmente a chi già soffre, mentre gli animali lo fanno istintivamente e senza esserne consapevoli. Per vivere felici bisogna essere incoscienti.
  • 15. Il mondo come volontà e rappresentazione •É l’opera magna attraverso la quale si vede come l’influenza kantiana e illuminista e romantica è pregnante nel suo pensiero. Schopenhauer parte dal presupposto che il mondo è così come noi ce lo rappresentiamo, il mondo è così come lo vediamo. Ognuno di noi ha un’immagine del mondo: “il mondo è una mia rappresentazione”. La verità del mondo dipende dal modo in cui io sono in grado di rappresentarlo. •Schopenhauer parte dalla rappresentazione per arrivare alla volontà, qui c’è tutto Kant. Quello che per Schopenhauer è rappresentazione corrisponde al fenomenico, quello che è volontà corrisponde al noumenico. C’è una duplicità prospettiva nella realtà conoscitiva del mondo, a differenza di Kant, mentre per Kant non si poteva conoscere il noumenico, per Schopenhauer si può rompere il velo di Maya, quindi conoscere la realtà noumenica. Non esiste più il limite conoscitivo degli illuministi. Tutto è accessibile all’uomo.
  • 16. Fenomeno e noumeno • Schopenhauer riprende da Kant i concetti di fenomeno e noumeno. Il fenomeno è il prodotto della nostra coscienza, esso è il mondo come ci appare, mentre il noumeno è la cosa in sé, fondamento ed essenza vera del mondo. Il fenomeno materiale è dunque per Schopenhauer solo parvenza, illusione, sogno: tra noi e la vera realtà è come se vi fosse uno schermo che ce la fa vedere distorta e non come essa è veramente: il velo di Maya di cui parla la filosofia indiana, alla quale Schopenhauer spesso si rifà, con l'incontro con le religioni orientali è stata osservata la somiglianza tra i concetti di Māyā e Brahman dell'induismo con quelli di fenomeno e noumeno tipici dell'idealismo tedesco, ricavati dal platonismo (idea e forma sensibile), ma anche dell'ātman con l'anima del mondo; nota è infatti la derivazione del platonismo dal pitagorismo, che secondo alcuni aveva però ascendenze greco-indiane. • Il mondo dunque è una propria rappresentazione, una propria illusione ottica. Schopenhauer ritiene che la rappresentazione, cioè la realtà che ci si para davanti, sia nient'altro che una "fotocopia mal inchiostrata", celante la vera realtà delle cose (da questa asserzione traspare l'influenza dello studio di Platone).
  • 17. Il velo di Maya Schopenhauer chiama la rappresentazione: illusione, sogno, velo di Maya. Il velo di Maya, che era una concezione propria della filosofia orientale spiritualista, non è altro che un modo di rappresentare la realtà come se quella realtà noi la vedessimo con un velo che stai nei nostri occhi. Schopenhauer parla del velo di Maya, dicendo che quello che noi ci rappresentiamo, non è la realtà così com’è nella sua essenza, ma è semplicemente un’illusione. Il nostro modo di vedere la realtà attraverso questo velo è illusorio perché vediamo qualcosa che in realtà non è. Ognuno di noi percepisce dell’altro qualcosa che vede con i suoi occhi, che non è scorretto, ma non è l’essenza propria della realtà. Ognuno si rappresenta il mondo così come lo vede, ma illusoriamente. La rappresentazione ha due dimensioni: • dimensione soggettiva • dimensione oggettiva
  • 18. Rappresentazione soggettiva • La rappresentazione è insieme il rappresentato e il rappresentante. Tutto ciò che riguarda il soggetto rappresentante è riferibile al fatto che l’individuo conosce applicando le categorie di spazio, tempo, causalità. Le categorie alle quali si riferisce Schopenhauer sono 3 e non sono le classiche categorie kantiane (quantità, qualità, relazione e modalità). Schopenhauer definisce le categorie come vetri sfaccettati attraverso cui la visione delle cose si deforma. Ciò richiama alla mente Giordano Bruno, che rappresentando la natura parlava dello specchio che si rompe e le anime sono le parti dello specchio. La realtà sono frammenti di specchio, per indicare che, ogni frammento fa diventare la realtà offuscata. Quindi le categorie ci permetto di guardare la realtà ma non in maniera chiara e precisa, bensì deforme. Per Kant le categorie erano il modo più corretto di organizzare la realtà, qui è un’illusione la conoscenza, ci si illude di vedere la realtà in modo corretto ma si deforma.
  • 19. Rappresentazione oggettiva •Il rappresentato è l’oggetto rappresentato che è semplicemente l’illusione che noi abbiamo di fronte alla realtà. Bisogna agire volontariamente per rompere il velo di Maya, quindi per squarciare quel limite che abbiamo. Dalla rappresentazione si passa alla volontà. •Tutti gli esseri viventi hanno una volontà, quindi non è solo propria dell’uomo. L’uomo ha in grado maggiore questa volontà rispetto agli animali e alle piante, Schopenhauer definisce l’uomo una sorta di animale metafisico o animale malaticcio. L’uomo è metafisico perché è l’unico in grado di andare nella profondità della realtà, in quella realtà metafisica che non è accessibile a tutti; però pur essendo metafisico è anche malato. L’uomo è dotato di testa e di corpo. É uno spirito e una materia, lo spirito non può vivere senza la materia e la materia non può vivere senza lo spirito, cos’ per la testa e il corpo. L’uomo è malaticcio perché conosce di più. •L’uomo in quanto animale malaticcio e metafisico, è in grado di entrare nella verità della realtà, è tuttavia più malato rispetto agli altri perché conosce i più e conoscendo di più soffre maggiormente. Entra nella consapevolezza che il nostro mondo è una realtà di dolore, in una valle di lacrime.
  • 20. Il pendolo La nostra esistenza è un’esistenza di continuo dolore. Siamo continuamente (streben romantico) alla ricerca di un appagamento del nostro desiderio. Il piacere può essere di due tipi: Il piacere fisico viene soddisfatto “accontentando” i nostri organi, tutti i nostri organi hanno bisogno di funzionare in maniera corretta, fino a che non soddisfiamo quel bisogno si soffre. Il piacere psichico si soddisfa studiando e viaggiando, scoprendo qualcosa di nuovo. Secondo Schopenhauer il piacere psichico procura più piacere ed è più duraturo del godimento fisico. Entrambi procurano cessazione del dolore. Tra i vari piaceri fisici, quello che secondo Schopenhauer, è meno consigliato è la soddisfazione del piacere sessuale, perché è il piacere di un istante e da quel piacere può nascere un altro essere vivente che è portatore di altro dolore e sofferenza. Dovremmo porre fine alla sofferenza, non generando più figli. L’unico piacere consigliato è la compartecipazione, quindi la compassione, carità. Perché aiuta a compartecipare del dolore dell’altro. La noia è un momento in cui non si prova niente. è peggio del dolore, secondo shop, non si sente vive quando è annoiato. Sente il peso della sua inutilità, preferirebbe sentire l’aculeo della sofferenza per rendersi conto che è vivo. Il pendolo torna alla condizione iniziale del dolore.
  • 21. Il suicidio Schopenhauer non è d’accordo con il suicidio, ritiene che non sia un modo di liberarsi dal dolore, perché poiché la volontà di vivere non è individuale nel momento in cui uno si toglie la sua vita, in realtà non stai eliminando la volontà di vivere ma sta spostando il problema su altri. Morendo non elimina la ragione del dolore, anzi aumenta il dolore. In qualche modo è come se contraddittoriamente aumentasse la volontà di vivere perché chi si suicida lo fa non perché non vuole vivere, ma perché desidera vivere in modo diverso. Il suo desiderio di vivere viene alimentato, suicidando si alimento il desiderio di voler vivere. Il suicidio si contraddice con la volontà di vivere, in più la volontà di vivere che è eterna poiché ha come unico scopo quello di vivere, ed è eterna. "...non possiamo infatti indicare nessuna sventura che sia grande abbastanza da provocarlo anche solo con molta probabilità in ogni carattere, e possiamo indicarne poche che siano tanto piccole, che altre di ugual peso non l'abbiano già provocato." "Il suicida è uno che, anziché cessar di vivere, sopprime solo la manifestazione di questa volontà: egli non ha rinunciato alla volontà di vita, ma solo alla vita."
  • 22. Iter di salvezza dal dolore Fa una proposta di salvezza vicino a quella delle filosofie orientali. Ci sono diversi modi per allontanarci dal dolore e diversi fasi che lui chiama iter di salvezza dal dolore. Cerca di staccarsi dalla dimensione terrena, non perché pensa di essere un Dio, ma perché fa a meno di quelle che sono le passioni e i desideri. Diversamente dagli stoici che invece accettavano il suicidio. Le vie sono l’arte, l’etica della pietà, l’ascesi.
  • 23. L’Arte L’arte serve per sfogare, ha una funzione catartica, chi vuole estraniarsi dal mondo cerca di esprimere la propria estraniazione, immergendosi in una realtà diversa che è quella di pensare a qualcos’altro. L’arte è un modo per salvarsi ed esistono varie forme d’arti (arti letterarie, musica, arti figurative). C’è una classificazione delle arti, da un livello più basso a un livello più alto. • Architettura • Scultura • Pittura • Poesia e tragedia
  • 24. L’Arte • La musica è un’arte speciale, perché rappresenta l’armonia, quindi è qualcosa che dura di più perché espressione stessa della nostra volontà, quindi ci accompagna in un tempo più lungo, rispetto alle altre arti che sono momentanee. • Si parte dall’architettura perché è la forma d’arte più vicina alla materia, l’architettura è vicina alla dimensione della pietra. Man mano che si va avanti diventano più intellettuali. e forme d’arti materiali sono quelle che durano meno, lo attenuano meno delle altre forme d’arte. Tutte quante sono effimere, si libera dal dolore nel tempo della produzione dell’opera. Perché, finita la produzione, ritorna nel dolore. Non c’è la salvezza per sempre.
  • 25. Etica della pietà e Ascesi 2. Etica della pietà: É una forma di piacere che definiamo nell’ottica di compassione e carità, compassione sta per compartecipazione. É quell’agire e fare per altro, il mio aiutare e ascoltare l’altro nel suo dolore mi distrae dal mio. Nel sentire l’altro ci si distrae dal nostro. Tra le varie virtù dal punto di vista religioso c’è la carità. Ma anche questo è pur sempre effimero. 3. Ascesi: è il grado più alto e più difficile, è un processo che gli orientali chiamano del raggiungimento del nirvana, estasi. Nella fede questo corrisponde alla grazia. Si dà una ragione del dolore e quindi si soffre meno dando un motivo al dolore per poter raggiungere il più grado altro dell’ascesi bisogna passare per: I. castità perfetta II. digiuno III. povertà
  • 26. La musica come diretta rappresentazione della Volontà • Tutte le arti colgono la Volontà in maniera mediata, cioè rappresentando le Idee, mentre la musica è un’immagine immediata della Volontà nella sua trascendenza. Essendo quindi indipendente rispetto alle Idee, «la musica è del tutto indipendente anche dal mondo fenomenico, semplicemente lo ignora, e potrebbe in certo qual modo sussistere anche se il mondo non fosse più affatto, il che non può essere detto a proposito delle altre arti». • La musica ha lo stesso rapporto con la Volontà che hanno anche le Idee: entrambe sono una prima oggettivazione della Volontà. Infatti, le Idee rappresentano le strutture universali del mondo nelle quali si incarna la Volontà: dalle idee più basse di materia inorganica, fino all’Idea più alta di uomo. Analogamente, la musica con la sua forma artistica rappresenta la medesima struttura e la rende sensibile all’uomo.
  • 27. La struttura metafisica della Volontà • L’organizzazione di armonia, melodia e ritmo rappresenterebbero la struttura metafisica che la Volontà imprime al mondo. Infatti, prendendo ad esempio della scrittura musicale la classica armonizzazione a quattro voci, Schopenhauer individua queste correlazioni: • Voce di basso–Materia inorganica: «più pesantemente di tutte si muove il basso profondo, il rappresentante della massa bruta: il suo salire e scendere si realizza solo per grandi intervalli di terza, quarta, di quinta, mai di un solo tono, perché in questo caso sarebbe, per doppio contrappunto, un basso trasportato. Questa lentezza di movimento gli è essenziale anche fisicamente, un passaggio più rapido o un trillo nei bassi non lo si può neanche immaginare». • Voci di accompagnamento (baritono e contralto)-Mondo animale: «L’andamento sconnesso e la determinazione regolare di tutte le voci di accompagnamento sono analoghi al fatto che in tutto il mondo irrazionale, dal cristallo sino all’animale più perfetto, nessun essere ha una coscienza propriamente coerente, che renda la sua vita un insieme organico dotato di senso, e nessuno percorre una successione di sviluppi spirituali, nessun si perfeziona attraverso la cultura, ma tutti rimangono in ogni tempo uguali a stessi, come la loro natura li ha determinati attraverso leggi immutabili». • Voce tenore (melodia)-Uomo: «infine nella melodia, nella voce principale che rappresenta il tutto, che si leva alta, che guida l’insieme e che procede dall’inizio alla fine a propria discrezione, con la coerenza ininterrotta, densa di significato di un unico pensiero, io riconosco il grado più alto di oggettivazione della volontà, ossia la vita e le aspirazioni consapevoli dell’uomo».
  • 28. La critica all’ottimismo Ha fatto una critica a tutte le forme di ottimismo. Schopenhauer fa una critica alle 3 forme di ottimismo. 1. ottimismo cosmico 2. ottimismo sociale 3. ottimismo storico 1. Ottimismo cosmico. L’ottimismo cosmico è la concezione degli uomini secondo la quale il mondo sia perfetto. Si pensi a Voltaire, Spinoza e Leibniz che hanno parlato di un ordine del mondo, giustificando una perfezione, attraverso la ragione, ottimisticamente, hanno tentato di dare un’idea del cosmo che fosse perfetta, comunque ordinata. A questa concezione Schopenhauer fa una critica molto forte, sostenendo che bisogna smascherare le ipocrisie di questi uomini i quali non vogliono vedere la realtà e sottolinea che la vita è un’esistenza di profondo dolore e sofferenza. Secondo Schopenhauer verrà superata la dottrina di un Dio buono e innocente così come è stata superata la dottrina degli epicicli, perché di fronte a questa realtà non è vero che ha fatto un mondo buono.
  • 29. La critica all’ottimismo 2. Ottimismo sociale. Come contesto di riferimento si prende l’uomo nella società. Locke aveva sostenuto che l’uomo nello stato di natura era buono, quindi gli ottimisti passano dalla considerazione che gli uomini sono buoni e cercano di mantenere questa condizione di bontà, attraverso i patti. Per Schopenhauer, non è condivisibile questa dottrina, è molto più vicino a Hobbes che diceva che gli uomini nello stato di natura sono cattivi e malvagi (homo homini lupus). Gli uomini difficilmente usciranno da questa condizione di malvagità anche facendo un contratto, che secondo Hobbes era fatto per paura, se gli uomini hanno paura l’uno dell’altro significa che rimarranno sempre cattivi. Non ha una visione ottimistica nei confronti della società ma permane questo senso di pessimismo anche niella possibilità degli uomini di uscire dalla condizione di malvagità e sofferenza. Gli animali fanno unicamente male per soddisfare la loro fame, gli uomini anche quando non hanno fame, ma semplicemente per far soffrire gli altri e portare dolore. La vendetta è propria degli esseri viventi. 3. Ottimismo storico. Fa la critica all’ottimismo storico, perché nella storia, sono di più i fatti negativi (rivolte, guerre ), piuttosto che quelli di pace. La storia degli uomini è caratterizzata da uomini malvagi che vivono in un mondo che non è il migliore dei mondi possibili.
  • 30. • Grazie a tutti