2. Un preambolo
Innanzitutto un preambolo: le pratiche
senza analisi e pensiero non funzionano. Ci
collochiamo, quindi, all’interno di una
cornice che ci faccia capire esattamente in
quale perimetro giuridico (il)legale ci
muoviamo.
«la democrazia politica, nelle sue diverse
dimensioni, tornerà ad essere adeguata alla
regolazione e al governo dell’economia
globale? O dovrà fare un passo avanti ed
includere anche una “democrazia
economica’’»?
3. Coordinate…
1. “La Chiesa stima degna di lode e di
considerazione l’opera di coloro che,
per servire gli uomini, si dedicano al
bene della cosa pubblica e assumono
il peso delle relative responsabilità.”
(C. Vat. II, Gaudium et spes, n. 75).
2. “La politica è una maniera esigente di
vivere l’impegno cristiano al servizio
degli altri” (Paolo VI, Octogesima
adveniens, 1971, n. 46).
4. E visioni…
Scriveva Alexis de
Tocqueville nel
1847, riflettendo
sulla democrazia in
America:
«il grande campo di
battaglia sarà la
proprietà…».
5. La mano invisibile…
(1750 e oggi)
Sono quasi 870
milioni le persone -
vale a dire una su otto
- che nel biennio
2010-2012 hanno
sofferto di
malnutrizione cronica,
denuncia il nuovo
rapporto ONU sulla
fame nel mondo
6. “… Noi riteniamo che le
seguenti verità siano di per
se stesse evidenti; che tutti
gli uomini sono stati creati
uguali, che essi sono dotati
dal loro Creatore di alcuni
Diritti inalienabili, che fra
questi sono la Vita, la Libertà
e la ricerca delle Felicità;
Che allo scopo di garantire
questi diritti, sono creati fra
gli uomini i Governi, i quali
derivano i loro giusti poteri
dal consenso dei governati…”
Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti
d’America (Philadelphia, 4 luglio 1776)
7. Art. 1
Gli uomini nascono e
rimangono liberi e uguali nei
diritti. Le distinzioni sociali
non possono essere fondate
che sull'utilità comune.
Dichiarazione dei diritti dell’uomo e
del cittadino (Parigi, 26 agosto 1789)
Art. 3
Il principio di ogni sovranità
risiede essenzialmente
nella Nazione. Nessun
corpo o individuo può
esercitare un'autorità che
non emani espressamente
da essa.
8. Stato e Costituzione nell’età
delle rivoluzioni
POTERE
COSTITUENTE
COSTITUZIONE
COSTITUZIONE INDIRIZZO
(Francia):
•Chiama Stato e individui a realizzare
un’impresa collettiva
•Finalistica, teleologica
•Si fonda sull’identità collettiva
COSTITUZIONE GARANZIA
(Stati Uniti):
•Lascia gli individui liberi di
determinare i propri fini
•Disegna un teatro di competizione
•Si fonda sulla limitazione dei poteri
pubblici
9. Il percorso della forma-Stato
Rivoluzione francese (1789) Rivoluzione americana (1776)
Stato di diritto liberale
(Ottocento)
Stato costituzionale
(Novecento)
10. La sovranità in Italia:
titolarità ed esercizio
La sovranità appartiene al
popolo e viene esercitata nelle
forme e nei limiti previsti dalla
Costituzione (art 1 Cost.).
L’esercizio della sovranità
avviene secondo due modalità:
- democrazia diretta (iniziativa
di legge popolare, petizione,
referendum);
- democrazia rappresentativa
(elezioni).
11. I partiti politici
I partiti politici sono associazioni di
persone costituite sulla base di
un’ideologia o di interessi comuni
attraverso le quali i cittadini concorrono
a formare l’indirizzo politico
nazionale.
Dalla disciplina dettata dalla Cost.
(artt. 18 e 49) si desume che essi
- non possono usare la violenza, né
all’interno né all’esterno;
- sono associazioni di carattere
privatistico;
- non possono ricostituire il partito
fascista;
- non possono essere associazioni
segrete o militari;
- non possono iscrivere alcune categorie
di persone (art.98 Cost.:magistrati,
militari, diplomatici, agenti di P.G.).
12. Il sogno delle Nazioni Unite
Il 10 dicembre 1948, l'Assemblea
Generale delle Nazioni Unite ha
approvato e proclamato la
Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani.
Tutti gli esseri umani nascono con
uguali e inalienabili diritti e libertà
fondamentali.
Le Nazioni Unite si impegnano a
sostenere, promuovere e proteggere
i diritti umani di ciascun individuo.
Questo impegno deriva dallo Statuto
delle Nazioni Unite, che riafferma la
fede dei popoli del mondo nei diritti
umani fondamentali e nella dignità e
nel valore della persona umana.
13. La crisi non è meteorologica…
sono passati oltre 10 anni da Seattle
Lee Kyung Hae
14. Il primato della politica
Il multilateralismo è in
stallo di fronte a
interessi confliggenti.
Se la priorità non è
politica (diritti,
giustizia, sicurezza,
equilibrio) ma
economica (Pil,
imprese…) lo stallo è
assicurato
15. Una bella favola: l’International
Trade Organization
La Banca Mondiale e il Fondo
Monetario Internazionale sono stati
istituiti in un incontro tra i 43
“vincitori” a Bretton Woods, ridente
località balneare del New
Hampshire (USA) nel 1944.
A fianco ad essi venne prevista la
creazione di un’International Trade
Organisation (ITO).
Fu ratificata nel 1948 durante la
Conferenza delle Nazioni Unite di
L’Avana.
Il commercio secondo l’Ito: un
sistema di REGOLE
Il Congresso USA ne esaminò più
volte il documento istitutivo, ma
non lo approvò mai
John Maynard Keynes e
Harry Dexter White alla
Conferenza di Bretton
Woods
16. Arriva il Gatt
6 Dicembre 1950: il presidente Truman
annuncia che non avrebbe più presentato il
documento istitutivo dell’ITO al Congresso.
Al suo posto venne elaborato il General
Agreement on Trade and Tariffs (GATT) che
fino al 1995 ha ridotto del 40% le barriere non
commerciali e introducendo misure
Pochi sanno che il GATT ancora esiste
Prima che il GATT compisse 40 anni i suoi
membri decidero che il mondo era
cambiato.
L’ottavo round di negoziati, l’Uruguay
Round, lanciato nel 1986 a Punta del Este,
in Uruguay, raccolse il mandato più
ambizioso di tutti i tempi: far entrare nello
spazio del mercato globale nuovi
“prodotti” (i servizi e la proprietà
intellettuale) e liberalizzare di più i settori
del tessile e dell’agricoltura.
17. E poi la World Trade
Organisation
Cade il muro di Berlino (1989)
Il negoziato doveva chiudersi a fine 1990 ma Stati
Uniti e Europa non si misero d’accordo.
Nel 1991 scoppia la Guerra del Golfo
Nel 1992 con il "the Blair House accord“ firmato
nel 1994, in Marrakesh (Marocco) i think thanks di
Clinton spingono alla creazione della World
Trade Organization, che diventa operativa il 1
gennaio del 1995
Il sistema in vigore ha sei aree:
- l’accordo ombrello istitutivo della WTO
- L’accordo su beni e investimenti (GATT 1994 e
TRIMS),
- L’accordo sui servizi (GATS),
- Quello sulla proprietà intellettuale and
intellectual property (TRIPS);
- Il dispute settlement body (DSB);
- L’organismo di revisione delle politiche commerciali
dei Governi (TPRM).
18. Il canale bilaterale:
le relazioni UE-ACP
Nel 1957 con la firma del
trattato di Roma, istitutivo
della Cee, alcuni Paesi
(soprattutto africani) vennero
associati alla Comunità in
quanto stati o territori
d'oltremare ancora
dipendenti da alcuni dei
Paesi fondatori della
comunità (le ex madri
patrie).
L’associazione era stata
progettata come un grande
contenitore che prevedeva
accordi commerciali e aiuti
allo sviluppo.
19. Arrivano gli EPAs
Il nuovo accordo di Cotonou,
firmato nel giorno del 25°
anniversario della prima
Convenzione di Lomé,
sicuramente in una cosa
appariva innovativo: era
estremamente semplificato
nella sua redazione, essendo
composto di 100 articoli
rispetto ai 369 del
precedente.
Suo obiettivo dichiarato
rimane la creazione di un
nuovo sistema di relazioni
paritarie per la crescita
istituzionale, sociale ed
economica dei paesi ACP,
attraverso il rafforzamento
dei processi d'integrazione
regionale, così da favorire il
loro inserimento nel processo
di globalizzazione economica
mondiale.
20. Le caratteristiche degli EPAs
partnership, che implica diritti e doveri
reciproci (ovvero se ti offro una facilitazione
commerciale devi ricambiare);
dovranno essere costituiti basandosi su
iniziative di integrazione regionale esistenti
fra i paesi ACP per integrare questi paesi
nell’economia mondiale.
devono essere consistenti con le regole
WTO, anzi risultare più avanzati rispetto a
queste ultime.
ESSENZIALE: Gli Epas segnano il
passaggio da un sistema di preferenze
commerciali unilaterali concesse dalla Ue
ai Paesi ACP ad accordi di libero scambio
sostanzialmente reciproci, vale a dire
che impegnano le parti in maniera
sostanzialmente equivalente, andando
oltre quanto negoziato in ambito
multilaterale (WTO).
21. La democrazia economica…
L'Africa è la sola regione dove il numero
delle persone che soffrono la fame è
cresciuto, passando da 175 milioni a
239, con circa 20 milioni che si sono
aggiunti negli ultimi quattro anni.
Soffre la fame una persona su quattro. E
nell'Africa Subsahariana i modesti
progressi registrati sino al 2007 sono
stati ribaltati, e la sottonutrizione da
allora è aumentata del 2% l'anno.
Anche nei paesi sviluppati si è
registrato un aumento del numero
delle persone che soffrono la fame, e
dai 13 milioni rilevati nel biennio 2004-
06 si è passati a 16 milioni nel 2010-12,
invertendo una tendenza costante al
ribasso registrata negli anni precedenti,
a partire dai 20 milioni del biennio 1990-
92.
22. La FAO ha smascherato un
falso mito free trade=fair trade
•Tra il 1999 e il 2002 la FAO ha messo sotto
osservazione 23 Paesi per valutare il
potenziale impatto del WTO Agreement on
Agriculture (AoA) sul commercio dei
prodotti agricoli e la sicurezza alimentare
nei Pvs
•Una prima sorpresa: la maggior parte delle
liberalizzazioni possibili era già avvenuta a
seguito delle condizionalità imposte tra gli
anni Ottanta e Novanta da IMF/WB per i
crediti d’aiuto.
•Parte di queste misure era già stata
imposta attraverso l’Uruguay Round.
23. Paese che vai
stessa situazione che trovi…
15 sono stati selezionati per la loro diversità e specificità
nei livelli di sviluppo, di partecipazione al commercio
globale, di reddito interno. Si va dalla Cina, all’India alla
Guyana.
11 dei paesi esaminati erano rimasti a un reddito
procapite di meno di un dollaro l’anno.
Nel periodo delle riforme il Pil era precipitato in
tutti e 7 i Paesi africani rappresentati, ma
aumentato in Africa e Asia.
La percentuale del Pil dovuta all’agricoltura
andava da meno del 10% (Cile, Peru) a oltre il
40% (Camerun, Tanzania). Molti Paesi non hanno
sviluppato che questo settore.
In tutti i Paesi c’è stata una contrazione della forza
lavoro impiegata
24. Le Nazioni Unite nel 2005 identificano
vincitori e perdenti nella scena globale
L’UNEP (UN Environment program) in un
rapporto con alcuni casi-studio su prodotti
agricoli “sensibili” “è difficile che faccia
fiorire nuovi mercati, in particolare
agricoli, per le nazioni più povere senza
che questo avvenga a spese
dell’ambiente naturale”.
L’UNEP denuncia che i principali
“vincitori” della liberalizzazione dei
mercati sono gli importatori, I
produttori medi e di grande scala,
mentre i “perdenti” sono per lo più i
produttori locali e I piccoli agricoltori, il
cui reddito è sceso in picchiata. L’UNEP
chiarisce anche che i consumatori
possono risultare perdenti anch’essi in
molti casi, perché la riduzione dei prezzi
ai produttori progressiva e drastica non
ha alcun riflesso sui costi finali di alcuni
prodotti, oppure è la qualità a
risentirne.
25. LDCs: Paesi meno sviluppati
Nel 2012, il cuore del futuro,
le popolazioni di ben 48 Paesi
della Terra, 33 in Africa, 14
in Asia e nel Pacifico e uno in
America Latina e Caraibi,
Haiti, che rappresentano ben
il 13% della popolazione
mondiale, ancora
sopravvivono con meno di 1
dollaro al giorno.
26. Trade not aid: davvero?
Trade: il commercio globale cresce nel 2011 del
5.0%, nel 2010 era il 13.8%, ed è cresciuto del
2,5% nel 2012.
Le esportazioni delle economie sviluppate sono
cresciute del 4,7% e quelle in via di sviluppo del
5,4%.
In Africa le importazioni sono cresciute del 5.0%
Si prevede per il mondo in via di sviluppo nel suo
complesso che le importazioni crescano del 6.2%
Gli aiuti, bontà nostra, calano: l’Ocse/Dac
registra un crollo globale del 3,3% negli aiuti
ai Paesi piu' poveri da parte dei Paesi
donatori. Taglio che per i Paesi dell'area
euro arriva al 6,4% rispetto al 2010.
27. I numeri della recessione
Il FMI sostiene che il mondo è cresciuto
appena del 3,3% e del 3,6% nel 2013, e
che il rallentamento in tutte le maggiori
economie minacci sia la ripresa negli Usa,
sia in area euro.
La Cina, che cresceva di un 9,3 nel
2011 andrà al 7,7 nel 2012 per
recuperare all’8% nel 2013
Aumenta la disoccupazione anche in Cina.
Secondo dati della banca Hsbc, il sub indice
dell’occupazione e’ sceso al 47,7% a luglio
rispetto al 48,8% di giugno, il suo peggior
livello del marzo 2009. L’indice e’ in
continua discesa da cinque mesi.
28. E' una de-crescita con meno
lavoro…
Mancano all’appello 200 milioni di posti
di lavoro, ivi compresi i 27 milioni di
nuovi disoccupati dall’inizio della crisi.
74,8 milioni sono giovani.
Il tasso mondiale di disoccupazione non
cambierà da qui al 2016, rimanendo al 6 %
della forza lavoro mondiale.
900 milioni di lavoratori continuano a
vivere, insieme alle loro famiglie, sotto
la soglia di povertà dei 2 dollari al
giorno, soprattutto nei paesi in via di
sviluppo e l’80% dei lavoratori
nell’Africa sub sahariana e dell’Asia
meridionale sono “working poor”.
Nella stessa area l’85% delle lavoratrici
sono precarie. Dal 1997 al 2007 mentre i
fatturati globali crescevano del 4,2%
l’anno, l’occupazione aumentava
appena dell’1,6%.
29. La dimensione europea…
il commissario all’industria
nonché vicepresidente della
Commissione Antonio Tajani
intervistato dice: "Very often I
am told that the European
Commission is too far removed
from the daily reality of small
businesses. We want to address
this gap.
Today, we are giving businesses the
opportunity to identify those areas
and pieces of legislation where we can
make a difference. I am confident
that our enterprises will seize this
opportunity, and I am appealing to
them to make their views known.
Please do not hesitate to let us know
where we could eliminate excessive
burden."
30. Le aree-fardello…
Services: provision of services across borders, recognition of professional
qualifications;
Customs: customs controls and formalities, classification of goods, custom
tariffs;
Employment and Social Affairs: co-ordination and transferability of social rights,
health & safety at work, organisation of working time, social security schemes,
free movement of workers, posting of workers;
Energy: energy supply, energy efficiency, renewable energy;
Product safety: use of standards, demonstrating conformity in the absence of a
harmonised standard, conformity assessment procedures, conformity
assessment involving a conformity assessment body, EU declaration of
conformity, CE marking rules, information/labelling/traceability obligations,
controls / Inspections;
Environment: tackling climate change, air quality/pollutants, biotechnology,
nature and biodiversity, chemicals, industrial environmental audit, eco-labelling,
noise, waste, water;
Business environment: public procurement, company law, intellectual and
industrial property, data protection;
Taxation: VAT, excise duties, other indirect taxes, Direct taxes;
Consumer protection: safe shopping, electronic commerce, legal redress and
settlement of disputes, food safety, animal and plant health;
Transport: transport of goods/ passengers, road transport, maritime / inland
waterway transport, combined/ other transport modes
31. Europa: un peccato originale
La stessa Commissione Delors (1985-1994) ha
collaborato a stretto contatto con la Tavola rotonda
europea degli industriali (ERT) per la creazione di un
mercato unico, la moneta unica, e varie altre iniziative
politiche di alto profilo.
Per Delors, un federalista convinto, l'alleanza con
l'ERT è stato un modo per ottenere un’accelerazione
nell'unificazione europea, dopo molti anni di
stagnazione.
Le grandi multinazionali che appartenevano alla ERT
avevano il peso politico per convincere gli Stati
membri.
Egli può aver fatto questo nella convinzione che
l'integrazione politica su vasta scala e di un’ 'Europa
sociale' avrebbe seguito automaticamente.
L'alleanza con le grandi imprese ha provocato un
progetto di UE neoliberista, che ha scatenato le forze
di mercato che hanno impedito non solo l'emergere di
un'Europa sociale, ma che ora minacciano di
smantellare lo stato sociale rimasto e le altre
conquiste progressiste in una misura mai vista prima.
35. La trappola del “trade in task”
Ci sono due grandi domande aperte nel commercio globale
oggi. La prima è sul “dove si accumula il valore
aggiunto”, e l’altra, che ci riguarda di più oggi è “chi
produce che cosa per chi”. Sono al centro di una
profonda revisione in corso dei modelli e della contabilità del
commercio internazionale.
Il modello teorico del commercio internazionale (leggi
globalizzazione) vuole che viaggino i beni come
sostituto degli spostamenti dei mezzi di produzione.
Con la frammentazione della produzione, però, la
parte di valore aggiunto dai fattori di produzione dei
Paesi di origine dei componenti è estremamente
ridotta.
36. Il commercio dei beni intermedi
La percentuale di input importati
sul totale di input usati per
produrre un’unità nell’area Ocse è
cresciuta tra il 1995 e il 2005 dal
24 al 32%.
Circa il 60% del commercio totale
di beni (fatta eccezione per le
materie prime) è commercio di
beni intermedi. Dato che sale al
70% per i servizi.
Circa il 20% di tutte le merci
esportate dai Paesi in via di
sviluppo fa capo alle Export
processing zones
37. I “vivai” delle funzioni
Gli ambienti più adatti per questo tipo
di produzione sono Export Processing
Zones, (World Bank 2008) che
sarebbero oltre 3mila in 135 Paesi,
darebbero lavoro ad oltre 68
milioni di persone, in gran parte
migranti, per oltre 500 miliardi di
dollari di produzione.
La sola Cina mette al lavoro nella EPZ
40 milioni di addetti, mentre nel resto
del pianeta le presenze sono
raddoppiate tra il 2002 e il 2006
passando da 13 a 26 millioni di
addetti
Le EPZs impiegano circa 1/3 della
forza lavoro globale
38. Il valore aggiunto dove va?
Sfatiamo un mito: anche la Cina si è
fatta fregare dalla fabbrica globale,
nonostante la sua capacità di
programmazione del mercato interno.
Circa 2/3 del commercio di prodotti
industriali realizzati nelle EPZ è
saldamente nelle mani di imprese di
investitori stranieri. E’ sotto questa
spinta che il Paese è diventato
l’esportatore leader a partire dal 2009 e
patisce la crisi degli ordinativi.
La differenza, poi, tra il valore delle
esportazioni manifatturiere e
industriali e il costo delle
importazioni degli input intermedi
riduce il valore aggiunto al 30-35%
dei prodotti esportati.
39. Al centro le funzioni: e le
persone?
Il lavoro è assolutamente
sparito dai diagrammi. Non
è nemmeno considerato un
fattore di produzione.
Banalmente non c’è perché
è una variabile dipendente
dai task.
Con il lavoro, sparisce il
“chi” lavoratore. Il soggetto
è, a seconda delle
prospettive, il prodotto, il
supplier,
l’investitore/azienda.
40. Che cosa ci dice l’Ilo
Grossman e Rossi-Hansberg (2008)
citati dall’Ilo hanno trovato che con il
“trade in task” nei Paesi dove c’è
una scarsa specializzazione nella
produzione, i redditi degli
operatori meno specializzati sono
cresciuti.
Dove c’è produzione specializzata,
l’ineguaglianza nei redditi è
cresciuta nella manodopera
offshore, fatti salvi i profili più
specializzati ed indispensabili.
Nei Paesi di medie e grandi
dimensioni l’offshoring sta
accelerando le disuguaglianze, e
il welfare è in picchiata in
assenza di condizionalità
commerciali.
41. Il gioco dell’Ipod
Usando l’iPod come esercizio sulla
fabbrica globale, Linden, Dedrick and
Kraemer (2009) hann stimato che
questo prodotto e le sue componenti
abbiano creato nel solo 2006 circa
41,000 posti di lavoro in tutto il
mondo.
circa 27,000 sono stati creati fuori
dagli Usa, essenzialmente nella
manifattura a basso reddito.
14,000 sono stati generati all’interno
degli Usa (incluse le vendite) di cui circa
6,000 tra ingegneri e manager d’alto
livello, e circa 8,000 di lavoratori
della distribuzione e non
professionali, molti dei quali non
dipendenti dalla filiera transnazionale
42. Rilocalizzazione: Cina e Usa
Asian Development Bank: «per
evitare la recessione dovuta al
calo delle esportazioni, la Cina
deve concentrarsi sulla
ricostruzione di un forte
mercato interno»
«Although manufacturing in
China can cost a third what it
does in American factories,
small companies are bringing
production back to the U.S.»
The Economist
44. Garrett Hardin:
La tragedia dei “commons”
Era il 1968 quando questo
tranquillo professore di
biologia presso l’Università
della California, a Santa
Barbara, si concentra su:
•La distruzione dell’ambiente
•La crescita demografica
•Le risorse naturali limitate
•La privatizzazione della
terra
45. Si parte da un’evidenza…
Il risultato del fallimento del
modello è la costatazione
dell’ipersfruttamento e del
degrado in cui versano I beni
comuni, distrutti al punto da
non essere più in grado di
nutrire il bestiame nei villaggi.
L’incapacità della proprietà
privata di preservare i beni
comuni genera la tragedia
46. Giù le mani!
“We can avoid tragedy only by
altering our values.” Hardin, 1968
47. “C” factors
per una nuova economia
Comunità
Cooperazione
Conoscenza
Comunicazione
permettono di
generare entrate,
di intensificare i
rapporti sociali e,
soprattutto,
di rispondere ad
obbiettivi che sono
al contempo
economici, sociali e
culturali
48. C’è rete e rete…
I termini "rete" e
"network" sono diventati
centrali sia nel mondo
accademico che nel senso
comune della nostra
società e vengono
sempre più usati in campi
anche molto diversi tra
loro.
Sentiamo sempre più
parlare di società in rete,
rete delle comunicazioni,
rete ferroviaria e
stradale, reti neurali, di
network informatici, ecc…
49. Le tecnologie di rete---
«permettono alle persone
di agire insieme con
modalità inedite e in
situazioni in cui l’azione
collettiva non era mai stata
possibile» (Rheingold 2002:
14);
le reti rappresenterebbero,
dunque, la «forma di
organizzazione sociale
maggiormente innovativa
sviluppatasi di recente,
dopo le tribù, le gerarchie e
i mercati» (Rheingold
2002: 264).
50. Pensiamoci su…
L’individuo biologico più le sue estensioni
ed interconnessioni (…)
Non sono l’uomo vitruviano, racchiuso in
un singolo cerchio perfetto, che guarda il
mondo dalle coordinate della mia
personale prospettiva (…).
Io costruisco e sono costruito, in un
processo mutuamente ricorsivo, che
coinvolge continuamente i miei confini
fluidi e permeabili e i miei network che si
diramano all’infinito (Mitchell 2003: 39)
51. Dove siamo?
«Ce lo eravamo immaginato
davvero come un mercato
diverso quello equosolidale.
Uno spazio a misura dei
piccoli, che fosse efficace,
ecologicamente sostenibile, e
costruisse una relazione più
diretta tra produttori e
consumatori per cambiare
davvero le regole del gioco.
Non è successo, ed è chiaro
che è nostra responsabilità far
sì che qualcosa si modifichi, e
il più presto possibile”. Franz
van der Hoff
52. L’economia solidale, per noi
Il processo verso la realizzazione della
Rete Italiana di Economia Solidale
(RES) è stato inizialmente promosso
dalla Rete di Lilliput (2001) e si è
sviluppato successivamente con il
sostegno delle Botteghe del Mondo,
della Rete dei Gruppi di Acquisto
Solidali, delle organizzazioni della
finanza etica e di microcredito, del
turismo responsabile e reti di
cooperative sociali.
Tale progetto è aperto a tutte le realtà
che già operano, che si sentono parte,
o che comunque intendono agire
ispirandosi ai valori e ai princìpi
dell'economia solidale.
SOGNO GLOCALE
53. Distretto di Economia Solidale (DES):
definizione
DES come
attivazione di
relazioni (rete) e
di flussi
economici di
prodotti e
servizi
all’interno della
rete (Saroldi)
54. Tre principi e un metodo
Valorizzazione della dimensione locale I distretti
intendono valorizzare le caratteristiche peculiari dei
luoghi (conoscenze, saperi tradizionali, peculiarità
ambientali, ricchezze sociali e relazionali). Tali
peculiarità sono viste come ricchezze (stock) da
accrescere e valorizzare e non come risorse (flussi) da
sfruttare a fini di profitto, nella convinzione che, nel
lungo periodo, tale strategia si mostrerà conveniente
anche sotto il profilo economico.
Economia di giustizia (sostenibilità sociale) I
soggetti appartenenti ai DES si impegnano a
mantenere e a favorire condizioni di equità nella
distribuzione dei proventi delle attività economiche,
sia tra i membri dell'organizzazione produttiva, sia fra
le diverse aree del sistema economico (tanto al Nord
quanto al Sud del Mondo).
55. Tre principi e un metodo/2
• Sostenibilità ecologica I soggetti aderenti ai DES si
impegnano a svolgere le propria attività economica secondo
modalità tali da consentire una riduzione dell'impronta
ecologica del distretto e comunque tali da non
compromettere, anche nel lungo periodo, l'organizzazione
vitale (resilienza) degli ecosistemi. Si ritiene strategico, a
tale fine, favorire la chiusura locale dei cicli bioeconomici.
• La realizzazione pratica dei tre principi fondamentali
enunciati viene perseguita attraverso il metodo della
partecipazione attiva dei soggetti, nell'ambito dei
distretti, alla definizione delle modalità concrete di gestione
dei processi economici propri del distretto stesso. Tale
modalità partecipativa presuppone da parte dei soggetti la
disponibilità a confrontarsi e a condividere con altri idee e
proposte su progetti definiti di volta in volta dai diversi
soggetti, comunque nel rispetto di quei "criteri di
appartenenza" che la RES si riserva di definire in seguito, in
armonia ai principi generali della Carta.
56. Un diverso quadro legislativo
Elinor Ostrom recentemente
scomparsa, ha vinto il premio Nobel
per l’economia, con il suo lavoro
“Governing the commons. The
evolutions of institutions for
collective actions”, pubblicato nel
1988, dopo diversi anni di studi e
ricerche.
In esso la Ostrom si pone il
problema fondamentale di come un
gruppo di soggetti, nel testo definiti
“principals”, interdipendenti tra di
loro, possano auto-organizzarsi e
autogovernarsi al fine di ottenere
benefici collettivi di lungo periodo,
superando la tentazione di
comportamenti free-riding e, più in
generale, di tipo opportunistico.
57. Dopo la tragedia, una terza via
Alcuni articoli accademici sulla cosiddetta
“tragedy of the commons” raccomandano
il controllo statale di queste risorse al fine
di salvaguardarne la sopravvivenza.
Altri propongono, invece, di privatizzare
detti beni in modo da garantirne un uso
più efficiente.
Le rilevazioni empiriche, tuttavia,
suggeriscono che né lo stato, né tanto
meno il mercato sono in grado di
assicurare, sempre e in tutte le
circostanze, una sostenibilità di lungo
periodo e un uso produttivo delle risorse
naturali.
La Ostrom prospetta una terza via.
Questa si concreta nella definizione di
istituzioni nuove, appositamente create e
governate direttamente dagli stessi
cittadini, aventi il compito di gestire i
cosiddetti commons.
58. Le fabbriche recuperate
Esperienze come le fabbriche autogestite in
Argentina hanno creato un cambiamento
anche legale nella relazione tra «padroni» e
«lavoratori», provocando un corto circuito
intorno al lavoro.
Pochi ricordano la legge sui «provvedimenti
per il credito alla cooperazione e misure
urgenti a salvaguardia dei livelli di
occupazione», approvata in Italia nell’85, la
legge «Marcora».
Si comincia a studiare e immaginare nuovi
percorsi che possono riguardare il nord come
il sud del mondo, le fabbriche come gli
ospedali, le cave oppure gli alberghi, ma
soprattutto movimenti e singoli lavoratori, se
non altro nutre di speranza l’idea di
cambiamento sociale.
Ma tutto questo è anche un modo, come
suggerisce lo scrittore e giornalista Raúl
Zibechi, per «reinventare la vita dal lavoro».
59. In Ecuador e Bolivia…
I beni pubblici e i
diritti della madre
terra sono entrati nei
testi costituzionali
In Italia la
Commissione Rodotà
ha lavorato per la
riforma della tutela
della proprietà privata
nel Codice civile
60. La Commissione Rodotà
Fra il 1991 e oggi, al fine dichiarato di
ridurre il debito pubblico, l’Italia ha
dismesso beni per un valore
aggregato di 1400 miliardi di euro.
Questa imponente svendita di beni
pubblici è avvenuta al di fuori di
qualsiasi principio giuridico
ordinatore, in una condizione
normativa obsoleta e del tutto
inadeguata.
Nel 2007 fu istituita una commissione
parlamentare, presieduta dal Prof.
Stefano Rodotà per studiare e
proporre una riforma del Libro III
della Proprietà del Codice Civile. Il
disegno di legge, presentato in
Senato, non è mai stato discusso.
61. La Costituente dei beni comuni
Il 13 aprile 2013 a Roma al teatro Valle si è costituita un’inedita alleanza
tra pratiche di lotta e mondo degli studiosi: a partire dagli spazi, dalle
lotte, dalle soggettività che costruiscono conflitto, intelligenza politica e
partecipazione
Si sono riaperti così i lavori di una commissione di studio sulla base dei
risultati della Commissione ministeriale per la Riforma del Libro III
“Della Proprietà” del Codice Civile (Commissione Rodotà).
Il lavoro collettivo si svolgerà su due piani:
a partire dalle innovazioni sperimentate nelle lotte - usi civici, sentenze,
Statuti, .. - indagare quali strumenti giuridici siano da potenziare o da
creare: una produzione giuridico-normativa sui beni comuni che la
Commissione – composta da giuristi e studiosi di alto profilo - possa
ascoltare e tradurre in articolati e proposte legislative.
* la produzione collettiva di una scrittura politica – multitestuale,
partecipata, emendabile e aperta – per potenziare lo spazio pubblico di
discorso e di azione nell'orizzonte condiviso dei beni comuni. Un processo
generativo capace di generalizzare lotte diverse e costruire immaginario.
63. E politica!
«Chi cerca di sfuggire alla terra non trova Dio, trova solo un
altro mondo, il suo mondo, più buono, più bello, più tranquillo,
un mondo ai margini, ma non il Regno di Dio, che comincia in
questo mondo» Dietrich Bonhoeffer