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Matteo, il cantastorie
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Matteo, il cantastorie

  1. Matteo, il cantastorie Le tasse sulla casa... il livello della disoccupazione... la crescita dell'economia... il Matteo nazionale ce le va cantando a destra e a manca; naturale, dunque, l'immediato accoppiamento con i cantastorie di un tempo (forse) non del tutto passato. Il personaggio del cantastorie è quella figura tradizionale della cultura folcloristica che, fino a un paio di secoli fa', andava di villaggio in villaggio, cantando delle storie. I suoi racconti avevano poco a che fare con la verità; nella migliore delle ipotesi, erano delle iperboliche rivisitazioni della realtà, condite da qualche facezia per accattivarsi il popolino ed entrare a far parte integrante del suo bagaglio di conoscenze. Se, a questo, aggiungiamo il fatto che, nelle sue narrazioni, il cantastorie spesso si accompagnava suonando la lira (pur da intendersi come strumento musicale e non quale moneta di scambio), l'accoppiamento con il nostro attuale premier e l'odierno euro (al contempo, morbo e panacea di tutte le parabole economico-finanziarie), a noi pare immediato e naturale. Riviviamo insieme alcune, recentissime (e, per certi versi, esilaranti), esternazioni. Dal vangelo secondo Matteo, 21 luglio 2015: Abbiamo inaugurato una stagione di grande crescita economica: l'Italia è ripartita! Pubblicazione EUROSTAT, 22 luglio 2015: Nei dodici mesi intercorrenti tra il primo trimestre 2014 e il primo trimestre di quest’anno, l’Italia è stata seconda solo al Belgio nel peggioramento del rapporto debito/PIL: siamo passati dal 131,2% al 135,1%, con un incremento del 3,9%. Ancora, dal vangelo secondo Matteo, 31 luglio 2015: Il dato sull'occupazione continua ad avere aspetti positivi e negativi, che non pregiudicano però il segno più. D'altronde, l'occupazione è l'ultima cosa che riparte dopo un periodo di crisi. Pubblicazione ISTAT, 1° agosto 2015: Il tasso di disoccupazione giovanile sale al 44,2% a giugno, e tocca il livello più alto dall'inizio delle serie storiche mensili e trimestrali, del primo trimestre 1977. Sempre, dal vangelo secondo Matteo, 22 maggio 2015: Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti con il nuovo esonero contributivo che ha sostituito una legge ormai divenuta obsoleta. La macchina è ripartita! [L'Italia è ripartita! La macchina è ripartita! Per farsi scrivere gli slogan, forse dovrebbe ricorrere a qualcuno dotato di un minimo di fantasia in più]. Rapporto SVIMEZ sull'economia del Mezzogiorno 2015, 30 luglio 2015:
  2. Il Sud è ormai a forte rischio di desertificazione industriale, con la conseguenza che l'assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all'area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente. Il numero degli occupati nel Mezzogiorno è ancora in calo. E, d'altronde, se si abroga l'unica legge che garantisce un numero minimo di assunzioni nel Mezzogiorno, sostituendola con un'altra che non ripropone gli stessi vantaggi, non pensiamo occorra essere dei geni in economia per predire (senza nemmeno usare la sfera di cristallo) un conseguente aumento della disoccupazione, specialmente nel Mezzogiorno. Lo sappiamo, Matteo, la "Questione Meridionale" è una bella rottura di scatole, che si materializza immancabilmente in ogni campo della vita italiana, fin dal 1861, anno della "presunta" unità nazionale. Ebbene, non vorremo deluderti, ma come ormai perfettamente a conoscenza di chiunque sia dotato di un minimo di cultura, la colpa, la causa, la ragione, la motivazione (scegli pure quella che ti viene più facile) è dovuta alle decisioni a dir poco dissennate, egoistiche e soprattutto incapaci, effettuate dalle amministrazioni del nord. Per intenderci, un po' come quelle che stai continuando a mettere in atto tu. Dobbiamo, peraltro, riconoscere che la palma per la castroneria tributaria più grande partorita dal Governo, continua a rimanere appannaggio della nota Irapiglianculo: - giugno 2014, diminuzione a decorrere dal 2015; - dicembre 2014, annullamento della precedente diminuzione e sostanziale aumento immediato. Orbene, sul fondamento di cotanti inconfutabili precedenti, sentire queste ulteriori favole riguardo all'abolizione delle tasse sulla "prima casa", nonché la "cantata" (fresca di questi giorni): "I soldi in meno della TASI/IMU saranno restituiti integralmente ai Comuni", francamente, ci lascia seriamente perplessi circa il degrado mentale degli oligofrenici che stanno in platea ad ascoltare e ad applaudire. Il prof. Bertrand Russell soleva ripetere: "non perdete mai il vostro scetticismo"; suggerimento sul quale concordiamo al 100%. Purtroppo, però, nel nostro caso, siamo in uno stadio decisamente successivo. Non si tratta nemmeno più di essere scettici, ma di averne la matematica certezza: il nostro cantastorie ci racconta quasi esclusivamente balle (e senza suonare alcuno strumento musicale). Così, per qualunque "addetto ai lavori", sarebbe impossibile (salvo tirarli fuori dal cappello a cilindro insieme all'usuale coniglio) pensare di recuperare i noti 50 miliardi di introiti che vengono assicurati all'Erario dalla tassa sulla "prima casa". Ma, siccome Matteo il cantastorie ci ha spiegato che queste entrate arriveranno a seguito della ripresa economica da lui innestata, e invece, dati alla mano appena sopra riportati, non solo la ripresa economica renziana è l'ennesima balla, ma addirittura siamo ancora in un trend negativo, diventa sicuro oltre ogni ragionevole dubbio che il chimerico annullamento della tassa sulla casa non si potrà verificare.
  3. A maggior ragione, viene da sé che non si potrà far fronte neppure la sopra menzionata restituzione ai Comuni dei soldi loro derivanti da IMU e TASI; soldi che, giova rammentarlo, rappresentano la prima voce di reddito di ogni Comune. Si penserà, allora: pazienza, se non c'è la possibilità, vorrà dire che continueremo a pagare i tributi sulla casa come abbiamo sempre fatto fino a oggi. Sarebbe "bello"... Ci permettiamo, però, di esprimere viva preoccupazione, al riguardo. E' vero, infatti, che le balle, più sono grosse, e più diventano credibili quando le "spari" a voce tonante in diretta nazionale; però, c'è un limite anche all'ignoranza dei creduloni. Ora, ci chiediamo: giunto al redde rationem, a parte magari accompagnare il suo show con uno strumento musicale, cosa diavolo mai si inventerà, Matteo il cantastorie, per sopperire al fatto che la sua millantata cancellazione dell'imposizione sulla "prima casa", è stata solo l'ennesima bufala per acquisire consensi che, come noto, stanno vertiginosamente crollando? Vorremo fortemente sbagliarci, ma l'unica plausibile ipotesi che possiamo azzardare al momento è che, nel migliore dei casi, dopo le solite pantomime parlamentari, ci troveremo di fronte a dei tributi sulla casa che hanno cambiato nome e comportano un'imposizione complessivamente superiore rispetto a quella previgente (oltre a una marea di ulteriori obblighi e adempimenti gratuiti a carico dei commercialisti). E il Premier potrà andare tronfio in TV a gridare: - Avevo promesso di abolire l'IMU, e l'IMU ora non c'è più. - Grazie, troppo gentile; ma si stava meglio quando si stava peggio. Del resto, variare i nomi dei tributi, a parte aumento di lavoro per noi professionisti, significa anche predisporre nuovi modelli di dichiarazione, nuovi software di controllo etc. Dunque, più costi per lo Stato e più ricavi per le società che ne ricevono appalti e commesse: i soldi, da qualche parte, bisognerà pure prenderli e, con la "cantata" rivoluzione copernicana del Fisco, la cosa appare assai ardua, se non impossibile. In conclusione, Amici Lettori, è pronto al decollo dalla rampa di lancio governativa un nuovo bidone per i cittadini italiani... e una doppia fregatura per i commercialisti (che sono colpiti, sia come contribuenti, che come operatori del settore). Quo usque tandem abutere, Matteo, patientia nostra? PS: Essendo, oggi, il 3 agosto, ci sarebbe piaciuto poter augurare buone ferie ai Colleghi. Siccome, però, oramai da anni, le nostre, sono ferie fasulle, eviteremo volentieri di prendere tutti per i fondelli.
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