1. News 01/SA/2018
Lunedì, 01 gennaio 2018
Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi Pesticidi
Nella settimana n.52 del 2017 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta
europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 59 (10 quelle inviate dal Ministero
della salute italiano).
Tra i lotti respinti alla frontiera si segnalano notificati: dall’Italia per aflatossine in
peperoncino proveniente dall’India e per Salmonella in funghi in salamoia
provenienti dal Vietnam; dall’Olanda per Salmonella in semi di sesamo naturale
biologico provenienti dagli Emirati Arabi, per aflatossine in chicchi di nocciole
tostate provenienti dalla Turchia, per Salmonella in mezzo petto di pollo salato
congelato proveniente dal Brasile, per aflatossine in arachidi provenienti
dall’Argentina, per ocratossina A in pistacchi provenienti dagli Stati Uniti, per
Escherichia coli produttrice di shigatossine in manzo disossato refrigerato
proveniente dall’ Argentina e per aflatossine in arachidi provenienti dall’India; dalla
Germania per aflatossine in pasta di fichi proveniente dalla Turchia, per Salmonella
enterica ser. Heidelberg in mezzo petto di pollo salato congelato proveniente dal
Brasile, per conta alta di Enterobacteriaceae in pasto di agnello proveniente dalla
Nuova Zelanda e per Salmonella in filetto di petti di pollo provenienti dal Brasile;
dalla Spagna per aflatossine in polvere di peperoncino proveniente dall’ India, per
aflatossine in fichi secchi provenienti dalla Turchia e per cadmio in astice congelato
proveniente dall’ Ecuador; dal Portogallo per aflatossine in pistacchi senza guscio
provenienti dalla Turchia; dal Regno Unito per assenza di documento comune di
entrata (DCE) per uva secca proveniente dalla Turchia, per assenza di certificati
sanitari e di rapporto analitico certificato per confetti di nocciole ricoperti di
cioccolato al latte provenienti dalla Turchia e per assenza di documento comune di
entrata (DCE) per uvetta proveniente dall’Iran, via Emirati Arabi; dalla Svezia per
aflatossine in nocciole provenienti dalla Turchia.
Allerta notificati dall’ Italia: per mercurio in lombo sashimi di pesce spada
scongelato proveniente dalla Spagna e per istamina in pouring di acchiughe
provenienti dall’Italia.
2. Allerta notificati: dalla Svezia per Garcinia cambogia Desr in integratore alimentare
di origine sconosciuta e per Garcinia cambogia Desr e alto contenuto di caffeina e
di sinefrina in integratore alimentare proveniente dalla Repubblica Ceca;
dall’Olanda per ocratossina A in nocciole di pistacchio salate provenienti dalla
Germania e per aflatossine in pistacchi tostati e salati provenienti dalla Germania,
con materia prima proveniente dall’Iran; da Latvia per sostanza non autorizzata
leucomalachite verde in carpa (Cyprinus carpio) proveniente dalla Lituania; dalla
Slovenia per lisozima non dichiarato in formaggio fuso; dalla Francia per conta
troppo alta di Escherichia coli in vongole vive (Cerastoderma spp.) provenienti dalla
Francia, per enteropatogeni Escherichia coli in formaggio a base di latte crudo
proveniente dalla Francia e per Listeria monocytogenes in formaggio di capra
proveniente dalla Francia; dalla Svizzera per aflatossine in mais e manioca flou; dalla
Germania per benzo(a)pirene e idrocarburi policiclici aromatici in foglie di alloro
provenienti dalla Turchia e per alta conta di Enterobacteriaceae in pasto di agnello
proveniente dalla Nuova Zelanda.
Nella lista delle informative troviamo notificate: dall’ Italia per importazione illegale
di merenda di pesce proveniente dalla Cina, per frammenti di plastica in brioches
integrali biologiche provenienti dall’ Italia, per mercurio in pesce spada scongelato
(Xiphias gladius) proveniente dalla Spagna, per epidemia di origine alimentare
causata da e norovirus (presenza) in ostriche vive (Crassostea gigas) provenienti
dalla Francia e per lattosio e sedano non dichiarati in spiedini di calamari e gamberi
impanati surgelati provenienti dall’Albania; dalla Germania per Vibrio
parahaemolyticus in gamberi crudi senza testa provenienti dalla Tailandia; dalla
Norvegia per clorpirifos in coriandolo fresco proveniente dalla Tailandia; dalla
Slovenia per Salmonella enterica ser. Lexington in sansa di soia secca proveniente
dal Brasile; dalla Svezia per alto contenuto di caffeina e di sinefrina in integratore
alimentare proveniente dall’Ungheria, per non autorizzato nuovo ingrediente
alimentare Hoodia gordonii in integratore alimentare di origine sconosciuta, per
Salmonella in carne di maiale proveniente dalla Germania, per non autorizzato
nuovo ingrediente alimentare Epimedium grandiflorum in integratore alimentare di
origine sconosciuta e per non autorizzato nuovo ingrediente alimentare Polygonum
multiflorum in integratore alimentare di origine sconosciuta; dalla Francia per Listeria
monocytogenes in cervellata di maiale e cavallo proveniente dalla Francia e per
Listeria monocytogenes in funghi enoki provenienti dal Sud Corea, via Olanda;
dall’Olanda per Listeria monocytogenes in involtini primavera di pollo, per colorante
3. non autorizzato Sudan 4 in olio di palma rosso proveniente dal Ghana; da Latvia per
Salmonella enterica ser. Infantis e Salmonella enterica ser. Typhimurium in
preparazione di carne macinata proveniente dalla Lituania; dalla Spagna per
Salmonella enterica ser. Senftenberg in proteine animali trasformate provenienti
dalla Spagna.
Fonte: rasff.eu
Via libera ai fosfati nella carne per il kebab. Per tre voti al Parlamento Eu non è stata
raggiunta la maggioranza necessaria per porre il veto.
Per soli tre voti, il Parlamento europeo non ha raggiunto la maggioranza assoluta
necessaria per porre il veto alla proposta della Commissione Ue di consentire
l’utilizzo di acido fosforico, difosfati, trifosfati e polifosfati (E 338-452) nella carne di
montone, agnello, vitello, manzo e pollame, utilizzata negli spiedi verticali per il
kebab. Per porre il veto e costringere la Commissione europea a presentare una
nuova proposta, serviva una maggioranza qualificata di 376 voti ma quelli favorevoli
sono stati 373, con 272 contrari e 30 astenuti. Contro la proposta di veto si è mossa in
particolare la Germania, dove il “doner kebab” è nato ed è oggi il cibo da strada
più popolare, con circa 16.000 punti vendita, che ne servono tre milioni al giorno.
La proposta di veto era motivata con l’applicazione del principio di precauzione,
dato che una revisione scientifica del 2012 ha mostrato un potenziale collegamento
4. tra additivi fosfatici negli alimenti e un aumento del rischio cardiovascolare. Nel
2013, però, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha affermato che
non è possibile attribuire questo rischio all’assunzione di fosforo in generale e agli
additivi fosfatici. Ma un altro studio scientifico del 2013 ha suggerito un legame tra
diete ad alto contenuto di fosforo e aumento della mortalità nella popolazione
degli Stati Uniti.
L’Efsa farà una nuova valutazione scientifica entro il dicembre 2018 e la
Commissione Ue ha dichiarato che se emergeranno elementi di preoccupazione se
ne terrà conto. Intanto, verrà modificato il regolamento europeo relativo all’elenco
dell’Unione di additivi alimentari, inserendo tra le varie eccezioni al divieto di uso di
additivi fosfatici negli alimenti anche quello per la carne da kebab. In linea
generale, le norme Ue vietano l’utilizzo di fosfati nella preparazione della carne ma il
loro utilizzo è comunque frequente per conservare il sapore e trattenere l’acqua,
grazie a una serie di eccezioni.
Secondo la Commissione europea, l’uso dei fosfati è necessario per estrarre e
scomporre le proteine della carne e formare una pellicola proteica che lega
insieme i pezzi di carne e garantisce un congelamento e una cottura omogenei.
(Articolo di Beniamino Bonardi)
Fonte: www.ilfattoalimentare.it
Salmone di allevamento, il biologico più contaminato del convenzionale. Il test della
trasmissione svizzera Patti Chiari.
5. Il salmone è senza ombra dubbio uno dei pesci più amati dei consumatori. La
maggior parte del pesce in commercio proviene dall’acquacoltura convenzionale,
mentre solo un numero ridotto di allevamenti è biologico. Per valutare la presenza di
contaminanti nel pesce, i giornalisti della trasmissione Patti Chiari in onda
sull’emittente ticinese RSI, nella puntata del 15 dicembre 2017 hanno fatto analizzare
in laboratorio 25 confezioni di salmone (fresco e affumicato) provenienti da
allevamenti biologici e convenzionali, situati in Novergia, Scozia e Irlanda.
Il test ha valutato la presenza di pesticidi, residui di farmaci veterinari, inquinanti
come diossine e PCB, e metalli pesanti. I risultati meritano qualche riflessione. La
buona notizia è che tutti i contaminanti rientrano nei limiti, anche se nei salmoni
allevati in modo bio i livelli di sostanze indesiderate sono fino a quattro volte più
elevati rispetto ai pesci cresciuti in allevamenti convenzionali.
I livelli più alti sono una conseguenza dell’allevamento biologico che, oltre a una
minor numero di esemplari per gabbia (circa la metà del convenzionale) e un limite
ai trattamenti farmacologici (due in tutta la vita), impone un certo tipo di mangime.
I salmoni bio vengono alimentati con una dieta il più possibile simile a quella dei loro
cugini selvatici: la razione di cibo è composta per circa il 60% da farine e oli di pesce
ricavati da pesca sostenibile, ma non biologica, che porta con sé i contaminanti
presenti nel pesce catturato in mare.
Negli allevamenti convenzionali gli animali sono nutriti con un mangime composto
6. per il 75% da vegetali e solo dal 25% da farine e oli di pesce. Questa dieta è
certamente meno “naturale”, ma ha il grosso vantaggio di limitare l’apporto di
contaminanti. Negli allevamenti convenzionali, tuttavia, non esistono limiti ai
trattamenti chimici necessari per evitare la diffusione di malattie e parassiti nelle
vasche sovraffollate, capaci di contenere 100/200 mila esemplari.
Secondo i risultati delle analisi, i salmoni allevati secondo il metodo biologico contengono livelli più elevati di
contaminanti
Negli stessi giorni, un’altra trasmissione svizzera, À Bon Entendeur, si è concentrata
sull’etossichina, un antiossidante sospetto cancerogeno aggiunto a gran parte delle
farine di pesce (l’impiego di questo antiossidante sarà vietato in UE dal 2020). Delle
18 referenze di salmone fresco, affumicato e congelato portate in laboratorio, solo
tre non contenevano residui misurabili di etossichina e di derivati. Si tratta dei
prodotti più economici del test: il filetto congelato Ocean Sea di Lidl, il salmone
affumicato biologico Nature Active del discount Aldi e quello a fette bio di Migros.
Tutti gli altri pesci (convenzionali e biologici), contenevano etossichina anche in
quantità tali da superare i limiti raccomandati per l’assunzione quotidiana.
Come scegliere il salmone? Secondo gli esperti la decisione di non mangiare pesce
per il timore dei contaminanti può essere controproducente per la salute. Il consiglio
è di limitare il consumo di pesce grasso, come il salmone, a una sola porzione alla
settimana e di privilegiare quello da allevamento convenzionale. Il salmone da
allevamento biologico risulta più contaminato e costa anche di più. Il salmone
selvaggio, che sarebbe l’ideale per evitare l’etossichina, non è la scelta ottimale,
perché presenta gli stessi inconvenienti di contaminazione del biologico ed è anche
meno sostenibile da un punto di vista ambientale.
7. Fonte: www.ilfattoalimentare.it
Lista ingredienti a risposta multipla? Risponde l’avvocato Dario Dongo.
Salve Dario,
mi è stato appena regalato un formaggio fresco, Ti allego fotografia. Sono rimasta
molto perplessa dalle modalità con le quali si indicano le informazioni in etichetta.
Che ne pensi?
Buone feste!
Romina
Risponde l’avvocato Dario Dongo, Ph.D. in diritto alimentare europeo
Cara Romina buongiorno,
L’etichetta in esame presenta una grave criticità, nella parte che attiene alla lista
degli ingredienti. La denominazione dell’alimento riferisce infatti a ‘formaggio fresco
di pecora’.
La lista ingredienti è purtuttavia configurata in modo ambiguo. A fronte della
8. presenza di due diverse opzioni – con latte di pecora e latte di capra,
rispettivamente – come se si trattasse di un quesito a risposta multipla. Con un segno
rosso sulla prima risposta, a conferma che il formaggio di pecora è realizzato con
latte di pecora (e guai altrimenti!).
Questo approccio è anzitutto privo di senso, considerato che nella diversa ipotesi
d’impiego di latte di capra (opzione ‘b’ del quesito a risposta multipla) l’etichetta –
recante denominazione ‘formaggio fresco di pecora’ – risulterebbe fuorilegge.
In ogni caso, la rappresentazione in etichetta di notizie differenti relative a una
medesima voce d’informazione – con ‘punzonatura’ o altro segno su quella che
risponde alla singola unità di vendita – può venire ammessa esclusivamente per
designare la sede dello stabilimento. (1)
L’attributo ‘digeribilissimo’, inoltre, si qualifica come un’indicazione relativa alla
salute e comporta perciò l’applicazione della normativa europea su Nutrition &
Health Claims (2) A tutt’oggi però non risulta autorizzato in UE alcun health
claim sulla digeribilità dei formaggi di pecora. Tale indicazione non può quindi
venire ammessa.
La dicitura ‘senza aggiunta di conservanti’ a sua volta è meritevole di
approfondimenti, potendo la stessa venire ammessa solo allorché effettivamente
esistano prodotti simili addizionati di conservanti. (3)
Cordialmente
9. Dario
Note
(1) V. d.lgs. 145/17. Laddove l’operatore responsabile dell’etichettatura disponga di più stabilimenti,
‘è consentito indicare tutti gli stabilimenti purché quello effettivo sia evidenziato mediante
punzonatura o altro segno’
(2) Cfr. reg. CE 1924/06, reg. UE 432/12 e successive modifiche
(3) Incorrendosi, altrimenti, in una violazione del reg. UE 1169/11, articolo 7.3.1. Per le sanzioni
applicabili, si veda l’articolo sul tema
Fonte: https://www.foodagriculturerequirements.com
10. Dario
Note
(1) V. d.lgs. 145/17. Laddove l’operatore responsabile dell’etichettatura disponga di più stabilimenti,
‘è consentito indicare tutti gli stabilimenti purché quello effettivo sia evidenziato mediante
punzonatura o altro segno’
(2) Cfr. reg. CE 1924/06, reg. UE 432/12 e successive modifiche
(3) Incorrendosi, altrimenti, in una violazione del reg. UE 1169/11, articolo 7.3.1. Per le sanzioni
applicabili, si veda l’articolo sul tema
Fonte: https://www.foodagriculturerequirements.com