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Patrimonio dell'umanità dal 1997
I motivi della scelta:
"Le impressionanti vestigia delle città di Pompei ed Ercolano,
e delle ville vicine, inghiottite dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
costituiscono la più completa testimonianza
della società e della vita quotidiana in epoca romana
in un momento preciso della storia.
In nessuna altra parte del mondo
si è mai rinvenuto qualcosa di equivalente,
o che abbia permesso di regalare ai posteri
un quadro di vita così completo
di una città commerciale e di una residenziale,
dell'antica Roma".
Pompei sorge in Campania,
nella fertile pianura del Sarno,
fiume anticamente navigabile,
alle pendici dei monti Lattari
e del Vesuvio.
Pompei è una città ricca di storia,
di religione, di arte e cultura,
grazie agli scavi
che rappresentano uno
dei siti archeologici
più importanti di
tutta Italia e del mondo.
La città fu distrutta
dall’eruzione del 79 D.C.
L'eruzione pliniana
più conosciuta,
non solo del Vesuvio,
ma di tutta la storia
della vulcanologia .
Essa è stata descritta
minuziosamente
in due lettere
di Plinio il Giovane
allo storico Tacito.
Tali lettere costituiscono
la prima descrizione storica
di un'eruzione,
da qui la denominazione
di eruzione pliniana
per questo tipo di fenomeno
particolarmente
violento e distruttivo.
Plinio il Giovane
Plinio il Giovane era stato adottato dallo zio Plinio il Vecchio e viveva nel
golfo di Napoli. Da lì assistette all’eruzione e alla morte dello zio. Quando lo
storico Tacito gli chiese di descrivergli questo tragico evento, Plinio gli
scrisse due lettere grazie alle quali oggi conosciamo le informazioni
sull’eruzione del Vesuvio.
In epoca romana, all'inizio del primo millennio,
il Vesuvio non era considerato un vulcano attivo
e alle sue pendici, ricche di vegetazione,
sorgevano alcune fiorenti città,
che si erano sviluppate
grazie alla bellezza e alla fertilità dei luoghi.
Nell'eruzione, Pompei ed Ercolano
furono completamente distrutte
e molte altre città furono fortemente
danneggiate fra cui Oplonti e Stabia,
dove probabilmente Plinio il Vecchio
trovò la morte all'età di 56 anni.
Il 24 agosto dell'anno 79 d.C.
il Vesuvio rientrò in attività
dopo un periodo di quiete
durato probabilmente circa otto secoli,
riversando sulle aree circostanti,
in poco più di trenta ore,
circa 4 Km3
di magma
sotto forma di pomici e cenere.
L'eruzione ebbe inizio intorno all'una del pomeriggio del 24 agosto,
con l'apertura del condotto vulcanico, a seguito di una serie di esplosioni,
derivanti dall'immediata volatilizzazione dell'acqua della falda superficiale
venuta a contatto con il magma in risalita.
Successivamente una colonna di gas, ceneri, pomici e frammenti litici
si sollevò per circa 15 km al di sopra del vulcano.
Questa fase dell'eruzione si protrasse fino alle otto del mattino successivo,
e fu accompagnata da frequenti terremoti e forti esplosioni.
Nella parte terminale dell'eruzione,
avvenuta probabilmente nella tarda mattinata del 25 agosto,
continuarono a formarsi flussi piroclastici i cui depositi
seppellirono definitivamente le città circostanti
Pompei, Ercolano, Stabia e Oplonti.
mentre una densa nube di cenere si disperdeva nell'atmosfera
fino a raggiungere Capo Miseno.
«Non posso darvi una descrizione più precisa della sua forma
se non paragonarla a quella di un albero di pino;
infatti si elevava a grande altezza come un enorme tronco,
dalla cui cima si disperdevano formazioni simili a rami.
Sembrava in alcuni punti più chiara ed in altri più scura,
a seconda di quanto fosse impregnata di terra e cenere.»
Plinio il Giovane
«Ecco il Vesuvio, poc'anzi verdeggiante di vigneti ombrosi,
qui un'uva pregiata faceva traboccare le tinozze;
Bacco amò questi balzi più dei colli di Nisa,
su questo monte i Satiri in passato sciolsero le lor danze;
questa, di Sparta più gradita, era di Venere la sede,
questo era il luogo rinomato per il nome di Ercole.
Or tutto giace sommerso in fiamme ed in tristo lapillo:
ora non vorrebbero gli dèi che fosse stato loro consentito
d'esercitare qui tanto potere.»
Marziale Lib. IV. Ep. 44
<<Dalla parte orientale, un nembo nero e orrendo,
squarciato da guizzi sinuosi e balenanti di vapore infuocato,
si apriva in lunghe figure di fiamme: queste fiamme erano simili a folgori,
anzi maggiori delle folgori.
Non molto tempo dopo quel nembo discende sulle terre,
copre la distesa del mare. Avvolse Capri e la nascose,
sottrasse al nostro sguardo il promontorio di Miseno.>>
Plinio il Giovane
<<Rischiarò un poco:
non riappariva la luce del giorno,
ma era un indizio
che il fuoco stava per avventarsi sopra di noi.
Ma il fuoco, a dire il vero, si fermò abbastanza lontano.
Fu tenebra di nuovo: fu cenere di nuovo, fitta e pesante.
Noi ci alzavamo ripetutamente e ci scrollavamo di dosso la cenere.
Altrimenti ne saremmo stati coperti
e il suo peso ci avrebbe anche soffocato.
Alla fine quella tenebra diventò quasi fumo o nebbia
e subito ritornò la luce del giorno,
rifulse anche il sole:
un sole livido come suole essere quando si eclissa.>>
Plinio il Giovane
I resti delle città sepolte di Ercolano e Pompei,
vennero scoperti nel 1713,
quando alcuni lavoranti intenti a scavare un pozzo,
trovarono i resti di Ercolano a circa 8 metri di profondità.
A quel tempo comunque, venne data alla scoperta poca attenzione;
Nel 1748, un contadino, scavando per affondare un palo,
nel suo vigneto, incappò in un'antica opera d'arte alla profondità di 4 metri.
Ed ecco che i resti di Pompei cominciarono a venire alla luce.
Questa scoperta portò a ulteriori ricerche,
e l'esatta posizione delle due città venne così accertata.
Gli scavi, mai interrotti, sono fonte di continue scoperte,
che arricchiscono le nostre conoscenze sull’arte e la vita quotidiana
di una vivace città imperiale del I secolo.
Il ritrovamento
Un autentico salto di qualità si ebbe con l'archeologo Giuseppe Fiorelli,
Direttore degli Scavi negli ultimi anni del Regno borbonico.
È sua l'idea di riempire di gesso liquido le cavità
di cui si avvertiva la presenza nello scavo:
l'intuizione che tali cavità potessero essere lo stampo di corpi disfattisi
in uno strato di ceneri compattatesi nel tempo, si rivelò esatta.
I Calchi umani
Affreschi nella
Casa dei Vettii
Affreschi nella
Villa dei Misteri
I mosaici
Il Vesuvio
Si tratta di un vulcano particolarmente interessante per la sua storia
e per la frequenza delle sue eruzioni.
Fa parte del sistema montuoso Somma-Vesuvio ed è alto 1281 metri.
È situato leggermente all'interno della costa del golfo di Napoli,
ad una decina di chilometri ad est del capoluogo campano.
Il Vesuvio costituisce un colpo d'occhio di inconsueta bellezza
nel panorama del golfo, specialmente se visto dal mare con la città sullo sfondo.
Oggi fa parte del Parco Nazionale del Vesuvio.

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Pompei

  • 1.
  • 2. Patrimonio dell'umanità dal 1997 I motivi della scelta: "Le impressionanti vestigia delle città di Pompei ed Ercolano, e delle ville vicine, inghiottite dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. costituiscono la più completa testimonianza della società e della vita quotidiana in epoca romana in un momento preciso della storia. In nessuna altra parte del mondo si è mai rinvenuto qualcosa di equivalente, o che abbia permesso di regalare ai posteri un quadro di vita così completo di una città commerciale e di una residenziale, dell'antica Roma".
  • 3. Pompei sorge in Campania, nella fertile pianura del Sarno, fiume anticamente navigabile, alle pendici dei monti Lattari e del Vesuvio. Pompei è una città ricca di storia, di religione, di arte e cultura, grazie agli scavi che rappresentano uno dei siti archeologici più importanti di tutta Italia e del mondo.
  • 4. La città fu distrutta dall’eruzione del 79 D.C. L'eruzione pliniana più conosciuta, non solo del Vesuvio, ma di tutta la storia della vulcanologia . Essa è stata descritta minuziosamente in due lettere di Plinio il Giovane allo storico Tacito. Tali lettere costituiscono la prima descrizione storica di un'eruzione, da qui la denominazione di eruzione pliniana per questo tipo di fenomeno particolarmente violento e distruttivo.
  • 5. Plinio il Giovane Plinio il Giovane era stato adottato dallo zio Plinio il Vecchio e viveva nel golfo di Napoli. Da lì assistette all’eruzione e alla morte dello zio. Quando lo storico Tacito gli chiese di descrivergli questo tragico evento, Plinio gli scrisse due lettere grazie alle quali oggi conosciamo le informazioni sull’eruzione del Vesuvio.
  • 6. In epoca romana, all'inizio del primo millennio, il Vesuvio non era considerato un vulcano attivo e alle sue pendici, ricche di vegetazione, sorgevano alcune fiorenti città, che si erano sviluppate grazie alla bellezza e alla fertilità dei luoghi. Nell'eruzione, Pompei ed Ercolano furono completamente distrutte e molte altre città furono fortemente danneggiate fra cui Oplonti e Stabia, dove probabilmente Plinio il Vecchio trovò la morte all'età di 56 anni.
  • 7. Il 24 agosto dell'anno 79 d.C. il Vesuvio rientrò in attività dopo un periodo di quiete durato probabilmente circa otto secoli, riversando sulle aree circostanti, in poco più di trenta ore, circa 4 Km3 di magma sotto forma di pomici e cenere.
  • 8. L'eruzione ebbe inizio intorno all'una del pomeriggio del 24 agosto, con l'apertura del condotto vulcanico, a seguito di una serie di esplosioni, derivanti dall'immediata volatilizzazione dell'acqua della falda superficiale venuta a contatto con il magma in risalita. Successivamente una colonna di gas, ceneri, pomici e frammenti litici si sollevò per circa 15 km al di sopra del vulcano. Questa fase dell'eruzione si protrasse fino alle otto del mattino successivo, e fu accompagnata da frequenti terremoti e forti esplosioni. Nella parte terminale dell'eruzione, avvenuta probabilmente nella tarda mattinata del 25 agosto, continuarono a formarsi flussi piroclastici i cui depositi seppellirono definitivamente le città circostanti Pompei, Ercolano, Stabia e Oplonti. mentre una densa nube di cenere si disperdeva nell'atmosfera fino a raggiungere Capo Miseno.
  • 9. «Non posso darvi una descrizione più precisa della sua forma se non paragonarla a quella di un albero di pino; infatti si elevava a grande altezza come un enorme tronco, dalla cui cima si disperdevano formazioni simili a rami. Sembrava in alcuni punti più chiara ed in altri più scura, a seconda di quanto fosse impregnata di terra e cenere.» Plinio il Giovane
  • 10. «Ecco il Vesuvio, poc'anzi verdeggiante di vigneti ombrosi, qui un'uva pregiata faceva traboccare le tinozze; Bacco amò questi balzi più dei colli di Nisa, su questo monte i Satiri in passato sciolsero le lor danze; questa, di Sparta più gradita, era di Venere la sede, questo era il luogo rinomato per il nome di Ercole. Or tutto giace sommerso in fiamme ed in tristo lapillo: ora non vorrebbero gli dèi che fosse stato loro consentito d'esercitare qui tanto potere.» Marziale Lib. IV. Ep. 44
  • 11. <<Dalla parte orientale, un nembo nero e orrendo, squarciato da guizzi sinuosi e balenanti di vapore infuocato, si apriva in lunghe figure di fiamme: queste fiamme erano simili a folgori, anzi maggiori delle folgori. Non molto tempo dopo quel nembo discende sulle terre, copre la distesa del mare. Avvolse Capri e la nascose, sottrasse al nostro sguardo il promontorio di Miseno.>> Plinio il Giovane
  • 12. <<Rischiarò un poco: non riappariva la luce del giorno, ma era un indizio che il fuoco stava per avventarsi sopra di noi. Ma il fuoco, a dire il vero, si fermò abbastanza lontano. Fu tenebra di nuovo: fu cenere di nuovo, fitta e pesante. Noi ci alzavamo ripetutamente e ci scrollavamo di dosso la cenere. Altrimenti ne saremmo stati coperti e il suo peso ci avrebbe anche soffocato. Alla fine quella tenebra diventò quasi fumo o nebbia e subito ritornò la luce del giorno, rifulse anche il sole: un sole livido come suole essere quando si eclissa.>> Plinio il Giovane
  • 13. I resti delle città sepolte di Ercolano e Pompei, vennero scoperti nel 1713, quando alcuni lavoranti intenti a scavare un pozzo, trovarono i resti di Ercolano a circa 8 metri di profondità. A quel tempo comunque, venne data alla scoperta poca attenzione; Nel 1748, un contadino, scavando per affondare un palo, nel suo vigneto, incappò in un'antica opera d'arte alla profondità di 4 metri. Ed ecco che i resti di Pompei cominciarono a venire alla luce. Questa scoperta portò a ulteriori ricerche, e l'esatta posizione delle due città venne così accertata. Gli scavi, mai interrotti, sono fonte di continue scoperte, che arricchiscono le nostre conoscenze sull’arte e la vita quotidiana di una vivace città imperiale del I secolo. Il ritrovamento
  • 14. Un autentico salto di qualità si ebbe con l'archeologo Giuseppe Fiorelli, Direttore degli Scavi negli ultimi anni del Regno borbonico. È sua l'idea di riempire di gesso liquido le cavità di cui si avvertiva la presenza nello scavo: l'intuizione che tali cavità potessero essere lo stampo di corpi disfattisi in uno strato di ceneri compattatesi nel tempo, si rivelò esatta. I Calchi umani
  • 15.
  • 19. Il Vesuvio Si tratta di un vulcano particolarmente interessante per la sua storia e per la frequenza delle sue eruzioni. Fa parte del sistema montuoso Somma-Vesuvio ed è alto 1281 metri. È situato leggermente all'interno della costa del golfo di Napoli, ad una decina di chilometri ad est del capoluogo campano. Il Vesuvio costituisce un colpo d'occhio di inconsueta bellezza nel panorama del golfo, specialmente se visto dal mare con la città sullo sfondo. Oggi fa parte del Parco Nazionale del Vesuvio.