La prima rivista al mondo che tratta tematiche inerenti al turismo ed alla astronomia. Vi presentiamo in versione Beta il primo numero di Settembre 2014. Per maggiori info scrivete a info@turismoastronomicoitalia.com
2. Quest’anno ho scoperto la cosa più bella della vita è stare in montagna con le persone che ami. L’amore è tenere la tua dolce metà abbracciata sotto le stelle.. E’ possibile che non vi piaccia questa foto, però per me è un pezzo della mia anima, perché avevo accanto a me le mie due persone preferite.Il panorama è costituito da sette quadri orizzontali
Nikon D610+ Nikkor af-s 50mm f/1.4 + Vixen Polarie
Primo piano: 50mm f/2.8 iso1000 95sec
Cielo : 50mm f/2.8 iso400 240sec
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CEO & ADMIN TAI
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e.damanti@turismoastronomicoitalia.com
Direttore Editoriale
Fabian Quintana Sánchez
redactio@turismoastronomicoitalia.com
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Collaboratori di redazione
Giovanni Crisafulli
Emilio Sassone Corsi
Veronica Rafaniello
Jean-Francois Consigli
José Luis Carrillo Aguado
Konstantinos Vasilakakos
José Jiménez Garrido
Traduttori
Andrés Felipe Arroyave Muñoz
Johnny Alejandro Agudelo Hernández
L’ultima grande eclisse
dello scorso millennio
Che fai tu, luna, in ciel?
Dimmi, che fai?
I segreti dell’
Universo
Marte riceve
visite
L’osservatorio
astronomico di Nizza
Contenido
Konstantinos Vasilakakos
Fotografo professionista
Veronica Rafaniello
Emilio Sassone Corsi
José Luis Carrillo Aguado
Giovanni Crisafulli
Jean-François Consigli
1
Turismo Astronomico
3. L’universo è da sempre stato fonte di emozioni contradditto-rie:
paura, desiderio, curiosità, fascino, e coloro che meglio
hanno saputo cogliere tali sentimenti e trasformarli in pa-role
sono, senza dubbio, i poeti. Uomini la cui sensibilità li ha
spinti oltre lo studio scientifico del cielo, portandoli a dar vita
a quel caleidoscopio di allegorie, metafore e rappresentazioni
che oggi sono comunemente associate a stelle e pianeti. Da-lla
mitologia greca e latina ai poeti romantici dell’Ottocento
fino alla letteratura del XX secolo, il cielo è stato protagonista
di interrogativi e misteri le cui risposte, sottoforma di versi,
canzoni e rime, sono oggi parte dell’immaginario collettivo.
Prima, fra tutte le meraviglie della distesa celeste, a essere
fonte di miti, credenze e versi poetici è l’ “invidiosa” Luna (per
usare le parole del Bardo). In epoca greca al satellite terres-tre
erano associate tre divinità: Selene (dea della luna piena),
Artemide (personificazione della luna crescente) ed Ecate
(rappresentate la luna calante) che presso i romani divenne-ro
Luna, Diana e Trivia; mentre tra le piramidi d’Egitto esso
aveva il nome di Iside, moglie di Osiride (associato al culto del
Sole). Opposta a quest’ultime è la mitologia norrena, in cui la
luna è trainata, per punizione divina, dal dio Màni, mentre il
sole da sua sorella Sòl. Tuttavia, nella maggior parte dei casi
la luna, con il suo pallore, la sua austerità e malinconia, è as-sociata
alla femminilità (caso vuole, infatti, che la luna come
la donna abbia un ciclo di 28 giorni).
L’idea che la luna, dall’alto del cielo notturno, osservasse
e intervenisse sulla vita terrestre è rimasta viva nel corso dei
secoli, tanto da ritornare nei versi di poeti vissuti in epoca
Che fai tu, luna, in ciel?
Dimmi, che fai?
“La più sublime, la più nobile, tra le Fisiche scienze ella è
senza dubbio l’Astronomia”1 Così scriveva Leopardi, all’età
di soli 15 anni, nell’introduzione a “Storia della astronomia
dalla sua origine fino all’anno MDCCCXI”.
Veronica Rafaniello
Dotorressa in lingue e studentessa di giornalismo e comunicazione
moderna, quando i miti degli antichi dei erano ormai rilega-ti
al ruolo di storie e antiche leggende. Tra tutte le moderne
rappresentazioni della dea Selene è possibile individuare
un fil rouge che da Shakespeare a Leopardi la descrive ora
come “envious”, “silenziosa” ora come “dolce”, “graziosa”.
Nell’ambito della poetica leopardiana, in particolare, la luna
ricopre il ruolo ambivalente di consigliera consolatrice e
fredda divinità celeste distaccata dal dolore umano. Se nel
sonetto “Alla luna” (1819) essa è il benigno interlocutore al
quale il poeta si rivolge quasi a cercare in esso conforto dal
dolore presente e passato, in “Canto notturno di un pastore
errante dell’Asia” (1830) questa è muta osservatrice del do-lore
cosmico. Il “piccolo idillio” ci mostra la luna come rap-presentante
di una natura che funge da spunto riflessivo e
balsamo per l’animo afflitto del poeta, la cui selva interiore
è rischiarata dalla sua luminosità. Tema, questo, che ritro-viamo
nei versi più diversi, dalla letteratura e la musica, alle
personali riflessioni di chi, almeno una volta nella vita, si
è fermato ad ammirare la lucentezza del satellite terres-tre,
dalla cui bellezza, ora pallida e biancastra, ora dorata
o addirittura tinta di porpora, è rimasto incantato e nella
quale ha cercato (e trovato) conforto, ispirazione, speranza.
Con il sopraggiungere del pessimismo cosmico, però, una
nuova immagine della luna emerge dai versi del poeta di Re-canati.
Essa è ora “silenziosa”, “solinga”, “eterna peregrina”
e osserva dall’alto lo svolgersi della vita mortale, muta co-noscitrice
dell’universo. Anche in questo caso la luna è pre-sentata
come l’interlocutrice del poeta, destinataria delle
domande esistenziali che attanagliano la vita degli uomini.
Tuttavia, ella non dà risposta agli eterni quesiti sicché il
testo diviene un monologo in cui il poeta (fattosi pastore),
pur rivolgendo le sue domande alla “Vergine Luna” giun-ge
da solo alla pessimistica conclusione: “dentro covile o
cuna, è funesto a chi nasce il dì natale” (vv. 142-143). La
“Giovinetta immortal” di Leopardi recupera, in questo tes-to,
le caratteristiche divine che rimandano alla mitologia
classica. La Luna è, infatti, rappresentata come una sorta
di divinità immortale, che tutto conosce, ma non si cura
di placare i dubbi dell’uomo, troppo piccolo e insignifican-te
al suo confronto. Rimane, però, un punto di riferimen-to
importante e ricorrente nella poetica leopardiana e in
quella di molti altri scrittori e poeti (primo fra tutti Dante
Alighieri), che ad essa si sono rivolti e si rivolgono tuttora
per trovare, nelle infinità cosmiche, un ordine o una ris-posta
al proprio caos interiore.
Dopotutto, è tipica dell’uomo, sia esso poeta o pasto-re,
la ricerca del sovrumano, del divino, dell’eterno; una
ricerca senza fine che trova terreno fertile nello studio
dell’universo in cui, fuggendo dai limiti della vita mor-tale,
è possibile annegare in “infiniti spazi e sovrumani
silenzi”2.
Referencias
1G. Leopardi, 1830, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia
2 G. Leopardi, 1826, L’infinito
2 Turismo Astronomico Settembre 2014 3
4. Sono un “Cacciatore di Eclissi”. Ne ho viste tante nella mia vita e
spero di vederne molte altre. In questo primo articolo desidero
illustrare l’esperienza dell’eclisse totale di Sole che si è verificata
l’11 agosto 1999, l’ultima dello scorso millennio. Questa, in re-altà,
si ripeterà quasi identica il 21 agosto 2017 negli Stati Uniti e sarà
un’ottima occasione di un bel viaggio astronomico!
L’ultima grande eclisse
dello scorso millennio
Emilio Sassone Corsi
Fisico, presidente dell’Unione degli astrofili italiani. Visitare il mondo attraverso le Eclissi Totali di Sole.
È uno sport tipicamente americano ormai molto diffuso an-che
in Europa e che sta rapidamente diffondendosi anche
tra gli astrofili italiani. È una specie di febbre: nella nostra
mente è ancora vivido il ricordo di un’eclisse precedente e
la volontà di prolungare il desiderio programmando il via-ggio
successivo.
È di questo che ho parlato in un piccolo libro che scrissi
nel 2005, denominato “Il Sole Nero” (Gremese Editore, co-llana
“Astronomia & Dintorni”, 2005) e che, per alcuni ar-gomenti,
vorrei riprendere in questo e nei prossimi articoli
che ho il piacere di scrivere per questa nuova rivista di Tu-rismo
Astronomico.
Mi piace partire da un ricordo che risale alla fine del mi-llennio
scorso. Eravamo nel 1999, precisamente l’11 Agos-to.
Da pagina 117 del mio libro:
“Non potevo mancare l’osservazione della grande eclis-se
totale che avrebbe attraversato tutta l’Europa a pochi
mesi dall’attesissimo cambio del millennio. Era attesa da
molti anni e t utti g li a strofili europei s i mobilitarono con
grande anticipo per osservare al meglio il fenomeno e or-ganizzare
grandi meeting e osservazioni pubbliche. Addi-rittura
ci fu anche chi organizzò un volo su un Concorde per
inseguire il cono d’ombra dell’eclisse e far durare l’eclisse
molto di più di due minuti, quasi quattro.
Il luogo che scelsi era praticamente obbligato: i dintor-ni
di Strasburgo. In questa città, infatti, vive mio fratello
Paolo assieme alla moglie Emiliana. Sono ambedue affer-mati
ricercatori in biologia molecolare e dirigono uno dei
più importanti laboratori di ricerca europei del settore. In
varie tappe, la mia famiglia e io raggiungemmo Strasburgo
in auto partendo dai Castelli Romani dove abitiamo e por-tando
dietro il mio telescopio da campo, uno Schmidt-Cas-segrain
da 200 mm di diametro f/10, acquistato assieme a
mio fratello Paolo molti anni prima.
La centralità dell’ombra non passava esattamente per
Strasburgo, che si trovava leggermente più a sud di una
trentina di chilometri. La mattina dell’11 agosto ci sarem-mo
quindi dovuti spostare verso nord per osservare il feno-meno
nella sua condizione migliore. Il problema più grosso
era rappresentato dalle previsioni meteorologiche: erano
disastrose per tutta l’Inghilterra, la Francia e gran parte
della Germania e dell’Austria.
Erano sicuramente buone più ad est, verso il lago Bala-ton
e Bucarest. Il giorno prima dell’eclisse eravamo ad alcu-ne
centinaia di chilometri dalle condizioni meteo ottimali.
Eravamo disperati! Andammo a Metéo-France che, guarda
caso, si trova a qualche centinaio di metri dall’Istituto di
Biologia Molecolare dove lavorano Paolo ed Emiliana. Par-lammo
a lungo con un meteorologo che ci spiegò dettaglia-tamente
la situazione e ci consigliò di andare in direzione
nord-ovest, verso Metz dove, forse, qualche spiraglio si sa-rebbe
potuto aprire a metà della mattina del giorno dopo.
L’11 agosto, di buon’ora, partimmo nella direzione indi-cata
cercando di raggiungere Metz. C’era molto traffico per
le strade, forse provocato anche dalla febbre dell’eclisse
che faceva muovere tutti alla ricerca spasmodica di un pic
Il percorso dell’eclisse dell’11 agosto 1999 ripreso dal sito della NASA
http://eclipse.gsfc.nasa.gov.
Il percorso dell’eclisse che si verificherà il 21 agosto 2017 ripreso dal sito
della NASA http://eclipse.gsfc.nasa.gov. Sarà un’ottima occasione per un
viaggio astronomico negli USA. Questa eclisse è la consecutiva rispetto a
quella del 1999 nel ciclo di Saros 145.
4 Turismo Astronomico Settembre 2014 5
5. colo squarcio nel cielo completamente coperto di nu-vole.
La totalità era prevista intorno alle 12:30 (ora loca-le).
Vagando per alcune ore ci fermammo scoraggiati nel
parcheggio di un ristorantino in località Pionnes, a 20 km
da Metz. Lì, nonostante il cielo continuasse a essere com-pletamente
coperto, iniziai a montare la strumentazione.
Al fuoco primario del telescopio installai una macchi-na
fotografica con una pellicola Kodak PJ 400 ISO (le ca-mere
digitali non erano ancora così diffuse come oggi!).
Con 2000 mm di lunghezza focale il Sole sulla pellicola
sarebbe risultato di circa 20 mm di diametro; su un fo-togramma
24x36 mm sarebbe entrato a malapena… sem-pre
che fosse apparso fra quelle dannate nubi!
In parallelo al telecopio installai un’altra macchina
fotografica, un teleobiettivo Nikon 300 mm f/2,8 e dupli-catore
di focale. Questa strumentazione mi fu prestata
dall’altro mio fratello Lucio, sempre all’avanguardia in
questo tipo di attrezzature fotografiche. Su quest’altra
camera caricai una pellicola da 100 ISO.
Con il telescopio volevo riprendere l’eclisse con tempi
di posa relativamente corti in maniera da mettere in evi-denza
le protuberanze; con il teleobiettivo avevo invece
l’intenzione di riprendere tutto il fenomeno e soprattutto
l’ampia corona solare. Una volta montato il tutto iniziam-mo
l’attesa. Ogni tanto c’era qualche spiraglio e si vede-vano
il Sole che gradualmente veniva coperto dalla Luna;
erano però visioni fugaci che duravano qualche secondo,
subito dopo il Sole veniva inghiottito nuovamente dalle
nubi. Però qualche speranza iniziava a far breccia nei
nostri animi. La luce solare si abbassava gradualmente;
eravamo però in un parcheggio di automobili e ogni tanto
ne passava qualcuna con i fari accesi, noncurante dello
straordinario evento in corso. Non era certamente il luo-go
migliore per osservare un così importante fenomeno
astronomico. Ma, evidentemente, era un luogo fortunato.
Poco prima della totalità un grosso squarcio tra le nuvole
avanzò e liberò completamente tutta l’area dove la Luna e
il Sole si stavano incontrando. Emozionatissimi, iniziam-mo
l’osservazione, prima con gli occhialini solari, poi, a
eclisse totale in corso, a occhio nudo o con l’uso di bino-coli.
Iniziai a scattare le mie foto. Si ascoltavano grida di
entusiasmo un po’ dappertutto. Ero tesissimo, tremavo,
le ginocchia non mi reggevano. L’attesa così incredibil-mente
appagata e la forte emozione per l’osservazione di
un fenomeno così sconvolgente mi annichilirono: alcune
lacrime iniziarono a scorrere sul viso ma al tempo stesso,
con incredibile freddezza, continuavo a scattare, muove-re
leggermente il telescopio su uno degli assi per centra-
11 agosto 1999, ore 12:33. Fotografia eseguita al fuoco primario di un
Celestron 8”, pellicola Kodak PJ 400 ISO, posa 1/125s. Si osservano
molti dettagli delle protuberanze e un leggero alone della corona.
re meglio l’immagine, scattare nuovamente, cambiare i
tempi, scattare di nuovo. Ed ebbi anche alcuni lunghi se-condi
per osservare a occhio nudo e con il binocolo il Sole
Nero: straordinario! C’erano protuberanze, non coperte
dalla Luna, che fuoriuscivano dal Sole di una bellezza
straordinaria e di una colorazione tra il rosso e l’arancio.
Una addirittura era staccata dalla superficie del Sole: a
forma di “Y” sembrava fluttuare sopra il disco lunare.
Il tutto durò due minuti e qualche secondo. Il Sole
rispuntò dalla parte opposta rispetto a quella dove era
scomparso e ritornò rapidamente la luce. Rimanemmo
esterrefatti, svuotati. CI guardammo negli occhi tra di
noi, con mia moglie, i mie figli, mio fratello. Non credeva-mo
a quello che avevamo visto. Non credevamo di aver
avuto tanta fortuna! E subito dopo ci fu un’unica con-siderazione:
troppo breve! Assolutamente troppo breve!
Volevamo chiedere il replay, magari al rallenty, come si fa
con il videoregistratore. Ma tutto era passato. Grandio-so
ed effimero. Abbiamo rivisto mentalmente quei due
minuti centinaia di volte ma rimaneva solo un ricordo.
Troppo poco!
Il pomeriggio stesso andammo a Strasburgo a far
sviluppare le pellicole. Anche lì fu un momento emozio-nante:
sarà venuto qualcosa? Riuscirò a portarmi dietro
almeno un ricordo fotografico? Appena le vedemmo mio
fratello e io gridammo di gioia! Alcuni fotogrammi erano
davvero strepitosi. Uno di questi, ripreso dal telescopio e
nel quale si vedono dettagliatamente le protuberanze, fu
pubblicato su diverse riviste nazionali e internazionali e
addirittura sulla copertina della rivista The EMBO Jour-nal
(vol 18, number 20 october 15, 1999).
Un bel risultato e una bella soddisfazione. Ora, per
cercare di curare la febbre d’eclisse c’era un’unica medi-cina
possibile: osservarne altre!”
Fin qui il racconto di quegli straordinari momenti che
rimarranno indelebili nella mia mente.
Per un complesso gioco di movimenti astronomici, le
eclissi si ripetono in maniera sostanzialmente uguali a
se stesse ogni circa 18 anni che rappresenta il cosiddetto
“Ciclo di Saros”. Si ripresentano però con la Terra ruotata
di circa 120° rispetto al precedente ciclo. Quindi la stes-sa
eclisse dell’11 agosto 1999 si ripresenterà il 21 agosto
2017 e attraverserà tutti gli Stati Uniti d’America. Sarà
un’occasione unica per andare a visitare questo fantasti-co
Paese e osservare un’altra eclisse totale di Sole!
11 agosto 1999, ore 12:34. Località Pionnes (circa 20 km da Metz, Francia).
Fotografia eseguita con un teleobiettivo 300 mm f/2,8 Nikon e duplicatore
di focale, pellicola Kodak PJ 100 ISO, posa 1/10s. Il Sole è appena uscito
dall’occultazione della Luna formando un cosiddetto “grano di Baily”.
6 Turismo Astronomico Settembre 2014 7
6. L’universo si espande. Ciò accade senza dubbi. No-nostante
prima del 1920 la maggior parte degli
scienziati credeva in un Universo statico che era
esistito da sempre, Edwin Hubble realizzò una se-rie
di osservazioni mediante il telescopio di cento pollici
dall’osservatorio di Monte Wilson, nelle colline di Pasa-dena,
in California. Analizzando lo spettro di luce che
emettono le galassie, Hubble stabilì che tutte le galassie
si stavano allontanando da noi, e che essendo più lon-tane
tra esse si muovono più velocemente.
José Luis Carrillo Aguado
Giornalista scientifico
I segreti dell’
Universo
Effetto Doppler e teoria del colore
Come dimostrò nella sua epoca che l’Universo si espande?
Innanzitutto capiamo un pò il concetto di Effetto Doppler.
Se ascoltiamo la sirena di una volante o di una ambulanza,
mentre il veicolo si avvicina, il suono è ogni volta più acu-to.
Questo è dovuto al fatto che le onde aumentano la sua
frequenza e a sua volta diminuiscono la sua longitudine di
onda, perchè tendono a comprimersi a misura che si avvicini
il veicolo. Quando la volante o la ambulanza si allontanano,
il suono tende a farsi più grave, perchè le onde si allungano.
Dunque, qualcosa di simile accade con la luce. Se una ga-lassia
si mantenesse ad una distanza costante dalla terra, le
linee caratteristiche del suo spettro apparirebbero in certe
posizioni normali o standard. Però se la galassia che si stes-se
separando da noi, le onde apparirebbero allargate o sti-rate,
e le linee caratteristiche si sposterebbero fino al rosso.
In che consiste questo fenomeno, anche conosciuto come
“spostamento verso il rosso”? In questo caso vi spiego un pò
la teoria del colore.
Secondo le dimostrazioni di Sir Isaac Newton, un raggio
di luce solare può essere suddiviso in vari colori dello spet-tro,
dal rosso fino al viola. Si chiamano “colori dello spettro”,
perchè formano parte dello spettro elettromagnetico, che
include onde gamma, onde radio, onde di raggi X, in più la
luce visibile, tra gli altri tipi di radiazoni.
Quindi, quando si parla di “spostamento verso il rosso”, que-llo
che si vuol far intendere è che le onde sembrano allargate
o stirate, e le linee caratteristiche si muovono fino al rosso.
Se le galassie si stessero avvicinando a noi, le onde si muove-rebbero
apparentemente verso l’azzurro.
La scoperta della espansione dell’Universo fu una delle
grandi rivoluzioni intellettuali del secolo XX. Costituì una
sorpresa radicale e modificò completamente le discussioni
sopra l’origine dell’Unverso. Se le galassie si stanno sepa-rando,
sono state unite in passato. Partendo dal tasso attua-le
di espansione, possiamo valutare che effettivamente,
furono molto vicine una all’altra all’incirca dici o quindici
migliaia di milioni anni. Roger Penrose e Stephen Hawking
dimostrarono che la teoria generale della relatività di Eins-tein
implica che l’universo dovette iniziare in una tremenda
esplosione. (Big Bang, così la chiamano gli statunitensi).
Questo spiega un fatto apparentemente familiare. Il cie-lo
notturno è oscuro. L’Universo non può essere esistito da
sempre nello stato in cui lo vediamo oggi. Qualcosa è acca-duto,
all’incirca 13.500 anni fa, che accendesse le stelle, ciò
significa che la luce delle stelle molto distanti ancora non ha
avuto il tempo di arrivare fino a noi. Per questo, il cielo non
brilla nella notte in tutte le direzioni.
Molti filosofi, come Immanuel Kant, credevano che l’Universo
è sempre esistito. Però per la maggior parte della gente, ciò
risultava coerente con l’idea che l’Universo era stato creato,
più o meno nel suo stato attuale, da all’incirca alcune mi-gliaia
di anni.
D’altronde, le osservazioni di Vesto Slipher e Edwin
Hubble durante la seconda decade del secolo XX iniziarono
a rivelare discrepanze rispetto a questa idea. Nel 1923,
Hubble scoprì molte macchie tenui luminose, chiamate
nebulose, che in realtà erano galassie, grandi congiunti di
stelle come il Sole, però a grande distanza da noi. Affinchè
a noi sembrino così piccole e deboli, le distanze dovevano
essere così grandi che la luce proveniente da loro si sareb-be
tardata milioni o addirittura migliaia di milioni di anni
per arrivare a noi. Questo indicava che l’inizio non poteva
essersi prodotto solo da un poco di migliaia di anni.
Qui vale la pena alludere ad un commento fatto dalla
dottoressa in astronomia Silvia Torres e dalla astronoma
e divulgatrice della scienza Julieta Fierro, nel suo libro
“Nebulose planetarie: la bellissima morte delle stelle”. In
questa magnifica opera di divulgazione, ci si rende con-to
che non tutte le stelle si vedono ugualmente brillanti:
incluse alcune che appena si riescono ad osservare. “Gli
astronomi classificano la brillantezza apparente delle
stelle in quello che chiamano magnitudini. Si chiama mag-nitudine
apparente, perchè gran parte delle differenze di
magnitudine si devono alla diversa distanza. Se tutte le
stelle stessero alla stessa distanza, la sua magnitudine
apparente ci darebbe informazioni riguardo alla propia
intensità, però a causa della diversa distanza, la magni-tudine
indica solamente il modo in cui apprezziamo la
brillantezza dalla Terra”. Ricordiamo, ci invitano a riflet-tere
entrambe le autrici, che in realtà tutte le stelle sono
oggetti similari al Sole, però situate così lontane che si ve-dono
come punti di luce.
Distanze
Uno dei grandi problemi dell’astronomia, indicano le au-trici
del libro citato, è determinare le distanze dei diffe-renti
corpi. Per raggiungere questo obiettivo, menzionano
diversi metodi, come il radar, la parallasse, la parallasse
elettroscopica, le stelle variabili e altri metodi, che non ci
fermeremo ad analizzare in questo articolo.
La spiegazione del perchè il cielo notturno è oscuro, è che
nessuna stella potrebbe star brillando da 13.500 anni, il
tempo trascorso dalla Grande Explosion.
Fonti
ASIMOV, Isaac. The Universe. Prentice Hall, New York, 1977.
TORRES, Silvia, Julieta Fierro. Nebulose planetarie: La bella
morte delle stelle.
Secretaría de Educación Pública, Consejo Nacional de Ciencia y
Tecnología, Fondo de Cultura Económica. México, 2009.
HAWKING, Stephen. L’universo nella buccia di una noce. Titolo
originale: The Universe in a Nutshell. Ed. Crítica/Planeta Barce-lona,
España. Novena Edición, mayo de 2003.
HAWKING, Stephen, Mlodinow, Leonard. Traduzione castiglia-na
di David Jou i Mirabent. Il Grande disegno.Titolo originale:
The Gran Design. Ed. Crítica/Planeta Barcelona. Primera Edi-ción
impresa en España: 2010. Primera Edición impresa en Mé-xico:
noviembre 2010.
8 Turismo Astronomico Settembre 2014 9
7. Marte riceve
visite
Il settembre marziano quest’anno vede due avveni-menti
importanti per la ricerca scientifica sul pianeta
rosso. Saranno due le sonde spaziale che entreran-no
nell’orbita marziana. Le missioni, targate NASA
(agenzia spaziale americana) e ISRO (agenzia spazia-le
indiana) avranno due obiettivi simili.
Giovanni Crisafulli
Ingegnere Elettronico
Sonda spaziale MAVEN
Interazione campi magnetici
Magnetometro
La prima con la sonda MAVEN lanciata a bordo del razzo Uni-ted
Launch Alliance Atlas V 401 dallo Space Launch Complex
41 della Cape Canaveral Air Force Station il 13 ottobre 2013.
MAVEN (Mars Atmosphere and Volatile Evolution) avrà il
compito di monitorare l’atmosfera marziana. Sarà a tutti gli
effetti un’indagine sul passato del pianeta. Infatti, analizzan-do
l’atmosfera di Marte per l’arco temporale di circa un anno
si cercherà di scoprire quale evento climatico ha causato la
trasformazione del pianeta da uno ricco di acqua, ancora pre-sente
nel suolo, a un luogo arido ed inospitale.
Ruolo fondamentale avrà il magnetometro che monta a
bordo MAVEN, tramite esso sarà possibile comprendere il
campo magnetico del pianeta e le sue interazioni con quello
solare.
La colpa principale della rarefazione graduale
dell’atmosfera viene attribuita, dalla comunità scientifica,
appunto a questa combinazione fatale, che avrebbe via via
provocato l’allontanamento delle molecole dell’atmosfera dal
pianeta con la loro dispersione definitiva nello spazio.
Nonostante ciò esistono alcune sacche di campo magne-tico
localizzate che potrebbero garantire la presenza di zone
con atmosfera ancora meno rarefatta.
Un grande sforzo è stato fatto dagli ingegneri della NASA
nella progettazione della sonda affinchè fosse magnetica-mente
‘pulita’ e che i dispositivi di bordo non interferissero
con le misurazione e quindi evitare che il magnetometro
misurasse i campi magnetici prodotti dalla sonda stessa.
La missione dell’agenzia spaziale indiana ISRO (l’Indian
Space Research Organisation) porterà la sonda Mars Or-biter
in orbita con anch’essa l’obiettivo di monitorare
l’atmosfera. Però, essendo la prima missione interplane-taria
indiana servirà anche a sviluppare le tecnologie ne-cessarie
per la progettazione, programmazione, gestione e
controllo di una missione di tale portata.
La sonda è l’evoluzione della Chandrayaan 1 inviata da-gli
indiani in orbita sulla Luna ad ottobre del 2008. Questa
volta la sfida è di più alto spessore ed anche questo servirà
ad incrementare l’orgoglio nazionale nel settore delle mis-sioni
scientifiche spaziali.
Andiamo alle date: il MAVEN entrerà in orbita con Mar-te
giorno 21 settembre 2014, Mars Orbiter invece il 24 set-tembre.
Neanche da poco agganciate al pianeta dovranno
fare i conti, come per il resto anche le atre sonde già in or-bita
da tempo, con l’arrivo della cometa Siding Spring che
effettuerà un flyby ad ottobre, rilasciando detriti pericolo-si
che potrebbero compromettere definitivamente il loro
funzionamento. Ma per questo vi rinviamo al prossimo nu-mero
di Turismo Astronomico.
Mars Orbiter Spacecraft
10 Turismo Astronomico Settembre 2014 11
8. L’osservatorio
astronomico di Nizza
Creato nel 1881 dal mecenate e banchiere
Raphaël Bischoffsheim, l’osservatorio di Niz-za
si trova sulla collinetta del Mont-Gros in un
lussureggiante parco di 35 ettari. Per fare di
quest’osservatorio il più efficiente dell’epoca, Bischoffs-heim
ricorse ai più grandi nomi dell’architettura, della
meccanica, dell’ottica e della scienza. Tra loro, Char-les
Garnier, l’architetto del opera di Parigi e di Monte-
Carlo, costrui i quindici edifici d’epoca e Gustave Eiffel,
il famoso ingegnere della torre, realizzò la cupola che
custode il grande telescopio rifrattore.
Jean-François Consigli
Master in astrofisica Anche se possede un ricchissimo patrimonio storico,
l’osservatorio non è un museo dedicato all’astronomia. In-fatti,
l’osservatorio della Costa Azzurra, nome ufficiale, è il
secondo osservatorio astronomico francese dopo quello di
Parigi. L’osservatorio è un centro di ricerca molto produtti-vo,
coinvolto in numerosi progetti scientifici internazionali,
come per esempio il satellite Gaia che compilerà un catalogo
di circa un miliardo di stelle fino alla magnitudine 20 (misu-ra
della luminosità delle stelle).
La visita guidata dell’osservatorio è l’occasione di fare
una bella passegiata di due ore con un splendido pano-rama
sulla città di Nizza e il lungomare. Sulla cresta della
collinetta, dove sono le cupole, la guida vi darà informa-zioni
e sphiegazioni riguardante l’astronomia e la storia
dell’osservatorio. Visiterete così la cupola di Auguste Char-lois,
un talentuoso astronomo che scoprì, un secolo fa, 99 as-teroidi
con un telescopio rifrattore sempre in uso e che morì
assassinato in centro-città dal suo cognato. Vedrete dopo un
telescopio rifrattore, sempre in uso anche lui, che fu costrui-to
solo in 7 esemplari. Con quello, l’astronomo Michel Giaco-bini
scoprì 3 comete fra cui una è responsabile delle stelle
cadenti visibili ogni anno all’inizio d’Ottobre. Per onorare
sua memoria, questa cometa fu chiamata ... 21P/Giacobini-
Zinner. Negli anni 70, il rifrattore fu adeguato per osservare
il Sole : così nacque una nuova branca dell’astronomia qui a
Nizza, l’eliosismologia.
La visita continua con, la più bella di tutte, la grande cu-pola.
Visibile in tutta la città, questa cupola bianca è oggi
ancora la più grande cupola mobile in Europa : misura 24
metri di diametro e pesa circa 100 tonnelatte. Progettata da
lui nel 1885, Gustave Eiffel immaginò un sistema rivoluzio-nario
per ruotare la cupola : fare galleggiarla in una cisterna
a forma di anello grazie al principio di Archimede. Oggi, la
cupola rotola, non gallegia più perchè il sistema si deteriorò
per mancanza di manutenzione durante le guerre mondiali.
La cupola è bellissima! Inoltre, sotto di essa c’è il
grande rifrattore.
All’epoca della costruzione, era il refrattore più grande
al mondo. Oggi, con 18 metri di lunghezza, quello di Niz-za
è il secondo più lungo nel mondo, il più grande è quello
dell’osservatorio di Yerkes, vicino a Chicago. Fa solo un me-tro
di più, cioè 19 metri, ma il rifrattore nissardo è sempre
in uso e contribuisce assiduamente allo studio delle stelle
doppie. Questo rifrattore è uno degli ultimi costruiti nel
mondo, dopo che Galileo Galilei (Galileo non è l’inventore
del cannocchiale) fece sue scoperte nel 1609, e prima di
sviluppare un altro tipo di strumento. Il telescopio rifletto-re
e stato inventato nel 1666 da Isaac Newton.
Il grande rifrattore di Nizza è anche famoso per aver
partecipato alla misura della velocità della luce. Tra 1898 e
1902, Henri Perrotin, primo direttore dell’osservatorio, e la
sua team, misurarono il tempo di volo (andata e ritorno) di
raggi di luce che, attraversando il tubo del rifrattore, si ri-flessero
su un specchio sistemato su una montagna distanta
di 40 km. Il risultato finale fu così preciso che questo valo-re
della velocità della luce rimanerà il valore di referimento
mondiale per circa 20 anni !
Ma il grande rifrattore è anche conosciuto a Hollywood
perchè ha ispirato il regista americano Woody Allen !
Nel’estate 2013, una scena della sua commedia romantica
“Magic Moonlight” fu girata davanti e anche sotto la grande
cupola. Nel film, Stanley (Colin Firth) e Sophie (Emma Sto-ne)
si riparono dalla pioggia sotto la magnifica cupola di 127
anni di Gustave Eiffel. Poi, quando smette di piovere, sotto
la cupola aperta, Stanley comincia ad innamorarsi di Sophie.
1 - Un telescopio rifrattore (o a rifrazione) è un
telescopio che utilizza lenti di vetro, invece di
specchi parabolici come nei telescopi riflettori
2 - L’eliosismologia studia i movimenti della su-perficie
solare. Queste pulsazioni generano
onde sonore o di gravità che si propagano nella
stella e permettono lo studio della superficie al
nucleo.
3 - Il principio di Archimede afferma che un cor-po
immerso in un fluido riceve una spinta dal bas-so
verso l’alto pari al peso del fluido spostato
Webgrafia:
Bischoffsheim : http://fr.wikipedia.org/wiki/Rapha%C3%ABl_Bischoffsheim
Garnier : http://en.wikipedia.org/wiki/Charles_Garnier_%28architect%29
Eiffel : http://en.wikipedia.org/wiki/Gustave_Eiffel
Cometa Giacobini: http://en.wikipedia.org/wiki/21P/Giacobini%E2%80%93Zinner
Perrotin : http://en.wikipedia.org/wiki/Henri_Joseph_Anastase_Perrotin
“Trailer” del film di Woody Allen : https://www.youtube.com/watch?v=LAwbwKURvm0
12 Turismo Astronomico Settembre 2014 13
9. Dark Sky Advisors è un consorzio formato dalla unione della Associazione Astronomica Hubble e dalla impresa Iberus Medio Ambiente S.L. Questo consozio si dedica allo studio, protezione e valorizzazione del cielo notturno come risorsa turistica e come strumento di gestione medioambientale.
Dark Sky Advisors fu la identità incaricata dei processi della certificazione Starlight della Sierra Morenna e Sierra Sur di Jaén, entrambi in Andalucia (Spagna). Conta con una amplia esperienza in classificazione e studio del cielo notturno, caratterizzazione climatica ed effetti al medio ambiente del flusso artificiale della luce fino al mezzo naturale.
Questa identità realizza lavori di misurazione della oscurità del cielo notturno e gestisce i procedimenti della certificazione Starlight per quelle zone che vogliono ottenere questo bollo di qualità astronomica a livello internazionale.
L’equipaffio tecnico di Dark Sky Advisors è composta da un gruppo di otto persone tra cui si trovano astronomi, fisici, chimici, biologi e laureati in scienze politiche ed economiche, un equipaggio multidisciplinare che si occupa dello sviluppo integro dei progetti complessi di valorizzazione del cielo notturno che riguardano differenti setori e realtà di ogni territorio.
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