CONVEGNO: ECONOMIA, AMBIENTE, BENE COMUNE – FOLIGNO 12 GEN 2013 - Relazione Mons. G. Chiaretti
1. CONVEGNO: ECONOMIA – AMBIENTE – BENE COMUNE
FOLIGNO Sabato 12 Gennaio 2013 - Sala Conferenze di Palazzo Trinci - Piazza della Repubblica
RELAZIONE
Mons Giuseppe Chiaretti
1.4
2. NATURA “SACRA”: SACCHEGGIO O TUTELA
Ho dato alla mia relazione questo titolo provocatorio per indicare il taglio delle mie riflessioni,
che intendono indugiare sull’aspetto etico del problema.
Il libro fondamentale dei credenti occidentali (ebrei, cristiani, e in certa misura anche islamici), e
cioè la Bibbia, si apre son un bellissimo inno eziologico al Creatore: “E Dio vide che tutto quello
che aveva fatto era davvero molto bello. Tutto era in ordine” (Gen. 1,31-2,1). C’è addirittura una
alleanza tra il Creatore e la creazione affidata alle cure dell’uomo, il cui lavoro Dio benedice.
Poi venne la provocazione dell’uomo, il quale desiderò farsi come Dio passando per vbie
autonome, e l’equilibrio del tutto ne rimase sconvolto. Ed è tutt’ora tale.
Quel che prima era un “paradiso” (il mitico Hortus amenus dei letterati greci dei letterati greci e
latini), per colpa dell’uomo diventato presuntuoso e arrogante in un mondo di fatica e di
sofferenza. Il creato, comunque, rimase bello, un Kosmos faticoso ma bello: così è giunto a noi.
Teniamo però ben presente che in ogni caso, pur sapendo del suo destino per entropia (seconda
legge della termodinamica), questo mondo ci è stato dato in prestito, non in proprietà, ed anzi
dobbiamo conservarlo bene per poterlo trasmette integro ai nostri figli, i quali ci dovranno vivere
anch’essi per realizzar visi come uomini.
Ed ecco allora l’interrogativo, che è non solo di ragione ma anche di fede: come lo conserviamo?
1. Gli antenati,, in passato, hanno cercato di usarlo e di conservarlo al meglio, secondo le loro
capacità. I pagani, ad esempio, usavano aver cura del prodotto della terra con preghiere e
processioni, le Ambarvaglie e le Rubigalie. I Cristiani hanno ripreso quest’uso, ben sapendo che
anche i ritmi della natura rientrano nel dominio del Creatore e della sua Provvidenza, e dettero
vita già nel sec., VI alle Rogazioni, e cioè a processioni tra i campi con lustrazioni e invocazioni
per chiedere protezione a Dio sui frutti del lavoro,visto che dalla terra viene il cibo, e vista anche
la cura che il seminatore deve avere nel suo campo, come dice Gesù in più parabole (Mt. 13, Mc.
9, Lc. 9). In caso di infestazioni di insetti ed altri animali nocivi si facevano preghiere con
formule deprecatorie.
Il 3 maggio poi, festa della Croce, usa ancora piantare nei campi piccole croci di palme e candele
benedette, e per la festa di S. Antonio a gennaio (un santo anacoreta e mistico, deputato
protettore degli animali), benedire anche in città gli animali domestici “da compagnia” (/cani e
gatti con vari abbigliamenti).
Tutto questo, ed altro ancora, sta a dimostrare ancor oggi, da parte della Chiesa la cura della
natura, terra e animali, così necessari per la sopravvivenza.
Quando non si conoscevano ancora i pesticidi chimici anticrittogamici e altre sostanze velenose
per distruggere parassiti ed erbe nocive, si ricorreva direttamente al Padrone delle messe.
Questi sistemi pacifici, legati alla fede dei semplici, hanno funzionato abbastanza bene per
secoli.
La Chiesa, quindi, ha molto a cuore la salvaguardia del Creato, di questo habitat bellissimo ma
pur sempre deperibile per l’uso sciagurato che l’homo sapiens, spesso così poco intelligente, ne
fa e probabilmente continuerà a farne.
Siamo in Umbria e dobbiamo almeno menzionare due personalità, sui la cultura e la storia
europea, e non solo italiana, devono molto: Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi.
2.4
3. Se la pianura umbra non è più un lacus umber, con le triremi che arrivavano fino al Clitunno, lo
si deve anche all’abilità bonificatrice dei monaci benedettini e alla inventiva agricola e
organizzativa delle celle monastiche, , disseminate nel territorio bonificato, dove i monaci
trasformarono i loro insediamenti in delle Silicon Valley ante litteram, come li ha definiti uno
studioso.
A Francesco poi, l’uomo che sposo integralmente Madonna Povertà mostrando radicale distacco
dell’interesse economico, che purtroppo regna oggi sovrano in “quest’aiuola che ci fanto feroci”,
si deve quel grido di ammirazione, dall’alto del Monteluco di Spoleto, per la bella campagna
umbra: Nihil iucundius vidi valle mea Spoletana!
È suo quell’attestato d’amore a Dio creatore, giunto a noi come Cantico delle Creature, per le
quali, dice ripetutamente Francesco, Laudato sii, mi Signore!
Quanto poi oggi valga ancora quel grido di ammirazione di Francesco per la bella valle umbra,
suggerisco di guardarlo dall’alto del monte Subasio.
Si vedrà uno spettacolo non proprio “giocondo”, con una pianura tagliata da un asse stradale
rettilineo stracolmo di cementificazioni: quelle di innumerevoli supermercati, non ignoti (si dice
…) alle stesse cronache mafiose!
Addio, verde Umbria dei miei ricordi giovanili!
2. Arrivo ai nostri giorni. Nella Chiesa Cattolica, come nelle altre comunità e chiese cristiane
dell’Europa, da sette anni si celebra, per una iniziativa ecumenica, la Giornata del Creato, con
modalità e tematiche concordate.
Si celebra il 1° settembre di ogni anno, per rispetto al Patriarca di Costantinopoli che l’ha
promossa e che il 1 settembre d’ogni anno apre l’anno pastorale della sua Chiesa.
È parsa buona scelta da tutti accolta, anche se per la Chiesa Cattolica d’Italia ci sono ancora
disattenzioni organizzative per le ferie estive in corso.
Quest’anno la Giornata del Creato s’è tenuta ad Alviano, bel luogo naturalistico, nell’8°
centenario d’un singolare “miracolo delle rondini” che vide protagonista Francesco d’Assisi,
come narra il biografo Tommaso da Celano, Francesco, giunto in quell’oasi di verde, intendeva
predicare alla popolazione in attesa, ma le rondini garrivano così rumorosamente che Francesco
dovette pregarle di tacere: “Sorelle mie rondini, ora tocca a me parlare, perché voi lo avete già
fatto abbastanza. Ascoltate anche voi la parola di Dio zitti e quiete, finché il discorso sia finito!”
Le rondini, manco a dirlo, si quietarono subito con grande stupore della gente, che diceva:
“Veramente quest’uomo è amico dell’Altissimo!” Conclude il cronista:” Era davvero cosa
meravigliosa, perché proprio le creature prove di ragione sapevano intendere l’affetto fraterno e
il grande amore che Francesco nutriva per esse!”
Tali giornate sono state celebrate in passato in più luoghi significativi per la bellezza
dell’ambiente l’isola Polvese nel lago Trasimeno, la gola del Bottaccione a Gubbio, la cascata
delle Marmore, le Fonti del Clitunno e quest’anno l’Oasi di Alviano: una sorta di circuito della
“verde Umbria”, anche se è un verde che a poco a poco va scolorendosi.
Il tema della giornata di Alviano era:” Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della
terra”. Manco a farlo apposta, quelli furono i giorni terribili del grande incendio dei boschi lungo
la Flaminia, tra Trevi e il passo della Somma, incendio acceso coscientemente dai piromani, che
causò il blocco stradale per più giorni.
3.4
4. . Fu un chiaro esempio dei tanti danni che può fare l’uomo alla natura.
Come non ricordare i roghi di quei giorni nel sud dell’Italia con le gomme d’auto e i cumuli
d’immondizie putride, gestiti da malavitosi?
A fare l’elenco dei tanti delitti contro la natura non si finisce presto, essendo vasto ed articolato
il campionari odei mali della natura: incendi dolosi a ripetizione, cacciagione indiscriminata,
inquinamenti di falde acquifere, cementificazione ad oltranza, urbanizzazione selvaggia senza o
con insufficienti piani regolatori, e quindi tutti i problemi del suolo e del suo uso, i rapporti
ambiente-salute (vedi il caso Taranto), la biodiversità, l’utilizzo e lo smaltimento di materiali
pericolosi (ad esempio l’amianto), il forte consumo di suolo, la desertificazione progressiva di
ambienti un tempo abitati, e via di questo passo.
Sono problemi non solo sociali ma anche polirci, giuridici, etici; e non solo a livello locale, ma
anche a livello nazionale e internazionale.
Altra fonte di preoccupazione sta diventando anche ilo tentativo abbastanza “segreto” di
manipolazione dell’ambiente ad opera della bioingegneria in fase non più sperimentale , con
inseminazioni dell’atmosfera di cui non si conoscono gli esiti e delle quali l’opinione pubblica
non è a conoscenza.
Come si vede, già solo a declinare un ordine del giorno, il problema è molto intrigante, e la
salvaguardia del creato non è più solo una faccenda accademica o religiosa, ma una questione
grave sempre più urgente.
Da non lasciare in mano ai politici arruffoni.
3. Scriveva Luigi Einaudi in tempi non sospetti: “La lotta contro la distruzione del suolo italiano
sarà lunga e dura. Ma è il minimo compito di oggi, se si vuole salvare il suolo in cui vivono gli
italiani”. (Corriere della Sera, 15,12,1951).
Diceva il grande Alcide De Gasperi: “Il buon politico pensa ai figli (e cioè al loro domani, agli
altri), non ai propri interessi”.
Ha scritto nel 2009 papa Benedetto XVI nella enciclica Caritas in veritate: “L’uomo interpreta e
modella l’ambiente naturale mediante la cultura, la quale a sua volta viene orientata mediante la
libertà responsabile, attenta ai dettami della legge morale.
L’ambiente naturale però non è una materia di cui disporre a piacimento, ma opera mirabile del
Creatore, recante in sé una “grammatica” che indica finalità e criteri per un utilizzo sapiente, non
strumentale ed arbitrario.
Oggi molti danni allo sviluppo provengono proprio da queste concezioni distorte, come quelle
che riducono la natura ad un semplice dato di fatto, di cui disporre a piacimento o a capriccio;
o,ll’opposto, la considerano più importante della stessa vita umana” (n. 48).
Né mitizzazione idolatrica, quindi, né sfruttamento irrazionale, ma amore, rispetto, custodia per
una fonte di benessere non rinnovabile.
C’è da sviluppare perciò una ecologia valoriale, di cuore, fatta di liberazione dall’egoismo
irrazionale e ottuso, che si impone prima ancora della stessa ecologia del creato. Una ecologia
che passa per le vie d’una sobrietà intelligente e dello sviluppo dei beni relazionali, più e prima
ancora dei beni economici.
E questo dipende dalla nostra volontà informata: non prendiamocela con il destino!
+
Giuseppe Chiaretti
4.4