1. ARCHITETTURA
ROMANICA IN SARDEGNA
Durante il medioevo, tra il X e il XIV secolo, la Sardegna era divisa in giudicati:
quattro stati indipendenti
nati dalle ceneri delle più antiche giurisdizioni bizantine
con ciascuno a capo un proprio Giudice: ossia un principe sovrano.
La
Sardegna
dei
giudicati
2. In un periodo di circa di 300 anni, l'isola raggiunge uno dei punti più alti della
sua storia dell'architettura:
gli interessi economico-commerciali di Pisa e Genova, l'insediamento di
ordini monastici italiani e francesi, le relazioni con la Spagna ...
determinarono nell'isola la presenza di maestranze continentali e quindi
l'apporto di modelli e stili d'oltremare rendendo l'architettura sarda
medievale partecipe dei movimenti artistici europei dell'epoca.
3. Il giudicato di Arborea fu quello più longevo, durando oltre il 1400.
Nelle costruzioni si manifestano i tratti caratteristici dell'architettura
sarda del periodo. Come per esempio: il motivo toscano della dicromia
presente nelle chiese del S. Paolo di Milis e nel S. Palmerio di Ghilarza,
gli elementi di derivazione Ispano-Araba nell'impaginazione delle
superfici parietali della S. Maria di Bonarcado, l'impostazione
borgognona cistercense nella stereometria del S. Gregorio di Solarussa.
4. Il primo edificio romanico dell'isola
è la basilica di San Gavino a Porto Torres.
fu fatta costruire dal Judike Gonnario Comita, poco dopo lo scisma del 1054. La
nuova basilica fu eretta presso un'area dove vi erano una necropoli
paleocristiana e due antiche basiliche databili al V - VII secolo, il Judike per
costruirla aveva incaricato maestranze provenienti da Pisa
5. Alla morte di Gonnario gli succederà il figlio Barisone I
che proseguirà nella costruzione della basilica.
Nel contempo si apre la stagione dell'immigrazione degli ordini monastici
nell'isola.
6. A seguito di questo fenomeno, tramite il notevole impegno finanziario
della nobiltà locale (mayorales), furono fondate numerose chiese
private, si ebbe così lo sviluppo dell'architettura romanica che, assunse
caratteri particolarmente originali.
Per diversi decenni
arrivarono nell'isola
rappresentanti di
numerosi ordini
religiosi fra i quali:
i camaldolesi,
i vallombrosani,
i cistercensi e
i vittorini.
7. Non mancano esempi di architetture di derivazione
esclusivamente lombarde come nel caso della chiesa di san
Pietro di Zuri del maestro Anselmo da Como.
8. Nel romanico sardo nei secoli X e XI, troviamo un «particolare
atteggiamento» di fronte alle due nuove correnti lombarda e toscana che
spesso vengono fuse producendo dei risultati inediti. Come nel caso del San
Nicola di Trullas (1113) a Semestene (SS) e della cappella palatina di
Santa Maria del Regno (1107) ad Ardara
I CAMALDOLESI
9. Nelle architetture romaniche della Sardegna si possono evidenziare
numerosi esempi di chiese di stretta derivazione toscana come la
basilica di Saccargia a Codrongianos e la Cattedrale di Santa Giusta
dell'omonimo centro (OR)
10. 1) La basilica della Santissima
Trinità di Saccargia
ESEMPI SIGNIFICATIVI:
11. In stile romanico Pisano Fu completata nel 1116 sulle rovine di un monastero
preesistente per volontà di Costantino I giudice di Torres e affidata ai monaci
Camaldolesi che vi fondarono la loro abbazia.
In seguito furono eseguiti,
da maestranze di scuola
pisana, lavori di
ampliamento(1118 -1120)
l'allungamento dell'aula,
l'innalzamento delle pareti,
una nuova facciata e la
costruzione del campanile.
Il portico sulla facciata fu
probabilmente aggiunto in
seguito, quando la chiesa
era già ultimata, ed è
attribuito a maestranze
lucchesi.
12. L'interno ad aula unica con transetto sul quale si affacciano tre absidi. La facciata
è preceduta da un portico che ha un tetto a capanna intervallato da sette archi
a tutto sesto poggianti sui pilastri, al centro sulle bianche colonne ci sono dei
capitelli decorati da quattro figure mostruose. A nordovest si erge il campanile
quadrangolare comunicante con il transetto. Nella parte posteriore della chiesa si
aprono 3 absidi, di cui il centrale più alto e ampio; mediante archi a tutto sesto si
accede ai due bracci del transetto, dove si aprono 2 cappelle voltate a crociera.
13. Alla fine del XII secolo l'abside centrale fu affrescata da un ignoto artista
proveniente dall'Italia centrale, unico esempio in Sardegna di pittura murale
romanica ben conservata. Affresco in cui risalta la figura del Cristo in mandorla
(così definito per l'aureola a forma di mandorla).
14. 2) La chiesa di Santa Giusta
terzo decennio del XII sec.
15. La facciata presenta motivi di
chiara derivazione toscana,
quali il timpano capeggiato al
centro dalla losanga
gradonata e il portale
architravato con arco di
scarico che sottintende una
croce scura. Questi elementi
sono inseriti in un disegno di
lesene e arcate a spigolo vivo
su una superficie liscia che non
lascia capire precisi modelli di
derivazione, come anche la
grande finestra trifora, sopra il
portale risulta lontana da
esempi toscani.
16. Il fianco sinistro (sia quello alto che quello della navatelle) è ripartito da
lesene, montate su plinti cubici e capitello a sguscio, in nove specchi;
ognuno contiene due archetti sostenuti, al centro, da un peduccio a
sguscio. Nel secondo, quarto, sesto e ottavo specchio (sia in alto che in
basso) si aprono monofore centinate a doppio strombo. Nel quinto
specchio è presente il portale laterale con timpano in trachite scura.
18. All’interno la chiesa è divisa in tre
navate, quella centrale con
copertura lignea, le laterali più
basse con volte a crociera, in
accordo con prototipi pisani.
Colonne e capitelli, che
sorreggono le arcate di
separazione tra le navate, sono di
spoglio, cioè provenienti dalle
rovine della antica città di Tharros.
Per questa ragione non c’è
uniformità nei sostegni, per cui si
vedono colonne scanalate in
verticale, elicoidalmente o lisce, in
marmo bianco venato grigio o
rosso, con capitelli ionici, dorici e
corinzi; solo quelli inseriti nelle prime
due colonne a sinistra e sulla
seconda a destra sono costruiti per
il sito e mostrano nella fattura
caratteri che sembrerebbero di
derivazione islamica.
19. Il presbiterio è rialzato per la
presenza di una cripta,
elemento raro per una
architettura di periodo
romanico che deriverebbe
forse dalla presenza in
origine in quel luogo di un
martyrium, cosa non
improbabile visto il
carattere cimiteriale che
aveva la zona in età più
antica.
20. 3) La chiesa di San Pantaleo edificata tra il XII e il XIII sec.
21. edificata in pietra arenaria, in stile romanico con alcune concessioni al
gotico, risalenti all'ultima fase costruttiva (fine del XIII secolo). La facciata, i
fianchi, l'abside a il campanile sono ornati da lesene e archetti pensili,
lavorati con una grande varietà di decori scultorei, raffiguranti motivi
geometrici, motivi antropomorfi e animali mitologici..
22. Sul lato nord a fianco all'ingresso laterale è presente
una sorta di edicola o di protiro che probabilmente era
anteposto ad un ingresso (attualmente murato).
Questo elemento è costituito da due colonne che
sorreggono un sarcofago di epoca romana sul quale a
sua volta si elevano due colonnine che sorreggono
una volta a sesto acuto.
23. L'interno è a tre navate, divise da
pilastri cruciformi e polistili in stile
gotico; interessanti i capitelli scolpiti,
dove sono rappresentate scene
evangeliche, tra cui l'Adorazione dei
magi e la Natività.
24. Numerosissime anche le architetture di derivazione francese, realizzate per
conto dei monaci di Marsiglia da maestranze provenzali, in alcuni casi
coadiuvate da maestranze locali. Fra queste la chiesa di San Platano a
Villaspeciosa, San Gemiliano a Sestu, San Saturnino di Ussana. nell'isola non
agirono esclusivamente i benedettini di San Vittore, ma anche altri ordini
d'oltralpe quali i cistercensi e i templari.
SAN GEMILIANO - SESTU
25. Frequente la presenza di un campanile a vela negli edifici di modeste
dimensioni, o di una torre campanaria in quelli più importanti.
26. Spesso si trova la presenza di un campanile isolato o annesso
alle absidi, come nell’esempio di Nostra Signora a Tergu.
27. Non mancano esempi di originale rarità, come in San Gregorio a
Solarussa.
28. Gli elementi esterni che caratterizzano il Romanico in Sardegna,
riprendono motivi di derivazione pisana e araba, ma non mancano
esempi di altra derivazione.
Motivi decorativi frequenti sono: nicchie, lesene, cornicioni e arcatelle.
29. La scansione delle murature
esterne con arcate
cieche e lesene, spesso
trattate plasticamente.
30. La facciata è articolata con un nartece, un portico, o comunque un portale
plasticamente definito; spesse volte sono presenti un rosone o una finestra.
31. Varia e ricca presenza
di materiali lapidei
caratteristici del
territorio con varianti
locali , quali:
trachiti
tufo
arenaria
basalto
pietra calcarea
granito
32. La chiesetta di San Nicola fu edificata con ogni probabilità nel primo o secondo
decennio del XIII secolo, ad opera dei Pisani, ai piedi del Monte del Castello di
Quirra. Rappresenta l’unico esempio in Sardegna di costruzione romanica
realizzata in mattoni rossi.