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ARCHITETTURA
ROMANICA IN SARDEGNA
Durante il medioevo, tra il X e il XIV secolo, la Sardegna era divisa in giudicati:
quattro stati indipendenti
nati dalle ceneri delle più antiche giurisdizioni bizantine
con ciascuno a capo un proprio Giudice: ossia un principe sovrano.
La
Sardegna
dei
giudicati
In un periodo di circa di 300 anni, l'isola raggiunge uno dei punti più alti della
sua storia dell'architettura:
gli interessi economico-commerciali di Pisa e Genova, l'insediamento di
ordini monastici italiani e francesi, le relazioni con la Spagna ...
determinarono nell'isola la presenza di maestranze continentali e quindi
l'apporto di modelli e stili d'oltremare rendendo l'architettura sarda
medievale partecipe dei movimenti artistici europei dell'epoca.
Il giudicato di Arborea fu quello più longevo, durando oltre il 1400.
Nelle costruzioni si manifestano i tratti caratteristici dell'architettura
sarda del periodo. Come per esempio: il motivo toscano della dicromia
presente nelle chiese del S. Paolo di Milis e nel S. Palmerio di Ghilarza,
gli elementi di derivazione Ispano-Araba nell'impaginazione delle
superfici parietali della S. Maria di Bonarcado, l'impostazione
borgognona cistercense nella stereometria del S. Gregorio di Solarussa.
Il primo edificio romanico dell'isola
è la basilica di San Gavino a Porto Torres.
fu fatta costruire dal Judike Gonnario Comita, poco dopo lo scisma del 1054. La
nuova basilica fu eretta presso un'area dove vi erano una necropoli
paleocristiana e due antiche basiliche databili al V - VII secolo, il Judike per
costruirla aveva incaricato maestranze provenienti da Pisa
Alla morte di Gonnario gli succederà il figlio Barisone I
che proseguirà nella costruzione della basilica.
Nel contempo si apre la stagione dell'immigrazione degli ordini monastici
nell'isola.
A seguito di questo fenomeno, tramite il notevole impegno finanziario
della nobiltà locale (mayorales), furono fondate numerose chiese
private, si ebbe così lo sviluppo dell'architettura romanica che, assunse
caratteri particolarmente originali.
Per diversi decenni
arrivarono nell'isola
rappresentanti di
numerosi ordini
religiosi fra i quali:
i camaldolesi,
i vallombrosani,
i cistercensi e
i vittorini.
Non mancano esempi di architetture di derivazione
esclusivamente lombarde come nel caso della chiesa di san
Pietro di Zuri del maestro Anselmo da Como.
Nel romanico sardo nei secoli X e XI, troviamo un «particolare
atteggiamento» di fronte alle due nuove correnti lombarda e toscana che
spesso vengono fuse producendo dei risultati inediti. Come nel caso del San
Nicola di Trullas (1113) a Semestene (SS) e della cappella palatina di
Santa Maria del Regno (1107) ad Ardara
I CAMALDOLESI
Nelle architetture romaniche della Sardegna si possono evidenziare
numerosi esempi di chiese di stretta derivazione toscana come la
basilica di Saccargia a Codrongianos e la Cattedrale di Santa Giusta
dell'omonimo centro (OR)
1) La basilica della Santissima
Trinità di Saccargia
ESEMPI SIGNIFICATIVI:
In stile romanico Pisano Fu completata nel 1116 sulle rovine di un monastero
preesistente per volontà di Costantino I giudice di Torres e affidata ai monaci
Camaldolesi che vi fondarono la loro abbazia.
In seguito furono eseguiti,
da maestranze di scuola
pisana, lavori di
ampliamento(1118 -1120)
l'allungamento dell'aula,
l'innalzamento delle pareti,
una nuova facciata e la
costruzione del campanile.
Il portico sulla facciata fu
probabilmente aggiunto in
seguito, quando la chiesa
era già ultimata, ed è
attribuito a maestranze
lucchesi.
L'interno ad aula unica con transetto sul quale si affacciano tre absidi. La facciata
è preceduta da un portico che ha un tetto a capanna intervallato da sette archi
a tutto sesto poggianti sui pilastri, al centro sulle bianche colonne ci sono dei
capitelli decorati da quattro figure mostruose. A nordovest si erge il campanile
quadrangolare comunicante con il transetto. Nella parte posteriore della chiesa si
aprono 3 absidi, di cui il centrale più alto e ampio; mediante archi a tutto sesto si
accede ai due bracci del transetto, dove si aprono 2 cappelle voltate a crociera.
Alla fine del XII secolo l'abside centrale fu affrescata da un ignoto artista
proveniente dall'Italia centrale, unico esempio in Sardegna di pittura murale
romanica ben conservata. Affresco in cui risalta la figura del Cristo in mandorla
(così definito per l'aureola a forma di mandorla).
2) La chiesa di Santa Giusta
terzo decennio del XII sec.
La facciata presenta motivi di
chiara derivazione toscana,
quali il timpano capeggiato al
centro dalla losanga
gradonata e il portale
architravato con arco di
scarico che sottintende una
croce scura. Questi elementi
sono inseriti in un disegno di
lesene e arcate a spigolo vivo
su una superficie liscia che non
lascia capire precisi modelli di
derivazione, come anche la
grande finestra trifora, sopra il
portale risulta lontana da
esempi toscani.
Il fianco sinistro (sia quello alto che quello della navatelle) è ripartito da
lesene, montate su plinti cubici e capitello a sguscio, in nove specchi;
ognuno contiene due archetti sostenuti, al centro, da un peduccio a
sguscio. Nel secondo, quarto, sesto e ottavo specchio (sia in alto che in
basso) si aprono monofore centinate a doppio strombo. Nel quinto
specchio è presente il portale laterale con timpano in trachite scura.
Il campanile neoromanico,
posto sul lato destro, risale al
1908.
All’interno la chiesa è divisa in tre
navate, quella centrale con
copertura lignea, le laterali più
basse con volte a crociera, in
accordo con prototipi pisani.
Colonne e capitelli, che
sorreggono le arcate di
separazione tra le navate, sono di
spoglio, cioè provenienti dalle
rovine della antica città di Tharros.
Per questa ragione non c’è
uniformità nei sostegni, per cui si
vedono colonne scanalate in
verticale, elicoidalmente o lisce, in
marmo bianco venato grigio o
rosso, con capitelli ionici, dorici e
corinzi; solo quelli inseriti nelle prime
due colonne a sinistra e sulla
seconda a destra sono costruiti per
il sito e mostrano nella fattura
caratteri che sembrerebbero di
derivazione islamica.
Il presbiterio è rialzato per la
presenza di una cripta,
elemento raro per una
architettura di periodo
romanico che deriverebbe
forse dalla presenza in
origine in quel luogo di un
martyrium, cosa non
improbabile visto il
carattere cimiteriale che
aveva la zona in età più
antica.
3) La chiesa di San Pantaleo edificata tra il XII e il XIII sec.
edificata in pietra arenaria, in stile romanico con alcune concessioni al
gotico, risalenti all'ultima fase costruttiva (fine del XIII secolo). La facciata, i
fianchi, l'abside a il campanile sono ornati da lesene e archetti pensili,
lavorati con una grande varietà di decori scultorei, raffiguranti motivi
geometrici, motivi antropomorfi e animali mitologici..
Sul lato nord a fianco all'ingresso laterale è presente
una sorta di edicola o di protiro che probabilmente era
anteposto ad un ingresso (attualmente murato).
Questo elemento è costituito da due colonne che
sorreggono un sarcofago di epoca romana sul quale a
sua volta si elevano due colonnine che sorreggono
una volta a sesto acuto.
L'interno è a tre navate, divise da
pilastri cruciformi e polistili in stile
gotico; interessanti i capitelli scolpiti,
dove sono rappresentate scene
evangeliche, tra cui l'Adorazione dei
magi e la Natività.
Numerosissime anche le architetture di derivazione francese, realizzate per
conto dei monaci di Marsiglia da maestranze provenzali, in alcuni casi
coadiuvate da maestranze locali. Fra queste la chiesa di San Platano a
Villaspeciosa, San Gemiliano a Sestu, San Saturnino di Ussana. nell'isola non
agirono esclusivamente i benedettini di San Vittore, ma anche altri ordini
d'oltralpe quali i cistercensi e i templari.
SAN GEMILIANO - SESTU
Frequente la presenza di un campanile a vela negli edifici di modeste
dimensioni, o di una torre campanaria in quelli più importanti.
Spesso si trova la presenza di un campanile isolato o annesso
alle absidi, come nell’esempio di Nostra Signora a Tergu.
Non mancano esempi di originale rarità, come in San Gregorio a
Solarussa.
Gli elementi esterni che caratterizzano il Romanico in Sardegna,
riprendono motivi di derivazione pisana e araba, ma non mancano
esempi di altra derivazione.
Motivi decorativi frequenti sono: nicchie, lesene, cornicioni e arcatelle.
La scansione delle murature
esterne con arcate
cieche e lesene, spesso
trattate plasticamente.
La facciata è articolata con un nartece, un portico, o comunque un portale
plasticamente definito; spesse volte sono presenti un rosone o una finestra.
Varia e ricca presenza
di materiali lapidei
caratteristici del
territorio con varianti
locali , quali:
trachiti
tufo
arenaria
basalto
pietra calcarea
granito
La chiesetta di San Nicola fu edificata con ogni probabilità nel primo o secondo
decennio del XIII secolo, ad opera dei Pisani, ai piedi del Monte del Castello di
Quirra. Rappresenta l’unico esempio in Sardegna di costruzione romanica
realizzata in mattoni rossi.
integrazione di
elementi scultorei
di vario tipo
presenti sotto
forma di
bassorilievi,
portali, elementi
stilofori, lunette,
architravi e
metope.
Fasce murarie bicrome
nel Romanico Pisano
e sue derivazioni locali,
come nel complesso
della Santissima Trinità
a Saccargia.
PRESENTAZIONE
a cura di
ANTONIO CURRELI

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Romanico in Sardegna

  • 1. ARCHITETTURA ROMANICA IN SARDEGNA Durante il medioevo, tra il X e il XIV secolo, la Sardegna era divisa in giudicati: quattro stati indipendenti nati dalle ceneri delle più antiche giurisdizioni bizantine con ciascuno a capo un proprio Giudice: ossia un principe sovrano. La Sardegna dei giudicati
  • 2. In un periodo di circa di 300 anni, l'isola raggiunge uno dei punti più alti della sua storia dell'architettura: gli interessi economico-commerciali di Pisa e Genova, l'insediamento di ordini monastici italiani e francesi, le relazioni con la Spagna ... determinarono nell'isola la presenza di maestranze continentali e quindi l'apporto di modelli e stili d'oltremare rendendo l'architettura sarda medievale partecipe dei movimenti artistici europei dell'epoca.
  • 3. Il giudicato di Arborea fu quello più longevo, durando oltre il 1400. Nelle costruzioni si manifestano i tratti caratteristici dell'architettura sarda del periodo. Come per esempio: il motivo toscano della dicromia presente nelle chiese del S. Paolo di Milis e nel S. Palmerio di Ghilarza, gli elementi di derivazione Ispano-Araba nell'impaginazione delle superfici parietali della S. Maria di Bonarcado, l'impostazione borgognona cistercense nella stereometria del S. Gregorio di Solarussa.
  • 4. Il primo edificio romanico dell'isola è la basilica di San Gavino a Porto Torres. fu fatta costruire dal Judike Gonnario Comita, poco dopo lo scisma del 1054. La nuova basilica fu eretta presso un'area dove vi erano una necropoli paleocristiana e due antiche basiliche databili al V - VII secolo, il Judike per costruirla aveva incaricato maestranze provenienti da Pisa
  • 5. Alla morte di Gonnario gli succederà il figlio Barisone I che proseguirà nella costruzione della basilica. Nel contempo si apre la stagione dell'immigrazione degli ordini monastici nell'isola.
  • 6. A seguito di questo fenomeno, tramite il notevole impegno finanziario della nobiltà locale (mayorales), furono fondate numerose chiese private, si ebbe così lo sviluppo dell'architettura romanica che, assunse caratteri particolarmente originali. Per diversi decenni arrivarono nell'isola rappresentanti di numerosi ordini religiosi fra i quali: i camaldolesi, i vallombrosani, i cistercensi e i vittorini.
  • 7. Non mancano esempi di architetture di derivazione esclusivamente lombarde come nel caso della chiesa di san Pietro di Zuri del maestro Anselmo da Como.
  • 8. Nel romanico sardo nei secoli X e XI, troviamo un «particolare atteggiamento» di fronte alle due nuove correnti lombarda e toscana che spesso vengono fuse producendo dei risultati inediti. Come nel caso del San Nicola di Trullas (1113) a Semestene (SS) e della cappella palatina di Santa Maria del Regno (1107) ad Ardara I CAMALDOLESI
  • 9. Nelle architetture romaniche della Sardegna si possono evidenziare numerosi esempi di chiese di stretta derivazione toscana come la basilica di Saccargia a Codrongianos e la Cattedrale di Santa Giusta dell'omonimo centro (OR)
  • 10. 1) La basilica della Santissima Trinità di Saccargia ESEMPI SIGNIFICATIVI:
  • 11. In stile romanico Pisano Fu completata nel 1116 sulle rovine di un monastero preesistente per volontà di Costantino I giudice di Torres e affidata ai monaci Camaldolesi che vi fondarono la loro abbazia. In seguito furono eseguiti, da maestranze di scuola pisana, lavori di ampliamento(1118 -1120) l'allungamento dell'aula, l'innalzamento delle pareti, una nuova facciata e la costruzione del campanile. Il portico sulla facciata fu probabilmente aggiunto in seguito, quando la chiesa era già ultimata, ed è attribuito a maestranze lucchesi.
  • 12. L'interno ad aula unica con transetto sul quale si affacciano tre absidi. La facciata è preceduta da un portico che ha un tetto a capanna intervallato da sette archi a tutto sesto poggianti sui pilastri, al centro sulle bianche colonne ci sono dei capitelli decorati da quattro figure mostruose. A nordovest si erge il campanile quadrangolare comunicante con il transetto. Nella parte posteriore della chiesa si aprono 3 absidi, di cui il centrale più alto e ampio; mediante archi a tutto sesto si accede ai due bracci del transetto, dove si aprono 2 cappelle voltate a crociera.
  • 13. Alla fine del XII secolo l'abside centrale fu affrescata da un ignoto artista proveniente dall'Italia centrale, unico esempio in Sardegna di pittura murale romanica ben conservata. Affresco in cui risalta la figura del Cristo in mandorla (così definito per l'aureola a forma di mandorla).
  • 14. 2) La chiesa di Santa Giusta terzo decennio del XII sec.
  • 15. La facciata presenta motivi di chiara derivazione toscana, quali il timpano capeggiato al centro dalla losanga gradonata e il portale architravato con arco di scarico che sottintende una croce scura. Questi elementi sono inseriti in un disegno di lesene e arcate a spigolo vivo su una superficie liscia che non lascia capire precisi modelli di derivazione, come anche la grande finestra trifora, sopra il portale risulta lontana da esempi toscani.
  • 16. Il fianco sinistro (sia quello alto che quello della navatelle) è ripartito da lesene, montate su plinti cubici e capitello a sguscio, in nove specchi; ognuno contiene due archetti sostenuti, al centro, da un peduccio a sguscio. Nel secondo, quarto, sesto e ottavo specchio (sia in alto che in basso) si aprono monofore centinate a doppio strombo. Nel quinto specchio è presente il portale laterale con timpano in trachite scura.
  • 17. Il campanile neoromanico, posto sul lato destro, risale al 1908.
  • 18. All’interno la chiesa è divisa in tre navate, quella centrale con copertura lignea, le laterali più basse con volte a crociera, in accordo con prototipi pisani. Colonne e capitelli, che sorreggono le arcate di separazione tra le navate, sono di spoglio, cioè provenienti dalle rovine della antica città di Tharros. Per questa ragione non c’è uniformità nei sostegni, per cui si vedono colonne scanalate in verticale, elicoidalmente o lisce, in marmo bianco venato grigio o rosso, con capitelli ionici, dorici e corinzi; solo quelli inseriti nelle prime due colonne a sinistra e sulla seconda a destra sono costruiti per il sito e mostrano nella fattura caratteri che sembrerebbero di derivazione islamica.
  • 19. Il presbiterio è rialzato per la presenza di una cripta, elemento raro per una architettura di periodo romanico che deriverebbe forse dalla presenza in origine in quel luogo di un martyrium, cosa non improbabile visto il carattere cimiteriale che aveva la zona in età più antica.
  • 20. 3) La chiesa di San Pantaleo edificata tra il XII e il XIII sec.
  • 21. edificata in pietra arenaria, in stile romanico con alcune concessioni al gotico, risalenti all'ultima fase costruttiva (fine del XIII secolo). La facciata, i fianchi, l'abside a il campanile sono ornati da lesene e archetti pensili, lavorati con una grande varietà di decori scultorei, raffiguranti motivi geometrici, motivi antropomorfi e animali mitologici..
  • 22. Sul lato nord a fianco all'ingresso laterale è presente una sorta di edicola o di protiro che probabilmente era anteposto ad un ingresso (attualmente murato). Questo elemento è costituito da due colonne che sorreggono un sarcofago di epoca romana sul quale a sua volta si elevano due colonnine che sorreggono una volta a sesto acuto.
  • 23. L'interno è a tre navate, divise da pilastri cruciformi e polistili in stile gotico; interessanti i capitelli scolpiti, dove sono rappresentate scene evangeliche, tra cui l'Adorazione dei magi e la Natività.
  • 24. Numerosissime anche le architetture di derivazione francese, realizzate per conto dei monaci di Marsiglia da maestranze provenzali, in alcuni casi coadiuvate da maestranze locali. Fra queste la chiesa di San Platano a Villaspeciosa, San Gemiliano a Sestu, San Saturnino di Ussana. nell'isola non agirono esclusivamente i benedettini di San Vittore, ma anche altri ordini d'oltralpe quali i cistercensi e i templari. SAN GEMILIANO - SESTU
  • 25. Frequente la presenza di un campanile a vela negli edifici di modeste dimensioni, o di una torre campanaria in quelli più importanti.
  • 26. Spesso si trova la presenza di un campanile isolato o annesso alle absidi, come nell’esempio di Nostra Signora a Tergu.
  • 27. Non mancano esempi di originale rarità, come in San Gregorio a Solarussa.
  • 28. Gli elementi esterni che caratterizzano il Romanico in Sardegna, riprendono motivi di derivazione pisana e araba, ma non mancano esempi di altra derivazione. Motivi decorativi frequenti sono: nicchie, lesene, cornicioni e arcatelle.
  • 29. La scansione delle murature esterne con arcate cieche e lesene, spesso trattate plasticamente.
  • 30. La facciata è articolata con un nartece, un portico, o comunque un portale plasticamente definito; spesse volte sono presenti un rosone o una finestra.
  • 31. Varia e ricca presenza di materiali lapidei caratteristici del territorio con varianti locali , quali: trachiti tufo arenaria basalto pietra calcarea granito
  • 32. La chiesetta di San Nicola fu edificata con ogni probabilità nel primo o secondo decennio del XIII secolo, ad opera dei Pisani, ai piedi del Monte del Castello di Quirra. Rappresenta l’unico esempio in Sardegna di costruzione romanica realizzata in mattoni rossi.
  • 33. integrazione di elementi scultorei di vario tipo presenti sotto forma di bassorilievi, portali, elementi stilofori, lunette, architravi e metope.
  • 34. Fasce murarie bicrome nel Romanico Pisano e sue derivazioni locali, come nel complesso della Santissima Trinità a Saccargia.