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I RISCHI E LA
VALUTAZIONE DEI
RISCHI
LA CLASSIFICAZIONE
DEI
RISCHI
Il rischio in ambito sanitario
Parlare di tutela della salute e della sicurezza dei
lavoratori afferenti alla sanità non può prescindere
dal considerare che tale settore è caratterizzato da
un gran numero di tecnologie altamente
specialistiche, dalla presenza di lavoratori
anch’essi altamente qualificati e specializzati e
dalla presenza di reparti che presentano
praticamente tutti i fattori di rischio lavorativo.
L’entità di questi rischi è in funzione del grado di
sicurezza che offrono le strutture, gli impianti, le
apparecchiature,
della disponibilità di dispositivi di protezione e
sicurezza, del grado di informazione e
formazione degli operatori, ecc.
L’ambito sanitario inoltre ha come oggetto della
lavorazione, non un materiale od una sostanza,
ma l’uomo.
Il rischio in ambito sanitario
1. PERICOLO O FATTORE DI RISCHIO
2. ESPOSIZIONE
3. RISCHIO
4. DANNO
CORRELATI TRA LORO NELLA SEQUENZA LOGICO-CRONOLOGICA
PERICOLO ESPOSIZIONE DANNORISCHIO
CONCETTI E DEFINIZIONI
PERICOLO
o FATTORE DI RISCHIO
Proprietà o qualità intrinseca
di un determinato fattore
avente il potenziale
di causare danni
CONCETTI E DEFINIZIONI
In altre parole: la presenza di sostanze chimiche,
agenti biologici, fenomeni fisici, oggetti,
azioni o relazioni caratterizzati dalla possibilità
di nuocere quando raggiungono una certa
dimensione
Ambiente
Materiali
Attrezzature
Impianti
Metodo di lavoro
Probabilità che un determinato fattore
raggiunga il limite di potenziale di danno
nelle condizioni di impiego
RISCHIO
CONCETTI E DEFINIZIONI
In altre parole: Condizione che può causare
effetti sfavorevoli alle persone,
danni agli impianti o alle strutture.
Quando un rischio è presente,
esiste una possibilità
che si verifichino questi effetti negativi.
1. RISCHI PER LA
SICUREZZA
(Rischi di natura
infortunistica)
2. RISCHI PER LA
SALUTE
(Rischi di natura
igienico ambientale)
3. RISCHI
ORGANIZZATIVI
Strutture Agenti Chimici Organizzazione
del lavoro
Macchine Agenti Fisici Fattori psicologici
Impianti Elettrici Agenti Biologici Fattori ergonomici
Incendio- esplosioni
CLASSIFICAZIONE DEI RISCHI
1. RISCHI PER LA
SICUREZZA
Rischi per la sicurezza
Riguardano tutte le situazioni dalle quali può derivare un incidente
sul lavoro provocato da un contatto fisico-traumatico di diversa
natura (meccanica, elettrica, chimica, ecc).
E' questo il caso dei danni riportati in conseguenza di carenze
strutturali, per mancanza di apparecchiature di emergenza o per
assenza di protezioni sugli apparecchi e sui macchinari, oppure
derivanti da impianti elettrici non protetti o come conseguenza di
esplosione o incendio.
CAUSE
Non idoneo assetto delle caratteristiche di
sicurezza inerenti ad esempio:
 ambiente di lavoro
 macchine e apparecchiature
 impianti elettrici
 sostanze pericolose
Questi rischi vengono
limitati da una corretta progettazione architettonica del
reparto e da una gestione e manutenzione
corretta.
Ad esempio:
• Mantenendo sgombre le vie di uscita ed i passaggi
specialmente se di emergenza;
• Pavimenti antisdrucciolo e privi di avvallamenti;
• Manutenzione a pavimenti, pareti, soffitti, porte,
finestre;
• Non sovraccaricando i solai.
In linea generale tutte le apparecchiature elettromedicali e
tutti i dispositivi utilizzati dai sanitari debbono possedere i
necessari requisiti di idoneità all’uso cui sono destinati e di
sicurezza per l’operatore e per il paziente. La garanzia di
questi requisiti è fornita dal fabbricante all’utilizzatore
tramite:
• la apposizione del marchio CE sull’apparecchiatura stessa;
• una autocertificazione di rispondenza alle norme specifiche;
• il manuale di istruzione e d’uso dell’apparecchiatura o del
dispositivo, che deve assolutamente essere conosciuto e
seguito dall’utilizzatore, pena la decadenza della garanzia di
qualità delle prestazioni.
Il personale è tenuto ad accertarsi che le apparecchiature e
i dispositivi siano sempre efficienti ed in sicurezza. Se è
previsto, va effettuata la manutenzione periodica che deve
essere registrata su apposito registro. Le apparecchiature
elettromedicali vanno inoltre verificate periodicamente da
personale esperto e qualificato per controllarne la
sicurezza.
Il personale addetto deve essere preventivamente
informato e formato sull’uso delle apparecchiature e delle
attrezzature secondo quanto riportato sui rispettivi
manuali.
Per quanto riguarda il rischio incendio è essenziale garantire un
sufficiente livello di sicurezza:
• Riducendo la probabilità di insorgenza dell’incendio limitando
la quantità di materiali infiammabili e combustibili, di scarti e
rifiuti e prestando molta attenzione all’uso di fiamme libere,
sigarette, ed apparecchiature elettriche quali potenziali fonti di
innesco;
• Controllando periodicamente le vie di esodo e di uscita, le
attrezzature e gli impianti di estinzione e di rilevazione degli
incendi e di allarme;
• Provvedendo alla informazione e alla formazione del
personale;
• Provvedendo alla formazione e all’addestramento della
SQUADRA DI EMERGENZA INTERNA;
•Provvedendo alla stesura del PIANO DI EMERGENZA.
2. RISCHI PER LA
SALUTE
Rischi per la salute
Appartengono a questa categoria i rischi dovuti ad
esposizione agli agenti chimici, cancerogeni e mutageni,
oppure agli agenti fisici o biologici. Sono quelli che
maggiormente incidono sull'aspetto fisico e biologico dei
lavoratori che svolgono mansioni in cui è richiesta
l'esposizione o il contatto con agenti nocivi, laddove per
contatto si intende anche l'esposizione agli agenti fisici, cioè le
fonti di emissione di rumori, vibrazioni, ultrasuoni e radiazioni,
i cui effetti non sono immediatamente visibili.
Nelle strutture sanitarie
si verifica una concentrazione di soggetti
potenzialmente infetti e di materiali
contaminati
difficilmente riscontrabili in altri ambienti
di vita e di lavoro,
che determina un’elevata frequenza di
esposizione ad agenti chimici, fisici e
biologici
lavoratori esposti
• non solo comparto
sanitario, biomedico e di
laboratorio
• altri lavoratori
 servizi di pulizia
 servizi di lavanderia
ESISTE LA NECESSITA’ DI
VALUTARE TALE RISCHIO
• Rischio chimico: RISCHIO CONNESSO ALL’USO
PROFESSIONALE DI SOSTANZE O PREPARATI IMPIEGATI NEI
CICLI DI LAVORO, CHE POSSONO ESSERE
INTRINSECAMENTE PERICOLOSI O RISULTARE PERICOLOSI
IN RELAZIONE ALLE CONDIZIONI D’IMPIEGO
• INGESTIONE
• CONTATTO CUTANEO/OCULARE
• INALAZIONE per presenza di inquinanti aerodispersi sotto forma di:
– - polveri
– - fumi
– - nebbie
– - gas
– - vapori
Le informazioni sulle sostanze chimiche ci vengono
fornite dalla:
• SCHEDA DI SICUREZZA ossia da un documento che
accompagna ogni prodotto chimico contenente una serie
di informazioni elencate in 16 punti ;
• ETICHETTA che attraverso alcuni pittogrammi e frasi di
rischio evidenziano il tipo di pericolo della sostanza e
riassumono alcune delle informazioni presenti nella
scheda di sicurezza.
L’effetto degli agenti chimici dipende da due parametri:
• - la TOSSICITA’ di una sostanza. Una prima stima della
tossicità è data dalla sua Dose Letale.
• - la CONCENTRAZIONE.
VALORI LIMITE DI ESPOSIZIONE PROFESSIONALE:
indicano per ogni sostanza le concentrazioni
atmosferische alle quali si ritiene che la maggior parte dei
lavoratori possa rimanere esposta ripetutamente, giorno
dopo giorno, senza effetti negativi per la propria salute
• I lavoratori esposti agli agenti chimici
pericolosi per la salute classificati come
molto tossici, tossici, nocivi, sensibilizzanti,
corrosivi, irritanti, tossici per il ciclo
riproduttivo, cancerogeni e mutageni sono
sottoposti a SORVEGLIANZA
SANITARIA.
ESEMPI DI PRODOTTI
CHIMICI IN AMBIENTE
SANITARIO
Misure di prevenzione e protezione nel caso di AGENTI
CHIMICI:
• Utilizzo, quando possibile, di apparecchiature a circuito
chiuso che evitano la possibilità di inquinamenti ambientali;
• Utilizzo del prodotto in idonee cappe di aspirazione con
espulsione all’esterno;
• Presenza di una idonea ventilazione generalizzata nel locale;
• Utilizzo di opportuni dispositivi di protezione individuale
(guanti, occhiali a mascherina o visiere, facciali filtranti, tute,
grembiuli, pantaloni, calzature);
• Opportune procedure lavorative per minimizzare
l’esposizione del personale e la contaminazione ambientale
• Partecipazione a corsi di formazione/informazione.
Agenti fisici: rischi da esposizione e grandezze fisiche che
interagiscono in vari modi con l’organismo umano:
RUMORE (presenza di apparecchiatura rumorosa durante il ciclo
operativo e di funzionamento) con propagazione dell’energia sonora
nell’ambiente di lavoro.
VIBRAZIONI (presenza di apparecchiatura e strumenti vibranti) con
propagazione delle vibrazioni a trasmissione diretta o indiretta.
Radiazioni ionizzanti e non (presenza di apparecchiature che impiegano
radiofrequenze, microonde, radiazioni infrarosse, ecc.).
MICROCLIMA: carenze nella climatizzazione dell’ambiente per quanto
attiene alla temperatura, umidità relativa, ventilazione, calore radiante,
condizionamento.
ILLUMINAZIONE: carenze nei livelli di illuminamento ambientale e dei
posti di lavoro (in relazione alla tipologia della lavorazione fine, finissima,
ecc.). Non osservanza delle indicazioni tecniche previste in presenza di
videoterminali.
RADIAZIONI
Agenti biologici: rischi connessi con l’esposizione (ingestione,
contatto cutaneo, inalazione) a organismi e microrganismi patogeni o non,
colture cellulari, endoparassiti umani, presenti nell’ambiente a seguito di
emissione e/o trattamento e manipolazione.
EMISSIONE INVOLONTARIA (impianto condizionamento, emissioni di
polveri organiche, ecc.);
EMISSIONE INCONTROLLATA (impianti di depurazione delle acque,
manipolazione di materiali infetti in ambiente ospedaliero, impianti di
trattamento e smaltimento di rifiuti ospedalieri, ecc.);
TRATTAMENTO O MANIPOLAZIONE VOLONTARIA, a seguito di
impiego per ricerca sperimentale in ‘vitro’ o in ‘vivo’ o in sede di vera e
propria attività produttiva (biotecnologie).
I fattori di rischio biologico in ambito sanitario sono in
relazione:
Alle procedure invasive per la diagnosi e la terapia;
Alle condizioni di base del paziente;
All’organizzazione della struttura in cui viene erogata la
prestazione sanitaria.
PRINCIPALI RISCHI INFETTIVI E PARASSITARI
Epatite C (HCV)
Virus dell’AIDS (HIV)
Epatite B (HBV)
Tubercolosi
Meningiti
Scabbia
Sifilide (TPHA)
Altre infezioni: herpes, rosolia, citomegalovirus, streptococco
beta-emolitico.
3. RISCHI
ORGANIZZATIVI
Sono i rischi che dipendono dalle cosiddette "dinamiche
aziendali", cioè dall'insieme dei rapporti lavorativi, interpersonali e
di organizzazione che si creano all'interno di un ambito lavorativo.
L'organizzazione del lavoro, ad esempio, svolge un ruolo
fondamentale soprattutto per quanto riguarda l'intensità del lavoro
sia dal punto di vista psicologico che fisico, quindi i rischi che ne
possono derivare devono essere attentamente valutati dal datore di
lavoro e dal medico competente.
A questa catalogazione dei rischi è stato aggiunto negli ultimi anni
un rischio particolare denominato "rischio di stress da lavoro
correlato", il quale viene considerato uno dei più difficili da
individuare a causa dell'assenza di un danno causato
immediatamente riscontrabile.
Rischi organizzativi
rischi di tipo trasversale
1. Organizzazione del lavoro
Esempi: lavori in continuo, sistemi di turni, lavoro notturno, movimentazione
manuale dei carichi, movimenti ripetitivi, ecc.
2. Fattori psicologici
Esempi: monotonia, solitudine, ripetitività del lavoro, carenze di contributo al
processo decisionale e situazioni di conflittualità, complessità delle mansioni e
carenza di controllo, ecc.
3. Fattori ergonomici
Esempi: sistemi di sicurezza e affidabilità delle informazioni, norme di
comportamento, soddisfacente comunicazione e istruzioni corrette in condizioni
variabili, ergonomia delle attrezzature di protezione personale e del posto di lavoro,
ecc.
4. Condizioni di lavoro difficili
Esempi: lavoro con pazienti psichiatrici, lavoro in atmosfere a pressione superiore o
inferiore al normale, condizioni climatiche esasperate, lavoro in acqua, ecc.
LA VALUTAZIONE
DEI RISCHI
VALUTAZIONE DEI RISCHI
“Valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la
salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito
dell’organizzazione in cui essi prestano la propria la propria
attività,
finalizzata ad individuare le adeguate misure di
prevenzione e di protezione e
ad elaborare il programma delle misure atte a garantire il
miglioramento nel tempo dei livelli di salute e sicurezza”
… si intende quindi l’accertamento globale
della probabilità e della gravità delle possibili lesioni o danni
derivanti dalla presenza di una situazione pericolosa
nell’ambiente di lavoro,
ed è un’attività finalizzata alla scelta di adeguate misure di
sicurezza
PER VALUTAZIONE DEL RISCHIO …
DEFINIZIONI
DATORE DI
LAVORO
MEDICO
COMPETENTE
RLS
RSPP
Il datore di lavoro effettua la
valutazione ed elabora il documento
in collaborazione con il responsabile
del servizio di prevenzione e
protezione e il medico competente
Le attività realizzate previa
consultazione
del rappresentante dei lavoratori per
la sicurezza
Attori della valutazione dei rischi
Approccio alla valutazione dei
rischi in cinque fasi
Fase 1. Individuare i pericoli
e le persone a rischio
Fase. 2 Valutare e dare
priorità ai rischi
Fase 3. Decidere
un’azione preventiva
Fase 4. Intervenire
Fase. 5.
Controllo e riesame
• Uno dei principali metodi utilizzati per
l’identificazione dei rischi è il
SOPRALLUOGO.
Attraverso il sopralluogo si esaminano e
controllano non solo aspetti strutturali-
impiantistici, ma anche organizzativi.
Fase 1: individuare i pericoli e le
persone a rischio
Pericoli derivanti
dall’Ambiente
Pericoli derivanti
Dalla Mansione
Pericoli e Rischi
Pericoli pertinenti alla Sede
Pericoli pertinenti agli Edifici
Pericoli pertinenti alle Aree
Pericoli pertinenti alle Macchine, ecc.
Pericoli pertinenti alle Sostanze
Pericoli pertinenti all’Attività
Fase 1: individuare i pericoli e le
persone a rischio
Come calcolare il rischio?
R= f (P,D)
R= rischio
P= probabilità o frequenza del verificarsi delle conseguenze
espressa ad es. nel numero di volte in cui il danno può verificarsi in un dato
intervallo di tempo
D= magnitudo delle conseguenze (o danno)
espressa come una funzione del numero di soggetti coinvolti in quel tipo di
rischio e del livello di danni ad essi provocato
Fase 2: valutare e dare priorità ai
rischi
Fase 2: valutare e dare priorità ai
rischi
CRITERI PER DEFINIRE PRIORITA’ E PROGRAMMAZIONE degli
interventi di prevenzione e protezione
R =1
R tra
2 e 3
R tra
4 e 8
R > 8
AZIONI MIGLIORATIVE
da valutare in fase di programmazione
AZIONI CORRETTIVE / MIGLIORATIVE
da programmare nel breve-medio termine
AZIONI CORRETTIVE NECESSARIE
da programmare con urgenza
AZIONI CORRETTIVE INDILAZIONABILI
Fase 2: valutare e dare priorità ai
rischi
Fase 3: decidere un’azione
preventiva
Al momento di decidere un’azione preventiva e di protezione è bene
valutare:
• se il rischio possa essere completamente eliminato;
• nel caso in cui ciò non sia possibile, in che modo ridurre o controllare i
rischi per non compromettere la sicurezza e la salute delle persone
esposte.
LA RIDUZIONE DEL RISCHIO PUO’ AVVENIRE MEDIANTE
L’ADOZIONE DI:
MISURE DI
PREVENZIONE
MISURE DI
PROTEZIONE
MISURE DI PREVENZIONE
misure atte a ridurre la probabilità del verificarsi di un
determinato evento dannoso
MISURE DI PROTEZIONE
misure atte a mitigare le eventuali conseguenze quindi
a diminuire l’entità del danno
Fase 3: decidere un’azione
preventiva
MISURE DI PROTEZIONE
COLLETTIVE
INDIVIDUALI
Per Dispositivo di Protezione
Individuale (DPI) si intende qualsiasi
attrezzatura destinata ad essere
indossata e tenuta dal lavoratore allo
scopo di proteggerlo contro uno o più
rischi suscettibili di minacciarne la
sicurezza o la salute durante il lavoro,
nonché ogni completamento
accessorio destinato a tale scopo.
Per Dispositivi di Protezione Collettiva
(DPC) si intendono strumenti/prodotti
fruibili da tutti i lavoratori, senza che gli
stessi debbano indossarli.
Fase 3: decidere un’azione
preventiva
VALUTAZIONE DEI RISCHI
DEVE CONSENTIRE
L’INDIVIDUAZIONE
DEGLI INTERVENTI
NECESSARI AD
ELIMINARE O RIDURRE
I RISCHI INDIVIDUATI
DEVE CONSENTIRE DI
INDIVIDUARE UN
PIANO DI ATTUAZIONE
DEGLI INTERVENTI IN
BASE AD UN PRECISO
ORDINE DI PRIORITA’
Fase 4: intervenire
Fase 5: controllo e riesame
• L’efficacia delle misure di prevenzione adottate deve essere
monitorata.
• La valutazione dovrebbe essere opportunamente riesaminata e
rivista, in particolare:
– in caso di variazioni significative nell’organizzazione dell’azienda
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  • 1. I RISCHI E LA VALUTAZIONE DEI RISCHI
  • 3. Il rischio in ambito sanitario Parlare di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori afferenti alla sanità non può prescindere dal considerare che tale settore è caratterizzato da un gran numero di tecnologie altamente specialistiche, dalla presenza di lavoratori anch’essi altamente qualificati e specializzati e dalla presenza di reparti che presentano praticamente tutti i fattori di rischio lavorativo.
  • 4. L’entità di questi rischi è in funzione del grado di sicurezza che offrono le strutture, gli impianti, le apparecchiature, della disponibilità di dispositivi di protezione e sicurezza, del grado di informazione e formazione degli operatori, ecc. L’ambito sanitario inoltre ha come oggetto della lavorazione, non un materiale od una sostanza, ma l’uomo. Il rischio in ambito sanitario
  • 5. 1. PERICOLO O FATTORE DI RISCHIO 2. ESPOSIZIONE 3. RISCHIO 4. DANNO CORRELATI TRA LORO NELLA SEQUENZA LOGICO-CRONOLOGICA PERICOLO ESPOSIZIONE DANNORISCHIO CONCETTI E DEFINIZIONI
  • 6. PERICOLO o FATTORE DI RISCHIO Proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni CONCETTI E DEFINIZIONI In altre parole: la presenza di sostanze chimiche, agenti biologici, fenomeni fisici, oggetti, azioni o relazioni caratterizzati dalla possibilità di nuocere quando raggiungono una certa dimensione Ambiente Materiali Attrezzature Impianti Metodo di lavoro
  • 7. Probabilità che un determinato fattore raggiunga il limite di potenziale di danno nelle condizioni di impiego RISCHIO CONCETTI E DEFINIZIONI In altre parole: Condizione che può causare effetti sfavorevoli alle persone, danni agli impianti o alle strutture. Quando un rischio è presente, esiste una possibilità che si verifichino questi effetti negativi.
  • 8. 1. RISCHI PER LA SICUREZZA (Rischi di natura infortunistica) 2. RISCHI PER LA SALUTE (Rischi di natura igienico ambientale) 3. RISCHI ORGANIZZATIVI Strutture Agenti Chimici Organizzazione del lavoro Macchine Agenti Fisici Fattori psicologici Impianti Elettrici Agenti Biologici Fattori ergonomici Incendio- esplosioni CLASSIFICAZIONE DEI RISCHI
  • 9. 1. RISCHI PER LA SICUREZZA
  • 10. Rischi per la sicurezza Riguardano tutte le situazioni dalle quali può derivare un incidente sul lavoro provocato da un contatto fisico-traumatico di diversa natura (meccanica, elettrica, chimica, ecc). E' questo il caso dei danni riportati in conseguenza di carenze strutturali, per mancanza di apparecchiature di emergenza o per assenza di protezioni sugli apparecchi e sui macchinari, oppure derivanti da impianti elettrici non protetti o come conseguenza di esplosione o incendio.
  • 11. CAUSE Non idoneo assetto delle caratteristiche di sicurezza inerenti ad esempio:  ambiente di lavoro  macchine e apparecchiature  impianti elettrici  sostanze pericolose
  • 12.
  • 13. Questi rischi vengono limitati da una corretta progettazione architettonica del reparto e da una gestione e manutenzione corretta. Ad esempio: • Mantenendo sgombre le vie di uscita ed i passaggi specialmente se di emergenza; • Pavimenti antisdrucciolo e privi di avvallamenti; • Manutenzione a pavimenti, pareti, soffitti, porte, finestre; • Non sovraccaricando i solai.
  • 14.
  • 15. In linea generale tutte le apparecchiature elettromedicali e tutti i dispositivi utilizzati dai sanitari debbono possedere i necessari requisiti di idoneità all’uso cui sono destinati e di sicurezza per l’operatore e per il paziente. La garanzia di questi requisiti è fornita dal fabbricante all’utilizzatore tramite: • la apposizione del marchio CE sull’apparecchiatura stessa; • una autocertificazione di rispondenza alle norme specifiche; • il manuale di istruzione e d’uso dell’apparecchiatura o del dispositivo, che deve assolutamente essere conosciuto e seguito dall’utilizzatore, pena la decadenza della garanzia di qualità delle prestazioni.
  • 16. Il personale è tenuto ad accertarsi che le apparecchiature e i dispositivi siano sempre efficienti ed in sicurezza. Se è previsto, va effettuata la manutenzione periodica che deve essere registrata su apposito registro. Le apparecchiature elettromedicali vanno inoltre verificate periodicamente da personale esperto e qualificato per controllarne la sicurezza. Il personale addetto deve essere preventivamente informato e formato sull’uso delle apparecchiature e delle attrezzature secondo quanto riportato sui rispettivi manuali.
  • 17.
  • 18. Per quanto riguarda il rischio incendio è essenziale garantire un sufficiente livello di sicurezza: • Riducendo la probabilità di insorgenza dell’incendio limitando la quantità di materiali infiammabili e combustibili, di scarti e rifiuti e prestando molta attenzione all’uso di fiamme libere, sigarette, ed apparecchiature elettriche quali potenziali fonti di innesco; • Controllando periodicamente le vie di esodo e di uscita, le attrezzature e gli impianti di estinzione e di rilevazione degli incendi e di allarme; • Provvedendo alla informazione e alla formazione del personale; • Provvedendo alla formazione e all’addestramento della SQUADRA DI EMERGENZA INTERNA; •Provvedendo alla stesura del PIANO DI EMERGENZA.
  • 19. 2. RISCHI PER LA SALUTE
  • 20. Rischi per la salute Appartengono a questa categoria i rischi dovuti ad esposizione agli agenti chimici, cancerogeni e mutageni, oppure agli agenti fisici o biologici. Sono quelli che maggiormente incidono sull'aspetto fisico e biologico dei lavoratori che svolgono mansioni in cui è richiesta l'esposizione o il contatto con agenti nocivi, laddove per contatto si intende anche l'esposizione agli agenti fisici, cioè le fonti di emissione di rumori, vibrazioni, ultrasuoni e radiazioni, i cui effetti non sono immediatamente visibili.
  • 21. Nelle strutture sanitarie si verifica una concentrazione di soggetti potenzialmente infetti e di materiali contaminati difficilmente riscontrabili in altri ambienti di vita e di lavoro, che determina un’elevata frequenza di esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici
  • 22. lavoratori esposti • non solo comparto sanitario, biomedico e di laboratorio • altri lavoratori  servizi di pulizia  servizi di lavanderia ESISTE LA NECESSITA’ DI VALUTARE TALE RISCHIO
  • 23. • Rischio chimico: RISCHIO CONNESSO ALL’USO PROFESSIONALE DI SOSTANZE O PREPARATI IMPIEGATI NEI CICLI DI LAVORO, CHE POSSONO ESSERE INTRINSECAMENTE PERICOLOSI O RISULTARE PERICOLOSI IN RELAZIONE ALLE CONDIZIONI D’IMPIEGO • INGESTIONE • CONTATTO CUTANEO/OCULARE • INALAZIONE per presenza di inquinanti aerodispersi sotto forma di: – - polveri – - fumi – - nebbie – - gas – - vapori
  • 24. Le informazioni sulle sostanze chimiche ci vengono fornite dalla: • SCHEDA DI SICUREZZA ossia da un documento che accompagna ogni prodotto chimico contenente una serie di informazioni elencate in 16 punti ; • ETICHETTA che attraverso alcuni pittogrammi e frasi di rischio evidenziano il tipo di pericolo della sostanza e riassumono alcune delle informazioni presenti nella scheda di sicurezza.
  • 25. L’effetto degli agenti chimici dipende da due parametri: • - la TOSSICITA’ di una sostanza. Una prima stima della tossicità è data dalla sua Dose Letale. • - la CONCENTRAZIONE. VALORI LIMITE DI ESPOSIZIONE PROFESSIONALE: indicano per ogni sostanza le concentrazioni atmosferische alle quali si ritiene che la maggior parte dei lavoratori possa rimanere esposta ripetutamente, giorno dopo giorno, senza effetti negativi per la propria salute
  • 26. • I lavoratori esposti agli agenti chimici pericolosi per la salute classificati come molto tossici, tossici, nocivi, sensibilizzanti, corrosivi, irritanti, tossici per il ciclo riproduttivo, cancerogeni e mutageni sono sottoposti a SORVEGLIANZA SANITARIA. ESEMPI DI PRODOTTI CHIMICI IN AMBIENTE SANITARIO
  • 27. Misure di prevenzione e protezione nel caso di AGENTI CHIMICI: • Utilizzo, quando possibile, di apparecchiature a circuito chiuso che evitano la possibilità di inquinamenti ambientali; • Utilizzo del prodotto in idonee cappe di aspirazione con espulsione all’esterno; • Presenza di una idonea ventilazione generalizzata nel locale; • Utilizzo di opportuni dispositivi di protezione individuale (guanti, occhiali a mascherina o visiere, facciali filtranti, tute, grembiuli, pantaloni, calzature); • Opportune procedure lavorative per minimizzare l’esposizione del personale e la contaminazione ambientale • Partecipazione a corsi di formazione/informazione.
  • 28. Agenti fisici: rischi da esposizione e grandezze fisiche che interagiscono in vari modi con l’organismo umano: RUMORE (presenza di apparecchiatura rumorosa durante il ciclo operativo e di funzionamento) con propagazione dell’energia sonora nell’ambiente di lavoro. VIBRAZIONI (presenza di apparecchiatura e strumenti vibranti) con propagazione delle vibrazioni a trasmissione diretta o indiretta. Radiazioni ionizzanti e non (presenza di apparecchiature che impiegano radiofrequenze, microonde, radiazioni infrarosse, ecc.). MICROCLIMA: carenze nella climatizzazione dell’ambiente per quanto attiene alla temperatura, umidità relativa, ventilazione, calore radiante, condizionamento. ILLUMINAZIONE: carenze nei livelli di illuminamento ambientale e dei posti di lavoro (in relazione alla tipologia della lavorazione fine, finissima, ecc.). Non osservanza delle indicazioni tecniche previste in presenza di videoterminali. RADIAZIONI
  • 29. Agenti biologici: rischi connessi con l’esposizione (ingestione, contatto cutaneo, inalazione) a organismi e microrganismi patogeni o non, colture cellulari, endoparassiti umani, presenti nell’ambiente a seguito di emissione e/o trattamento e manipolazione. EMISSIONE INVOLONTARIA (impianto condizionamento, emissioni di polveri organiche, ecc.); EMISSIONE INCONTROLLATA (impianti di depurazione delle acque, manipolazione di materiali infetti in ambiente ospedaliero, impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti ospedalieri, ecc.); TRATTAMENTO O MANIPOLAZIONE VOLONTARIA, a seguito di impiego per ricerca sperimentale in ‘vitro’ o in ‘vivo’ o in sede di vera e propria attività produttiva (biotecnologie).
  • 30. I fattori di rischio biologico in ambito sanitario sono in relazione: Alle procedure invasive per la diagnosi e la terapia; Alle condizioni di base del paziente; All’organizzazione della struttura in cui viene erogata la prestazione sanitaria. PRINCIPALI RISCHI INFETTIVI E PARASSITARI Epatite C (HCV) Virus dell’AIDS (HIV) Epatite B (HBV) Tubercolosi Meningiti Scabbia Sifilide (TPHA) Altre infezioni: herpes, rosolia, citomegalovirus, streptococco beta-emolitico.
  • 32. Sono i rischi che dipendono dalle cosiddette "dinamiche aziendali", cioè dall'insieme dei rapporti lavorativi, interpersonali e di organizzazione che si creano all'interno di un ambito lavorativo. L'organizzazione del lavoro, ad esempio, svolge un ruolo fondamentale soprattutto per quanto riguarda l'intensità del lavoro sia dal punto di vista psicologico che fisico, quindi i rischi che ne possono derivare devono essere attentamente valutati dal datore di lavoro e dal medico competente. A questa catalogazione dei rischi è stato aggiunto negli ultimi anni un rischio particolare denominato "rischio di stress da lavoro correlato", il quale viene considerato uno dei più difficili da individuare a causa dell'assenza di un danno causato immediatamente riscontrabile. Rischi organizzativi rischi di tipo trasversale
  • 33. 1. Organizzazione del lavoro Esempi: lavori in continuo, sistemi di turni, lavoro notturno, movimentazione manuale dei carichi, movimenti ripetitivi, ecc. 2. Fattori psicologici Esempi: monotonia, solitudine, ripetitività del lavoro, carenze di contributo al processo decisionale e situazioni di conflittualità, complessità delle mansioni e carenza di controllo, ecc. 3. Fattori ergonomici Esempi: sistemi di sicurezza e affidabilità delle informazioni, norme di comportamento, soddisfacente comunicazione e istruzioni corrette in condizioni variabili, ergonomia delle attrezzature di protezione personale e del posto di lavoro, ecc. 4. Condizioni di lavoro difficili Esempi: lavoro con pazienti psichiatrici, lavoro in atmosfere a pressione superiore o inferiore al normale, condizioni climatiche esasperate, lavoro in acqua, ecc.
  • 35. VALUTAZIONE DEI RISCHI “Valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito dell’organizzazione in cui essi prestano la propria la propria attività, finalizzata ad individuare le adeguate misure di prevenzione e di protezione e ad elaborare il programma delle misure atte a garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di salute e sicurezza”
  • 36. … si intende quindi l’accertamento globale della probabilità e della gravità delle possibili lesioni o danni derivanti dalla presenza di una situazione pericolosa nell’ambiente di lavoro, ed è un’attività finalizzata alla scelta di adeguate misure di sicurezza PER VALUTAZIONE DEL RISCHIO … DEFINIZIONI
  • 37. DATORE DI LAVORO MEDICO COMPETENTE RLS RSPP Il datore di lavoro effettua la valutazione ed elabora il documento in collaborazione con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente Le attività realizzate previa consultazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza Attori della valutazione dei rischi
  • 38. Approccio alla valutazione dei rischi in cinque fasi Fase 1. Individuare i pericoli e le persone a rischio Fase. 2 Valutare e dare priorità ai rischi Fase 3. Decidere un’azione preventiva Fase 4. Intervenire Fase. 5. Controllo e riesame
  • 39. • Uno dei principali metodi utilizzati per l’identificazione dei rischi è il SOPRALLUOGO. Attraverso il sopralluogo si esaminano e controllano non solo aspetti strutturali- impiantistici, ma anche organizzativi. Fase 1: individuare i pericoli e le persone a rischio
  • 40. Pericoli derivanti dall’Ambiente Pericoli derivanti Dalla Mansione Pericoli e Rischi Pericoli pertinenti alla Sede Pericoli pertinenti agli Edifici Pericoli pertinenti alle Aree Pericoli pertinenti alle Macchine, ecc. Pericoli pertinenti alle Sostanze Pericoli pertinenti all’Attività Fase 1: individuare i pericoli e le persone a rischio
  • 41. Come calcolare il rischio? R= f (P,D) R= rischio P= probabilità o frequenza del verificarsi delle conseguenze espressa ad es. nel numero di volte in cui il danno può verificarsi in un dato intervallo di tempo D= magnitudo delle conseguenze (o danno) espressa come una funzione del numero di soggetti coinvolti in quel tipo di rischio e del livello di danni ad essi provocato Fase 2: valutare e dare priorità ai rischi
  • 42. Fase 2: valutare e dare priorità ai rischi
  • 43. CRITERI PER DEFINIRE PRIORITA’ E PROGRAMMAZIONE degli interventi di prevenzione e protezione R =1 R tra 2 e 3 R tra 4 e 8 R > 8 AZIONI MIGLIORATIVE da valutare in fase di programmazione AZIONI CORRETTIVE / MIGLIORATIVE da programmare nel breve-medio termine AZIONI CORRETTIVE NECESSARIE da programmare con urgenza AZIONI CORRETTIVE INDILAZIONABILI Fase 2: valutare e dare priorità ai rischi
  • 44. Fase 3: decidere un’azione preventiva Al momento di decidere un’azione preventiva e di protezione è bene valutare: • se il rischio possa essere completamente eliminato; • nel caso in cui ciò non sia possibile, in che modo ridurre o controllare i rischi per non compromettere la sicurezza e la salute delle persone esposte. LA RIDUZIONE DEL RISCHIO PUO’ AVVENIRE MEDIANTE L’ADOZIONE DI: MISURE DI PREVENZIONE MISURE DI PROTEZIONE
  • 45. MISURE DI PREVENZIONE misure atte a ridurre la probabilità del verificarsi di un determinato evento dannoso MISURE DI PROTEZIONE misure atte a mitigare le eventuali conseguenze quindi a diminuire l’entità del danno Fase 3: decidere un’azione preventiva
  • 46. MISURE DI PROTEZIONE COLLETTIVE INDIVIDUALI Per Dispositivo di Protezione Individuale (DPI) si intende qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni completamento accessorio destinato a tale scopo. Per Dispositivi di Protezione Collettiva (DPC) si intendono strumenti/prodotti fruibili da tutti i lavoratori, senza che gli stessi debbano indossarli. Fase 3: decidere un’azione preventiva
  • 47. VALUTAZIONE DEI RISCHI DEVE CONSENTIRE L’INDIVIDUAZIONE DEGLI INTERVENTI NECESSARI AD ELIMINARE O RIDURRE I RISCHI INDIVIDUATI DEVE CONSENTIRE DI INDIVIDUARE UN PIANO DI ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI IN BASE AD UN PRECISO ORDINE DI PRIORITA’ Fase 4: intervenire
  • 48. Fase 5: controllo e riesame • L’efficacia delle misure di prevenzione adottate deve essere monitorata. • La valutazione dovrebbe essere opportunamente riesaminata e rivista, in particolare: – in caso di variazioni significative nell’organizzazione dell’azienda – alla luce dei risultati di indagini concernenti un infortunio o un incidente – se le misure preventive in atto sono insufficienti od obsolete – per garantire che i risultati della valutazione dei rischi siano sempre pertinenti.

Editor's Notes

  1. Dopo aver ascoltato in linea generale l’evoluzione della normativa in tema di sicurezza, ora sappiamo che la volontà dei legislatori degli anni ’90 è quella di spostare l’attenzione dai PRECETTI (quindi dalle prescrizioni, dagli ordini, dalle regole – questa macchina deve avere una protezione nella zona di pericolo, questo locale deve avere queste caratteristiche ….. ) ai PROCESSI di lavorazione (e quindi ai metodi di lavoro, ai criteri, all’organizzazione generale o specifica – informazione e formazione dei lavoratori, utilizzo improprio di attrezzature ….). La nuova filosofia presente in alcune “nuove norme” (stiamo sempre parlando degli anni novanta) , ed in particolare nel D.Lgs. 626/94, indirizzata a migliorare la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro , è quella di IDENTIFICARE PREVENTIVAMENTE i pericoli e i fattori di rischio per una successiva individuazione dei mezzi per eliminarli o delle procedure per limitarli. Questo processo si chiama : VALUTAZIONE DEI RISCHI
  2. Dopo aver ascoltato in linea generale l’evoluzione della normativa in tema di sicurezza, ora sappiamo che la volontà dei legislatori degli anni ’90 è quella di spostare l’attenzione dai PRECETTI (quindi dalle prescrizioni, dagli ordini, dalle regole – questa macchina deve avere una protezione nella zona di pericolo, questo locale deve avere queste caratteristiche ….. ) ai PROCESSI di lavorazione (e quindi ai metodi di lavoro, ai criteri, all’organizzazione generale o specifica – informazione e formazione dei lavoratori, utilizzo improprio di attrezzature ….). La nuova filosofia presente in alcune “nuove norme” (stiamo sempre parlando degli anni novanta) , ed in particolare nel D.Lgs. 626/94, indirizzata a migliorare la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro , è quella di IDENTIFICARE PREVENTIVAMENTE i pericoli e i fattori di rischio per una successiva individuazione dei mezzi per eliminarli o delle procedure per limitarli. Questo processo si chiama : VALUTAZIONE DEI RISCHI
  3. CARTELLI DI DIVIETO
  4. CARTELLI DI AVVERTIMENTO
  5. CARTELLI DI PRESCRIZIONE
  6. CARTELLI PER LE ATTREZZATURE ANTINCENDIO
  7. CARTELLI DI SALVATAGGIO