La preparazione atletica del calciatore dall’età evolutiva alla maturità
A cura di G. S. Roi e G. Alberti
http://www.calzetti-mariucci.it/shop/prodotti/la-preparazione-atletica-del-calciatore-dalleta-evolutiva-alla-maturita
pagine da manuale tecnico del pilates terza edizione.pdf
Pagine da roi prevenzione infortuni isokinetic
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LA PREVENZIONE
DEGLI INFORTUNI
DEL CALCIATORE.
RISULTATI DELL’ESPERIENZA
FATTA DA ISOKINETIC
CON “IL NUOVO CALCIO”
Giulio Sergio Roi
Centro Studi Isokinetic Bologna
Il mio compito è riassumere quella che è stata l’esperienza che abbiamo fatto nei
centri Isokinetic e che è stata voluta e costruita insieme a Michele Di Cesare ed ai
colleghi de “Il Nuovo Calcio”.
La mia presentazione è essenzialmente descrittiva. Ho tentato di raccogliere i dati
che abbiamo trovato e che abbiamo già pubblicato sulla rivista, in modo tale da fornire lo spunto ai commentatori che mi seguiranno per fare delle riflessioni, e poi per
intavolare una discussione su questi argomenti.
Ringrazio innanzitutto Massimiliano Canzi, che oltre ad essere stato un collega che
ha lavorato alcuni anni in Isokinetic è un collaboratore de “Il Nuovo Calcio” e adesso è preparatore atletico del Siena.
Nel periodo compreso tra dicembre 2006 ed aprile 2007, sono apparsi su “Il Nuovo
Calcio” alcuni articoli che avevano lo scopo di sottolineare l’importanza della prevenzione degli infortuni a partire dall’esito delle visite mediche effettuate da alcuni
calciatori presso i Centri Isokinetic di Roma, Torino, Verona, Bologna e Milano.
Complessivamente sono stati esaminati 40 calciatori, di età compresa tra 12 e 35
anni, dei quali 31 maschi e 9 femmine (tabella 1, vedi pagina 6).
Venti giocatori avevano un’età inferiore a 20 anni, quattordici tra 21 e 30 anni e sei
avevano più di 30 anni. Erano rappresentate tutte le categorie del calcio dilettanti, compreso il calcio a 5, con in totale 5 portieri, 10 difensori, 16 centrocampisti e 9 attaccanti.
Quasi tutti i calciatori si sono presentati accompagnati dall’allenatore (21), dai genitori (9), da dirigenti (8), dal preparatore atletico (2) e dal medico di squadra (1) e
qualcuno era accompagnato da più persone.
VALUTAZIONE E PREVENZIONE
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LA PREPARAZIONE
FISICA NEL CALCIO
INTERNAZIONALE
Jens Bangsbo
Copenhagen Muscle Research Centre Institute of Exercise
and Sport Sciences, University of Copenhagen, Denmark
Grazie mille per questa introduzione. È un grande piacere per me essere tornato in
Italia, è sempre un piacere essere qui. Vorrei anche ringraziare l’Università di Milano
per questo invito.
Adesso vorrei parlare in inglese perché voi dovete imparare un po’ di inglese e forse
è anche meglio perché io potrei essere un po’ più chiaro. Poi possiamo anche usare
qualche parola in italiano.
Io devo parlare un po’ di fitness training, in inglese, nel calcio internazionale…
In questo lavoro parleremo della richiesta fisica, perché se non si comprende qual è
la richiesta fisica nel calcio non si ha la possibilità di effettuare un corretto allenamento. Infatti, se non è chiaro cosa deve fare il giocatore, non si ha alcuna possibilità di allenare appropriatamente la forma fisica, e ciò accade in ogni sport del
mondo.
LE RICHIESTE FISICHE
La letteratura inerente alla richiesta fisica in una partita di calcio è già nota, e quindi
mi limiterò a sottolineare soltanto alcuni punti, che secondo me sono importanti,
riferiti al calcio di livello internazionale.
In quasi trent’anni di lavoro abbiamo accumulato una notevole esperienza di match
analysis, filmando un giocatore per 90 minuti durante la partita ed analizzando al
computer la sua attività (figura 1a).
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IL POTENZIAMENTO
MUSCOLARE A SECCO
COME PRESUPPOSTO
PER LA VELOCITÀ
Gilles Cometti
Faculté des Sciences du Sport, UFR STAPS, Dijon, France
Ringrazio gli organizzatori e soprattutto Giampiero Alberti per l’invito. Prima dell’intervento di Bangsbo pensavo di fare la mia presentazione in italiano, ma dopo
quanto ha detto a proposito della lingua inglese ho deciso di parlare in francese,
perché voi dovete imparare anche il francese... Naturalmente sto scherzando, ma
come sapete questo è anche un modo per controllare se siete ancora svegli, perché
la cosiddetta “fase del dopo pranzo” non favorisce l’attenzione.
Nel 1989 a Digione abbiamo realizzato il CEP (Centre d’Expertise de la Performance)
ed oggi siamo riusciti a raddoppiare la struttura e così abbiamo a disposizione il
vecchio centro che comprende sei sale: una palestra classica, un locale arredato con
apparecchiature un po’ sofisticate del tipo della famosa “Berenice”, una terza palestra arredata con macchine per la valutazione e il miglioramento della potenza
muscolare, un quarto locale con ergometri, una palestra con Biodex e macchine isocinetiche e la sesta che ospita tutti i sistemi di misurazione della capacità di salto.
Da tre anni ormai disponiamo di una sala di 15 metri per 50 con annesso un sistema
optojump di 30 m, e provvista di un sistema di fotocellule per tutti i 50 m.
Mi è stato chiesto di affrontare il tema del potenziamento muscolare in termini di
prevenzione e quindi vi parlerò di quattro argomenti:
• di prevenzione classica, perché sono convinto che il potenziamento muscolare
costituisca un elemento di prevenzione;
• del fatto che il calciatore debba essere considerato come una sorta di “Formula 1”;
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QUALE RESISTENZA
NEL CALCIO?
Roberto Sassi
Preparatore Atletico Professionista, Italia
Negli ultimi anni abbiamo modificato diversi i mezzi di allenamento, in funzione sia
delle nuove conoscenze emerse dalla ricerca internazionale, che dell’esperienza personale maturata sul campo. Questi nuovi concetti stanno contribuendo a riscrivere
la metodologia di allenamento specifica per il calcio.
I punti che intendiamo approfondire in relazione al tema che ci è stato assegnato
sono i seguenti:
• revisione della letteratura sull’allenamento di velocità con i cambi di direzione;
• analisi delle conoscenze attuali riguardo il miglioramento delle resistenza specifica nel calcio mediante esercitazioni con la palla ad alta intensità;
• analisi di alcuni mezzi specifici di allenamento per la resistenza, in relazione al
ruolo che ricopre il calciatore durante la partita.
REVISIONE DELLA LETTERATURA
SULL’ALLENAMENTO DI VELOCITÀ
Negli ultimi anni abbiamo cambiato significativamente il modo di allenare questa
qualità. Dopo aver effettuato per decenni quasi esclusivamente sprint in linea su
diverse distanze, attualmente riteniamo importante dedicare molto più tempo all’allenamento con cambi di direzione, poiché è stato dimostrato che le esercitazioni rettilinee hanno poca influenza sulla prestazione specifica per il calciatore (Young at
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LA RESISTENZA ORGANICA
GENERALE
Francesco Perondi, Claudio Bordon
Preparatori atletici professionisti
Nel calcio i fattori che incidono sulla capacità di prestazione possono essere distinti
in predisponenti (resistenza generale e capacità di forza) e determinanti. Consideriamo fattori determinanti le capacità tecniche e tattiche, la resistenza specifica e le
caratteristiche psicologico-agonistiche. Il nostro intervento è sulla resistenza generale, cioè “la capacità di mantenere costante la prestazione sia dal punto di vista atletico che tecnico e tattico, nonostante sia già stata compiuta una grande quantità di
lavoro” (Arcelli, 1980). La partita infatti dura 90 minuti, in una stagione agonistica
un giocatore può disputare più di 50 partite per un totale di 4500 minuti.
I sistemi di rilevazione elettronici degli spostamenti sul campo dei giocatori hanno
permesso di ottenere dati molto particolareggiati sul tipo di prestazione prettamente fisico-atletica del singolo.
La classificazione delle velocità di corsa che vengono adottate distingue:
•
•
•
•
•
corsa blanda (da 0 a 8 km/h)
corsa di recupero (da 8 a 12 km/h)
corsa di soglia (da 12 a 16 km/h)
corsa intensa (da 16 a 20 km/h)
sprint (oltre 20 km/h).
Analizzando un buon numero di partite, sembra che con il passare del tempo non
cali il numero degli sprint, ma diminuiscano le corse svolte a velocità intense e di
soglia (Figura 1).
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LE RIPETUTE E GLI SPRINT
Gian Nicola Biscotti
PhD Università di Besançon
Preparatore atletico F.C. Internazionale, Milano
Le ripetute e gli sprint sono il tema di questa breve presentazione, che vedremo
soprattutto in ottica preventiva più che nell’ottica della prestazione. Infatti la prevenzione degli infortuni è un po’ la cenerentola della situazione, e quando il vaso si
è rotto poi si deve correre ai ripari, mentre forse è meglio cercare di prevenire piuttosto che riabilitare, anche se un trauma non è sempre prevenibile al 100%.
Parlando dell’aspetto aerobico, io mi riallaccerei al concetto di fatica, intesa come
denominatore comune su cui un infortunio muscolare trova terreno fertile. A questo
proposito la prima cosa da valutare è l’incidenza dell’allenamento aerobico su quella che è la generazione del fenomeno fatica.
Il fenomeno fatica è un fenomeno molto complesso, multifattoriale, ma qui affronteremo soltanto gli argomenti legati a quello che si può fare per monitorizzare l’allenamento aerobico sul campo, e per cercare di tenere sotto controllo l’effetto dell’accumulo di fatica.
Presentiamo subito un mezzo di allenamento che ha riscosso nel calcio molto successo: l’intermittente. Il suo impatto fisiologico varia moltissimo a seconda che il
recupero sia di tipo passivo o di tipo attivo. Vediamo un esempio pratico: nella figura 1 è riportata la frequenza cardiaca di uno stesso atleta che ha eseguito, degli
allunghi sui 100 m in 26”, con 40” di recupero passivo (stretching) nei primi 10
minuti e con recupero attivo (correndo) nei successivi 10 minuti. È chiaro che il recupero passivo edulcora moltissimo l’impatto fisiologico dell’intermittente, mentre
avviene esattamente il contrario quando l’intermittente prevede un recupero di tipo
attivo.
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VELOCITÀ E RESISTENZA
NEL CALCIO GIOVANILE
Domenico Gualtieri
Università degli Studi di Milano, Facoltà di Scienze Motorie.
Preparatore atletico Milan AC
Come allenare la resistenza e la velocità in ambito giovanile? Non credo di riuscire a
rispondere a questa domanda dando una risposta definitiva. Quello che credo di poter
fare è però cogliere una sollecitazione che ha fatto il dott. Roi all’inizio di questa giornata e cioè che noi preparatori atletici dobbiamo cercare, il più possibile, di costruire un
linguaggio comune e vedrete che troverete una straordinaria corrispondenza tra i concetti espressi dal prof. Pincolini con quanto cercherò di dirvi con questa mia relazione.
Innanzitutto bisogna considerare che esistono delle componenti innate, genetiche, sulle
quali noi non abbiamo nessuna capacità di intervento. L’evolversi di queste capacità è
invece dato dall’allenamento sportivo che in fin dei conti è un processo di adattamento.
È importante sottolineare che stiamo parlando di un processo di adattamento, perché l’allenamento sportivo segue dei principi naturali ben definiti, per i quali l’adattamento si verifica proprio perché vengono forniti degli stimoli. Le risposte a questi
stimoli sono ben definite e limitate: se non diamo uno stimolo corretto, il nostro
organismo non sarà in grado di rispondere.
Gli stimoli devono essere quindi adeguati all’organismo che li riceve. In ambito
motorio un giovane è differente da un adulto, da tutti i punti di vista (anatomico,
fisiologico, psicologico, ecc…). L’organismo di un giovane può darci delle risposte:
se però non siamo in grado di fare le domande giuste, non riusciremo ad avere delle
risposte adeguate e quindi non avremo nessuna possibilità di allenare un determinato giovane organismo, rispetto alle qualità che gli stiamo chiedendo. Per l’allenatore sarà dunque importante conoscere l’organismo che sta conducendo nel suo
percorso evolutivo.
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VELOCITÀ E RESISTENZA
NEL CALCIATORE DILETTANTE:
APPLICAZIONI PRATICHE
Gianluca Andrissi
Università degli Studi di Milano, Facoltà di Scienze Motorie
Responsabile Tecnico Settore Giovanile Pro Sesto
Il mondo dilettantistico è un mondo particolare, nel quale dobbiamo vivere per
poterlo capire. È un mondo dove a volte non ci sono neppure i palloni. Mi ricordo
che molti anni fa alcuni andavano a raccogliere i coni che vengono usati per i lavori
stradali. Erano i tempi in cui non c’erano neanche i cinesini.
Le problematiche del mondo del calcio dilettantistico sono varie, riguardano il ridotto numero degli allenamenti settimanali (2-3) e la loro durata, le condizioni logistiche, oppure gli orari di lavoro. Un allenamento svolto alle 8 di sera o anche più
tardi, ha un rendimento minore rispetto ad un allenamento svolto nel pomeriggio.
Esistono poi problematiche dovute alle strutture presso le quali ci si allena, ai terreni
di gioco, agli attrezzi, per le quali bisogna ingegnarsi a trovare le soluzioni.
Anche la presenza dei giocatori agli allenamenti può essere meno costante. Inoltre i
giocatori che fanno due sedute alla settimana sono in genere meno coordinati,
meno dotati a livello muscolare ed anche più “rigidi”.
In molti casi l’allenatore è l’unica figura di riferimento e quindi diventa l’accentratore di tutto. Mi ricordo che io compilavo la distinta, andavo a ritirare le maglie, avevo
un rapporto diretto col presidente, cosa che nelle società professionistiche non accade. Spesso la squadra non ha uno staff di collaboratori di alto livello, non ci sono
preparatori atletici, preparatori dei portieri, medici, ecc… Mi ricordo un convegno
dell’Isokinetic dove si parlava del calciatore infortunato e di quanto spesso e volentieri l’allenatore è il punto di riferimento per un giovane infortunato, nel senso che
doveva badare lui alla diagnosi, al contatto con un medico della cittadina in cui
risiedeva, ed occuparsi del recupero.
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CALCIO: ALLENAMENTO
AEROBICO DI QUALITÀ
E DI QUANTITÀ
Ferretto Ferretti
Preparatore atletico professionista.
Coordinatore tecnico de “Il Nuovo Calcio”
Con questa relazione intendo proporre alcune idee su come allenare le qualità aerobiche nei giocatori di calcio di alto livello alla luce di quanto è emerso da dati di
match analysis. È necessario fare queste premesse generali:
1. tutti i dati di questo lavoro sono stati forniti dalla SICS di Bassano del Grappa,
una società specializzata in match analisys (sia dal punto di vista tattico che fisico) che si ottiene attraverso un sistema costituito da varie telecamere posizionate
all’interno dello stadio;
2. è stato preso in esame tutto il nostro massimo 2005-06 e parte del campionato
massimo 2006-07. Ci si riferisce, dunque, a giocatori italiani di serie A; non è una
ricerca estesa all’Europa, ma solo al nostro campionato;
3. le varie fasce di velocità di cui parleremo sono:
•
•
•
•
•
Walk (cammino)
Low intensity (bassa intensità)
Medium intensity (intensità media)
High intensity (alta intensità)
Sprint
0-8 km/h
8-13 km/h
13-16 km/h
16-19 km/h
> 19 km/h
Altri preparatori dividono diversamente le varie fasce di velocità e considerano gli
sprint quelli eseguiti a velocità superiori ai 23 km/h; noi, invece, abbiamo preferito
questa suddivisione.
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EQUILIBRIO
E PROPRIOCETTIVITÀ
Stefano Bonaccorso
Facoltà di Scienze Motorie, Università degli Studi di Milano
Allenatore Settore Giovanile Atalanta BC
Da 18 anni lavoro come allenatore presso il settore giovanile dell’Atalanta B.C. In
questi anni ho allenato in tutte le categorie, dai piccoli amici agli allievi, e mi sto
occupando prevalentemente della categoria allievi.
In questa relazione verrà esposto il tema dell’equilibrio, ma vorrei segnalarvi che
questo argomento rappresenta una delle due linee di ricerca che vengono sviluppate dal Centro Studi sorto grazie ad una convenzione quadro realizzata tra la Facoltà
di Scienze Motorie dell’Università agli Studi di Milano e l’Atalanta B.C. La seconda
linea di ricerca anch’essa in fase di realizzazione, riguarda il tema del potenziamento della muscolatura respiratoria. Questi progetti di studio del Centro Studi sono
supportati da “Blunique”, sponsor del settore giovanile dell’Atalanta B.C.
In questa relazione, in attesa dei risultati delle linee di studio prima citate, vi presenterò uno studio preliminare che al pari di quelli presentati nella sessione poster del
congresso Isokinetic, serve a sottolineare l’importanza che riveste l’equilibrio nell’espressione della prestazione calcistica. La prestazione calcistica dipende da vari fattori: fisico-atletico, tecnico coordinativo, tattico-strategico e psicologico con le sue
componenti cognitiva-mentale, socio-relazionale ed emotivo-affettiva. La qualità
della prestazione dipende dalla capacità di esprimere tutti questi fattori in modo
sinergico ed integrato.
In particolare si vuole qui sottolineare l’importanza del fattore tecnico-coordinativo,
nel senso che riteniamo che per migliorare la tecnica calcistica sia necessario migliorare le capacità coordinative. Non solo, esiste anche una relazione fra la capacità di
equilibrio e l’espressione qualitativa delle gestualità tecniche, nonché fra la capacità
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